ONE MORE TIME di Luca Casadei: Tommaso Paradiso, l’analisi dell’uomo
www.repubblica.it 3/2/23 - Episode Page - 1h 31m - PDF Transcript
Scolto gli oesis, capisco quando i preti insegnano che la fede è un dono, no? C'è nel senso
che ti arriva a un certo punto, più che tu che devi fare a cercare la fede, senti la
chiamata, è un dono di Dio, è che io l'ho sentito esattamente così nel Britpop, negli
oesis, quindi a un certo punto è stata talmente profonda e forte l'emozione che mi hanno
fatto provare quelle persone che ho detto basta questa è la mia strada, voglio assolutamente
diventare come loro anche perché poi il principio di emulazione è quello che ha portato la
storia dell'arte in generale a devolversi, cioè sempre qualcosa che si lega a qualcosa
che è arrivato prima, capito.
Purtroppo non esiste una scuola che ti insegna a gestire il successo e per questo ho deciso
di realizzare questo podcast che parla di rinascita, facendo un viaggio nella vita di personaggi
noti che mettono a disposizione la loro storia per aiutarci a cadere meglio.
Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con Tomaso Paradiso, un ragazzo introverso
che ha deciso di esprimersi attraverso la musica, passando dall'Indy al mainstream.
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Io sono Luca e questo è One More Time.
Hai già guardato qualche puntata di One More Time?
No.
Ho ascoltato mai.
Ok, quindi è...
Perché voglio essere sempre...
Vergine in un condizionato, perfetto.
Mi faccio condizionare spesso io.
Però, mi ha bruciato una grande domanda, ma te la rifaccio comunque sul condizionamento.
Allora, la liturgia, come in tutte le favole, è che si cominci dall'inizio, no?
Quindi da dove nasci, quando nasci, in che contesto familiare, tu mi racconti tutta la
tua vita fino ad esso e io apro delle parentesi durante.
Ok.
Quindi partiamo veramente dall'inizio intanto, ciao Tomaso.
Ciao.
Allora, quando nasci e dove?
Anacquì, a Roma... Anacquì.
Anacquì.
Allora, si usa sempre quando devi indicare un tempo preciso, se non l'hai stato l'imperfetto.
Invece è continuativo, vabbè, ma adesso non litunghiamoci in queste cazzate.
Che per me non so perché nella mia testa, sempre in mente che una persona che è lavorata
in filosofia è un professore, e no, perché, come dire, ha un mantra molto chiaro su
determinate cose e ogni tanto viene diventato di mostero.
Ok.
Vai.
No, Anacquì, a Roma, il 25 giugno del 1983, da madre nota, e da padre anche noto, ma
non l'ho mai conosciuto, quindi diciamo che frequentava a casa...
Da madre nota a te, intendi?
Sì, sì, sì, sì, va nota a tutti, ma a Manazzaria, del 47, mia madre.
Lei invece è di Ariano Erpino, che è in provincia di Avellino.
Invece, mio padre era o era, chi lo sa, Romano, e si parte subito alla vita romana, si inda
subito, ecco.
Quindi tuo papà mi è detto a te non noto da che edato?
Sì, guarda, non me lo ricordo, io non me lo ricordo, quindi...
Mesi?
Sì.
Mesi di vita.
Per i miei mesi stava a casa, ma stava e non stava a casa.
Quindi non ne hai memoria ovviamente?
Non ne ho memoria, ho visto alcune foto dopo, sai, foto di famiglia, qualcosa.
È rimasto.
Una volta mi ricordo benissimo che mettevamo a posto i VHS con mia madre, ma ti parlo di
tantissimo tempo fa, io infatti stavo ancora a casa di mia madre, molto tempo fa, e sei
che ci sono molti VHS che non portano target, targette, quindi sono da mettere e vedere cosa
c'era lì dentro, e si vede in un VHS messo a casa con mia madre, come anche molto colpita
da quella visione, insomma, si mise anche un po' a piangere, perché poi hai pensato
tutto il suo passato, il suo trascorso, da mamma a single, ci si vede proprio mio padre
in un VHS dove faceva una specie di bagnetto, sai, quando fai bagnetti con i bambini,
capito?
E quale è stata la sua frase quando avete visto questo frame insieme?
No, si è alzata, è andata verso la lavanderia, io posso vedere immagini che sono scolpite,
non so per quale motivo, mi ricordo, a memoria breve sono messo sono malissimo, infatti quando
li vediamo alla contemporaneità, se ci arriverevo, ti sarò molto meno preciso con gli aneddoti,
no?
Si alzò, mi ricordo, appena aveva la vita e questa cosa, si alzò e si mise un po'
a piangere, poi io la seguì, l'ho bracciata e mangiata, perché tuo papà le provoca
nostalgia?
No, secondo me più che mio padre le provoca nostalgia, ha visto il quadretto infrangersi
come…
Si, ha visto più che altro, quanti sacrifici ho dovuto fare per campare un figlio da sola,
ecco, secondo me.
Figlio unico?
Figlio unico, sì.
Ti faccio due domande rispetto alle tue radici, no, tua mamma e tuo papà.
Che madre è stata nella tua infanzia?
Lo è stato e lo è ancora molto severa.
Certo, è ancora severa e ancora presa su di te.
È molto presa, c'è nel senso che ogni tanto l'improvero pure questa cosa, le dico
ogni tanto perché si vuole chiamarmi e non dirmi sempre delle cose perché sembrano
dei rimproveri, ecco, però ha questa scendente su di me molto severa.
Un po' la subisci.
Un po' sì, sì, un pochino sì, ci sto cercando ogni tanto di fare entrare le cose che mi
dice da un recchio e farlo uscire dall'altro, ma non è sempre facile, comunque un genitore
è molto presente, importante come figura, capito.
Però mi vuole, ovviamente, mi ha donato e mi dona sempre molto amore, però pensa,
capito, che sia solo lei a dedicarmelo, capito, sei quel genitore che ti voglio bene
solo io nel mondo, un po' questa è la sua…
Forse volerti bene o amarti come ti ama lei, ti ama realmente solo lei in quella maniera
così totalitarie e profonde, essendo il suo unico frutto dell'amore, il suo unico figlio,
però forse magari a 40 anni quella presenza diventa un po'… un po' invadente.
Sì, cerco di farlo e lo capire ogni tanto, ma non è sempre semplice, anche le persone
dopo la settantina, ma anche dopo i 50, direi io, sono anche molto già formate nei propri
tatticismi della mente.
Però finché la mente gira, un figlio che ti dice delle cose, le ascolti profondamente,
forse puoi cambiare anche a 90, volevo chiederti se le avevi mai detto al di fuori da un alite
in un momento sereno, ma ma c'ho 40 anni.
E?
La voglia, dico, c'ho 40 anni e dove sia essere anche contenta di dove sono arrivato, che
per credere è che sia arrivato da qui, però, insomma, riesco a fare la spesa con i
miei soldi, riesco a comprare la casa con i mie soldi, cioè, a permettermi dei viaggi,
delle rose.
Quindi, dove sia essere anche molto soddisfatta per quello che sono diventato, anche se vuoi
grazie a te, perché sicuramente mi ha sostenuto all'inizio in questo viaggio musicale,
capito?
Ma lo è in realtà, ma è come è tipico dei genitori, diciamo, permettimi questa espressione
un po' volgare, farti il culo quando sei in presenza di lei, ma con gli altri invece
test solo l'odine nei miei confronti.
Sì, sì, sì, è superorgogliosa.
È certo, certo, certo.
Però tetta a tetti domina.
Più che domina, no, però abbiamo un bello scontro, cioè, ci scontriamo parecchio, non
su nessuno dei due dominanti, diciamo così.
Ok.
Ti faccio queste domande, uno, per capire le radici, perché poi oggi arriviamo alla
barba lunga, quindi è da adulta, capire da dove partono tante cose.
Io ho avuto una madre molto presente, quant'ingombrante, e poi quando sono cresciuto, e magari
quando c'erano i sociali, i tempi in cui magari poteva scrivere qualcosa, adesso io
non posso più niente, non ho più un cellulare, però mi dice il mio amore, il mio cuccio,
la me imbarazzava molto quando lo faceva, e poi dall'altra parte c'era sempre un
consiglio parentorio a volte, e questa cosa ha cominciato a pesarmi tantissimo, nel
senso fammi volare da solo, mi hai dato le radici, fatti un po' anche meno i cavoli
miei, nel senso che mi fa piacere che tu non sappia, mentre l'es è sempre posta come
quella che deve sapere, ma non in maniera così da duce, però in maniera ingombrante,
invadente.
Un certo punto ho detto io, la mia famiglia, quello che ho scelto di mettere al mondo,
i miei figli, mia moglie, e poi c'è la mia famiglia a te, i miei fratelli, siete altrettanto
importanti, ma in modo differente.
Nella scala di priorità, oggi il mio primo pensiero va alla mia famiglia, quella che io
ho messo al mondo, e non entrare ogni volta, in ogni singola dinamica, per dispensare un
consiglio a volte ingombrante, a volte anche che può mettere a disagio la controparte,
perché io so come gestirla, magari sei una moglie, dici sei tua madre o mi permetto,
e questo è diventato ossico in una relazione, quindi ci ho tenuto molto a chiarire questa
cosa e a chiederle di stare in un certo qual modo, la dico brutta, ma solo per essere
chiaro al posto suo, che non voleva dire che il mio amore era andato a scemare, ma che
per ammarci profondamente doveva rispettare quella che era la mia vita.
E lei l'ha capito?
Molto bene, ma anche perché gliela avrei ricordato, se non l'avessi capito, perché
se poi molli il colpo, tende magari a, quando ho usato il termine dominare, era un modo
forte per dire quando la persona si sente, che ha voluto in un'intervista che tua madre
a un certo punto, tu hai andato in una fase un po' in down e ti ha messo un piede sul
petto per dire tu non smetti di fare, quindi mi è venuta questa cosa qui, un'immagine
forte che non che comanda, ma che domina in un certo qual modo, lei l'ha capito?
Sì, molto bene, ma perché io sono un grande fan della libertà, per me è tutta la più
grande ricchezza, il più grande patrimonio dell'essere umano.
Torniamo un secondo indietro, non ho visto che io per esempio sono molto sensibile
le storie con il papà, io l'ho avuto, ho avuto un'infanzia molto complicata, con
un padre ex legionario molto tosto, quindi che è stato molto picchiato dal padre da
piccolo e quindi lui pensava che il modo di educare un figlio indisciplinato o quale
ero a un certo punto della vita era menarlo e quindi l'ho amato follemente, ma l'ho
odiato follemente oggi, non c'è più, l'ho perdonato tanto e per me tutta la mia vita
anzi mi manca tanto, avrei voluto fare una vita matura insieme a lui e io so che tuo
papà, quando tu dici non ho memoria e quindi avevo mesi di vita, è riapparso, però dimmi
se è sbagliato o meno, a un certo punto con te, da noto, cantante, ma ci arriviamo
dopo in un messaggio sui social dove mi sembra che tu avessi questa complicità, quindi molto
affetto con verdone se non sbaglio, e dove c'era più che un meme, una battuta o una
vera dichiarazione di affetto padre e figlio e un signore ti scrive, guarda che un padre
che l'hai sempre avuto e questo signore era tuo padre biologico e tu non li hai manco
risposto, io ho una domanda su questo, che padre ti ha raccontato di aver avuto tua
madre?
Eh questa è una domanda da troppi milioni di punti, se fossimo in un quiz satterebbe
il banco.
Ovviamente se ti va di rispondere.
Diciamo che mi ha sempre imprecato di lui come una persona tendenzialmente pulita, cioè
comunque una persona che non beveva, non fumava, sportivo.
Per pulito in teni senza vizi?
Senza vizi, sì, e quindi sotto questo punto di vista bene, però è uno che non si impegnava,
sta molto edulcorando ovviamente, essendo qui davanti a te, è uno che non si impegnava
nelle cose, che ha sempre un po' cercato di sfangarla, che non voleva lavorare.
C'ercava la via più facile, non era per sé le altre cose.
Una persona molto pigro, mi diceva che era un ottimo giocatore di calcio, gli piaceva
stare molto con gli amici, più che con la famiglia, lui era sempre in mezzo agli amici.
Questa forza è un po' la cosa che ho riditato anche io, che vivo in mezzo agli amici, sono
molto legati.
C'è tanto.
E che a un certo punto non si è preso questa responsabilità di dover fare il padre al 100%,
c'è un aneddoto che mi racconta sempre i miei madri quando stava per partorirmi, che
il mio padre si presentò dopo all'ospedale, non so se questa cosa, devo prenderla per
vera, poi magari un giorno vero smentito, però, e dove mi dice che lui si presentò
qua con un amico, e mia madre ha appena partorito e mi ha detto, beh, cioè tuo figlio è appena
nato, si è un po' qua con noi così, lui sta con questo amico e lui le rispose, però
poi così lo lascio solo all'amico, dove farti vedere il personaggio, potrebbe essere
una cosa romanzata, potrebbe essere verità, non lo so, però ha fatto sta che comunque
mi diceva che soffrivo molto quando lui si andava di casa, che mi mettevo davanti alla
porta anche gattonando ovviamente.
Quindi siamo parlando sempre a mesi di vita.
A mesi di vita, sì, comunque, sai, i bambini poi si legano, vedo anche i bambini che nascono
adesso dai miei amici, che sono molto legati anche al padre, così, il divertimento il
papà viene visto un po' come il divertimento nella coppia, no?
Quando vedi un tuo amico che ha avuto un figlio e lo vedi che fa il papatti, viene il magone
o c'è come vivi a livello emotivo quel momento?
Figliosamente sono molto perso nei figli dei miei amici, cioè amici diverto, ci gioco,
li tengo in braccio, ogni tanto li tengo in braccio anche per tutta la durata di un concerto
che ne so, vado a sentire il mio chitarrista che va a fare un concerto e il figlio io lo
tengo io, ho capito con le cuffione, sono due ore sul braccio, no, mi piace molto questa
cosa, questo senso di paternità che voglio dire prima o poi cercherò di sviluppare,
di fare anch'io di…
Tu hai conosciuto tuo padre attraverso i racconti di tua madre?
Di mia madre, di qualche parente…
Di un mondo che circondava quella figura, ma tu ad oggi che hai quasi 40 anni non vuoi
conoscere tuo padre per quello che potrebbe essere nei tuoi confronti, c'è nel senso
perché ti ho fatto questa domanda?
Tua madre sicuramente è stata una cintura nera di coraggio, di caparbietà a crescere
un figlio, l'ha portato, un figlio a laurearsi, c'è essere così quadrato su dei principi
valoriali e va benissimo, però è comunque tuo padre, il fatto che tu magari dici questo
irrompe nella mia vita quando magari lo associa il fatto della nottorietà proprio adesso
che non m'ha mai cagato, ma il visto che hai del suo DNA, me lo hai anche un po' detto
prima, conoscere quel uomo, sapere di chi sei figlio…
Ma voglio essere sincero con te, tanto siamo qua ormai, la mia analista non sarebbe…
La mia analista non sarebbe contenta di questo intervista, lo sai che a volte io ho bisogno
la necessità di non scendere troppo in profondità delle cose e so che in questo momento della
mia vita fare un'operazione del genere, chiamano l'operazione anche se sembra una
cosa di business, no, per fare un'operazione del genere…
Per un esercizio emotivo così ti tocca…
Mi vorrebbe destabilizzare, sai, e quindi è come un po' nelle mie canzoni, cioè c'è
qualcosa che voglio lasciare non detto o non scoperto, capito, non sono uno di quelli
poiché ho un carattere che viaggia dalle euforie alla malinconia più totale, quindi
affronto anche momenti molto difficili durante la vita, e soprattutto in questo momento
dove sto bene ma ho sofferto anche insomma in questi anni così, potrebbe essere uno
shock, capito, non so come dirti, e quindi preferisco di tenerlo da una parte, capito,
tra parentesi, quel momento, non andare lì col bistori a cercare l'ultimo sito assento…
Hai paura che possa rompere l'incantesimo dell'equilibrio che hai raggiunto?
Ma sì, ma poi ti posso dire una cosa, un tema anche molto attuale, questa della genuitaria
lettano, e si parla adesso di… io devo dire che non ho sofferto la mancanza di mio
padre, assolutamente, almeno non l'ho conosciuta appunto, cioè l'avrei sofferta magari probabilmente
come tu hai detto ad Espo, che mi hai detto, mio padre è stato molto severo all'antica
ex legionaria, però adesso mi manca, a me non mi è mai mancato, capito, quindi sono
riusciuto a vivere, quella era la mia famiglia normale, oggi questo aggettivo ha sempre
tante implicazioni dentro, negative, positive, non si sa mai come usarlo, però ti dico che
io ho vissuto una famiglia normalissima, ecco, semplicemente come una donna, però per
me quella era la normalità e quindi poi mi sono cresciuto così, chiaramente avrò
delle… anzi ho delle lacune, delle mancanze, che però riesco attraverso anche magari una
frase banale che avrei sentito mille volte, attraverso la musica, però è quello probabilmente
che mi ha spinto a scrivere all'inizio, capito?
Io sono tanti anni che faccio l'operazione che tu hai detto, le abbiamo dato il sinonimo
di esercizio, di staccarmi emotivamente da delle situazioni, normalmente lo faccio in
dei problemi, affronto il problema solo razionalmente, dico a ogni cosa esiste una soluzione, se
mi travolge a livello emotivo la vedrò sempre meno e quindi non la faccio passare da qui,
la vado ad affrontare con l'intelletto, trovo una soluzione e non voglio mai viverla neanche
quando l'avrò risolto a livello emotivo e questo mi permette di essere cinico, forte
e andare avanti, perché non mi dice chi sono nel mio DNA il modo in cui emotivamente risolvo
quella cosa, quindi è una sopravvivenza, lo faccio solo a livello razionale, fa male
entrare a livello emotivo in delle cose come l'aspetto genitoriale o altro perché ti
può far vedere delle cose che magari ti mandano in tilt, però ci secondo me si arriva
a un punto, non ti sto assolutamente caldeggiando nessun'opzione perché poi la priorità la
darai tu in maniera quando sentirai che è il momento, quindi forse un giorno capire
meglio chi è tuo padre non chiedendolo agli altri, ma chiedendolo a lui, magari è una
conversazione poco accusatoria ma chiedendoli tu e perché, quelli che ti si è chiesto per
tutta la vita, solo avere le sue risposte? Guarda arrivo al paradosso, che poi i filosofi
fanno questo ma io non so con filosofa, ho solo studiato filosofia, arrivo sempre a
girare la medaglia dall'altra parte e per il principio di libertà al quale ci siamo
attaccati prima come il principio assoluto che dovrebbe regolare le leggi del mondo ti
dico che io neanche io lo chiederei, perché lo giustifico comunque nel senso che è stato
libero di andarsi, non so come dirti, se in quel momento non si voleva prendere quel
dovere sicuramente l'avrebbe fatto peggio quindi magari io sarei anche talmente cresciuto
peggio in una famiglia in cui un padre è costretto a stare dentro quella casa pur non
volendo un figlio, ti dico che probabilmente neanche io lo chiederei perché se quello
che si è sentito di fare ha fatto bene. Quindi tu sei pulito, non sei arrabbiato,
tu ti senti così in equilibrio che dici non ho niente da chiarire. In equilibrio sicuramente
non lo sarò mai grazie a Dio ma non mi sento di mettere nessun dito accusatorio, capito?
Certo. Quindi suoi confronti. Entriamo nell'infanzia che hai avuto nel senso studi, hai detto io ho
avuto un'infanzia felice, cioè io avevo una donna con gli attributi quindi ve lo male faceva per due
e quindi non mi è mai mancato nulla, mi ho un ricordo bellissimo della mia infanzia e quindi
tutto super. Fammi un po' capire quando comincia a capire chi sei tu, c'è a conoscere il tuo
carattere, c'è in quale momento della tua infanzia d'olescenza succede, che cosa succede,
raccontami chi è tommaso. Allora la mia infanzia come hai ben detto è stata molto felice cioè io
ero uno di quei ragazzini che veniva preso ad esempio dalle altre famiglie come bimbosano tra
virgolette, cioè è felice, gioca, è amico di tutti. Educato. Adesso sono molto più maleducato ma
prima ero molto educato. Per esempio mi ricordo che veramente questo te lo giuro venivano delle
coppie a casa mia, genitori dei miei compagni dell'elementaria, parlare con mia madre a chiedere
come hai fatto a crescere un figlio così sano tra virgolette, sano nel senso, che ero molto
apricentrato, ero molto apposto e questo è stato elementario, medie e anche liceo, anche liceo,
liceo mi sono divertito come... il cambio è venuto proprio alla maturità, quindi proprio
i 18 anni, sei mesi prima dell'esame di maturità, mi ricordo che ho cominciato a vedere qualche
turba, qualche turbamento, molto forte perché all'inizio io sono molto emotiva,
tu prima di detto cerco di razionalizzare, è una cosa che ho imparato a fare con molto tempo
il processo di razionalizzazione di un evento o di un'emozione e quindi all'inizio che ho sempre
praticamente conosciuto, passami il termine, la felicità, quando nella mia vita è subentrato
il nero, il buio e sono andato in paranoia, cioè il famoso panico di cui si parla spesso.
Cos'è successo? Beh, mi sono spaventato, ho cominciato a vedere sensazioni che dico,
ma attenzione... Non c'è stato un avvenimento trascendentale, è non stato d'animo?
Bravissimo, sì, a un certo punto vedevo anche un quale, ti dico, ti racconto un aneddoto,
lezione di storia dell'arte professoressa Daga, una donna meravigliosa, spesso ci portavo in una
sala a vedere di a positive dei quadri insomma, così, a un certo punto appare la caposcia di un
bambino con la caposcia di un diavolo, ok? Io mi sono alzato da quella sedia, dove stavamo tutti
così e sono scappato al cesso, cioè mi ha proprio impressionato quella roba per dire che cosa è
successo, niente, ma era un momento che stavo veramente un po'... ero diventato diciamo più
fragili rispetto a come ero prima, che anche queste piccole cose mi toccavano particolarmente,
ci ho messo lì del tempo per risollevarmi da queste cose, non ho mai avuto fare psicanalisi,
anche quando sono stato molto male. Sempre per il motivo di non andare in profondità
nell'emozione. E poi soprattutto nella mia testa, sbagliata, credevo che la psicanalia fosse un rimedio
proprio all'ultimo stadio dei pazzi, capito? Cioè nel senso cazzo, mi sono costretto a fare
psicanalia, vuol dire che sto proprio... Si è la cura di un malato, ma tu non ti sentivi malato.
Bravissimo, oppure non mi ci volevo sentire, capito? Quindi ci ho messo per il più tempo,
poi per trovare la strada. Però mi ricordo un evento che praticamente guarì, praticamente,
quasi è lì, perché poi è vero che ci sono i processi, i processi sono lenti, però a volte
la storia cambia in un secondo, capito? Basta veramente nel cazzo, mi ricordo che mi lasciai
con questa ragazza e tornare alla felicità in me. A 18 anni. Poverina, si no, di più,
perché mi finanzai a 17 anni, siamo stati insieme per 4-5 anni, non mi ricordo. E lei
veramente mi distrusse la vita in quegli anni, questa ragazza che ho saluto, c'è lì,
stai bene, spero tutto. No, nel senso chiaramente morbosa e ossessiva e...
Ti toglieva la tua libertà. E lì sono stato veramente male. Non ce la faceva, poi dai
ragazzi non ce la fai a mollare, no? Perché ti sembra sempre che l'amore non avevo quella
personalità così alta da poter lasciare una ragazza. E poi invece, a 22-23 anni,
mi lasciai con questa ragazza e riscopri il mondo. E riscopri la musica, l'universitale,
insomma, tutto quanto, la vita, la gioia. E sono stato a meno 5-6 anni, mi sono proprio
condutito. Quindi, finisci la maturità, ti inscrivi
a Filososia, la finisci? Sì. Ti laurea a 23? Sì, 24, un anno dopo, insomma. Ok.
Perché comunque suonavo anche, insomma. Quando comincia a entrare la musica nella tua
vita. Ma la musica da subito, perché mia madre mi scrisse a lezioni piano forte e a
imprimare a inventare. Ok. E' fatto il conservatore, non hai fatto
una scuola? No, no, no, ho fatto scuola, per male. Poi la casa era piena di strumenti,
tamburelli, chitarre, chiarretto, c'era... però a me era che non suonava. Li piacereva
la musica quando non suonava. Poi la folgorazione vera c'è stata quando, nel 1994, quindi
io c'avevo. 11 anni. Bravissimo. Un gruppo di Manchester scrisse
dei figli rimabbi. E a quel punto non ci ho visto più.
Sudiavi inglese, parlavi già l'inglese, lo capivi? Lo capivo, però grazie poi alla
musica, l'ho imparato meglio. Sono sempre andato fuori, anche mia madre mi andava sempre
nei college, dove non esistevano italiani, ma a me l'ha mandato.
Per assicurarsi che tu studiasi. I mici, gari, non posso sferduto a Enarbor,
che solo sulla settimana enigmistica su Bart e Zaki trovi, Enarbor. E quindi un po'
lo masticavo, lo parlavo. Faccio proprio difficoltà a capirlo quando parlano in maniera
diretta e stretta. Nella musica lo capisci di più.
Sì, poi mi studiavo i testi, le cose così. Quindi ascolto gli oesis. È stato, capisco
quando i preti dicono che insegnano che la fede è un dono. C'è nel senso che ti arriva
a un certo punto, più che tu che devi fare a cercare la fede è un'illuminazione, sentire
che è amata, è un dono di Dio. E' che ho sentito così nel Britpop, negli oesis.
Quindi a un certo punto è stato davvero profondo e forte. L'emozione che mi hanno fatto provare
a quelle persone, che ho detto basta questa è la mia strada, voglio assolutamente diventare
come loro, anche perché poi il principio di emulazione è quello che ha portato l'astroia
dell'arte in generale ad evolversi nella musica, nella pittura, in qualsiasi forma
d'arte, nella scultura, anche nella posizione, nella letteratura. Cioè sempre qualcosa che
si lega a qualcosa che è arrivato prima. Quale sfumatura ti ha affascinato? Il fatto
di condizionare nelle vibes e le persone, quale aspetto di quell'ascolto hai visto
nel tuo futuro dove dici io voglio quella roba lì?
Non lo so guarda, è stata qualcosa di spiegabile perché infatti questa non l'ho mai razionalizzata,
ma al primo ascolto vedo questi ragazzi con il caschetto, con le tutte dell'alidas,
con le scarpe, le camice a quadri, che si muovono in maniera sondolante tipo delle scimmie,
e sento quel suono di chitarra e quella voce di Liam, così insomma è stata un colpo di
fulmine. Il primo concerto loro mi ricordo che andai da solo, mi accompagnano i queggini,
era un po' più grande il mare che non mi lasciava andare da solo, perché c'era c'hanno
15 anni, mi ricordo di quando c'era 12, 13 anni, e più anzi tutto il concerto a dirotto,
a Bologna mi sei chiesto, poi al forum sì.
Comunque si è stata qualcosa di imprevedibile, di emozionante, e poi grazie a loro, sono
qua davanti a te, se non lo mi aresti chiamato, cioè non era fatto il musicista, probabilmente
il cantatore più che il musicista.
Quando hai scritto la prima volta?
La prima volta scrissi una canzone, mi ricordo si chiama Let the Dream Cry, che pensavano
vogliava dire anche un cazzo, ma traducevo la lettera, mi rilascia che il sogno pianga,
perché…
Avevi che edato?
Sì, terza media forse.
E come avevi capito, c'è, t'ha fatto qualcun un tutore su come si scrive una canzone?
No, su una vola chitarra mi piacerevo gli accordi, sì, l'inizio poi sei una tabula
rasa e quindi assorbituto, quindi vedevo gli accordi, proprio le posizioni sulle mani,
che vedo, e da quegli accordi che imparavo tiravo fuori delle canzoni.
E ritimido a quell'età?
No.
Zero?
Non credo.
Perché poi dà lì…
Non me lo ricordo, però non credo di no, ero spavaldino, anzi ti posso dire.
Ok.
Non posso… faccio ridere la classe, sai, il cretinetto, eccolo.
Come comincia l'esordio nella musica, cioè dove ti esponi realmente per la prima volta?
Mi espongo a scuola in un concerto che si fanno nei licei, queste cose qua, e porto…
Come solista?
No, in un gruppo.
Ma dove non eri affiatato con quel gruppo, ti sei inserito come voce?
No, eramo amichetti e per tutti ci piaceva la musica, e più ho messo su questa.
Tu suonavi anche uno strumento?
Io suonavo la chitarra, sì.
Chitarra e voce?
Chitarra e voce, però suonavo, mi glieldo solo sgabbello, perché non avevo ancora non
avevo dimestichezza a suonare in piedi, e cantavo dallo sgabbello, che ho fatto qualche cover,
mi ricordo di Nirvana, sempre 14, 15, un po' più avanti.
E ho fatto una cover di Nirvana, ovviamente degli Oasis, poi il paio di pezzi miei, uno
si chiama Evan Forever, anche il paradiso per sempre, John Mitomani, a cui non ho scritto,
che era praticamente una brutta copia di The Master, plan degli Oasis, scrivo in inglese,
perché ovviamente ero molto influenzato dai Blair, dal tour mondial di Iquipito degli
Oasis, quindi io scimmiotto molto le loro canzoni, perciutto tutto fermate.
Ti ricordi la sensazione che hai provato la prima volta in cui suoni davanti a un punto?
Le mavo come una foglia, mi ricordo, cioè, questa sensazione si tradiava perché ovviamente
a qualità io non sapevo neanche cosa fosse un micchiere di vino, ho iniziato a bere
molto tardi, e quindi praticamente stavo su questa sedia, su sgabbello, e stavo così,
qua dito, però mi era sangotuta, e nonostante la agitazione, mi era sangotuta, poi era la
terza, quarta canzone, sta gamba, ho iniziato a tremare un po' di vino, e soppartito.
Non sei più fermato da quel momento?
No, non mi sei più fermato, ho sempre suonato, poi la musica veramente a me, altra frase
scontata banale, quando dicemmo, ha salvato la vita, basta, non dite più la musica salvata
vita, a me però mi l'ha salvato.
Ero accentrato molto.
Perché mi ha fatto uscire da una specie di limbo fatto di cazzate, di ragazzi, quali
voglio anche molto bene, sono amici miei, però vedevo che ero proprio passivo rispetto
a quel tipo di vita, cioè le ragazze andano alle feste e io mi rompevo i coglioni, andavano
in discoteca e io mi non sono mai andato in vita mia, lo dico qua, c'è proprio mi
faccia schifo, però il branco ti porta, la socialità ti porta a fare le cose che fanno
tutti.
Ed ero infelice, mi vedevano che ero alternativo nei pensieri, però non riuscivo a capire
mica uno può essere alternativo da solo, io ho sempre bisogno di… e quando ho cominciato
a vedere persone che, oscendo fuori da quel giro solido, del liceo, della cosa… sentivo
dei suoni di chitarra, della batteria, le sale prove così, allora ho incociato a infiltrarmi
in quell'ambiente là, delle sale prove, dei localetti dove si faceva musica e allora
là ho respirato proprio l'area nuova e ho capito che veramente era salvata perché
sono sarino rimasto proprio in acqua e torbide, non so come dire, capito.
E riuscivi a conciliare musica, la passione e lo studio agli studi soprattutto di con
la fase universitaria?
Si influenzavano molto a vicenda, infatti lo dico sempre, se uno vuole ascoltare le
mie canzoni più profonde, intelligenti, dell'andassi a ascoltare i primitisti che
ho prodotto quando facevo l'università, perché veramente studiavo Casau Wittgenstein e…
Quindi la filosofia ti ha aiutato tanto?
Assolutamente, e i test erano anche molto influenzati da quel tipo di studi lì.
C'è dalle tue letture?
Dalle mie letture assolutamente, quindi facevo parlare delle due cose, il cervello in quel
momento veramente era un altro… il mio cervello era un altro cervello, che forse
è una cosa che è un po' rimpiango rispetto al passato, nel senso che credo fossi molto
più intelligente rispetto ad esso… comunque lavorava meglio, sei un po' trofizzato, capito.
Ma rispetto ai pensieri della vita o rispetto alla tua scrittura della musica?
Rispetto, no, rispetto in generale, cioè nel senso che comunque adesso se riapro la
fenomenologia dello spirito di Eger, magari capirei un quarto, sei una fortuna però di
avere un mio amico, che è anche il mio professore di filosofia dell'Università di Roma 3, professore
di filosofia antidotomia, mi farei mai il mio nome, ok, che però siccome siamo molti
amici ci vediamo spesso e con lui riesco a rigettarmi in quel mondo della filosofia,
cioè facciamo proprio come i vecchi si impostino, cioè si discute, gli temi attuali, però
magari anche voi confrontandoli con testi del passato.
Ma poi è un po' staccato la spina lì perché ti condizionava troppo?
Ma dici degli studi? No, ma poi quando mi sono laureato poi c'è la mia guerriera musicale
già comunque stava prendendo forme e vite, quindi ho dovuto concettarmi solo sulla musica
poi.
Io sentivo che tu facevi le prime date nelle pizzerie, nei posti umili, dove, che ne so,
uno si beveva qualcosa, ti dava la gomitata sul microfono perché era...
Certo.
Quanti anni dell'università? A cavallo, quindi l'ho fatto sia un po' nel periodo
universitario, sia subito dopo.
Questo è con la Bende e i giornalisti, giusto?
Sì.
Quanti anni hai quando l'ha fondate? Le fondiamo nel 2008-2009, cioè noi andiamo a registrare
volume 1 nel 2009 e poi il disco è...
Il primo album.
E il primo album, e poi esce nel 2011, ma la registrazione è stata effettuata nel 2009,
non semo si voleva collare questo disco che andavamo a portare in giro.
Ma come vi siete conosciuti? Cioè, come avete fatto a creare questo collettivo?
Dai, io per Mike che stavano, su queste serate che si tenevano a San Lorenzo, quartiere
di Roma, dove è molto attivo per la vita musicale, c'erano tutti dei localini e io
suonavo con I Cosmo Radio, eravamo io e Francesco Bellani, oggi Francesco Bellani suona le tastiere
con Franco 126, con Calcutta, eccetera, c'è da Simone Canimasti molto amici, ci vogliamo
molto bene.
Io, Francesco Bellani, facciamo I Cosmo Radio, la mia prima Bende, poi prendiamo dire
le direzioni musicale estremamente diverse, genere il senso che io incomincio ad appassinarmi
follemente agli Strux, i Kings of Leon, alla musica molto chitarrosa, nuda è cruda, e
lui invece va proprio nella direzione opposta, lui va sui Muse, a lui mi piace questo Francesco,
gli piace l'epicità del suono gigantesco che ti spacca, invece a me piace la più crepuscularità
bifolca di irristi agonimi, quindi quando cerchiamo di fare le nozze, quei fighi secchi,
quindi c'è una guardata di faccia, abbiamo detto sì effettivamente, quindi io invece
poi frequento questo locale e conosco Marco Rissa e Marco Primavera, che sono appunto
agli altri due dei giornalisti, e ci piace molto il modo in cui ognuno fa musica, e
allora poi Dina Scosto, come se fosse una relazione extracognigale, io già... perché
vevi ancora l'altro gruppo, è meravissimo, e ci vediamo di Dina Scosto, io gli porto
i primi pezzi, quindi avevate gli stessi ideali e visioni musicali, eravate d'accordo
su quello? Sì, su quello assolutamente sì. Avete mischiato l'amicizia e la musica o
avete tenuto scisse le due cose? No guarda, abbiamo mischiato l'amicizia
della musica assolutamente, ma guarda, il primo periodo praticamente vivevamo insieme.
Ok, pur di fare anche musica continuamente... Sì, sì, vivevamo insieme, stavamo sempre
insieme, praticamente nessuno viveva più senza l'altro, non so come dire, cioè stavamo
a casa mia di solito e avevamo tutto sempre montato, si dormiva all'assia, sembrava una
comune di quelle proprio dove dormivamo e ci svegliamo insieme, e poi sì, questa cosa
è andata avanti, poi come tutte le cose c'è il tempo e poi...
Quanti album fatti insieme? Cinque. Non poco? Sì, però...
Un all'anno? Un ogni due anni probabilmente, però sempre
perché qua siamo nel numero della sincerità i primi due tre fatti veramente insieme.
Dovravate tutti d'accordo? Sì, proprio dove l'abbiamo fatti insieme,
come così. Perché gli altri cosa vuol dire non farli
più insieme, a dire che... L'ho lavorato molto con i produttori,
è lì che in comincia un po' a cambiare la minestra, perché...
Significa la visione del prodotto musicale, l'orientamento.
Sì, quando entriamo a far parte di un circuito dove io volevo effettivamente fare musica
un po' più, no? Larga, grossa, poi non è che volevo fare, scrivevo così, cioè quindi
non è una cosa che assai, voglio, non è mai una precondizione quello che scrivi.
E loro volevano rimanere in un contesto più... No, no, no, no, loro piaciva, assolutamente.
Siamo sempre rimasti d'accordo anche su quel aspetto, solo che a un certo punto viene
meno la band proprio a livello di produzione e subentra il produttore musicale che non
l'ho mai avuto, capito, fino a quel momento. Ok.
E quindi quando subentra il produttore musicale, per esempio l'album Love che è l'ultimo
che abbiamo fatto, cioè abbiamo fatto io e Dario Faeni, capito...
Se si era firmato come Ben, ma poi cantavitù era quasi un prodotto personale?
Sì.
Questo vuoi dire?
Sì.
Sì.
Le canzoni sono sempre scritte.
Io, però, ripeto, cioè nei primi due dischi noi veramente suonavamo insieme, arrangevamo
insieme, producevamo insieme.
Una squadra?
Una squadra.
Poi, quando si è alzato il livello…
Cosa vuol dire quando si alza al livello?
Che vuol dire che hai bisogno di qualcuno per andare a volerlo?
Ma il livello si alza quando qualcuno ti nota, succede una cosa, mi spiechi questo passaggio
perché per me non è scontato?
Assolutamente non è scontato, se alzate al livello vuol dire che da solo non ce la puoi
fare, perché comunque in cominci ad arrivare una richiesta di case discografiche, da carosello
eccetera, così, comunque anche prima inizialmente fuliche, insomma, ti richiedono di fare una
cosa, va bene, le canzoni sono bellissime, però dobbiamo anche realizzarle bene perché
per me…
Mi serve una figura professionale, almeno una?
Almeno una serve.
Cioè uno che sappia in studio, cioè tutti i gruppi, gli artisti del mondo hanno un produttore
che gli fa il disco, capito?
Ma questo succede quando hai almeno un pezzo che comincia a farsi notare più di altri?
Sì, quando io comincio ad altri, io dico, noi facciamo il secondo disco che si chiama
vecchio, che fu un flop clamoroso, registrato per l'altro malissimo…
Cioè da cosa si capisce
ci sono a cosa un flop che le radio non ti passano?
No, ma abbiamo indotto una copia, forse, forse 9 copi in tutto.
E in quello precedente?
Andato un pochino meglio, cioè permesso anche di fare il volume 1 o fu un caso, cioè il
senso che il primo disco invece ci ha permesso anche di fare un tour sempre in postini, però comunque ti chiamavano
le prime cose, quindi abbiamo moto delle scienze.
No, quando sei così, per me indi adesso lo dico più come uno status, non mainstream, esatto
opposto, lo dico in quel senso, cosa vuol dire vendere copie, quando parli di numeri di dimensioni
ridotte, c'è un live parte da cosa, era molto nell'ambiente romano, c'è come se fosse un
giro.
C'è un live, c'è un live, c'è un live, c'è un live.
Iniziamo?
Siamo sempre 2009, 2010, 2011, 2012, tra 2009 e 2012, e grazie anche a gente come Brunori
Sass, Dante, gli allegri dei ragazzi morti, Zen Circus, Motta, Cosmo, va di moda la musica
indi, c'è proprio Sikonia questo termine, la musica indi, e veramente c'è un pubblico
reale questa musica indi, cioè ragazzi che siano rotti il cazzo di seguire X Factor,
che il cantadorato sparisce praticamente per anni dal nostro paese, c'è uno suo talent
show, cazzivari, o interpreti e basta, invece la gente riscopre i cantatori, che fondamentalmente
per me è musica indi e vuol dire semplicemente il cantatore, appunto, riscopre il cantadorato,
ovviamente noi ci ispiriamo più a un tipo di cantadorato, del passato, Niccolò Contessa
era più contemporaneo, va di moda questa cosa, il circolo degli artisti era proprio l'epicentro
di questo movimento, di questo movimento, fare un concerto lì era come veramente fare
oggi San Siro, veramente come un super posizionamento, un club fai che nel palco principale fa
500 posti, 550 posti, però era veramente fare San Siro, noi li facciamo due volte
questa cosa qui e c'erano tutti i circuiti tipo circolo degli artisti in tutta Italia,
con promoter locali chiamavano quel tipo di musica e ti chiamano a fare un tour.
Anche il Norde?
Anche il Norde, Sissi, Torino, Milano, quindi niente, fai un tour con il furgole, noi prendiamo
questo furgole che avevamo comprato con i primi soldi, te la cosa.
Quanto prendavate data?
Panno dell'inizio, eh, proprio l'inizio.
Ma guarda, prendiamo talmente poco che non ti pagavino anche le spese per l'altro.
Siccome Marco Rissa era l'economo del gruppo perché lui è molto preciso su tutto, lui
andava anche a vedere se al benzinaio, andiamo a quell'altro che ho visto che la benzina
sta trecentesimi di meno, capito.
Quindi il benchmark, l'obiettivo era andare a Brechiven, cioè andare a Pari?
Bravissimo, bravissimo.
Una volta mi ricordo che il promoter del tempo, Vincenzo, ci porta a fare una serata a Bologna
con gli exo Tago e a un certo punto lui ha parato a Cipriar e che ha fatto un bel concerto
così, siamo divertiti, poi lui prende sto furgone, dai, dai, torniamo, torniamo, e torniamo.
Lui aspetta che noi siamo 50-60 km di lontani dal locale e dice, ragazzi, sì, non ci hanno
pagato, siamo messi d'accordo, ma insomma dei Cassini succederò sempre su queste cose
qua.
Quindi a volte succedeva pure che potesse non pagarti, capito.
Però siamo divertiti, si è servito.
Quindi nessuno di voi potrebbe vivere di quello?
No, però vivevamo perché comunque avevamo vitto all'oggio.
Quando vi spostavate?
Sì, quando ci spostavamo, i soldi per la benzina c'erano, si campicchiava, poi io
ho cominciato a avere...
E eravate felici?
Eravamo molto felici, anche un po' frustrati, ma felici, perché i soldi alle serate in cui
veramente andava bene, quindi vedevi gente che comprava pure qualche disco al banchetto...
Cioè vendevici di in loco?
Lì, proprio noi, noi stessi, noi finiamo di suonare, poi intanto metto...
Cioè il guadagnere era un po' lì, la margenità stava lì?
Sì, quando ci ho provato a permettere, metto a una persona a vendere le cose, se no facciamo
sempre noi.
In quegli anni, quanta è la vendita massima di cidì in loco?
Si parlava di 10, di 100?
No, al circolo abbiamo fatto anche sì, lì è rendere la capitale del tutto.
No, anche a Milano, nelle grandi città si vendeva.
Tipo?
Al nord si vendesi di più, ma anche adesso...
Ma tipo quanti copie?
Per avere un benchmark?
Si, ci andava da 10, sui 100, 120 copie.
In una serata?
Sì, proprio quelle super, supersoniche.
Se no andavamo a stare ai posti con due o tre persone, gli ciubriavamo proprio per dimenticare.
E io non vedevo ora che finisse il concerto, perché poi magari veniva pure quella lì che
aveva preso la macchina, quella ragazza, che sarà fatta ma di 40 chilometri per venirci
a sentire a Bruzzo, nel luogo sperduto, e comunque per lei dove sono?
Poi c'erano tre che mangiavano la pizza, che gli stai pure sulle palle, chi ti stai
in pranzo la cena, però per quella ragazza che era venuta si era fatta quei chilometri
con la amica dove i suonari è capito, e quindi comunque davamo tutto, però briacchi, veramente
briacchi.
E ad un certo punto che Rosello, insomma, ha inominato delle...
La prima è stata Fulica, che ancora adesso è mio manager Nicola Cani.
Fatiamo di lui che il fatto che lui sia un ascoltatore One More Time ci ha permesso di
essere qui, no?
Sì, lui vi ama proprio.
E a questo punto contracambiamo a gran voce.
Quando arriva nella vostra vita, perché lui entra nel collettivo, giusto?
No, lui succede questo, che venivamo da quel fallimento che ti diceva del secondo disso
che non ci ha permesso di fare mezza data, perché non ci voleva nessuno, e abbiamo avremo
venduto 15 copie di quel CD, c'era veramente stato un fallimento perché avevo fatto...
Avendo avato anche dei negozi o solo nelle date?
Non c'era anche dei negozi, però è stato veramente pochissimi, non so quanti veramente.
Oggi sarei curioso di capire quanti preme, come avete detto di quel disco che se l'hanno
stato venduto.
Abbiamo sempre negato, abbiamo mai fatto una canzone di quel disco dal vivo, per quanto
ci siamo rimasti male scottati.
Perché era un disco complicato, abbiamo messo troppi accordi, abbiamo avventato un disco
quasi jazz.
Cioè...
Cioè, volevate farla a grande produzione e avete creato un po' di confusione nel prodotto?
Siamo, è il disco meno sincero e diretto di tutti, noi siamo delle canzoni che scrivo
una cosa che viene apprezzata della schiettezza, la sincerità, invece quel disco abbiamo parlato
di cose che non appartenevano a quel tempo, troppo nostaggico, troppo ericomano...
Ascoltavate i consigli che vedevano sul perché non aveva funzionato quindi per tarare la
linea sul terzo?
No, noi ci rendiamo conto da soli, non eravamo fessi, cioè abbiamo capito...
Però anche lì non entravati nell'emotivo di scorsi di più.
Quando le registravamo ci sentivamo ovviamente a Madonna, guarda che disco incredibile,
a Beatles, invece poi la resa dei conti, quando ho cominciato a far ascoltare i primi amici
che facevano così con la faccia, io mi ricordo che questo disco non riuscivano a essere empatici
quindi ho chiesto che cazzo c'è qualche perche, se neanche gli amici riescono a essere empatici
ho dire che è un disco sbagliato, e quindi scendo giù la depressione dei giornalisti...
Anche perché cavolo tutti e tre da farvi le serate, cioè quindi vivervi questa cumpa
in tour che era massicata...
Vieta psicologicamente male, più piattume, ok.
Sennò che io...
Vi ributate subito a fare il terzo, per dire adesso ora aderezziamo il tiro?
No, no, invece non è andata così, io ho sempre scritto, però questo disco mi è talmente
servito questo del fallimento, stavo a casa mia, piazza Strozzi, a Roma, e dico, sai
che c'è?
No, io faccio sentire, se voglio nel mega pop io lo faccio, e noi scrissi tipo in una
sera veramente, in due seri scrissi, fino all'estate promiscuità e proteggi questo
tuo ragazzo, che sono tre pezzi che ancora oggi faccio dal vivo, e devo dire che c'hanno
ancora un cazzo di effetto incredibile sul pubblico.
Hai bisogno di soffrire, per tirar fuori il meglio, di essere provocato?
Ho bisogno...
Sì, la provocazione funziona sempre, anche soffrire va bene, però poi nel momento in
cui scrivi di essere positivo, cioè di incanalare tutte le sofferenze del mondo, di metterle
dentro, però poi quando nel momento di dato la scrittura di essere, di avere il guizzo
negli occhi, se no, fa una cosa troppo triste, anche la ristezza va veicolata nella musica,
da un po' di leggerezza quello che diciamo all'inizio, e poi una persona manda, proprio
io non lo conoscevo Nicola, una persona che lavorava con noi al tempo, quello di Vincenzo,
quello che non ci fece pagare una sera, mi senti, ma stia canzone mi sembra incredibile,
non ne posso mandare a una persona che conosco, ma come ho detto che fosse, ed era lui, Nicola,
io stavo giocando a basket, a un playground, mai disoccupato, praticamente con un mio amico
mini k, poi c'è pure la musica, tutti e due un po' nel fallimento, c'erano a basket
in questo playground, in una villa di Roma, e mi scuola il telefonino e ho fatto, ed era
lui, ho fatto ciao, Tommy, sono Nicola, Cani, di Fulica, 2013, 2013, sì, e fa...
Al momento di questi tre provini sono incredibili, ci possiamo vedere, faccio quando domani,
oggi domani mi fa, lui era al manto, poi io era a Roma, e quindi ci incontriamo a Firenze
e in un ristorante che poi è rimasto ristorante del cuore a Firenze, sulla collina fiesa,
le le cavi di Magliano, e da lì praticamente dopo un giorno firmiamo il contratto.
Cos'ha a te affolgorato di quell'incontro?
Ci vai da solo, ci vai con i due soci?
No, con i due soci, con il suo entusiasmo.
C'era qualcuno di loro che era scettico?
No, no, no, no.
Era totalmente con le pezze al culo che...
L'ho scritto di che no, ma lui era veramente entusiasta e mi chiese una cosa, chiedimi quello
che vuoi, in senso di miglio obiettivo che hai fatto...
Bella domanda.
E ho detto, lì per lì, ho detto, voglio la copertina di Rolling Stone, poi dopo un
poco ho avuto la mia facciona sulla copertina di Rolling Stone, per dire, capito, quindi
no, è stato molto bravo, ha lavorato sempre costantemente, non fatto, io dico, ma prendi
ogni tanto qualcun'altro.
Però solo con voi?
Solo con me.
Per te oggi, certo?
Sì, sì, sì.
Dico, ma ogni tanto nel tempo libero, invece di far finta di mandare le mail, no, scherzo
la vola come veramente pochi sanno fare, hanno voglia di fare, invece no, lui si è
enamorato delle mie canzoni e quindi ancora oggi siamo un duro...
Se li lavorasse oggi anche con altri, saresti geloso?
Ma probabilmente sì, però sarebbe anche giusto, lo faccia, come il evento io stanno
molto per la libertà.
Però noi noi ii va, perché mi piaccio solo io, che vi to, non so che il sanno.
È un terrorismo psicologico quello che stai facendo?
No, potrebbe sembrare di sì, ma in realtà lui è... io e lui abbiamo dei gusti molto
talmente identici che ci piacciono sempre le stesse cose che...
Vi completate?
Sì.
Io faccio musia, perché lo dico sempre, perché ho bisogno di sentire questa musia che faccio,
non la trovo, capito ancora, il gusto estetico che io spero delle mie canzoni è proprio il
gusto che vorrei sentire in generale della musia, che è il mio.
Spiegami quando succede quello switch, quindi, secondo album una merda, ripeto le tue parole?
Sì, no, assolutamente devi.
Lui arriva poco dopo nella vostra vita, in quella fase lì un po' particolare.
Dopo un giorno firmate il contratto, cosa cambia?
Cambia, che lui ci porta in studio a Milano, per la prima volta c'è qualcuno che ci
paga lo studio e ci produce un disco, quindi emozione è già quella, in vero simile, perché
io tutta la vita ho cercato di farmi pagare per quello che faccio, capito il senso.
Io scrivo le canzoni, le interpreto, vorrei che qualcuno finanziasse la mia arte, chiamiamola
Cosima.
Quindi tu dici, ok, finalmente abbiamo uno studio, non dobbiamo più fare le emosine a
mendicare o mettere insieme le monettine per averlo studio come facciamo prima per
registrare le nostre cose, qualcuno ce n'è da uno, stanno per pagarci per la nostra arte.
Sì.
E?
E adesso c'è questo, è fulica in questa etiquetta, mantovana, produce il nostro terzo
disco che poi, se vuoi, è poi il primo del nuovo mondo, comunque il terzo, che si
chiama fuori campo, che ha un ottimo riscontro della critica, della stampa, cioè tutti hanno
pezzato agli occhi, ha una pure o le reglie, cambia la musica perché da lo fai, totalmente
lo fai, c'è questo produttore che si conqui il lavoro ancora oggi, anzi ti dico che sto
facendo il disco con proprio questo produttore nuovo, il mio nuovo disco, che si chiama
Matteo Cantaluppi, che finalmente fa suonare una batteria, cioè nel senso che nei primi
dischi la batteria non si sente, capito, per farti che noi stavo in macchia che vado
a stare a battere, ma l'hai registrata, facciamo a Marco, eh sì, ma c'è sta, e quindi finalmente
sento le mie canzoni che hanno un vestito degno di essere chiamate, che valorizzare
parole, e quindi facciamo questo disco, che poi facciamo il tour di fuori campo, quindi
tutto bello, tutto normale.
Succede qualcosa in quel tour o semplicemente se ritono a farle date?
Ritono a farle date, però...
Una radio ti passa, ci sono degli ingredienti che ti fanno capire che...
Sì, DJ incomincia a passare a fine dell'estate.
Non era mai successo?
Mai successo, ci passavano solo le radio locali, sì, quelle proprio super dinicchia.
Qual è il programma di DJ che ti passa per primo?
Penso Federico Russo, Federico Russo che la fanno dai tempi, e a un certo punto vado
a dare svegli, e dico, senti questi, cioè non ce la faccio più, qualcuno mi deve passato,
e quindi ci passa Federico per primo, e da là poi incomincia anche l'inus un po'
la mattina, e poi facciamo, da quell'entusiasmo nasce completamente Soldout, che è il disco
proprio dove passiamo in Carosello.
In quel momento in cui DJ ti comincia a passare, quindi sono successe cose, ma è successo
prima un po' di conferme, c'è nel senso inorgoglietti voi sicuramente, quali erano
i vostri nuovi soni, cosa vi dicevate tra di voi in quel momento, saremo, diventeremo,
faremo cosa?
No, io dicevo sempre, io, il mio punto massimo, ti giuro che mi sarei stato proprio felice
com'è, vorrei fare la carriera, perché li amo, sono anche molto amico di Francesco,
dei Bostello, cioè per me i Bostello erano proprio il riferimento di ciò che volevo
tenere e ciò che volevo fare, sono un fan scatenato dei Bostello, direi che ero di Francesco,
e quindi per me quello era proprio l'equilibrio che volevo cercare della musica, capito?
Poi invece succede anche altro, capito, che le canzoni diventano, insomma, poi non so
perché succedere, poi è come sempre la magia, e succede che scrivo con quell'entusiasmo
è incredibile che mi posto dietro di, quindi sei in un periodo super felice, quindi super
ispirato?
Assolutamente, bravo, assolutamente, poi il tour incontrigente diversa, donne diverse,
quindi è stato stupendo, e scrivo completamente soldout che il quarto disco che traviguate
consagra un po' ai giornalisti.
Ti faccio una domanda, se in quel momento non fosse arrivato Nicola nella vostra vita,
non fosse successo quello switch, cosa avresti fatto nella vita tu?
Che per la domanda.
Tant'altro stavo parlando con dei ragazzi delle scuole superiori, un ragazzino mi ha
detto, uno dei ragazzi carinissimo, dolcissimo, ha fatto a oggi, tu me l'hai fatto nel passato
la domanda.
Nello switch.
Nello switch, lui ha detto, hai un piano B per oggi, non l'ho mai avuti, non l'ho mai
avuti.
Cioè quando le cose non andavano nel secondo album non sei mai fatto questa domanda?
No.
Non ne parlavi con tuo amante?
No, sì certo, però lei ci credeva, pensa che incredibile, uno dei pochi genitori che
spinge il figlio a non lavorare, perché per mantenermi lavoravo anche in ufficio da mia
madre, no?
Tu a madre che lavoro fa?
È grossista di pietre.
Tutto oggi?
Sì.
A quindi c'è gli attributi quadrati che fanno trattative acquisti?
Sì, io l'ho sempre seguito, ho fatto per tanti siano i quei lavori.
A quindi sai farlo?
U?
Ma per compiacere a lei o?
No, mi piaceva, lo sai, è una cosa assurda, soprattutto nella fase…
Qual'era la parte più figa?
A andare a comprare all'estero le pietre, era stupendo.
C'è tipo in Sudamerica?
Soprattutto l'epicentro, compravvenita delle gemme, l'Asia, nella fattispecie Bangkok.
Poi mia madre negli anni l'ho fatta una vita, questo non si è da quando, l'ora c'è
una settanta, quattro, e lei l'ho fatta quando c'è 18 anni, quindi fai tu i conti.
Lo faceva con i suoi?
La faceva da sola, no?
No, no, no.
Perché lei faceva una squadra di tedesco all'epoca, e c'erano molte ditte tedesche che fanno
questo lavoro, perché i tedeschi sono molto brevi a tagliare le pietre, andarono in questo
liceo, mi serve una persona che mi faccia semplicemente da traduzioni italiano-t tedesco
quando andiamo, ho capito, e mia madre si offre volontaria per fare questa cosa, andò a Ida
Robertsstein, dove ho ancora oggi tagliato le pietre, vicino a Francoforte, si innamorò
di questo lavoro, inizio a così…
Quindi lei conosce tutti i passaggi della figliera?
Tutti, ma lei è un tote, nel suo campo è veramente…
Un cintura nera?
Sì, sì.
E quindi lei ti ha insegnato tutta la figliera, e raccontami una cosa che hai vissuto.
Quando ero piccolo, piccolo era traumatico, perché nelle fiere non potevi entrare quando
andava un cong, per esempio, a Bangkok, però lei mi portava lo stesso, perché dicevo
lo lascio a sto figlio, non facevano entrare sopra una certa età, sotto una certa età,
e quindi io stavo nove ore con degli asiatici, che vendevano libri prima dell'entra l'ingresso
in Fiera, però ovviamente ci fidavamo, e quindi stavo là, ogni tanto mi…
E per la viaggesti?
Per devo tempo.
Siamo i calcoli che mi ricordo, e faccio però troppo piccolo, però mi diversavo bene,
mi ero liassato, con differenza di test, e quindi stavo lì, e poi comincio ad entrare
in un mondo di questo fantastico delle pietre, delle gemme, e quindi a riconoscere tutte
le differenze, che c'è tra uno Smeraldo e l'altro, tra uno Zaffer e l'altro, dal
Rubino e l'altro, e ho cominciato poi a comprare a posto suo, a seguire le trattative, bellissima
la trattativa delle pietre, perché tu stai lì davanti con questi platò, dove ci sono
questi lotti che ne sono fai di Rubini, che già separi perché loro li mettono insieme,
ma tu già vedi che ci sono dentro, ci sono già tre qualità diverse di Rubini, per dire,
quindi già con il mio occhio, che era abbastanza sveglio e vigile al tempo, riuscivo a sistemare
tutte le pietre in maniera che riuscissi a ottenere ai tre lotti diversi, e poi cerchi
quello che ti interessa e scrivi una cifra, in dollari, loro che fanno, prendono la matita,
senza quindi, poi fa ridere questa coppia, e fate la trattativa sul foglietto, la cancerano
quello che è scritto e scrivono a loro, tu ricancelli e finacchialmente diventa una
cosa così, e poi si arriva il compromesso in fondo, bravissimo, bravissimo, quindi
quella è una cosa molto diversa, e poi ci va a cenare, insieme di un po' si è molto
belli dove ti portano, e poteva essere quella l'alternativa, poi era l'unica, probabilmente
sarebbe stata l'unica, però non l'hai mai neanche pensata, no, no, no, no, mi piaceva
tantissimo andare all'estero a fare questa cosa, ma mi rompevo molto i coglioni a stare
in ufficio, perché ero un po' imprigionato in quell'ufficio, che lei lo vedeva e dice
ragazzi, quando sono arrivato il mio primo contratto mi sono arrivato i 6.000 euro per
edizioni, come Klaus Bonoldi di Universal Edizioni, era l'anno di fuori campo 2014-15,
insomma siamo lì, a cavallo di quei due anni, vede che c'è un ragazzo che sarei io, che
sa scrivi chiare le canzoni e dice, sai che ci provo, e quindi chiama Nicola e dice, sai,
vorrei prendere Tom Maso per un anno a vedere come scrive anche canzoni per altri.
Ah, quindi tua madre parà con tuo manager?
No, no, di Klaus Bonoldi, no, no, no, no, no, Nicola e Klaus hanno parato con tuo manager.
Ma sua madre parà con tuo manager?
Si, io rompevo i coglioni ogni tanto.
Oh, wow.
Sì, sì.
Ah, qui è al controllo di tutto.
Perché, sì, perché comunque, cioè, non è, non è al controllo di tutto, perché noi
la teniamo ovviamente un po' vattata, però sta sul pezzo.
Sì, sì, ogni tanto, dopo i concerti chiamano e dice, ho letto Suistram che è la location,
fatto mamma, tu leggi commenti Suistram.
Tanti notte di suistram?
Ma lei si, sai quando le persone hanno una certetà, che non vorrei dire neanche anziane,
ma le persone hanno una certetà, incominciano in pazzire per i social che succede, sì,
cioè che esiste solo quello praticamente.
Certo.
Soprattutto se il figlio sta sui social, capito, e se fa piuttosto il figlio fa il
cantante, quindi è praticamente bombardato da commenti.
Quindi lei si rileggia tutti, dicono, ma tu fai impazzi.
Ma non leggo, ma okay io le leggi…
Quindi lei che le so, tutti come gli stupendi.
Si mette a litigare con Yater?
No, no, no, no.
Io lo ho fatto, no, non scherziamo fino a questo punto non ci arriva.
Magari se li legge tutti, eh, tutti i mari stupendi, poi legge quello che dice.
Non ho trovato il bagno vicino all'uscite, che, cazzo, ne so.
non so, è un regga che ne so, chiama Nicola e dice, oh, ma questa, infatti, evito, quindi
avrebbe tutto.
Ritorniamo alla carriera, quindi arriva Nicola, sei inspirato, comincia a scrivere roba grossa
e poi filmiamo con carosello, besce completamente soldout, cambia ovviamente la vita perché
finalmente c'è un albergo che ti prendono per stare a Milano, c'è l'ufficio stampa,
c'è la radio che funziona bene, ci sono tutte le...
La radio che funziona vero vuol dire le radio che ti passano?
Bravissimo, sì.
In cominciano a arrivare le prime certificazioni che uno diceva, cazzo è possibile, che vuol
dire di scoggi ormai con lo streaming che fa un altro sport, ma quando abbiamo fatto
noi insomma...
Cioè il primo oro che hai fatto non era con gli streaming?
Eh, no, no, era la combo delle due cose.
Quindi erano le prime circolazioni, poi interviste, televisioni...
È il primo oro?
Come stai?
Come la vivi?
Lo sai che non credo è il primo oro, mio, ma...
Però ti faccio un'altra domanda.
Sì.
Tu, anche nei successi non li fai passare dalla parte emotiva, nel senso hai paura di fallire
di perdere qualcosa e quindi non ti godi successi a pieno, come vivi quella parte lì?
Cioè dal tipo che ti dà una gomitata sul microfono in pizzeria.
A tutti che vi dicono, avete fatto cagare, parte la magia, ti passa DJ, scrivi dei pezzi
incredibili, hai un'etichetta, ti finanziano l'ispostamenti, lo studio, ti arrivano soldi
edizione...
Premi.
E quando...
Primo disco d'oro...
Non ho mai metabolizzato questa cosa, mai, te lo giuro.
Cioè perché poi dopo 2019 fai il circo massimo, 45 mila persone che prima quando facevi
sold out parlavi del tunnel, 400 posti quindi...
Sì, sì.
Non solo abbiamo fatto, cioè quell'anno quel 45 mila del circo massimo era la sommaria
dei 300 mila biglietti che avevamo venduti in un anno, pensa.
È chiaro e quindi ti voglio dire, in tutte queste fasi, no?
Emotivamente non ti ha fatto mai la differenza?
Nulla.
Salivo su.
Ma c'è un motivo razionale?
Hai paura di perdere quella concentrazione per far sempre meglio?
C'è un motivo per forza?
Non lo so perché il mio cervello non ci arriva, ti giuro, è una operazione spontanea del
mio cervello, cioè anche a pensare alle cose che ho fatto, quelle cose, mi sembrava
onormali.
Ok.
Non so come, mi sembrava uno straordinario, cioè straordinaria forse altro, che mi sembrava
onormali e poi io sono sempre...
E questo è stato per me su di tenere anche un attigio più bello nei confronti della gente
perché sei sempre stato lucido e concentrato?
Sì, ma secondo me questo è tutto grazie alla gavetta e alla struttura che ho avuto sin
dal passato, cioè lo studio, non è una cavolata, no, lo studio, la scuola, il liceo, l'università,
la gavetta che è ventennale quasi praticamente, dai 18 ai 34...
Quindi il sacrificio è la fatica per arrivare a un risultato.
Esatto, capito, quindi quando sono arrivato a quel risultato?
Ti sembrava una naturale conseguenza del sacrificio.
Bravissimo, bravissimo.
Doniamo un secondo indietro, quindi l'album Carosello, perché voglio anche spiegare a
chi vuol far questo nella vita, qual è il percorso, cosa può succedere per saper si
riconoscere in alcuni tuoi punti, quindi Caroselle, poi che succede?
Poi succede dopo Carosello che facciamo il secondo disco, perché Carosello, che si
chiama Love.
Sempre con il gruppo?
Sempre con il gruppo.
Ultimo?
Ultimo disco con il gruppo, produzione Dario Faini, quindi ci mettiamo io e Dario a lavorare
a questo disco, scrivo tutte le canzoni, pensa, una cosa straordinaria, cioè, straniamo
in testa come Strana, più che altro, perché scrivo, ho scritto tutte quelle canzoni praticamente
in un'estate, dove presi una barca e girai un po', le varie isole italiane, così, le
oli erano, travalente, sì, e le schisse, si usa una barca senza strumenti, cioè quindi
era proprio con il mio telefonino, scrivo i testi e già le me le cantavo in testa,
capito?
E proprio schissi tutto questo disco lì.
Quante?
12 stracce?
Sì, 11.
E poi la fu la volta proprio delle it, cioè lì proprio da quel disco nascono felicità
a Puttana, a New York, questa è nostra subito, le canzoni d'amore, dico che apri proprio,
cioè questo disco che proprio...
Tutto il movimento indi o meglio quello che ti fa una persona quando la scopre lui e
quando diventa mainstream, c'erano i coiglioni, lì si è sentito quel rumore in quel periodo?
Ma guarda...
Non so se mi sono spiegato...
Assolutamente sì, assolutamente sì, quella è una cosa, quello è un processo che viene
sempre che purtroppo nessuno può evitare.
No, come lo vivi tu?
Un po' mi dispiace, sai, perché in realtà poi io l'ho parlato anche con persone, amiche
che veramente erano molto amanti della prima mia scrittura, in realtà, ma io ho semplicemente
spiato guarda che la stessa semplicemente cambiate il concetto di suono, il concetto
di produzione, ma io di potrei fare quelle stesse canzoni che senti in love, te le faccio
in stile volume 1, devo semplicemente di prendere uno del mio vecchio Marshall e la mia telecaster,
avere un microfono che non costa 2.000 euro, ma ne costa 35 euro e che viene uguale, capito?
Perché sai, non so come dirti, cioè c'è della difficoltà della gente a non capire,
anzi a capire che c'è difficoltà a capire, che la vita di un uomo cambia, no?
E se cambia la vita, perché non possiamo essere rimasti ancorati in un anno, cambiano
anche ciò che fai, ciò che pensi, ciò che scrivi, e quindi cambiano anche le canzoni.
Cioè, c'è gente che vorrebbe, non so perché accade fondamentalmente, che tu scrivesi la
stessa canzone per tutta la vita, non so come dirti, e questa è una cosa strana, ma succede.
Un processo che non può...
Qui bisogna avere le palle di non farsi condizionare, perché se no blocchi la tua crescita.
Guarda, ad un esempio colossale, tipo i Coldplay, no?
Che ci sono tutti quelli su Facebook che li critichano, no?
All'unico album che hanno fatto è Parashots, l'ultimo album, ma fa un culo, cioè sono
i Coldplay io, cioè quello scrive Capolavori da vent'anni, cioè vai a ti ascoltare coloratura
sull'ultimo disco, e poi dimmi se è Parashots il disco più bello che hanno fatto, vai a
ti ascoltare coloratura, pezzo a dieci minuti che hanno messo nel disco ultimo, cioè un
triunfo di genialità, un triunfo di genialità, però sai c'è sempre un po' di questi purissi
dell'ofaio di non so che cosa, anche poi se vuoi del successo, sai, quello che c'è
prima.
Certo.
Un po' come dicei, perché lo vissi eravamo in 30, SDS è contento se muociamo in 30 mila.
E sono gelosi di quella cosa quando poi viamano in tante come una donna, gli gira
con i coglioni, dove si è stato contento, invece SDS che da 30 stanno dietro di 30 mila,
capito.
Ultimo album con i Dejornalisti, ti devo fare la domanda perché siamo a one more time,
poi voglio anche non rispondermi, come gestisci la fine del collettivo, come gli elodici,
dove sei perché te lo chiedo, perché io detesto il gossip, tutte le tesserie, le polemiche,
io detesto, quindi cerchiamo di non prendere quella piega lì, perché ti ho sentito dire,
non mi ci sarei mai separato.
Per questo che ti voglio fare la domanda?
Perché è una sofferenza pura.
Quando successe che si creò, io mi ricordo, ho finito un concerto, avevo finito il tour
anzi.
Avevamo finito il love tour, era una persona più gasata del mondo, c'è una adrenalina
che non riusciva a scendere, infatti ho due giorni stranissimi dentro casa, avevo fatto
un tour di 36 date, tutte sold out, ho fatto dei numeri impressionanti, non siamo fermati
un secondo, io ero a 2000 e pronto già a fare cose nuove dei giornalisti.
Successe che invece loro due, Marco e Marco, mi chiamarono, mi dissero, dobbiamo parlare,
ok?
Io ho il caddo dal pero, te lo giuro, caddo dal pero è cututo quello che ti posso dire,
perché poi qua ogni volta che uno dice una cosa sbagliata, succedeva sempre le mischie,
non solo tra di noi, ma anche tra le ghiari, non fumia la decisione, cioè non è proprio
stata mia, cioè la cosa non venne da me, io non lo sapivo, questa cosa che c'era un
problema, che ci fosse un problema, io non lo sapevo, quindi io ero pronto a fare tutto
quello che ho fatto.
C'era un problema emotivo di qualcuno nei confronti tuoi?
Secondo me, loro sono stati sfortunati a un certo punto, perché poi queste cose succedono
e io li ho anche detto, ragazzi, ma guardate che ci siamo cresciuti insieme, siamo stati
sempre una famiglia, secondo me loro sono stati sfortunati per un secondo a ciampare
in qualche cosa che non li ha diretti nella direzione giusta e consapevole, corretta,
capito?
Questo come un abbandono o come una decisione che si è preso insieme, cioè tu in quel
caso emotivamente ti ha toccato per forza?
Sì, io a quel punto l'ho detto, se questi ragazzi sono le condizioni che dobbiamo stare
in mezzo a questa merda che avete portato voi dentro, non io, non possiamo andare avanti,
cioè perché io devo essere libero di iscrivere, di creare canzoni, di proseguire la nostra
carriera, cioè mi dovete aiutare, se invece qua siamo sempre in mezzo ai serpenti è difficile
camminare, capito, su un prato di serpenti e quindi poi a fine è arrivata dopo l'ennesimo
incontro in merda che abbiamo avuto non solo noi tre ma con altre persone coinvolte, siamo
stati costretti a prendere questa decisione.
Emotivamente, come stai quando la prendete nel senso tu dici, ok, da questo momento
in poi me la vedo io, per quello che ho subito in quel periodo, non hai pensato di costituire
una nuova banda, hai detto va l'avanti io, perché lì la banda erano loro, sì, sì,
la banda al vivo erano loro, sì, perfetto, più di altri tornisti che noi eravamo pure
lì parecchi sul palco, e talmente ho sofferto e ho preso veramente tanta merda in quel
periodo.
Merda perché sei passato tu per un traditore?
Sì, per quella roba lì che quando prendiamo una scelta che così non si potesse andare
più avanti, è un po' catartico, nel senso che mi sono sentito dire cose che mi hanno
ucciso, mi hanno ucciso.
Perché non facciano parte di te?
Quindi a certo punto sì, assolutamente, e quindi a certo punto ho questo fatto di essere
poi da solo, poi con tutto il rischio che c'è di stare da solo perché comunque la gente
si è affegionata proprio al nome, alla guarda dei giornalisti, al brand, a quello che vuoi
te, però comunque era quello, ok, ora bisogna riconvincere da capo, però grazie a Dio poi
quello che dico sempre, dilo a tutti, cioè ci può essere nome dei giornalisti, no Tomaso,
Paradiso, quello che vuoi, però poi decino tutte le canzoni del nostro mestiere, uscino
non avere paura e tutte le polemiche, andere a l'orcesso, capito?
Dopo quanto tempo esce la tua prima canzone dopo fondamentalmente questo scioglimento
emotivo?
Uscì dopo non avere paura, si uscì da settembre.
E come andò?
Andò incredibilmente bene, tre dischi di platino fece con la canzone.
Vi chiedono, parliamo?
2019, andò cammolosamente bene, poi è una canzone che se proprio anche se viene concerti
così che è rimasta proprio nel, c'è un po' una canzone che è rimasta anche nel paese
secondo me.
Poi uscì insieme a quella serie Baby che andò anche molto bene in quel periodo lì e
quindi fu una cosa bellissima, poi ho lanciato il tour, ho venduto un sacco di biglietti e
dopo non avere paura escono le date e poi scoppio la pandemia.
E come la vivi?
Guarda, è stata stranissima perché da là ho detto, beh mome riposa un po', sai che
c'è?
Prendiamo.
Io sono uno che non staglia a maledire le cose che accadono perché, perché appunto
lo stai a insegnare anche questo c'è e quindi l'ho presa così che ho stato a casa.
Con la tua finanzata da solo?
Sì, con la mia finanzata, assolutamente, perdo tempo, perdo tempo ho fatto scritto
questo disco, figlio della pandemia, ovviamente che siamo a Space Cowboy che poi ho portato
in giro quando è finita la pandemia, dove parla proprio di solitudine amara, perché
non senti ovviamente fossimo in due, però, sai, io poi mi mettevo una sera tipo un lupo
sul terrazzo che ho visto a guardare la lula.
E tu hai riguardato il cielo, no?
Sì, sì, sì.
Le stelle?
Sì, quindi io proprio passò questi giorni a guardare il cielo, sentire le notizie aria,
dire conte, le notizie, capito, e poi vi sono avuto visto maratone di qualsiasi storia
di serie, di film da tutto il neuralismo, da desica vittorio, non so, tutto, e nel frattempo
scrivo queste canzoni, capito, che comunque racciudono una tragicità di fondo, se vuoi,
anche che abbiamo tradotto anche nel suono, nella crepuscolarità delle chitarre, disco
più fragili ovviamente, però io sono un cantatore, quindi scrivo quello che vivo,
cioè certo non può uscire riccione durante la pandemia, io invidio molto i miei colleghi
che sanno scrivere, no, anche cose straordinariamente felici quando piove cacca dal cielo, sì,
invece io sono molto allineato con il tempo, la storia del tempo, capito, la storia del
mondo, quindi un po' così.
Tu hai detto che da poco si è andato in analisi, giusto?
No, beh, avevo provato già una volta, tanto tempo fa, diciamo una, sì, 7-8 anni fa,
ma non mi trovai bene, perché ti ho sentito parlare di questa esperienza con questa donna,
se non lo sbaglio, mi sicuro che è bellissima, c'è come per dire, per me un po' di riferimento
io sto da Dio.
Sì, guarda, mi approfitto, non la vivi più come il marathe del matto, no, sì, sì, proprio
sono, cioè diventata una cosa che, pur e quando non c'è, mi manca, esatto, che non
può mancare nella routine, esatto, esatto, quando non c'è, sì, deve essere una routine,
ma mi ha aiutato molto, capito, a fare cose che non riuscivo a fare prima, mi ha adrizzato,
mi ha fatto capire, mi ha fatto capire.
In un momento di pandemia hai deciso di volere...
No, pre-pandemia, pre-pandemia, già la voce.
Che no, c'era qualcosa che non andava?
Sì, sì, c'era molto che non andava, a un certo punto dico, era proprio guarda, succede,
devo raccontare esattamente, non ricordo come se fosse ora, finisco l'off tour nel 2019,
che non riesco a far calare l'adrenalina, non sto scherzando, sai che l'adrenalina, quando
è molto alta, provoca il panico, cioè fondamentalmente l'attacco di panico è semplicemente questa
adrenalina che schizza palla, una tracchia adrenalinci, perché è la paura, sai no, se
adesso in questa stanza ci venisse uno, so, un leone, il nostro corpo reagirebbe in un
modo e quella è l'adrenalina che pompa su per farci evitare il pericolo, capito, per
farci scampare dal pericolo.
E tu eri pieno di leoni?
E io ero pieno di leoni che non vedevo, capito, quindi io avevo finito questo tour e stavo
a 2000 ancora e quindi da un certo punto da viaggi, spostamenti, concerti, persone,
fonici, squadra, che mi avevo toccato le mani, i volti di, non lo so, quanti miliardi di
persone, ho visto gli occhi, le persone negli occhi, centina e quindi sentivo ancora questo
eco, questo eco che non finiva più e a un certo punto mi ritrovo.
Sì, sul letto di casa, guardare il soffitto per uno, due, tre, quattro e tre, ma che cazzo
faccio, capito?
Non riuscivo a stare bene, quindi avevo da molta paura, quindi avevo soffrivo a stare
adesso dentro casa e avevo sempre bisogno di qualcuno vicino e a un certo punto chiamo
una persona a quale volevo dire molto bene, di cui mi fido e mi consiglio, guarda, non
può sempre, però ti do il nome di questa persona qui, la chiamai da sera stessa, dopo
che non c'avevo più favo proprio il mio corpo, non aveva proprio, non aveva retto, scoppiato
nel panico più totale, chiamai questa persona, io ti giuro, non mi è mai successo il provato
con due, tre persone prima, alzo il telefono, questa persona mi parla dopo venti, quattro
secondi scoppi a piangere, capito?
E fu una liberazione, poi l'anno, la sonnata a vedere il giorno dopo ed all'inizio ad
il mio lamiere rinascita, capito?
Cioè avevo aspettato troppo tempo prima della cura, si era accumulato di troppi mostri
e fantasmi e invece con questa, grazie a questa persona, sono riuscito ad adessi.
Di domare l'aggiunga dei oli.
Perché l'alcol ha cominciato a far parte della tua vita?
No, ma lo è sempre.
No, parlo di eccessi.
No, eccessi, sì, no, ma però nel senso che comunque curava un po' gli stati d'ansia,
capito?
È rassuramente un qualcosa che abbassa anche la soglia di adrenalina, però poi al riscontro
che se ne abusi il panico dopo è ancora peggiore, è un figlio di una vignotta.
Perché ti abbassa l'adrenalina per lì al momento, però poi c'è quello che viene
chiamato tecnicamente il rimbalzo e quindi a un certo punto questa adrenalina che l'alcol
frena poi a un certo punto schizia l'improvviso e sono cazzi tuoi e no, adesso ne faccio uno
su molto più contenutivo, ci accompagno i cibi, ovviamente quando stiamo in tour c'è
un po' più di brio e un po' più di gioia, infatti ho fatto la cazzata.
Questa anno abbiamo fatto questo tour più bello di la mia vita, proprio che dato oggi
lo più bello è la mia vita quest'estate, con questi biforchi di sacramento che sono
la mia nuova famiglia, questa band, che non è manco una band, cioè siamo rente una
famiglia, cioè abbiamo una chat su Whatsapp, siamo tutto il giorno su questa chat quando
non stiamo insieme.
Siamo divertiti come degli animali e io come un coglione sono da fare gli analisi il
giorno dopo e fino al tour, cioè è deficiente, con tutti i valori ovviamente da rollercoaster,
sì sì, da rock'n'roll puro, poi è il loro sistema di subito, cioè basta poco.
A proposito di cibi accompagnati, cioè una tua vita anche da imprenditore aperto, un
ristorante con un amico che poi è diventato tuo socio e raccontami questa parte, cioè
nel senso era una cosa imprenditoriale perché vuoi cominciare a fare degli investimenti
che sono più piacere di aver un punto di ritrovo, ti assicuro è stato più piacere.
Schiamato mai il tuo locale, il vostro locale?
Ho scoperto che la ristorazione non è un business, anzi tutto, però ci divertiamo,
insomma, lo teniamo in linea, diciamo così, non ci guadagniamo, non ci perdiamo.
Un po' come quando facevi tour, l'importante era pagarsi la benzina.
Ma va sempre bene, nel senso che è un posto che va bene, ma tu sai che tutte le stesse
sono...
Ma lo frequenti?
Sì sì, poi noi abbiamo aperto in pandemia, quindi ovviamente abbiamo usi, cioè noi
gli ristoranti finisciai i lavori quando hanno c'è l'op-down, quindi praticamente
è stato due anni chiuso, questo gioiellino impratico è rimasto chiuso per due anni,
però adesso vive, c'è una bella vita dentro.
C'è un bel flow, c'è belle vibes.
Vedi, assolutente questo, assolutente questo, questo ci dango molto a...
Noi ho visto uno scorcio in una tua intervista, Beranapurga schiamante?
Sì sì sì.
Noi ho visto uno scorcio lì.
È un gastronomia, ci dango parecchio, sono interessato molto al cibo e al vino, una
delle passione.
Hai fatto, fai anche altri investimenti, piace il mondo dell'impreso in questo momento
si è fuoco sulla tua vita?
No no no no, io guarda, sono vecchia scuola, cioè sono amante del mattone.
Ok quindi casa, cose sicure?
Sì, io proprio, sono amante delle case, proprio mi piacciono proprio, la tua l'hai
comprata?
Sì sì, la mia comprata.
Ti faccio una domanda perché prima mi hai detto una frase, non ti volevo interrompre
quando mi hai detto, ero solo, c'ero in quel momento prima di chiamare questa psicologa,
ero solo dentro casa e ti ho chiesto prima se vivevi con la tua fidanzata e quindi mi
sono sentito di farti questa domanda per dire...
Perché lei, perché lei giustamente non è che poterla fare l'abbadante, è un po'
vero storpio.
Ma quando stai così tisoli, era questa più che altro, la domanda c'è che ruolo a lei?
No, diciamo che lei mi è assolutamente tutta ora anche molto vicino e l'ho stata quando
sono stato male, però è chiaro che non fa quel senso, lei deve andare a lavorare, cioè
esce la mattina.
Che lavoro fa?
Lei ha...
Niente nel mondo dello spettacolo.
No, no, no, no, io ancora faccio fatica a dire a una persona che lavoro faccia lei,
perché sono tutte queste cose nuove di cui io non ho dimestichi e secondo me è una
piattaforma sito digitale e che si occupa del mondo del lavoro e fa fondamentalmente
pubblicità per aziende, insomma si occupa a 363 del mondo del lavoro, crea posti di
lavoro perché fa proprio mette i giovani che hanno finito di studiare, li porta nel
mondo del professionismo lavorativo, diciamo così, so come ha il calchio di età bella
e meglio di così.
Ok.
Quando lo sentirà ti tirerà le orecchie, ti rispiegherà un'altra volta che il lavoro
fa.
No, ma lo so bene, cioè le sigo tutte le sue cose, però...
Se voi non parlate di lavoro, cioè vi vivete il vostro rapporto di coppia in modo più
spensierato e leggero, cioè senza l'attossi, citare i problemi del quotidiano?
Sì, sì, sì.
Tra virgolette poi ovviamente un po' il nucleo si contamina quando qualcosa non va.
Sì.
Però...
Ti vedo per plesso nel prossimo...
Perché sto pensando... se parliamo di lavoro sin le noni, parliamo anche di lavoro figurati,
come non può...
Lei ti darei consigli sulla tua carriera?
No.
Ascolta le canzoni, ogni tanto le giovani.
Il fase embryonale o quando sono già fatte?
Il fase anche embryonale, mi sento il piano forte dentro casa, ho con la chitarra, quindi
si è costretta da ascoltarle, poverina.
Ma ascolti dei consigli artistici o t'ha mai condizionato la scelta di un pezzo?
No, guarda, ti posso dire una cosa, io c'ho una caratteristica, non mi faccio condizionare
nessuno quando si parla di musica, perché sono figli miei, sono figli...
E ma io lo so, assattamente devo andare, e sono molto, tu credo, come stesso quando
scrivo, soprattutto adesso, e poi più ve' avanti con la carriera, così è più difficile
di scrivere, perché a certo punto dici questo ho detto, questo ho detto, questo ho detto,
questa è una cosa che ho usato, questo ho concetto lo spesso, questo ho scritto le
le.
E quindi capito, diventa per questo, che le so, grandi fanno poche cose.
C'è Kubrick ha fatto nove film.
Da qua mi stai parlando il mio regista preferito, quindi potremmo parlare per te.
Tarantino ne ha fatti nove, cioè che più ti voglio dire?
Io fatti di cos'è, ma che cazzo, io vedo colleghi che stanno su Instagram e dicono
new music, new music, new music, hashtag, new music, che cazzo te iscrivi, cioè sei sempre
scrive.
Godi di un attimo, la cazzo ne va coccolata, la codita, se una, cioè come capito, come
un parto.
Dei tu ideale fare un album ogni quanto o più la sagra del singolo?
No, allora ovviamente all'inizio, come ti dicevo, ma come tutti i complessi, pensi agli
due che facevano dall'ottanta, due a e alla, facevano un disco ogni sei mesi, praticamente,
quindi quello succede quando sei all'inizio, sei carichissimo di ideali di robe e c'hai
molte più cose da dire, ovviamente, perché il panorama ancora non l'hai chiuso, il panorama
è larghissimo, c'è la gente che devo conoscere, quindi hai molti più argomenti nelle cartucce,
capito?
Invece dopo secondo me bisogna prendersi molto più tempo, molto più cura di una canzone,
di un arrangamento, di una parola, sono molto attento per esempio alle parole, anche agli
avverbi, quando sarei una congiunzione e, o quando sarei, che ne so, o se usare ma rispetto
a invece, capito?
Per me la canzone è anche data, e poi fa quello che fa la differenza, e secondo me più cresce
e più devi fare questo lavoro, detto questo, la canzone nasce sempre da emozione pura,
l'ispirazione è fondamentale, io ho vissuto questi mesi con questi ragazzi con il tour,
ho ritrovato la vita e quindi questo è un disco con scrittore di Ghetto, grazie al post
pandemia, sono ritornato a vivere, mi sono abriabbracciato con il mondo, con le persone,
con la gente, sono andato a finire tutti i concerti che abbiamo fatto questi ultimi
mesi, sono sempre andato a finire in mezzo alla gente, a cantare, abbiamo fatto tutte
le notti, le quattro e cinque del mattino ripartivamo alle sette per cambiare la città e anche
se ormai quasi 40 anni la stanchezza non la sentivo, capito?
E da tutto questo flusso energetico vi è arrivato un disco in mano che senza consapevolemente
c'è me lo sono trattato là e quindi adesso ci sto lavorando però le canzoni sono state
allo scritte, capito?
Ti faccio le ultime due domande, ti sento che non hai mai fatto un bilancio in nessun
modo emotivo rispetto alla carriera, se ti chiedessi adesso se sei realmente prova
ad ascoltarti, orgoglioso di te a livello artistico, sapendo tutto quello che hai fatto
perché me l'hai appena raccontato e dove sei oggi in questo momento, sei orgoglioso
di te o no?
Assolutamente sì, assolutamente sì ma non mi ha contento, io sono legato a questo concetto
sono sempre in apprensione, piacevolmente in apprensione non negativamente in apprensione,
penso che sia la spinta di tutti quelli che fanno il mio mestiere o art in generale e
hanno grande passione, cioè non si accontentano, ma per questo non faccio un bilancio, ancora
che il bilancio mi metterebbe quasi uno stop alla creatività.
L'altro giorno vedevo questa serie che consiglio a tutti che si chiama The Offer che praticamente
è la storia recitata da Toriveri di come è nato il padrino, il film che ha cambiato
in qualche modo che ha solcato in due la storia del cinema e capite proprio chi cazzo
è Coppola, cioè allora quello che hai detto bisogna vedere quella passione, ci sono dei
documentari su Coppola che sono incredibili, vorrei quando ho fatto Apocalypse Now, e sei
maniacale, io per questo ho voto dei rapporti che ogni tanto si deteriorano oppure non vanno
benissimo, perché la mia mente sta sempre là, cioè sul lavoro, sulla canzone, sulla
musica, cioè ci vivo proprio e questo è difficile a capirlo, e tanti mi dico no ma
non ti fai sentire se senti, perché sto là, non posso esser anche qua, capito, anche
con la mente.
Ti faccio l'ultima domanda, hai paura della morte?
Ho paura, allora è un tema che affronto spesso nelle canzoni, lasciito proprio, ti direi
così digettono, però, molta paura di stare male prima della morte, cioè a me i cimiteri
mi mettono armonia, a mettono pace, non so come dirti, cioè sto bene in un cimitero
anche durante una funzione funebre, mi cagò addosso degli ospedali, mi terrorizzano gli
ospedali, l'agonia, capito, cioè…
E si è la prigione del dolore?
Siamo giunti al termine, grazie, è stato generoso e sincero, grazie a Tom Maso.
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Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con Tommaso Paradiso, un ragazzo introverso che ha deciso di esprimersi attraverso la musica, passando dall’indie al mainstream.
Il dream team di One More Time è composto da: Giovanni Zaccaria, Mauro Medaglia, Davide Tessari, Alice Gagliardi e Filippo Perbellini.
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