Fare un fuoco: Perché abbiamo bisogno di un nemico: Fellini contro Visconti

Lucy - Sulla cultura Lucy - Sulla cultura 3/3/23 - Episode Page - 23m - PDF Transcript

Lusi

Molto spesso nelle storie c'è bisogno di un nemico, è difficile accettarlo, ma è così.

Viviamo in un mondo non pacificato e le storie lo rispecchiano.

Al centro di ogni mito fondativo, per esempio, quasi sempre c'è un conflitto.

Gli inglesi, ecco, pensate al teatro Elisabetiano, hanno come mito fondativo l'uccisione del re.

Noi abbiamo Romolo e Remo, la lotta fratricida.

Si può partire dell'antica Roma per ciò che ci riguarda e di dualismo in dualismo,

di conflitto in conflitto, di duello in duello si può arrivare al ventesimo secolo e passare

dal mondo della politica a quello dello sport e dello spettacolo.

Fausto Coppi e Gino Bartali, Sofia Loren e Gina Lollobrigida, oppure Lucchino Visconti e Federico Fellini.

Ecco, quello tra Visconti e Fellini è stato forse il più celebre duello del cinema italiano.

Fellini contro Visconti, otto e mezzo contro il gatto pardo.

Oggi parleremo di questo scontro epico.

Io sono Nicola la gioia e questo è fare un fuoco, il podcast che racconta come le storie

continuano ad accendere la nostra immaginazione.

L'idea di parlare di Visconti e Fellini mi è venuta leggendo un bel libro di Francesco

Piccolo, un libro appena uscito, sentito alla Bella Confusione e è dedicato proprio a questi

due registi la cui rivalità era lo specchio di due diversi modi di guardare l'Italia

e forse il mondo.

Come spesso succede tuttavia, gli opposti finiscono per diventare ciascuno indispensabile per

la comprensione dell'altro.

La rivalità fra Fellini e Visconti si accende in modo visibile per la prima volta alla mostra

d'arte cinematografica di Venezia del 1954.

I due sono in gara, Fellini con la strada, Visconti con senso.

Il primo è un film ambientato nel presente, il secondo nel passato, anche otte e mezzo

sarà ambientato nel presente e il gatto pardo nel passato.

La strada è un film in bianco e nero, e senso e a colori, anche otte e mezzo sarà in bianco

e nero e il gatto pardo in Technicolor.

Il primo nasce da una sceneggiatura originale, il secondo è tratto da una novella di Arrigobboito,

anche otto e mezzo sarà tratto da un soggetto che definire è originale e un eufemismo mentre

il gatto pardo sarà tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampidusa.

Nel fin di Fellini si respira una certa aria di libertà che sembrerà diventare improvvisazione

sempre più estrema e geniale in futuro, in Visconti si respira un'aria di pianificazione

e anche questo in futuro si farà sempre più estrema.

Libertà contro rigore, spensieratezza contro severità oppure disimpegno contro impegno.

Ecco, nell'Italia dell'epoca, nell'Europa di quel periodo, le differenze estetiche rischiavano

di essere meno importanti rispetto a quelle suggerite dall'ideologia.

Fellini, per esempio, in quel periodo piace ai cattolici.

Per la strada ha ricevuto un giudizio favorevole proprio dall'ufficio cattolico, proprio

lui che dalla dolce vita in poi incorrerà spesso nelle irre dei cattolici.

Al contrario, Visconti piace molto ai comunisti, ma andando avanti per molti comunisti la sua

visione delle cose diventerà sin troppo estetizzante.

Aggiungete che Visconti, il comunista, è un aristocratico, mentre Fellini e di estrazione

popolare e comunisti lo odiano.

A dispetto di Fellini e di Visconti, cioè il loro malgrado, si formano due partiti,

i Felliniani e i Viscontiani.

E così, alla mostra d'arte cinematografica di Venezia, i Viscontiani, la maggior parte

dei quali marxisti cercano di demolire l'opera di Fellini, insultandola, ridicolizzandola

e i Felliniani, quasi sempre anti-comunisti, cercano a loro volta di smontare l'opera

di Visconti.

Accecati dall'ideologia, molti critici cinematografici dell'epoca non si rendono conto di essere

al cospetto di due geni a cui non sarebbero degni di lucidare l'obiettivo.

Ma come va a finire la mostra di Venezia?

Chi vince nel 1954 il Leone d'Oro, Federico Fellini o Lucchino Visconti?

Senso o la strada?

Come spesso succede in questi casi, nessuno dei due.

Alcumine della Rissa e Bolerano degli Schiaffino soltanto in senso figurato e tenendo conto

che quell'anno a Venezia ci sono altri capolavori, la finestra sul cortile di Alfred Hitchcock

per esempio, i 7 Samurai di Akira Kurosawa, fronte del porto di Elie Kazan, nonostante

tutto questo, il Leone d'Oro quell'anno va a Giulietta e Romeo di Renato Castellani.

Tutto questo è piuttosto sconfortante.

Ma il delirio ideologico che avvolge Fellini, Visconti e la cultura italiana del 1954 non

è niente rispetto a ciò che accadrà nel 1962.

Il 1962 è l'anno in cui si girano 8 e mezzo e il gattopardo, con Claudia Cardinale impegnata

in entrambi i film, costretta non solo a fare la spora tra un set e l'altro, tra la Sicilia

e Roma, ma a tingersi continuamente i capelli, deve scurirli quando interpreta Angelica per

Visconti, deve schiarirli quando interpreta Claudia per Fellini.

Un giorno, scrive Francesco Piccolo nella bella confusione, quando Claudia parte dalla Sicilia

per Roma verso il set dei Fellini, Visconti la ferma e le dice, fammi questo regalo, quando

stai girando con lui, fai finta di confonderti e chiamalo Lucchino.

Claudia Cardinale ride, ma teme che dietro con la battuta perfida ci sia una richiesta

seria.

Ma come è possibile che un regista così ammato dai comunisti, Visconti, sia alle prese con

un romanzo come il gattopardo?

Ora, quando il manoscritto del gattopardo viene presentato alla grande editoria italiana

è ripetutamente rifiutato perché è considerato reazionario.

Bruciano in particolare i rifiuti di Enaudi e Mondadori, ma soprattutto quello di Enaudi.

Nel frattempo Tomasi di Lampedusa muore, il libro verrà pubblicato postumo da Feltrinelli

e sarà subito un successo.

Un successo di pubblico, ma la critica marxista cercherà di demolirlo, verrà usate anche

parole dure.

In particolare, Mario Alicata scrive Francesco Piccolo, Mario Alicata è il direttore della

Commissione Culturale del Partito Comunista Italiano, cioè la persona più influente

nel mondo culturale del nostro Paese, stronca il gattopardo.

È una posizione per il partito risolutiva, scrive Piccolo, ma nessuno in quel momento

può sapere che Alicata si sta cacciando in un grosso guaio.

Se il gattopardo viene bollato come reazionario dal più importante addetto culturale del

PC, sembra impossibile che Lucchino Visconti possa un giorno portarlo sullo schermo.

E invece, succedono un po' di cose impreviste.

Succede che Louis Aragon, uno dei più importanti intellettuali francesi, il più intransigente

di tutti i marxisti, elogia il gattopardo, sconfessando praticamente i marxisti italiani.

E poi succede che Giorgi Lucac, il più importante critico letterario del mondo, anche lui marxista,

finisce

finisce

il gattopardo uno dei più importanti romanzi storici degli ultimi ventanni e infine succede che il gattopardo

non dispiace al più importante partito comunista del mondo il pcus che decide di pubblicarlo in gran pompa

in unione sovietica mettendo indefinitiva crisi i marxisti italiani come uscire da questa situazione

di imbarazzo. La soluzione la trova il migliore scrive francesco piccolo valia dire palmiro togliatti con un gesto di cinismo e realpolitik.

Utilizzando, per elogiare il gattopardo, gli stessi argomenti che avevo utilizzato per stroncarlo solo a contrario.

Il gattopardo un romanzo acettato o acettabile per i marxisti viscanti po girare la versione cinematografica.

Il gattopardo e il gattopardo.

Questo punto di vista degli aneddoti incredibili.

Francesco piccolo, per esempio, riporta un episodio raccontato da Enrico Luccherini, uno dei più importanti addetti stampa dell'epoca.

Un giorno Luccherini e in macchina con visconti passano da piazza del popolo e si accorgono che c'è Fellini. C'è Fellini che gira la testa e li guarda.

Tanto è vero che alle volte è stato raccontato anche al contrario con Fellini nella parte di visconti viceversa. Più sanguinose della rivalità tra Fellini e visconti,

tuttavia, sono le relazioni che Fellini e visconti intrattengono, a volte con le persone che lavorano con loro, o forse dovremmo dire per loro.

Ad esempio, sulle prime Lucchino visconti tratta malissimo Bart Lancaster, arrivato dagli Stati Uniti in Sicilia sul set del gattopardo per interpretare il principe di Salina.

Visconti ignora quasi Lancaster al suo arrivo, risponde a Monosillabi quando l'attore gli chiede consigli per entrare meglio nella parte. Addirittura visconti arriverà a definire Lancaster un cowboy texano che cerca di fare il principe siciliano e lo dirà in pubblico, umiliando Lancaster.

Ma questo forse sta succedendo perché Lancaster ha intuito qualcosa di quel film e di quel personaggio che lo stesso visconti ancora ignora, o forse lo sa per adesso soltanto a livello inconscio.

Sarà Lancaster insomma a risolvere per tutti i rebus del gattopardo, scrive Francesco Piccolo. Ma ci arriveremo, un po' di pazienza, torniamo a Fellini.

Ben più lungo e complicato è il rapporto, dovremmo dire l'amore e la rivalità che Federico Fellini intrattiene con uno dei suoi sceneggiatori più importanti, sceneggiatore nonché grande scrittore, Ennio Flaiano.

Flaiano ha lavorato con Fellini a lo secco bianco, i vitelloni, la strada, le notti di cabiria, la dolce vita, otto e mezzo, ma i loro rapporti negli anni si logorano. Il fatto è che Flaiano e Fellini sono amici,

fra di loro scorre un affetto sincero, ma come succede in certe amicizie? È anche un rapporto molto problematico. Flaiano si sente vampirizzato da Fellini, si sente sfruttato, Fellini pare arrivi a rubare dall'ufficio di Flaiano persino i bigliettini su cui Flaiano annota le idee per libri e spettacoli propri.

Flaiano si sente sfruttato e, infine, si sentirà anche umiliato. Flaiano scrive piccolo nella bella confusione, un altro aneddoto, racconta ad esempio che una volta Fellini lo chiama per dargli appuntamento il giorno dopo alle 5 di pomeriggio al Barca Nova, in Piazza del Popolo.

Alle 6, Flaiano è lì che aspetta e Fellini non si vede. Così chiama in ufficio e la segretaria gli dice che Federico è in volo per gli Stati Uniti.

Quando si rivedono e Flaiano lo rimproverà, la risposta di Fellini è incredibile. Se per qualche motivo non fossi più partito, volevo essere sicuro che c'era un amico che mi aspettava al Barca Nova. Era una cosa che mi tranquillizzava.

E poi c'è la famosa storia del viaggio aereo. La delegazione di Ottemmezzo sta volando verso gli Stati Uniti per la notte degli Oscar. Il volo è offerto dal produttore. L'aereo è diretto a New York ed Aline prenderà un altro per Los Angeles.

In prima classe ci sono Fellini, Giulietta Massina, Sandra Milo e invece nella classe turistica viene messo in mezzo agli altri Eño Flaiano.

Arrivate a New York, Flaiano fa perdere le sue tracce e offeso a morte. Non si presenterà a Los Angeles per la consegna degli Oscar. Nel giro di poche settimane la situazione precipita.

Le lettere che Flaiano e Fellini si scambiano qualche tempo dopo sono molto dolorose.

7 giugno 1964. Caro Fellini. Le amicizie frivole finiscono per una frivolezza. Tuttavia, come si dice in questi casi, arrivederci è buona fortuna.

12 giugno 1964. Caro Flaiano, non ho mai avuto dubbi sulla frivolezza della tua amicizia. Ma che vuoi farci? Sei proprio fatto così e anche la lettera che mi hai scritto è frivola.

Comunque, per me, andava tutto bene lo stesso. Finisce

Mi sembrava che in fondo ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevo poi fare brutta figura come spesso ti capita con altri registi.

Tra Fellini e Flaiano cala un tristissimo silenzio che durerà per anni.

Mi sembrava che in fondo ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevi per anni.

Mi sembrava che in fondo ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevi per anni.

Ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevi per anni.

Ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevi per anni.

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Ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevi per anni.

Ti divertivi a lavorare con noi.

Ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevi per anni.

Ti divertivi a lavorare con noi.

Ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevi per anni.

Ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevi per anni.

Ti divertivi a lavorare con noi e non ti facevi per anni.

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In ogni grande storia c’è bisogno di un nemico. Nella quinta puntata, parliamo del conflitto più celebre del cinema italiano: quello tra Federico Fellini e Luchino Visconti, raccontato da Francesco Piccolo nel suo ultimo libro “La bella confusione”.

Fare un fuoco è il podcast di Lucy che racconta come le storie continuano ad accendere la nostra immaginazione. Ogni venerdì una nuova puntata, scritta e condotta da Nicola Lagioia. Le musiche originali, il montaggio e il sound design sono di Shari DeLorian, la cura editoriale è di Giada Arena e Lorenzo Gramatica. Si ringrazia Spreaker per il supporto tecnico.

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