Daily Five: Patrick Zaki libero. Cosa c’è dietro? Stop a carne coltivata. Fabrizio Corona di nuovo nei guai
CNC Media 7/20/23 - Episode Page - 19m - PDF Transcript
Ieri con 93 voti a favore, 28 contrari e 33 astenuti, il Senato ha dato il via libera
al divieto di produzione e commercializzazione di carne coltivata in Italia. La carne coltivata,
lo sapete, ne abbiamo già parlato in passato, è quella che scorrettamente viene definita
carne sintetica. Si tratta in realtà di una tecnologia che consiste banalmente nel prendere
delle cellule da un animale, farle riprodurre in laboratorio proprio come si riproducono
naturalmente nel corpo dell'animale, dando loro i nutrienti che ricevono naturalmente
nel corpo di un animale. Risultato si ottiene della normalissima carne da utilizzare come
alimento, senza però far soffrire e uccidere alcun animale, riducendo drasticamente emissioni
inquinanti e riducendo drasticamente consumo di suolo e consumo di acqua. Negli Stati Uniti
la carne coltivata è già stata autorizzata dopo che la Food and Drug Administration ha
accertato l'assenza di rischi per l'uomo. Ecco, qualora anche l'autorità europea per
la sicurezza alimentare dovesse aggiungere alle stesse conclusioni, cosa non improbabile
dal momento che non si capisceoute quali pericolose insidie dovrebbe gelare questa carne
di fatto identica a quella naturale da cui proviene, allora il commercio di carne coltivata sarebbe possibile
anche in Italia. In questo caso, infatti, il divieto italiano decadrebbe davanti all'autorizzazione
dell'autorità europea, e chi decidesse di mangiare carne coltivata in Italia potrebbe tranquillamente
farlo. Insomma, se questo modo pulito e incruento di produrre carne dovesse prendere piede in Europa
e nel mondo, l'Italia in sostanza rimarrebbe l'unico paese di fenomeni che consumerebbero carne
coltivata, senza però poterla produrre e commerciare, quindi saremmo solo consumatori, ma dalla carne coltivata
non potremmo trarre alcuna ricchezza, alcun posto di lavoro, alcuna produzione, non solo. Correremmo
anche il rischio ulteriore che la nostra carne, ancora prodotta sulla sofferenza degli animali
e sull'inquinamento ambientale, finisca per non trovare più un mercato per ragioni etiche
e ambientali. E con nel salutare ieri questo straordinario traguardo del divieto a prescindere
della carne coltivata in Italia, il ministro all'agricoltura Francesco Lollobrigida ha detto
questo disegno di legge ci pone all'avanguardia nel mondo, che un po' come se 30 anni fa
il ministro alle telecomunicazioni dopo aver vietato la produzione e la vendita in Italia
di telefoni cellulari per difendere i produttori italiani di telefoni a gettoni, avesse detto
questa scelta ci pone all'avanguardia nel mondo. Lo so, questa affermazione di Lollobrigida
meriterebbe un commento e un approfondimento assestante, però dai credo sia superfluo,
credo faccia già ridere così. Io sono Emilio Mola e questo è Daily Five,
il podcast di GNC Media per comprendere l'attualità e conoscere il mondo che ci circonda una
notizia alla volta. Oggi è giovedì 20 luglio e tutto è cambiato in pochissime ore, dalla
condanna alla liberazione, dal peggiore degli scenari possibili come lo aveva definito
Amnesty International pochi minuti dopo la sentenza a tre anni di carcere, allo scenario
migliore possibile. Glieri lo sapete poco dopo le 17, in Italia è arrivata la notizia
che forse nessuno pensava minimamente possibile. Il Presidente della Repubblica egiziana,
Alzizi, ha infatti deciso di concedere la grazia a Patrick Zaki. Il giovane studente egiziano
ha restato al suo arrivo in Egitto due anni fa, per alcuni suoi articoli e post sulla
minoranza copta scritti mentre studiava a Bologna, è stato condannato martedì a tre
anni di carcere per diffusione di notizie giudicate false dal regime. La sentenza era
inappellabile e il destino di Zaki sembrava ormai scritto. Dopo la lettura della sentenza
in aula Zaki era stato portato via tra le urla della madre che pensava non avrebbe più
visto il figlio per almeno 14 mesi, ovvero per la montare della pena, residua dopo i
primi 22 mesi di detenzione già scontati in custodia cautelare. Poi ieri la più inattesa
delle notizie. Patrick Zaki ha ricevuto la grazia, per lui libertà immediata, caso chiuso
e in cubo finito. Oggi i quotidiani online stanno raccontando praticamente indiretta
la giornata del giovane egiziano. Il rilascio definitivo è avvenuto poco dopo mezzo giorno
quando Zaki ha lasciato definitivamente la detenzione uscendo dall'edificio della direzione
di Polizia di Nuova Mansura. Appena liberato ha abbracciato la madre Ala, che lo attendeva
da ore fuori dall'edificio, poi la fidanzata Reni Iskander, la sorella Maris e il padre
Giorgio. Ora sono libero, ha detto rispondendo alle prime domande dei cronisti. Penso di
tornare in Italia il prima possibile, speriamo che avvenga presto, sto pensando a ritornare
a Bologna, a essere con i miei colleghi all'università. Rispondendo poi a un'intervista rilasciata
al Corriere, Zaki ha raccontato anche i momenti vissuti nelle ultime ore, soprattutto quelli
successivi alla condanna. Avevo come un macigno che mi impediva di respirare addetto. Ci sono
stati davvero momenti in cui ho temuto che fosse tutto finito e confesso che l'altro
giorno, quando mi hanno portato via di nuovo, mi sono sentito perduto. Nessuno poi mi ha
detto cosa stesse capitando come l'altra volta, ma ho capito che si stava muovendo qualcosa.
Sapevo che i miei avvocati e i miei colleghi della EIPR, cioè la ONG con cui Patrick collabora,
stavano lavorando pure loro ed ero consapevole che tutta la mia famiglia non mi avrebbe abbandonato
come del resto ha sempre fatto. E allora ho pensato che dovevo continuare a lottare e
a rimanere saldo. Sull'immediato futuro poi Zaki ha aggiunto di voler solo tornare in
Italia, non ho ancora fatto un piano preciso, ha detto al Corriere, so solo che voglio
essere in Italia e a Bologna il prima possibile. Voglio rivedere tutti i miei colleghi dell'università,
i miei compagni, voglio riabbracciare i miei amici, ho così tanto tempo da recuperare come
ci siamo detti subito dopo la laurea, voglio continuare il mio percorso accademico, voglio
lavorare e scrivere.
In attesa che Patrick Zaki torni a Bologna, cosa che potrebbe accadere oggi stesso o comunque
nelle prossime ore o domani, in Italia ci si chiede come mai il dittatore Alzizi abbia
deciso di concedere al ricercatore Giziano la grazia a così poche ore di distanza dalla
condanna. Ci si chiede quando lo abbia deciso, ma soprattutto ci si chiede perché. La rapidità
della scelta lascia intendere che la decisione sia stata presa o comunque concordata da
tempo. È davvero difficile immaginare un rimorso di coscienza a lampo dopo la condanna
o a pressioni politiche che dopo essere state infruttuose e inascoltate per anni, all'improvviso
in mezza giornata, abbiano capovolto tutto. Quasi certamente Alzizi aveva deciso, come
vi dicevo, quindi già da tempo di concedere la grazia dopo la condanna, ma di aver atteso
appunto la sentenza per due ragioni abbastanza ovvie e intuitive. Primo, non palesare la
sua ingerenza sulla magistratura se Alzizi fosse intervenuto durante il processo, anche
se affindi bene avrebbe comunque rivelato tutto il suo potere politico sull'organo
giudiziario. Secondo, attendendo la condanna non solo ha lasciato che la giustizia, diciamo
così tra mille virgolette, facesse il suo corso, ma ha anche lanciato un segnale agli
oppositori, ovvero chi mi critica comunque si becca una condanna. Bene, fatto questo
ragionamento che tale non abbiamo alcuna certezza sul quando, resta l'altra grande
domanda senza risposta. Ma perché? Perché Alzizi si è deciso di concedere la grazia
e qui, se possibile, le incertezze diventano quasi un muro imbalicabile. Oggi diversi giornali
provano a ipotizzare che dietro questa scelta ci sia una specie di contropartita offerta
dal governo italiano. Sì, però, quale? Secondo Repubblica, il governo avrebbe offerto
ad Alzizi il silenzio sul caso Reggieni, in cambio della grazia a Zaki, però Repubblica
va detto non porta alcuna prova a supporto di questa ipotesi, proprio nessuna prova,
e tuttavia su un dato però l'articolo di Repubblica ha abbastanza ragione, ovvero
la Grazia per Zaki è un atto politico. Nessuno fa niente per niente, soprattutto i dittatori
lo sappiamo, e qualcosa, in cambio, è molto probabile che Alzizi l'abbia ottenuta. Forse
sostegno alimentare, magari perché l'Egitto era uno dei maggiori importatori di grano
Ucraino e la fine dell'accordo sul grano decisa da Putin rischia di affamare il paese. Alzizi
potrebbe quindi essersi fatto convincere dal governo italiano a graziare Zaki, in cambio,
appunto, di supporto su questo fronte, oppure potrebbe esserci stato un accordo sull'energia
per aumentare l'acquisto di gassa naturale da parte dell'Italia, gas ovviamente proveniente
dall'Egitto. Insomma, potrebbe esserci dietro qualunque accordo, non lo sappiamo, ma forse chissà
lo scopriremo nel tempo andando proprio a monitorare l'evoluzione del dialogo e dei rapporti tra il
nostro paese e l'Egitto. Resta, infine, un'ultima incognita. Se di accordo politico si è trattato,
se questo accordo politico c'è stato, a chi va a scritto il merito? Se di merito vogliamo parlare,
dipende chiaramente da qual è stata la contropartita. In molti, perfino, a sinistra vedi Carlo
Calenda sono concordi nel dare a Giorgia quel che di Giorgia, cioè nell'ascrivere alla presidente
del Consiglio italiano il merito pieno di questo successo diplomatico. Altri invece dubitano che
il merito sia almeno esclusivamente di questo governo. Sul caso, Zaki infatti ha lavorato in
questi anni anche il presidente esecutivo Draghi e non è quindi da escludere che Meloni
abbia semplicemente portato a termine una strategia vincente avviata da altri. Resta però
un fatto. Da quando è al governo, Giorgia Meloni ha molto intensificato i rapporti fra il nostro
paese e l'Egitto. Solo nel 2023, come riassume oggi il post, ci sono state ben quattro visiti
ufficiali di ministri italiani in Egitto ed è sempre stata Giorgia Meloni, la prima leader
italiana a incontrare ufficialmente al Sisi nel paese africano dai tempi del rapimento di Giulio
Reggiani. Per non parlare poi dell'incontro ha avuto tra i due e terminato con una stretta di mano
e una fotografia che furono molto criticati proprio perché in quel modo Meloni tornava
a legittimare il dittatore egiziano. Insomma, se di sgelo fra i due paesi c'è stato un
sgelo tale da consentire lo sblocco del caso Patrick Zaki, è indubbio che Giorgia Meloni abbia
avuto su questo un ruolo determinante. Per il resto l'unica certezza di cui disponiamo è che Patrick
Zaki è finalmente libero e almeno oggi è questo tutto ciò che conta. Continuiamo con le buone
notizie ogni tanto ci vuole perché, stando a quanto riferisci il Corriere.it, sarebbe finalmente
stato raggiunto un accordo sul problema dei posti letto negli studentati universitari che,
come sapete, dovrebbe sbloccare la terza rata del PNR. L'Italia, secondo la Commissione europea,
non era infatti riuscita a raggiungere questo obiettivo, c'è l'obiettivo di aggiungere 7.500
posti letto in studentato entro la fine del 2022 e questa era una condizione necessaria appunto per
lo sblocco della rata. Il governo si è sempre detto convinto di aver soddisfatto questa richiesta,
però secondo Bruxelles una parte dei posti letto che erano stati venduti dal nostro governo come
nuovi era invece preesistente e non avrebbe dovuto essere contata per il finanziamento.
Su questo scrive il Corriere le parti sono rimaste bloccate letteralmente per mesi. Ora
arriva un compromesso simile a quello raggiunto sugli asilinido dove la contestazione di Bruxelles
era stata simile, cioè che una parte dei fondi rischiava di andare a rinnovare posti nasilo già
esistenti. Il compromesso continuò a leggere dal Corriere quindi è il seguente. L'obiettivo
quantitativo di creare 7.500 posti in studentato entro alla fine del 2022 sparisce, al suo posto
ci sarà un obiettivo qualitativo relativo ad aver avviato tutte le procedure necessarie quindi
gare, autorizzazioni eccetera perché l'Italia crei un numero complessivo di 60.000 posti letto
universitari in più entro alla fine del 2026. Questo obiettivo qualitativo inoltre non sarà più
legato alle scadenze della terza rata quindi dicembre 2022 ma a quelle della quarta rata quindi
giugno 2023. Stando così le cose insomma l'Italia dovrebbe finalmente ricevere le due rate mancanti
che l'Europa aveva deciso da mesi di bloccare proprio per questi motivi. Parliamo di 19 miliardi
della terza rata e 16 miliardi della quarta, totale 35 miliardi. Quando arriveranno questi
soldi l'ipotesi è per il Corriere più probabile e che si cercherà di erogare al più presto la
terza rata e dentro l'anno anche la quarta. Un carabiniere e un consigliere comunale di
mazzara del vallo sono stati arrestati questa mattina con l'accusa di aver cercato di vendere
alla stampa quasi 800 file segreti relativi all'indagine sull'arresto del boss mafioso Matteo
Messina Denaro nell'inchiesta che ha portato ai due arresti e coinvolto anche l'agente Fabrizio
Corona indagato con l'accusa di ricettazione per aver fatto da intermediario fra i due tra
il consigliere carabiniere e il quotidiano online Mao che avrebbe dovuto pubblicare questi file
segreti ma andiamo con ordine per capire bene la vicenda. Secondo la ricostruzione del PM e
leggo dal fatto quotidiano il carabiniere si sarebbe introdotto illegalmente nel sistema
informativo dell'arma, ha estratto lì copia di 786 file riservati relativi alle indagini su
Matteo Messina Denaro e gli ha consegnati al consigliere comunale Randazzo. Quest'ultimo
ha poi contattato Corona al quale ha cercato di vendere i documenti top secret, poi su
indicazione dello stesso fotografo si è rivolto a Moreno Pisto che sarebbe il direttore del quotidiano
online Mao proponendo gli di acquistare il materiale. Tutto parte da alcune intercettazioni
disposte a carico di Fabrizio Corona dopo la cattura dell'ex latitante di Cosa Nostra infatti
il fotografo venne in possesso di una serie di audio di chat tra il boss e alcune pazienti
da lui conosciute in clinica durante la chemioterapia. La circostanza spinse gli inquirenti a mettere
sotto controllo il telefono di Corona e in una di queste conversazioni quella del 2 maggio il
fotografo fa proprio il riferimento a uno scoop pazzesco uno scoop di cui era in possesso un
consigliere comunale ovvero il Randazzo grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano
perquisito i covi del capomafia e che volevano vendere insomma il materiale. Il 25 maggio il
giornalista Pisto il consigliere comunale Randazzo e Fabrizio Corona si sono incontrati in quell'occasione
il giornalista di Mao con uno strateggema è riuscito in segreto a fare copia dei file allui
mostrati e offerti dal politico quindi dopo averli visionati e rendendosi conto della delicatezza
del materiale si è rivolto il direttore Pisto a un collega che gli ha consigliato di parlare con
la polizia. Pisto a quel punto è andato alla mobile di Palermo e ha raccontato tutta la vicenda.
Sulla base delle sue testimonianze gli investigatori hanno cominciato a indagare e hanno scoperto
attraverso indagini informatiche che i documenti copiati dal giornalista a insaputa del consigliere
erano stati proprio rubati e che l'autore del furto era il maresciallo Pirollo. Il tentativo
prosegue il fatto quotidiano di piazzare i file è stato così sventato e sono state chiarite a quel
punto le parole di Corona intercettate a maggio. Ma questi file cosa contenevano? Secondo quanto
scrive il GIP nella misura cautelare l'ex re dei paparazzi voleva in sostanza alimentare teorie
complottistiche sull'ex latitante Corona secondo gli inquirenti voleva insomma vendere falsi scoop
a siti di informazione in cambio di denaro e qual era questo falso scoop? Secondo quanto ricostruito
il carabiniere e il politico stavano cercando di imbastire un finto giallo con al centro il
presunto disegno degli investigatori di ritardare la perquisizione ufficiale dell'ultimo covo di
Matteo Messina Denaro e occultare così materiale scottante. E come volevano dimostrare questo
complotto c'è come volevano dimostrare che i carabinieri l'avevano fatta apposta a non perquisire
uno dei covi. Tra i file riservati sulla cattura del boss c'era anche un documento del rosso con
la programmazione degli obiettivi da perquisire dopo l'arresto del capo mafia. Nella versione del
file trafugata dal militare pare che per un errore di trasmissione non fosse indicato il covo di
Vicolo San Vito, quello di Campobello di Mazzara in cui il padrino ha trascorso l'ultimo periodo
di latitanza. Quindi insomma avevano ragione e vero che era stato escluso dagli obiettivi da
perquisire questo covo. In realtà scrive il fatto quotidiano sempre secondo quanto ricostruito al
covo di Vicolo San Vito che era stato fin dal principio inserito nell'elenco stilato da Ross.
Gli investigatori arrivano già nel pomeriggio dopo aver rispezionato le altre proprietà e solo
entrando nell'abitazione con Buona Fede comprendono che quello potrebbe essere stato l'ultimo
covo di Matteo Messina De Naro, intuizione che il geometra poi confermerà. E con questo anche
per oggi noi ci fermiamo qui, io vi ringrazio per l'ascolto, vi saluto e vi do appuntamento a
domani sempre alle 17 con Daily Five. Daily Five è un podcast prodotto da CNC Media,
ascoltalo da lunedì al venerdì alle 17, direzione creativa e post produzione like a be creative company.
Machine-generated transcript that may contain inaccuracies.
Patrick Zaki torna libero per grazia concessa dal dittatore egiziano.
Cosa c’è dietro la liberazione del giovane ricercatore? Cosa ha offerto il governo Meloni?
Dal Senato il definitivo stop alla carne coltivata in Italia.
File segreti dell’Arma sull’arresto di Matteo Messina Denaro rubati e consegnati a Fabrizio Corona per fabbricare un finto scoop.
Arrestati un carabiniere e un consigliere comunale. Indagato l’ex re dei paparazzi.
Per scriverci: dailyfive@cncmedia.it
Seguici su Instagram:
@emiliomola1
@cnc_media
Daily Five, ogni giorno dal lunedì al venerdì alle17:00 con Emilio Mola.
Una produzione CNC Media
Direzione creativa e post produzione Likeabee Creative Company
Musica Giovanni Ursoleo