ONE MORE TIME di Luca Casadei: Paolo Crepet, la sua storia in 5 minuti

www.repubblica.it www.repubblica.it 10/17/23 - Episode Page - 6m - PDF Transcript

Maske non è un proletario, è uno che fa miliardi, li fa bene a modo suo, però è che fa Babbo Natale, quando dice che compra Twitter perché fa bene l'umanità, è un simpatico, però no, non è esattamente così.

Così, è quello che lui vuole, è questo, è che tutti stiano su 280 carattere di quanto sono oggi Twitter, la democrazia è una cosa molto complicata,

su cui bisogna ragionare, il futuro è complessissimo da qualsiasi punto di vista.

Con chi si confideva di più tra suo padre e sua madre quando era piccola, adolescente o quando c'era un dei problemi che era la spalla, semmai ce ne fosse stata una?

Non nel senso classico del termine, mio padre no, il padre era, me lo sono goduto anche così, nei suoi ritorni alla sera, dall'ospedale, le chiacchere, era molto ironico, perché mio nonno a sua volta, mio nonno era sarcastico che era diverso,

mio padre era ironico, mia madre era una donna, si vedeva che era cresciuta non lontano della Romagna, nel senso che era una che ti tirava fuori problemi, per cui con lei certo ho parlato,

però non c'era la moda di, per questo poi nella mia vita professionale è sempre detestato i genitori amici, perché penso che non ce ne siano gli amici con cui giochi a pallone,

però vede, la mia famiglia ha stata una sorta di luogo dell'understatement, cioè nel senso che tutti facevano qualcosa, ma nessuno lo diceva.

Per esempio io ho scoperto di mio nonno quello paterno che aveva lavorato con Modigliani, credo 15 anni fa, lo scoperto io attraverso delle mie ricerche vicino a Firenze, dove c'era un signore che aveva collezionato le cose di mio nonno e mi consegno a queste lettere che Modigliani aveva scritto a dei suoi amici a Livolo.

Cosa significa avere un mentore?

Ma un appuntamento.

Ok, costante.

Un appuntamento che tu cerchi, perché non devi cercare, non viene da te.

Ma come si fa a farsi che questa persona ti dia la disponibilità, vuol dire che deve essere anche lui attratto da lei?

Ma certo, no, no, ma io ho sempre stato un po' snob e ho sempre avuto anche un pessimo carattere e in questo io lui ci assomigliava molto, perché Basaglia è una persona non facile, ricordo di litigate, furibondi per i suoi amici che andavano avanti fino alle due, alle tre di notte.

Non le hanno detto che Franco Basaglia era morto, lei dove era in quel momento?

Ero, sapevo che stava male, avevo anche visto che era tornato a casa sua, che l'avevano riportato a casa.

L'ultima volta che l'avevo visto, diciamo così, conciò parlato, è stato il 2 agosto del 1980, ma il 2 agosto del 1980 io ero a Bologna e scoppio alla stazione.

Io devo prendere quel treno, no, quindi è stato un giorno intenso.

Pessa, vedere tutta la gente squartata, non è proprio quello che ti aspetti la mattina quando ti svegli, no?

Già sapevo che non sarebbe stata una giornata facile, e io ho preso la prima opulma, successa le 10-25, come qualcuno si ricorderà,

e andai a Venezia con il primo opulma, perché non c'erano più treni, che mi portò a Ferrara, pomeriggio, tardi,

poi arrivai a Venezia, quei due o tre giorni rimasi lì, e poi lui morì, mi pare il 30 di agosto.

A me piacciono i ragazzi, le ragazze, quando evocano qualche cosa di pazzesco.

Invece non sta avvenendo come io vorrei, come io mi aspetterei, e non credo che sia il discorso di un futuro tua genario,

non mi arrendo a questo, non credo che sia un discorso da vecchi, è da vecchi stare sul divano, a guardarsi in Netflix, e da molto anziani.

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Nell’episodio di oggi ripercorriamo in 5 minuti i momenti salienti dell’intervista con Paolo Crepet.

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