Fare un fuoco: Ninna nanna, o la prima di tutte le storie
Lucy - Sulla cultura 3/31/23 - Episode Page - 16m - PDF Transcript
Alcuni di voi lo sapranno già e altri, invece, che magari si sono messi alla scolto oggi
per la prima volta, benvenuti, ancora no.
In questo podcast ogni settimana raccontiamo come le storie hanno il potere di farci stringere
legami, emozionarci e anche farci evolvere.
Eppure non abbiamo ancora parlato delle primissime storie che ascoltiamo, che abbiamo ascoltato
tutti.
Prima di imparare a leggere infatti, prima di essere in grado di camminare, ancor prima
di riuscire a definire le cose e quindi anche chi siamo, la nostra attenzione è stata catturata
da una particolare forma di racconto, la nina nanna.
Le nine nanne sono presenti in tutte le culture e in tutte le culture hanno dei tratti comuni,
poi ognuna la rielabora a modo suo.
Le nine nanne raccontano l'ambiente storico e sociale in cui sono nate e soprattutto ci
insegnano ad affrontare le paure che la notte porta con sé.
Ci parlano del nostro passato, ci conducono in mondi che sono distanti dal nostro ma solo
in apparenza.
Le nine nanne aiutano i bambini a relazionarsi con chi le racconta, vi solito si tratta delle
mamme ma non solo, sono un dialogo in forma di melodia.
Oggi faremo un viaggio nel tempo e lontano in altri luoghi, altraverso le nine nanne,
ne ascolteremo anche un po' e se doveste addormentarvi non ci offenderemo, anzi.
Io sono Nicola la gioia e questo è fare un fuoco, il podcast di Lucy che racconta come
le storie continuano ad accendere la nostra immaginazione.
Le nine nanne esistono dalla notte dei tempi e con la notte hanno un legame particolare
o meglio appartengono alla notte.
Siamo nel IV secolo a.C., Teocritò, uno dei più importanti poeti dell'età elenistica
apre il suo idiglio XXIV con Alcmena che culla i suoi due gemelli, Heracle, destinato
a grandi imprese, e Ificle, li fa dondolare su uno scudo e mentre i piccoli dondolano
intona una nena che fa così.
Dormite figli miei un sonno dolce e che abbia un risveglio.
Ecco, in questa nina nanna troviamo un elemento di dualità già molto significativo.
Da una parte c'è l'Augurio della madre di un sonno dolce e lieve, però c'è anche
un richiamo esplicito al risveglio.
Più che un richiamo, un desiderio o una profezia che si spera destinata ad avverarsi,
perché il sonno è fratello della morte, si assomigliano anche se uno è benefico e l'altra
invece è terribile, meglio non rischiare che l'una in un momento di distrazione prende
il posto dell'altro, comprendiamo dunque molto bene i sentimenti di Alcmena.
E poi c'è una poesia molto bella di Giovanni Raboni che invitiamo per un attimo qui con
noi di Almenti in torno al fuoco, una poesia che rischiara la notte in cui ci stiamo addentrando,
ascoltate a questa poesia il ritmo di una nina nanna e fa così.
Svegliami ti prego, succede ancora di implorare in un sogno a questa tenere età, aiutami
fa che non sia vera lo scena materia del buio, sfiora allora davvero una mano in mio corpo
assiderato e di colpo so daverti chiamata e che non saprò più niente.
Ecco qui c'è una persona espaventata nel sogno implora, cerca una mano, un contatto
tangibile col mondo dei vivi che è destinata come tutti quanti noi prima o poi ad abbandonare.
Ora parlare di morte è una puntata dedicata alle mine nanne può sembrare un tantino
tetro ma non possiamo ignorare la dimensione notturna di questa forma di racconto.
La notte, la notte lo scenario delle nine nanne ed è nella notte non a caso che i nemici escono
allo scoperto e i mostri prendono forma.
Nelle tenebre le ombre si muovono minacciose e gli spiriti dei morti che non sono sempre
ben intenzionati possono venire a trovarci.
Affinché il bambino si placi e si concede al sonno lo si espaventa a volte facendo
leva su angosci architipiche come quella dell'uomo nero a cui le nostre nonne minacciavano
di offrirci se non facevamo i bravi.
Se non è l'uomo nero è il lupo, nelle società contadine il lupo è il predatore per eccellenza,
approfittando del buio, uccide il bestiame che è in difeso proprio come i bambini.
Nina nanna Nina O, questo bimbo a chiodò, lo darò al lupo nero che lo culla un anno
intero oppure nelle varianti lo darò all'uomo nero che lo tiene un anno intero.
Ecco anche voi come me avete ascoltato con tutte le varianti del caso probabilmente questa
Nina nanna da bambini, eppure quanti di noi hanno davvero visto un lupo o peggio ancora
sono stati davvero minacciati da un lupo in carne ossa, nella lista dei pericoli di
cui la nostra società è piena e il lupo sicuramente non figura al primo posto o fra i primi posti,
anzi forse c'è proprio il contrario, forse sono le mamme lupo, ce n'intendo le vere
lupe che unulano negne ai loro cuccioli per ammonirli sul pericolo che noi gli esseri
umani rappresentiamo. Tutte le società si costruiscono comunque paure nemici che sono
storicamente determinati, nelle società contadine e il lupo per alcune donne, l'uomo nero in
spagna dove mondo cristiano e musulmano si sono incontrati e scontrati a terrorizzare
i bambini, ancora di più le madri era la mora.
Dormi, angelo mio, prima che giunga la mora, che va di casa in casa alla ricerca dei bimbi
che piangono. Dormi, angelo mio, se vuoi dormire, che tutti gli angeli del cielo ti
vengano a vedere. Ecco, i pericoli che la vita per così dire custodisce
isce il rompono nella dimensione del bambino, come a dire presto ti toccherà a farci conti,
ebbene che tu li sappia riconoscere. Abbiamo parlato della notte e dei pericoli che porta
con sé. Ora però intravediamo la luce del sole, e giorno e la vita scorre, anche stavolta
e è arrivato il risveglio. Ernesto de Martino, uno dei più grandi antropologi intellettuali, non soltanto italiani del 900, ha studiato e raccolto le ninne nanne in giro per il mondo. Senza di lui questa puntata, non esisterebbe o sarebbe molto diversa. Nel suo ciclo di trasmissioni per la RAI, panorami etnologici e folkloristici, andato in onda su Radio 3 negli anni 50, ce ne sono di ninne nanne di interessantissime.
Sono un documento di poesia popolare che racconta un ambiente storico e sociale in un certo costume, come dice de Martino, e anche una certa idea di mondo. Grazie al suo lavoro possiamo ascoltare questa ninne nanna. Siamo negli Stati Uniti, quindi andiamo lontano, nel West, terra di mandriani, spazi sterminati e intense fatiche.
Basta, piccoli miei, non vagate più. Sono così stanco del vostro vagare. Qui vi è erba abbastanza per tutti voi. Più piano, miei piccoli, più piano. Giù a terra, miei piccoli, giù a terra. E quando serete a terra, potete anche stendervi, poiché vi è tanto spazio.
Fermatevi, miei piccoli, sono così stanco. Se non vi fermate, mi brucerà la stanchezza. Giù a terra, miei piccoli, giù a terra.
Ecco la condizione del mandriano, è quella della madre e della moglie, si rispecchiano l'una nell'altra. Alla fine di una lunga giornata di lavoro c'è una richiesta, accorata, quasi rassegnata, quasi disperata, che unisce
che unisce
la madre e della moglie, si rispecchiano l'una nell'altra. Alla fine di una lunga giornata di lavoro c'è una richiesta, accorata, quasi rassegnata, quasi disperata, che unisce
che si rispecce, madre e padre, rivolta a bestie e bambini. State buoni, sdraiatemi, dormite, abbiate pietà. La madre e il padre sono esausti, ed è nella nanna-nanna che
dorme, anche loro, potranno dimenticare per qualche ora la durezza della vita quotidiana.
Le nine nanne evocano pericoli e affrontano il tema della morte e non possono prescindere dalle condizioni di vita e dalla cultura in cui si sviluppano, ma c'è di più.
Ma anche certe volte il futuro. Ecco, sentite questa, siamo in Romania lungo le coste del mar nero, qui si vive di pesca e da generazioni le mamme cantano questa melodia per far addormentare i
un pericoli, un giorno qualsi eranno uomini e come i loro padre forse andranno per mare. Con le rete da pescatori e i loro figli come loro ascolteranno questa canzone e via dicendo generazione dopo generazione.
passato e futuro, ma torniamo al presente del bambino e ancora piccolo e la mamma lo
tiene in braccio. Se la funzione primaria delle nine nanne è quella di indurre al
sonno il bambino grazie alla ripetizione di ritmo e melodia come nell'antico
rito dell'incantamentum, quindi un incantesimo, una magia, c'è un altro ruolo
che assolvono quello di favorire la socializzazione e la socializzazione può
prescindere dalle parole, non contano soltanto le parole, conta la capacità di
trasferire emozioni attraverso la musicalità, l'atmosfera e i gesti. A questo
proposito c'è una ricerca che può tornarci utile. I ricercatori dell'Arvad Music
Lab hanno dimostrato che i neonati riescono a rilassarsi persino ascoltando
nine nanne in una lingua che non è quella dei loro genitori. Nel
esperimento è stato mostrato ai bambini un video animato, nel video ci sono due
personaggi che cantano due canzoni, una è una nina nanna, l'altra è una melodia
ma non è una nina nanna. Concentrandosi sulla dirattazione della pupilla sui
battici del cuore e su altri parametri, i ricercatori hanno scoperto che i neonati
in genere manifestano una maggiore inclinazione alla rilassatezza al cospetto
di una nina nanna, anche se non la conoscono, anche se è recitata in lingue
che non hanno mai sentito parlare prima. Ma c'è di più. I ricercatori hanno
sottoposto anche i genitori, allo stesso esperimento e anche loro si sono dimostrati
più sensibili e più ben disposti verso le nine nanne, perché la musicalità,
il ritmo, la catenza delle nine nanne fanno entrare in un'altra dimensione. Le
nine nanne hanno insomma un potere trasformativo, il trasformativo non
soltanto perché consentono di costruire legami e rinsaldarli, ma anche perché
induccano in chi ascolta il raggiungimento di un altro stato di
coscienza, o almeno ci si avvicinano. È una magia, una magia possibile grazie a
una particolare alternanza, una saggia, alternanza di suono, canto e gesto. La
nina nanna insomma è una sorta, dicevamo di incantesimo, senza tempo è destinato
a rinnovarsi. Gli adulti si rivolgono ai bambini e i bambini sentono che in quel
canto c'è qualcosa che riguarda loro, la loro crescita, il loro futuro
attreversamento della linea d'ombra, una canzone beneaurante che li nutre
non segnando loro un messaggio che non sanno leggere, ma di cui sentono la
portata. I bambini vengono presi per mano e accompagnati nelle terre, nei
territori del sonno, ma di quel sonno e di quei sogni partecipa anche il mondo
adulto che dei bambini si prende cura. Abbiamo cominciato con De Martino e
concludiamo con Danilo Dolci. Ciascuno cresce solo se è sogniato.
Fare un fuoco e un podcast settimanale di Lucy, condotto da me, mi cora la gioia.
Le musiche originale, il montaggio e il sound design sono di Shari Del Orian, la
cura editoriale ed già da rena e Lorenzo Grammatica che ha anche scritto
questa puntata. A venerdì prossimo!
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Prima di imparare a leggere, la nostra attenzione è stata catturata da una particolare forma di racconto, che ha a che fare con la notte e le nostre paure. Nella nona puntata parliamo di ninne nanne, dialoghi sotto forma di melodia.
Fare un fuoco è il podcast di Lucy che racconta come le storie continuano ad accendere la nostra immaginazione. Ogni venerdì una nuova puntata, condotta da Nicola Lagioia.
Le musiche originali, il montaggio e il sound design sono di Shari DeLorian, la cura editoriale è di Giada Arena e Lorenzo Gramatica, che ha scritto questa puntata. Si ringrazia Spreaker per il supporto tecnico.
Gli inserti audio sono tratti da “Panorami etnologici e folcloristici” (RAI, 1954).
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