ONE MORE TIME di Luca Casadei: Nayt, la penna che tocca l’anima
www.repubblica.it 10/12/23 - Episode Page - 1h 26m - PDF Transcript
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1. Podcast
noi siamo in una società dove il profitto vince sulla cultura sempre.
Ma non è questo inizio di cultura intesa come la storia.
la cultura in generale parlo proprio di sensibilità.
Che cosa diamo alle persone se non sviluppiamo la loro empatia?
gli diamo solitudine e chiusura, è individualismo questo, non c'è capacità di vedere l'altro,
non c'è capacità di vedersi, di riconoscerci, a vicende e anche allo specchio, è questo
il problema per me.
Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con William
Mazzanotte in Arte Night, un ragazzo che ha scoperto la creatività attraverso l'arte,
fino a diventare una delle migliori penne della scena urba.
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Io sono Luca e questo è One More Time.
Eccoci qua, piacere di averti qua.
Innanzitutto dimmi come vuoi che ti chiami, Senite o William?
William William.
Bella li.
Allora, parto dalla fine.
Hai già visto One More Time?
Ho visto qualcosa, sì.
Hai visto qualcosa.
E partiamo sempre dall'inizio e lo faremo anche noi, ma ho una domanda che dovrebbe
essere quella finale, perché ovviamente per studiare, non mi sono ascoltato solo i tuoi
pezzi, mi sono guardato le interviste, più o meno, c'è la trilogia della vita su S-Megasin
ogni anno, più o meno, ha scandito il tuo processo di maturazione, hai chiuso l'intervista
ultima, con il Buon Dichéle, dove gli hai fatto una domanda e gli hai chiesto se lui
era rabbiato, perché l'hai sempre percepito, forse è più ombroso, non lo so, gli hai
fatto questa domanda e poi gli hai fatto una seconda di approfondimento chiedendogli da
quanto fosse più in delle vibes, più positive.
Quindi io ti faccio come prima domanda, voglio sapere come stai, perché ti vedo poco sorridere
quando fai l'interviste e quindi mi piace il fatto, soprattutto in questo ultimo, ti
prendi i tuoi tempi, i rifletti, sei centrato, sei lucido, non sei impulsivo, questo è molto
maturo come atteggiamento, però voglio sapere realmente come tu stai in questo momento.
Sono in un momento, mi sento molto curioso, in tanti sensi positivi, sono curioso di vedere
cosa scoprirò ancora e se ci sarà un'altra crisi o se probabilmente, perché la vita è così,
però devo dire, mi sento di dirti che sto bene in questo momento, sono central, ho subito
ripreso a scrivere, ho una direzione molto chiara di dove voglio andare, a chi voglio parlare e poi
sono, io non sono uno che si prepara troppo, mi preparo emotivamente forse, però penso che la tua
crescita sia dovuta al fatto che tu sia sempre più vero, hai cominciato a saperti a ascoltare,
essere consapevole, questo è tuo punto di forza vero? Sì, penso di sì, io ho sempre visto che
allora questo l'ho notato dai primi anni che facevo musica, che non sentivo di mettere in scena
un personaggio, questo ha dei pro e dei contro, però quando lavori tanto su te stesso, essere te
stesso forse è una delle cose più potenti, una delle risorse più potenti che puoi avere al tuo fianco.
Mi hai detto che sei curioso dell'esplorazione della vita, di vedere che cosa ti riserverà il futuro,
però mi hai detto in un modo molto bello, vuol dire accogliente, non sei più giudicante,
ma sei aperto, questo ti fa vedere la vita colori. Sì, sì è vero, sono anche molto più ben disposto
verso un'eventuale sofferenza, vedi eventuali sofferenze, perché so che fanno parte del percorso,
e mi ricordo adesso che ho un minimo di esperienza, sono ancora molto giovane,
ma qualcosa l'ho vissuto sulla mia pelle, quindi so quanto sono importanti queste esperienze
per me, per vivere, per sentirmi vivo anche. Molti ti definivano, il sinonimo era rabbia,
e a volte la rabbia non ha l'ucidità, quindi subisci e reagisci. Secondo me oggi le sofferenze
non le subiresti più, le analizzeresti, e questo è veramente il punto di forza di ogni
essere umano. Tutti i giorni non mi concentro nei punti in cui io sono bravo, ma nei punti
in cui devo migliorare senza attribuirmi un fallimento per non essere stato in grado di,
ma in un'area di miglioramento perché ho l'informazione, non la subisco, non la vivo male,
ma mi dallo sprono per cercare di fare meglio. Esattamente.
Partiamo dall'inizio adesso, quindi in che contesto familiare nasci e cresci?
Sì, io nasco nel 94, nove novembre del 94. Diciamo, sì, fin da subito cresco da solo con
mia madre praticamente, perché io ho tre fratelli, tre fratellastri da parte di mio padre.
Di una relazione precedente? Due di una relazione precedente, uno di una successiva
a quella con mia madre. Non li conosci? Non li conosco. E tuo papà?
Mio padre diciamo nemmeno nel senso che per vari motivi le cose, la relazione con mio padre
non poteva continuare tra mia madre e mio padre e io non sono mai stato riconosciuto da mio padre
rispetto agli altri figli invece, a differenso loro. Finché poi sono arrivato a circa 11-12 anni
dove mi sono molto imposto con mia madre, perché volevo assolutamente riconoscimento
per una mera questione economica, cioè nel senso che... Più nei suoi confronti di lei.
Sì, no. Perché vedevi sacrifici che faceva? Esatto. Allora,
mia madre è stata incredibilmente matura. Mia madre mi ha avuto a 19 anni, quindi molto giovane.
Mi ha sempre parlato con onestafin da quando ero piccolo, mi ha sempre detto tutto quanto,
ma non mi ha mai messo contro mio padre. Mi ha sempre detto io non provo nulla di negativo
nei suoi confronti, perché mi ha dato te. E io da piccolo non la capivo questa cosa ovviamente.
Padre ti ha raccontato di aver avuto? Un compagno violento, geloso.
No. Sai, adesso che non provo più rabbia nei suoi confronti, anzi in realtà tutt'altro,
devo mettere che non mi piace neanche dirlo, cioè non lo dico per...
Perché è paura di condannarlo e oggi invece avete un rapporto completamente diverso.
Allora, avete un rapporto? Non è che abbiamo proprio un rapporto.
Però vi siete conosciuti, vi siete parlati in tua età adulta, intendo?
Ci siamo parlati un anno fa circa, dal telefono, perché io l'ho fatto ricontattare tramite avvocati,
gli ho fatto sapere che ero interessato a... Un confronto, cioè almeno un incontro?
Sì. Eri in ansia quel giorno?
Ah, in realtà... Ti devo dire di no.
Ok. Sì, perché...
Sì, vorrò apre un po' larga scusami, ma è la cosa di cui soffro di più,
forse, ricordo questo argomento ancora oggi, e questo anche verso i miei fratelli,
è che non ne soffro, cioè che non riesco a sentirlo questo legame.
Ok.
Cioè verso di lui c'è qualcosa che sento.
Anche prima di parlarci, quando l'Arabia lo supera, quando la ferita si è richiusa,
ci ho lavorato ovviamente, però quando si è richiusa ho cominciato a...
Non so, anche quando ritrovo delle vecchie foto a sentirmi quasi fiero di...
Di essere suo figlio.
Sì, di... è una sensazione strana, però mi sento di appartenere a qualcosa,
vedete? Ok, non siamo appartenuti a niente nessuno, perché appunto ho avuto mio madre.
Però una figura maschile mi è fortemente mancata, io sono dovuto diventare un po' padre di
me stesso a un certo punto, sono io che ho dovuto, anche in età adulta devo dire,
mi sono dovuto mostrare le risorse che avevo per andare fuori a vedere il mondo,
perché sai, mia madre è stata una casa ed è ancora una casa perfetta.
È casa via, no? Però da solo ho dovuto imparare a andare fuori.
Questa figura maschile che ti è mancata, lei trovate in qualcun'altro,
lei è cercata nella vita in qualcun'altro?
Certo, ovviamente, sono stato pieno di figure paterne, che ovviamente non erano la stessa cosa,
però ho preso tanti riferimenti in giro, uno è il compagno di mia nonna,
che mio nonno è purtroppo morto di tumore prima che io nascessi.
Ok, palle di nonni materni?
Sì, sì, sì, tutta la famiglia è parte di mia madre,
e quando io sono nato, mia nonna stava già con questo altro uomo che è un uomo incredibile,
per il quale provo un affetto incondizionato,
e, ecco, lui è stata una delle prime figure che mi ha insegnato,
o comunque mi ha mostrato che cosa da significa essere un uomo con i pregidi fettia,
cioè assolutamente, oppure l'ho visto nei nazi, nei fratelli di mia madre,
oppure l'ho visto in dei compagni che mia madre ha avuto mentre io crescevo,
e le storie importanti che magari ha vissuto,
oppure l'ho trovato in Goku di Dragon Ball,
nei cartoni, nelle serie, nei programmi.
Sempre ha tratto la figure forti?
Da figure coraggiosi.
Che potevano proteggerti in un certo qual modo?
Mi sentivo che volevo essere così,
perché da piccolo ho sempre visto, forse anche inconsciamente,
ho sempre riconosciuto il mio padre,
non la cattiveria, ma l'ho sempre visto un po' spaventato,
incapace di solo che finché la cosa mi colpiva non ero disposto ad accettarlo.
Invece, con il tempo, l'ho visto molto più chiaramente,
ho visto che dietro il mio padre c'erà con un uomo e un bambino
che è cresciuto probabilmente in una certa situazione.
Quindi hai riconosciuto le sue fragilità?
Beh, certo.
E questo ti ha fatto empatizzare e ti ha portato anche nel processo del perdono, forse?
Sì, assolutamente, e a un certo punto quello che mi ha spinto a contattarlo
è stato il fatto che il mio padre comunque è parecchio più grande di mia madre,
adesso si avvicinerà verso i 70, credo, non lo so con precisione,
e ho pensato che sinceramente se dovesse succedergli qualcosa a lui o a me,
non avrei mai fatto un passo, perché sei per tanto tempo detto,
se non lo fa lui perché dovrei farlo io.
A un certo punto ho detto, ma questa è una cosa che io faccio per me,
non è questione di percorlio o di chi chi chiama prima o di...
per i guarde entrambi, ma personalmente...
Se in quel percorso lo stai facendo o è in previsione di farlo in futuro?
No, ecco, ci siamo sentiti,
siccome non siamo nella stessa città.
Per vederci è un po' più difficile, semplicemente va organizzata.
È la logistica, ok.
Ti devo dire anche che io faccio fatica a prendere questa iniziativa.
Ok, ti metto un po' in imbarazzo?
No, anche mi...
Hai paura di un rifiuto?
No, neanche, mi impegna.
Ti devo entrare in una stanza a fare questa cosa qui,
un po' disaggiante lo è, capito?
Pensare di dove mi macribbe cara a metà strada,
quindi comunque prendere, viaggiare, andare, vederci, parlare di che cosa, con chi, no?
Però non ti nego che...
Sianto che ci voglio pensare, comunque.
E quindi cercherò di ritagliare lo spazio e il tempo per affrontare questa cosa.
Ti hai mai detto di essere orgoglioso di te?
La prima volta che ci siamo sentiti al telefono, non fa,
mi ha detto qualcosa di simile, nel senso che mi ha detto,
sono molto contento di vedere dove sei, cosa sei riuscito a fare.
Ti sei emozionato o non ti ha fatto ne caldo, ne freddo?
Emozionato è un parolone.
Ok.
Perché, come ti ho detto, è stato comunque un'emozione sentire la tua voce,
che nonostante io non sentissi da quando ero veramente piccolo,
in due occasioni mi ha riconosciuto subito,
mi è arrivata una chiamata, non sapevo il giorno in cui mi sarebbe arrivata quella chiamata,
era in quei giorni, a un certo punto mi arriva, era in studio, tra l'altro.
Esco un attimo, vedo questo numero sconosciuto,
potevo immaginarlo, infatti sento la voce e l'ho riconosciuto.
Quella è stata un'emozione di quello che poi è la vita,
delle game che è incredibile come sia, indissolubile, qualsiasi cosa accada.
Ed è bello poterlo affrontare con questa serenità senza conflitto.
Entriamo su tua madre, la prima domanda che faccio è come è rimesso a coccole,
perché questo impatta molto nella vita adulta, nelle sicurezze che tu hai, no?
Cioè che è un affetto dimostrato fisicamente a un grande valore.
Come è rimesso a coccole con tua madre?
E' realtà benissimo da quel punto di vista, anzi, mia madre è...
Quando parli di tua mamma, c'è da una parte una gratitudine, un rispetto legone tuoi occhio,
e quindi forse leggo male, enorme, dall'altra parte un conflitto.
Guarda, in realtà io ritengo che mia madre sia quella che forse mi ha avvicinato di più.
Ma poi non lo so, all'arte.
Mi madre è una donna molto semplice, dall'intelligenza emotiva incredibile, incredibile.
Io tante volte ho pensato che mia madre fosse nata per prendersi cura degli altri.
È proprio la cosa che le riesce meglio.
Cioè se ha a cuudire il prossimo?
Sì, lo so fare, perché ti dico che è molto intelligente emotivamente, perché ha una sensibilità spiccata,
è proprio attente, i dettagli riconosce, mi stupisce serait semplice allo stesso tempo così profonda.
Non a caso ha avuto una grande forza nel crescermi, nella fronte.
Non è rimasta incinta per caldo.
Lei mi ha desiderato, era innamorata di mio padre.
La vera storia d'amore.
Sì, devo dire di si, una storia complicata.
Però non c'è conflitto, è che sicuramente io mi sono fatto carico di tante cose crescendo,
cose di cui avrei anche potuto evitare di farmi carico.
Non era mio compito da figlio, non era mio compito.
È anche cercato di farmelo capire più volte, ma io non sentivo ragioni.
Perché volevi essere un po' l'uomo di casa?
Volevo toglierci perché la rabbia è stata così predominante,
ma comunque è una caratteristica che ancora mi accompagna, anche in questa mia calma dentro ce l'ho.
Lo sento, però la sei gestire molto bene.
Sto imparando, però perché sono sempre stata così arrabbiato?
Il mio padre non mi ha mai fatto mancare nulla, è riuscita sempre a farmi vivere una vita incredibilmente dignitosa.
Io ovviamente intuivo l'instabilità che c'erano.
C'erano ovviamente di periodi più difficili, o delle cose un po' particolari.
Quando non devi rispondere al citofono perché potrebbe essere qualcuno che chiede soldi
o perché qualcuno che ci vuole cacciare di casa, situazioni del genere, i bambini vedono tutto, intuiscono tutto quanto.
Quindi comunque questa cosa la percepivo, la percepivo, la percepivo.
Questo mi ha innescato una grande ansia riguardo lo spendere i soldi.
Nel senso che, anche avendone poi avuti, hai saputo, come dire, amministrarli con parsimonia, mi vero?
Allora, ti racconto questa cosa qui, mia madre, ad un certo punto, durante la mia adolescenza, ad ogni compleanno raccimolava,
praticamente faceva un salvatanaio con tutte monete da due euro, in maniera che quando poi lo aprivo c'era una bella somma, non c'era le spicciolate.
Allora, ad ogni compleanno io aprivo il salvatanaio e contavo quello che usciva fuori.
Io, ancora oggi, ho quelle monete da due euro in dei sacchetti, non l'ho mai spese.
Non l'hai neanche mai cambiato con la carta?
Forse guarda uno di quei salvatanaieti vari che ci hanno avuto lo speso, forse una volta lo ha speso in un viaggio, i soldi di quel salvatanaio.
Ma la maggior parte ce li ho ancora chiusi in dei sacchetti e stanno lì.
Perché ragionavo sempre dicendo che a questi li metto da parte perché devo farci qualcosa di importante, ne devo generare altri.
E io dicevo dobbiamo uscire fuori da questa situazione.
Mi sentivo sempre di che ci fosse questa rincorsa e devi preoccuparti delle bollette e poi se c'è una multa odio come facciamo, qualsiasi cosa dovi pensare ai soldi.
E quindi questo in realtà, su certe cose mi ha traumatizzato, su altre mi ha dato la grande opportunità di rendermi conto.
Di dare valore.
Molto prima di me quei tani a quei tempi.
Mi sono riso conto molto presto di quanto i soldi in questa società purtroppo fossero importanti.
Per fare certe cose, non per chi i soldi in sé sono importanti, dipende poi quello che vuoi fare.
Ma anche banalmente per la sopravvivenza, che quindi è quel minimo indispensabile per vivere.
Esatto, esatto, esatto.
Cioè io ho fidato da subito che se non mi impegnavo avrei continuato a rincorrerli per tutto il resto della mia vita.
Quando tu cominciate a mettere da parte, o pensavi al futuro di mettere da parte sempre un tassellino in più, cosa sognavi di fare con quei soldi da grande?
In realtà io non lo sapevo.
Sapevi che andavano messi comunque da parte?
Io dicevo li tango per quando mi serviranno.
Perché sappiavo che a un certo punto avrei fatto qualcosa e mi sarebbero serviti per investirli.
Era questo quello che dicevo non esiste che non farò nulla, che non mi creerò una possibilità a un certo punto.
Io mi creerò una possibilità e quando mi serviranno li userò.
Poi la possibilità me la sono creata e non mi sono serviti.
Ho sentito nella tua canzone che tu, che voi, tu, tua mamma, abitavate in un mondo locale insieme se non sbaglio a dei tuoi zi, degli estracomunitari.
Che situazione era? Come è vissuto quei momenti?
Io non vorrei fare una domanda retorica e banale, ma voglio entrare nello stato d'animo di quegli anni.
No, diciamo che in certi anni abbiamo condiviso la casa con due persone extra-comunitarie.
Per una serie di motivi ci siamo trovati in quella situazione.
E sto un po' strano perché io comunque, se non ero andavo alle elementari, i barra-medie, non era semplice, in quel caso non ero in un mondo locale.
Quando parlo del mondo locale era questa casetta dove praticamente c'era soltanto il bagno e poi una piccola soffitta che in Tirano non era abitabile, ma dove noi avevamo due retti.
Il letto di mia madre e il letto mio.
In quella situazione a un certo punto ci siamo ritrovati con i fratelli di mia madre, i nizi, che vivono anche da noi, anche lì per una serie di motivi.
Per me è stato non tinego stressante a livelli veramente alti. Non ce la facevo, non avevo i miei spazi.
C'erano tante dinamiche là dentro che non funzionavano.
E a un certo punto io sono cresciuto tanto da dire o torniamo ad essere io e te, a mia madre, oppure io me ne vado.
Ma a 12 anni, 13 anni?
No, questa cosa, perdona un minuto l'ho detto, questa cosa è successa dopo, avevo...
16 a 17?
Da i 16 a 18 era quello più o meno in periodo.
Quindi per quello ti dico a un certo punto sono cresciuto abbastanza da dire senti.
Se qui le cose non cambiano, quindi mi sono un po' imposto, c'è stato un conflitto anche con i nizi, che poi nel senso si è riappianato, sì.
Quando hai scoperto il tuo talento?
Per tutto il tuo talento e essere una grande penna, ancor prima di qualsiasi altra cosa e trasportando nella musica e saper portare in scrittura degli stati d'animo molto importanti.
C'è chi non scopre mai il suo talento, chi lo scopre a 40, 50?
Quando hai capito che avevi qualcosa di speciale?
Io mi sono sempre sentito particolare.
Cioè fin da quando ero piccolo avevo una sensibilità molto spiccata, ti ripeto, forse anche perché mia madre me la trasmessa molto in età precoce, parlandomi con un'està, trattandomi con un'està.
Mi trattava come magari un bambino, ma non come uno stupido.
Ok.
E' stata molto brava in questo secondo me.
E vivendo certe cose anche forti, fin dall'infanzia appunto si è sviluppata questa cosa qui.
Quindi ho sempre sentito di avere, prima di pensare alla musica, volevo fare l'architetto oppure mi sarebbe piaciuto addirittura entrare in Marina Militare.
Perché la Marina avevi visto un film, una serie, qual cosa ti aveva illuminato?
Forse volevo sentirmi un uomo forte.
Perché la Marina per te era addestramento, viaggiare in discidenza, disciplina, rigore. Ok, chiaro.
Però in realtà io sono proprio una persona creativa, molto più che una persona.
Prende di lì che volevo arrivare e parlato di arte prima, quindi questa cosa ce l'hai dentro di te, questo click da sempre.
Però prima di capirlo nella musica in cosa ti vedevi artista?
Avevo delle audio cassette che mia madre registrava dove recitavamo Shakespeare insieme.
Ok.
Magari romeo Giulietta.
Mi piaceva molto, oppure passavo intere giornate a registrare con il video registratore tutti i video musicali o il musica su MTV.
Vedevo queste cose, dicevo, questa roba incredibile.
Voglio entrare in questo mondo, ma non lavoriativamente, dicevo, voglio entrare in questo mondo fantastico di...
Questo è l'UNAPARK, questo mondo fatato, questo mondo appunto creativo.
Effetti speciali.
L'avresti voluto fare come regista?
Come creatore di quella cosa lì?
Volevo semplicemente realizzare quella cosa lì, che poi io fossi il protagonista e il regista, questo forse non lo so.
Però volete respirare quella cosa lì?
Sì.
E come ti muovi?
Mi ricordo che facevo...
Quando mi portavano al Paese da mia nonna, andavo con i ristoranti che avevano il karaoke e io cantavo parecche cose.
Era un po' famoso in questi ristoranti di Paese, perché era un bambino che cantava, si metteva proprio a fare quelle cose lì.
Però, ecco, era ancora molto presto.
Quali erano i cantanti che ti hanno influenzato quando eri il ragazzino?
Guarda.
È difficile di irtelo, mi ricordo, io ho degli sprazzi dei video dei REM,
tanto Eminem...
Però Eminem è arrivato dopo pure con Rep,
i Maroon 5,
tutta la roba che passava su MTV, quei tempi,
i The Servant,
i Green Day,
è tutto quell'epoca di...
molto attuale di quei tempi lì, di quando avevo 10 anni,
che era stato 2000 qua, 2000, i primi anni 2000 comunque.
Quella roba lì mi piaceva molto,
in più mia madre mi faceva sentire
di italiano Alex Baroni, che ha una voce bellissima,
incredibile.
Quindi, cultrice della musica tua mamma?
Sì, sì.
Come si chiama innanzitutto tua mamma?
Daniella.
Daniella, ok.
Mi ricordo una scena di quando stavo in macchina mentre c'era questa canzone
ma non mi ricordo mai come si chiama, che c'era che fa...
Ok, c'era perfettamente presente a me il titolo.
Non mi ricordo.
E mi ricordo che lei mi batteva le mani a tempo di musica,
mi diceva, vedi, senti il ritmo,
questa cosa mi la ricordo tantissimo.
Cioè, proprio come la prima volta che ho capito a il ritmo
e sentivo il battere delle mani oltre che solo la linea vocale.
Per quello vedi.
Cioè, mi ha trasmesso molto questa sensibilità verso anche la musica.
Ed eravamo nei karaoke dove andavi, ti divertivi, cantavi,
eri abbastanza noto perché eri un bambino che si la cantava bene.
Sì, da bambino, però da ragazzino.
Però, ecco, poi è passato tempo, punto c'è stata questa cosa del...
magari che mi sarebbe piaciuto fare l'architetto, studiare,
mia madre sarebbe piaciuto tanto, che io studiassi, che io fossi un buono.
Sei arrivata alla maturità o hai mollato prima?
Ci sono, l'ho mollato e poi ci sono arrivato dopo.
Ok, l'hai finita?
Cioè, l'hai finito il ciclo?
L'ho finita, ma sono passato per un sacco di indirizzi e istituti diversi.
Per una questione di disciplina?
Sì, perché ho scoperto il rap, poi a 14 anni.
Che ti ha fatto, come dire, fomentare una ribellione dentro di te?
No, il rap mi ha fatto proprio canalizzare l'attenzione solo sul rap.
Cosa vuol dire il rap per te?
Quando io ho scoperto il rap, ho cominciato a scrivere e a registrare...
Io subito ho iniziato a scrivere e a registrare e a fare tutto, non solo a scrivere.
Quando ho iniziato a scrivere, ho iniziato anche a registrare e quindi andare direttamente in studio e provare.
Perché avevi amici che avevano...
Esatto.
Pc c'è roba maturiale, easy, che potrei permettere.
Che sono le stesse persone con cui stai facendo musica adesso o no?
No.
C'è 3D, piuttosto che...
No, 3D è arrivato dopo.
Perché io ho iniziato a 14 anni, proprio al primo liceo.
Ma a metà tra il primo liceo, credo.
E dopo circa un anno, infatti, sono andato a registrare da 3D.
Ai tempi costava 20 euro, una registrazione.
Che per me era tanto.
Avete la SSA?
No, 3D è più grande di me.
Adesso a 40 anni.
Ok.
C'è stato anche un grande punto di forza, in realtà.
Avere un produttore così...
Con l'esperienza.
Con il gusto, un'esperienza, una visione.
E quindi vado a registrare da lui con un altro amico.
Pagliamo questi 20 euro.
E quando entro io a fare la seconda strofa del pezzo, quando esco, 3D subito mi dice,
ma da quanto hai che repito?
E io dico, da un anno nemmeno, più o meno, così.
Da qualche mese, quasi un anno.
E lui, diciamo, mi noto subito, no?
Ma io, già dai primi tempi, già dai primi mesi,
nell'ambiente dei rapper molto underground, così.
Io ero una spugna, sentivo quello, quello mi diceva,
vado a fare questa cosa, il giorno dopo la rifacevo, identica.
In più mi chiudevo, però io mi alzavo, mi mettevo le cuffiette,
quando uscivo con i miei amici, avevo sempre le cuffie addosso.
Anche se non c'era musica, mi dicevano cosa sto ascoltando, nulla.
Ma prima un momento di mettevo la musica.
Ho iniziato a pensare alla musica dal primo momento
che aprivo gli occhi della mattina fino all'ultimo pelli che dovevo andare a dormire.
Pensavo solo quello, scrivevo un sacco di strofe ogni giorno sempre
e comunque notavo quindi un miglioramento.
Dove li prendevi 20 euro per andare in studio, se eravate un po' in difficoltà?
Li raccimolavo, madre ogni tanto qualcosa mi dava.
In più, avevo ottenuto il riconoscimento di mio padre a un certo punto.
Quindi ti dava un po' una mano?
Mi.
Mi, il senso che era veramente nulla.
Però, il senso me la gesti.
Li investivi lì.
Non ti nego anche che poi ho scoperto il fumo, l'erba e per...
Cioè, intendi da rivenditore e da consumatore?
Intrambe, anche perché non volevo struttamente chiedere i soldi a mia madre per pagarmi quei vizzi lì.
Quindi ho cominciato a cercare di essere un po' più autonomo su quelle cose lì, con i mezzi.
Lei non lo sapeva che vendevi?
No, no, no, no.
Non ho mai saputo questa cosa qua.
Poi, sei...
Con il tempo io li ho sempre detto tutto.
Certo.
Non è mai stata condiscendente, eh?
Una cosa non...
Comunque se quella cosa non...
Ti veniva contro, però sapevi che ti supportava.
Sì, sapevo che...
La cosa bella è che comunque lei mi ha sempre fatto capire che potevamo parlare di tutto.
Quindi anche se qualcosa non la condivideva, comunque io sapevo di in un certo modo...
È ovvio che un po' di paura ce l'hai quando sei ragazzino, però sapevo che potevo sempre parlare con lei di tutto quanto.
E' ancora oggi così?
Sì, sì assolutamente.
Siamo proprio amici oltre che genitore figlio, ecco.
Come si evolve la situazione nel senso che tu vai da 3D, fai delle sessioni,
se è una spugna, ti insegnano tecnicamente delle cose, tu il giorno dopo le replichi,
quindi a un certo punto ti senti sempre più armato, nel senso pronto e...
Sì, a un certo punto io e 3D facciamo un pezzo insieme, quindi prodotto da lui...
Quanti anni hai?
Tra 15 e 16, poi esce quando ce ne ho 16.
Ti ricordo il nome del pezzo?
Sì, si chiamavano Stori.
E ci faccio il mio primo video ufficiale, a quei tempi i video erano ancora un po' rari.
Si iniziava a fare da poco, era morto da poco MySpace ed era arrivato a YouTube,
i pezzi cominciano a essere caricati su YouTube.
Ed essendo un pezzo prodotto ufficiale che poi sarebbe stato nel disco di 3D anche,
facciamo questa cosa qui e il pezzo riceve un riscontro molto forte.
Mi scrivono anche su Twitter per affermati grossi, per farmi complimenti,
è noto che quindi mi faccio conoscere un gran pubblico,
al grande pubblico del rap, a quei tempi, parliamo del 2011, che stava lentamente crescendo.
Quel periodo gli unici artisti mainstream che c'erano erano rilevanti, erano Fabri Fibra,
i Club Dogo e Marrakesh e iniziavano ad arrivare a Miskilla e Fedez.
Erano questi cinque, non c'era...
Sorrido perché sono le reference di tutti quelli che hanno piaminato età, chiarissimo.
Esatto, iniziavano a crescere questi rap per qua, poi io iniziavano a ascoltare più troppo rap italiano,
perché sentivo che mi influenzava troppo, poi prendevo troppo...
Quella direzione.
Quelle direzioni lì e cercavo una mia...
Però diciamo che quindi lì arriva un boom, un'etichetta indipendente, diciamo,
mi avvicina una storia folle che non so...
Anche volendo non saprei proprio spiegartela.
Parli di Oniro?
No, non so...
Perché erano gli anni dove Oniro era un po' una factory romana, vero?
Sì, sì, sì, però io non ero in Oniro.
Sono stato in un'altra etichetta e ho firmato questo contratto che però mi ha un po' segato le gambe,
a parte che era un contratto che oggi non farei firmare neanche a un animale.
Ma a parte questo la persona con cui mi trovava a lavorare...
Avevi 16 anni più o meno?
16 anni, dai 16 ai 18 è durato questo contratto.
Questa persona con cui mi dovevo relazionare per lavorare era totalmente fuori di testo.
Un possibile farci un discorso, una persona che non si rendeva conto di quello che era la scena, il mercato,
non ti diceva le cose, non ci riuscivi a parlare, poi li mandava papiri su whatsapp.
Era una situazione dove mi ha rallentato parecchio per fare il mio primo disco che ho fatto con loro.
Cioè, mi hanno rallentato un sacco e poi ne ho fatto un secondo che non è mai uscito,
perché continuano ad esserci problemi e a un certo punto sono intervenuto per via legali
e sono riuscito a scindere dal contratto con un poche difficoltà.
Guarda, ne parlavo con Jay Axner a sua intervista dove spesso tutti gli artisti si lamentano del loro primo contratto,
o per una questione economica, o per una questione di libertà anche artistica,
però poi io credo che sia una grande scuola di formazione.
Assolutamente.
Penso che se tu non hai l'occasione nella vita di vivere certe cose, non saprai mai farle.
Quindi oggi forse sei molto più sgamato, sei molto meglio quello che tu vuoi
e sai anche gestire bene il tuo, come dire, perimetro artistico
perché hai avuto la possibilità di vivere diversi scenari prima.
Quindi non credo che siano due anni buttati, ma credo che sia un grande investimento formativo.
No, assolutamente.
Anzi, guarda, io l'ho sempre detto di questa situazione come di tante altre difficili.
Ho sempre detto se riesco a uscire da questa cosa qui,
sarò super contento di averla passata, questa cosa qui.
E fortunatamente ne sono sempre uscite da quelle situazioni.
E a 18 anni che succede?
A 18 anni succede che poco prima di discindere stavo veramente male.
Cioè vivevi emotivamente male quel momento?
Sì.
Perché ti sentivi imbrigliato?
Sì, parecchio.
Sono stato parecchio male, ho fatto anche un po' di cazzate di cose
che avrei preferito evitare o gestire meglio.
Però alla fine sono riuscito a uscire da quella cosa lì e mi sono rimesso a lavorare con 3D,
ancora quale avevo un po' interrotto per via di questi problemi contratuali.
E ci rimettiamo a lavorare con Buenity 1, che poi è la nostra realtà, che ha fondato lui,
l'ha fondata proprio in generale come titolo, che ci rappresentava come collettivo, diciamo, come realtà.
Collettivo oltre a voi due chi altro?
Eravamo altri artisti, diciamo più underground, a quei tempi c'era tutta la torre di controllo,
erano mistercioni per dinero, pattata,
facevano tutti i parti di questo gruppo di 3D che registrava il bunker studio.
A un certo punto si è aggiunto pure Matteo Sainte, che era il ragazzo col quale avevo iniziato a fare rap.
Fatto sa che ovviamente il tempo era limitato, nel senso che ci lo dovevamo gestire un po' tra di noi,
però non tinego che io notavo di essere quello che si dedicava alla musica più di tutti.
Aveva anche la fortuna di essere uno dei più giovani lì in mezzo.
Potevo permettermi di non pensare a certe cose, quando invece devi affrontare certi discorsi a 23 anni,
e comunque devi lavorare, magari è una ragazza, stai pensando a certe cose.
Devi dividere il tempo e i pensieri?
Invece io pensavo solo alla musica e quindi soffrivo un po' di non avere abbastanza tempo per lavorare alla musica come volevo,
però allora dicevo, questa cosa me la conquisterò, assolutamente.
E quando succede?
Succede gradualmente, perché piano piano io lavoro sempre più intensamente sulla musica,
capisco anche come gestire il tempo, lo spazio e canalizzare più attenzione sui progetti miei che avevo in mente,
e gli altri perdono invece sempre più interesse nel tempo o più costanza, più che altro.
E quindi piano piano rimaniamo praticamente solo io e 3D,
e a un certo punto lavoriamo alla mia roba proprio martellando sempre.
Non lo pagavi più? Eravate una cosa unica?
Esatto, era una cosa unica come se facciamo musica insieme,
quindi no, sì, ormai non lo pagavo più da tanto tempo, le registrazioni e tutto.
Quindi lui credeva in te, perché voi due eravate il progetto?
Sì, lui mi produceva la roba, io ci repavo sopra.
Quando c'è il primo momento di svolta, di switch, dove succede qualcosa?
Il primo, tu conta che torno indipendente nel 2014, quindi riniziamo dalle a lavorare d'indipendente.
Rispetto alla scissione contrattore di cui parlavi prima?
Sì.
Iniziamo a vedere qualche piccolo introito, niente di che,
dal secondo a metà del 2017, quando inizia un po' a farsi più forte e spotify.
Quindi sei stato imperterito senza mollare 4 anni senza guadagnere niente?
Sì.
È un certo punto, infatti, che succede.
Io ho lasciato scuola alla fine del terzo superiore.
Dopo che mi avevano bocciato due volte al secondo e una volta in seconda media.
Era un po' un disastro da ragazzina.
Vado a lavorare e poi a un certo punto, in tutto questo periodo, nel 2016,
torno a scuola, affronto la maturità, una delle cose più stressanti della mia vita.
Anzisa quanto ho studiato in quell'anno, non so neanche come ho fatto veramente.
Quanto prendi?
Settanta.
Forse ho preso anche un pochino di più, lo sai, non mi ricordo, però a settanta...
A comunque alla fine, da non sapere se l'avresti passato meno...
Cavolo, devo dire che...
Cerco di vedere se mi interessava andare, tipo, all'Academia delle belle arti, o all'università, per questo ho preso il diploma.
In realtà, vado a fare un test ed ingresso per scenografia, se non erro, all'Academia delle belle arti.
Che passo perché è abbastanza semplice, ma non ci torno più, perché non appena mi riconfronto con l'istituzione, dell'istruzione...
Hai capito che non era robato?
Vado proprio che non mi piace quella roba.
Che oltre a pensare solo alla musica, mentre crescevo, ho cominciato ad avere proprio un rifiuto verso le istituzioni e verso un certo tipo di imposizioni e di sistema antiquato.
Spesso parli di questo, no? Nel senso parli di ribellione contro i sistemi, ma non ho capito quali.
Quello che veramente mi fa arrabbiare è questa enorme disparità, questa diseguaglianza proprio accentuata, questa insofferenza pure verso questa disparità, questa mancanza di presa di coscienza.
Quello che noto tante volte, quando vedo parlare anche persone colto e intelligenti, che però sono in una situazione economica un po' più adaggiata, devo dire, spesso mi succede di notare che smettono di ricordarsi di come vivono le persone che non stanno in quella situazione.
Io sono molto a contatto con miei amici e persone che hanno dei problemi veramente del cazzo, dove li vedo proprio in trappola.
È difficile uscirne e li vedo arrabbiati molto più di come sono io oggi e non ti nico che io la sento un po' mia questa rabbia qua.
E senti che manca una rappresentanza?
Assolutamente, sento che non hanno la forza loro di trovare la propria voce e che non c'è nessuno che parla di loro.
Non parlo di politica, basta, parlo di tutti, parlo di TV, parlo di personaggi.
Di chiunque abbia il potere, il media o le persone di arrivare agli altri, alla massa?
Che ha visibilità anche, ci si arrabbia troppo poco secondo me.
Se tu ti faccio una domanda perché io sono molto pratico.
Sì, sì.
Se tu potessi scendere in politica, dico la politica perché la politica è una regia del governo del Paese e potessi avere un ruolo influente, importante, che può avere un impatto sulla comunità.
Cosa faresti?
Prendo un esempio, no?
Magari io la semplificherò perché magari la sto semplificando.
Ma se io sono un allenatore, un calciatore.
Ok.
Anche italiano non subisco nessun tipo di discriminazione, eccetera.
E sento uno stadio che inneggia continuamente a correre i razzisti.
Io mi dovrei veramente incazzare come una bestia.
E dovrei proprio mettere questo tema al centro di tutto quanto.
Cioè, questa cosa non deve succedere.
Non è che oggi mi arrabbi e domani torno a giocare e risuccede la stessa cosa.
Questa roba non deve succedere.
Bisogna fermarsi quando succedono queste cose.
Perché se non ci si ferma, se non si alza la voce, questa roba continua.
E anzi si rafforza pure perché quando io mi lamento e il mio lamento è innocuo, è effimero, non serve niente, capisci?
Se non ha peggiorare ancora di più le cose.
Ora ho fatto questo esempio un po' materiale.
Però io lo prendo, succede.
E multano la società, danno magari il daspo ad alcune persone che sono allo stadio.
Quindi danno delle punizioni.
Però continua a succedere.
Cioè io comprendo quello che tu dici, dove tu dici ci sono delle persone che stanno tra virgolette in poltrona
e tantissime persone che vivono dei disagi non sono rappresentate e continuano a viverli e non ci vedi soluzione.
Per questo che ti ho detto, se tu potessi scendere in campo e potessi fare qualcosa, che cosa faresti?
Perché a volte punire vuol dire aizzare alla violenza.
Infatti io non parlo mai di punire.
Parlo di alzarsi in piedi, che è diverso.
Noto che chi lo fa non è così efficace, non mantiene così tanto il punto, alla fine la società deve continuare.
Deve continuare ad andare, la macchina si deve continuare a muovere.
Ci sono troppi soldi dietro per poter dire no, adesso ci fermiamo un attimo qui di fronte a questa cosa qua.
È sempre così su tutto, su tantissime cose.
Il fatto è che per cose così grandi ci vuole tempo, ci vuole un cambiamento che è graduale,
soprattutto io penso tanto alla cultura.
Noi siamo in una società dove il profitto vince sulla cultura sempre,
ma non è questione di cultura intesa come la storia o la cultura generale.
Parlo proprio di sensibilità.
Che cosa diamo alle persone se non sviluppiamo la loro empatia?
Li diamo solitudine e chiusura.
È individualismo, questo non c'è capacità di vedere l'altro, non c'è capacità di vedersi,
di riconoscersi, avvicenda e anche allo specchio.
È questo il problema per me.
Perché io lavoro nell'arte, perché oggi si possono dire un sacco di cose.
Noi stiamo qua a parlare, si possono fare tanti podcast, tante conferenze.
Le persone di cui parlo soprattutto sono stanche, non gliene frega più niente.
Tutto sembra una farsa continuamente.
Quando le persone non hanno più speranza, lì nasce la rivolta.
Ma noi siamo intonti, siamo in questo limbo, dove un po' c'è speri,
un po' viene anestetizzato continuamente dai social, le droghe leggere pesanti,
la tv, l'intrattenimento.
Cioè, ti dicevo perché lavoro nell'arte?
Perché l'unica cosa che oggi santo di poter fare, che è la cosa che mi interessa di più,
è parlare alla pancia delle persone.
Se io sono in grado di farti entrare in empatia con qualcosa, sono sicuro che ti si sblocca qualcosa.
Non te lo dico io, te lo faccio fare il pensiero di.
Non ti posso dire, tutti hanno il diritto di vivere, di scegliere.
Se non lo pensi già tu di tuo, devi succedere qualcosa che te lo fa pensare, che te lo fa sentire, soprattutto.
Per questo io non sono molto pratico in queste cose qui, perché non ho studiato per questo.
Non voglio affrontarla con presunzione, con l'arrotanza di dire cosa andrebbe fatto.
Però sicuramente c'è troppo a poca sensibilità.
E quando cerchi di essere sensibile, è lì che tante volte cercano anche di farti passare per debole.
Che è tutto il contrario invece.
Quindi il mio podcast, credo che abbiamo una cosa in comune.
Molte persone mi dicono, fai esattamente le domande che avrei voluto fare io alla persona, precisamente in quel momento.
Quindi le persone si medesimano, cerco di portare storie di persone che hanno sofferto o stanno soffrendo, che la sofferenza è hiperformativa.
Però voglio dare un messaggio chiaro attraverso il mio podcast.
La speranza.
Utilizza la vita degli altri per avere degli esempi, perché potresti ritrovarti in un pezzo della sua vita
e avere l'esempio di cosa succede se fai quella cosa, prima di farla tu, anche se poi è molto formativo,
viverlo su se stessi.
E quindi voglio dare la speranza di dire, nessuno è migliore di un altro.
Ma se non hai voglia, tu sei l'unica medicina, l'unica salvezza di te stesso, nessuno lo può fare per te.
E quindi è lo sprone.
Per dire, ce la puoi fare tranquillamente, ci devi credere, devi lottare, devi avere fiducia, devi amarti,
devi essere amabile col prossimo, perché se sei incazzato con gli altri, riceve una risposta rabbiosa,
quindi non riesci a costruire.
Il mio messaggio è, sei all'altezza di fare tutto quello che tu hai sentito.
Non siamo migliori di te.
Qual è il messaggio che vuoi dare con la musica?
Questo è proprio, in realtà, si sposa molto.
Perché io valorizzo tanto gli altri, più che me stesso.
Anzi, c'è una cosa che mi ha detto un giornalista molto bella.
Mi ha detto, tu non hai proprio nessuna pietà di te stesso.
E un'altra persona mi ha detto, il potere che utilizzi di cui fai uso è contro te stesso, non è contro gli altri.
Io cerco di mettere gli altri al centro.
Quindi perché io stimolo domande e cerco di stimolare pensieri,
invece che mettermili a dare risposte che poi sarebbero magari anche errate.
Ecco, un'altra cosa è proprio in virtù di questo discorso.
A me non piace l'idea di arriva uno e salva tutti quanti.
Anche perché se arriva uno e salva tutti quanti,
a un certo punto rifineranno tutti quanti nel stesso buco.
Invece ci dobbiamo aiutare, dobbiamo crescere insieme.
Questo significa che è un processo lungo.
Devi iniziare a pensare molto più,
levando questa lente di ingrandimento sulla tua vita.
E vedi che in realtà c'è molto di più.
Devi pensare più lungo raggio, in maniera molto più complessiva.
E in più quello che cerco anche di comunicare è che la solitudine,
questa è una cosa che mi è stata detta quando si ricerca la verità,
è una strada fatta anche di solitudine.
Dobbiamo bracciarla, questo è cosa qui.
Rispetto al lungo termine, hai fatto un'intervista con una persona che stimo,
che è Max Breganti, lo stimo perché è discreto.
E lo conosco da tantissimi anni, da quando lui era socio di Gagliani
nei pop tv, aveva fatto le sue reti,
quindi è partito sempre lo profile senza raccontare agli altri quello che faceva.
Oggi è un manager di artisti molto interessanti.
Ti ha detto una cosa molto bella.
Ci sono due tipi di artisti,
quelli che cavalcano il momento e fanno la cosa giusta adesso per funzionare
e quelli che vogliono lasciare il segno nel tempo,
quindi scrivono musica che permanga nel tempo e tu fai parte di quella categoria.
Poi sono molto interessato al tuo racconto per un motivo,
perché tu hai a volte le persone che si ribellano,
si ribellano e basta senza avere una vera motivazione,
ma solo per andare contro il sistema,
ma poi tutto ciò che fanno nei fatti non funziona.
Mentre invece quello che tu hai fatto, fai un album senza fit,
non fai nessun pezzo che voglia essere una hit,
non fai nulla di commerciale, fai tutto ciò che senti dentro di te
e guarda il caso, mentre parliamo tu sei il secondo album in questo momento
più ascoltato in Italia, hai raggiunto dei risultati andando completamente
contro il sistema e vuol dire che la tua strategia,
che poi non è altro che lo specchio di quello che tu sei veramente,
sta funzionando.
Perché non sono grandi discorsi e femmeri,
ma è forse anche una strategia,
vuol dire avere l'idei chiare,
essere degli strateghi forse a volte può sembrare tutto arte fatto e finto
per arrivare a uno scopo,
quindi fatto che possano permanere le cose che tu fai,
il fatto che stia pagando quello che tu hai fatto,
il fatto di essere vero e quindi questo ti ha fatto arrivare ancora di più alle persone,
quindi sono partito dalla fine, nel senso che tutto ha funzionato.
Racconto alle Scursus.
Sai cos'è che io ho fatto tanta cavetta,
finché nel 2018 faccio questo pezzo che mi asce di getto,
che si chiama gli occhi della tigre,
quel quale esco fuori e fa un boom pazzesco,
quello mi fa entrare proprio nel mercato della musica,
perché in quel pezzo, oltre ad aver portato,
grazie anche alla cavetta e tutto quanto,
con una certa credibilità,
un pezzo tecnicamente alto,
molto forte e anche contro tendenza rispetto a quello che stava andando da qualche anno in Italia,
attacco più o meno abbastanza esplicitamente altri artisti,
o comunque mando delle provocazioni più che attaccarli,
qualcuno lo ha attaccato proprio,
qualcuno lo ha un po' messo in mezzo in modo provocatori.
Questa cosa qui fa sì che attilo tanto l'attenzione,
poi faccio delle mosse giuste,
quindi poi le cose vanno bene tutto quanto,
però diciamo che con quella cosa io raggiungo il successo,
con quella più altre mosse giuste che ho fatto,
e faccio l'aptustre e arrivo al successo,
dopo tutto quel tempo di arrivalsa, devo arrivare al successo,
devo tirarci fuori da questa cosa, devo riuscire, etc.
Arrivo lì.
Ora io mi sono sempre motivato dicendo che devo arrivare lì,
adesso che cosa succede,
ora che qui sembra che ci sono arrivato,
crisi totale, in più arriva la pandemia,
non so, ho fatto uscire dei qualche pezzo dopo l'aptustre,
ma ero proprio disorientato, non sapevo bene cosa sto facendo,
avevo iniziato ad avere le idee di habitat,
non sapevo bene dove incasellarla, come né niente,
e a un certo punto continuando ad analizzarmi,
poi se io vado in terapia da 7 anni, quasi ormai,
quindi sto lavorando su me stesso da tantissimo tempo,
con grande costanza,
quindi continuando ad analizzarmi e scavando a fondo in questa crisi,
in realtà ho ancora tantissimo da dire,
anzi che probabilmente è infinito quello che ho da dire,
perché non attingo più alla mia storia personale,
ma attingo all'amore che ho dentro.
E quando ho iniziato ad attingere a questo,
ho cominciato anche ad aprirmi banalmente in una relazione all'amore,
ho vissuto un'amore incredibile.
Di che anno parliamo?
Il 2020, 2021.
Che è ancora presente questo amore?
No.
Però ti ha aperto l'amore?
Totalmente, totalmente.
Mi ha fatto capire tantissime,
mi ha fatto anche capire infatti che cos'è e che lo voglio nella mia vita.
E quindi quando inizio ad attingere a questo dal punto di vista musicale,
tutto diventa un po' più chiaro.
Riconosco meglio gli altri,
riconosco chi sono sempre di più nel tempo,
continuo a crescere in questo.
E quindi esce mood che piace molto,
mi impunto tanto perché deve uscire un unico mattone,
non deve uscire un singolo prima o un altro,
perché io faccio roba molto diversa,
un pezzo dall'altro può essere molto diverso,
quindi è importante che esca questo mattone che sia un timbro chiaro di quello che faccio,
le persone non devono fraintendere,
deve arrivare chiaramente che faccio questo.
Ok, riesco molto nell'intento
e solo 11 mesi dopo pubblico DOOM,
mi sbrigo tanto perché voglio continuare a battere,
perché sto cercando di costruire una credibilità,
è un percorso che mi porti ad abitat.
Questo è il viaggio, la visione che avevo in testa.
Quindi dopo 11 mesi, ottobre 2021, esce DOOM,
un disco molto sofferto,
perché comunque personalmente stavo vivendo anche tante crisi,
comunque si tratta di scavarsi dentro,
non è semplice,
e devo dire che esco da mood, esco da DOOM,
molto più ispirato e anche da abitat,
sempre molto più ispirato di come sono uscito da rap to street
e dagli altri dischi precedenti,
perché ho chiaro dove voglio andare,
e quello che succede comunque è che inizio a rappresentare,
a capire meglio che voglio rappresentare,
di che cosa voglio parlare,
cosa importante nella vita.
Prima volevo semplicemente farcela,
riuscire fuori,
emergere da questo ciano che mi inghiottiva, no?
E a un certo punto,
io sono molto, mi ritengo molto fortunato,
comunque, sono molto fiero di essere riuscito
a trovare la vera fonte dal quale attingere,
perché secondo me non si esaurirà mai.
Infatti che è scoperto essere inesauribile.
Io penso, delle tante volte penso probabilmente
può succedere che il piccolo della mia carriera
arriva a 50, 60 anni,
magari scriverò a libri,
o non lo so, farò altro.
Avendo le idee molto chiare artisticamente,
parlando,
hai un manager?
Sì.
Sei gestibile?
Nel senso, se io parlassi con lui e gli chiedessi,
ma William è un artista gestibile,
come mi risponderebbe?
Ti direbbe che sono un artista
con cui si può parlare.
Ok.
Con cui si può ragionare.
Sì, con cui si può ragionare.
Però sono anche molto ferreo,
non sono rigido, sono flessibile,
sono aperto tutto.
Però l'idea è chiare.
Però l'idea è molto chiare.
Nel mio lavoro sono anche molto duro, serio.
Il senso che inizio a,
mi piace anche come immagine,
inizio a richiedere tanto,
perché io sono veramente dentro al 100% in questa roba.
Più che gestibile sono un gestore,
ho un manager che è anche un mio caro amico,
che è fortissimo,
e mi sta sul pezzo su tutto.
Però io sono molto inquadrato,
so quello che voglio, dove voglio arrivare,
anche da un punto di vista imprenditoriale,
non solo da un punto di vista artistico.
E voglio crescere da un punto di vista imprenditoriale,
e non solo nella musica.
Perché voglio fare cose belle e cose importanti,
e voglio trasformare l'energia dei soldi
in qualcosa di positivo per le persone.
Quindi prenderò atto del fatto
che la società si muove in un certo modo,
e ci entrerò nel modo giusto,
senza snaturarmi, o almeno.
Spero questo è quello a cui punto.
Però si sono molto ragionevole.
Credo che ti potrebbe succedere qualsiasi cosa in futuro
tra neanche snaturarti, perché su quel pezzo
sei estremamente rigido,
nel senso lucido,
nel senso che non accetti compromessi e questo.
Mi spiace dirlo per il mondo dell'intermediazione,
anche io, delle aziende dove gestiamo artisti,
ma credo che gli artisti più esigenti
e apparentemente più stronzi,
siano gli artisti migliori,
perché hanno l'idea estremamente chiare.
Quando vedi i tuoi primi soldi?
Inteso, quando cominci a non aver più
il pensiero del denaro? In che anno?
In che momento?
A cavallo tra il 2018 e il 2019
inizio a fare il primi tour
e firmo il primo contratto con una major,
che era Sony, in quel caso.
Lavoro ancora con Sony.
Quindi inizio sicuramente a guadagnare bene,
ma non mi rendo conto effettivamente di come e quanto.
Quindi mi portavo ancora dietro che la storia,
dove, aspetta un attimo qua,
io non sto capendo bene,
non è che inizia a ricevere uno stipendio
da 5.000 euro al mese.
Cioè, vengono dati tot soldi per quello,
tot soldi per quell'altro.
Anticipli qua, anticipli.
Anticipli.
Le tasse, insomma, devi sapere gestire il patrimonio poi.
Avendo avuto quell'esperienza a 16 anni,
prima di firmare un contratto in major,
ho fatto 9 mesi di riunioni tra avvocato e commercialista,
ho aperto la mia società,
ho scelto la tipologia di contratto migliore
per me, per le mie esigenze da attuare con Sony.
Quindi ho fatto tantissimo lavoro,
perché questa volta non tralascerò nessun dettaglio,
ho pensato.
Vedi che è stato formativo.
Esatto, infatti.
Faccio una domanda.
Nella tua foglia creativa ha un'accezione positive
a quello che ti sta dicendo.
È stato un tuo pezzo, non ricordo il titolo,
dove tu parli, dice anche cose molto fighe,
per un minuto è qualcosa, poi fai 3 minuti di silenzio.
E ad un certo punto c'è una conversazione con un signore,
dove parlate di sesso, no?
Lui te ne parla come una grande metafora della vita
e poi concludi parlando di habitat.
Non ricordo in quale album fosse
e quale fosse il titolo della canzone.
Aiutami.
È partenza.
Perfetto.
Di sesso voglio parlare.
Sì.
E anche in un'altra intervista,
non ricordo se era quella di SM Magazine
dell'anno precedente,
lo metti come un punto centrale nella vita, no?
Che ti dà buone vibes, le dà tutti,
però è come se ti desse qualcosa in più.
Hai parlato dell'amore, ti ha dato un'enorme apertura,
ti sei reso conto di quanto fosse
una fonte inesauribile,
ma il sesso ti dà un altro elemento.
Raccontami il rapporto che hai con il sesso.
Che ruolo ha nella tua vita?
Mi piace molto parlare di sesso, sai?
Cioè, per me il sesso,
forse è al primo posto
dei piaceri della vita.
Sono sempre stato molto passionale
allo scoperto subito.
Sono stato subito in contatto,
molto precocemente in contatto
con la mia sessualità.
E per me è ancora un mondo
interessante, curioso,
ancora misterioso da approfondire
e cerco di farlo.
Lo tratto il più possibile,
perché...
Forse perché mi fa sentire così vivo.
Io, quello che dico,
è che per me nella vita le cose principali,
questa è una cosa che ho letto
e che faccio molto mia,
e cose importanti sono
mangiare con appetito,
dormire,
avere un sonno bello, profondo, sereno, tranquillo,
sano,
respirare
e fare l'amore.
Queste cose qui,
per me, fare l'amore
è forse quella che mi dà più...
Attenzione, non sono
uno che deve fare sesso sempre.
Anzi, c'è un senso.
So dosarlo, mi piace aspettare,
mi piace quando qualcosa...
Perché ti vuoi godere il momento.
Sì, nel senso non ne sono ossessionato,
però
ne sono un po' innamorato.
Cioè, per me è una cosa
super stimolante.
E sono interessato anche
ai motivi dietro al perché di tante cose.
Si tratta tanto il tema
della libertà sessuale in quest'epoca
e trovo che sia molto bello.
Quello che noto
è che si prende poca consapevolezza
del perché.
Cioè, perché io ho un gusto
piuttosto che un altro,
e perché quella cosa lo giudico,
perché è perché, perché...
Può succedere, ad esempio,
che noi trasgliamo
un dolore che abbiamo provato
magari in età infantile
nel senso, perché non avevamo
le capacità per affrontare quel dolore
e l'abbiamo fatto diventare piacere.
Cioè, questo è un piccolo esempio
di quello che succede da piccoli
con l'energia sessuale,
con il dolore, con tutta una serie di cose.
Io sono molto appassionato di psicologia.
Tantissimo.
E...
nel sesso trovo tante domande interessanti,
tante verità interessanti.
È un po' soffro il fatto che in Italia
ci sia
un po' una chiusura,
un senso di vergogna
e di pudore, perché il pudore
è cosa buona e giusta, per cui abbiamo
in questa società, non è che...
Però c'è troppo
questo senso di vergogna autocritica.
Mi sembra che le persone,
se si espongono troppo
anche con il proprio partner,
si autogiudicano, si sentono
peccatori e peccatrici.
Invece secondo me dovremmo
abbracciarla molto di più questa cosa
è andare a fondo e capire perché
è capire se effettivamente poi
quella roba è sana o meno,
se possiamo farne a meno.
C'è tanto, capito?
E di questa cosa non si ne parla.
Ti faccio una domanda rispetto a questo.
Credo che il sesso e l'amore,
fare l'amore,
sia un meraviglioso dialogo
con il corpo, l'uno dell'altro.
Se tu trovassi una persona che mentalmente
ti piace molto,
e sessualmente,
non per una questione performance,
ma semplicemente di incompatibilità,
quindi non è una questione di modalità,
di incompatibilità,
cosa fai? Ti fermi lì
perché sai che non avrà futuro quella relazione
e quindi subisci questa incompatibilità,
sono molto curioso di sapere come la pensi.
Mi fa molto paura questa cosa qui in realtà,
perché io l'ho notata
a succedere a tante persone,
questa cosa qui.
Cioè, tu immagina, che ne so,
faccio proprio un esempio stupido.
Come dici tu, l'incompatibilità,
immaginati che
una ragazza ha
la fantasia sessuale
molto accentuata
di fare sesso con più persone,
contemporaneamente.
Se si innamora di un ragazzo
che questa cosa non la sposa
e non potrebbe magari neanche dirgliela,
cioè, che cosa fai?
Che cosa fai? Ah, no, scusa, ti amo,
però io ho questa cosa qui
e te non va bene, quindi
ci dobbiamo lasciare.
Cioè, non è mai così netta
il comportamento della scelta.
Però se non riesci ad accompagnare
il tuo partner in quel percorso,
ti sei precludendo la tua libertà.
Infatti, che succede che
per quello io trovo che sia fondamentale
lavorare su se stessi,
cioè
andare
più a fondo delle proprie verità,
perché se tu fai finta di niente
quando arriva l'amore
la verità esce fuori
e se tu non sei in grado di affrontarla,
non...
Chiarissimo.
Quindi a me
fa molto paura perché
per me,
l'argomento del sesso
è una cosa fondamentale
e sono anche una persona integra,
quindi non mi fidanzerò,
non mi impegnerò
con una ragazza
per poi tradirla.
Non è quello che voglio
fare in nessun modo.
Questo cliché,
questa
narrativa che continuiamo a portare avanti
da sempre, se io parlo,
mi è capitato crescendo di parlare
con persone
molto più grandi di miei uomini
di 50, 60 anni
che a un certo punto tutti ti dicono
a un certo punto
occhio non vede quale non vuole,
ma possibile mai.
Poi non lo so, ma che ricrescerò
e dirò no, per me non è possibile
questa cosa, però
io sto cercando di
andare a fondo, cercare di capire,
gestire, anche
avere un po' più di controllo,
non lasciarsi prendere dagli istinti.
Quando ero più ragazzo,
come tutti, magari,
i miei errori
e i miei cavolate,
però poi mi sono riso conto di quanto
per me sia importante
avere la coscienza pulita e comportarmi
bene con gli altri.
Guarda, io ho 46 anni visto che parlavi del futuro,
io sono assolutamente
di quella fazione lì, perché
un tradimento
è una preclusione della propria libertà.
Non puoi vivere liberamente la tua vita
perché ti devi nascondere dietro delle bugie.
Esatto, neghi una parte di te, no?
E' quella parte che neghi soffre,
e quindi tu soffri.
E te lo infliggi da solo questo dolore.
Questo è
masochismo.
In più,
l'altra volta leggevo
o forse avevo visto intervisto
di una persona, non mi ricordo chi è,
che parlava di come
le persone
non se ne accorgono,
ma non vogliono veramente
quello che desiderano.
E' sempre bisogno di tenere quello che desiderano
lì, lontano,
per desiderarlo
nel momento in cui
lo ottengono.
Ad esempio, io
mi lascio con mia moglie
finalmente
per restare con la mia
amante,
a un certo punto, la maggior parte delle volte,
con la mante.
Ti lasci, certo.
E se ne va anche a lei, e rimani solo.
E' un momento che era molto più complicato
di come tutti immaginavi.
Ma noi non riusciamo a
farlo prima questo.
Invece per questo bisogna
raggiungere comunque una certa consapevolezza,
essere onesti con se stessi.
Se non ci conosciamo
e io,
cioè sia chiaro, io non sto alla ricerca
del controllo.
Non voglio questo, non esiste
il controllo, c'è una battaglia perza.
Però
ho una
coscienza,
fammi divertire con questa.
Vediamo dove posso arrivare.
Oggi che l'umano
ha una coscienza
e può prendere atto
della propria esistenza e dell'esistenza in generale.
Che cosa posso fare?
Mi chiedo.
Suicciamo
e siamo quasi in fondo all'intervista
in una parte più ombrosa.
Sono particolarmente interessato
e l'ho vissuto, lo sto ancora
in parte vivendo.
Attacchi di panico.
Sai di cosa si parla? Certo.
Mi racconti la tua esperienza?
Mi ho iniziato ad andare in terapia
proprio per questo.
Fin da quando ero piccolo
varie volte mi dovevo allontanare
da mia madre da casa,
proprio da casa.
Perché mia madre lavorava, non poteva tenermi.
Quindi magari andavo da solo
con il Pullman, da mia nonna,
da Roma
fino a un paesino
in Molise
e oppure magari andavo in colonia.
Ogni volta che arrivava la sera
io stavo male
e volevo tornare a casa.
Stavo malissimo.
Abbiamo sempre pensato
che fosse semplicemente
un attaccamento forte a mia madre.
Poi comunque a casa mia
era un piagnone
da quel punto di vista.
In realtà io stavo veramente male.
Ok.
E più ho cominciato a crescere
più questo problema ha cominciato a farsi sentire.
Magari mentre andavo
in vacanza con i nemici.
Come si manifestava?
Arrivava sempre
verso l'inizio
sempre la prima sera
di quando arrivavo in un posto nuovo.
Quando cala il sole
e quindi arrivava la notte
arrivava sempre questo senso
di inquietudine.
Stavo ero agitato
volevo tornare, delle volte
mi capitava di andare al bagno
e dare distomo.
E poi purtroppo a continu...
Io ho detto
non se non voglio
smettere di viaggiare
ero innamorato di viaggiare
sono sempre stato innamorato di questo.
Però
diventava sempre più frequente
e sempre più debilitante.
Tant'è che a un certo punto
mi sono ritrovato che non potevo
viaggiare più di una notte
perché se viaggiavo stavo una notte
sapendo che il giorno dopo tornavo era ok
sennò a un certo punto
anche una notte ha cominciato a diventare
e a un certo punto non riuscivo
neanche più a andare a dormire a casa
di un amico a Roma
quindi nella mia città
senza che io fossi
parecchio inquieto.
Hai analizzato perché
nel senso avevi paura
non essendo nelle tue mura
se ti fosse successo qualcosa
di non poterti salvare
qual era psicologicamente il pensiero?
Io avevo paura
a apremi di tutto di non sapere
dove andare
se per qualche strano motivo
mi fosse successo
qualcosa
non avrei saputo dove...
come muoverti?
Che è mentale perché ti succede a caso
o al trove sei sempre in un posto
in cui puoi intervenire
nello stesso modo o non intervenire
perché devi andare in ospedale o da qualsiasi altra parte.
Esatto.
Ma poi avevo proprio dei pensieri
e avevo proprio questa sensazione
che mia madre, i miei misi, il mio cane
sarebbe successo qualcosa di brutto
mentre io non c'ero
questa cosa mi faceva uscire pazzo
avevo paura continuamente che
succedesse qualcosa a loro
mentre io non c'ero
questi pensieri continuano
avevo degli attacchi
molto forti
che si manifestavano in un modo veramente
Ti toglieva il respiro anche?
Assolutamente
Stavo magari nell'angolo di
un appartamento
da solo
cercando di calmarmi
dicendo devo dormire, devo dormire
domani torno a casa
Stavo malissimo
a un certo punto quindi ho deciso
di avevo già avuto delle esperienze
di terapia da gioare
ma inizio ad andare in terapia
per questa cosa qui
Trovo come una terapia
ma non mi ci trovo e poi a un certo punto
riesco a trovare
quello che oggi è il mio attuale terapia
e faccio un tipo di terapia
particolare tra l'altro io
molto rara
che si chiama vegeto-terapia
nella quale credo tantissimo
perché oltre a lavorare
non sono di 50 minuti, sono di
un'ora e mezza
da un punto di vista orale
sui miei problemi
sui miei pensieri
più che problemi
Faccio anche dei cosiddetti
acting
che mi permettono di sbloccare
dei blocchi che ho fisici
cerco veramente di
semplificarlo il più possibile
anche perché
le emozioni sono un fenomeno
poi c'è il processo mentale
non sono un fenomeno fisico
emozio e mettere da dentro o fuori
quando sei felice
sorridi, quando sei triste
ti ascono le lacrime
quando sei arrabbiato
serri la mandibola, stringipugno
quando sei piccolo
e ti succede qualcosa e non sei in grado
di affrontarla
o gestirla
ti risun muro
una corazza perché se no impazziresti
proprio
non c'è altro, impazziresti
e quindi ti risulto questa corazza
per non impazzire ma poi cresci
la tua struttura si forma
e tu poi le capacità
di affrontare certi traumi, certi problemi
li acquisisci
solo che la corazza rimane
la corazza ti fa sentire meno
un taglio, una pugnalata
ma non sentire anche una carezza, un abbraccio
un bacio
ed è questo motivo per cui siamo
in questa società narcisistica
c'è un'immagine orazionale
che ti ha poi convinto del contrario
perché a volte quando ci prende
quel momento e ci pensiamo
intensamente lo amplifichiamo
molto
quindi magari ti dici
ho paura di svenire o la tachicardia
mi vera un infarto, ma poi ti rendi conto che non succede
niente tutto questo, sei tu che ti stai
immaginando il film peggiore nella tua testa
andando in terapia
sei riuscita a vedere una cosa che ti ha convinto
dell'esatto posto e quindi auto calmarti
sempre ogni volta che sentivi quella sensazione
io
non è tanto
vedere una cosa in particolare
acquisire gradualmente
la consapevolezza
che
prima di tutto che non posso avere il controllo
della situazione non è
un problema
non avere il controllo della situazione
poi che le responsabilità
non sono tutte su di me
io non devo salvare nessuno
questo delirio di ogni potenza
ci rinuncio volentieri
a questa cosa
è parato assolutamente
mi rende più forte, più potente
è questo quello che ho interiorizzato
nel tempo
in due anni circa ho superato quel problema
un anno e mezzo e due anni
ho superato quel problema
ho ricominciato a viaggiare ovunque
anzi adesso faccio fatica
fermarmi
ogni tanto
ma no, ogni tanto
dopo la pandemia
essendo stato fermo per tanto tempo
io circa un mese, due mesi fa sono stato a Tokyo
non avevo mai
viaggiato così lontano
e non viaggiavo fuori dall'Italia
da prima della pandemia
quindi ero molto
agitato al pensiero di
in realtà
qualche strascico
di quello che ho vissuto negli anni precedenti
su questa cosa qui
la cosa bella è che faccio continuamente
esperienza del fatto che ho sempre
le risorse per gestirlo
e basta
cioè non è che non bisogna avere
anzi nella vita, ma ci può spare
che ogni tanto ti prende
normalizzarlo
darci meno responsabilità rispetto a quella cosa
nella maniera molto più leggera
la domanda ultima
è
qual è il grande desiderio che tu hai
per il futuro?
che potrebbe appagare veramente il tuo cuore
e la tua anima?
ma il mio desiderio
sono tantissime
le cose che vorrei fare
per gli altri, grandissime
arrivare chissà dove tutto, ma in realtà
il mio unico sogno
è riuscire
a far triomfare l'amore
e questo si concretizza
nel trovare qualcuno
e riuscire a
farlo soprattutto di una donna
e riuscire ad amarla
in maniera onesta
e di avere l'esperienza
di essere padre
e di continuare
di non pensare solo a me
di continuare a non pensare solo a me
nel modo più grande possibile
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Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con William Mezzanotte, in arte Nayt, un ragazzo che ha scoperto la creatività attraverso l’arte, fino a diventare una delle migliori penne della scena urban. Il dream team di One More Time è composto da: Giovanni Zaccaria, Mauro Medaglia, Samar Abdel Basset, Davide Tessari, Alice Gagliardi, Tommaso Galli e Francesco Lugato.
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