Daily Five: Meloni, droghe e ipocrisie. Il senato salva Salvini. Le nuove norme della strada
CNC Media 6/28/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript
C'è un video che da ieri circola molto su social tv e siti di informazione che vede
la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni urlare davanti a una platea di persone le
seguenti parole.
Lei sa benissimo che io non mi faccio intimidire, lei dovrebbe sapere che io non sono una persona
che si lascia intimidire.
Ora davanti a queste parole estremamente gravi, qualcuno si chiederà ma che diavolo è successo,
chi c'era in platea che stava intimidendo la Premier Meloni, magari qualcuno che le puntava
un'arma contro, qualcuno che l'ha minacciata di morte, qualcuno che ha usato parole violente
contro di lei o contro la sua famiglia.
Beh no, la Premier Meloni, che in quel momento stava intervenendo a un convenio contro le
droghe, si stava rivolgendo a un deputato di azione, Riccardo Maggi, che semplicemente
teneva sollevato sulla testa un piccolo cartello con su scritto Cannabis, due punti, se non
ci pensa lo stato ci pensa la mafia, ovvero se lo stato continua a proibire la Cannabis
la mafia continuerà a farci soldi.
Ecco per Giorgia Meloni dire con un cartello, guarda la penso diversamente da te, è un
intimidazione, è una minaccia, è l'equivalente di una busta con dei proiettili spediti a
casa, per un cartello lei ha sentito l'esigenza di ripetere più e più volte io non mi lascio
intimidire da un cartello, non da un'arma, da una minaccia, da un cartello, ma perché
Giorgia Meloni ha parlato allora di intimidazione, perché ogni tanto la vecchia Giorgia Meloni
quella che abbiamo conosciuto per anni, quella barricadera che urlava, che la sparava grossa
che diceva qualsiasi cosa pur di solleticare gli stinti dell'uditorio ogni tanto ritorna,
ogni tanto risbuca fuori, quella Giorgia che da otto mesi si nasconde dietro la maschera
di Meloni, è sempre lì, non è che sia scomparsa nel nulla e ogni tanto soprattutto davanti
alle contestazioni anche alle più innocue e pacifiche contestazioni salta fuori, in
questo caso è saltata fuori quella Giorgia Meloni, non perché lei davvero pensasse di
essere stata intimidita o minacciata da un cartello, lo sa benissimo che un cartello
non è un'intimidazione, ma perché sapeva che quel cartello come spesso fanno le parole
diceva una banale e implacabile verità, una verità che smontava in poche parole tutte
le nesattezze e le ipocrissie sulle droghe che aveva inanellato durante quel convegno
fino a quel momento e sapeva che avendo lei il microfono quindi il potere poteva sovrastare
e oscurare quella verità urlando e buttandola in caciara, ma non solo Meloni è perfino
andata oltre per contestare a sua volta il contestatore Meloni a urlato, lo abbiamo
visto il lavoro che avete fatto in questi anni sulle droghe, abbiamo visto i risultati
delle politiche che avete portato avanti, insomma come dire se siamo ancora qui a parlare
di droga e perché le leggico di contrasto alle droghe fatte da voi, fatte dai governi
presidenti, presidenti al mio chiaramente, evidentemente non hanno funzionato e anche
qui è venuta fuori la vecchia Giorgia Meloni, quella che la sparava grossa pur di avere
ragione a costo di mentire e perché dico mentire, beh perché la legge per il contrasto alle
droghe attualmente in vigore in Italia, quella legge che a suo dire ha fallito, non è mica
stata fatta dal governo Draghi o dal governo Conte o dal governo Renzi o quello che volete,
la legge sulle droghe vigente in Italia si chiama legge fini giovani e fu varata dal
governo Berlusconi di cui Giorgia Meloni faceva parte e porta la firma del leader di alleanza
nazionale che è il partito dalle cui ceneri è nata fratelli d'Italia, quindi se come
dice Giorgia Meloni in Italia qualcosa non ha funzionato fino a questo momento sul fronte
del contrasto alle droghe non deve prendersela con governi che non le hanno fatte queste
leggi ma deve prendersela con l'ultimo governo, cioè il suo quello di cui lei faceva parte che
ha fatto questa legge e che porta la firma proprio del partito dalle cui ceneri è nato fratelli
d'Italia, quindi in sostanza dovrebbe prendersela con se stessa e con il proibizionismo di cui
quella legge è portatrice. Infine Giorgia Meloni sempre rivolgendosi al ormai povero Maggi
a urlato le seguenti parole, lei dovrebbe portare rispetto alle persone qui presenti a quello che
con la vostra propaganda avete fatto sulla pelle di queste persone e anche qui non si capiscenorma
bene cosa Maggi e la cannabis che lui vorrebbe semplicemente legalizzare avrebbero fatto a queste
persone, le quali, mettendo che abbiano fatto uso di cannabis come evidentemente dice Giorgia Meloni,
quella cannabis l'hanno comprata dalla mafia che grazie alle leggi prohibizioniste volute
in Italia dalla destra ha il monopolio della vendita della marijuana. Nel corso di quell'intervento
poi, Maggi a parte, Meloni asciorinato tutto il solito repertorio contro le droghe pieno
diretoriche, pieno delle solite e mancabili in esattezze scientifiche, fake news e ipocrissie,
una fra le tante, le droghe fanno male, tutte le droghe fanno male. Ora, in quest'unica
frase che poi racchiude, se vogliamo, il principio cardine di tutta l'ideologia prohibizionista,
c'è incredibilmente sia una enorme falsità sia una enorme verità o meglio un'enorme
ipocrissia. La falsità sta nel far credere che le droghe facciano male tutte allo stesso
modo, quando invece i danni certi e devastanti causati dalla letale, heroina o dal crack
non hanno niente a che vedere con la cannabis che invece non solo non ha mai registrato
un solo decesso al mondo ma è perfino utilizzata da anni in medicina contro malattie anche
neurodegenerative. L'ipocrissia invece che davvero insopportabile sta nel fatto che
quando la destra Meloni Inclusa parla di droghe, tiene sempre fuori dal discorso la
più mortale droga in assoluto, ovvero l'alcol, che guardate è una droga a tutti gli effetti,
proprio perché, lo dice ovviamente il Ministero della Salute e l'OMS, però proprio perché
come tutte le altre droghe l'alcol ha effetti psicotropi, quando in sostanza ci subriaca
e dà una fortissima dipendenza. L'alcol solo in Italia causa ogni anno 17.000 morti,
ovvero 43 morti al giorno, non al mese all'anno, 43 morti al giorno dovuti all'alcol solo in
Italia, la marijuana quanti ne fa di morti all'anno ne fa zero. Allora avrebbe da chiedere
a Giorgia Meloni perché la marijuana che ha effetti perfino terapetici, che ha un bassissimo
tasso di dipendenza, che non ha mai ucciso nessuno e che provoca danni incredibilmente
inferiori a qualsiasi altra droga, quella va proibita, trattata come l'eroina è lasciata
nelle mani della mafia che poi con questa sostanza ci si arricchisce tape. Mentre l'alcol, che
fa più morti dell'eroina, quindi figuriamoci della cannabis che ne fa zero, che ammazza 43
italiani ogni giorno, che causa danni devastanti all'organismo, che ha un tasso di dipendenza
enormemente superiore rispetto alla cannabis, non solo non viene proibito e ci mancherebbe
altro, ma viene addirittura promosso e saltato da tutti i partiti della maggioranza e perfino
difeso da quei cattivi burocrati di Bruxelles che vorrebbero giusto mettere sulle bottiglie
di alcol un'etichetta per avvertire i consumatori dai pericoli dell'alcol.
Questa è la vera tossica droga dello Stato italiano, un'ipocrisia criminale e criminogena
che in nome del consenso, in nome del potere, lascia alle mafie miliardi di euro, riempie
le carceri tribunali di poveri disgraziati e impegna giudici, risorse e forse dell'ordine
per dare la caccia a una piantina ormai legalizzata in sempre più paesi del mondo, quindi meglio
berci su per non pensarci tanto almeno quello dovrebbe fare bene, no?
Io sono Emilio Mola e questo è Daily Five, il podcast di CNC Media per comprendere l'attualità
e conoscere il mondo che ci circonda una notizia alla volta.
Oggi è mercoledì 28 giugno e ci sono due notizie delle ultime 24 ore che sono semplicemente
speculari l'una dell'altra.
Allora, una notizia è che ieri si è tenuta la nuova udienza del processo che vede alla
sbarra lo scrittore Roberto Saviano portato in tribunale, come sapete, da Giorgia Veloni
per diffamazione.
Saviano fu quel relato da Meloni perché durante una trasmissione televisiva sulla sette, una
trasmissione durante la quale si parlava dell'ennesimo nauffraggio di migranti, accusò Meloni di
essere, parole sue, una bastarda per la sua campagna d'odio contro gli immigrati.
E in quel processo, non so se lo ricordate, Matteo Salvini, che non c'entrava nulla,
non contento di aver portato a processo lo stesso Saviano per un'altra presunta diffamazione
perché lo definì Ministro della Malavita, provò a inserirsi pure in questo di Giorgia
Meloni come parte civile disse lui per essere, nel caso, risarcito.
Ecco, questa è la prima notizia, la notizia di uno scrittore, di un giornalista trascinato
in tribunale per le sue parole dai due politici più potenti d'Italia, perché loro ritengono
di essere stati insultati di famati e che insulti di fama dicono loro deve pagare.
Bene, ora passiamo all'altra notizia di queste ultime 24 ore, che invece è di oggi.
E la notizia è che l'Aula del Senato ha questa mattina negato la richiesta di autorizzazione
a procedere nei confronti di Matteo Salvini per le insulti che Salvini rivolse nel giugno
del 2019 a Carola Raquete.
Carola Raquete ricorderete all'epoca dei fatti, fulla comandante dell'ASI Watch 3 che salvò
53 migranti.
Salvini, in quell'occasione, definì Carola Raquete una zecca tedesca, una complice di
scafisti e traficanti, una sbruffoncella, eccetera.
E per questi insulti, chiaramente, la cittadina tedesca Carola Raquete decise di querelare
Salvini.
Bene, la maggioranza che in Salvini ha il suo bicepremier ha deciso che lui no.
Lui non può essere portato in tribunale perché le sue espressioni, le sue parole, le sue
quelli che potremmo definire tranquillamente degli insulti sono in realtà opinioni espresse
nello svolgimento delle sue funzioni.
Quindi, in pratica, da queste due notizie speculari l'un all'altra, possiamo decidere,
possiamo capire che praticamente in Italia il potere funziona così.
Se tu insulti Salvini, lui ti porta a processo.
Se Salvini insulta a te, tu non puoi portare a processo lui.
Chiamate questa arroganza del potere, chiamatela di suguaglianza davanti alla legge, chiamatela
come volete, però una cosa è certa.
Non bisogna di certo essere di parte, essere di destra o di sinistra per vedere in questo
comportamento così spacciato e prepotente da casta che si pone al di sopra dei comuni
cittadini un'insopportabile e vergognosa ingiustizia.
Tresiamo sul Salvini perché ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato proprio su proposta
del Ministro dei Trasporti Matteo Salvini il nuovo disegno di legge sulla sicurezza
stradale e un disegno di legge significa che dovrà essere approvato dal Parlamento e che
quindi potrà subire in corso d'opera delle modifiche, però l'impianto complessivo della
legge resterà comunque quello.
Le novità introdotte che riguarderanno non solo chi guida auto e moto ma anche monopattini
elettrici o biciclette sono tante e nel complesso sono un insieme di maggiori restrizioni e
di maggiori sanzioni per chiunque metta in pericolo se stesso e gli altri.
Quali sono quindi queste novità e quali sono anche se vogliamo alcuni degli aspetti più
controversi di queste novità?
Cominciamo dall'alcol perché con la nuova norma chi verrà sorpreso a guidare con un
tasso alcolemico superiore a 0,8 oltre a pagare le sanzioni attuali dovrà sottostare
da quel momento a due nuovi obblighi.
Uno, l'obbligo di rispettare da quel momento in poi l'alcol zero, cioè che cosa significa?
Significa che dopo che sei stato beccato con 0,8 quando ritornerai a guidare non dovrai
più bere nemmeno un goccio, cioè dovrai se ti viene nuovamente fatto un test, il test
dovrà dare come risultato 0.
L'altro obbligo a cui bisognerà sottostare è quello di installare per almeno 2 anni
il cosiddetto alcol lock.
Di cosa si tratta?
Si tratta di un dispositivo che si installa nell'auto e che impediscede l'avvio del
motore se rileva un tasso alcolemico superiore allo zero nel conducente.
Giro di vite per chi fa uso di sostanze stupefacenti alla guida.
Oggi, per essere sanzionati oltre a risultare positivi, si deve anche essere in un stato di alterazione
psicofisica.
Con la nuova norma salvini, invece, basta risultare positivi a un test salivare, anche se si sta apparentemente
bene, per scattare la suspensione della patente e la successiva evoca con il divieto di conseguire
la per almeno altri 3 anni.
Scatta la sospensione breve della patente da 7 a 15 giorni, anche per chi ha meno di 20 punti
su la patente usa il telefono alla guida, fa contromano in auto, passa con il rosso, non inserisce
le cinture o non ha il seggiolino per i bambini.
Se qualcuno guida lo stesso, anche se ha avuto la patente sospesa, sono previste molto salate
da 2.000 a 8.000 euro, ma anche di più, oltre alla revoca della patente e il fermo amministrativo
temporaneo dell'auto.
Con questo disegno di legge, poi aumenta da 1 a 3 anni il divieto per i neopatentati
di guidare auto di grossa cilindrata.
Il progetto di riforma, scrivere pubblica, mette poi mano anche alla giungla della micromobilità.
Per i monopattini sarà obbligatori alla targa e l'assicurazione pena una sanzione da 100
a 400 euro, tutti i minorenni e maggiorenni dovranno indossare il casco.
Chi non ha le frecce e il freno su entrambi le ruote dovrà pagare una contravenzione
tra 200 e 800 euro.
Inoltre i monopattini elettrici hanno leggio, non potranno uscire dalle città e le società
dovranno montare a bordo un meccanismo che blocchi automaticamente lo sharing, se escono
dalle aree consentite.
Proprio questa stretta sui monopattini elettrici è uno degli aspetti di questo disegno di legge
che sta facendo maggiormente discutere perché sostanzialmente rischia di comportare la fine
in Italia dei monopattini hanno leggio.
Lo sappiamo, chi guida i monopattini elettrici non è sempre ben visto dagli automobilisti,
molti li usano con scarzo rispetto per le norme stradali, sbucano all'improvviso, salgono
sui marciapiedi, eccetera.
Però i dati dicono anche che dal 2020 a oggi il mercato dei monopattini elettrici hanno
leggio è esploso in Italia, li usano in tantissimi e vengono utilizzati sempre di più.
Tra l'altro sì ok sono pericolosi ma stando a quanto riportano l'associazione di categoria
nel 2022 non c'è stato nemmeno un'incidente mortale che abbia riguardato questi mezzi.
Obbligare quindi chi li usa, chi usa questi monopattini elettrici hanno leggio a indossare
ad esempio il casco significa di fatto non fargli utilizzare più.
I monopattini hanno leggio, vengono utilizzati spesso nelle grandi città per raggiungere
punti che sono magari troppo distanti per essere raggiunti a piedi ma troppo vicini
per prendere un taxi o un altro mezzo pubblico.
Così il turista che vuole ad esempio fare prima per percorrere uno o due chilometri
sale sul primo monopattino che trova, giunge a destinazione e lo lascia negli spazi consentiti.
Il problema è chiaramente, dove sta?
E' chiaramente sta nel fatto che il turista non partirà mai dal suo paese con un casco
in valigia perché metti mai che debba noleggiare per due minuti un monopattino elettrico.
Lo stesso si potrebbe dire per i comuni utilizzatori, non si può pensare che da domani tutti escano
con un casco sotto il braccio perché a un certo punto della giornata potrebbero dover
aver bisogno di prendere per due minuti un monopattino.
Altro aspetto controverso poi è la decisione di aumentare da uno a tre anni, meglio da
uno a tre gli anni, necessari a un neopatentato per poter usare un auto più potente di un'utilitaria.
Questo perché?
Perché come fa a notare il sole 24 ore se una famiglia ha solo quell'auto, un auto magari
un po' più potente di un'utilitaria, quella famiglia sarà a quel punto costretta a comprare
un auto, una nuova auto appositamente per il figlio neopatentato perché altrimenti per
tre anni non potrebbe guidare.
Infine non si hanno notizie di ritocchi ai limiti di velocità, è un disegno di legge
che punta a rendere le strade più sicure, non può non tener conto del fatto che è
la velocità oltre alle distrazioni e alle droghe e all'alcol, la principale causa di
incidenti mortali.
Ieri il governo Meloni, oltre al disegno di legge di cui abbiamo parlato, ha proceduto
anche con due nomine molto importanti.
La prima è quella di Fabio Panetta, 63 anni, quale nuovo governatore della Banca d'Italia.
Panetta economista cresciuto proprio in Banca Italia prima di passare alla BCE sostituirà
dal prossimo mese di novembre l'attuale governatore di Banca Italia, Ignacio Visco, che è in
carica dal 2011.
Repubblica in un articolo ritratto descrive Panetta come uno degli uomini più fidati
della presidente della BCE, Cristina Lagarde, oltre ad annoverarlo tra le cosiddette colombe
della stessa BCE, cioè tra i consiglieri meno favoreboli a strangolare l'economia,
con questo continuo rialzo dei tassi di interesse per combattere l'inflazione.
L'altra nomina, decisa ieri dal governo, in realtà è una nomina molto più attesa
e molto più combattuta da un punto di vista politico, è quella del commissario alla ricostruzione
dell'Emilia Romagna dopo le alluvioni e gli allagamenti dei mesi scorsi.
Come sapete, in queste settimane la politica si è molto accapigliata per decidere a
chi affidare questo incarico, uno dei nomi più discussi è stato fino a ieri quello
dell'attuale presidente della regione Stefano Bonaccini, che è del Partito Democratico.
Bonaccini, proprio in quanto presidente della regione colpita, andava in realtà bene anche
a parte della maggioranza, alla fine però hanno prevalso i contrari e il governo ha trovato
la quadra dopo 40 giorni di attesa e di lotte interne su un altro nome, quello del generale
Francesco Figliuolo.
Figliuolo, lo sapete, durante l'emergenza Covid è stato il commissario straordinario
per la campagna vaccinale voluto da Mario Draghi appena salito al governo, i risultati
di quella campagna con una vaccinazione abbastanza ordinata che ha raggiunto il 90 per cento
della popolazione lo hanno reso agli occhi della politica ma anche di gran parte del
Paese una figura capace e affidabile a cui potersi rivolgere nei momenti di maggiori
crisi e così quindi il governo ha deciso di optare per lui di scegliere questo nome che
in fondo mette tutti d'accordo all'interno della maggioranza e non può sollevare critiche
da parte dell'opposizione.
Bonaccini escluso quindi all'ultimo momento da parte sua ha garantito massima collaborazione
però non ha nascosto tutto il suo disappunto definendo questa scelta una scelta sbagliata
non perché chiaramente ritenga la sua persona quella di Stefano Bonaccini migliore di Figliuolo
ma semplicemente perché lui in queste settimane di incertezza aveva lavorato a una proposta
collegiale cioè una proposta decentralizzata che coinvolgesse i sindaci, gli imprenditori,
le associazioni per aiutare il governo a decidere meglio come e dove intervenire.
Invece ha detto Bonaccini e sbagliata questa scelta almeno a suo modo di vedere di centralizzare
con questa nomina tutta la gestione della ricostruzione.
Stiamo sulla politica per un aggiornamento su una notizia, su un argomento, su un tema
a cui abbiamo dato ampio risalto qualche giorno fa.
Come sapete ricorderete sicuramente questa puntata di Deli Five della scorsa settimana
l'Italia e l'unico paese europeo hanno a aver ratificato ancora le modifiche al MESS,
cioè il meccanismo di stabilità europeo, ragion per cui nessun altro paese europeo
potrà utilizzarlo fino a che l'Italia non si deciderà ad approvarlo.
Abbiamo anche spiegato che alla base di questa mancata ratifica da parte del nostro Parlamento
c'è banalmente il fatto che Meloni e Salvini hanno per anni dipinto il MESS come uno strumento
diabolico che rischia di commissariare gli Stati e mandarli al fallimento e ora che sono
al governo loro non sanno come approvare queste modifiche senza apparire incoerenti davanti
al proprio elettorato.
La scorsa settimana abbiamo riportato anche come questo tema stia dividendo Salvini e
Meloni con Salvini che vuole lasciare alla premier la patata bollente e la responsabilità
di approvare il MESS per apparire lui come l'unico coerente della coalizione.
Alla fine oggi Giorgia Meloni ha deciso di divincolarsi da questa trappola di Salvini
buttando la palla in tribuna e annunciando che l'Italia deciderà ancora di non decidere.
Sul tema del MESS ha detto la premier intervenendo oggi alla camera non ho cambiato idea, sono
sempre stata abituata ad assumermi le mie responsabilità e questo farò anche in questo
caso però voglio difendere al meglio possibile l'interesse nazionale italiano e adesso dico
a tutto il Parlamento che discutere adesso questo provvedimento non è nell'interesse
dell'Italia, poi ognuno farà le proprie scelte e si assumerà le proprie responsabilità.
Insomma parola d'ordine, temporeggiare il più possibile.
Chiudiamo con due aggiornamenti dalla Russia e dall'Ucraina, il primo che è davvero tragico
è la notizia di un MESSILE RUSSO che colpendo un ristorante in riapizza a Kramatorsk ha
causato la morte di ben dieci persone e il ferimento di almeno sessanta, tra le vittime
ci sono anche tre minorenni, un ragazzo di 17 anni e due gemelline di 14 anni, Giulia
e Anna. La Russia si sta difendendo in queste ore dicendo che in realtà quel locale era
eccito un punto di dispiegamento temporaneo del personale di comando della 56esima abbrigata
di fanteria motorizzata delle forze armate Ukraine, basterebbe guardare le foto di quel
che resta di quella pizzeria, le foto di Giulia e di Anna e i racconti dei sopravvissuti,
per capire davvero a che punto di sfacciata disinformazione anche contro ogni evidenza
possa arrivare la propaganda russa. L'altro aggiornamento riguarda invece la rivolta
fallita di Prigoshin del 24 giugno. Secondo il Nuriotimes, uno dei principali generali
di Putin, Sergei Surovkin, era a conoscenza dell'imminente rivolta, però avrebbe taggiuto.
Ecco se questa ipotesi dovesse trovare riscontro nella realtà sarebbe per Putin il segnale
che le fondamenta del suo potere, l'ennesimo segnale che le fondamenta del suo potere sono
più incerte e traballanti di quanto si ritenesse fino a qualche giorno fa. E con questo noi
per oggi ci fermiamo qui, io vi ringrazio per l'ascolto e vi do appuntamento come sempre
a domani alle 17 con Deli Five.
Machine-generated transcript that may contain inaccuracies.
Le inesattezze scientifiche e le ipocrisie del discorso di Giorgia Meloni sulle droghe.
Insulti a Carola Rakete, il Senato salva Salvini dal processo.
Le nuove (dure) norme varate dal governo per la sicurezza stradale.
Sarà Figliuolo il commissario per la Ricostruzione in Romagna.
Mes, Meloni ha deciso: non decidiamo.
Ucraina: un missile russo uccide 10 persone tra cui due gemelle di 14 anni.
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Daily Five, ogni giorno dal lunedì al venerdì alle17:00 con Emilio Mola.
Una produzione CNC Media
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Musica Giovanni Ursoleo