ONE MORE TIME di Luca Casadei: Luciano Moggi, un protagonista del calcio
www.repubblica.it 3/17/23 - Episode Page - 1h 38m - PDF Transcript
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Adesso le società sono aziende veri e proprie, che praticamente devono essere esistite come tali.
Quindi ci vuole un bilancio serio, ci vuole un carisma per tenere insieme,
siccome è un ambiente tereogeneo, lo spogliatoio, ci sono tutte le razze, diciamo, come giocatori.
Quindi ci vuole anche un certo carisma, parlare poco ma farsi capire senza parlare.
E io infatti non è che frequentavo molto gli spogliatoi, però quando arrivavo io,
sapevano tutti che c'era qualcosa di rimere, che proprio il metodo non andava.
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Ok, ti ho fatto una premessa prima nel camerino, dove ti ho detto, io ho cercato molto su di te
e ho trovato tutte cose inerenti alle inchieste, a calciopoli.
Ecco, io vorrei parlare di tutto tramite di quello.
Siamo perfettamente d'accordo. Nel senso che chi volesse approfondire trova di tutto e di più,
ma io vorrei parlare poi la parentesi di calciopoli e più una cosa emotiva che voglio capire come l'hai vissuta,
ma io voglio capire chi è Luciano. Quindi partiamo dall'inizio.
Ci sono. Quando nasce in che anno?
37, 1937, lontano.
86 anni compiuti?
No, 85. Non esageriamo, dove nasci?
A Montesiano, provincia di Siena. È un paese detto 400 persone, però tutte selezionate.
Ci sono stati anche dei personaggi importanti, tipo, per esempio, il ministro dell'interno, il Dottor Pisaneo,
l'amministratore delegato dell'Unicredito, il Dottor Bruno. È un paese piccolo, però, di sostanza.
Che sforna talenti.
Che sforna talenti, esatto.
Raccontami dei tuoi genitori. Intanto, nasci che sei figlio unico?
No, c'è una sorella.
Però che nasce dopo?
Sì, 8 anni dopo. 8 anni dopo nasce il 9 di luglio, io 10. Quindi, sono date importanti.
Che non vi dimenticate?
Assolutamente no.
Allora, raccontami chi erano i tuoi genitori che lavoro facevano, che infanzia è vissuto?
Ma sai, i miei genitori praticamente eravamo una famiglia povera.
Una famiglia povera che, nella sostanza, aveva il capofamiglia che andava al bosco, praticamente al lavoro.
Quindi, diciamo che stavamo non bene, ma neppure male.
Non vi mancava niente.
Una vita un po' monotona di paese, eccetera.
Semplice di routine.
Esatto, non aveva niente, né doloroso, né praticamente da esultare.
Era una vita di quei tempi lì, tranquilla.
E io sono cresciuto in un ambiente che mi ha insegnato praticamente intanto a lavorare,
nel questo importante.
Perché volevo aiutare i miei genitori, praticamente, e ringrazio al Dio da che ci era fatta.
Perché davo una vita, direi, buona, ma niente di particolare.
E' finita praticamente in una vita per i miei genitori.
Ottima, direi.
Perché l'ho fatto stare bene, perché era il mio desiderio e l'ho esaudito.
Questa era la cosa principale.
Torniamo all'inizio che sei ancora un bambino, quindi non hai avuto modo di poi provvedere tu.
Ma a livello di amore, tu dici, mio padre lavorava nel bosco, quindi si faceva un direttano quadrato,
lavorava, immagino, tutto il giorno, hanno giocato con te, ti hanno coccolato,
ti dicevano che ti amavano, come erano da quel punto di vista?
Allora, il bene era manifesto, su questo non c'è dubbe, però il coccolare era una cosa diversa.
Anche perché mio padre, diciamo che non sapevano pure il coccolare, però mi voleva un bene dell'anima.
Su questo non ci sono dubbi, stessa cosa mia madre.
Diciamo che ho vissuto una vita sempre a canta di genitori, anche da grande, attenzione.
E questo mi gratificava, perché io fino a quando sono vissuto i loro, praticamente sono stato sempre vicino.
Per cui devo dire, mi hanno dato tanto, io ho cercato di ridare.
Non so se ci sarò riuscito a pieno, però ho fatto tutto il possibile per farlo, per loro e per mia sorella Luciana.
Con qui è un bel rapporto?
Ottimo, sì, sì.
E quindi studi fino alla maturità?
Sì.
E quando cominci a lavorare, a fare cose altre rispetto al studio?
Diciamo che mi sono provato a giocare a parlone, però siccome sono più severo come stesso che quelli altri.
Dopo due o tre anni che ho giocato nei dilettanti, ho capito che non potevo fare niente di particolare,
però nel contempo sono andato a provare alla Juventus da ragazzino.
Come giocatore?
Come giocatore.
Hai fatto un provino?
Sì, manchetta.
15 anni, 16.
M'hanno scartato, ovviamente, però ho intrattenuto un rapporto molto buono.
Con gli agenti di allora, il dottor Amerio, che praticamente mi ha portato avanti...
Io, un giorno, abbia un'idea, smetto di giocare a parlone, siccome io voglio mettere su famiglia,
il parlone certamente, secondo me, non mi dava la possibilità di mettere su famiglia.
Allora, vi dico che c'era un concorso in ferrovia per caposcestione.
Attenzione, dico caposcestione.
Perché ti devono del capostazione, ma...
Ma c'era un motivo, perché i giornalisti, dandomi del capostazione,
hanno nominato Paletta, e io l'ho lasciato stare, perché era anche una cosa simpatica, se vogliamo.
Comunque...
Caposcestione vuol dire commerciale?
Comerciale, sì.
Ho fatto questo concorso per 90 posti e ho studiato molto, devo dire.
A che età hai fatto il concorso di 18 o 19?
No, di più, 20.
E praticamente ero animato da cose eccezionali, dico vado lì, saremmo 90 posti,
100, 200 persone, sono arrivato a Levur, eravamo 10.000.
E devo dire che mi sono un po' preoccupato, perché 90 posti con 10.000,
però sono arrivato terzo, il che vuol significare che ho fatto bene,
e da lì è cambiata la vita mia.
Diciamo che ho lavorato prima a Roma Termini,
poi dopo sono stato trasferito a Civita Vecchia.
A Civita Vecchia ho avuto praticamente un'idea, quella di richiamare
quei dirigenti della Juventus che mi avevano provato
per tentare di fare qualcosa con la Juventus.
E devo dire una cosa difficilissima, mi ricordo mio cucino dal Paese.
Quando io li disse, dico, guarda che probabilmente lavoro con la Juventus,
lui mi disse sì, ma la Juventus, mica si confonda con te, mi disse.
Era un qualcosa di lontano, la Juventus, specialmente in un Paese,
sembrava una cosa irraggiungibile.
Di che anni parliamo? Fin'anni 50?
60.
Adesso, poi non ti so dire con precisione.
Però quando tu dici, ho intrattenuto dei rapporti,
non lo volevi più fare come calcio giocato, ma come scopritore di talenti?
No, no, no io, intrattenuto dei rapporti, significa,
mi sono offerto come osservatore, cioè scopritore di talenti.
Aspetta che ti faccio una domanda,
hai detto a 15 anni faccio il provino per la Juve
e intrattengo dei buoni rapporti con il dottor Amerio e dei dirigenti,
ma un ragazzino che fa un provino, come fa a conoscere un dirigente?
Quello giorno sei in mezzo a mille ragazzini, sei un numero?
No, è vero, ma però io sono stato sempre un tipo esplenzivo.
E spiegami questa cosa che voleva conoscere.
Se non conosco coloro che praticamente mi hanno chiamato
e devo andare io personalmente a presentarmi,
è così ho fatto, così ho fatto praticamente.
E credo di aver portato avanti una relazione molto importante
con l'allora direttore generale della Juventus,
è che ma sempre...
Che hai conosciuto a 15 anni?
Non lo so, sarà 15...
Però da ragazzino, ragazzino.
Adesso dire l'età precisione.
Se è buttato lì, dici, piacere, mi chiamo Luciano Moci.
E loro ti avranno detto, ma chi è lei?
E come hai fatto a rompere il ghiaccio?
No, no, no, un momento, precisiamo.
Io giocavo a Parloni in una squadra di direttanti
ed ero uno di quelli che sostanzialmente si facevano a intravedere
perché fisicamente c'ero abbastanza considerando l'età.
M'hanno portato a provare proprio i dirigenti alla Juventus,
però io conoscevo me stesso,
sapevo che praticamente non potevo dare.
Allora io mi so amministrare, su questo non c'è dubbio.
E quindi avevo già un qualcosa che mi faceva supporre
che non sarei riuscito nella prova.
La curiosità, però, m'ha portato a parlare con questi dirigenti
e domandavo, ma perché? M'avete chiamato?
M'hanno spiegato che praticamente c'era stata una segnalazione
come ci sono tanti osservatori che vanno in giro.
Evidentemente mi hanno visto prestante e hanno detto
portiamo alla Juventus.
E da lì ho cominciato a intessere, non dico un dialogo,
perché era troppo, perché praticamente all'inizio
volevo solo capire di fronte a chiaro,
perché per me era un'immagine sacra,
il direttore della Juventus in quel momento.
Allora, ripensando bene a tutto quanto,
poi ho scritto una raccomandata alla Juventus,
proprio al ragioniere Ammerio, e lui mi ha risposto,
ma ha detto sì, vieni che ne parliamo.
Evidentemente avevo avuto nelle poche parole
che ci siamo scambiati. Buon feeling.
Cioè avevi fatto colpo, breccia,
avevi lasciato il segno in modo carismatico.
Sotto quel profilo sono sicuro di aver lasciato un segno,
sotto il profilo calcittico meno.
Sabevi di aver compensato e ti sei giocato bene la partita.
Quindi va in ferrovia, ti prendono, vai a civita vecchia
e ti ricongiunge la Juventus in quel caso come osservatore,
come con lui che ti ha portato lì al provino e dici,
ma forse sono più io, una figura del genere
che può scoprire i talenti negli altri.
Esatto, bravo. E lì poi ho avuto anche una fortuna,
se vogliamo, perché ho trovato un capostazione
che veramente è toscano come me,
ma ha fatto fare tutto quello che volevo,
ma non è cose trascendentali che non dovessero essere fatte.
Mi dava tutti i permessi che li chiedevo praticamente.
Poi avevo un'abitudine,
ed è un'abitudine che mi ha insegnato mio padre,
di saper lavorare e faticare.
L'abitudine era quella di fare,
perché in in ferrovia si fanno dei turni iniziali,
pomeriggio 13.21, la mattina 6.13
e poi la sera 21.06.
Allora io approfittavo del 21.06, cioè della notte,
perché smontavo dalla notta alle 6, alle 8,
salivo sul treno per Torino,
e praticamente stavo due giorni a Torino,
avevo il giorno libro della notte, più il riposo,
e l'ho fatto per vent'anni questo.
Credo che sia stato un sacrificio che poi...
Ha pagato.
Ma ha pagato e è pagato, sicuramente.
Ma quindi vuol dire che ha lavorato vent'anni
con la Juventus in quel momento?
Dal 60, più o meno nella vita mia, diciamo che
si è portato avanti calcisticamente,
proprio con la Juve, perché da quel momento
io ho lavorato come osservatore della Juve per vent'anni.
Quando hai capito che potevi essere un osservatore?
Avevi già colto in dei tuoi compagni di squadra,
il talento di qualcuno,
ci avevi già fatto dei colpi, ho avuto delle visioni,
per cui dici,
ma forse potrei farlo come lavoro.
Ma sai perché ho avuto questa intuizione?
Perché tra ragazzi, tra giovani si parla di calcio.
E io individuavo sempre l'argomento
che praticamente portava delle considerazioni
che poi tutti quanti ammettevano,
cioè che citavo dei giocatori,
dicevo il perché e mi interessavano,
mi sarebbero interessati,
dicevo le caratteristiche di questi soggetti qua,
cioè mi spiegavo calcisticamente,
già prima di andare a fare l'osservatore,
quindi era un qualcosa innato in me,
da te che poi con il seguito,
io ho sempre ragionato con questa testa,
cioè prendo un giocatore,
ma voglio capire come lo metto dentro la squadra,
il perché, tutte le caratteristiche che ha
che si assumano gli altri,
gli scozi che faceva anche da ragazzino,
magari era un discorso fuori il luogo,
mentre invece poi professionalmente è andato avanti...
Esisteva un mestiere per cui così portava?
Era già un mestiere, praticamente innato in me,
questo qui secondo me.
Quando vai alla Juve, fai l'osservatore
e dove che andavi a reclutare?
All'inizio, dimmi all'inizio.
All'inizio è stato un po' un'avventura,
intanto praticamente quando si va a fare questo lavoro,
non si va a reclutare, si va a girare.
Si va a girare e ci vuole fortuna a trovare degli elementi,
perché non è vero che uno abbia l'appellativo
di scopridori talenti, no?
I talenti si scoprono da soli,
si tratta di girare nei campi di calcio,
vedere praticamente e fare considerazioni
su quello che vedi,
su questo penso che non ci siano dubbi.
E io questo facevo,
e per vent'anni mi sono portato avanti
con un criterio che abbastanza, direi,
è stato importante, anche per l'avventura,
perché se vi dico ai giocatori che ho portato,
vi rendete conto, perché io ho portato Sire,
ha portato Causio,
ho portato Gentile,
ce ne sono tanti, insomma,
è l'utile fare,
addirittura ho portato un ragazzino,
che purtroppo adesso non c'è più Paolo Rossi,
e voi non so se avete visto il filmato di questo ragazzino,
ero alle prime armi, attenzione.
Allora, vado a Torino,
prima di iniziare questa attività,
prima di tutto ho voluto vedere
quello che c'era di Buono,
dei Giovanili, della Juventus,
e ho visto praticamente tutto quanto.
A un certo punto,
il selezionatore dell'Under 21 di allora,
Itala Concia, mi dice,
guarda che nella Cattorica di Virtus di Firenze,
c'è un giocatore formidabile,
che ha un fratello già alla Juventus,
allora mi informo, guardo il fratello,
non mi piaceva,
perché era lento, praticamente apatico,
però bravo ragazzo, tutto quello che vuoi.
E vado a vedere questo Paolino Rossi,
e praticamente aveva entusiasmato,
ma aveva entusiasmato,
parlo col capo del settore Giovanile,
perché allora io ero poca roba,
ero un principiante,
parlo con il capo, che era il dottor Logatelli,
e gli chiedo, dico, senti,
io vorrei portare in prova
un ragazzino e gli disse l'età,
e Logatelli mi disse e dice,
ma guarda che noi proviamo
a questa settimana giocatori Pianzani
i tre anni, e io gli disse,
non ti preoccupa, lo portiamo lo stesso,
infatti, fu una prova eccezionale,
quelle finte mette a seduti per terra agli altri.
Quanti anni aveva Paolo in quel momento?
18.
Tant'è che,
io poi mi sono rivisto in un film
che ha fatto la moglie di Paolino, adesso,
dove lui praticamente dice,
la mia fortuna è stata che, a vedermi,
è venuto un grande strumento,
che ero io, e Paolo non mi conosceva,
ma evidentemente Frodello li aveva raccontato qualcosa di me,
e il dramma è venuto fuori, poi,
quando io dovevo prendere Paolino,
portarla a Torino, e rimandare a casa il Frodello,
lì è stato un problema abbastanza compresso,
perché la mamma non vorreva, eccetera,
poi, dopo la fine, mi hanno dato ragione,
infatti, il Frodello,
credo che viva lavorando,
ed è una persona molto seria
nel campo suo, e Paolo, purtroppo,
è un grande giocatore, ma...
Gli hai dovuto dire tu,
alla famiglia del fratello,
che l'avresti rimandato indietro essi,
tenuto palo.
Come le dici delle cose del genere
per cercare di essere incisive,
di farsi che poi le persone non controbattano?
Lì bis'essere crudi.
Spiegami come fa essere crudi.
Io dico, guardate,
secondo me questo non diventerà un giocatore,
e questo è un discorso che ho fatto a tanti,
attenzione,
non diventerà un giocatore,
siccome il calcio,
è anche se vogliamo una fabbrica di sbandati,
perché ci sono persone
che frequentano questo mondo
all'età anche di 28, 29, 30 anni,
quando poi finiscono,
dopo aver giocato nei direttanti,
a un esemi pro,
e non hanno un lavoro,
e quindi io vi preoccupavo di queste cose qui.
Mi preoccupavo, per esempio,
anche di far studiare, ragazzi.
E queste cose, penso,
capitate anche con le famiglie,
addirittura,
perché ci sono i genitori
che quando hanno un ragazzo che gioca,
guardano subito ai grandi plateere,
i soldi, etc.
E io ho disatteso sempre queste cose,
cioè ho cercato di calmare gli animi,
e quando non si calmavano,
qualche giocatore che non studiavano,
ha preso una mandata a casa,
però ho visto bene anche lì,
perché non sono diventati grandi atleti,
e si sono barcaminati nei categori inferiori.
Allora io li
tenevo molto a che ci fosse
un'idea ben precisa del mondo in cui
uno viveva,
il calcio,
il calcio che è bellissimo,
anche addirittante,
perché quando non hai famiglia,
non hai nessuno, fai una bella vita, tranquilla,
perché poi il calcio
è un intrattenimento,
ma anche per chi ci sta, perché se lo fa
con quella voglia che dico io,
si diverte anche allenandosi,
e quindi sta bene anche nella vita,
perché fisicamente sta bene.
E io era questo che cercavo,
e quando non lo trovavo,
praticamente cercavo di dare
il ben servito a chi
praticamente non mi deva reta.
Tu quindi all'inizio fai l'osservatore
per le giovanili della Juventus,
e devi chiedere sempre il permesso
a un tuo superiore se far convocare
quella persona, insomma devi comunque
avere una famiglia.
Però guarda, ho fatto molti salti,
e volevo arrivare esattamente esattamente.
Ho fatto molti salti, io ho cominciato
dall'osservatore, poi è venuto
un personaggio che credo
sia stato importantissimo nella vita mia
all'Odi,
è venuto all'A Juventus, eravamo
15 osservatori,
sono rimasto io,
e non è che io ero raccomandato,
evidentemente lui aveva
chiesto informazioni,
e aveva capito che io potevo essere uno
penso importante,
da te che ho avuto un rapporto
reciproco eccezionale con Italo,
che mi ha insegnato,
direi, tante cose,
perché lui
lavorava dell'ufficio
e mi mandava in giro, e io siccome
sono uno, come ho detto prima,
ho ripetatesso,
che va sempre a guardare
quello che fa, e il perché lo fa,
e chi li lo fa fare,
quindi ho cercato di mettere insieme
queste cose, e mi sono imparato
anche dei segreti importanti di
l'Odi, che ho osservato nella vita
e credo che mi abbiano portato
anche a fare delle cose molto,
importanti.
È la curiosità mia, io la chiamo
curiosità, no, però la verità
è che voglio sempre migliorarmi
per dare quello che praticamente
magari altri non possono dare,
tant'è che io,
nell'attività mia calcistica,
ho sempre lavorato
guardando quello che adesso non guardano,
cioè i bilanci prima di tutto,
e soprattutto la qualità
delle squadre, dove sono andato
vinto, per cui il problema
è molto, questo profilo
non me lo pongo, sotto il profilo
invece è prettamente
escludendo il calcio
direttivo, e questa è una cosa
che io sempre tenuto
a portare avanti, perché vedete
adesso le società sono
società per azioni,
sono aziende veri e proprie
che praticamente
devono essere gestite come tali,
quindi ci vuole
un bilancio serio,
ci vuole un carisma
per
tenere insieme,
siccome è un ambiente teragienico
lo spogliatoio, ci sono di tutte le razze,
diciamo, come giocatori,
quindi ci vuole anche un certo carisma,
parlare poco, ma farsi capire senza parlare,
e io infatti
non è che frequentavo molto
gli spogliatoi, però quando arrivavo io
sapevano tutti che c'era qualcosa
di rimere, che probabilmente
non andava.
L'hai cominciato a fare un po' di anni dopo,
no? Quando avevi un ruolo e un autore
volezzerica.
Ma tieni presente che io,
anche da scopritore di talenti,
se vogliamo dire così,
poi ho fatto il salto, sono diventato
capo del settore Giovanile,
capo degli osservatori, quindi
sempre ho avuto questo.
Dopo quanti anni hai avuto il salto di gradino,
a essere l'unico osservatore poi capo
di 10 anni.
Tu hai detto, l'ho fatto
per vent'anni, perché
un tempo si poteva andare in pensione dopo vent'anni di lavoro,
cioè tu con le ferovie stai arrivando
in fondo? No, no, no, no.
Hai smesso tu a un certo punto.
Quando venne praticamente fuori
il problema
che non si poteva
andar via dagli uffici
se non è garantiti.
Mi sembra nel 1981,
se non vaderato, era venuta
quella legge che praticamente
l'assentismo venia punito.
E io a quel punto lì
ho dato le dimissioni da ferovia
ma lo date,
perché io non avevo molta fiducia
nel calcio, direi a verità,
del calcio intenso come
professionale e professionistico.
Quindi ho cercato
prima di dare
le dimissioni,
ho cercato di mettermi
una garanzia e devo dire che
questa garanzia l'ho trovata
andando via dalla Juventus,
perché io adesso non mi chiedere
l'anno perché non mi ricordo,
però sono andato via giovane dalla Juventus
perché c'avevo
un'idea in testa, dove sei nato
non diventi mai una persona importante
perché sei troppo abituale.
Io
proprio andando a fronte di questa cosa
mettendo avanti
la persona mia
su un concetto diverso da quello
del calcio e che è quello della persona fisica
ho cercato praticamente
di andare da altri parti
ed è venuto fuori
un giorno che la Roma
di Anzalone ha chiesto le mie
prestazioni come direttore sportivo
e lì che sono nato direttore sportivo.
Quindi gli anni
se avevi 20-22 quando faceva questa cosa
l'hai fatta per vent'anni, avevi 40-42 anni
quindi più o meno quella è l'età quando
sei nata alla Roma, giusto?
Forse un po' meno, però
più o meno avevo quella cosa.
Ma tu per vent'anni facevi
ferrovie e calcio perché il calcio
non guadagnava abbastanza per poter vivere
solo di quello e molnarle ferrovie?
No, perché non ero sicuro di me stesso.
Ok, era solo una questione di certezze.
Io volevo la certezza di poter vivere
con una famiglia, di poter vivere
nel futuro praticamente
e dare qualcosa a Fili.
Il calcio
era una cosa in più
che se veniva fuori
ed era la mia passione
ma non è che sperassi di
diventare dirigente della Juventus.
Io credevo
praticamente di poter guadagnare
e di poter dare qualcosa
a società che mi pagava
ma non è che
potessi vivere di quella
era una cosa fuoriposto.
Quindi vai alla Roma dopo vent'anni
e diventi dirigente?
No.
Allora,
mi sono preso
un attività
che mi fa diventare
subito dirigente sportivo.
E da lì praticamente è nato
il boggi che praticamente
tutti conoscete
con un'attività
che credo
salvo il primo anno
perché il primo anno di dirigente sportivo
ho avuto, diciamo
fare me stesso in quella nuova carica
che gli altri
e ho avuto sensazioni un po' particolari
che poi mi hanno portato a capire
l'essenza del mestiere.
Nella Roma
eravamo praticamente
in quei tempi lì
diciamo
una società povera.
Anzalone non aveva
tante risorse
per cui dovevo prendere
i giocatori praticamente
cioè prendere poche vendere a parecchio
e lì ho imparato questo mestiere.
Però il primo anno
mi sono trovato talmente in difficoltà
che sostanzialmente
mi ha fatto pensare
giorno e notte per come
dovevo organizzarmi né a Roma
e devo dire che il secondo anno
è stato per me l'anno del battesimo
perché ho messo in pratica
quello che avevo pensato
cioè di
sciolire le riserve su alcuni giocatori
vedere bene alcuni
vincolarne altri
praticamente per portare
poi alla società alla fine
qualcosa di produttivo
e devo dire in questo contesto
ho fatto un'operazione iniziale
che è stata eccezionale
adesso lo posso dire ma riconosco
perché poi mi hanno riconosciuto
tutti quanti perché ho avuto un'idea
Bruno Conti
che era diciamo il campione del mondo
è stato poi alla fine
è una figura molto iconica
soprattutto se ne parliamo adesso
Bruno Conti praticamente era un giocatore
di livello giovanile
ma eccezionale un piccoletto
che sgusciava da tutte le parti
c'era il Genova
che praticamente vedeva questo Bruno Conti
e io
incosciamente ho pensato
adesso se li do Bruno Conti
però mi devo far dare qualcuno
Nall'imprestito venderle l'ho?
No, imprestito
loro lo volevano terribilmente
allora io ho detto
adesso mi devo far dare qualcuno
e ho pensato a Pruzzo
il centro avanti del Genova
allora ho fatto un'operazione di questo tipo
io vi do messo per il scritto
vi do imprestito Bruno Conti
alla fine dell'anno me lo riprendo
però voi mi date un'opzione
su Pruzzo
perché posso portare Pruzza a Roma
ho fatto filmare a Pruzzo
praticamente l'eventuale accitazione a Roma
e alla fine di quel campionato
che Pruzza era diventato l'uomo
mercato, lo voleva al Mila
tant'è che
i giornalisti milanesi
e in Argentina che c'erano campioni del mondo
fesero già le feste
perché Mila aveva preso Pruzza
invece avevo già preso io
ecco questa qui è un'operazione che mi ha dato
proprio una spinta
di capire come si doveva fare
per portare avanti
ti ha insegnato un altro segreto
ma ha insegnato, io siccome sono uno
che riesce ad apprendere
ho capito che doveva fare
praticamente qualcosa di diverso
da quello che pensavo
cioè mettere in campo la fantasia
quindi tu hai dato un presto
un tuo grande giocatore e in cambio
hai preso un presto a loro ma con l'opzione
di poterlo comprare
ho dato imprestito Bruno Conti
mi sono fatto fare un'opzione
per prendere l'anno dopo
e poi ti sei ripreso Conti
tant'è che tutti criticavano
perché Bruno Conti era andato
al Genova e poi ci sono trovati
Pruzza e Bruno Conti che hanno
due giocatori che hanno portato avanti
dal Romani per il senso della parola
come si scopre un talento?
cosa guardi tu in un ragazzo
per capire se ha quel DNA?
qui
veramente è una cosa abbastanza difficile
anche da spiegare
però tu hai
in memoria praticamente tutto quello
che hai nella squadra tua
cioè qui nella Roma non ha fatti specie
nella Juvenza eccetera
però non devi soffermarti
su quelle caratteristiche lì perché
per migliorare bisogna trovare
i giocatori migliori
allora l'osservatore attento
deve guardare prima e tutto
deve parlare col giocatore per sentire
e per capire
l'intelligenza del ragazzo perché
l'intelligenza praticamente
siccome i piedi sono comandati
dalla testa, ci vuole
praticamente anche chi
sa parlare bene
sa dialogare eccetera perché denota
un qualcosa in più
dopodiché poi chiaramente lì
devi vedere il campo, quello che ti dice
cioè le caratteristiche del giocatore
sono tali che
se ci sono per esempio
Paolo Rossi o pure Causio
sono giocatori che m'hanno impressionato
ecco per esempio Causio
per fare un esempio
l'ho provato a Trimini
50 giocatori
di cui praticamente
era una selezione proprio
del luogo per non spendere tanti soldi
di spese per portare i giocatori
c'era questo ragazzino
Causio che veniva dalla San Bernardetese
allenatore alieni
l'abbiamo messo senza sapere chi era
perché non sapevamo
praticamente chi fosse
Causio come giocatore
e questo qua ha fatto un primo tempo
talmente eccezionale
che io ho detto al capo del settore Giovanni
togliamolo perché questo è così bravo
che
se c'è qualcuno a vedere proprio
può portare in un'altra società
sapete che è successo
che Causio ha litigato
col proprio allenatore
con alieni perché li ha detto
tu mai portato da tante parti
me lo sempre scartato
sono stato un mese a Torino ma hanno rimandato
non dietro adesso questi mi fanno
giocare su un tempo
sono dovuto intervenire io dicendo
guarda, tu non preoccuparti
tu adesso vieni a Torino ma vieni
nell'ambiente bianconero
e così è nato Causio
ma questi giocatori
li vedi
delle movenze, della testa alta
che tengono quando hanno il pallone tra piedi
e queste sono le cose principali
di uno che può giocare a pallone
perché
lo comando la testa
se tu guardi il campo
la visione del campo e vedi
il giocatore che sa dare la parla
del sassinista vuol dire che è un giocatore
poi dopo chiaramente
bisogna vedere se ti rimporta bene
se è un attaccante, se è un difensore
se colpisce bene i test etc
sono queste caratteristiche
che bisogna vedere, io diciamo
che più o meno lo intraviste
tu dici che i piedi sono collegati
alla testa e vuoi vedere se la persona
è dotata cerebralmente
cosa fai per provocare
quando gli parli per farli le domande giuste
per vedere se c'è le palle
che tipo di domande li fai?
no, è quello lì
il discorso delle attributi è diverso
poi si non ammazza
determinante
come lo metti alla prova quando ci parli?
quello lo vedi durante la partita
il problema della determinazione
il problema delle attributi
li vedi quando gioca
perché, insomma, uno che è
pratico di questo mestiere, che è
un danno a miglio, se è uno che guarda
la partita oppure se la gioca
e se la gioca lui stesso
è in favore dei compagni
il problema di fondo è vedere
dove manda la parla al piede
e questa è la cosa principale
io per esempio mi sono trovato con un grande
giocatore con Del Piero
da ragazzino, praticamente
e lui, ecco, intanto
un soggetto
che ragionava già come uno grande
ma questo non è neppure determinante
gli effetti del gioco
però già ti dà la sensazione
di uno che ragiona
e quando ragiona è maturo
è maturo anche
nel fare un'attività
Del Piero era maturo per fare
l'attività del calcio, tant'è che
la gente probabilmente non l'ha
mai saputo, ma Del Piero era
il primo centrocampista della squadra mia
e il primo attacante
perché i piedi mandavano sempre
il pallone
all'uomo libero
per tirare in porta
nella porta avversaria
e praticamente quando si trattava
di tirare in porta, lui era un maestro
mi ricordo sempre
quando a Tokyo abbiamo vinto
il titolo di campione del mondo di Clebe
ha fatto un gol contro la River Plate
da spettacolo
e quella era la sicurezza nei piedi
che è data dalla testa
chi è il più forte di tutti
che hai visto in allenamento dove dicei
era incredibile
il più forte di tutti in Maradona
su questo non si è dubbe
da questo momento in poi
quindi sei direttore sportivo
dici non l'ho mai fatto, il primo anno ti ambienti
il tuo battesimo il secondo anno
e comincia a fare anche dei colpi di mercato
interessanti, quanto tempo rimane
all'uomo a 5 anni
5 anni poi sono passato
all'alazio
bravo, sono passato all'alazio
ma per un anno, perché poi dato le dimissioni
perché lì era un po' disorganizzata
l'alazio di quel tempo
con un Bertolenzini Presidente
che purtroppo era un uomo
eccezionale
però non aveva
economicamente parlando le caratteristiche
per fare il Presidente
poi rendissi di uno dei fratelli
e io preferito lasciare l'alazio
e tieni il Presidente che sono arrivato
all'alazio, perché io sono un uomo
coraggioso
assieme a Ilario Castagnere
guardi, devo dire che ho fatto
i condolianze, purtroppo la famiglia
ieri
perché purtroppo Ilario si è andato
eravamo arrivati
due giovannotti
all'alazio, ed eravamo in serie
Ilario Castagnere
era il migliore allenatore
praticamente del momento
e io avevo subito accaparrato
Ilario Castagnere
e poi mi ero portato a presso
la visione della nazionale l'andese
che in quei tempi praticamente era
nazionale eccezionale
e avevo preso il migliore attacchiante
Van de Kerkhoff
che però, purtroppo, come saprete tutti
l'alazio aveva avuto
dei problemi, fu retrocesa
in serie B
e quindi dovemmo fare un campionato
di Ilario, che è io
in serie B
e Van de Kerkhoff non ci vuole stare
perché lui si sentiva un po'
fuori il luogo
un campione come lui
a partecipare a un campionato di serie B
in Italia, quindi lui si andò
però, nonostante tutto, devo dire che
anche questa con l'alazio
è stata, sì, una bella esperienza
ma un'esperienza che mi ha portato a capire
come società di calcio devono essere gestite
non avendo problematiche
economiche come aveva
l'alazio
Quindi cresce la tua esperienza e poi vai a Torino
Va da Torino? Dopo l'alazio
Dopo l'alazio, ma io poi ho una caratteristica
vedi, sono andato al Napoli
Dopo il Torino
No, no, non ho perditi, sono andato al Napoli
sono tornato al Napoli
perché evidentemente ha lavorato bene
e mi hanno richiamato
sono andato al Torino
e poi sono ritornato al Torino
sono andato alla Juve e poi sono ritornato alla Juve
quindi
praticamente dove sono andato?
Ho lasciato un buon ricordo
su questo non c'è dubbio
però ho cresciuto l'esperienza
per esempio andando a Torino
io credo che
visto anche l'amore che hanno i tifosi
del Torino per me, penso di aver lasciato
un buon ricordo
perché eravamo addirittura, siamo arrivati
secondo il campionato
e abbiamo rischiato di vincerlo
hanno il Verona vinto lo scuretto interno
e abbiamo rischiato anche di vincere
la Coppa UEFA
pensare che
siamo andati ad Aster da me
contro l'Iax dei migliori tempi
abbiamo fatto 0-0
con tre pali, addirittura all'ultima travezza
l'abbiamo fatta al novantesimo
a portiere battuto
e purtroppo avevamo pareggiato con l'Iax
in casa 2-2 e abbiamo perso la Coppa
è il momento in cui Mondonico
alzato la sedia sul
ed era una cosa
che sostanzialmente mi riempiva di soia
perché
senza la presidenza
che potesse
laggire denaro per comprare i giocatori
avevamo attrazzato una squadra
che tutto sommato
era una squadra
in quelli anni lì
era lasciata dietro ai uve
dei campioni
il Torino praticamente era la squadra di Torino
che emergeva nell'ambiente del calcio
quindi erano soddisfazioni queste qui
che io mi sono preso
ed era un godimento
è sotto il profilo
lavorativo perché se il lavoro
ti dà soddisfazione
è anche un qualcosa
che svolge senza tanta fatica
io sono abituato anche con i giocatori
ho sempre guardato
infaccia una realtà
se vi divertite giocando
vuol dire che sapete
giocare e i risultati ci sono
se faticate ditemolo perché vi mando via
a proposito di questo
allenatori noi
parato in mondonico hai fatto tanti nomi
e tu quando parlavi di calcio
da ragazzino con gli amici capivi di essere
particolarmente dotato perché capivi
cosa mancava come si incastravano
i tasselli per fare un puzzle perfetto
quanto influivi sulla formazione
quanto dicevi
è l'allenatore in che maniera far giocare la squadra?
no
sono due casi ben diverse
allora come...
una conseguenza di una visione
di quegli impulsi che vuote succedere
allora fare la squadra lo sempre fatte io
nel senso comporla comprando i giocatori?
comporla ma perché
il concetto mio era diverso
non per desistima
anche perché poi ho avuto pochi
allenatori e proprio amici miei veri
perché ho creato proprio uno simbiosi
quando ho preso qualsiasi allenatore
ho detto che la squadra facevo io
perché io sapevo
il portafoglio
della società di calcio
cosa che non sa un allenatore
e sapendo il portafoglio
considerando che un allenatore oggi ci sta
domani non c'è più
mentre la società resta
ho sempre cercato di
portare avanti economicamente
tu me lo dici perché vuol dire
chi dobbiamo valorizzare in quel momento
quindi quel giocatore deve giocare perché lo devo valorizzare
a prescindere non ho manche come
acquiste e vendite
io lo sapevo perfettamente fino a dove potevo arrivare
e fino a dove
quali erano i tuoi limiti certi?
i limiti precisi e economici
della società di calcio
e questo praticamente non lo può fare
un allenatore perché l'allenatore
può essere giocatori buoni
per fare i maggiori risultati
però se la società non ha possibilità
queste cose qui
io non farlo perché altrimenti si fa falliti
ed è quello che è essere in prova
adesso ai dirigenti attuali
perché prima erano società sportive
ora sono aziende veri e proprie
e sono tutte SBA
ed è per questo che vedere
bilanci rosso come ci sono adesso
nella maggior parte del quale di calcio
viene anche da pensare che
al momento attuale
dirigenti importanti che curino
queste cose ci sono pochi
come selezionavi gli allenatori?
nel senso oltre ha ovviamente
come dire, alla loro visione di calcio
in modo in cui facevano giocare le squadre
qual'era la caratteristica principale?
quella quella
cioè tu hai detto una cosa importante
è la caratteristica dell'allenatore
allora ci sono delle società
anche adesso, anzi forse
più adesso di prima
che prendono l'allenatore
in base al nome
è la cosa più sbagliata
se tu praticamente
metti un allenatore
in una squadra di calcio
che praticamente è portata a fare la partita
e l'allenatore è portato invece
ad aspettare l'allenatore
giocare di rimessa
è l'errore più grosso
quindi tu devi valutare prima di tutto
il gruppo di caratteristica che ha
una volta valutato il gruppo
le caratteristiche del gruppo
che sono portate a fare la partita
tu prendi un allenatore un po' più spresiudicato
che possa andare a fare la partita
se invece si gioca di rimessa
e devi prendere un allenatore
che attende l'allenatore e poi riparte
e invece adesso questi concetti qui
sono la maggior parte disattesi
ed è per questo che le società di calcio
non hanno i rendimenti che praticamente
dovrebbero avere
perché non è sufficiente prendere
l'allenatore di nome
faccio un esempio tipico
e cito un giocatore
Lukaku
Lukaku è con Antonio Conte
è stato uno dei crack
dell'inter
nel senso positivo
è stato un fenomeno
un fenomeno anche perché
aveva delle caratteristiche ben precise
di diciamo
uomo che partiva a prestanza fisica
accetta a fare 30 metri con la parla
e poi direva importa
era in un contesto
direi
eccezionale perché aveva
Achimi dietro
la squadra giocava di rimessa
per cui partiva Achimi
doveva la parla a Lukaku
con la prestanza fisica che aveva
spaccava le montagne
se Lukaku
come adesso
lo metti a fare la partita
praticamente non è più quello di Antonio Conte
ecco io guardavo queste caratteristiche
perché
se messi insieme bene
possono dare dei risultati
e l'intervince campionato
con Lukaku
che era veramente
un attaccante importante
sono quei giocatori
che cambiano veste
se vengono utilizzati in maniera diversa
Lukaku ha più forza fisica
per andare in aree di rigor avversaria
a farsi largo
anche a colpire i testa
se lo metti in una squadra
che deve fare il gioco
praticamente può avere delle difficoltà perché
lì è stato più difficile di alugare con i compagni
e quindi soffra anche
l'interesse della squadra
ti faccio una domanda per ignoranza
ma curiosità
quindi Lukaku, l'inter vince lo scudetto
lo vende a 115 milioni al Chelsea
il Chelsea lo mette praticamente fuori squadra
se lo prende in prestito
l'inter
quindi al Chelsea non gioca quasi nulla
tu credi che un allenatore
che non sa sfruttare le caratteristiche di un giocatore
possa psicologicamente
rovinare la carriera di un giocatore
nel senso di darli quell'insicurezza
dove lui non si sente più
perché è un attaccante che segna
è pieno di adrenalina, sarà sempre più forte
perché crede in sé stesso
questo anno è mezzo che ha passato
Lukaku dopo il momento glorioso
di cui stai parlando tu ad oggi
credi che possa giocare
sulla psiche dell'uomo o no
allora
Lukaku era l'uomo ideale
è un esempio preso solo al tuo nome
Lukaku era un uomo
eccezionale nelle mani di Antonio Conte
che è uno che
è un motivatore
che è allenatore
è l'avvoluto perché Antonio
è un altro di quelli che fa le squadre con concetto
sapendo che mi serve un difensore
con caratteristiche, un attaccante
con caratteristiche etc
questo è Antonio Conte
e i risultati poi parlano in favore
di questo per lui
Lukaku praticamente
è stato un giocatore
messo
nelle mani di un grande dirigente
che è Beppe Marotta
che praticamente l'ha amministrato
in una maniera migliore
insieme a Antonio Conte
e poi l'ha venduto anche in una maniera migliore
perché ha preso tantissimi soldi
e l'intero aveva bisogno di queste operazioni
è andato a giocare
in una maniera diversa
ed è la dimostrazione di quello che dico io
non emerge
praticamente come
emergeva nell'inter di Conte
giocando di remessa con Akimi
e l'intero si era ripreso
credo che abbia fatto anche un affare
a riprendere in prestito
però il rendimento praticamente non è più quello
di prima, ma non è che
il mancato rendimento influisce
Lukaku ha uno con gli attributi
ed è una persona
non serie di più un professionista vero
soltanto non è le caratteristiche
per improntare
una sua attività
su un squadro che cominciano a giocare
cioè vanno ad attaccare
l'avversario
è un funambolico
questo Lukaku non è però devo dire che è sicuramente un giocatore importante
questo Lukaku non è però devo dire che è sicuramente un giocatore importante
perché portano avanti una squadra
anche nelle dimensioni economiche e critiche in cui sono stati
diciamo
anzi mi sembrano molto bravi e molto attenti
da quel punto di vista
ti faccio una domanda sulla piazza degli allenatori
quindi oggi
gli vediamo tutti, no?
gli organ club, tutti quelli che ci sono
che è il più forte in assoluto secondo te
secondo la tua visione di calcio
questa qui è una bella domanda
io per esempio
vedevo molto bene club
adesso
qui si dimostra
praticamente
qualcosa che nel calcio può sfuggire
ma non deve sfuggire
club è troppo che sta a Liverpool
fatti questa è un anno già più complicato
ma no, ma sai perché
è troppo che sta a Liverpool
è troppo che è confidenza con gli stessi giocatori
è troppo che gli stessi giocatori vincono tanto
adesso è una pezzo un po' di quel
qualcosa che è la fiamma
che fiamma i giocatori per andare
in campo e cercare di vincere
lo stesso salà non è più quello di prima
se vedete
e questo è fluisci anche nell'animo dell'allenatore
io credo che quando un allenatore
è stato due o tre anni
in una squadra di calcio
a meno che
a meno che non abbia
una dirigenza che sa
effettivamente
lavorare sui soggetti
compreso l'allenatore
deve cambiare
visto che abbiamo parlato di Inter
io sono milanista però sono molto sportivo
quindi amo il calcio bello
torniamo a Murigno
quindi Murigno due anni all'Inter
secondo anno vince tutto se ne va
per fare una nuova esperienza che dice
meglio di così non posso fare la cosa giusta
ha fatto la cosa giusta poi si trattava
di andare in una grande squadra
come real Madrid quindi vuole dire
non è che... si doveva
ha avuto la sfortuna di avere un guardiola con un barcelo incredibile
dall'altra parte
vogliamo dirla tutta
io ho imparato da un allenatore
che credo che
ce ne siano pochi
di allenatori
che ragionano a quella maniera
e sai da chi ho imparato da lì dolmè
io sono arrivato a Roma da ragazzino
insomma non da ragazzino
ma da romano a Roma
a fare il direttore sportivo
e lì dolmè ha sempre detto
prima di tutto ma ha detto
ma tu puoi campare bene a Roma
devi fare il morto non ho capito bene
perché mi diceva questo
ma sicuramente di parlare poco
ti ripresete che
in quel periodo lì un giornalista di Roma
ha fatto praticamente
un articolo sulla Roma
dove diceva
che anzalone anche se lì dolmè
dove si vince nel campionato lo caccia
e poi questo giornalista
il giorno dopo è venuto al campo
io ero presente
parla col mister
ma ha sentito il presidente suo cosa ha detto
lo caccia anche se vince il campionato
lì dolmè lo guarda poi li fa
ah sì e fin da l'intervista
e da lì ho imparato praticamente
come si fa a parlare poco
soprattutto e a fare bene
infatti
invece è tua più grande scoperta come allenatore
per esempio Berlusconi noi dicevamo
tanti prendono degli allenatori di nome
lui ha fatto tante
giocate non scontate
prendendo degli allenatori non di nome
adesso vedi Palladino nel suo monza
piuttosto che non ha sempre preso
dei nomi blasonati
momento, momento
Palladino lasciatemi lo stare che è stato un giocatore mio
quindi lo conosco personalmente
ed è uno che vale
si vede no sul campo
se non è un giovane che vale molto
e guarda caso
dei miei giocatori se fai un esame
è abbastanza curato
trovi quelli che hanno giocato con me
che sono tra migliori allenatori
Deshams che ha addirittura diventato campionato
nel mondo e quest'anno
era arrivato secondo il finale
ma non solo Deshams
Zidane, Antonio Conte
Gasperini
pensate che visito ai migliori allenatori
e sono cresciuti tutti con me
quindi qualcosa di buono
l'abbiamo insegnata la Juventus
e su questo non c'è dubbio
Tu me lo stai dicendo perché non c'è solo l'intuito
di aver scelto la persona giusta
ma aver impartito la giusta disciplina
come impartisci la disciplina?
come fai capire come si sta al mondo
nelle squadre dove lavoravi tu?
Allora, io ho tanto per fare un esempio tipico
nei 12 anni
che ho passato la Juventus
e ho cambiato tre allenatori
l'interna ha cambiato 25
addirittura 5 in un'unica stagione
no
e secondo me questo qui era il modo
per non andare bene
allora tu scegli un allenatore
devi sapere quello che scegli
e praticamente
il dialogo che può avere con questo
e soprattutto
devi capire come gioca
per immettere nel gruppo bene
e poi lo devi difendere
lo devi difendere perché
l'allenatore ha bisogno della difesa della società
di fronte allo spogliatoio
perché è un uomo solo
contro 25 persone
non tutti giocano
e quelle che non giocano praticamente
possono dissentire e si creano
gruppi tant'è che io
ha appena arrivato alla Juventus
ho fatto un anno e poi
ho smartito un po' di persone
perché volevo rinnovare
quando sei tornato intendi?
quando sono tornato alla Juventus è della Roma
perché io
ho fatto Napoli Roma e poi sono ritornato
alla Juve e abbiamo vinto
con questo sistema qui anche la coppa
dei campioni nel 1996
quindi vuole dire
la ricerca è abbastanza curata
per l'allenatore poi devi
avere 3 persone che
oltretutto conosci bene
e sei anche amico se vogliamo
cioè devi poi fare delle confidenze
io per esempio Collipi
è un simbolo, Capello
un altro simbolo
Carlo Ancelotti
praticamente era
un po' diverso
da questi due perché
doveva essere aiutata in modo particolare
e se vi dico
che Carlo Ancelotti deve
a me tanta parte della sua gloria
e sono contento di averlo fatto
perché un bravo ragazzo
voi pensate che io stavo la Roma
da reclutà da ragazzino
e lui giocava nel Parma
l'ho preso e l'ho portata la Roma
su insistenza di Lidon
l'ho portata la Roma
poi doveva andare al Mila
l'ho preso e l'ho mandato al Mila
poi ho cominciato a fare l'allenatore a Parma
da Parma l'ho preso
l'ho portato a fare l'allenatore
alla Juventus e devo dire che
Carlo ha fatto dei buoni campionati
perché una volta ha fatto
72, una volta 73
con
praticamente due punti quindi erano
un ottimo campionato
e poi dopo si è trovato col disasto del curio
voi non so se ricordate
la tempesta su quel campo lì
quindi ha perso anche
immeritatamente e pure
io ho continuato a sostenerlo
ed era importante
sostenerlo perché
era giovane quindi aveva bisogno di aiuto
poi dopo quando abbiamo deciso
di riprendere Lippi
io ho fatto un contratto
a Carl Ancelotti
ho fatto un contratto d'un anno
perché non lo vorrevo, mi dispecieva
di farlo stare senza contratto
e poi ero sicuro di poterlo collocare
tant'è che ho trovato
praticamente una scuola turca
il Gala Tassarai
che lo poteva prendere e li ho fissato
un appuntamento a Parma
e qui è la fortuna del soggetto
perché ci vuole anche fortuna quando gira
mentre Carl Ancelotti
andava a Parma in macchina
mi ha telefonato Berlusconi
e Berlusconi mi ha detto ci senti
mi ha detto di Ancelotti che ne dici
con un allenatore
mi ha spiegato il perché con noi potevano
andare bene
e sai che mi ha detto
Berlusconi
perché io li ho detto che guarda perché
però sta andando a Parma a filmare con una scuola turca
chiamalo
farli girare la macchina e farlo venire a Milano a me
che ne faccio un contratto io
cos'ho fatto e Carl Ancelotti
si è trovato nel giro buono
che praticamente poi l'ha portato ad essere
quello che è perché secondo me
è umanamente eccezionale
guarda ti stavo dicendo non volevo interromperti
da milanista io li sono molto grato
a Carl Ancelotti anche alle telefonate
a questo punto che Berlusconi ti fece
perché oltre a essere un grandissimo
allenatore era una persona molto umana
io credo che non ci sia di meglio
è proprio un bravo ragazzo
da soddisfazione poterla usare
io magari l'ho fatto
nel diciamo
perché mi è venuto
non spontaneo perché gli eventi praticamente
mi hanno portato anche alla telefonata
di Silvio Berlusconi
che praticamente ha determinato
poi il ruolo di Carlo
nelle grandi squadre
per esempio adesso che sono
un buon amico di Florentino Pérez
devo dire che praticamente
lo stimano a maniera
è difficile
essere stimati da Florentino Pérez
perché probabilmente
uno dei pochi presidenti
che capisce
e devo dirvi
e
e
e
e
e
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e
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Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con Luciano Moggi, un’enciclopedia del calcio che ci racconta il dietro le quinte di uno degli sport piu’ amati del mondo, tra oneri e onori. Il dream team di One More Time e’ composto da: Giovanni Zaccaria, Mauro Medaglia, Davide Tessari, Alice Gagliardi e Filippo Perbellini.
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