Fare un fuoco: La tragedia greca di Spiderman
Lucy - Sulla cultura 4/7/23 - Episode Page - 17m - PDF Transcript
Il ventesimo secolo ha cambiato molte regole del gioco in termini di narrazione.
È nato il cinema, si è diffusa la radio, si sono diffusi anche i fumetti.
I fumetti, in particolare, hanno fatto fatica a vedere ammessi nel salotto buono della cultura.
Da noi in Italia, unberto Eco e oreste del buono hanno provato per primi a togliere
il fumetto dalghetto in cui rischiava di essere confinato.
Dicoghetto, rispetto al mondo degli intellettuali, perché se invece devo parlare di successo
popolare, beh, i fumetti si sono subito conquistati un posto privilegiato nel cuore di milioni
di lettori ed elettrici.
Io vengo da una famiglia molto popolare e i fumetti sono stati per me la prima vera
lettura consapevole.
Ma perché scatta questo riconoscimento immediato fra la gente comune e una forma narrativa
così diversa da quelli tradizionali?
Beh, molto diversa fino a un certo punto, i fumetti popolari hanno infatti spesso intercettato
e fatto propri certi schemi narrativi architipici, ben impressi dentro di noi da alcune migliaia
di anni.
Cos'hanno in comune la tragedia greca, Stanley e Steve Ditko.
Io sono Nicola la gioia e questo è fare un fuoco, il podcast di Lucy che racconta come
le storie continuano ad accendere la nostra immaginazione.
Come dicevo, quando ero piccolo i fumetti erano una mia grande passione.
A nove anni mi orientavo nella mia città che poi era Bari grazie alla presenza delle
Edicole, conoscevo posizione, grandezza, orario, assortimento di ciascuna di esse.
Ignoravo i nomi delle strade, puntavo sulle Edicole.
Gli Edicolanti erano i miei spacciatori, chiamavo ognuno per nome, erano gli unici adulti con
cui mi piaceva parlare per più di due minuti di seguito.
L'unico lavoro, quello dell'Edicolante, che ero in grado di valutare secondo ben precisi
parametri di competenza e passione.
Tutti gli Edicolanti svolgliati erano simili nella bullia, ogni Edicolante competente
lo era in modo peculiare.
Chi ti consigliava Tor, chi lo omoragno, chi addirittura frigider, questi ultimi erano
i pedagoghi secondo cui i ragazzini andavano educati a colpi di elettroshock culturali.
Quasi tutti gli Edicolanti consapevoli della loro missione storica, cioè alfabetizzare
i bambini, specie quelli nelle cui case entravano pochi libri, consigliavano di leggere Ipinats.
Il mio preferito però era L'Uomo Ragnio, che all'epoca veniva pubblicato in Italia
dalla editoriale Corno, leggevo le storie di Peter Parker in modo molto diverso dalle
altre.
Non erano soltanto storie d'avventura, erano anche drammie esistenziani, viaggi iniziatici,
dolorosi attraversamenti della linea d'ombra che ho capito poi, attingevano a piene mani
e chissà quanto consapevolmente dalla tragedia greca.
Ma non solo.
Prendiamo il primo episodio dell'Uomo Ragnio, il supereroe immaginato da Stanley e Steve
Ditko, comparso per la prima volta su Amazon Fantasy nell'agosto del 1962.
Peter Parker e uno studente orfano di entrambi i genitori, cresciuto amorevolmente dagli
zi, May e Ben Parker, a New York.
Non amanattano ovviamente e nemmeno a Brooklyn, ma nel Queens, dove ci sono molte famiglie
umili ma oneste come la sua.
Peter Parker timido, impacciato, è un nerd diremmo oggi, solo che in seguito al morso
di un ragno radioattivo acquista i superpoteri che lo vedranno trasformarsi nell'Uomo Ragnio.
E fin qui, niente di strano, le storie di fumetti e i fantasy sono pieni di orfani a
cui tocca un destino speciale.
Il problema è che Peter Parker non appena si rende conto dei suoi superpoteri, si monta
la testa e ne pagherà le conseguenze sul piano più profondo, quello affettivo.
Peter sfrutta i suoi poteri inizialmente per entrare in maniera triunfale nel mondo
dello spettacolo, partecipa a show e a programmi televisivi, diventa una star.
Dopo una trasmissione in cui ha partecipato come Uomo Ragnio, ha fatto il lottatore in
un incontro di wrestling, vede un poliziotto che insegue un ladro tra i corridoi dello
studio televisivo.
Il poliziotto invoca aiuto, ma l'Uomo Ragnio ignora la sua richiesta, ritenendo che combattere
il crimine non rientri nei suoi compiti, né tanto meno fra i suoi doveri.
Il ladro, così, riesce a scappare.
Qualche sera dopo però, Peter Parker è di ritorno da uno spettacolo in cui naturalmente
l'incognito ha indossato ancora una volta la maschera e il costume dell'Uomo Ragnio,
ma adesso è in abiti borgesi.
Arriva nel Queens, passeggia ancora un po' e vede un auto della polizia parcheggiata
proprio davanti a casa sua.
Agitatissimo, chiede alle forze dell'ordine che cosa sta accadendo.
Un poliziotto dei capelli baffi bianchi gli comunica.
Cattive notizie, figliolo, tuo zio è stato assassinato durante una rapina.
Il ladro è scappato in un magazzino abbandonato.
Distrutto dal dolore, Peter Parker si infila nuovamente nei panni dell'Uomo Ragnio e si
lancia l'inseguimento del ladro, lo cattura naturalmente.
Ma quando lo afferra dal bavero e lo porta a sé, beh, si rende conto che è lo stesso
individuo che si era rifiutato di catturare negli studi televisivi qualche sera prima.
Così ecco che la tragedia entra di prepotenza nei fumetti Marvel Comics.
Prometeo, Agamellone, a dirla tutta eschilo.
E qual è l'elemento della tragedia greca e rompe sulla scena?
La Eubris, la tracotanza.
Se Peter Parker non si fosse montato alla testa, se avesse capito quali responsabilità
derivavano dai suoi superpoteri, se avesse arrestato il ladro nello studio televisivo,
Zio Ben non sarebbe morto.
Nei sogni cominciano le responsabilità, avrebbe detto Del Morsfaz.
Con la tragedia greca arriva nel fumetto popolare anche l'idea di irreversibilità.
Lo Zio Ben è morto e nessuno può riportarlo in vita.
Questo in qualche modo modifica anche una certa idea circolare della serialità, perché
interviene un cambiamento immodificabile.
Anche se, a dire la verità, nel futuro dei fumetti Marvel ed Easy Comics, molto di ciò
che credevamo immodificabile diventerà poi irreversibile.
Ma rimaniamo per adesso agli inizi negli anni 60-70.
Oltre al tema della Eubris, Lua Moragno fa propria, mescolando mitologia greca e tradizioni
giudaico-christiana, anche l'idea di peccato originale.
Lua Moragno non si limita a nascere con un peccato originale, nasce grazie a quel peccato
originale.
Perché proprio il dolore per la morte dello Zio Ben è il senso di colpa che ne deriva
che spingono Peter Parker ad abbandonare il frivolo mondo dello spettacolo per dedicarsi
alla lotta contro il crimine, il tutto tra le tavole di un fumetto di intrattenimento.
Si potrebbe dire che il fumetto popolare, in quel lontano 1962, comincia a perdere
l'innocenza, esattamente come la perdono gli Stati Uniti l'anno dopo su un piano
ben più drammatico con l'omicidio di JFK.
A differenza della tragedia greca, però, che finiva nella disperazione, qui si tratta
pur sempre di dover tirare avanti puntata dopo puntata, sono le regole della serialità
per quanto uno le voglia manomettere e, tuttavia, andando avanti, ci attende nel caso dell'uomo
ragno qualcosa di ancora più estremo e radicale.
Ciò che accade di più estremo e radicale nell'uomo ragno dopo la morte dello Zio Ben
lo troviamo in Amazon Spider-Man numero 121, uscito nel giugno 1973, cioè ben 11 anni
dopo il primo episodio di cui abbiamo parlato.
Prima di raccontarvi che cosa accadde a Peter Parker nell'estate del 1973, vorrei riportare
la vostra attenzione verso quella miscela, dicevamo, di tragedia greca e cristianesimo
che la Marvel Comics riesce a far convivere in un solo personaggio.
Da una parte, come dicevamo, c'è l'elemento della ineluttabilità, caro a Eskilo, Sofocle
ed Euripide.
Dall'altra c'è la figura di un eroe cristico che si ritrova tutta la stampa contro.
J. J. Jainson, direttore del Daily Bugle, il quotidiano per cui lavora Peter Parker
come fotoreporter, conduce a mezzo stampa una violenta campagna diffamatoria contro
l'uomo ragno, dipingendolo per ciò che non è, un nemico della società.
Esattamente come contro Gesù, non a New York, ma in Palestina, i poteri dell'epoca
montano una campagna diffamatoria capace di orientare negativamente l'opinione pubblica,
l'opinione pubblica del tempo che, infatti, messa alla prova gli preferisce
preferisce
Ma ecco che la tragedia è una buona dose di sadismo, non credi teatro dell'asturdo, torna a bussare
alla porta del tessiragnatelle e forse non a caso lo fa nel 1973, la anno del Watergate,
quando la perdita dell'innocenza di cui abbiamo parlato si condirà di paranoia.
Ma il sentimento che la tragedia è una buona, la tragedia è una buona, la tragedia è una buona,
la tragedia è una buona, la tragedia è una buona, la tragedia è una buona.
La tragedia è una buona, la tragedia è una buona, la tragedia è una buona.
La tragedia è una buona, la tragedia è una buona, la tragedia è una buona.
La tragedia è una buona, la tragedia è una buona.
La tragedia è una buona, la tragedia è una buona.
La tragedia è una buona, la tragedia è una buona, la tragedia è una buona.
La tragedia è una buona, la tragedia è una buona, la tragedia è una buona.
La tragedia è una buona, la tragedia è una buona, la tragedia è una buona, la tragedia è una buona, la tragedia è una buona.
Preparatevi al pericolo, allo scandalo e al piacere inconfessabile che ne può venire fuori.
Fare un fuoco e un podcast settimanale di Lucy scritto e condotto da me, Nicola La Gioia.
Le musiche originale, il montaggio e il sound design sono di Sharon DeLorean.
La cura editoriale è di Giada Arena e Lorenzo Grammatica. A venerdì prossima!
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Anche nei fumetti più popolari possiamo individuare degli schemi narrativi archetipici, utilizzati da migliaia di anni. Nella decima puntata, analizziamo le stupefacenti caratteristiche che accomunano l’Uomo Ragno e la tragedia greca.
Fare un fuoco è il podcast di Lucy che racconta come le storie continuano ad accendere la nostra immaginazione. Ogni venerdì una nuova puntata, scritta e condotta da Nicola Lagioia.
Le musiche originali, il montaggio e il sound design sono di Shari DeLorian, la cura editoriale è di Giada Arena e Lorenzo Gramatica. Si ringrazia Spreaker per il supporto tecnico.
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