Daily Five: Il coraggio di Yura. Addio ad Andrea Purgatori. Borsellino, Meloni e polemiche
CNC Media 7/19/23 - Episode Page - 20m - PDF Transcript
Seguendo i telegiornali, i quotidiani, le analisi degli osservatori che inevitabilmente
devono raccontare la guerra come osservandola dall'alto, si perde per forza di cose il
contatto con la realtà, con la vera tragedia della guerra, con il dolore, con la sofferenza
e con la paura.
Seguire da qui i fatti del conflitto in corso tra Russia o Ukraine è un po' come essere
seduti attorno a un tavolo e guardare una partita di risico.
I carri armati sono oggetti inanimati, gli scontri sono solo un susseguirsi di nomi
di città e bilanci, morti e feriti sono solo numeri.
E però la guerra non è solo questo, anzi non è questo.
Se noi zoomiamo, se avviciniamo, sempre di più lo sguardo ci rendiamo conto che possiamo
quasi distinguere sempre più unitidamente i volti di quei numeri e se ci avviciniamo
ancora di più possiamo sentire addirittura le loro voci.
E se poi isoliamo ognuna di quelle voci, ci rendiamo conto che la guerra è la somma
di milioni di storie, ognuna diversa dalle altre, ognuna col suo carico di dolore, ognuna
col suo carico di disperazione e di sofferenza.
Oggi su Repubblica Fabio Tonacci fa questo da Kiev Isola, una di queste storie, e ce
la racconta.
Vorrei leggervela perché credo sia l'unico modo per non perdere il contatto con la realtà
e non dimenticare cosa sia la guerra, cosa stanno vivendo in questo momento da un anno
e mezzo milioni di vittime ukraine e quanto gravi siano le colpe dei carnefici.
Passo a leggervi l'articolo.
Esattamente un anno dopo e per una serie di circostanze imprevedibili, Yura ha trovato
il numero di telefono dell'uomo che abbucia, ha ucciso suo padre e che ha sparato anche
a lui mirando alla testa e mancandolo di due centimetri.
Ora bisogna immaginarsi questo sedicenne che una mattina dello scorso marzo prende
il coraggio a due mani a ferra lo smartphone e su Telegram invia un vocale di 30 secondi
ad Alexei, ufficiale dell'esercito russo che ha partecipato alla sedio di Kiev dopo
l'invasione, uno degli autori del massacro di Bucha più precisamente.
Yura aveva promesso a se stesso di tenere un contenio durante il messaggio, non voleva
mostrare a russo emotività o debolezza, ma alla fine a solo 16 anni e orphano di padre,
a un braccio sfreggiato dalle cicatrici, Yura è gonfio di risentimento e a tutte le ragioni
del mondo per esserlo, come si fa insomma a darli torto, dunque quei 30 secondi gli
sono usciti come gli sono usciti, ciao fottuto animale, ti ricordi di me sono i Yura, ero
a Bucha davanti al municipio un anno fa, tu eri lì, hai ucciso mio padre davanti ai
miei occhi, poi hai sparato a me, ma sorpresa sono vivo, io sono vivo e tu e gli animali
come te finirete tutti in prigione. L'ufficiale russo dopo un po' al risposto a questo vocale
anche egli con un vocale, prima di riferirne il contenuto però ascrivibile direttamente
al catalogo delle espressioni della banalità del male pronunciate da piccoli individui
incapaci di dare un valore alle atrocità che hanno compiuto bisogna lasciare aiura
la possibilità di raccontare la sua tragedia, di collocarela nel tempo e nello spazio, di
tornare quindi alla mattina del 17 marzo 2022 durante l'occupazione di Bucha. Io e mio padre
racconta il ragazzo, siamo andati in bicicletta al municipio per prendere da mangiare e l'acqua
perché lì c'erano gli aiuti umanitari, indossavo una giacca con una ferpa col cappuccio, a
un certo punto un soldato russo ci viene incontro e ci ordina di fermarci, siamo scesi
dall'abbigi, abbiamo alzato le mani, c'è chiesto dove stessi mandando, gliel'abbiamo
detto due colpi di fucile e ho visto mio padre cadere, poi un terzo colpo, stavolta verso
di me, ho sentito il braccio sinistro bruciare, sono caduto, quando era a terra ho chiesto
al soldato di potermi avvicinare a mio padre e lui allora mi ha sparato ancora, sempre al
braccio e dopo altri due colpi, una pietra su dell'asfalto mi è entrata nel naso, siamo
a sei colpi di Kalashnikov e Yura li ricorda tutti, nella sua mente vede ancora lo squarcio
sull'avambraccio, lo descrive con queste parole, la carne era alla rovescia, quello che era
dentro era fuori e quello che era fuori era dentro, non è finita, l'ultimo sparo, il
settimo è stato ancora sul corpo di mio padre, ho girato la testa a destra e ho visto il
rivolo rosso del suo sangue scorre verso di me, lentamente ero a mezzo metro e il suo sangue
mi bagnava la mano, deve essere stato tutto quel rosso vermiglio sull'asfalto e sui vestiti
di Yura a convincere il soldato di aver ammazzato anche il ragazzo, quando si è allontanato
racconta ancora Yura mi sono tirato su e mi sono messo a correre, a casa mi sono tolto
la felpa e mi sono accorto che nel cappuccio avevo un foro di proiettile, mi ha sfiorato
alla fronte per due centimetri, la felpa col cappuccio e la giacca sono nel deposito ora
è giudiziario dello sbu che sarebbe il servizio di intelligenza civile ucraino che tra gli
altri compiti indaga sui crimini di guerra, è successo infatti che Yura dopo essere uscito
dall'ospedale dove gli hanno salvato il braccio si è rivolto agli investigatori che
lavorano all'identificazione dei macellai di Buccia, lì guardando le foto nell'ufficio
dello sbu, Yura ha incroggiato di nuovo gli occhi dell'assassino, è stato un lampo della
memoria, indossava il passamontagna raccontato, ma lo sguardo e il naso gli ho riconosciuti
subito, nella scheda dello sbu sono indicati il nome, il cognome e il numero dell'unità
di appartenenza dell'uomo, il resto lo ha fatto il fratello maggiore di Yura che si è
messo a cercarlo su internet spulciando tra i social network russi fino a trovarlo, di
più ha trovato anche il numero del suo telefonino e ciò quindi ci riporta al punto iniziale
ai Yura che decide di mandare il vocale di 30 secondi, quella che segue è la risposta
di Alexei in tono pacato e con anche una certa formalità nell'elogio, ragazzi sono
molto occupato adesso, mi hanno dato un altro compito, non fate cose stupide come chiamarmi
al telefono perché io un giorno l'altro torno a Kiev, per il resto ricordatevi una cosa,
voi siete solo vittime di un sistema, a quale sistema si riferisse non lo ha specificato
Alexei, dopo quello scambio di vocali non ce ne sono stati altri, chiara è invece la
minaccia rivolta a Yura di tornare a Kiev per finire il lavoro che un anno e mezzo fa
ha lasciato a metà, se mai Alexei dovesse però tornare davvero a Kiev non è detto che
troverà Yura, grazie alla direttrice della ONG Gen Ukrainyan che si occupa della riabilitazione
psicologica degli orfani di guerra, il 16 N sta per andare negli Stati Uniti a studiare
al college, suo padre infatti faceva l'avvocato e forse Yura seguirà le sue orme, gli aveva
anche lasciato due armi in giardino però Yura alle api non ci pensa proprio, pensa solo ad Alexei
all'officiale russo che senza motivo gli ha portato via un padre e ha provato a togliere la vita anche
a lui, vorrei che provasse ha detto Yura il dolore e la sofferenza che ho provato io, mi chiedete
cos'è la giustizia vedere quell'uomo in prigione prima o poi.
Io sono Emilio Mola e questo è Daily Five, il podcast di CNC Media per comprendere l'attualità
e conoscere il mondo che ci circonda una notizia alla volta.
Oggi è mercoledì 19 luglio e da questa mattina in cima alle on-page di tutti i siti di informazione
campeggia la notizia della scomparsa di uno dei più noti e stimati giornalisti italiani,
Andrea Purgatori, Purgatori che da anni era diventato uno dei volti più seguiti e ammirati
di la sette, rete per la quale conduceva la trasmissione Atlantide e morto a Rome in
ospedale questa mattina dopo una breve fulminante malattia. Ma chi era Andrea Purgatori? Oggi e
domani su tutti i quotidiani troverete ritratti e ricordi del giornalista scomparso che lo raccontano
davvero senza piageria e senza retorica come uno dei cronisti più tenaci e brillanti del panorama
giornalistico italiano e l'emblema di questo suo approccio al lavoro, di questo suo approccio
al giornalismo, di questa sua determinazione a scavare fino in fondo nelle vicende più
torbide della storia italiana sono senza dubbio le sue inchieste sulla strage di Ustica. Inviato
del Corriere della Serra dal 1976 al 2000 a Leggo da Repubblica Purgatori si è occupato di terrorismo
intelligence e criminalità. A seguito casi scottanti del terrorismo internazionale e italiano negli
anni di Pionbo e sullo stragismo come il Caso Moro e la strage di Ustica del 1980 ha raccontato
numerosi dell'ilti di mafia dal 1982 fino alla cattura di Totorrina, ha realizzato reportage su
molti conflitti come la guerra in Libano del 1982, la guerra tra Iran e Iraq degli anni 80,
la guerra del Golfo del 1991, l'Intifada e le rivolte in Tunisia e Algeria. La sua inchiesta
più importante però riguarda la strage di Ustica del 1980, come scrive Paolo Conti sul Corriere
che gli Stato collega al quotidiano di Via Solferino. Andrea Purgatori ha svelato le bugie e le
omissioni di chi portava avanti i lattesi di una bomba esplosa a bordo dell'Itavia che il 27
giugno 1980 viaggiava con 81 persone a bordo rivelando come invece il disastro fosse stato
causato dall'impatto con un Missile, rimanendo sempre al fianco dei familiari delle vittime e
soprattutto garantendo loro la ricerca della verità. Per questo Purgatori Ustica è diventato
un vero sinonimo, un marchio professionale di straordinaria continuità di desiderio di arrivare
alla verità. Docente di sceneggiatura, consigliere degli autori tra i suoi ultimi lavori ci sono
anche la docuseria Netflix Vaticangirl sul caso di Emanuella Orlando. Non solo Purgatori nel corso
della sua vita professionale è stato anche autore e sceneggiatore di tanti film e fiction
televisive tra cui il muro di gomma che racconta proprio la strage di Ustica, Fortapash,
sull'omicidio mafioso del giornalista Giancarlo Siani e il giudice ragazzino che ripercorre la
vita e la morte del magistrato Rosario Livatino ucciso dalla mafia nel 1990.
Voglio dirlo in modo chiaro, scrive oggi Walter Veltroni sul corriere. Andrea Purgatori è stato
il giornalista esemplare, è stata la testimonianza che si può intendere in raccontare la realtà come
una sfida costante con la propria coscienza, come un dovere che ha profili etici nei confronti
delle cose, degli altri e di se stessi. Non è mai stato Purgatori un complottista,
un dietrologo, non ha mai usato ideologie per raccontare la realtà, aveva le sue solide
convinzioni politiche e ideali ma non le ha mai usate per distorcere la realtà per usare l'informazione
a fini di parte. La sua parte, l'unica parte alla quale ha consacrato la sua vita professionale
e personale, era la realtà. Non dico la verità, categoria, dilabile definizione,
ma la realtà, le cose come sono accadute. Oggi a Palermo si stanno tenendo le commemorazioni
della strage maffiosa di Via da Melio in cui il 19 luglio del 1992 persa la vita il giudice
Paolo Borsellino e 5 uomini della sua scorta. Quest'anno più che nel recente passato però
questo appuntamento è stato caratterizzato da polemiche che hanno riguardato in particolar modo
la premia Giorgia Meloni. Meloni va detto ha sempre ricordato Paolo Borsellino come uno dei più
importanti e veri servitori dello Stato italiano e in più occasioni ha raccontato di aver iniziato
proprio a fare politica da giovane, proprio all'indomani della strage di Via da Melio.
E tuttavia diversi, chiamiamoli così, incidenti di percorso delle ultime ore hanno dato l'astura
a una serie di polemiche che la Presidente del Consiglio ha comunque cercato di stemperare
e di allontanare in maniera piuttosto chiara e netta. In primis le parole del suo ministro
alla giustizia Carlo Nordio che nei giorni scorsi lo ricorderete ne abbiamo parlato dopo
aver abolito l'abuso d'ufficio ha annunciato di essere favorevole a uno smaltimento o comunque
a una rimodulazione del reato di concorso esterno in associazione maffiosa. Il concorso esterno
e quel reato, anche se tecnicamente è sbagliato definirlo così, che commette chi aiuta le
organizzazioni maffiose diciamo dall'esterno, cioè senza fare organicamente parte dell'organizzazione
maffiosa. E quel tipico reato commesso dai liberi professionisti dei cosiddetti colletti bianchi
dai chi insomma vive nella zona grigia tra legalità e criminalità e che consente poi alle
maffie di fare quel salto di qualità da semplici bande di assassini avere proprie organizzazioni
criminali. Ecco il ministro Nord aveva detto nei giorni scorsi di voler smantellare questa
ipotesi di reato e questa sua uscita non è chiaramente piaciuta fin da subito a Meloni che
non voleva presentarsi oggi a Palermo con un simile biglietto da visita. Cioè qualcosa della serie
come fai a commemorare Paolo Borsellino e la sua lotta alla mafia se vuoi smantellare uno degli
strumenti più importanti per combattere la mafia bene per allontanare definitivamente ogni
sospetto di condivisione di una simile idea oggi la premier proprio a Palermo ha nettamente
sconfessato Nordio invitandolo invitando proprio il suo ministro a non parlare di cose che non
sono nel programma di governo. Collegata a questa polemica c'è poi la seconda polemica ovvero
la mancata partecipazione di Meloni alla annuale fiaccolata in ricordo di Paolo Borsellino che
ogni 19 luglio si tiene a Palermo. I molti l'hanno accusata di aver deciso di non partecipare alla
manifestazione nel timore di subire contestazioni dei cittadini soprattutto per le uscite del
ministro Nordio ma sul corriere la premier ha assicurato che la sua scelta è legata esclusivamente
alla necessità di partecipare a incontri istituzionali programmati in concomitanza con la fiaccolata.
In questi giorni a seguito della proposta del centrosinistra distituire anche in Italia il
salario minimo garantito si sta tornando molto a parlare di lavoro lo si fa con particolare
attenzione alla redditività del lavoro ai compensi ai contratti collettivi eccetera si parla invece un
po' meno del rispetto di quei contratti del rispetto delle norme di sicurezza dei lavoratori
delle assicurazioni obbligatori dei contributi insomma di tutti quegli aspetti il cui rispetto
a dei suoi controllori chi sono questi controllori lo sapete gli spettori del lavoro bene oggi di
questo trascurato tema si occupa in maniera invece approfondita il posto con un lungo articolo che
si focalizza soprattutto sulla regione Sicilia che vanta almeno 400 mila aziende al suo attivo
ecco secondo voi quanti sono in Sicilia gli spettori del lavoro chiamati a controllare 400
mila aziende 40 mila cioè un ispettore ogni 10 aziende magari 4 mila allora c'è un
ispettore ogni 100 aziende ma che non sono nemmeno 400 sono in tutto 63 63 ispettori che dovrebbero
verificare il rispetto della sicurezza sul lavoro dei contributi delle assicurazioni eccetera di ben
400 mila aziende 63 per 400 mila i sindacati hanno calcolato che ai ritmi attuali le imprese
potrebbero ricevere un solo controllo ogni 20 anni prima del piano di assunzioni promosso
dall'ispettorato nazionale del lavoro scrive il post anche in molte altre regioni il numero di
spettori del lavoro era considerato insufficiente nell'ultimo anno ne sono stati assunti 1249
destinati alle regioni più in difficoltà ma di questi nessuno è andato alla Sicilia a causa dei
problemi che spiegano l'attuale e cronica mancanza nella regione ovvero l'autonomia e i debiti da 10
anni la regione Sicilia non può assumere direttamente personale proprio a causa dei debiti
accumulati con lo stato la cattiva gestione delle aziende sanitarie degli ospedali delle
aziende partecipate ha portato alla Sicilia ad avere oltre 5 miliardi di euro di debiti che ora
deve in qualche modo restituire oltre a un piano di rientro decennale lo stato ha imposto alla
regione il blocco del turnover cioè l'impossibilità di fare assunzioni quando va in pensione
indipendente da qui quindi come potete immaginare anche la carenze e l'impossibilità di assumere
nuovi spettori del lavoro il post racconta di come in questi ultimi anni si sta cercando di
ovviare a questa cronica e tragica carenza definisco tragica perché sta proprio agli spettori del
lavoro verificare che siano rispettate tutte le norme che devono garantire la sicurezza dei
lavoratori e insomma se l'argomento vi interessa trovate tutto sul post
chiudiamo con alcune veloci segnalazioni dall'informazione social sulla pagina instagram
di cncmedia trovate un breve però esa ostivo ritratto della figura di paulo borsellino per
conoscere la carriera e la vita del magistrato antimafia di cui oggi celebriamo il ricordo su
fact news invece la redazione del sito di fact shaking smonta la forbiante ricostruzione di alcune
parole pronunciate dal metereologo di lasette paulo sotto corona secondo cui appunto questo
metereologo avrebbe negato l'esistenza del cambiamento climatico in breve che cosa è successo è
successo che rispondendo in diretta all'osservazione del conduttore in studio che gli ha detto anche
la stampa internazionale parla di un caldo infernale in italia sotto corona al risposto
questo dipende dal fatto che all'estero leggono i giornali italiani se no non direbbero
sciocchezza di questo genere come dimostra la redazione di facta punto news sotto corona non
si riferiva al cambiamento climatico quando ha parlato di sciocchezza ma si riferiva a quelle
previsioni lanciate dai giornali di temperature da bollino rosso per i giorni 19 e 20 luglio
previsioni che il metereologo ha definito appunto minacce e non previsioni in quella sua battuta
insomma sotto corona non fa alcun riferimento al cambiamento climatico a differenza di quanto
sosterrebbe su twitter un giornalista della verità negare la correttezza di una previsione
meteo per il giorno seguente infatti non significa negare il cambiamento climatico le due cose non
sono la stessa cosa e dire guarda secondo me domani non faranno 42 gradi smettiamola di dire che
faranno 42 gradi non significa dire che non esiste il cambiamento climatico infine su
paginella politica trovate un approfondimento sull'impatto dell'immigrazione sull'economia
in particolare paginella politica prova a rispondere a una vecchia e dibattuta domanda ma
è vero che l'arrivo di immigrati che costano ovviamente meno agli imprenditori fa abbassare
lo stipendio anche ai lavoratori nativi la risposta come sempre molto articolate molto
ben documentata la trovate su paginella politica io vi faccio giusto uno spoiler la risposta e
no e con questo per oggi noi ci fermiamo qui io vi ringrazio vi saluto e vi do appuntamento a
domani sempre alle 17 con del i5 del i5 è un podcast prodotto da cnc media ascoltalo
da lunedì al venerdì alle 17 direzione creativa e post produzione like a b creative company
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Ucraina, Yura trova il telefono del soldato russo che ha ucciso suo padre a sangue freddo. E gli manda un vocale. La risposta è raggelante: “Tornerò a Kiev”.
È morto il giornalista Andrea Purgatori. La vita e la lotta per le verità.
La commemorazione per Paolo Borsellino tra le polemiche.
La Sicilia non ha quasi più ispettori del lavoro.
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Musica Giovanni Ursoleo