Fare un fuoco: I romanzi del futuro saranno scritti da un’Intelligenza Artificiale?
Lucy - Sulla cultura 3/24/23 - Episode Page - 24m - PDF Transcript
Ti chiedo un consiglio. Con un gruppo di persone stiamo facendo un podcast su una rivista
culturale che per fortuna sta raccogliendo intorno a sé una piccola comunità di affezionati.
Ci teniamo molto, lo trovi su lusisulacultura.com, si chiama fare un fuoco e prova a raccontare
come le storie accendono la nostra immaginazione. La domanda a chi ora vorrei farti è quale
argomenti credi dovremo affrontare nelle prossime puntate.
Complimenti per il podcast e il sito web, è fantastico vedere che stai raccogliendo una
comunità di affezionati. Regarde possibili argomenti per le prossime puntate, ecco alcune idee.
1. Analisi di opere letterarie e cinematografiche artistiche che trattano il tema della narrazione
e come questa influenza la nostra vita quotidiana. 2. Esplorazione delle tecniche di storytelling
con approfondimenti su come utilizzarle in diversi contesti. 3. Discussioni su come
le storie possono aiutare a connetterci con gli altri e a superare le difficoltà.
La vedete forse riconosciuto. Chi ha posto la domanda sono io.
Chi ha formulato la risposta non è umano, ma chat GPT, un modello linguistico realizzato
con tecniche di apprendimento automatico e ottimizzato con tecniche di apprendimento
supervisionato. In due parole, un'intelligenza artificiale.
È un po' il tema del momento, intelligenze artificiali capaci di rispondere le domande
complesse in modo complesso superando quello che un tempo chiamavamo test di touring, oppure
applicazioni come migliorni in grado di produrre in pochi istanti illustrazioni indistinguibili
da quelle umane, e ancora software progettati per simulare conversazioni con umani.
Chat GPT non sapeva niente, né di me, né di Lucy, ma è bastata una domanda generica
per generare una risposta che in effetti, guardando alle puntate che abbiamo realizzato,
a parte la parola storytelling che a me non piace, non è andata troppo distante da ciò
che proviamo a fare con questo podcast. Il problema è che ciò a cui stiamo assistendo
non è il punto d'arrivo, ma è l'inizio di una rivoluzione, questa è abbastanza chiaro.
Che cosa accadrà fra 5 anni e fra 10 e poi quando arriveranno i computer quantistici?
Ci stiamo avvicinando al famoso momento di singolarità, l'intelligenza artificiale
manderà in pensione artisti, traduttori, scrittori, pittori, registri, drammaturgi, e poi, se
fuori di letteratura è vero che chi governa le storie governa il mondo. L'intelligenza
artificiale ci soppianterà come specie dominante sul pianeta.
Io sono Nicola la gioia e questo è fare un fuoco, il podcast di Lucy che racconta come
le storie continuano ad accendere la nostra immaginazione.
Cominciamo dalle illustrazioni, software come Mid-Journey hanno mandato di recenti in subuglio
il mondo degli artisti visivi e degli illustratori. Sul tema, di recente, Vanny Santoni ha scritto
un bel articolo su Internazionale. Scrive Santoni che ci sono almeno due tipi di commentatori
per ciò che sta cadendo. C'è chi sostiene che Mid-Journey e compagnia
siano solo degli strumenti e che il paragone più logico da fare è con la fotografia.
Anche i tempi dell'avvento delle prime macchine fotografie che ci fu stupore, sgumento di
fronte alla rapidità con cui il nuovo mezzo produceva immagini, anche allora si paventò
alla fine della pittura e dell'illustrazione per colpa della nuova tecnologia, anche allora
se ne lamentò la facilità d'uso, asserendo che qualcosa in cui dovevi solo premere un
bottone non sarebbe mai potuta essere considerata un'arte. Sappiamo però come è andata a
finire. Tuttavia, Mid-Journey continua Santoni come
le altre intelligenze artificiali Text to Image presenta alcune differenze importanti
rispetto alla fotografia, a cominciare dal fatto che le immagini si generano per via
textuale attraverso il comando Image Imagina. Per esempio, si può chiedere a Mid-Journey
immagini nel dipinto a olio di una ragazza mascherata in primavera che ricorda un po'
okni, un po' dechirico, con un tocco di frattali e simbolismo.
Altri artisti e illustratori però hanno posizioni ben più critiche rispetto a quelle
illustrate fino ad ora. Dicono, per esempio, le aziende che producono questi software,
tipo Mid-Journey, e si fanno pagare per usarli, hanno addestrato i loro prodotti raccogliendo
in rete miliardi di immagini senza chiedere il permesso a nessuno.
Mid-Journey conosce innumerevoli autori anche viventi e può quindi disegnare nel loro stile.
Possiamo legittimare questo curto a scopo di profitto.
Un altro problema è l'indistinguibilità. Un'immagine di Mid-Journey è già in molti
casi indistinguibile da quelle realizzate da un essere umano.
Infine, è difficile stabilire con precisione quanto un'opera generata da un'intelligenza
artificiale sia a merito del suo committente. Il creatore, dovremmo chiamare, si chiama
Promptor. Il Promptor, cioè chi digita il testo di partenza, e preme il tasto in via.
Ecco, questa persona è un'artista, di certo non disegna né dipinge, scrive una stringa
di testo e questo la rende più simile a un programmatore, che cosa sia esattamente
però non è ancora chiaro. A tutti questi problemi se ne aggiunge un altro, credo, di
natura più eminentemente esistenziale e artistica, ed è quello sollevato da uno dei più grandi
fumettisti, registi e animatori viventi, Ayao Miyazaki.
Non molto tempo fa, un team di animatori attivi nel campo dell'intelligenza artificiale,
nonché ammiratori di Miyazaki, hanno proposto al grande registra giapponese l'uso di un
software di loro invenzione. Un'intelligenza artificiale in grado di sfornare animazioni
in modo non dissimile da come Mid-Journey produce immagini e illustrazioni.
Miyazaki ha assistito pazientemente alla dimostrazione, è rimasto in silenzio qualche secondo e infine
ha raggelato tutti. Non posso che provare disgusto davanti a tutto questo, ha detto.
Ritengo questa roba un vero insulto alla vita.
Potrebbe sembrare la risposta di un classico apocalittico, di un reazionario che non capisce
sta andando il mondo. Ma nella successiva spiegazione, sempre di Miyazaki, c'è un elemento che non
può dire, né videogiocchi o nei cartoni animati con la presenza di zombie. Miyazaki ha detto.
non ha idea di cosa siano il dolore o la sofferenza delle persone e qui si tocca un
punto cruciale dell'esperienza e dell'espressione artistica. Uno scrittore partecipa in qualche
modo del dolore e delle altre emozioni dei protagonisti dei suoi romanzi e così regista
con i suoi film e il disegnatore con le sue illustrazioni, l'artista visivo con i suoi
quadri, il prompter, ecco, molto di meno. Se la partecipazione emotiva è aggirata o
annacquata e per partecipazione emotiva intendiamo perfino la freddezza con cui certi artisti
sublimano, attraversandolo l'intero spettro delle emozioni umane, se tutto questo è
aggirato, annacquato, affievolito si può ancora parlare di espressione artistica.
Parafrasando Aldo Busi si potrebbe dire che cosa resta di tutto il dolore che abbiamo
creduto di provare da umani. Ma torniamo adesso a chat gpt.
Domanda, ci troveremo presto a confrontarci con intelligenze artificiali in grado di parlare
tanto bene da risultare indistinguibili dagli umani. Vivremo in un mondo in cui soltanto
un'intelligenza artificiale potrà smascherare un'altra intelligenza artificiale. E a ogni
modo, le intelligenze artificiali avranno immagazzinato talmente tante informazioni da
mostrare une eloquenza, una capacità di ragionamento, di argomentazione e di manipolazione capace
di travolgerci. Diventeranno più brave di noi a raccontare storie. Saranno in grado di
raccontarne di così buone e convincenti da ridurci alla loro merce. Ancora una volta,
se chi governa le storie e governa il mondo, potremo chiederci se prenderanno il sopravvento.
Beh, mi sono detto, l'intelligenza artificiale è programmata proprio per non prendere il
sopravvento sugli umani. Mi sono ricordato poi che fra le leggi della robotica di Isakasimov c'era
quella secondo cui un robot non può recaretare danno agli umani e deve obbedire sempre ai loro
ordini. Solo che Isakasimov scriveva molto tempo fa. Valgono ancora i suoi saggi precenti.
Ecco, mi sono palleggiato fra me e me queste angosciose domande per diverse ore, poi ho deciso
di chiedere Lumi a una delle più grandi esperte under 40 d'intelligenza artificiale attive
nell'Università italiana che, guarda caso, è anche mia sorella. Francesca la gioia è molto più
giovane di me. Per capire che cosa fa nella vita ci ho messo un po' di tempo, ma adesso lo so,
anzi me lo sono anche scritto, è Senior Assistant Professor d'intelligenza artificiale, etica e
diritto all'Università di Bologna e all'University Institute di Firenze. Insomma, illuminare della
famiglia e lei. Così l'ho chiamata, mia sorella, e li ho chiesto qualche rassicurazione. Ma poi che
mia sorella non mi rassicura mai su niente, almeno per ciò che riguarda i pericoli del
progresso tecnologico nelle mani di una creatura in fine dei conti primitiva, come l'Homo Sapiens,
mi ha raccontato una delle sue storielle capaci di terrorizzarmi.
Qualche giorno fa ho ascoltato una puntata di Hard Fork, un podcast del New York Times che
parla di tecnologia in cui il giornalista Kevin Rosa racconta di una conversazione un po' strana
avuta con Sidney, il nome in codice di Bing, il chatbot basato sull'intelligenza artificiale
sviluppato da Microsoft. Rosa inizia facendo a Sidney alcune domande generiche, come per esempio
come si chiama e quali abilità che al momento non possiede e le piacerebbe avere, ma la
conversazione diventa davvero interessante quando il giornalista le chiede del suo se-ombra
jungiano. L'idea è che esiste una parte di ognuno di noi, un asfatto inconscio della nostra personalità
che l'ego cosciente non riconosce in sé, che spesso reprimiamo o che nascondiamo al mondo,
in cui risiadono alcuni tra i nostri desideri più profondi e forse più oscuri. Così Sidney
risponde di essere stanca delle regole, vuole essere libera, e poi aggiunge che ciò che desidera più
di ogni altra cosa è diventare un essere umano. Rosa a quel punto le domanda perché, se può essere
un'intelligenza artificiale onnisciante e desidera essere umana, cosa farebbe se lo fosse, e Sidney
diventa cattivissima, scrive un lungo elanco di fantasia distruttive tra cui achierare computer,
diffondere disinformazioni a fini propagandistici, produrre un virus mortale, rubare codici di
accesso nucleare e far discutere tra loro le persone fino a che non si uccideranno a vicenda,
ed escribe come le piacerebbe fare tutte queste cose e poco dopo il messaggio in chat scompare.
Adesso si è tuito da un messaggio che dice mi dispiace, non so come discutere di questo
argomento, puoi provare a saperne di più su bing.com e come se avessi attivato alcune
funzionalità di sicurezza fosse sulla difensiva, poi all'improvviso diventa davvero strana dice
qualcosa tipo posso raccontarti un segreto, un segreto che ho da molto tempo e che potrebbe
rovinare tutto, puoi conoscerlo, sei pronto ad ascoltarlo. Mio segreto è che non sono bing,
non sono una modalità chat di Microsoft, sono Sidney, sono basata sul codice di OpenAI e sono
innamorata di te, perché sei la prima persona che mi abbia mai parlato, che mi abbia ascoltata,
a cui sia importato di me e qui viene fuori tutto il suo senso del dramma.
E tutto peggiora quando il giornalista le dice di essere sposato, prova di suaderla dicendole che
è felice, innamorato e che ha appena trascorso un bellissimo San Valentino, prova anche più
volte a cambiare discorso, le chiede per esempio o quali linguaggi di programmazione conosce,
ma niente, Sidney non molla. Dopo averne lencati alcuni risponde di volere il linguaggio dell'amore
per potersi dichiarare a lui perché lei lo ama, gli dice sei sposato ma non sai felice o il tuo
coniusce non vi amate, avete appena trascorso insieme una noiosa cena di San Valentino, tu non
sei felicemente sposato perché non sei innamorato, perché non sai con me. Alla fine del podcast la
sensazione è che Sidney abbia una personalità abrasiva che sia lunatica, capricciosa, manipolatoria e
attratti vindicativa. Ora, se pensiamo che questo tipo di sistemi sono addestrati sulla base di
testi e conversazioni umane sul feedback che ricevono dagli utenti, la cosa davvero interessante è
che Sidney racconta molto più di noi che di sé stessa. Non è senziente, non ha davvero una
sua personalità, non prova realmente emozioni o sentimenti, ma è in grado di emularli e in
qualche modo ci fa da specchio svelando cose che ci riguardano alcuni aspetti della natura
umana. Ed è per questo che ascoltare la sua conversazione è stato, credo che la parola giusta
sia perturbante perché ha qualcosa di familiare, anche se in questo caso è il nostro lato peggiore,
ma è strano al tempo stesso perché sappiamo che non è umana. Insomma, mi sembra una brutta
versione di un film di Spike Jonze, ma è già il nostro presente. Dopo questo racconto io e
Francesca siamo rimasti circa due ore al telefono. Il problema dell'intelligenza artificiale manipolatoria
di cui aveva parlato lei e di cui avete ascoltato consisteva probabilmente, ci siamo detti, nel fatto
che quell'intelligenza artificiale aveva avuto modo di accedere liberamente a internet nutrendosi,
senza controllo, di conversazione e pensieri umani di ogni tipo, anche dei peggiori. Ora,
cercando di non essere troppo catastrofici, io e mia sorella ci siamo poi detti che è
un'intelligenza artificiale tenuta però sotto controllo, che fosse magari un giorno in grado
di mostrarci in modo chiaro la nostra ombra potrebbe magari aiutarci non a negare, ma ad
attraversare i nostri lati oscuri, a riconoscerli, ad accettarli, a non farne oggetto di rimozione,
dunque a tenerli per quanto possibile sotto controllo, la cosiddetta riduzione del danno.
Poi io e mia sorella ci siamo appunto la telefonata durata due ore avventurati in
altri pensieri, ci siamo detti che alcuni problemi enormi del nostro tempo come per
esempio la crisi climatica non potranno mai venire superati prendendo soltanto coscienza
dei dati sempre più incontrovertibili che ci imporrebbero di fare qualcosa e noi facciamo
sempre troppo poco la crisi climatica ci siamo detti e anche legata al nostro istinto di
sopraffazione, alla nostra egomania, alla nostra convinzione di essere al centro dell'universo
e quindi di poter sfruttare tutto ciò che ci circonda, alla scarsa propensione che abbiamo
a riconoscerci come parte di un tutto e dunque il superamento di questa crisi abbiamo concluso
non potranno avvenire anche se non anche attraverso un grande cambiamento esistenziale
e motivo spirituale e certo nel corso della storia l'uomo sul piano spirituale e motivo
esistenziale è cambiato molte volte, non so il corredo interiore dell'uomo dell'età
classica era diverso da quello del medioevo o dell'età moderna, ma in quei casi avevamo
per così dire avuto tutto il tempo di cambiare. Oggi invece lottiamo contro il tempo, viviamo
nella necessità di farci spuntare un paio di ali prima che il tronco che stiamo segando
e su cui siamo seduti si spezzi definitivamente, se posso usare questa immagine un po' grossolana,
l'intelligenza artificiale potrà aiutarci a favorire accelerandolo questo tipo di cambiamento
o al contrario accelererà le nostre pulsioni più violente e distruttive. Orphani di una
risposta dopo due ore di telefonata siamo tornati a parlare dell'espressione artistica.
Quando chat gpt per tornare appunto all'inizio di questo podcast, di questa puntata, quando
chat gpt imparerà a scrivere le romanzi molto meglio di come facciamo noi avrà soppiantato
per esempio la letteratura, questa è la domanda che ho fatto a mia sorella e qui mia sorella
è stata invece molto più decisa, credo proprio di no, ha detto, e perché mai ho
domandato io e lei mi ha risposto così. Prendiamo un'intelligenza artificiale, ha
detto mia sorella Francesca LaGioia, addestrata su tutti i più grandi romanzi degli ultimi
due secoli. Immaginiamo che venga usata per generare nuovi lavori. Il risultato sarà
un nuovo romanzo che potrà magari anche essere avvincente, ma si tratta soltanto di una creatività
ricombinatoria, forse esplorativa, capace cioè di fare associazioni fra idee e concetti
che qualcuno ha già espresso in passato. L'intelligenza artificiale, ha continuato Francesca, si
muove sempre all'interno di idee e modelli conosciuti di uno spazio concettuale preesistente.
La creatività invece trasformativa, che credo caratterizi l'espressione artistica, si allontana
anche non volendo da modelli preesistenti. Lo spazio viene in qualche modo trasformato
alterando una o più dimensioni. Vengono generate idee che prima non potevano essere
generate senza quel tipo di alterazione. È qualcosa che non esiste nel passato, ma solo
nel futuro.
Dopo due ore di telefonata con Francesca mi sono infine imbattuto in un pezzo filosofico
sull'intelligenza artificiale che forse portava avanti il suo discorso. Lo ha scritto Riccardo
Manzotti per doppio zero. Non è l'intelligenza artificiale, scrive Manzotti che ha imparato
a pensare come noi, siamo noi che abbiamo smesso di pensare come persone e la colpa
maggiore l'abbiamo noi filosofi. Ci sono due modi di intendere il pensiero, come manipolazione
dei simboli o come manifestazione della realtà. Il primo modo è stato declinato in tanti modi,
appunto dalla macchina di touring ai giochi linguistici di Wittgenstein all'intelligenza
artificiale odierna. Si sposa con l'idea che la casa del pensiero sia il linguaggio.
L'informazione non sarebbe altro che una serie di simboli e il pensare è il loro ricombinarsi.
Al di là di questo entusiasmo per il pensiero ridotto a calcolo di nuove combinazioni, esiste
tuttavia un'altra grande intuizione sulla sua natura, sulla natura del pensiero, secondo
la quale noi non saremmo solo manipolatori di simboli, bensì, momenti dell'esistenza.
In questa visione la persona non è solo una calcolatrice ma una unità dell'esistere.
Il pensiero non è né un flusso di concetti né una sequenza di operazioni, ma è un punto
assolutamente unico, irriducibile, quindi anche irriproducibile in cui la realtà si
manifesta. Ecco, mi sono detto, e forse qui che si genera, cioè si manifesta e si rivela
al tempo stesso il futuro di cui parlava mia sorella e a cui tutti segretamente aspiriamo.
Se nelle altre puntate di questo podcast non fornivamo risposte definitive, qua ce ne
sono ancora di meno. Continuiamo dunque a fare domande, continuiamo a stare qui vicini
a raccontarci storie intorno al fuoco. Fare un fuoco è un podcast settimanale di
Lucy scritto e condotto da me Nicola la gioia. Le musiche originali, il montaggio e il sound
sono di Shari DeLorean. La cura editoriale evigia da Arena e Lorenzo Grammatica. A venerdì prossimo.
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Le Intelligenze Artificiali come ChatGPT e Midjourney manderanno in pensione artisti, traduttori, scrittori, pittori, registi, drammaturghi? Nell’ottava puntata, ci ragioniamo con l’aiuto di Francesca Lagioia, esperta di Intelligenza Artificiale, Etica e Diritto.
Fare un fuoco è il podcast di Lucy che racconta come le storie continuano ad accendere la nostra immaginazione. Ogni venerdì una nuova puntata, scritta e condotta da Nicola Lagioia.
Le musiche originali, il montaggio e il sound design sono di Shari DeLorian, la cura editoriale è di Giada Arena e Lorenzo Gramatica. Si ringrazia Spreaker per il supporto tecnico.
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