ONE MORE TIME di Luca Casadei: Francesco Costa, il divulgatore contemporaneo

www.repubblica.it www.repubblica.it 5/25/23 - Episode Page - 1h 49m - PDF Transcript

Il giornalista è un superiore che ha due poteri, entrambi molto affascinanti.

Il primo, che è un grandissimo privilegio e è quello che poi sono l'etica di più

il nostro ego, la nostra vanità, è essere la persona che racconta qualcosa che è successo

e che gli altri non sanno.

Io so qualcosa che tu non sai e io adesso te la dico.

E questo rapporto è una cosa molto seducente, molto gratificante quando avviene che se

prendi come unica bustola nella vita, rischia di portarti su strade sbagliate, puoi dirla

grossa soltanto per avere il brivido dell'attenzione e sparare una stupidaggia nel giorno.

L'altra cosa, che invece quella più importante, più complicata, è un po' più una scosta

e forse il vero superpotere, è essere quello che capisceombi le cose.

Sai quando Nio comincia a vedere la matrice, è essere la persona che prova a fare quella roba di

e non è una scuola che non è una scuola che ti insegna gestire il successo.

E per questo ho deciso di realizzare questo podcast, che parla di rinascita, facendo un viaggio

nella vita di personaggi noti che mettono a disposizione la loro storia per aiutarci a cadere meglio.

Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con Francesco Costa, un giornalista siciliano ambizioso

che da La Gavetta diventa riferimento dalla nuova generazione di giornalisti.

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Allora, si parte sempre dall'inizio, ma ti devo fare una domanda prima di cominciare.

Ti devo far spogliare delle veste di giornalista e quindi mi serve Francesco, persona di brutto,

così ci facciamo una chiacchierata inedita, ma ti voglio chiedere, perché per prepararmi

ad oggi mi sono guardato un po' di cose che ti riguardano.

Ti ho vissuto ad un evento celebrativo dove c'erano degli awards del podcast e vedo

che il pubblico ti ama.

C'è, non hai dei fan.

Tutto il pubblico ti adora, ti stima, quindi intellettualmente, da tutti i punti di vista

a livello umano, voglio capire perché.

Perché non lo so, perché non sono un tuo fan che ti segue da tempo e quindi non riesco

a dare la lettura corretta a questa cosa, però è proprio bella, vuol dire che è talmente

radicata, che è molto sentita nelle persone, volevo capire dal tuo percepito, che spiegazioni

dai a questa cosa.

Allora bisogna mettere delle mani avanti, per forza.

Lo farò una volta sola, però non lo faccio più, però dal momento che mi chiedi di parlare

non da giornalista, ma da essere umano, è una cosa che faccio volentieri, ma che non

sono abituato a fare, e quindi metto una volta le mani avanti rispetto all'imbarazzo che

tutto questo comporta per me nel raccontare di me, nel raccontare del perché sono così

amato, che è una domanda sensata, ma che forse sarebbe più interessante per altre persone

che osservano questo fenomeno da fuori.

Mi accorgo che c'è un elegamme particolare con le persone che seguono il mio lavoro,

perché seguo anche io il lavoro di tanti altri colleghi, tanti altri giornalisti,

giornaliste che fanno delle ottime cose, e vedo che questa cosa è abbastanza rara,

quella che sta capitando a me.

Anche persone che lavorano molto bene, che vendono molti libri, che hanno un pubblico

significativo, eccetera, non hanno questo tipo di comunità che non è che abbia solo

io, ma è una cosa molto rara, di comunità così aspezionata, unita, fidelizzata, che

si riconosce, non so come dire.

Ovviamente posso soltanto zardare delle ipotesi, e tralascio qui, appunto, seguendoti rispetto

alla tua intenzione, quelle sistemiche, nel senso come i social media fanno sì che si

possa creare una community anche attorno a un giornalista, cosa che qualche tempo fa

non sarebbe accaduta, questo simulacro dell'intimità che ti danno, le persone pensano di conoscermi,

perché ascoltano la mia voce ogni mattina, mi vedono sui social, ma in realtà io non

ne ho idea di chi siano, le conosco quando li vedo per cinque secondi e firma copie.

Quindi tutto questo fa parte della parte, siamo mediatica, sistemica.

Io credo che le ragioni possano essere due, ipotizzandole, la prima è che cerco di essere,

mi sforzo di essere una persona gentile, non litigo in generale nella vita, cerco di litigare

il meno possibile, sui social cerco di evitarmi la grandissima parte dei commenti antipatici,

sarcastici, non salto mai sulla polemica del giorno, anche quando volte mi scatena dei

pensieri, anche io la vorrei dire la mia sulla cosa di cui parlano tutti, però evito.

Cerco di fare un punto al di là, che parlo per me.

Nel senso che la esponisci senza giudicarla.

O non ne parlo del tutto, o se lo faccio cerco di affrontarla da una parte laterale, di non

contribuire alla sassaiola il giorno che c'è la shitstorm contro qualcuno, che magari

se la merita tantissimo, però di non avere una roba.

Non la itzi.

Un politico dice una cosa ridicola, capita più volte al giorno, non faccio il tweet che fa

la battutina.

Magari la battuta fa ridere, rido io quando la leggo dagli altri, ma io cerco di mettermi

in una posizione sempre non ostile sul piano personale, magari con le idee e con gli

argomenti di solo anche essere duro, se penso che serve, però in un mondo con quello digitale

in cui c'è moltissima comunicazione aggressiva da tutte le parti, non solo dai parti di chi

sentiamo avversario a noi, ma anche nella nostra community, tra i nostri amici, parenti,

io cerco di non essere mai aggressivo, mai ostile come comunico e quindi le persone che

frequentano i miei lavori, la mia pagina, a me stesso, si sentono in uno spazio sicuro,

non so come dire.

Tu puoi venire a commentare il mio podcast, puoi mandarmi una mailing in cui dici che

non sei d'accordo con me, puoi dirlo in pubblico, non sarai aggredito dalle altre persone,

c'è una civiltà di base.

E credo che questo contribuisca a creare questo rapporto un po' affettivo con qualcuno.

L'altra cosa è che cerco di fare questo mestiere in un modo che mette davvero al

centro la persona, il pubblico, chi mi sta ascoltando leggendo è molto meno me la mia

vanità, il mostrare quanto sono bravi e quante parole so.

Cerco di essere il più semplice possibile, il più chiaro possibile, spiego le cose che

poi tanti magari danno per scontate, parto dall'inizio.

Le persone lo vedono, se ne accorgono, vedono anche, e questa forse è il terzo motivo che

dovrei attaccarci, che lavoro un sacco, ci vedono anche che poi mi sveglie le 4 del mattino,

rispondo a tutti i messaggi, se c'è da fare un firmacopio lungo 3 ore e mezzo lo faccio,

se c'è da presentare un libro fin delle tardi e poi mi sveglio presto, lo faccio comunque.

Se mi dici che la tua fidanzata è compieghiana e vuoi regalargli un mio libro, io lo firmato,

lo spedisco, lo ho fatto con un sacco di persone.

E questa cosa tu pensi di farlo con una persona sola, ma se lo fai ogni giorno per 10 anni,

ti sei costruito una community di persone che ti conosce, che si adisposta a questi

atti di amicizia e quindi poi si comporta da amica più che da pubblico passivo.

Come una bellissima serie su Netflix, questa è la scena finale, adesso andiamo a Rituroso,

che spieghiamo come ci sia arrivato.

Quindi partiamo dall'inizio, quando nasci e dove?

Gli sono nato il 21 aprile del 1984 a Catania, in Sicilia quindi, non so cosa altro dire su questo,

il 21 aprile è il giorno della Natale di Roma, Roma poi sarà una città per me molto importante

del mio futuro, però ovviamente del tutto, casuale alla coincidenza.

Figlio unico?

No, ho un fratello di due anni e mezzo più piccolo che si chiama Dario, che vive a Catania,

che lavora in banca.

Io e mio fratello siamo molto diverse, abbiamo seguito anche carriere e vite molto diverse,

ma ci vogliamo moltissimo bene, vi ho lavorato in banca, è già sposato,

io non sono sposato a due figli, io non ho figli,

e quindi siamo due persone...

Lui è il posto fisso mentre per lui è il posto fisso?

Lui è il posto fisso, per lui è che tu sei un precario?

Beh, lo sono stato, oggi non ho paura di non pagare il muto,

ma lo sono stato, mentre invece lui è entrato in banca,

era un contratto di chi entra in banca, lavora con i numeri mentre io lavoro con le parole,

però ci vogliamo molto bene, ci frequentiamo, ci sentiamo,

siamo arrivati a un punto in cui la differenza dell'età non esiste,

siamo 36-38, siamo la stessa cosa.

Parliamo dei tuoi genitori, il rapporto che avevi con i tuoi genitori da piccolo,

ti amavano, ti coccolavano, ti facevano sentire importante,

che infanzia hai avuto da quel punto di vista?

Ho avuto un infanzia felice, serena, normale,

con la vita di nessuno non prevede in campi,

però niente di particolarmente tragico o drammatico,

e ho avuto un infanzia, direi, molto felice,

i miei genitori mi hanno sempre molto stimolato a fare le cose, a imparare,

ci hanno cercato di tirare fuori da me una curiosità nei confronti del mondo.

Per esempio, mio padre comincio a farmi giocare con le lettere,

che io avevo tipo due anni, con la mite delle lettere che si venivano tra loro,

insegnandomi che la B attaccata alla I si dice B,

e io imparai a leggere in casa a quattro anni,

ma per gioco mi divertivo, non ti sembri una cosa tipo il padre di Agassi che lo tortura,

perché voleva la ballina, perché voleva diventare un campione.

Mi divertivo molto, giocavo a fare il telegiornale,

e ora so che sembra una cosa ridicola, giocavo anche a fare tante altre cose, ovviamente.

Però quella è rimasta, perché è rimasta attaccata a me,

poi mi hanno insistito perché io potesse andare a scuola alle elementari un anno prima,

cominciando a 5 anni, perché sapendo già leggere e scrivere,

all'asilo mi annoiavo abbastanza,

e quindi ti direi, un infanzia felice, un mort rapporto con i miei genitori,

in un contesto come quello siciliano-catanese non semplicissimo,

però in una famiglia della classe media in cui il mio padre è laureato,

il mio padre lavorava, mia madre lavorava part-time, insomma,

era una famiglia che non era particolarmente ben estante,

ma che faceva anche la settimana di vacanza in estate,

in un clima di serenità, tra l'altro essendo parte di una famiglia più grande,

perché mia mamma tre sorelle, con tutti i vari nipoti, cugini,

siamo sempre stati molto in compagnia, come da seriotipo, forse, sulle famiglie del sud.

Rispetto alle coccole c'erano, no?

Credo, le coccole c'erano, io sono sempre stato un tipo...

Io sempre, no, adesso lo sono anche meno probabilmente,

però all'epoca ero molto poco fisico,

quindi magari più di parole, ma soprattutto di gesti,

e meno di smancerie, mentre invece il mio fratello era quello drogato dal contatto fisico,

però direi questa cosa in me è un po' cambiata poi con l'età probabilmente.

Nel senso che ti sei lasciato andare adesso?

Nel senso che sì, sì, adesso sono anche molto fisico,

anzi ho proprio bisogno del calore umano, ma non solo con la mia fidanzata,

io sono uno che abbraccia gli amici, sono uno che bacia le persone,

forse mi sto infilando ancora di più nello stereotipo di colore del sud,

però ho bisogno del contatto fisico con le persone.

Avendo avuto un'infanzia abbastanza intellettuale, almeno gli impulsi, no?

Nel senso i giochi che hai descritto,

avevi tanti amici che corrispondevano a queste cose o eri solo?

Non molti, non molti.

Poi avevo anche altre cose,

quindi non è che non mi diretti se giocare a pallone, no?

Fatto gli scout per un sacco di anni, insomma avevo anche altri interessi, ovviamente.

Però la mia nera è stata un'infanzia,

un'esperienza anche scolastica dal figo della scuola, dal popolare,

non che fossi bullizzato, però ero uno abbastanza anonimo.

Eri un freelance già in quel momento?

Sì, sì, ero uno che non si faceva notare

né perché era quello che dava fuoco alla classe,

né perché prendeva tutti dieci o era particolarmente simpatico,

particolarmente forte a calcio o brillante con le ragazze.

Potrebbe tranquillamente essere che una parte significativa

di compagni di scuola delle elementarie delle medie non si ricordassero,

di me non si ricordiva di me.

Per il trasparente, nel senso che facevi un po' la tua partita?

O forse sai, potete dirti, io mi sentivo così,

magari un altro ti direbbe, no, non è vero, tu eri super ben vol...

Non lo so, io mi sentivo abbastanza trasparente.

Medie superiori, come va?

Fino alle elementarie, e alle medie va molto bene, molto tranquillamente,

nel senso che io non ho ricordi di me che studio.

Io mi ricordo che frequentavo la scuola, mi piaceva tanto,

facevo i compiti, le cose da ricopiare, etc.

Ma non mi ricordo di aver mai studiato davvero,

di aver preparato un dettato.

La scuola per me era un'esperienza molto leggera.

Alle superiori si deve cominciare a studiare,

e il primo impatto non fu facile.

Ricordo anche che, avendo io preso ottimi voti per tutte le scuole elementari,

mi hanno molto poi insistito con me, con mio fratello,

sul fatto che studiare era importantissimo, era fondamentale,

che ci tenevano molto,

avendo io questa specie di impare a leggere a quattro anni,

studi, vai bene senza fatica.

Avendo ormai, non dico delle aspettative,

ma delle speranze su di me,

io prendo la prima pagina della scuola superiori terribile,

piena di insufficienze.

C'è forte sulle materie umanistiche,

meno scure scientifice.

Ma anche su quelle umanistiche male,

perché io non era abituato a studiare,

ma non sapevo studiare.

Non sapevo come si faceva a prendere tre pagine di testo

e impararle, e trarne delle cose, perché non...

C'è il metodo?

Sì, sì, sì.

All'elementare delle medi, mi bastava ascoltare e imparavo.

Quanto mi bastava per poi saper rendere nel resto?

Invece all'inizio non lo puoi più fare,

devi studiare, devi esercitarti, devi capire le cose.

E mi ricordo anche appunto che un momento di mia madre

è abbastanza sorpresa, scossa,

perché completamente inaspettato dal fatto

che ho andato all'incontro con i professori

e le veste ero detto che questo ragazzo non va bene,

non funziona, non si applica.

Però mi sono reso conto di quale fosse il problema.

Mi sono anche spaventato, devo dire.

Forse anche percependo la spettativa dei miei genitori

e il fatto che quella fosse la cosa giusta da fare

e ho imparato a studiare, quindi poi mi sono ripreso,

pur capendo al contempo che avevo scelto la scuola sbagliata,

perché rispetto alla cosa che dicevi prima,

avevo scelto l'icio scientifico

scoprendomi totalmente inadeguato e incompetente alle materie scientifiche.

Hai switchato?

No. C'hai cambiato?

Non ho switchato perché mi trovo molto bene nella mia scuola.

Era una bella classe, con degli amici, dei compagni,

qualcuno che sento tuttora, c'era un bel clima in generale,

ci si divertiva molto, c'era una goliardia, diciamo, maffettuosa,

scherzi, gita insieme, uscivamo molto,

quindi non volevo andarmene a cambiare classe,

era un po' una comunità per me, quella lì.

I professori lo hanno un po' capito,

che io avevo scelto la scuola sbagliata,

ho preso lezioni private di questo e di quello,

ma alla fine ce l'ho fatta, sono uscito con un miglior devote,

sono uscito con 80 centesimi, però senza nessun rimpianto.

E date la maturità che fai dopo?

Date la maturità,

sapevo di dover fare una qualche facoltà universitaria umanistica,

perché quella era la cosa che più mi attreva,

non avevo voglia di cominciare a lavorare,

e devo dire, questa è un'altra cosa, secondo me,

non so se è poco raccontata, ma io lo ho capito a un certo punto.

Il contesto della Sicilia e di Catania

non rendeva la prospettiva di lavorare allettante,

perché non è che ci fossero tutte queste opportunità,

tutte queste possibilità,

che in altri posti magari esistono di dire,

però se entro in azienda adesso,

questa azienda fa delle cose che mi piacciono,

non esisteva quella possibilità,

e quindi a volte ci si scriva all'università

soltanto per rimandare il momento delle decisioni importanti.

Mi scrivo a Scienze Politiche,

mi scrivo a Scienze Storiche,

a Catania,

ci metto un'anno in più del dovuto per Pigrizia,

perché poi quell'età non è sempre facile concentrarsi sui rivolte.

Era una triennale?

Era una triennale.

Milaureo, anche in quel caso con un buon voto,

ma non con un voto particolarmente eccezionale,

e capisco durante quegli studi lì

che cosa voglio fare,

che voglio fare il giornalista,

e capisco anche che non lo posso fare a Catania,

e decido di andare via,

di andare a Roma.

Come fai a capire che vuoi fare il giornalista?

Cioè, vedi un film,

c'è una persona,

c'è qualcuno che ti illumina?

Allora, la cosa io credo di averla capita

più o meno tra la fine delle scuole medie

e l'inizio delle superiori,

intuita forse.

Mi appassioné moltissimo alla Seconda Guerra Mondiale,

studiando per l'esame della licenza media,

delle scuole medie.

Cominci a leggere libri sulla Seconda Guerra Mondiale.

Era una storia piena di mille altre storie.

Ogni coperchio che aprì venivano fuori 40.

Per me avevo appunto 14, 15, 16 anni,

che fu una roba abbastanza sconvolgente.

Mi ricordo che fu sconvolgente il tentativo,

che poi vedevo, libro dopo libro,

a venire in modo molto diversi,

di non tanto raccontare che cosa accadde,

ma spiegare le ragioni per cui accadono le cose.

E quella cosa mi rimasta molto attaccata.

E poi il motore che fa sì,

che oggi faccio ancora questo mestiere.

Poi, nel corso degli anni dell'Università,

ho capito che quella cosa lì

non era soltanto un impulso,

ma poteva essere una professione

che per essere svolta correttamente

e che andava supportato da una serie di conoscenze,

di studi, di esperienze,

indagare la realtà,

comporta conoscere tecniche,

approcce, aver letto, aver studiato.

E ha preso forma, quindi davvero,

nei ganni dell'Università,

ma ce l'avevo con me da prima.

Ma quel è il sottotitolo che è nella tua testa

rispetto al giornalista?

C'è una persona volentare nelle forze e l'ordine,

magari quando è un po' ragazzino

dice, voglio difendere gli altri,

voglio mettermi a servizio del cittadino.

Invece un giornalista è che tipo di supereroe

è nella testa di una persona che lo vuole diventare.

Allora, è un supereroe che ha due poteri.

Entrambi molto affascinanti.

Lo so che con due poteri è strano.

È strano questa cosa che supereroe

ne hanno sempre uno solo.

Però, insomma, ne ha due.

Il primo, che è un grandissimo privilegio

e è quello che poi sono l'etica di più il nostro ego,

la nostra vanità,

essere la persona che racconta

qualcosa che è successo che gli altri non sanno.

Io so qualcosa che tu non sai

e io adesso te la dico.

E questo rapporto,

che chiaramente ha in quel rapporto di forza diverso,

è una cosa molto seducente,

molto gratificante quando avviene,

che se prendi come unica, diciamo,

bussora nella vita,

ti rischia di portarti su strade sbagliate,

però è molto bella questa valligia.

Stare sbagliate perché pur di scovare sempre

le notizie rischie di andare borderline.

Oppure puoi dirla grossa

soltanto per avere il brevido dell'attenzione,

e sparare una stupidaggina al giorno.

E l'altra cosa,

che invece quella, diciamo, più importante,

più complicata, è un po' più nascosta

e forse il vero superpotere,

è essere quello che capisce prende le cose.

Essere quello che, sai quando Nio

comincia a vedere la matrice,

essere la persona che prova,

ovviamente prova, figurati,

prova a fare quelle roba lì.

Tuo papà e tua mamma quando decidi

fare il giornalista agli elodiciari

e quanti laure che reazioni hanno avuto?

Allora, sono stati entrambi molto, diciamo,

come diciamo, mi hanno molto sostenuto,

è un'esperizione banale,

però diciamo, ho sempre cercato di farmi coltivare

i miei interessi senza pilotarli dall'esterno.

Inoltre, Nio papà,

che faceva un mestiere totalmente diverso

dalla scrittura, dal giornalismo,

lavorava in Dogana,

alla Dogana di Catania.

C'è un portuale, eh?

Sì, ma nei uffici.

Era il direttore tributario,

bolle, carte, container che arrivano,

cose da stoganare, via mare, esatto.

Faxi, ricordo, nel suo ufficio di aver visto i faxi,

telex, tutte delle robe,

oggi non c'è per me da dire cosa servivano.

Però scriveva per diletto.

Era uno che scriveva le poesie umoristiche sui colleghi,

dei raccontini brevi,

oppure dei piccoli saggi politici

sulla attualità,

ma davvero per tempo libero,

ce li mandava all'epoca,

non c'erano anche le mail,

gli stampava, credo, per parenti stretti, amici,

persone di cui si fidava.

E quindi poi, il fatto che io puolessi coltivare

quel tuo stesso tipo di interesse di passione

attraverso la scrittura,

credo che per lui fosse molto bello,

insomma, e quindi mi invitasse,

mi incitasse a farlo anche per questo.

Quando eravate piccoli, guardavate il telegiornale

mentre ce n'avate,

cioè che rapporto avevate con la cultura collettiva in casa?

Eh, un rapporto forte.

Si guardava sempre il telegiornale la mattina,

io ricordo, tutte le colazione della mia vita

col TG5, quella musichetta che potrei adesso,

siamo stati insomma, è ancora memoria,

con il rullo continuo tra altre delle notizie,

quindi mi ricordo, mentre facevo colazione,

con tutta la lentezza di quando sei un bambino, eccetera,

anche sentire passare due, tre volte il rullo delle notizie,

la serie, il telegiornale,

noi siamo sempre una famiglia

che ha pranzato e c'è nato con la televisione accesa,

che non so che non è, diciamo, il massimo della vita,

però guardando il telegiornale, per esempio,

e quindi anche parlandone un po',

senza fare che stacchi grandi discorsi,

però c'era quella cosa.

Ma per capire ciò che dicevano

quando eri proprio piccolo, traduceva il papà,

cioè per rendere semplice quel linguaggio.

Sì, chiedevo delle cose, chiedevo delle cose,

il papà soprattutto, per il papà seguiva molto la politica,

era un militante del Partito comunist italiano,

che tra l'altro appunto in Sicilia non era come essere nemile Romagna,

che leggeva un sacco di libri,

e questa è l'altra parte della risposta a casa nostra,

si è impessa da piena di libri, di romanzi, di saggi, di libri,

di libri sull'Yenin, io mi dovevo chiamare Vladimir,

se avessi deciso mio padre, mi sarei chiamato Vladimir,

mia madre per fortuna, diciamo, si oppose a questa scelta,

e quindi, se mi è padre, c'è sempre detto molto

che i libri sono importanti, che bisogna leggere,

ci regalava i libri, e quindi anche quelli in printing sicuramente servito.

Ti laurei? E cosa fai?

Mi laureo, appunto, decido che devo

andar via da Catania, se voglio fare questo mestiere,

perché non c'erano possibilità di lavorare in una redazione?

C'è un quotidiano soltanto, a Catania,

che si chiama la Sicilia,

che è un quotidiano locale, che è una storia anche piuttosto complicata,

di anche accuse di vicinanza ad ambienti,

e se non voglio essere quei rilato, ma diciamo...

Ok, ok.

È un giornale che sono molto discusso

nell'ambito del suo rapporto con il racconto

della criminalità organizzata della mafia in Sicilia.

È comunque un giornale in crisi in difficoltà,

un giornale per endementi in crisi,

e se c'è poi una sola azienda che può darti lavoro,

non è che è difficile fare un investimento personale su quello.

Pochi di VLocali, nessuna rivista, mi mancava il come,

e quella non era ancora l'epoca dei social,

stavano appena cominciando a prendere vita i blog,

cioè non è che tu da solo davanti ad un computer,

oggi puoi stare in qualsiasi parte d'Italia

e diventare qualcuno,

perché puoi pubblicare dei contenuti con grande facilità,

l'epoca non era ancora così, se arriva che qualcuno ti pubblicasse.

Quindi doveva andare via, doveva cominciare da qualche parte.

Tu non eri interessato al mondo audiovisivo,

alla televisione, da un punto di vista giornalistico,

ma più nella scrittura?

Sì, esatto.

Poi sono sempre stato, sono ancora, anche se adesso,

la giro in qualche modo molto timido,

l'idea di parlare in pubblico, di andare in tv,

mi non la vedevo proprio nelle mie corde,

mentre invece scrivere mi veniva meglio ed era un'attività

che potevo fare nel chiuso della mia cameretta, no?

Però non si poteva dovevi cominciare,

nessuno nella mia famiglia faceva questo mestiere,

aveva mai fatto questo mestiere,

non conoscevo nessun giornalista,

sono quelli che vedevo in tv.

E quindi, boh, che si fa?

Si scrive a qualcuno come cosa?

Dovevo mettermi in un contesto in cui dovevano potermi capitare delle cose.

E c'era questo corso di specializzazione a Roma.

Parliamo del 2000, eh?

Io mi sono laureato alla fine del 2006,

quindi a quel punto avevo già preso insieme un po' le idee su cosa fare,

il corso di specializzazione in giornalismo,

tra i docenti c'erano dei giornalisti,

di cui io mi scrivo qui, non solo studi e imparo,

ma magari conosco dei giornalisti,

mi faccio raccontare e mi faccio spiegare.

Non è stata una scelta semplice, un po' perché è sempre difficile

lasciare casa tua, tuo mamma, tuo fratello,

mio papà era morto poi tra l'altro è morto nel 98,

io avevo 14 anni,

e quindi mia mamma da sola, con mio fratello che lavorava...

Non me l'hai raccontato nell'ordine cronologica delle cose?

Sì, ma non c'entrato.

Perché l'hai rimosso,

perché non vuoi emotivamente pensare a quel momento?

No, no, no, è semplice perché non ci è entrato e...

Ma, insomma, un momento complicato, ovviamente,

duro nella vita di un ragazzino, poi, ovviamente.

Ti ha creato dei traumi, una sofferenza,

ha cambiato qualcosa dentro di te?

Sicuramente sì, sicuramente sì.

Poi è sempre difficile dire in che modo queste cose

si ripercuotano appuntualmente sulla persona che diventi,

però non si può nemmeno...

Insomma, è chiaro che è un trauma, ed è un sofferenza, ed è un dolore,

è una cosa anche che cambia le dinamiche interne a una famiglia,

il modo in cui si comunica.

Non è stata una storia di per sé straziante, di lunghissime malattie,

eccetera, ma una cosa molto improvvisa.

E devo dire, forse mi ha insegnato o forse consolatorio pensarlo,

non lo so qualcosa sul valore del tempo,

del tempo che passi con le persone,

le banalità che a volte ci raccontiamo

sul non sprecare il tempo con le persone,

perché non sai davvero che cosa succederà domani,

che sono delle banalità da diario,

però poi hanno un grande fondamento di verità,

quando ti rendi conto nella tua vita

che certe cose non le puoi più fare,

non le puoi più dire, non le puoi più condividere.

Me dispiace sempre molto,

ed è un eufemismo che mio papà non abbia visto

tutto quello che è successo dopo nella mia carriera.

Sapendo anche che gli sarebbe piaciuto tantissimo,

che avremmo discusso moltissimo di politica,

dato che io non sono per niente comunista,

e non ho un giudizio favorevole di quell'esperienza storica,

ma sarebbe stato molto divertente,

sarei cambiato sicuramente avendo quel tipo di confronto da adulto

con mio padre e mi dispiace molto di non poterlo avere.

Quindi ogni mattina, quando guardavi il telegiornale,

non c'era più lui, ti provocava qualcosa,

non ne ho allenato emotivamente a entrare in quelle sfere,

però magari è interessante farlo.

Cosa è cambiato di preciso quando ti hanno dato la notizia?

In quel momento, dal giorno successivo in poi,

è cambiato qualche piano che tu avevi nella testa,

ci sono state nella famiglia delle dinamiche

che hanno appunto sovvertito dei progetti che avevate

e nel nucleo familiare ti va di parlare un po' meglio?

Sì. Se non ti va andiamo avanti.

No, no, no, possiamo, possiamo.

Dunque, devo dire, ricordo lo shock naturalmente,

e non ho però un ricordo immediato di un grandissimo dolore,

di una grandissima disperazione.

Strannamente ricordo anche di essere stato sorpreso

da questa mia reazione.

Non so se è guidata dallo shock, appunto,

per cui non capisci davvero non elabori quello che è successo,

dal fatto che vedevo tutti attorno a me molto preoccupati

per me e per mio fratello,

tutti gli adulti della famiglia, naturalmente,

e quindi nel desiderio di rassicurare gli altri

di mostrarmi più forte o di essere più con l'esempio

ma protettivo nei confronti di mio fratello,

però è come il ricordo di esserci passato attraverso.

È il ricordo di averci messo poi un po' con lentezza,

non è che c'è stato un giorno in cui sono scoppiato a piangere

davanti alla TV, eccetera,

però ricordo che poi con lentezza questa cosa,

sai come una specie di masso che sprofonda nelle sabbie mobile,

nell'argila, non velocemente,

ma lentamente quella roba ci cominci, ci continuo a pensare,

ovviamente ci penso, non c'è un giorno in cui non penso a mio padre,

in qualche momento della mia giornata,

anche in un istante una roba,

io porto il suo orologio,

insomma cerco di essere, non cerco,

mi viene naturale di tenermi in contatto con quei ricordi.

Però ti dà più forza che sconforto.

Oggi sicuramente sì, e devo dire,

mi ritengo anche molto fortunato,

perché poi percepisco che questa cosa poteva segnarmi in tanti modi

che potevano peggiorare la mia vita nel lungo termine,

cioè crearmi un trauma che mi impedisse di fare delle cose,

che mi portasse a uno stato di sconforto

da non voler più intraprendere certi percorsi,

o da rifiutare magari il mondo della scrittura del giornalismo,

perché mi ricordava molto una cosa che non c'era più,

un'esperienza che non potevo più avere.

Invece è caduto il contrario.

La sofferenza è stata una sofferenza che per fortuna,

e per effetto anche delle persone attorno a me,

non è stata paralizzante.

Quando ero piccolo e mio papà era malato,

mi diceva spesso, sono il più grande dei tre fratelli,

se morirò sarai l'uomo della famiglia,

come per dire dovrei prenderle redini,

me lo diceva già quando avevo 13, 14, 15, 16 anni.

È successo così, per te ci è diventato l'uomo di caso,

la tua mamma è riuscita a tenere il timone,

ha tenuto in piedi tutto.

Mia mamma è stata decisamente l'uomo di casa,

e questo forse è parte del motivo per cui personalmente

non ho sbandato e come famiglia non abbiamo sbandato,

perché per fortuna,

ma anche facendo un sacco di sacrifici,

perché mia madre lavorava part-time,

non eravamo in due,

entremi saremmo poi andato all'università,

abbiamo preso la pensione di reversibilità di mio padre,

però a quel punto non si stava più benissimo,

mai avuto problemi di mettere il cibo in tavolo,

abbiamo sempre fatto una bella vita,

siamo sempre anche andati in vacanza,

ma delle vacanze più piccole, diciamo.

Dovete stare un po' più attenti.

Dovete stare un po' più attenti,

anche di fetto ai soldi che ci vedranno dati come Pagetta,

a me e mio fratello.

Ma mia mamma non ci ha mai detto andate bene a lavorare,

trovate un lavoro estivo, anche delle cose normalissime,

non è che sarebbe solo disdicevole, anzi, a ripensarci,

vi sono detto avrei certamente potuto andare a lavorare al pub

in estate e contribuire un po' a aiutare un po' mia madre.

Invece, mia madre non solo non ce l'ho mai chiesto,

ma anzi c'è sempre incentivati a vivere la nostra vita da adolescenti,

pensando a studiare,

e quella era la cosa più importante,

e a essere degli adolescenti.

Mi rendo conto anche che,

me ne sono resto conto poi crescendo,

si è caricata molto il ruolo di padre,

nonostante poi chiaramente è impossibile da riprodurre,

da fare entrambe le cose.

E chiaramente mia madre non è che poteva insegnare a me e mio fratello a farci la barba.

No, quelle cose o a farci il nodo alla cravatta,

quelle cose che di solito ti insegna il padre in una famiglia.

Eppure, sulle cose importanti, quelle più solide e più forte,

di prendere delle decisioni importanti,

di passare momenti insieme,

c'è stata e ha funzionato alla fine.

Post-Laurea fai questo corso?

No, lo mollo.

Vado a Roma, comincio a studiare,

non conosco nessuno,

sono appena arrivato, sono molto motivato

e anche molto responsabilizzato

dal fatto che sto spendendo i soldi non miei,

e che per mia madre era un grande sacrificio,

perché non guadangava tanto,

io dovevo mantenermi a Roma,

soltanto la stanza costava più di 400 euro,

poi la vita, gli viaggi, gli libri,

e quindi comincio a dare tutte le materie a tempo di record

e prendo sempre 30 ellode perché sono una macchina

e non ho altro da fare.

Questa condizione però non dura molto

quando arrivi in una città nuova,

e se la città è come Roma e l'Università della Sapienza,

a un certo punto ti fai degli amici,

conosci delle persone,

comincia a fare altro, a devere altro

nelle tue giornate oltre a studiare,

e io mi sono trovato a essere contemporaneamente

all'Università di studiare.

Questo corso si è rivelato utile,

ma non quanto io sperassi.

Ho conosciuto delle persone molto interessanti,

ho scoperto un mondo,

una fertilità culturale, intellettuale,

a Roma che a Catania mi mancava molto,

ho cominciato a frequentare le presentazioni

dei libri e andare a vedere i giornalisti

che seguivo di più e andare a vedere di persona,

cosa che a Catania era impossibile,

invece a Roma c'era ogni giorno un pomeriggio,

un evento diverso,

ho cominciato a conoscere persone

che facevano lavori che avrei voluto fare,

a frequentare dai giornali alla politica,

all'attivismo.

Come fai a studiare?

Avevo troppe distrazioni, avevo troppo da fare,

e quindi ho capito che dovevo trovare

un modo di rimanere a Roma,

perché volevo fare quello,

ma anche di mantenermi da solo,

perché non potevo dire a mia madre

continuo a pagarmi mentre io

frequento dalla gente interessante.

A quel punto siamo nel Stato del 2007,

io decido di mollare l'Università

ed ero già parecchi mesi

che non di fatto non studiavo più,

e decido che devo trovarmi un lavoro,

capisco che ho poco tempo a disposizione,

e capisco anche che

voglio anche essere rispettoso

nei confronti dei soldi di mia madre,

e quindi decido, dato che è stato di mollare

la casa dalla stanza che avevo in affitto

e mettere una tende in un campaggio

sul lago di Bracciano,

avevo la macchina,

perché a Catania appena compi 18 anni

devo avere la macchina,

se non puoi vivere,

se non puoi guidare il motorino,

però ti rischia di ucciderti.

E quindi avevo la mia macchina

di tutta la monutilitaria,

e stavo in campaggio sul lago di Bracciano

luglio, agosto, settembre,

nonostante fosse alta stagione, etc.

Spendevo molto meno,

facevo anche una vita abbastanza frugale

che mangiavo in campaggio,

ma si stava anche molto bene.

Scrivevo degli articoli dalla mattina alla sera

col portatile, arrivo al lago,

e poi andavo all'ufficio postale di Trevignano,

Romano, sempre sul lago di Bracciano,

dopo averli stampati in internet point

di spedivo fisicamente,

visto che ho visto che spedirli via mail

non funzionava.

Sto sempre in Italia o quasi.

Senza che nessuno abbia mai risposto.

Tant'è che a un certo punto le settimane passano,

che rispisco che questa cosa qui

deve prendere un certo giro.

Scrivevi articoli a modi provini per farsi

di gestare interesse di qualche redazione?

Esatto, scrivevo delle cose

su delle notizie in corso.

Chiaramente senza fare nessuna attività mia

di reporting, quindi per me era complicato,

non è che vessi delle notizie.

Rirraccontami una cosa.

Esatto, quindi lo facevo soprattutto con le cose di esteri,

venivano già strà raccontate bene

dai giornali, mentre invece se trovo

una storia in Sri Lanka su un giornale

in inglese, potevo raccontarla in Italia,

consultavo 3 o 4 fonti e mettevo

insieme un articolo.

E la storia tra l'altro che mi attreva di più

in quel periodo lì era la storia di Obama,

questo senatore afroamericano

dal nome strano che si candidava

alle primare del partito avendo

nessuna speranza di vincere, perché

l'avversaria era Hillary Clinton,

la classica storia Davide Controgolia

e cominciamo a scrivere, a mandare pezzi

soprattutto su questa storia, ma

non mi rispose nessuno, veramente nessuno

e a un certo punto io capivo che me devo

tornare a Catania, perché quanto posso

stare in campeggio. A settembre, a un certo

punto anche il clima sul piano atmosferico

diventa inedatto a star lì

al di là del fatto che io percepivo che non

stava funzionando, comincia a piovere

forte, tanto e a un certo

punto io una notte mi sveglio con l'acqua

dentro la tenda e quindi vado a dormire

in macchina e in tenda c'è tutta la mia roba

insomma non è o niente di grave

però sai quelle situazioni in cui dici

come cazzo sono finito io a trovarmi

non hai pensato di mollare quel lavoro

in quel momento e di cambiare

scenario per il tuo futuro? Allora di

cambiare scenario sul futuro diciamo a

lungo termine no, però in quel momento

dovevo bisogno di arrangiarmi e porti stare

a Roma, quindi a un certo punto io presi

anche appuntamento per un colloquio che poi

non feci perché avvenne il temporale

famoso per fare il tecnico che ripare

computer, ma io non ci capivo nulla

non so cos'è la differenza, non so

riconoscere una scheda madre. Però ti rivede a qualcosa di

pratico dovevo guadengare soldi? Dovevo guadengare

dei soldi perché potessi pagarmi la possibilità

di restare ancora a Roma e continuare

a provare a fare questo mestiere qui

però quando appunto tutto bagnato

il sacco a pelo bagnato e sento anche una certo

umiliazione nel fatto che non ha

funzionato, ricarico, mi rimetto in macchina.

Umiliazione nei confronti tua o di tua madre?

Buo mia sai, mi sento anche

quel punto un po' un cretino perché

c'è, ma che cosa cavolo pensavi di fare

adesso tu questo va 3 mesi in campeggio

manda dei curriculum e diventerà un giornalista.

Cioè immagino anche molte persone che provano a fare

questo mestiere che ascoltando questo racconto

possono pensare, ma vai a quel paese

cioè che cosa presuntuosa, no?

Anche ti mi metto lì, scrivo

mando e aspetto che squigli il mio telefono

e mi sentivo molto scemo per aver

pensato che potesse essere una buona idea

e che potesse funzionare.

Non solo avevo buttato le i soldi,

potesse essere a Catania, non aver

pesato ulteriormente sul bilancio

della mia famiglia, quindi prendo tutte le cose

le metto in macchina, torno a Gioca Catania

e aspetto, aspetto

di capire, aspetto di decidere, aspetto di

di lavorare.

Avevi un giornalista mentore in quel momento

c'è, avevi una reference

che ti spronava dove dicevi cavolo

io devo fare esattamente, magari in un italiano

quello che fa lui perché mi piace quel linguaggio

mi piace quel approccio?

No, non ce l'avevo

avevo delle giornissiche stimavo che seguivo

ma che vedevo molto come lontanissimi da me

fammi un peggio di nomi, se li ricordi.

Sì, sai, Michele Serra

che leggevo su Repubblica

Enso Biagi, lo vedevo in TV

all'epoca credo che il direttore del Corriere fosse

De Bortoli, ma ricordo che il Corriere della Serra

mi trasmetteva un'area di grandissima

dell'istituzione, mi sembrava

di essere davanti un ministero quando guardavo

le pagine del Corriere al prodotto

di una roba veramente lontanissima da me

e devo dire che in quel momento

la comunità e i punti di riferimento

che mi stimolavano e mi tiravano fuori delle cose

erano più le persone che frequentavano il mondo dei blog

erano appunto gli anni in cui c'era

questa specie di blogosfera

italiana, piccola, molto autoreferenziale

ma

in cui si pubblicavano quotidienemente

delle cose, dei post e non erano

giornalistici, ma c'era molto

di commento dell'attualità, di scrittura

anche un po' tagliente, di analisi

di racconto, di segnalazione

di cose che venivano online

e diventai una persona che sta molto su internet

in quella fase lì.

Avevo anche un mio blog

e come facevi a avere un pubblico?

All'epoca chiamavamo pubblico

anche tipo 70-80 persone al giorno

che venivano sotto blog.

Che non erano neanche pochi, non c'erano i social

quindi da qualche parte devi partire.

In una larga parte quando riuscivi

a farsi che qualcuno li incasse un tuo post

perché poi molto della blogosfera

di questi post erano letto una cosa da te

e la commento o la segnalo o espando

ci si parlava anche un po' addosso

però io vedevo che tutte queste persone

dei blog si conoscevano tanto

tra loro, si frequentavano, era un mondo

poi che arbitava tantissimo attorno a Roma e Milano

molto Milano peraltro.

E quindi che percepivo che era molto difficile

per me farmi notare da questi quei che poi andavano

ad avversi il bicchiere di vino la sera.

Mi capitava anche di fare delle cose che adesso

se ci ripenso mi vengono i brividi

tipo di mandare delle e-mail a qualcuno

segnalando il mio post che se ci penso

oggi quando capita a me dico, ma figlio mio

ma... A un altro blog era, intendi.

Sì, ciao, sono un tuo lettore.

Direi a me che ne pensi.

Non è che sia una cosa cattiva.

Oggi ricevo molte e-mail come questa

però oggi so che è molto complicato

leggere tutte le cose che le persone ti chiedono di leggere

potrò trovare il tempo fisicamente per farlo

e bisogna dire che, purtroppo, nella gran parte di casa

non sono delle cose

di grande valore.

Ogni tanto capita, però nella gran parte di casa

sono delle cose dignitosissime

però che in quanto

tuo diario personale non ha una rilevanza pubblica

e quindi però volerci raffare

un blog che per me voleva dire anche

avere un primo pubblico che le persone

commentavano quello che scrivevo.

Non mi era mai successo prima.

Tutto gratis, no? Totalmente gratis.

Tutto avevo di piattaforma quelle di blogger.it

blogspot. Era anche un modo

mi costringeva a entrare in relazione

con queste persone a leggere

e a buttarle. Era un bel allenamento, no?

Moltissimo, moltissimo. Una grande palestra.

Anche perché io scrivevo poco,

leggevo tantissimo.

Anche ti scrivo un post al giorno, un ogni due giorni

e appunto il mio giornalista di riferimento

è diventato un blogger che poi ho avuto

anche la fortuna che fosse il mio capo

e il mio vero mentore della carriera

che è Luca Soffri, attore direttore del post

perché lo leggevo, lo ammiravo

e volevo essere quella cosa lì.

Lo leggeri sul suo blog? Si.

Come si chiamava il suo blog?

Blitgenstein, esiste ancora

ed è fa parte del post.

Un giornalista che vedevo come molto brillante

che è facile di dire delle cose intelligenti

che mi facevano sempre ragionare sulle cose

che si prendeva sul serio.

Managgiamo con molta disinvoltura la cultura pop

che scriveva delle cose brevissime

da tre righe, anche molto lapidarie

e poi delle robe esterminate e lunghissime.

Sempre mettendosi

molto dalla parte di chi legge, ammiccando,

coinvolgendolo nel racconto

e non mettendosi su un piedi stallo

con una scrittura anche un po' originale

e quindi mi fece anche capire che si poteva scrivere

rompendo alcune regole.

Se lo fai con intenzione, puoi violare qualsiasi regola.

Il problema è quando

non sai che c'è una regola a quel punto sbagli

ma se io decido di mettere

tre due punti consecutivi in una frase

e lo faccio volutamente, puoi non piacerti

ma è una scelta estetica

e Luca mi mostrò molto che si poteva scrivere

in un modo un po' più creativo

e quello era davvero poi incertunto il mio modello

più che un giornalista dalla carta stampata.

Torniamo alla tende inzzuppata

dei tuoi averi e tu vai a dormire nell'utilitaria

e decidi di tornare a Catania.

Dorno a Catania per un po' aspetto

di farmi un'idea, di capire

però devo dire non arrivo nemmeno a completare

questi pensieri perché succede che a un certo punto

qualcuno effettivamente mi chiama

mentre io ero in macchina a Catania.

Uno dei semini che avevi

piantato era germogliato.

Esatto, il seminio era germogliato nella sede

dell'unità, quotidiano l'unità che oggi non esiste più

che si trovava in una condizione abbastanza

particolare perché era stato appena

comprato da un nuovo editore che era SORU

con molte ambizioni non solo imprenditoriali

ma anche politiche, era il Presidente della Sardegna.

C'era una nuova direttrice,

una direttrice donna e tuttora in Italia

è una grandissima erarità.

Ce ne sono due direttrici donne in Italia di giornali

all'epoca all'unità poi era una cosa diciamo

rivoluzionaria.

La direttrice era con città del Gregorio, quindi anche

un'altra generazione, un altro pilio, un altro approccio

ed era in una rara situazione

in cui puoi spendere dei soldi

perché l'editore ci ha detto cambiamo

sto giornale. L'unità aveva già una redazione

ed era una redazione che aveva

molte qualità ma che era un po' attempata

perché era la redazione dell'unità, il giornale

del PC e quindi con città provava a inserire

un po' di forze nuove.

A te non interessava lo schieramento politico

della testata, tu le iscriveri. Era un'opportunità e basta?

Era un'opportunità e basta

e io mai avevo mandato curriculum a giornali

di ogni rientamento se ero andato a lavorare dappertutto

devo dire sono stato più contento

di andare all'unità che sarei stato di andare al giornale.

Cioè mi sentivo comunque più vicino a quel mondo lì

l'unità era a casa mia con deorora ragazzino

era un giornale per me familiare

sarei andato dappertutto nel senso non era

quello l'obiettivo però non mi dispiaceve essere

l'unità e anzi di nuovo mio padre

portava l'unità a casa per me il fatto che io

lavorasse l'unità era una chiusura del cerchio

no perfetta

però io non conoscevo con città

Gregorio, lei non conosceva a me

però tramite il curriculum

lei scopri o qualcuno per lei lì

non so chi apri poi le boost effettivamente

scopri che io avevo lavorato per

Ivan Scalfarotto come responsabile

di uno suo campagna elettorale all'epoca

facevo anche il volontario e lo staffer

nelle campagne elettorali perché

metterava molto la politica avevo lavorato al comitato

Beltroni nel Partito Democratico nel 2007

facendole con la manovalanza

erano ne chevesse in carichi politici

volantini, manifeste, organizza

l'evento, sposta le sedie

freno del pulman e mentre lo facevi

avevi un po' l'intenzione

o il sogno o il pensiero di diventare un politico

in futuro? Allora di diventare un politico no

poi diciamo forse in una parte

della testa sì, ma mi piaceva molto

in quel momento i lavori della politica

avrei amato fare lo speechwriter

oppure lo spin doctor, gli responsabili

della comunicazione della strategia, mi piaceva

molto quell'idea, tant'è che poi

Scalfarotto non viene letto in quelle lezioni

è il primo dei non eletti e per me

quello un po' un vivio perché era aprire

del 2008, io ho già smesso

diciamo di lavorare in tenda, ma non lavoravo

ancora all'unità, avevo trovato questo

specie di lavorettino e insomma

quello che succede è che io capisco che

se Scalfarotto viene letto

io posso finire in parlamento con lui

lui me lo dice, me lo fa capire

che potevo essere il suo collaboratore parlamentare

lui non viene letto, quella cosa

salta e quindi io continuo a mandare articoli

a provare a frequentare il mondo dei blog

eccetera, insomma

succede che alla fine lei conosce

Scalfarotto con Cittadere Gregorio

e quindi avendo visto questa cosa

lo chiama e gli chiede, senti questo tipo come

chi è Scalfarotto per fortuna

e non gli ne sarò mai abbastanza grato, gli dice

è un in gamba, è uno sveglio, scrive bene

ha un sacco di idee eccetera, conoscilo

per cui vengo convocato a Roma

con questa telefonata, faccio un primo colloquio

con l'allora vicidirettore Luca Landò

che mi dice, guarda, sei interessanti

io non vedo tra l'altro la concita prima di essere

assunto, se non ricordo male

mi dice, noi cerchiamo qualcuno che possa

lavorare al sito dell'unità moderando i commenti

dei lettori, non per scrivere quindi

e avrei avuto un contratto progetto

un contratto giornalistico, io figurati

stavo a basciare per terra, certo

e mi dico che se non c'era un periodo

in qualsiasi periodi, entro in redazione

ho un lavoro, è un lavoro giornalistico

mi pagano due lire, torno a Roma

quindi di Gran Corsa da Catania

mi traduci in moderare i commenti

sì, io dovevo

leggere tutti i commenti che erano

venivano pubblicati dai lettori dell'unità

sotto gli articoli, ogni articolo avevo

una solizione di commenti e decidere quali

venivano pubblicati e quali no

le mie direttive erano di non far passare

tutti i commenti, diciamo, illegali

è un clima di una comunità che discuta

in modo acceso, ma senza

troll, senza violenza verbale

un'esperienza tra l'altro

un'altra grande palestra

sì, perché io entro a novembre del 2008

Berlusconi aveva vinto da pochissimo

le elezioni, le elezioni che Scalfrott aveva

perso appunto in cui prima dell'estate

in cui io passo al lago e quindi

immagina l'umore medio del lettore dell'unità

quando Berlusconi appena stravinto le elezioni

erano tutti incazzati

neri, non solo con Berlusconi, ma anche tra di loro

di Pietro contro il PD

io passavo le giornate in silenzio a moderare

i commenti, tornava a casa come se mi avessero

urlato nelle orecchie tutto il giorno

però ero in una redazione, c'era una felicità

che non so nemmeno descrivere

io tra l'altro arrivo appunto a novembre

torno a Roma, non ho una casa, vado a stare

da dei miei zi che abitano a Montero Tondo

e che anche loro parte di questa storia che devo ringraziare

mi ospitano per un po' finché non trovo una casa

e facciavanti indietro da Montero Tondo

quanti soldi ti danno quando ti assumono all'unità?

avevo un contratto da 1000 euro l'orde

dove volevano dire 850 nette

era un contratto a progetto

che non sono tanti per vivere a Roma

però ci siamo arrangiati

avevo una fidanzata all'epoca

all'epoca non era ancora la mia fidanzata

eravamo in una fase di trattative che si stava prolungando parecchio

si stava prolungando così tanto

che abbiamo scelto di andare a vivere insieme

prima di scegliere se stare insieme oppure no

diciamo dare un nome al nostro rapporto

ci metteva molto in difficoltà

però dire affittiamo una stanza, ci stiamo insieme

quindi non ci metteva nessuna difficoltà

però abbiamo affittato una cosa che potremmo

permetterci di dare una specie di garage

con una porta finestra

ma era un'unica stanza

un bagno in cui era possibile stare seduti sul water

fare la doccia e il bidet e lavarsi denti contemporaneamente

per quanto era piccolo

ed era anche la cosa che potremmo

permetterci dato che lei non lavorava

e io avevo questo contratto

poi lei trovò qualcosa da fare

ma insomma, fu complicato anche quella fase lì

però lavorava all'unità, tutta l'incredizione

piano piano cominciai anche a

la scuola per il sito

la squadra di calcio del catania vince il derby

contro il palermo 4 a 0

e solo perché sono catanesi, i colleghi dello sport

dicono, fallo tu il pezzo sul catanie

che è vinto contro il palermo

ma assisti alle riunioni

quando moderava i commenti durante i videoforum

erano dei momenti in cui il giornale ospitava

politici che vedivano da fuori, li intervistava in video

e io dovevo moderare i commenti

per poi dare le domande della community

io stavo lì a guardare altri giornalisti, colleghi

molti esperti che intervistavano i politici

per me soltanto guardare quella roba, vederli prepararsi

prima, commentare dopo come era andata

ho imparato tantissime cose

e poi che succede dopo queste esperienze?

quanto tempo ho lavore l'unità?

il mio contratto era un contratto da sei mesi

sei mesi nei quali Soru fa in tempo

a perdere le elezioni in Sardegna

cioè non si era rinnovato governatore

di regione? Lui voleva essere rieletto

ed era uno step, diciamo, abbastanza obbligato

se lui voleva avere davvero delle ambizioni nazionali

e invece lui perdevo le elezioni

anche in modo piuttosto clamoroso

che la politica finisce memorized di una partita

di costanza, e decide che vuole concentrarsi

su gli affari e non vede più una strada

e quindi decide che l'unità non gli serve più

questo è quello che io penso che in cui si è andata

lui la raccontra in modo diverso

fatto sta che smette di investire nel giornale

il giornale va abbastanza dall'oggio al domani

in stato di crisi

perché non stava in piedi

non c'è quittà

non chiude

giornale va in stato di crisi e si avra un negoziato con l'azienda

e in questi casi quello che si fa standard

si faciava molto, soprattutto all'epoca

e per evitare licenziamenti

la prima cosa da fare è che tutti contratti a termine

non vengono rinnovati

e quindi tutti precari

tutte le persone che con cita aveva portato

da fuori con contratti a tempo determinato

alla scadenza del contratto vanno via

tra cui me

tra cui tutti i giovani, i nuovi

tutti quelli che la direttrice si era portata dietro

inizia una fase complicata per l'unità

perché ci sono meno soldi per fare le cose

quindi a un certo punto

quando perdi la foto editor

sul giornale si vede

le foto sono brutte, la prima pagina è brutta

mentre prima era un giornale graficamente bello

e il giornale quindi comincia un po' a perdere colpi

a peggiorare

io finisco in mezzo una strada, diciamo, senza farlo troppo tragica

ma lì succede un'altra cosa

fortunata e divertente

nella mia bulimia di notizie

all'epoca, campavo

proprio di quello, leggevo dalla mattina alla sera

mi rendevo conto di non avere i soldi

per comprare tutti i giornali che avrei voluto leggere

infatti, ti avrei voluto chiedere prima se

leggevi online gratis o se andavi a comprare

leggevo online gratis e ogni tanto

comprovo il cartacio di qualcosa, ma perché non avevo abbastanza

soldi per comprarlo ogni giorno, se non l'avrei fatto

e quindi dico sul mio blog, che aveva ancora un seguito

magari non erano più 80, ma erano 200

ma se facessimo

dei abbonamenti collettivi ai giornali che ci piacciono

questo è il mio link di PayPal

fate una donazione di

1 euro di 2 euro

io con quei soldi compro l'abbonamento internazionale

all'economist, al foio

lo rirracconto

no, non ve lo mando

a pensarci adesso di pirateria pura

e lo dico pubblicamente che imbecille

facciamo una mailing list, io ogni giorno

metto lì il PDF e lo condividiamo

ovviamente a un certo punto mi arriva una lettera

dall'editora del foio, firmata da tipo 28 avvocati

che mi dicono, smettila subito

di fare questa cosa e io infatti cancello

il post abbastanza nel panico

e dico, scusate vete ragione

un cretino, fatto sa che da internazionale

si accorgono di questa cosa, invece di farmi scrivere

da 28 avvocati dicono

vieni in redazione, conosciamoci

cioè, se ti piace così tanto il nostro

giornale al punto da

mettere in piedi questa roba per averlo

fai questo mestiere, forse sei interessante per noi

e mi propongono un altro

contratto a progetto per altri 6 mesi

alla stessa cifra, sempre a Roma

a fare quello che legge i pezzi

per il sito, manco per il giornale

quindi, sei come fate internazionale

una rivista che ripubblica articoli stranieri

è uno verito il mondo, cioè ripubblicano

sono i migliori articoli usciti sulla stampa

straniera secondo loro, tradotti in italiano

e pubblicati, quindi è interessante perché dimostra

il mondo, ma dimostra anche il mondo raccontato

da paesi di cui noi non sentiamo parlare mai

c'è, il Sudafrica

raccontato dai sudafricani per esempio

il giornale bellissimo, io ero molto felice di andare a lavorare

lì, sempre in condizioni economica, non facili

però vado a firmare questo contratto

anche perché anzi mi sembra un colpo di fortuna

pazzesco, finisce bilang

che la Unità mi chiamano questi di internazionale, vado lì

a internazionale mi trovo bene

non benissimo, nel senso che il lavoro

era molto bello e le persone erano molto carine

gentili, però era

un giornale tra l'altro oggi somiglia

molto a come siamo oggi noi al post, per cui la cosa

ogni tanto mi preoccupa anche, che era stato fondato

da un gruppo di amici, vent'anni prima

bravissimi, talentuosissimi

ce l'avevano fatta, quel gruppo di amici era diventato

una redazione molto grande, si frequentavano,

si somigliavano, si erano sposati

a vicenda, dentro la redazione c'erano

non so quante coppie, per un ventenne

che arriva da fuori era una comunità

molto unita in cui è difficile

entrare, a meno per me è stato così

avrò anche sbagliato di delle cose

per cui ricordo questa redazione popolata da persone

molto intelligenti, molto brillanti, molto carine

che erano amabili con tutte e io ero un po' lo spettatore

però di questo reality show, non ero molto coinvolto

a un certo punto

mi richiama concita dall'Unità

e mi dice c'è una collega

del sito che è andata in maternità, io non posso assumere

nessuno perché finché c'è lo stato di crisi

il giornale non può fare nuovi contratti

ma posso sostituire chi va in maternità

viene a sostituirla per 5 mesi

io dico di si

a parte perché ero già soltanto felice

che concita di ricordasse di me

che la cosa avesse funzionato all'epoca

e poi quel punto tu entri con il contratto

che ha la persona che sostituisci

quindi mi fanno un contratto giornalistico, vero

per 5 mesi, ma io comincio a fare il praticantato

quello che può diventare il professionista

torno all'Unità, allora lavorò per 5 mesi

stavolta faccio il giornalista

non il moderatore del sito

scrivo pezzi e faccio il sito del giornale

perché la collega

lì concita fu coraggiosissima

la collega che andava in maternità era la vice capa del sito

e io sostituendo lei

anche sul piano contratto

teoricamente la sostituivo anche nelle mansioni

e quindi lei è preso per fare

il vice capo del sito

uno che non aveva nessuna esperienza

che 6 mesi prima era lì come l'ultimo di gli squatteri

però avendo richiamato te

per andare a sostituire

quella casella temporanea

perché l'hai stupita i tempi

cioè ti ricordi aver fatto un qualcosa

che fece la differenza

allora

non lo so, credo che in parte

c'erano poche persone di cui concita

all'interno della redazione non si fidava

perché si fideva di tante persone

ma che ritenesse sulla sua lunghezza d'onda

perché quel mondo lì era un mondo che a lei

era anche un po' stile il mondo dell'Unità

era una redazione ripeto molto anziana

che aveva sofferto tantissimo

un sacco di crisi precedenti

era una redazione anche un po' disillusa

di loro responsabilità

il giornale era stato in mille crisi diverse

e concita e arrivata e ha detto

questo giornale lo ribaltiamo

quindi ti vedeve come una competenza a nuova generazione

sì, è un alleato

in un posto in cui lei aveva pochi alleati

le persone portate da lei

e di cui lei si fidava erano le poche persone

su cui lei poteva contare

affidare qualcosa che non potesse essere sabotato da nessuno

a un certo punto

quindi quando mi fanno scrivere mi affidano

anche quelle cose anche un po' più importanti

o meglio, io favo una scommessa

che io evidentemente poi riesco a ripagare lavorando bene

e quindi torno a fare

formalmente poi, nei fatti

c'era un capo che si chiama Cesare Buquicchio

che anche lui mi ha insegnato parecchi, in quei sei mesi

ma io facevo il suo braccio destro

e alcuni dei colleghi

che ovviamente erano i da prima

capisco anche, giustamente, non è che l'hanno presa benissimo

questa cosa che arriva il ragazzino

che l'altro ieri moderava i commenti

e adesso mi dice che cosa devo fare, io cosa devo scrivere

e ricordo che fu

una prima esperienza lavorativa sul piano personale

più impegnativa

è difficile litigare con le persone

sono molto più grandi per esperte di te

e io non voglio mai litigare con qualcuno in generale

però in quei casi dovevi anche difenderti

se qualcuno tornava dietro

E scaduti 5 mesi, che fai, te ne vai?

Scaduti 5 mesi, il giornale non può ottenermi

Concitta ci prova in tutti i modi

anche riuscendo a ottenere

dall'editore l'impegno

di assumermi nella società

ed iterice come funzionare

l'imministrazione, ma con la promessa

però sta in redazione, lavori, una cosa illegalissima

infatti era soltanto una proposta buttata lì

diciamo, ma io non l'ho fatto

ed era una cosa che sarebbe stata probabilmente impraticabile

e quindi mi sembrava che il giornale

non andasse da nessuna parte

che la cosa fosse molto precarie

che la dirittrice stessa fosse molto precaria

il giornale stava andando male

era cambiato anche il segretario del PD

il PD voleva cambiare linea

sarebbe cambiato anche il direttore dell'unità a un certo punto

nel frattempo era accaduto un'altra cosa

l'unità soprattutto

tramite anche qualche esperienza politica quella con Scalfarotto

io sto benedetto Luca Soffri

l'avevo conosciuto di persona

perché Luca Soffri e Ivan Scalfarotto sono amici

e quando avevo fatto il volontario per Scalfarotto

e dovevo abitare da qualche parte a Milano

Luca Soffri va a messo a disposizione

del comitato di Ivan a un suo studio

che per un mese fu casa mia

e quindi io ero anche ospite di casa di Luca Soffri

io immagino anche lì il sogno della mia vita

e quindi poi lui mi raccontò a un certo punto

essendoci continuati a sentire

lui collaborava con l'unità

io volte facevo da ponte tra lui e con Cita

mi racconto che voleva fare un giornale online

che stava raccogliendo i soldi

che stava mettendo insieme i soci

Siamo nel 2008?

No, nel 2008 sono entrato all'unità a novembre

e lezione del 2008 è Scalfarotto

due nove sono ancora all'unità

i cinque mesi finali cominciano alla fine del 2009

e si concludono nel 2010

ti piacerebbe venire a parlare

con me di sto giornale?

io farò una redazione, cerco dei ragazzi giovani in gamba

che non abbiano lavorato troppo

nei giornali tradizionali

io dico subito sì, un po' perché

nel frattempo sei sempre nel tuo monolocal e puli funzionale

di cui parlavi prima?

Sono sempre lì, anche perché a un certo punto

questa cosa che Luca mi dice

so facendo un giornale eccetera, comincia

ne parliamo per un po'

io so che esiste la possibilità che a un certo punto vada via

e vedo che all'unità non c'è una strada davanti a me

per cui mi dico inutile cambiare casa

se poi fra sei mesi mi devo trasferire in un'altra città

quindi rimango lì anche un po' più a lungo

non ho mai dovuto, però sto ancora lì

con la mia fidanzata dell'epoca

e però quando all'unità la cosa finisce moisturica

e Luca mi dice, guarda, il posto si fa

io no leggio un furgone e ci metto dentro tutto

e vengo a Milano

lui ti propone uno stipendio

o ti dice proviamoci e vediamo come va?

no no, lui propone un lavoro vero con uno stipendio

investiva lui, aveva dei finanziatori

no, c'erano dei soci

aveva anche messo dei soldi, ma c'erano una società

il pezzo più grosso era la società che si chiama

Banzai, che poi fu comparata qualche

anno fa da Mondadori, ma facevano

studenti.it

giallo zafferano

e loro erano anche il nostro partner

tecnologico ovviamente

e poi c'erano degli altri soci minori

persone ricche, benestanti

che investivano che Luca aveva conosciuto

nel corso degli anni

che avevano dato quello che per loro immagino

fossero pochi soldi, ma per noi erano abbastanza

un milione, un milione e due, un milione e mezzo

massimo il capitale con cui è partito il post

quindi c'era un editore vero

e noi avevamo dei lavori veri, degli stipendi veri

tutto online

tutto online, solo online

quindi tu sei arrivato dal momento in cui è stato fondato

la testata? io sono arrivato qui a febbraio

il post è uscito ad aprile, quindi

sono arrivato qui a febbraio e ho cominciato a lavorare ogni giorno

alla costruzione del sito, poi Luca ci lavorava già da prima

però Luca, direttore editoriale

Luca direttore responsabile

direttore responsabile e tu? io redattore

come gli altri cinque

redattore come gli altri cinque però succedono due cose

a quel punto, la prima

è che io

mi rivelo poi essere il primo che Luca ha chiamato

è l'unico

con una qualche esperienza giornalistica

pregresa, per quanto piccolissima

parliamo di quelle due robine, unità internazionale

ma gli altri della redazione del post partono proprio da zero

quindi

sei vuoi non vuoi, io... da zero vuol dire

ex blogger, persone, c'è un minimo di

farinatura alla frannavuta, ma sai pochissimo

Luca è anche lì un'idea intelligente

di cercare delle persone intelligenti, brillanti

che gli piacessero

prendeva la gente senza aver letto quello che scrivevano

soltanto dopo i colloqui

c'era un ragazzo che faceva lo sceneggiatore

e aveva fatto lo sceneggiatore di camera caffè

c'era una ragazza che era un imprenditrice

oggi è una famosa imprenditrice, ha cambiato mestiere

ma è evidentemente una persona molto brillante

un'altra ragazza che aveva un sito sulle serie tv

un'altra ragazza che aveva semplicemente fatto un colloque

in cui si li ha raccavate benissimo, era l'università

e l'occa la presa, quindi non scrivevano

nessuno lo faceva permissere, Emanuele Magnetti

lo faceva online sul suo blog

ma in modo materiale

faccio solo una domanda, modello di business del post

quindi lui ti racconta che si costruiva

questa nuova creatura editoriale

abbastanza innovativa, tutto online

come si reggeva il modello di business

cioè dove stava l'incombing

economico, era pagamento

c'era un abbonamento, era tutto gratis

era advertising, il core

di fatturato del business

solo pubblicità, era tutto gratis

le pagine contenevano pubblicità

e noi qua dangravamo da quella pubblicità

sapendo che saremmo stati imperdita per i primi anni

perché non c'era un mercato così grosso

diciamo pubblicitario online da ripagare i nostri costi

quindi era previsto nel milione due di

finanziamento iniziale

sì, noi pensavamo di dover andare a Brekeven

cioè di incassare quanto spendevamo

dentro tre anni, sapevamo che saremmo partiti

andando sotto e perdendo soldi

e tu non avevi paura del futuro

nel senso ti dava abbastanza sicurezza questo progetto?

ma sai, io venivo da contratti di 5 mesi

quindi finirà tra 6 mesi

ah men, cioè nel senso non mi preoccupavo

sapevo che poteva finire presto

però sapevo che la mia vita sarebbe stata così per un po'

avessi dovuto soffrire un po'

qualche rischio te lo dovevi prendere

però quello ti sembrava molto sexy come questo

mi sembrava molto sexy perché Luca voleva fare un giornale che non c'era

all'epoca non c'erano giornali online in Italia che non fossero

le versioni online dei giornali cartacei

non c'era Fintan Post, non c'era l'inchiesta

non c'era wa, non c'era nessun giornale

non la fan page, c'eravamo noi, basta

i modelli erano esplicitamente anglosassoni

volevamo fare una cosa che in America esisteva

e qui no

quale era la referenza americana?

una cosa metà translate che era un

sito magazine, un super blog

è un vero giornale, il Washington Post

il post ha questo logo

con i caratteri bastoni

ma la S è una vesse da vecchia testata di giornale

e quella è la nostra identità

in modo da ibridare quei due modi

esatto, esatto, quello era il tentativo

eravamo sicuri che però la pubblicità sarebbe arrivata

era anche quello un pensiero molto ingenuo

ma all'epoca si pensava

tutta la pubblicità che oggi viene investita

nella tv e nei giornali dove potrà

mai finire dato che questi prodotti sono in crisi

se non da noi che siamo internet

siamo il futuro e le persone non potranno

che correre da noi

l'avrebbero fatto avendo voi dei numeri

e per avere quei numeri quale era la vostra cifra

stilistica, quale era il vostro unicum

per cui le persone dovevano

offrire dell'informazione da voi

due cose fondamentali e nessuna

delle due innovativa

che non potevamo competere sulla forza muscolare

ovviamente, perché eravamo in 5, non è che batti

Repubblica sul tempo

noi dovevamo essere

più rigorosi degli altri, più attenti

degli altri, quindi fare una verifica

in più delle cose che scrivi

non rischiare di scrivere una cosa falsa

imprecise e poi dover correggere il pezzo

non fare un pezzo su una cosa che ha il dubbio

se si è vero o no solo perché funziona

e fa click

cerca di capire bene le cose, quante volte

all'epoca si leggevano notizie sugli esteri

imprecise perché mal tradotte dall'inglese

la qualità del giornalismo

online era una qualità molto bassa

oggi molto migliorata e se oggi ci sembra a poco

10 anni fa, 15 anni fa era veramente

secondo me un giornalismo di serie B

purtroppo, nella gran parte dei casi

oggi sì, è molto imperfetto

però oggi ci sono anche tantissime cose di alta qualità

sulla stampa italiana, secondo me anche online

all'epoca erano le notizie che metti gratis

sul web, mentre il giornale vero è quello

di carta, noi saremmo stati quelli

più attenti, più scrupolosi degli altri

e noi saremmo stati quelli scritti

meglio, nel senso non della qualità

tipo aiming way, ma scritti

in modo più chiaro, più accessibile, senza

linguaggi da detti e lavori, senza

gergo, senza dire

la bagarre, la bufera, poteva

essere una strage, tanno tutte quelle frasi

poter arrivare a tutti, parlare semplice

parlare semplice, Luca ci diceva sempre

immaginare che questa cosa la stai raccontando a tua nonna

la stai spiegando a tuo figlio, come gliela dici

la legge finanziaria

non puoi dire la legge che fissa il budget

cioè spiegami che cos'è

legge che prevede quanti soldi, ogni anno lo stato

può spendere e poi incassare e come, traduci

All'inizio quanti articoli al giorno?

Una 15

eravamo molto rapidi, non facevamo

reporting di nuovo, eravamo troppo pochi

facciamo soprattutto curatela e aggregazione

di contenuti trovati al trove, selezione

moltissimo, l'idea era

e questa è una cosa che vale ancora oggi, siamo

nella prima epoca della storia dell'umanità

che ha il problema di avere troppe informazioni

non era mai caduto prima, ma fino a

20 anni fa vuoi sapere cosa è caduto

ieri in Colombia, come fai?

Non è semplice, improvvisamente

vuoi sapere cosa è caduto ieri in Colombia

stai lì dove sei, apri

TikTok, digiti Colombia e non finisci

mai di vedere cose sulla Colombia, fatti

e notizie, contenuti, cultura, canzoni

eccetera e quindi l'idea che fosse

diventata improvvisamente preziosissimo

il ruolo di chi seleziona, di chi

legge il più possibile e fa per te

lettore un lavoro di filtro

sperando che tu possa apprezzare la selezione

se non regnavo alcun altro, però

volevamo fare anche quel lavoro lì, essendo

molto più giovani della media delle altre redazioni

avendo più antenne, avendo una sensibilità

sulla cultura contemporanea molto

più affilata rispetto alle redazioni

più anziane, questa era la nostra

cifra stilistica. Viene percepito

fate fatica all'inizio e cominciate subito

ad avere un pubblico. Cominciamo subito ad

avere un pubblico perché Luca Sofri aveva un

suo pubblico, il suo blog e quindi lo converte

lo converte, aveva, facevo una cosa radio 2

insomma Luca Sofri aveva fatto la tv

out e mezzo sulla 7, aveva un suo pubblico

che in parte trasferisce pisce sul post

e si parte da lì, il pubblico poi ci vuole bene

molto da subito, ma è piccolo,

cresce, va crescendo ma partendo da zero.

Social non faceva ancora niente?

Quasi nulla, non erano

non era quello che sono oggi social,

non era un social media manager

chi pubblicava un pezzo lo metteva

anche sulla post

sulla pagina facebook del post

senza strategia, mirroring.

Puro, potrebbero metter un feed automatico

sarebbe stato da la stessa cosa.

Ci siamo accorti dopo un paio d'anni che lì c'era un bacino

di opportunitari che si ingava però occuparsene

ma la cosa che aveva anche in quei anni

che la pubblicità non è arrivata.

Non sarebbe arrivata.

Si è spostata online, molto.

Poi giornali sono rimasti, TV rimasta.

Però molto online sulle testate cartaccia

che avevano in parallel il digitale?

Certamente più grossi, ma soprattutto facebook e google.

oggi tu vuoi fare pubblicità

qualsiasi cosa su internet.

Facebook e google ti permettono di rivolgerti

un pubblico profilato in modo preciso

e noi no

nel senso il post ti respone ai lettori del post

ma non è che puoi selezionare l'età

la città, la passione

e quindi si sono presi la fetta più grande

degli investimenti pubblicitari

e noi siamo rimasti in difficoltà.

Dopo quanto tempo fate questo ragionamento?

Dopo i primi, direi, 2-3 anni

cioè capiamo un certo punto che non sarebbe andati a brecchiven in 3 anni.

Lui ti rendeva partecipe

oppure se nuore d'attore semplice come gli altri

di queste

condivisioni, come dire,

manageriali, no?

Prima ho detto...

Per due motivi mi sono risconto che non ho detto il secondo

il secondo era che tra me Luca nasce

una grande sintonia.

Percipevo questa cosa, ma credo da la direbbe anche lui.

Oggi io e lui siamo due

che si finiscono alle frasi a vicenda.

C'è un degli sparing.

Sì, ci capiamo moltissimo,

siamo in sintonia su tantissime cose

e anche perché ho imparato molte cose da lui.

Quindi cominciamo a condividere tante decisioni

e poi bisogno di parlare con qualcuno del

scelte del giornale, essendo io poi il più esperto

divento, molto prima che venisse

nominato vice-direttore, di fatto

il vice di Luca.

Quanti anni avete di differenza?

20 anni precisi.

Il mio è 38, lui ne fa 58 a dicembre.

Quindi quando siete a ridosso del periodo

del brecchiven, almeno quello preventivato

sin dalla creazione della testata, vi rendete conto

che il modello di business va completamente cambiato.

No, ci rendiamo conto che non ce la facciamo,

ma speriamo di farcela.

Come reagite?

Dobbiamo fare ancora più clic.

Cioè, se oggi non guadanghiamo abbastanza,

perché non siamo abbastanza letti.

Se noi siamo più letti, guadanghiamo più soldi.

E come lo si fa, facendo più articoli ancora?

Diventando un po' più bravi, intanto fare le cose che fai,

facendo di più le cose che funzionano di più

senza, diciamo, tradire chi sei.

Però per esempio abbiamo fatto un grosso investimento

sulle gallerie fotografiche, di alta qualità,

non le foto dei VIP in costume.

Comparavamo servizi fotografici dalle grandi agenzie,

mettendo le grandi sullo schermo all'epoca

che era nuova per il web giornalistico in Italia.

Quelle facevano tantissimi clic

che ci portavano tanti soldi.

Quindi decidi di puntare sulle cose che puoi monetizzare meglio.

Siamo diventati molto bravi con Google.

Il post è stato per tanti anni

il sito che trovavi qualsiasi cosa

cercavi su Google.

Bel indicizzato, intendi?

Ma perché ci lavoravamo molto sui titoli, sui tag,

gli altri non lo facevano per niente.

Alla ranzulla maniera.

Oggi lo fanno anche gli altri, anche negli o di noi,

ma noi l'abbiamo capito un po' prima, quella roba lì,

e poi investendo.

I soci hanno detto, va bene, aumentiamo il capitale, allora.

Investiamo ancora di più,

non anderemo a brecchiven adesso,

ci andremo più avanti, ma l'idea merita, continuiamo.

Per cui noi poi in certo punto andiamo a brecchiven

dopo quattro anni e mezzo, che è tutto al 2014 e al 2015.

Di pochissimo.

Invediamo in parità.

I soci dicono, investiamo ancora,

allarghiamo ancora questo giornale.

E lì, però, arriva la crisi economica.

L'Italia non è un paese che è visto.

In che anno siamo?

Al 2015, 2016, 2017.

Noi ci rendiamo conto che riusciamo a vivacchiare,

ma perdiamo e che non stiamo crescendo più.

Il posto è anche due o tre anni in cui va avanti,

va avanti bene,

ma non assume nessuno, non cresce.

In 2015, 2016, sei ancora un redattore,

sei sicuramente il delfino,

comunque il braccio destro di Luca,

quindi impari anche,

in parallelo tantissime altre cose,

ma il tuo stipendio è normale,

riesci a vivere a Milano, non fai null'altro che

fare il redattore, non hai aperto ancora i tuoi social,

non hai ancora fatto null'altro, giusto?

No, no, allora, io, nel 2015,

divento vicidirettore del post formalmente

e poi ho cominci anche a collaborare

con qualche altro giornale.

Unitanto scrivo una cosa per un altro sito,

per un giornale cartaceo, ho scritto

cose piccole, una roba per studio,

una cosa per la lettura del correre della sera,

non tanto piccolo, ma io ho scritto

una cosa piccolissima.

Non c'era una gelosia da parte di Luca

sul fatto che tu faccessi anche cose per altri,

per terzi?

Io, se c'è stata, non me l'ha mai manifestata,

non me ne sono mai accorto.

E tu lo facevi per soldi?

Io lo facevo un po' per soldi, ma anche per ambizione,

sai, sul posto noi siamo sempre stati molto

al servizio degli rettori, noi non firmiamo

i pezzi per dire, e io, che facevo il vicidirettore,

non scrivevo, io facevo il giornalista

che fa il giornale, che fa la macchina,

ma che non scrive, do i pezzi da fare,

li rilego, controllo, faccio il titolo,

metto in pagina, sposto,

c'è una breaking news, chi è libero,

diamo l'attizio, diamo l'accaio, un bel lavoro,

però non scrivevo mai.

Ti volevi mettere in gioco, scendendo in campo, scrivendo?

È facendo qualcosa di mio con la mia firma,

quindi è un po' più autoriale.

Poi un amico di Luca, che è Cristian Rocca,

che avevo conosciuto e che stimavo,

diventa direttore di Il, il mensile del sole,

mi chiede di collaborare, perché faccio un articolo

per ogni numero,

degli articoli anche un po' più divertenti,

con un po' più di me dentro,

l'idea è sempre non firmare i pezzi

perché tu possa scrivere soltanto,

avendo in testa il lettore che ti legge,

e non possa essere tentato,

nemmeno in modo inconscio,

da mettere dentro qualcosa,

perché le persone pensano,

ah, quanto sei bravo, quanto scrivi bene.

E quindi, volevo fare queste cose,

parte di me pensa anche che

Luca ha avuto un percorso di carriera,

per certi versi simile,

nel senso che Luca ha sempre collaborato

con molte restate diverse,

ha sempre fatto molte cose diverse.

E quindi credo anche che,

in questo percorso, diciamo da delfino,

come tu dicevi prima,

che lui vedesse qualcosa che fosse familiare,

nel mio desiderio di voler scrivere anche per altri.

Poi io dava al posto la grandissima parte

delle mie ore del mio tempo,

per cui, se Luca avesse visto che io

lavoravo male, forse mi avrebbe anche detto qualcosa,

ma io facevo tutto fuori dall'orario di lavoro,

ho i miei social e quindi

comincio ad avere un piccolo pubblico,

ma molto piccolo, cioè io,

quando guadagnavo un follower su Twitter,

diceva, ah, che bello, un follower nuovo,

c'era una cosa ancora piccolina.

Il tuo primo social da buon giornalista era Twitter.

Sì, sì, sì, quello che passavo più tempo,

ma ti direi ancora adesso,

solo che scrivo quasi nulla,

ma leggo e basta,

ma Twitter è certamente il social fatto per me,

c'è testo, notizie, informazioni,

e pochi fronzoli.

E come si evolve il tutto?

Quindi, diventi vice-direttore,

il modello di business del post rimane uguale,

fruizione gratuita, pubblicità?

Pubblicità, e...

Allora, divento vice-direttore,

quello è anche un momento un po' complicato

della mia vita personale,

perché finisce prende la relazione

con quella ragazza di cui ti parlavo,

con cui eravamo insieme 7 anni.

Del monolocale pulifunzionale.

Esatto, con cui eravamo andati insieme a Roma,

vissuto in... a Milano, scusa.

No, a Roma e poi si traspereci a Milano, quant'è?

Sì, quando io devo andare al posto a Milano,

anche lei saltava da uno stage all'altro,

e anche lei voleva fare la giornalista.

Anche per lei aveva senso l'idea di spostarsi a Milano,

quindi andiamo a Milano insieme.

Quindi ci costruiamo una vita nuova,

arrivando da zero in una città nuova,

ma essendo insieme,

è una cosa che unisce molto il rapporto,

che però poi a un certo punto

esaurisce prende tutta la sua spinta.

Però, insomma, con una relazione da 7 anni

che finisce 7 anni di convivenza per l'altro punto,

è una cosa complicata da...

Intenza.

Intenza, da affrontare, da superare,

mentre io divento vice-direttore al posto,

qualche responsabilità in più,

comincio ad avere qualche piccola visibilità in più,

perché sempre nel 2015 mi sono fatto questa newsletter

sugli Stati Uniti, da costa a costa,

che è l'inizio di una cosa molto piccola,

gli scritti sono qualche centinaio,

però io ogni sabato mando una newsletter

sulle notizie della politica americana.

Non eri mai stato negli Stati Uniti nel 2015?

No, c'ero stato un po' di volte.

Una volta in vacanza, con Arianna, la mia ex fidanzata,

è un'altra volta per lavoro, perché coinvolto

in un programma per giovani giornalisti

dal Dipartimento di Stato americano,

io all'epoca, comunque, sul posto, quando scrivevo di Stati Uniti,

intanto scrivevo, c'è piuttosto...

Mettevo in pausa, eh, ma cercavo almeno

sulla medica di scrivere al post,

e i pezzi li firmavo anche.

I pezzi non sono firmati, salvo che l'autore l'autrice

non vogliono farlo, è una cosa che facciamo raramente

nei pezzi a cui teniamo particolarmente.

Io i pezzi miei sull'America li firmavo sempre,

volevo cominciare anche a far vedere

che scrivevo di cose americane con competenza,

o sperando, diciamo, con competenza.

Mi ha tratto di quel pezzo di terra nell'universo,

perché poi hai scritto un libro adesso che si chiama

California, quindi per te quel mondo lì

rappresenta, a gran parte, il tuo tempo,

dei tuoi studi e la tua passione.

Che cos'è che ti ha tirato dentro?

Allora, diciamo, in parte,

se sei come me appassionato

alle ragioni per cui succedono le cose,

mi sembra che le ragioni per cui succedono

un sacco di cose nel mondo siano lì,

o vengono da lì.

La cultura, le mode...

La cosa che stiamo facendo io e te adesso

è una cosa che hanno inventato lì,

è la cosa che faccio ogni mattina

l'hanno inventata lì.

Il boom delle newsletter, il boom dei podcast

è stata inventata lì,

fatta in questo modo, così personale,

così con questo linguaggio, anche così

sofisticato.

I social media vengono da lì,

il cinema, Hollywood,

ma la nostra economia, il capitalismo, il consumismo

vengono da lì.

Quindi alla fine tu prendi questi fili

e ti riusci e arrivi spesso

negli Stati Uniti, poi non sempre.

E poi, la cosa che non ti ho raccontato

sull'unità, che è un altro net, diciamo,

formativo, è che io arrivo a novembre,

per conto faccio i moderatori dei commenti

servono un po' persone giovani nuove

che facciano un po' di cose,

i lavori che qui e quegli altri non puoi

non più fare, e mi mandano la notte

delle elezioni di Obama, quella del 2008,

a passare la notte in un locale

di Roma, il roadhouse che c'è in stazione

Termini, con gli americani

a Roma.

C'è questo locale seguire la notte lo scurtinio

e quindi dicono, vai con loro, stai la notte

con loro e poi fai un pezzo su come hanno

vissuto la notta elettorale.

Io quindi mi ritrovo a fare il giornalista

per la prima volta nella vita, circondato

da questi americani, felici, commossi,

perché è venuto un evento storico

per la prima volta, una persona foro

americana e presidente, e io sono lì

per raccontarlo, cioè era per me

il paradiso, la cosa ho detto ce l'ho fatta

quel giorno lì, e quello mi ha un po' anche

tirato gli Stati Uniti, perché quella storia,

averla seguita, averla raccontata,

ok, quindi la prossima, come

fai? Direi, adesso non mi interessa più

cosa fa Obama da presidente, no? Mi interessa

un sacco, lo voglio sapere, e quindi sviluppo

un'interesse che in parte personale,

in parte professionale attorno a questa storia.

Ritorniamo al 2016, 2017,

quando il periodo ti lascia con la tua fidanzata

storica dopo 7 anni,

di 20 vici di rettora, i più responsabilità

scrivi per terzi, usi tu e social,

con Twitter cominci ad avere un pochino

più che essere in hype,

cominci a farti conoscere a visto che

eri anonimo come giornalista, diciamo

alla redazione del post perché non firmavi pezzi,

quindi cominci ad avere un, non dico

un personal branding subito,

ma cominci ad avere un tuo pubblico che segue

proprio te, il tuo modo di parlare, il tuo

modo di raccontare le cose, e poi come si

evolve? Esattamente così, cominci a fare incontri

dal vivo, mi invitano, ma davvero

gruppi da 20, 30 persone a

casa, io gli racconto le cose

americane, gli Stati Uniti, le faccio

degli incontri con Lorenzo Preiasco e Giovanni

Diavanti di Utrend, con chi facciamo un giro

per l'Italia, per me il primo vero

esperimento di incontri pubblici in cui

io parlo e faccio il giornalista e racconto

le mie cose, e per fortuna appunto

funzionava, lavoro tantissimo

e siamo essere single, in quel caso aiuta

tanto. Cioè eri già staccano vista

prima, poi si è andati in all-in, c'è

full immersion completa? Sì, sì, sì, sì, sì,

nel senso, se io torno a casa e non ho

un po' la mia fidanzata, ho un po'

Ti butti a scrivere? Ma sì, lavoro.

All'epoca, adesso credo che torno a casa e

muovo sul divano, ma all'epoca le torno a casa

e leggo e scrivo, cioè non, mi ricordo che

facevo un sacco di cose, non mi ricordo

mai di aver avuto la percezione di non

ho il tempo di farle, perché lavoravo

sempre. Tu hai detto, dopo ci arriviamo

a morning 4 del mattino e quindi da una

parte fruitsci, da una parte riracconti,

quante ore dormi a notte? Adesso

dormo 4 ore in media, l'app

dice 4 ore, volte 3, volte 5.

Ok, e si informa con 4 ore?

Sì, a volte mi sento molto stanco,

però le giornate, no, sono

meno delle giornate sì,

lo faccio da un anno e mezzo questa vita

assurda, però fin qui tutto bene, direi.

La cosa che però ho dovuto fare in quest'anno

e mezzo è correggere e cambiare una serie

di cose nelle mie giornate, per cui

sto cercando progressivemente di

lavorare un po' di meno, perché

io per un anno ho fatto di svegliarmi

le 4 e mezzo e per il resto fare la vita che

facevo prima, lavorare anche la sera

che serve andare in giro.

Oggi sto cercando di farlo un po' meno,

soprattutto nel 2023 il mio progetto è

alzare molto il piede dall'acceleratore,

perché se non diventa molto faticoso,

molto impegnativo.

Siamo indietro di 6 anni, quindi 2017,

tendenzialmente

gruppi di ascolto, 20-30 persone con cui

profondi il verbo, adesso la sintetizo in quel modo

e come si evolve il tutto dalle impoi.

Allora, si evolve col fatto che questo

pubblico cresce.

Io mi ritrovo essere la persona giusta

nel posto giusto, perché a quelle

elezioni lì si candira Donald Trump.

Siamo nel 2016, quando io fondo da costa

a costa. Quelle elezioni, quindi,

diventano delle elezioni incredibili

e le gente, anche quella che non si interessa di

politica estra, vuole capire che diavolo sta cadendo

in America e quindi col passaparola questa newsletter

arriva dunque quei danni a migliaia di scritti.

Grazie a una raccolta

fondi tra gli scritti, io riesco a andare in America.

Prendo ferie dal posto, vado in America.

Fai un Patreon? No, non esisteva

ancora Patreon, penso. Faccio

il mio blog.

E ti promuove attraverso

a newsletter e attraverso Twitter.

Esatto, attraverso i social. Il mio blog

Twitter, io dico, abbiamo raggiunto un tot

di scritti perché era una newsletter gratuita.

Devo passare alla funzione a pagamento,

perché oltre un tot dovevi pagare.

Lo faccio volentieri, mi sto divertendo,

mi piace questa cosa della newsletter, capivo

che per me professionalmente era molto fica

quella cosa di avere un pubblico mio,

degli indrizi mail miei a cui io mandavo le cose.

Però io dico, siccome costa

le elezioni, questo è il mio PayPal

se volete contribuire, già lo faccio gratis.

Se vi sembra utile, date quello che vi pare,

non avete detto nulla, non ci sono ricopense

di alcun tipo. La mia gratitudine basta.

E arrivano tipo 7.000 euro

in una settimana. Per cui

capisco che... Quanti donatori?

Quante teste?

300, 400, più o meno.

Da nozioni da pochi euro.

Però funziona. Però tutto insieme

avevi un bel gruzzolo sul tavolo. Per cui io

stoppo le da nozioni, per cui è ancora

un collega minzulta, perché potevano

attriverne delle altre. Mi ripago, oltre che

la newsletter, vado a seguire le convention

dei partiti in America per i rettorari.

Parli bene l'inglese?

Adesso sì, direi, all'epoca non tantissimo.

Lo leggo come se fosse l'italiano e lo

scolto, lo capisco come se fosse l'italiano

ma non lo parlo nella mia vita quotidiana.

Quindi sono sempre un po' arrugginito.

Poi ho preso le elezioni. Però ho capito tutto

quando ho scolti i capiti. Capisco tutto.

Quindi per me comunque far lavorare lì era comodo.

Poi scrivo in italiano, quindi devo soltanto

farvi e poi scrivere.

Insomma, questa cosa qui funziona.

Io vado in America a lavorare per l'oro, prendo

ferie dal post e vado a seguire le cose

della politica americana. Lì vedo Obama,

vedo tutti questi politici. Vedo Obama

è il momento in cui si chiudere a avere

un altro cerchio, no? Comincio in campaggio

scrivendo di Obama, arrivo in America a

vedere Obama che fa l'ultimo discorso

della sua presidenza, la convention di

Philadelphia. Quindi molto bello, mi

commuovo anche molto in quel momento lì.

Al post però le cose vanno

così così. Nel senso che

la pubblicità non arriva, noi

facciamo fatica, il giornale perde

soldi, i soci possono anche

metterci ne ancora, però un giornale che esiste

era 6, 7 anni, 8 anni, in certo punto che

prospettiva. Il 2018 è un anno in cui

noi facciamo il più 100% di visite

sull'anno precedente, quindi raddoppiate

esattamente, vuol dire che lavoreremo bene.

C'è un articolo o un motivo per cui

succede? C'è sempre un turning point.

In realtà il post comincia a crescere parecchio

un primo turning point. In modo organico.

Un primo turning point, uno scalino

è il caso Costa Concordia

nel 2013, che noi seguiamo molto bene

che ci mette su un po' di mappe.

Ma ce ne sono stati anche altri nella

politica italiana, penso alle dimissioni di

Berlusconi 2011, penso

a Terremoto in Giappone,

Terremoto in Emilia Romagna, alcuni grossi

fatti che ci hanno fatto sempre fare un gradino in più.

Ma ti dicevo di quell'anno, perché noi non

solo facciamo il doppio dei clic che rispettavano

l'anno prima, ma incassiamo meno rispettavano

l'anno prima. E lì che abbiamo che il modello

è rotto. Cioè, se il giornale va male

perché non siamo letti, il problema è nostro.

Ma se il giornale fa il doppio dei lettori

e guadagna di meno, è proprio che non

puoi più finanziarti in quel modo lì.

Sì, va ridisegnato il modello di business.

Completamente. L'unica cosa che ci sembra

fattibile e sensata è coinvolgere che ci legge.

E quindi dire alle persone che lego

nel post, che amano il post, partecipa

mettendoci dei soldi. Non è più tutto gratis.

Quello che avevi già sperimentato su te stesso

con l'America? Io, queste cose che mi facevano

nel mio tempo libero per me erano anche

come raccontavito prima, una valvola di sfogo

e un modo per fare delle cose con il mio nome

sopra. Il modo per sperimentare delle cose

senza avere la responsabilità di mettere

il giornale davanti o di dover chiedere il

permesso a qualcuno. Però, quelle esperienze

che più funziona e che è un successo

nel suo piccolo, e anche di insegnamento

al post, quando il post decide di fare quella roba

lì, di mettere come primo prodotto

in assoluto, soltanto per abbonati, la sua

newsletter. E quindi, di nuovo, la newsletter

come mezzo per costruire una community perché

più intima, più personale rispetto al

post. E quindi, ci mettiamo un po', ma costruiamo

un sistema di abbonamenti, per cui oggi è

possibile abbonarsi al post. Adesso un abbonamento

unico che racchiude tante altre cose,

ma all'inizio come era il modello. Prima la

newsletter, l'unico prodotto in abbonamento?

Era solo quello, tant'è che, in realtà,

noi dicevamo alle persone, non abbonati per

la newsletter, abbonati per sostenere

il post, lo diciamo ancora, perché quello è

davvero lo spirito. Lo spirito è quello di

quando esci la domenica e torni a casa

con la zalea per la ricerca sul cancro.

Non è che tu sei uscito pensando,

mi serve una pianta, compro una pianta,

ma hai voluto dare dei soldi a una cosa

molto importante per te e sei contento

che ti porti a casa con una pianta che male

non fa. L'idea era abbonati, fatte le dovute

proporzioni tra i paragoni, ovviamente,

abbonati per sostenere un giornale

che cerca di fare buon giornalismo, se lo pensi.

Quando pensate a questa cosa, quanti siete

in redazione? L'organico è composto da quante persone?

Una ventina, direi, una ventina. Ah, ok, dai 5

iniziari. Tanti asciuti, sì, sì, sì.

Grazie al finanziamento dei soci. I soci

hanno sempre inseguito la pubblicità, cioè la

pubblicità non si perceve, i soci investivano

ancora. Noi eravamo in perdita perché aumentavano

anche i nostri costi, però perché l'idea era

fare un giornale grande, non volevamo fare un

giornale che viva a chiasse su dei numeri

piccolini, ma abbastanza per pagare i nostri

5 stipendi. Noi siamo sempre stati molto ambiziosi.

Oggi quanti siete? Oggi siamo più di 50.

Facciamo un passo indietro, quindi,

sostieni, buon giornalismo, la newsletter

era come dire... È una coccola.

Ti porti a casa una newsletter che te arriva ogni sera,

guardi il sito senza pubblicità, perché a quel punto

non dobbiamo più monetizzarti e anche quindi

poi ci darai una mano e ti daremo

delle altre cose più avanti, quando diventeremo

più grandi, che è una promessa anche se

vuoi un po' buffa, no? Il post crescerà

e lo farà anche grazie a te.

E se non c'è un sistema di abbonamento adesso,

la pubblicità è debellata o c'è anche

la pubblicità? La pubblicità c'è ancora

per chi non è abbonato. Chi non è abbonato

vede il sito con la pubblicità e la pubblicità

continua oggi a pagare una parte

importante dei nostri stipendi, però

mentre prima era il 100% o quasi

dei nostri entrati. Eriostaggio dalla raccolta

la pubblicità pesa per meno del 40%,

forse il 30%, per il resto noi dipendiamo

dai abbonamenti. Cambia tutto

quando cambia questo rapporto di forza.

Qual è l'evoluzione quindi, newsletter?

La redazione, buon giornalismo, un buon modo

di raccontare quello che accade, ma poi dopo

arriva l'era del podcast, racconta mille

evoluzioni, lato il post e poi dopo entriamo

invece sulla tua sfera personale.

Siamo nel 2017.

Siamo nel 2017, credo

di 2018, mi segue quando facciamo il vero

piano. In insomma

una campagna abbonamenti parte bene, c'è uno

zoccolo duro di nostri elettori che non vedevano

l'ora di darci dei soldi, ce li danno e quindi

noi partiamo con una bella spinta

che innanzitutto ci rasserena.

La più grande donazione, i tempi delle donazioni

di un singolo, ti ricordi l'importo?

Sì, credo che una persona

mi donano 700, due persone mi donano 700 euro.

Che voglio dire,

caspita, per una cosa che leggeresti gratis

comunque per altro, quindi... Bellissimo messaggio.

Molto bene. Cioè un grande abbraccio caloroso.

Sì, sì, sì, bellissimo. Quell'esperienza

appunto parte anche del bagaglio del post.

La prima cosa che succede è che

ci rassenediamo, perché fino all'anno prima

noi pensavamo che questo giornale

resisterà a ce la faremo, però sarà dura.

Però arranchiamo. Arranchiamo.

Chissà che non dovremmo tagliare qualcosa

a un certo punto, era possibile da un certo punto

doverci trovare a licenziare qualcuno.

A dover tagliare i costi.

Invece la buona partenza ci rassicura,

ci rasserena, può funzionare.

Cioè da lavorarci non basta,

ma può funzionare. La cresce da quel punto

diventa una crescita molto più lenta,

ma continua ad avvenire.

È però una crescita che incontra alcuni gradini.

Improvvisamente succede un paio di volte,

anzi tre volte succede,

che il numero delle persone abbonati al post

fa un salto, nel giro di pochissimi giorni.

Il primo di questi salti

avviene nel 2020.

Quindi noi comunque dal 2018-19

andiamo avanti, cresciamo piano piano,

ma il vero botto lo facciamo

il primo nel 2020 con il primo lockdown.

E non tanto

e non solo perché la gente la è chiusa in casa,

che è una cosa che ha cambiato il mercato degli audio liberi

di tante videogames, di Netflix.

Sì, ma ti racconto questa cosa che è abbastanza impressionante.

La notte in cui viene dichiarato il lockdown

in Lombardia in dieci, undici province italiane,

prima del lockdown nazionale,

circola dalla mattina, dalla domenica mattina,

una bozza di questa ordinanza.

E su tutti i siti di news,

c'era scritto, saranno chiuse da Lombardia e undici province,

era una cosa enorme.

Cioè soltanto in Cina ha raccadato quella roba di...

Noi a volte ci dimentichiamo il livello di

questo shock pazzesco che fu quella roba.

Nessun altro paese al mondo l'aveva fatto

a parte della Cina, che però dicevamo tutti,

è la Cina, è una dittatura.

E l'ordinanza non diceva che le persone residenti

potevano tornare a casa.

Dovunque tu sti a mezzanotte devi restare lì.

Ci immerginavamo degli scenari da militari per le strade.

Eppure una bozza.

Per tutto il giorno a circola le persone sono preoccupate,

alcuni nel panico,

c'è chi spende un sacco di soldi per tornare dall'estero,

c'è chi scappa, chi viaggia.

Noi decidiamo di non fare nulla,

di non scrivere di questa bozza.

Receviamo un sacco di messaggi,

perché i nostri lettori ci dicono

ma perché voi non le scrivete, vera, non è vera?

Diteci qualcosa, la bozza era vera, ovviamente,

ma era una bozza.

La conferenza stampa del governo che deve arrivare

entro una certa ora non arriva,

conti a un certo punto parla, credo, alle 3 di notte,

una cosa molto drammatica.

Noi, per placare le domande al nostro pubblico

e anche perdere delle risposte che meritavano,

scriviamo un tweet e ancora online.

Noi sappiamo che il governo sta prendendo

delle domande molto pesanti

per contrastare i contagi.

Data, diciamo, la straordinarietà

e la delicatezza, delle misure di cui si parla,

preferiamo scrivere di tutto questo

quando ci sarà qualcosa di certo e di ufficiale

e non prima.

Punto.

Le persone... Non c'era manco un link nel tweet.

Le persone cominciano ad abbonarsi al post.

Quella notte, in un numero che non avevamo mai visto

se non il primo giorno di lancio

della campagna Buonamenti.

Lo ricordi quel numero?

Qualche migliaio, in poche ore.

In 24 ore.

Una roba pazzesca.

Soltanto come gesto quasi di protesto

nei confronti di un sistema mediatico

che a fronte di un post impagio così alta

e di notizie che hanno conseguenze

così gravi sulle persone,

non riesce a non avere l'ansia da clic

e dire, ma se intanto diciamolo, poi si vede,

quando poi esce il decreto.

Il decreto è ovviamente diverso dalla bozza

e il decreto diceva che tu puoi tornare

nella tua località di residenza, da dovunque fossi.

Non c'era bisogno di quella cadastrofe,

non c'era bisogno di quella domenica lì.

Quello ce va a fare un grande salto.

Poi c'è la pandemia, le persone hanno bisogno

di avere delle notizie affidabili, verificate

e noi eravamo già da prima quelli noti

per avere anche come brand questo tipo di caratteristica

detto che poi cercavamo di farlo sul lavoro.

E quindi la pandemia, la prima fase della pandemia

ci dava una grandissima spinta.

Nel frattempo io avevo scritto il mio primo libro

nel 2019 che è uscito

il 20 gennaio del 2020

con l'idea che avrei dovuto

girare l'Italia per presentarlo

e invece addirittura chiudono le librerie.

Penso, diciamo, ho detto

la mia carriera da scrittore è iniziata

ed è subito finita, perché chi se lo comprà

ma un libro con le librerie chiuse

e tutti presi da altro, evidentemente.

A questa è un'altra storia, quella fine per fortuna

il libro va bene, ma il 2020 è un anno

di, io lo ricordo, di super lavoro

che è stato anche utile perché mi sono molto distratto

dalla cadastrofe e di

grande slancio che hanno avuti

i miei contenuti e contenuti del post

perché appunto eravamo tutti attaccati ai dispositivi.

Quindi

lo switch su di te di riflesso

quello che hai raccontato avviene molto nel 2020.

Lo switch su di me avviene

molto nel 2020, sì.

Li hai Instagram e sei attivo dappertutto?

Li ho Instagram e sono cresciuto su Instagram

e cresco molto su Instagram.

Faccio delle dirette, pubblico contenuti.

Il libro comunque per quanto abbia avuto un inizio

occidentato o causa lockdown

piace molto, va molto bene,

vende, vende online,

vende con le librerie che fanno di servizia d'omicidio,

finisci in classifica, si innesca un po' un passaparola

per cui vende anche andando oltre il mio pubblico.

Cioè, lo comprano delle persone che non mi conoscono,

lo trovano in librerie, aggera col passaparola.

Quell'anno del 2020 è anche l'anno

delle elezioni americane, di Trump,

dell'omicidio di Floyd. Di nuovo io sono

al centro della storia, ma non per meriti miei

perché accadono delle cose straordinarie

e io sono quello che racconta i Stati Uniti

in anni in cui accadono delle cose incredibili

nei Stati Uniti e ho un libro fuori sui Stati Uniti

per cui, quando poi viene letto Biden

insieme alla fine dell'anno, io faccio il commento

al TG1 delle venti

e questa cosa era cominciata veramente

con me, che scria una robina

per 200 persone, per 300 persone.

Ma perché, non solo ero finito al posto giusto

nel momento giusto, ma nel racconto

degli Stati Uniti c'è molto anche un fattore generazionale

del giornalismo italiano, per cui

giornalisti di un'altra generazione

rispetto alla mia, che non sono, secondo me,

sempre in sintonia, in linea

con la cultura popolare americana.

Cioè, da noi si parla ancora tantissimo di Kennedy.

Qualsiasi libro sui Kennedy esca

sui giornali due pagine

e il mio immaginario non era quello.

Detto che quella è una storia enorme, che appena

un sacco di fascino, il mio immaginario

era più quello degli anni 2000,

degli anni 2010, degli anni 90.

Parlavo un pubblico raccontando un'America diversa

da quella che c'era sui giornali, con un modo diverso,

con molto più cultura pop dentro, con molti più film

e molti più serie tv.

E quindi quella cosa lì continua a funzionare

e anche un anno massacrante

nel senso che io ho il libro uscito

all'inizio del 2020, mi faccio tutto l'anno andavorare

e quando viene letto Biden da Mondadori

mi dicono, fai un libro su Biden

e lo facciamo uscire appena

si insedia a gennaio.

Io avevo raccolto un sacco di materiali su Biden

nei mesi precedenti e quindi io faccio questa cosa

di pazza, di scrivere un libro in un meso e mezzo.

Avevo molto materiale, faccio un sacco di telefonate

e eravamo a casa in zona rossa, quindi

che volevo fare.

Avevo esaurito il catalogo di Netflix.

Scrivo questo libro in un meso e mezzo

e il secondo libro poi esce a gennaio

del 2021.

E in quell'anno lì comincio a lavorare troppo.

Quello secondo me ha anche un altro momento

di svolte della mia vita. Comincio a lavorare troppo

un po' perché ho tanto tempo libero

perché siamo tutti chiusi in casa,

un po' perché ottengo dei risultati

per me straordinari e mi rendono molto felice

e quindi vengo costantemente gratificato

un po' perché gli Stati Uniti lo richiedono,

accadono cose impressionanti.

Però poi io nel 2021

quando ricominciamo a uscire

la nostra vita comincia a essere fatta

di tante altre cose, di andare a cena fuori,

cose che era impossibile, di fare una gita

fuoriporta, cose che era impossibile,

non si poteva uscire dalla nostra comune.

C'è delle robe che oggi sembra un'assurde.

Comincio a soffrire della quantità di ore

che passo a lavorare.

È una sofferenza che mi sono portato dietro

fino all'estate del 2022.

È stato un anno e mezzo complicato per me da quel punto di vista.

Lavoravi su quali segmenti?

Nel senso libro, perché poi

nei fini di uno ricominciavi più o meno un altro,

il post, i tuoi post, i tuoi contenuti

sui tuoi social, le tue live

e il podcast, perché non ne hai parlato

e ti avrei voluto chiedere

che oggi, quando uno si vuole abbonare al post,

la prima referenza, il primo assetto editoriale

è morning, no?

Mi racconti questa cosa?

Cioè tu dici, io mi sveglia le 4 del mattino,

vuol dire io leggo,

fruisco di tutto e lo rirracconto

in modo imparziale lo virgoletto

per come l'hai raccontato all'inizio della puntata, no?

Cosa vuol dire che alle 4 del mattino

esciva in edicola?

No, io...

Raccontami la tua daily routine, almeno la tua

morning routine della prima del podcast.

Ti faccio solo una premessa,

morning comincia a maggio del 2021.

Ok.

Si aggiunge quindi a quel caos di cui

ti parlavo di mio lavoro in tutto,

io comunque lavoravo al post, cioè il lavoro d'ufficio

normale di un giornale, quindi tutto il resto

libri, presentazioni live, contenuti social

era tutto in altri orari,

le weekend, la mattina presto, la notte, la sera.

Io mi sveglio ogni mattino alle 4.45,

con l'obiettivo di essere seduto davanti

alla scrivania alle 5.

Quindi poi magari sto a 10 minuti a letto

e poi mi sciacqua la faccia verso il caffè

alle 5 cerco di essere seduto davanti

alla scrivania con un tablet su cui

ho le app dei maggiori quotidiani italiani

e abbiamo un abbonamento per anche il giornale

come post, come redazione.

E comincio a leggere i giornali.

Parto dal Correa della Sera, vado

Repubblica, la stampa, il sole, il foglio...

Però dovendo leggere tutto questo in un tempo limitato.

Qual è la tecnica?

È una lettura obliqua.

Infatti l'avei già detto diagonale obliqua.

Vuol dire che io leggo innanzitutto tutti i titoli.

I titoli che attirano la mia attenzione

perché secondo me possono contenere

qualcosa di interessante fanno sì che io cominci a leggere l'articolo.

Se comincia a leggere l'articolo,

non avevo detto che lo finisco, arrivo fino a un certo punto.

Alcune cose le leggo tutto, ovviamente,

dall'inizio alla fine. Però leggo questo titolo,

comincia a leggere l'attacco alla notizia, ok,

ho capito, la citerò, ma non mi interessa

approvondirla. Questa è molto importante.

Questa, la nostra anzada, non mi interessa.

Ma a mano che vado avanti, quindi, una volta che ho letto il Corriere,

è un po' completo, oggi, dei giornali italiani,

va al di là dalla qualità ognuna la sua opinione,

ma è quello che ha un po' tutto.

La lettura degli altri giornali va anche un po' più rapida,

perché, avendo già letto sul Corriere la notizia,

su, magari, su Repubblica,

il pezzo con le stesse cose, io sto soltanto un'occhiata rapida.

Mi capita, a volte, oppure, di vedere sul Corriere

una notizia che trovo molto interessante,

ma il pezzo del Corriere non mi piace molto

e allora cerchemone uno fatto meglio.

In quel caso, sì, mi leggerò il pezzo di Repubblica, della stampa e...

Man mano io decido, quindi, di cosa voglio parlare.

Le notizie più importanti, le cose che mi hanno colpito,

cosa c'è da dire sui giornali di oggi,

e prendo degli appunti.

Questi appunti, mamma, non diventano una scaletta,

perché li raggruppo per argomenti.

So che ho più o meno un'introduzione

e quattro, cinque, sei blocchi se la faccio molto lunga,

in cui parlare delle cose.

Alle sei eventi dove sono arrivato, devo mettere un punto,

per cui non sempre riesco a leggere tutti i giornali che vorrei.

Manifesto a venire, a volte faccio in tempo, a volte no,

alcuni non li leggo quasi mai,

se non attirano la mia attenzione con un titolo di prima pagina.

E' che gina normalmente?

Fa di pensare, Repubblica, Corriere, Stampa, Foglio, Sole,

fatto domani,

li leggo tutti i giorni

e sono sette, se non ne diventi con nessuno,

uno tra il manifesto e a venire lo leggo quasi ogni giorno,

per cui diciamo, da un minimo di sette,

un massimo di nove e dieci i giorni in cui sono più veloce

o più tempo c'è meno da guardare.

Alle sei eventi devi reccare,

cioè devi incidere.

Esatto, ho un microfono a casa, quindi lo faccio da casa,

la mia fidanzata, per fortuna,

è il sonno pesante.

Abbia fatto degli esperimenti prima

che io cominciasse a fare sopoccas,

perché la sveglia, per me, sono pure per lei

e quindi mi tengo a capire se questa cosa

poteva funzionare, non potevo rovinarle la vita, diciamo.

Però lei mi ha molto incoraggiato

e lei la sente e si rigira,

cioè torna a dormire in un attimo

e quindi comincio a parlare, faccio un unico take,

con tutte le interruzioni, gli errori,

le sporcature, le pause per pensare, etc.

Ne venne fuori un file di me che parlo

che dura circa 40 minuti,

perché le sette finisco,

me lo riascolto tutto a velocità per due,

avendo io parlato,

so anche l'individuare,

tolgo tutto il superfluo, le pause, gli impappinamenti,

colpe di toss, etc.

Arrivo a un file che di solito dura 25-27 minuti,

aggiungo la sigla all'inizio alla fine,

aggiungo i jingle che separano i blocchi

e sporto il file e lo pubblico con un titolo.

A chi ora?

Entro le otto e li impegno,

poi a volte sia le otte 3, le otte 5,

però entro le otto e, diciamo, l'obiettivo.

Quanti giorni alla stimana?

5 su 7, da luni di alvenerdì.

E quando si è in vacanza, cosa succede?

Allora, se sono in vacanza,

vacanza, per due settimane in agosto,

morning va in pausa.

In quel caso, per due settimane in agosto,

morning non esce, per adesso almeno.

Altrimenti mi rimpiazza qualcuno.

In questo momento mi rimpiazza Luca Sofri, il direttore.

Infastidisce l'utente o lo accetta?

Dipende, c'è chi è molto abituato alla voce,

la mia voce, il mio stile,

e per cui non si ritrova,

però è normale, capiremo, anche al contrario,

il direttore è anche più di quanto apprezzi la mia condizione,

perché poi ognuno ci mette molto del suo, ovviamente.

C'è chi apprezza anche la novità,

sentire un'altra voce,

sentire la voce e il direttore del post,

comunque si diverte.

Quella settimana è una piacevole, diciamo,

deviazione della solita strada.

L'obiettivo è aumentare il roster delle voci

che possono rimpiazzarmi,

continuare a farlo io nella maggior parte del tempo,

ma a volte può essere un'altra mia collega

o un'altra persona del post a fare morning, se serve.

E questo è uno dei tasselli

che metterà di mollare un po' l'acceleratore

nel 2023.

Oggi la tua vita di cosa è composto e su cosa lavori?

Allora, oggi io mi sveglio in mattina e faccio il podcast.

Quindi alle 8 del mattino o da una parte

il sollievo che è una delle cose più importanti,

se non l'importante la fada.

Il weekend vado...

Io sì, cioè dormo.

Riesci comunque essendo abituato a dormire così poco

per cinque giorni su sette?

Sì, sì, sì, sì, riesco.

Se il mio erologio biologico mi sveglie alle 4.45,

mi riadormendo subito.

E mi sento in forma...

Però la mattina a svegliarsi è pesante.

Rimarrei a volentire e a dormire.

Non è che mi sveglio più in pante, mi sveglio imprecando.

Però si deve fare, si fa,

lo faccio anche insomma a volentieri,

se non fosse quel momento di shock.

Quindi podcast la mattina?

Sì, scusa, per raccontarti la mia vita di oggi

dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.

Perché alla fine del 2020, io capisco che sto già lavorando troppo.

E che non posso più fare la cosa che ho fatto

per 10 anni al post c'è il lavoro di macchina,

di vice-direttore operativo,

di smistare i pezzi, di correggere, eccetera.

Anche perché poi il giornale è cresciuto.

Quindi io facevo quella cosa quando eravamo in sei,

se siamo in venti, in venticinque,

divendo un collo di bottiglia, se tutto passa da me,

e io mi ricordo un giornato in cui

pensavo, oh, è un'ora che devo andare a fare il pipi,

non sono ancora potuto alzarmi dalla sedia,

c'è tanto era l'intensità degli stimoli continui.

E chiedo a Luca di

trovare un modo per farmi fare dell'altro,

di farmi produrre dei contenuti

e togliermi dalla macchina.

Nei giornali questo è un ruolo abbastanza ingrato.

Si dice chi fa desk nei giornali cartacei.

È un ruolo fondamentale importantissimo

che però non ti dà grande visibilità,

grandi gratificazioni, che se essere anche un volto

un po' meccanico impari molto,

ma sei poco gratificato del lavoro,

meno che non trovi una gratificazione

nel fatto che fai una cosa bella.

Io ce l'avevo, però 10 anni sono lunghi.

Quindi ci riusciamo, grazie agli abbonati,

in modo anche un po' faticoso,

ma il post oggi ha oltre a me un'altra vice-direttrice

che si chiama Elena Zacchetti,

un cabaretattore che si chiama Stefano Vizio,

insieme anche un altro gruppetto di persone

più ansiane della redazione,

e oggi fanno il lavoro che prima facevo io da solo,

facendolo quindi anche molto meglio,

in modo molto più organizzato, molto più schematico,

molto più professionale anche.

Io quindi recido nel 2021

che voglio produrre dei contenuti per il post

e da lì nasce l'idea di Morning che poi esce a maggio.

La mia vita in quel momento è quindi fatta,

ed è dura ancora adesso,

da Morning da mattina.

Non faccio più macchina per il post,

ma faccio dall'epoca,

e ho finito proprio in questi giorni,

è il direttore artistico dei podcast del post.

Tutta la parte audio del post è coordinata da me.

Quanti podcasts avete?

Ne abbiamo 4-5 seriali,

cioè che escono ogni settimana o ogni mese.

Uno anche di Luca, il direttore?

No, Luca ha fatto una serie,

ne abbiamo fatti molti altri monografici,

Luca ha fatto una serie sul Watergate,

che è uscita la scorsa primavera,

abbiamo dei podcast di quelli che iniziano e finiscono,

degli altri che hanno un episodio alla settimana,

oltre al mio c'è quello di Matteo Bordone,

e quindi per me era molto un lavoro,

anche molto bello di leggere i script,

andare in sala a registrare,

capire questa cosa, non mi piace rifacciamola,

qui cambiamo la base.

Un ruolo editoriale su un prodotto

che ormai per me era molto parte della mia grammatica,

anche del modo in che fare il mio lavoro.

Però un lavoro a solta impegnativo,

da solo poi.

Io ho un fonico e il sound designer,

quindi sul piano giornalistico sono io l'unico che decide

se una punta va bene o no,

se un podcast lo compriamo,

se un altro lo bocciamo.

È diventato rapidamente anche quello

troppo lavoro, non so come dire.

C'è lavorato tanto, mi è piaciuto tantissimo,

però tra quello, il libro,

Morning ha fatto fare un gradino grosso al posto

in termini di abbonamenti,

un altro di quei gradini di copiti parlavo,

un altro gradino grosso a me,

il mio pubblico è aumentato moltissimo,

e quindi sono aumentati gli inviti

a andare a parlare nei posti,

le opportunità lavorative...

Allungo le città di tutti.

Intanto tu rispondi a tutti i messaggi sui social, giusto?

Sì.

Hai delle risposte preimpostate o...?

No, no, le preimpostate e preimpostate

è che a volte ti metto soltanto un cuore.

Se non mi chiesto qualcosa, mi sono detto

grazie, perché a me se mi segnali una cosa

ti metto un cuore che vuol dire

l'ho vista grazie, ma se non rispondo

alle domande personalmente,

c'è un lavoro, ci metto un'ora al giorno,

un certo periodo e anche di più.

E come filtri gli inviti?

La logistica organizzative,

c'è la faccia di andare a tornare in giornata

il fatto che devo fare un podcast ogni mattina

rende un po' complicato dormire fuori,

poi lo posso fare, però un po' più complesso.

E oggi anche, quanto penso che tu sia serio,

c'è nel senso oggi, a me capita di

ero a Bologna qualche giorno fa

e c'erano 400 persone

dentro la sala e 500 fuori

che non sono riusciti ad entrare.

Per me oggi accettare un tuo invito

è anche una responsabilità rispetto alle persone

che soverranno a vedermi.

Non hai un po' di esperienza

nell'organizzare eventi di questo tipo,

non hai un post adeguato,

non hai un sistema di prenotazione adeguato.

Non rischio solo io di romper mille scatole

perché tu sei uno scarso organizzatore,

ma si sposta un po' di gente.

Uerani più dal parallelo

o dal tuo stipendio di giornalista

da vice-direttore in questo caso?

Uerani più dal parallelo, ma non vedo un po' di anni.

Non vedo un po' il mio rapporto con il post.

Perché il rapporto con il post

in cui lavori cambia nel momento in cui

tu sai di non avere nemmeno bisogno sul pian economico.

Non perché il post mi paghi poco,

il post per fortuna mi paga bene,

perché poi sono il vice-direttore,

morring ha un grande pubblico, etc.

Però per fortuna guardando gli altri cose,

questa è una cosa relativamente nuova,

prendendo di un paio d'anni,

però svegliarsi la mattina, andare a lavorare

quando sai che dei soldi potresti fare a meno,

o anzi, sai un'altra cosa,

usarsi quel tempo per fare

più contenuti sui social,

più eventi, etc.

Io vuoi danghere di più. Cioè,

una banca mi assolta per fare uno speech

in cui racconto la politica economica americana,

i suoi manager, per me un lavoro dignitoso,

giornalistico, faccio quello che il mio mestiere,

non faccio pubblicità per nessuno,

nessuno lo sa che vado lì, ma parlo di America,

di economia per un'ora, ti danno tanti soldi.

Quindi dici perché lo faccio?

Se trovi delle motivazioni, continui a farlo.

Ma la motivazione economica, quando salta,

è un modo.

Come categoria? Tu, come giornalista, non puoi promuovere

De Bruyne, ma sui tuoi social, a livello

personale, lo puoi fare,

se esci dal contesto giornalistico,

o con il fatto di essere iscritto all'albo,

non lo puoi fare mai.

Allora, la legge che regola questa cosa

è dei gani 60, quindi non prevede l'esistenza

dei social.

Il modo in cui viene interpretata fin qui

che anche sui social vale il divieto.

Cioè, ci sono serie giornalistiche, sono stati

sanzionati dall'ordine per aver fatto pubblicità

che io non posso, e non lo faccio.

Io non ho contatti pubblicitari con nessuno,

non metto mai un ad-vi nelle storie,

non faccio mai partner ship, perché non posso

proprio prendere soldi in quel modo lì.

Non ho accetto regali, a volte mi propongono

dei regali, anche perché se tu mi regali

un paio di scarpe, non so.

Io non farò nessuna storia con nessun hashtag

pubblicitario, però il solo fatto che io le indossi

si vedano nelle storie, poi la gente ti chiede

di che marca son, comunque sei un testimone

all'involontario, sei un pubblico di...

Cioè, io un pubblico sui social da influencer,

potrei monetizzarlo quel pubblico,

ma non voglio farlo, ma soprattutto non posso

farlo, e penso anche che sia giusto così

al di là della legge. Quindi oggi il tuo parallelo

sono i libri e cos'altro? Sono i libri,

sono alcune cose piccole,

ma manco tanto piccole che mi capita di fare

in tv, ho fatto una miniserie.

No, una miniserie con da son, ho fatto

l'Hospitaly Talkshow, ma non lo farò più, non ci vado

più da un tempo. Non nel tuo mondo.

Non nel mio mondo, e poi non ti pagano manco,

quindi a maggior ragione non ci vado.

I eventi, eventi incontri sia

delle professionale, diciamo, con la banca

che ti chiede di fare una relazione sulla politica economica di Biden,

ma anche i festival, adesso mi cominciano a pagare,

mentre invece prima andavo sempre gratis,

anche i festival, adesso ti vogliono,

ti danno un gettone. E sì, quelle sono le mie

entrate. Un altro

polmone che ti piacerebbe che entrasse

nel tuo parallelo, quindi non lo so,

magari il cinema, le serie,

altre cose che ti attraggono. A me, allora,

mi attrae la televisione

in questo momento, che cosa vecchia è stata.

Che tipo di televisione? I documentari,

il racconto televisivo

per immagini.

E quelle la rete più adatta per questo,

secondo te, per te?

Forse una piattaforma, forse una piattaforma,

nel senso che è anche un tipo di fruizione

a cui mi sento più vicino, che non è quella di

sbrigati che comincia, ma che

quando vuoi te lo guardi,

ti direi una piattaforma. È un linguaggio

che possa ancora dare molto, non ho sentito

essere stato molto ovviamente esplorato,

però mi piacerebbe fare

delle cose in TV in cui non ci sono

io che parlo di elitico con qualcuno,

dal vivo, ma in cui ti racconto

una cosa, quello che faccio con il podcast,

aggiungere le immagini cambiando quindi

anche il linguaggio, ma quella roba lì.

Stavi scandendo la tua giornata, poi

ci siamo fermati a un certo punto, però

tutto quello che è il tuo mondo parallelo

subentra nel pomeriggio, quindi tendenzialmente

fino a notte, è abbastanza

chiaro quello che fai.

Ma il ruolo del tuo partner in crime,

che sente la sveglia dei 4.45,

ci voglio sapere, la tua fidanzata,

quanto tempo hai per lei?

Non mi vanno le cose rispetto al tempo che tu hai?

Le cose vanno bene,

siamo bene insieme da molto tempo

e insomma le cose funzionano

e ci sposiamo l'anno prossimo

da questo annuncio, diciamo.

Quindi le cose funzionano.

È complicato ovviamente, perché

io faccio un lavoro che mi porta tanto

fuori e che mi distrae molto

e per cui, per esempio, io so che

adesso, la sera, io evito di lavorare del tutto.

Io torno a casa alla fine della giornata

se non sono in giro a presentare il libro

e mi capita anche di mollare il cellulare

e non toccarlo più fino alla mattina dopo.

Per cui, i miei amici sanno che se mi scrive le 8 di sera

io ti rispondo il giorno dopo.

Perché al di là che voglio

staccare a me da quel mondo,

voglio di stare con la fidanzata, voglio di stare

diciamo il nome Silvia, si chiama Silvia,

voglio di stare con Silvia, di fare delle cose, di...

Di goderti a pieno il tempo con lei,

non essere sporcato

da altre solicitazioni che hai

dalla frenesia del tuo lavoro.

Ma anche perché io, per me, è molto un lavoro.

Perché a volte non è sempre facile

raccontarla, questa cosa è per me spiegarla.

È un lavoro che mi piace moltissimo, tantissimo,

che mi appassiona e io sicuramente

leggere il giornale, anche se

quando sono in pensione continuo a informarmi,

anche se quello non fosse il mio mestiere.

Però è un lavoro, a me piace anche

cazzeggiare, mi piace anche giocare i videogiocchi.

Quindi mi piace molto passare

il tempo libero, non attaccato alle notizie

e non dietro il festival. Qual'è il tuo video gioco preferito?

Sono molto banale,

io gioco ai giochi di sport, non sono un gran video gamer.

Formula 1, Madden,

il gioco sul football americano,

gioco molto di giochi. Tratti sulla PS5?

Sì, sulla PS5 è il regalo di Silvia,

tra l'altro... E tra l'altro è un cimelio

introvabile, perché quando uscite

era Russell come le Snickers,

era difficilissimo da trovare.

È stata una grande avventura a trovarla.

Mi sono iscritto ai gruppi telegram super assurdi,

sono stato svegliato dalle notifiche

alle 3 del mattino che dicevano, c'è un droppo,

c'è un droppo, andate, mi sono andato

ad ordinarla, ci ho fatto.

L'ultima domanda ti chiedo...

Abbiamo parlato di tuo papà prima, no?

Oggi, se lui fosse qui

e lo è in modo diverso,

cosa pensi che ti direbbe

rispetto a tutto quello che stai facendo?

È...

Difficile non dire delle banalità.

Credo e spero che sarebbe orgoglioso,

perché poi alla fine...

Che parole userebbe tu che lo conosci molto bene?

Ah, che parole userebbe?

Eh...

Se non lo conosco molto bene,

per un po' di tempo ed ero piccolo,

quindi, sai, volte mi risulta anche difficile

immaginare questo tipo di conversazioni

da adulto come sarebbero state.

Credo che...

Mi pare un tipo un po' ansioso, credo che sarebbe

sempre stato molto spaventato

da un mio possibile passo falso,

dagli haters, da quelli che

ti insultano se sbagli qualcosa.

Credo che mi avrebbe detto moltissimo,

stai attento. Ogni volta che vado in tv, etc.,

mi raccomando, stai attento.

Credo che mi avrebbe fatto molte raccomandazioni,

che mi avrebbe fatto molto spaventoso,

sarebbe stato orgoglioso,

ma manifestandolo, diciamo,

più in questo modo con le premure

che facendomi mille complimenti.

Il mio padre era più quel tipo di personalice,

più sui gesti e le premure

piuttosto che sul dirti

quanto sei intelligente, quanto sei bravo.

Invece, tua madre che invita,

che parola ho usato per esprimerti

il suo orgoglio nei tuoi confronti,

visto che ti ha sempre spronato in sicure i tuoi sogni?

Mia madre è orgogliosissima, fierissima,

si vanta con tutti,

è un figlio famoso che fa delle cose

belle

e credo anche che lei veda,

meno spero, e se non è così,

magari questa intervista la vedrà sicuro,

perché guarda tutte le cose che faccio,

ma che veda in questo risultato,

in questa carriera che, per fortuna,

mi sono riuscito a costruire una dimostrazione

del buon lavoro che ha fatto,

in circostanzi che non sono state sempre semplici,

e invece se tutto è andato bene,

lei ci ha messo del suo.

Il suo orgoglio nei tuoi confronti?

Sì, sì, sì. Mi ha spesso il suo orgoglio,

io ho dedicato un libro

ai miei nipoti, ai suoi figli,

e ne parliamo molto,

io gli racconto le cose che mi succedono,

siamo molto alleati, molto complici.

Dopo un'infanzia in cui ci siamo menati tantissimo,

perché i fratelli di età vicine

la violenza purtroppo è garantita,

no, adesso siamo molto alleati

e mi aiuta anche a fare delle cose,

a pensare delle cose,

se ho un problema con un contratto, lo chiamo,

siamo molto, molto uniti.

Concludo con una domanda

apparentemente meno leggera,

volevo chiederti se avevi paura della morte.

Moltissimo, moltissimo.

Ma sai, non solo paura della morte,

mi fa proprio incazzare la morte.

Cioè, non so dirti,

non so esprimere quanto mi dispiace

non vedere come vanno a finire tutte le cose,

no?

Tutte le cose che accadranno fighissime,

dopo che io non ci sarò più.

Quella roba di me fa diventare matto,

fighisico, o della scomparsa,

perché poi quella cosa,

ovviamente si mi spaventa,

ma trovo che sia un'ingiustizia terribile,

però poi mi dico anche che se non ci fosse

il mondo non cambierebbe mai

ed è un grandissimo motore di cambiamento,

come diceva, non so se Steve Jobs

diceva questa roba,

senza la morte avremo delle società peggiori.

Io vorrei rimanere anche soltanto come osservatore,

se possibile, non faccio più nulla,

ma guardo e basta, mi basterebbe.

Grazie, Francesco. Grazie.

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