Muschio Selvaggio: Ep. 124 - Un campione napoletano con Fabio Cannavaro

Muschio s.r.l. Muschio s.r.l. 6/6/23 - Episode Page - 1h 20m - PDF Transcript

Senti, e vabbè, Real Madrid, cosa vogliamo parlare del Real Madrid?

Ah, tu giocavi con Cassano, quell'anno?

No, è lui che giocava con me, scusate.

Muschio selvaggio, Don Casputico, Luis Federico, Martín.

Volevo regolare, muschio, mitrofono, videocamere, luci.

Hospiti diversi, tanti nuovi amici.

20 minuti, un'era di argomenti.

Designa, impedibilità, ciò più di potenza risate.

Pianti rispetto, sincerità e approfondimenti.

Andiamo negli anni 20.

Muschio selvaggio.

Trigono, massaggio.

Ciao amici, bentrovati a una nuova puntata di Muschio selvaggio.

Oggi cerchiamo di aprire un trittico,

ovvero il trittico dei difensori migliori

che sono approdati nella nostra penisola.

Ed è un grande anore avere qui ospite,

forse l'ultimo tra i grandi difensori italiani,

dei grandi campioni,

sicuramente l'ultimo italiano d'aver vinto un pallone d'oro

e il FIFA World Player nell'anno 2006.

Diamo il benvenuto a Fabio Candavaro.

Ciao.

Come va?

Bene, benissimo.

Come va? Ce l'abbiamo fatta.

Ha stata dura?

No, in realtà non è stata dura.

Devo fare un appunto che rispetto a tutti gli ospiti grandi

che abbiamo avuto a questo tavolo,

sei l'unico che mi ha detto, parla solo con me.

Non mi hai fatto parlare con intermediari.

Abbiamo parlato direttamente io e lui serenamente.

L'abbiamo organizzata proprio.

Il solito mi piace interagire direttamente.

No, infatti è una figata.

Qui ci sono veramente un sacco di cose da dire.

Io, come ho fatto per Maldini,

cercherò di andare in la maniera più quarente possibile

in ordine cronologico rispetto a quella che è stata la tua carriera e la tua vita.

Tu nasci a Napoli e da Napoletano Doc hai un inizio con la tua squadra

che è stato, seppur, breve, molto, molto intenso.

Parti dai vicoli del Rione la loggetta.

La loggetta, sì.

La loggetta.

Fuori Grotta, proprio attaccato allo stadio.

Cioè, vicinissimo allo stadio.

Vicinissimo.

Io praticamente ho sempre, quando scendevo da casa,

andavo a giocare per strada.

Avevamo sempre il San Paolo lì che lo guardavamo.

La fortuna che ho avuto, che lo dico sempre,

è che io ho giocato fuori il San Paolo e dentro il San Paolo.

In pochi quello l'hanno fatto.

Mi sono chiesto, guardando la tua storia,

se hai mai avuto il rimpianto di essere stato così poco tempo al Napoli,

perché poi sei stato ceduto per problemi economici della società.

Sì, sì, sì.

Sempre è stato un po' quella cosa che mi sopportato dietro,

perché comunque crescendo il settore giovanile del Napoli,

facendo tutte le under 15, under 16,

che l'epoca era in lievi giovanissime primavera,

e arrivando in prima squadra il sogno era quello comunque di restare lì

ed essere la bandiera.

La bandiera della San Paolo.

Con quel giocatore più rappresentativo.

E anche vero che l'epoca era difficile,

perché era passato comunque Maradona,

c'era Ciro Ferrara, c'era Bruce Colotti,

San Apoletani che comunque avevano vinto col Napoli.

E sicuramente il fatto quando Ferlaí,

nell'epoca il presidente, mi chiamò e mi disse,

guarda che se non va via in Napoli in due giorni fallisceInd,

e quindi dopo la colpa è tua.

C'è.

E... Di siac.

Immagino tra sogni la notte con la telefonetta.

Sì.

Più che altro perché è difficile da spiegare alle persone

e in una situazione di questo tipo.

Ma poi avevo vent'anni, quindi,

immagina sta l'esponsabilità di un ragazzo di vent'anni.

E mi posso mai dimenticare che quando mi chiamò,

io ero in Albergo, proprio qui a Milano,

e lui mi disse, guarda, perché ero salito qui a Milano

perché devo filmare con l'Inter.

E lui mi disse, guarda, non t'ho venduto all'Inter,

ma t'ho venduto al Parma.

E io ero da solo in camera d'Albergo

e inizia a piangere come un bambino proprio.

Ma la cosa bella è che poi quando torne a Napoli,

torne a casa di mia madre,

e c'era talmente di quella gente sotto casa

che mi richiedeva di non andare via,

sai quello che c'era?

Quello è il problema.

Vagliere a spiegare a voi, persona per persona.

Ed è un peccato, perché poi visto la carrera che ho fatto,

sarebbe stata comunque una bella storia.

Però rispetto a tanti giocatori

che siano andati via dalla squadra,

le persone sono rimaste molto affezionate.

Cioè hanno compreso che non fosse un tradimento

giocatore ma che sposse una difficoltà della società.

Sì, sì, anche perché comunque ho sempre avuto

un legame forte con la mia città.

Ho sempre tornato lì,

ho fatto nascere i miei figli a Napoli,

avevo giocavo a Parma,

giocavo a Milano per i miei figli.

Appositamente.

Appositamente, perché ho detto,

magari questi un giorno mi si svegna,

mi guarda sto terrone.

Tipo, la scinta, sbrigiamo,

ci torniamo a Napoli, adesso puoi percorrire.

Ue, papi, dammi, ue, papi, dammi la paghetta.

Allora, allora, ho sempre avuto questo legame forte.

E anche con il passare degli anni,

comunque la gente questo l'ha apprezzato.

E per me giocare soprattutto contro il Napoli era un dramma.

Era una sofferenza.

Era veramente una sofferenza, era dura.

E poi quando c'è stato il passaggio alla Juve,

quello per qualcuno è stato instrumentalizzato

un po' in modo strano,

perché qualcuno diceva,

ma come non sei venuto a Napoli,

ma come hai scelto la Juve?

No, guarda, che non è che io scelto,

io sono gli altri che ti scelto.

Certo.

Diciamo che ti sei rifatto poi con la nazionale.

Quindi...

Sì.

Sì.

Alla fine.

Perché poi con la nazionale diciamo che...

Hai abbracciato un po' tutti compresi in Napoli,

i danni italiano.

Poi quando ho vinto il pallone d'oro,

comunque l'ho dedicato ai bambini di Napoli,

perché il pallone d'oro per me era...

Era un sogno che...

Diciamo, è un sogno che...

mai mi sarei immaginato di poter vincere.

Però l'ho dedicato proprio ai ragazzi di Napoli,

perché so cosa vuol dire giocare per strada,

so cosa vuol dire vivere in una città

dove ha 300.000 luoghi comuni negativi.

Tra l'altro tu sei stato anche attivo in tal senso,

perché so che hai fondato un'associazione con Ciro Ferrara.

Abbiamo una fondazione con Ciro Ferrara,

che ormai sono 17, 18 anni che l'avevo su territorio.

Siamo molto soddisfatti di quello che abbiamo fatto in questi anni.

Di cosa vi occupate?

Allora, andiamo a guardare sempre dei progetti fattibili.

Perché ci mettiamo la faccia,

perché chiediamo aiuto ad amici,

chiediamo aiuti ad isponso,

chiediamo aiuti alla gente che,

quando deve fare pubblicità, a volte fatica un po'.

E facciamo sempre progetti che si possono andare a vedere.

Concreti?

Stiamo parlando di Ludoteca,

stiamo parlando di Atombulanze,

stiamo parlando di campetti sportivine a Scampia.

Alla loggetta abbiamo recuperato un campo

dove io da bambino ci andava a giocare,

che proprio ecco e c'ha la vista sul San Paolo,

sul Maradona, scusate ragazzi.

Il Maradona ex San Paolo.

Del fu San Paolo.

Sì.

E siamo contenti, perché lì ci mettiamo la faccia.

Il fatto comunque di pure di essere stati fortunati,

di aver vissuto delle carriere fantastiche,

che viviamo ognuno magari in giro per il mondo,

essere legati in quel modo lì,

alla nostra città ci fa presto.

State dando indietro l'affetto che avete ricevuto negli anni

con una rivalutazione del territorio,

che è comunque inconiabile.

Di solito facciamo delle belle feste,

dove raccogliamo un bel po' di fondi.

E ormai le nostre, le nostre,

le feste e la fondazione cannavaro Ferrara,

stanno avendo un bel successo.

Se avete tempo ragazzi, siete invitati.

Ma tra l'altro città di Napoli,

ne parlavamo prima pranzo,

possiamo effettivamente dire che è l'anno,

ma non solo perché ha vinto il campionato Napoli.

Secondo me proprio Napoli,

in quanto città, in quanto cultura,

sta vivendo uno splendore,

che non ha mai visto prima in qualche modo.

E tu ci dicevi che sì, è già da tempo.

Per me sono 3-4 anni,

sono tornato dalla Cina dopo il Covid,

già avevo visto dei cambiamenti.

La città sta cambiando.

La gente si è resa conto che comunque,

viveva solo di tanti luoghi comuni e negativi.

È anche vero che comune, regione,

ma anche la gente sta apprezzando il fatto

che stanno arrivando tanti turisti.

Sta apprezzando il fatto che comunque,

vengono a visitarla,

non per un giorno e scappano,

vengono, restano,

si rendono conto che c'è questa energia

che è tornata a essere quella Napoli

che tutti hanno apprezzato in passato.

Non solo, magari, solo per Gomorra

o per Caritaglia.

I pregiudizi che ci sono.

Questa è un discorso interessantissimo.

Secondo te, le ragioni quali sono?

Politiche, scelte politiche,

quindi amministrative.

Il fatto che effettivamente questa nome

stia cambiando e se sì,

per quali ragioni?

Perché è interessante capirne

l'impatto anche politico.

Negli anni, anche no.

Io mi metto in Napoletania,

a volte sbagliamo,

perché siamo i primi a criticare la nostra città.

E questo messaggio negativo,

che ben giro dopo,

ci torna indietro in modo negativo.

Faccio un esempio.

Succede qualcosa a Milano?

Rubano a Rologio.

Hanno rubato in Rologio a Milano?

Rubano a Rologio a Napoli,

titoloni su tutti i giornali.

Cioè, ormai sappiamo che

i problemi le hanno tutte le città.

Non solo Napoli, Milano, Torino, Parigi, Londra.

Su queste cose ormai ci devi convivere,

ormai ci devi non accettare,

perché io che ho porto l'ologio in uno che sono loro,

e Rubano non posso accettare.

Però è un problema che c'è.

Solamente che se prima succedeva a Napoli era...

Ah, Milano adesso è identica...

No, sappiamo.

Adesso sono statisti che Milano

è una delle città più periguali.

Sì, sì, sì, assolutamente.

Ma io ho una cosa che ho sempre notato.

Ci citerò striscia la notizia,

prendendomi poi la merda da parte.

Saluto.

Ciao, ragazzi.

Io ricordo, per esempio, una volta un servizio,

ma è un esempio per far capire

anche un po' la retorica contraria.

No, c'è un servizio su Napoli,

una cosa truffaldina uscita dal servizio.

Salutiamo tutti gli amici di Napoli,

che non sono tutti così.

Cosa che, ovviamente, se fosse successa a Milano,

non ti senti di dover dire

se fosse successa a Napoli, no?

Sì, poi un po' si mischi anche, magari,

la Goliardia su questo, l'uovi comuni.

Un po', effettivamente,

sì, c'è stata un'amplificazione.

No, ma ci sono i problemi.

Non c'è una città che c'è problemi,

come c'è la notizia città.

Però, ecco, viene sempre...

Infadizzato, dicendo.

Infadizzato troppo, secondo me.

Io l'ho vista anche da lontano,

perché vivendo in altre città.

Certo.

Ognuno che mi incontravo, non so,

andava a Dubai,

mi chiamano tutte di Napoli,

e sempre la cosa negativa.

Invece, oggi giorno,

questo messaggio, fortunatamente, è cambiato.

Ma secondo te, perché io sono interessa

da capire questo?

Perché, comunque,

la regione sta facendo un buon lavoro,

perché io guardavo...

io giro in bicicletta.

E la città, comunque,

è più pulita rispetto a prima.

Quindi fatti, intanto.

Fatti.

E non è poco.

Guardiamo i cantieri che prima erano aperti,

oggi giorno c'erano sotto i lavori,

oggi giorno sono quasi tutti riaperti.

Anche se vai su quartieri,

è molto più sicura rispetto a 10 anni fa.

Perché la gente ha capito che,

se vai su quartieri spagnoli,

si può mangiare al ristorante,

può passeggiare,

e magari non c'è più...

c'è più la presenza sul territorio,

anche della polizia.

Quindi la noti.

Più controllo.

Più controllo.

È per questo che devo anche,

se fosse stato...

E poi sono aumentati i servizi.

Sono aumentati i servizi,

perché quello alla fine al gente,

il turista che viene,

ma cerca i servizi.

Quindi se deve andare sulle isole

e ci vai tranquillamente,

se deve andare a prendere le metropolitane.

E oggi giorno, se guardi le metropolitane di Napoli, sono...

Spaccano, ma tra l'altra scampia c'è una stazione,

se non sbaggia della metropolitana, bellissima.

Sì, sì, ma sono fantassi.

E quindi diciamo che il lavoro è stato fatto adesso,

ma allora accogliendo i frutti.

Senza considerare il fatto che poi costiera Malfitana,

che è molto vicina,

credo sia una delle mete,

da parte delle persone americane.

Credo che il giro dell'americano medio che viene in Italia

è Venezia, costiera Malfitana, Capri,

e di conseguenza anche un po' Napoli, no?

Milano non è una meta turistica di questo.

Una meta lavorativa, al momento.

Esatto.

Ma io, al di là di Napoli, Milano, Roma,

noi abbiamo delle città belle,

abbiamo delle città comunque fantastiche,

io che ho girato come voi,

e ci rendiamo conto che quello che abbiamo qua in Italia

non esiste da nessuna altra parte al mondo,

e quindi a volte è un peccato che ce lo reviniamo da soli.

È vero, è vero.

A proposito, tornando al giovane cannavaro,

c'è un documento che io trovo incredibile,

è un'intervista tua all'età di 11 anni,

in cui facevi irraccattapalle nell'anno,

se non proprio nella partita.

Questo è il primo scudetto.

La partita in cui il Napoli vince il suo primo scudetto.

Madonna, un reberto.

Tu sei questo?

No, no.

Arriva, arriva.

Questo chi era?

Ma te li ricordi questi?

La maggior parte sono tutti i ragazzi che ancora frequento.

Ah, sì?

Sì, sì, perché questo è un video che va avanti per un bel po' ecco.

Ecco, ti ho riconosciuto.

Ma dalla sovraccia mi ho riconosciuto.

Ti ho riconosciuto, ti ho riconosciuto.

Ecco, ti qua, che ti intervistano.

Non ho mai.

È più a cannavalo.

C'è un risultato di tutta.

Già per il primo Napoli, prima stavo nell'isalside,

e trovo un bel Napoli.

E tragnato questo è stato più di oggi.

Sì.

Che spero.

Perché chi è il pronostico fai al Napoli?

Di vince.

Già fiero, però.

Già bello.

Già bello.

Fiero Napoletano.

Il portamento c'era, già.

Il portamento c'era, già.

Il portamento c'era, già.

Però questo era il primo scudetto.

Madonna.

Sì.

Allora, io, dico, ho avuto la fortuna di vederli tutti e tre.

Penso che il primo sia veramente un qualcosa di ripetivo.

Raccontaci qualche immagine,

che ti ricordi in quella città, immagino...

Forse non so perché era la prima volta,

ma io ricordo il San Paolo.

Allora, tenete in conto che il San Paolo...

Maradona, scusatemi.

I gradoni del San Paolo sono un metro.

Quindi c'è tanta distanza.

C'è distanza.

E all'epoca, su quel metro, c'erano minimo tre persone.

Quindi c'era una capienza che dava...

Sì.

Oggi giorno, che sicuramente il Maradona è pieno,

ma so tutti i seduti.

Io chiero dar a Cattapale lì dentro

e vedere questa marea di geni,

teste, perché vedevi solo la testa della gente,

non vedevi altro.

Sono ricordi che ancora porto nella mia testa.

Non posso mai dimenticare,

la partita dove veramente vi dì la differenza

fu Napoli Real Madrid.

Perché Napoli Real Madrid?

Perché la quantità di gente che era in quello stadio.

Io mi ricordo che nel possesso pala del Real Madrid,

in Napoletta iniziano a fischiare.

Io vi giuro che ancora oggi ho le orecchie

che sento.

Ma donna mia.

E quando Butra Ghegno, che poi l'ho rivisto a Madrid,

e disse, guarda, tu sei l'unico che mi ha fatto piangere

nel mondo del calcio,

e si dice perché?

Perché ero a fare la Cattapale al Maradona.

E tu, quando segnassi col Napoli,

praticamente tu spegnesti una radio.

Tutto in silenzio.

Sì, perché noi passiamo dall'eoforia

di uno stadio, non so di quanta gente,

al silenzio tombale, proprio boom.

Mamma mia.

E fu una cosa che, ecco, sono dei ricordi,

che quella intervista lì,

ce la fecerò prima di quello scudetto.

Poi, per non parlare della festa che all'epoca

si faceva per strada, non solo nel Maradona.

Che è un po' simile, c'è diversa rispetto

alla festa che c'è stata per il campionato quest'anno?

No, diciamo che la gente ha festeggiato

e la cosa positiva che ha festeggiato

con molta civiltà.

Una parte qualche fuoco che si è visto, però...

La consideriamo l'amore di persone,

la milancia è stata positiva.

Sì, per strada la gente si è divertita.

Stavili tu?

No, e questa è una cosa che...

perché ce l'hanno preparati tutti quanti

per la partita con la Salernitana.

Ah, invece la Salernitana vi ha bloccato.

Invece poi la Salernitana ha fatto quello che doveva fare,

perché comunque è giusto.

È stato ritardo che la Salernitana...

È stato ritardo e doveva andare a Ibiza.

Ma la cosa brutta è che comunque...

non so se adesso con le d'alti,

però io...

mi aveva chiamato la Lega per portare la coppa

al Maradona prima della partita.

Però neanche a fare la posta

e devo andare a Los Angeles

su una cosa che avevo spostato già...

Di lavoro.

E non me la posso non spostare più.

Quindi mi hanno detto che devo andare per forza.

E vi dico che c'è veramente...

mi ero conservato questo che ho capito

per andare lì e vedere...

Il rodimento di culo è abbastanza.

Ma hai riuscito a vederla almeno la partita?

No, e sì.

Perché alla fine si vede, alla fine si vede.

Rosicando, vero?

Rosicando tanto, rosicando tanto.

Ti faccio una piccola domanda polemica, cosino.

Noi abbiamo avuto qui come ospite

Antonio Cassano, che ha detto...

cerco di parafrasare...

Sostanzialmente non so se hai seguito.

O tradurre.

Perché Antonio è scadenato.

Perché poi credo che Ciro Ferrara abbia risposto

poi ad Antonio.

Sostanzialmente credo che...

per fare un eseggesi del...

No, ma Antonio lo conosciamo.

Ragazzo eccezionale.

A volte...

dice la sua, giustamente,

uno ma rispetta la sua idea,

ma non è detto che quella è quella giusta.

No, infatti no, io volevo sapere

se tu fossi d'accordo che

la donna era una squadra di catorci.

No, se penso...

ecco, proprio a Ciro Ferrara.

Se penso a Salvatore Bagni.

Se penso a Nando De Napoli.

Se penso a Giordano.

Se penso a Carmevale.

Faccio fatica a pensare che...

erano catorci, c'erano...

lui è definito e aspetta...

dei brocchi.

Scappati di casa.

Scappati di casa.

Faccio fatica.

Quello era un Napoli forte.

Che poi a quel Napoli ci metti

il giocatore più forte della storia.

Certo, ovvio.

Perché stiamo parlando di Maradona.

Non di Messi, ma non perché...

Antonio pensa che Messi sia il giocatore più forte della storia.

Però forse lui non ha visto quello che...

che Maradona subiva.

Perché quando Maradona giocava...

c'era la marcatura a uomo,

c'era il raddoppio,

e c'era che difensori pintevano...

c'era molta più tolleranza.

Non è che c'era molta più tolleranza.

Maradona subiva dei falli che oggi giorno...

solo a toccare un attaccante del genere...

e vedi le capriole per tre giorni.

Eh, ma su questo secondo te,

dal punto di vista diciamo tecnico,

ne ha giovato il gioco del calcio...

perché qualcuno dice...

è troppo rallentato.

Adesso è troppo lento, c'è...

No, io mi divertivo di più perché ogni tanto...

ah beh, tu sì, perché...

tutti gli vichi a tutti.

Adesso al caso magari gli attaccanti meno.

Però in generale, secondo te,

guardandolo da un punto di vista esterno.

Diciamo che si è avvantaggiato molto il calcio offensivo.

Oggi giorno il difensore è lì in campo che ecco...

Ti murato, perché...

No, non può fare nulla, perché...

se sei troppo attaccato...

e se gli vai troppo addosso, ti fiscano subito fallo.

Se vai in ritardo e rischi subito il cartellino giallo-rosso,

c'è il bar, c'è...

Oggi giorno, prima ogni tanto saltavi,

non è che allargavi il gomito,

però comunque ci andavi bello deciso.

Oggi giorno questo, no.

Poi credo possa essere avvenuto un po' per tutti di sport,

perché paragonando a ciò che diceva Cassano

sul Napoli di Maradona,

uno può dire la stessa cosa dei Chicago Bulls di Michael Jordan,

ma effettivamente anche lì, se poi vai a vedere nel merito,

senza Steve Kerr, senza Scottie Pippen

e senza la squadra Jordan, non avrebbe vinto quegli anelli.

È ovviamente un gioco di squadra.

Ma anche lì il gioco era molto, molto più duro,

cioè i Detroit Pistons erano conosciuti perché ti ammazzavano di botte.

È molto più difficile giocare.

Era più fisico, era tutto più fisico.

Credo che sia stata una tendenza, non so,

culturale di una generazione proprio sportiva presa in toto,

in qualche modo.

Ma prima dei miei tempi,

l'attaccante prendeva le botte nel sottopassaggio.

Madonna.

Quindi, prima di...

Gigi Riva...

Ma che senso?

Gigi Riva le prendeva prima di entrare nel sottopassaggio.

In che senso?

Polvi li dava anche.

Ma in che senso?

Ma perché non c'erano tutte queste televisioni.

E ma tiravano i pugni di altri.

E tutto di più succedeva.

Tipo lo schiaffo del soldato.

Sì, sì.

Non avevano proprio la guerra.

Il viettano.

Andavi in degli stadi dove comunque non era facile giocare.

Ecco, c'era ancora il sud del nord.

Quando andavi al sud sicuramente era più complicato.

Ma inserea come nelle categorie inferiori.

E sicuramente prima, per questo dico, Ipele e Maradona.

Erano, so, unici.

Ma perché giocava in un era del calcio diverso?

È normale.

Se guardiamo i numeri di Messi o di Cristiano Ronaldo,

sono extraterrestri anche loro.

Certo.

Ma poi a me divertono magari queste classifiche.

Lascio anche un po' il tempo che trovano.

La fine sono un valutazione che non hanno molto senso.

Questo è il più bravo.

Cioè, uno può avere la preferenza nello stile di gioco.

Perché a me piace.

Perché a me piace la generazione.

Pelle è stata la generazione degli anni 60-70.

Per il motivo che stavi dicendo tu.

Una rappresentazione di quella tipologia specifica di calcio.

Di quel decennio lì.

Sono le eccellenze che comunque poi sono capitate nel calcio.

Sono le persone che ci hanno infatti innamorare di questo sport.

Certo.

Certo.

A proposito di Ciro Ferrara,

possiamo dire che è stato un po' il tuo modello di riferimento

quando sei prodotto al Napoli.

Ti ha fatto da una ve scuola,

è stato un po' il tuo padrino calcistico?

Sì, sì, sì.

Quando sono passato dalla primavera,

io ho fatto tre anni di primavera prima squadra.

E Ciro sicuramente è stato un punto di riferimento.

Perché?

Perché era stato il napoletano che aveva rinto

con lo scudetto con Napoli.

Perché era diventato capitano del dopo Maradona.

Quindi lo sentivo molto vicino.

Era quello che comunque, quando parlava,

dava sempre dei consigli giusti.

E ricordo che quando feci le sordi,

comunque fu il primo che mi venne vicino a parlarmi,

fu il primo a darmi consigli.

E fu quello dove bianchi gli andò vicino e gli disse,

guarda, ho intenzione di far giocare il ragazzo,

tu che ne pensi?

E lui disse, sì, miste, vaci, tranquillo.

Poi con la partita lì feci danni,

perché il mio sordio fu un disastro totale.

Con la Juve, vero?

Con la Juve, andiamo a Torino.

Io ero abituato a giocare diciamo centrale.

Solamente che in quell'occasione lì bianchi mi fece giocare in fascia,

perché c'era Paolo Di Canio.

E la primazione io feci un fuori gioco da solo,

mi girai, invece avevo tre compagni.

No!

Paolo Di Canio, prese la palla andò direttamente in porno.

Mi sono trattenuto da una battuta meravigliosa.

Va bene.

Invece, dopo 20 minuti, calcio d'angolo,

io marcavo platta all'epoca.

E la palla andò a finire proprio in testa.

Quindi calcio d'angolo, stava la palla in testa a due aziende.

Diciamo che nel sordio ho peggio di quello.

Cosa ti disse, però, in quell'occasione a fine partita?

Perché è molto importante anche il feedback.

No, ecco, lì poi vedi la differenza,

tutti quanti mi tranquillizzano,

tutti quanti che comunque non cercavano di puntare il dito

su di me.

Però, ecco, Ciro fu uno di quell'anno lì

che mi sento più vicino e comunque mi dava consigli.

E comunque io osservavo molto come si gestiva.

Era un punto di riferimento.

Era un punto di riferimento.

Proprio per me, Ciro è un ragazzo veramente intelligente.

Quindi ho imparato tanto.

Ma come si gestiva, dal punto di vista fisico,

di allenamento, alimentazione, la figura pubblica?

Prima era totalmente diverso.

C'era meno cultura, sicuramente.

Prima, quando io ho iniziato a giocare,

ecco, il venerdì andavi in itile e mangiavi di tutto di più.

Perché andavi due giorni prima.

Poi andavi il sabato e trovate di tutto di più.

Io mi ricordo, una volta, andai in camera di...

Sebbino nella questa, una cosa che non ho mai detto.

Disclusiva.

Sì, sì, perché andai in camera sua e...

Sebbino aveva una sceneriera così

ed era piena di mozzicone di sigarette.

E aveva una bella bottiglia da Maro Verna.

Micchia, una rockstar.

E lui era...

E il giorno dopo,

c'è proprio prestazioni d'altissimo livello.

Cioè, ma questo è un fenomeno.

Secondo me il segreto è una nicotina.

All'epoca era così.

All'epoca anche oggi fumo nei calciatori.

Però all'epoca c'era meno la cultura del curarsi.

Di che anni parliamo in questo episodio?

92, 93 e 94.

Dopo invece, ecco, la mia generazione è stata quella che ha cambiato

un po' queste cose.

Abbiamo iniziato a...

C'è stata anche l'introduzione dei preparatori atletici.

Quindi non più parte inferiore,

ma iniziamo a curare anche la parte superiore.

Il recupero.

E poi il recupero, perché poi è la cosa più importante.

Quindi finivi di giocare,

e già ti mettevano la pasta in bocca, la crostata.

C'era un po' più cura di queste cose.

Uperare i glucidi.

Sì, perché oggi giorno, oggi giorno,

in una squadra di calcio veramente,

si è arrivata un limite di qualità altissima.

I giocatori sono super controllati,

i giocatori hanno tutto di più.

Sì, sì, soprattutto il club.

Però ritornando a Ciro,

è stato importante per me comunque per i primi anni,

sia nel Napoli e in Nazionale.

Perché una delle mie prime partite

che ho fatto in Nazionale da titolare,

c'era Ciro e Billy, costa curta.

Infatti Billy ci prende sempre per il culo,

perché io e Ciro parlavamo in Napoletana.

Era una strategia secondo me.

Ti volevo chiedere l'altra curiosità,

ma è vero che quando giocavi,

credo con la primavera del Napoli,

hai avuto l'opportunità di fare delle partitelle con Maradona.

E hai fatto un'entrata abbastanza tosta su Maradona,

tanto che un dirigente sportivo ti ha detto,

Piano, per favore, che ci abbiamo già finito.

C'è l'abbiamo ancora integro.

Una cosa fortissima, perché praticamente,

noi il giovedì facciamo la partita con la prima squadra.

Ti trovavo in Maradona di fronte,

e la paura era sempre quella di non fargli male,

perché poi fai male Maradona,

il giorno dopo la domenica non giocava.

E' rifinito, se veniva fuori.

Io ero su una palla, entrò in scivolata,

e presi la palla,

e da fuori mi senti,

Fabio, Fabio, Pagliano, Pagliano, è in Maradona.

E io faccio, ok, ok, ok,

diventi proprio un accendino così piccoli e mortatile.

Poi mi sento una pacca,

dietro fa, no, non ti preoccupa,

gioca normal, gioca tranquillo.

Ed era Diego.

E lì, si sai, mi fece capire due cose.

Una che comunque, nel calcio,

ecco, lui era quel qualcosa di intoccabile,

ma allo stesso tempo, una persona fantastica.

Perché a dir a un ragazzo,

gioca tranquillo, non ti preoccupare,

mi mise a mio agio, e questo era Maradona.

Perché, per carità,

Diego di cose negative ne ha fatte tante nella sua vita,

però le ha fatte a lui.

I suoi compagni li ha sempre tutelati,

i suoi compagni li ha sempre cercati

di farli sentire tranquilli.

Nel mondo del calcio, penso che veramente,

nessuno può parlarmare di Diego.

In quanto sportivo e compagno di squadra.

Questo era percepito anche dalla gente.

Per questo, la gente amava Maradona in quel modo.

Diciamo che a differenza di altri,

non faceva pesare questa sua superiorità,

di notorietà, di bravura.

Quindi tu, come compagno, non ti sentivi in soggezione,

ma anzi, magari ti spronava un vero proprio leader

e non un desputo a questa differenza.

Non è dipende, perché Michael Jordan, invece, era...

No, no, mai fatti.

Però era comunque leader.

Carismatico in modo diverso.

Due modi di essere leader in maniera diversa.

Un Ibra, già è più...

Anche se poi spesso scherzo.

Ibra, noi abbiamo giuato insieme alla Juve.

Il personaggio che si è creato è fantastico.

Adesso, secondo me, si diverte proprio.

Io lo vedo che le spara sempre più grossa,

sembra grossa di se stesso.

Cioè, ogni volta la spara più grossa,

io lo so che sono il mio giovane.

Sì, quando aggiungiamo alla Juve, io scherzavo molto.

Lui era giovannissimo,

veniva a casa la sera a cenare.

Era venuto dall'Iax, hai detto.

All'Iax ci prendeva molto per il culo.

E io, quando vinci il pallone d'oro, gli mandai la foto.

E poco compiti, Dio, lui poi.

Avrà presa bellissimo.

Ah, però, ragazzi, eccezionale.

Ragazzi, eccezionale.

No, ma si vede che scherza, in realtà.

A proposito di giocatori, no?

Hai marcato tra gli attaccanti più forti

della tua generazione,

ma anche molti dei quali hanno fatto

la storia del calcio, no?

Quindi io, anziché chiederti

qual è stato il giocatore più forte da marcare,

ti vorrei chiedere qual è stato

quello più sottovalutato.

Cioè, quello che magari

non finiva in prima pagina,

ma che ogni volta che lo dovevi incontrare,

sapevi che ci sarebbero stati 90 minuti intensi.

Ma, guarda, io poco tempo fa,

ho detto, Anderson, quello lì, del Bologna,

e tutti mi presono per manto,

perché, ma come, Anderson?

Ma io, dissi lui perché,

perché era un giocatore di 2 metri.

Io ero uno in 76, fortissimo di testa,

che magari, ecco, io riuscivo a prenderla

di testa quasi a tutti quanti.

Ma con lui, cioè,

lui fa, cioè, non saltava neanche,

io ho com'è, e si prendeva questa palla.

Allora, poi, io dicevo, ah beh,

io ho com'è, poi vedevo Lilian Turham,

che comunque non era piccolino.

Lilian prendeva l'incorsa,

a terzo tempo saltava, arrivava questo,

tu, non la prendevamo mai.

E quindi, quando giocavamo contro,

contro di lui, era, era difficile in quel senso lì.

Era bravo nel posizionamento, cioè,

capiva, a parte fisicamente,

però, cioè, se voi avete marcato bestioni.

Poi, sì, quindi, e quello era...

Come si chiama, che voglio vederlo?

Kenneth Anderson.

Elmet, no, com'è?

Kenneth, sì, una cosa del genere.

Anderson, vedi, Bologna, dovrebbe essere,

cercalo che, che lui era,

aveva quella caratteristica lì,

ma non è che è stato il più forte che ho incontrato,

perché, anche se lui non lo vuole,

non ve lo vuole chiedere, ma il più forte

era, comunque,

è stato per me, Ronaldo,

perché... Il fenomeno.

Il fenomeno. Oh, cavoli, sa che anche Maldini

c'è detto così.

Noi l'abbiamo incontrato,

che poi c'è anche una foto, io, Paolo

della Nike,

e l'abbiamo incontrato nel 97.

Nel Supreme.

Era... Infirmabile.

Bene, il papà di Paolo,

che all'epoca era il nostro alleatore,

mi fa, oh, oggi voglio vedere

se questo è veramente forte o no, Fabio.

L'accio, mister.

Eh, eh, eh, vediamo.

Facciamo questa partita,

che alla fine finì tre a tre,

Italia-Brasile, Francia 97.

Io, a fine partita di andare

vicino, il simiste...

E' forte, come dicono.

E' forte, forte, forte, forte.

Ma perché? Perché...

Noi eravamo

dei bravi difensori.

Eravamo... Discritti.

Discritti, direi. Bravo, forti.

Va beh, forti.

Però questo non ci vedeva neanche.

Cioè, questo, noi li facciamo il soletivo.

Quando andavamo addosso a lui che

noi pensavamo di essere forti,

ma lui era ancora più forte, noi pensavamo

di essere più veloce.

C'è un video che adesso sta girando

di nuovo, che quando giocavamo

contro la Juve,

facciamo Juve real Madrid.

E tutti dicono, no, ma in sovrappeso,

no, ma in sovrappeso, no, ma in sovrappeso.

Cioè, questa immagine di lui

che dribbla Lilianturà,

butta la palla avanti, gli dà

3-4 metri a Lilianturà. Cerchiamo, se c'è.

Metti Ronaldo... Arriva...

Arriva sotto di me,

fortunatamente, che lui sbaglia il controllo

e va un po' verso all'esterno,

sennò questo andava direttamente in porta col pallone.

E dicevano che era gordo.

Sì, si lo chiamavano il gordo, ma...

E lui era qualcosa di

imbarazzante, sì, poi messi...

Cristiano Ronaldo,

sono giocatori fantastici, ma lui

ti dava la sensazione proprio di impotenza.

Dici anche non al meglio della sua

preparazione fisica.

Lui era che poi ci abbiamo giocato insieme

a Madrid.

Quando sono andato a Madrid era divertente,

perché l'allenatore era capello, quindi

cultura italiana

e...

Il peso era fondamentale.

Ronni, invece, il peso era...

Un giorno, peso obbligatorio,

arriva...

arriva Miste Capello, vede che sulla lista

Ronni non si era pesato.

Ronni... peso.

Miste... non mi peso.

Ronni... peso.

Miste, non mi peso.

Cioè, questo è andato avanti per

un bel peso.

Alla fine ci dovettermo mettere

noi in mezzo, perché se no...

E sei pesato o no alla fine?

Ma tu l'hai visto anche

in momenti particolari, cioè...

Ma, al di là di questo,

delle sue abitudini alimentari, qual era

il suo approccio?

Hai notato una differenza, cioè, lui

voleva divertirsi oppure

che non era più così innamorato, post-infortunio.

Le caratteristiche

dei giocatori in base anche ai paesi

dove... dove tu

nasci, dove tu cresci.

Lui è brasiliano.

Il brasiliano ha un modo di vedere il calcio

diverso dal nostro.

E basta vedere Ronaldinho,

Neymar... Adriano, anche.

Adriano hanno quel modo di vivere

e...

Magari, ecco, avessero

la nostra cultura sportiva.

Diciamo che sono meno militari

nell'approccio più giuita.

Non sono militari.

Non sono militari.

Erano arrivano al campo, hanno bisogno della musica

prima della partita, durante

l'intervallo, hanno bisogno di non essere

controllati, hanno bisogno di avere...

Ecco, da parte dell'allenatore, io ho avuto pato.

Che è un altro giocatore che è passato

da Milano, Mangio.

Però è un brasiliano un po' tipico, cioè...

Sembra più inquadrato, rispetto.

Sì, però anche lui ha bisogno... Cioè, lo sentivi.

Lo vedevo, aveva bisogno d'affetto.

Io gli dovevo... Una sera lo chiamavo

che stai facendo, dove sei.

Tutto a posto, hai bisogno di qualcosa.

Veniva al campo, lo dovevo...

Dovevo sentire... Il patatone.

Sì, sì. E infatti,

quell'anno lì, lui si riprese.

Però loro hanno questa cultura qui.

I tedeschi, quando arrivano in Italia,

è sott tedeschi. E lo spagnolo...

Cioè, ognuno noi la presentiamo un po'...

Diciamo che hanno un rapporto più emotivo

con il calcio. Per chi ama il calcio,

sicuramente i brasiliani sono i più forti.

Sì, i più intrattenenti, anche.

Sì, sono quelli... Quasi un balser,

vedete, certo?

Quindi, se lui era capace, magari, di non dormire,

venire al campo

il giorno dopo e...

Inventava la giocata.

Si, io, ma io...

Sto arrivato dal Madrid, avevo 33 anni,

feci 34.

E io vedevi i miei compagni,

perché poi Madrid non è come l'Italia.

Tu, Madrid, mangia dalle due alle quattro

e la sera vai dalle dieci a mezzanotte

o al luna.

Sì, sì, sì.

E se vuoi andare a bere qualcosa,

avevi a casa le quattro e cinque.

È l'opposto della Svizzera, praticamente.

Sì, e quando io mi ricordo

dei miei compagni di squadra

arrivavano il giorno dopo,

che erano usciti, facevano allenamento,

dormivano sull'ettino dei massaggi,

facevano allenamento

e dopo andavano a casa.

E per me era impensabile, perché io dovevo

stare a casa, dovevo dormire, dovevo

dire a mia moglie, guarda,

questa, nei bambini.

Il merluzzo.

Io avevo delle caratteristiche dovevo recuperare tanto.

Certo.

Tornando, prima, c'hai citato Turham,

tu dal Napoli passi al Parma

con, insomma, il trauma

di lasciare la tua città natale,

però afformi quello che viene chiamato

l'asse di ferro, Turham

Cannavaro Buffon.

Che ricordi hai di quel periodo?

Eh...

giocare con...

sai quando hai

dopo i primi allenamenti, hai già

la sensazione di

che hai trovato

la coppia perfetta.

L'alchimia.

Sì, il compagno ideale.

Di questa

coppia, che noi venamente

ci sentivamo forti,

avevamo una sicurezza in più,

che era Gigi alle spalle.

E...

E...

Io la sentivo, perché io potevo

andare anche a pressare dall'altra

parte del...

perché all'epoca non era come oggi, quindi andavo dall'altra

parte del campo. Tanto sapevo che

alle mie spalle c'era Lilia.

E noi sapevamo che qualora

ci fosse stato un errore mio

o di Lilia

e c'era Gigi.

Saracines, poi quella sicurezza ti permette anche di

performare meglio.

Ecco, eravamo comunque

più liberi di testa

e sicuramente

abbiamo vinto poco

a livello...

No, dico insieme, perché comunque abbiamo vinto

una coppedalia, una coppedalia...

Secondo il campionato era qualificazione storica

del Parma in Champions League.

Poi l'anno dopo...

Se non sbaglio avete fatto un trittico che avete fatto...

Ué, fa coppedalia, supercoppa, no?

Sì, sì.

Eh, però, ecco, quella è una difesa

che se l'avessimo portata

in quegli anni lì

in un Manchester, tu vincivi a 100% il Flick.

Tutti.

Ah beh, poi la vede in parte trasportata...

La cosa che...

che...

Paravostalmente si hanno diventato tutti i tre campioni del mondo.

Lui con la Francia e con l'Italia.

Quindi questo ti fa capire il valore

di quel...

Quell trittico.

Che poi non c'era solo quel trittico a Parma.

Crespo, Giardino...

No, Giardino...

E' arrivato dopo però, però pure lui ha vinto il mondo.

C'era Crespo, c'era Chiesa,

il papà di Chiesa della Juve,

c'era Diego Fuser,

c'era Dino Baggio, Bocossiano,

c'era Senzini

e c'era quel vecchio Parma che aveva già vinto.

Quindi quella era una squadra, secondo me, perfetta.

In più c'era un allenatore che

all'epoca poteva sembrare matto.

Ma che aveva idee moderne?

Che era Malezani.

E...

Io penso che non vincemo il campionato

perché noi perdemmo i primi mesi

a scontrarci con l'allenatore.

Che non venivamo dalla cultura di Ancelotti,

che è un calcio un po' più conservativo,

un calcio più statico,

mentre lui pretendeva delle cose un po' più moderne.

Noi facciamo fatica a capirci.

Quello tempo che perdemmo,

pur avendo fatto un recupero,

facciamo un recupero in campionato fantastico,

però arrivamo...

e vi ha permesso di crescere anche individualmente?

Sì, però, sai, quando sei nella tua età migliore,

tu comunque...

Sì, poi dopo ci siamo rincontrati alla Juve.

Una cosa divertente che Liliam dopo un po' mi chiamò

e mi disse, io non so a chi è venuto questa idea.

Però è una cosa che mi piace molto.

E' be', un po' viencola.

Sì, però anche lì, poi dopo,

la squadra si stava preparando per arrivare a un obiettivo

che era la Champions League, poi dopo, successe.

Sei stato fortunato, diciamo.

Calciopoli e quindi si prego.

Assurdo, comunque, se ce pensate.

Napoli, problemi finanziari.

Parma, sappiamo...

Parma dopo tanti anni, se non lo dico nel porto signore.

No, no, no, no.

No, no, no, no.

Non lo dico in generale, per carità.

No, ma Calciopoli ci voglia arrivare,

della Juve ha avuto una parentesi dal 2002,

giusto all'Inter, che in realtà voglio liquidare

con una domanda secca.

Sembrerebbe, dimmi se mi confermi, che insieme all'Inter

ci fosse un interessamento del Milan in contemporanea.

E quindi volevo capire se ti sei mai chiesto

cosa sarebbe potuto essere unirti a Maldini e Nesta.

All'epoca, in realtà, l'Inter voleva Ale.

L'Inter voleva Ale, il Milan voleva me.

Alla fine io andrei all'Inter e il Milan presi Ale.

Quindi non era se il fatto di...

Perché noi abbiamo giocato in Nazionale tanti anni.

E anche lì, quando ci ripenso, sai,

comunque anche con giocare con Coale e Coppaolo è facile,

perché sono due difensori fantastici.

Però poi io devo dare merito anche a Marco Materazzi.

Perché poi dopo il mondiale, al mio fianco, c'era Marco.

Un altro giocatore che tanti sottovalutano,

ma con un'intelligenza calcistica che...

Fa la differenza.

Perché lui conosceva i suoi limiti.

Ed è il peccato che io penso che forse abbiamo vinto

anche lì con la Nazionale troppo tardi.

Perché la generazione prima...

Era finito un ciclo.

Sì, però il brutto è quello.

Che noi abbiamo finito un ciclo

e quasi alla fine abbiamo vinto questo mondiale.

E gente come Paolo, come Viri Magari,

non sono riusciti a vincere con la Nazionale.

Baggio, purtroppo.

Però ecco, il...

Baggio, giocatori Zola.

Io quando sono radinazionale c'era ragazzi,

c'erano dei giocatori a fare la lista adesso.

Però ecco, ci fu questa cosa con l'Inter.

Però io, l'Inter, tu la vuoi liquidare.

Però per me è importante.

Perché dopo Calciopoli è successo sempre

il fatto che venne fuori su un'intervina telefonata

del mio procuratore che parlava con Mogi.

Ma la gente fa sempre confusione

e pensa sempre a quello che vuole.

Io arrivo all'Inter,

ho un problema, una frattura da stress.

Solo per capire che una frattura da stress

ci mettiamo due mesi.

Dopo due mesi, io continuo a giocare.

E quello fu l'errore.

Continuo a giocare,

fesci un anno e mezzo,

arriviamo a fine campionato

quando ci fu proprio la semifinale

con Ilmina in Champions League

e disse, ok, perfetto.

Noi rall'anno dopo, scusa.

E disse, ok, perfetto, mi fermo.

Perché non ce la faccio più?

Giocavo con anti-infiammatori,

stavo tutto il giorno sul lettino,

avevo perso il 40% di forza.

La differenza tra una scamera

e tra una gambe e l'altra.

E quindi disse,

ecco, l'allenatore arriva a Mancini,

si va da amiste.

Il campionato inizia il 15 settembre.

Io arrivo

intorno al 10-12.

Facciamo un programma con i preparatori

e quindi cerco di essere pronto

per quella data lì.

Io arrivo in ritiro,

tutto quello che dovevo fare

con il preparatore Bischotti, con i compi.

Quindi anche fare vedere che c'era l'intenzione.

No, ma io per tre mesi, praticamente,

non mi si mai il piede a terra.

Fesci solo bicicletta,

piscina.

Fisioterapia.

Fisioterapia fiscina di un lavoro veramente

importante.

Arrivai

a fare allenamento sul campo

e il giorno dopo mi chiamo Oriali.

E mi dice, guarda, Fabio,

so che stiamo facendo un errore,

anche un po', no?

Guarda, io all'intesto stavo benissimo,

mi dico, ma come? Direttore, scusate,

cioè io sto qua da due anni.

Adesso che sto bene

e mi vendete.

E lui mi fa, sì, sì, sì.

E io faccio, scusa a me, ma chi mi vendete?

E lui mi fa, no, alla Juve.

Dico, come alla Juve.

Ma siete sicuri?

Sì, sì, guarda, abbiamo deciso, abbiamo trovato l'accordo.

C'è uno scambio tra te e Carini.

Carini era il secondo portiere

secondo terzo portiere

della Juve.

Quindi non un grande affare sulla carta,

mi verrà ben a dire? No, no.

E all'epoca avevo 29 anni,

ero già

capitano della Nazionale,

però avevo un contratto importante,

quindi secondo me fu più di coca e perfette,

ragazzo, forse ancora dei problemi,

ha un contratto importante, se lo togliamo,

rivederci grazie.

In quel caso lì c'era una partita

ad andare a fare a Firenze.

Il mio procuratore ricorda,

Oriali mi ha detto

che mi hanno venduto alla Juve, c'è questa partita

a Firenze,

ma non è meglio che non vada a giocare,

perché magari poi dopo succede qualcosa

e salta il trasferimento.

Allora il mio procuratore chiama a Moggi,

gli fa, non ti preoccupi Moggi,

gli fa come al sol, ti preoccupi,

ci penso io, ci penso io.

Ah, è stato interpretato come se fosse...

Allora la gente pensa che per quella telefonata

lì, i due anni prima io

lì...

Ah, lo sapevo, cazzo!

Quindi per questo è giusto

importante...

Si, ridimensionare, dare la giusta importazione.

Semplicemente non stiamo,

siamo permettendo al giocatore di recuperare

bene,

ve l'abbiamo venduto, non vi stiamo dando un giocatore

rotto appositamente.

No, non vada a giocare,

la partita mi chevo, la Firenze con l'Inter

torno e vado a andare direttamente

alla Juve, quindi la gente ha instrumentalizzato

bene, mi dispiace che ecco,

sono andato via, ma allo stesso tempo

sono contento, perché una volta che sono andato via

poi dopo per me sono passati due anni,

anzi quattro, perché i due della Juve

dove abbiamo vinto due campionati

che poi sono stati tolti,

ma noi comunque sul campo le abbiamo vinti.

Gli rivendichi. No, non è che le rivendico

perché poi dopo io...

cioè alla fine sono...

il coppe ce l'ho a casa.

Poi la giustizia...

Poi quello, ognuno è...

Poi il resto sicuramente...

ecco, sono stati fatti dei danni

e ne hanno pagati le conseguenze.

L'esperienza non te le strappano.

No, no, no, no.

Indipendentemente poi dalle sentenze corrette.

Io penso che giustamente se uno sbaglia

deve pagare, poi è normale che...

se riguardo quella...

quella squadra lì,

anche quella non era stata costruita male,

perché era una squadra costruita

per cercare di vincere la Champions.

No, ma sai perché lo sottolineo,

perché ho sentito più volte dire da...

giocatori della Juve, ex giocatori,

come Del Piero, rivendicare questa cosa

come un battutine al seguido, no?

Mi ricordo ancora uno scambio divertente

tra Del Piero e Totti, però...

è ovvio che sia così.

Indipendentemente dal risultato giudiziario

che quello rimane lì e va bene.

Voi avete quel successo nella vostra vita,

nel vostro storico

e nessuno potrà strappare.

Poi, almeno, mi interessa se ne contano 35.

Ah, sì, va sì.

Mi ricordo che quegli anni lì,

comunque,

ho vinto due scudetti, poi sono andato a Madrid

mentre successo i calciopoli,

che anche lì la gente vuole strumentalizzare

perché pensa che siamo scappati,

ma no, perché poi, al fin,

la società, se voleva trattenerci,

tratteneva tutti quanti.

C'erano delle offerte,

ci hanno venduto, siamo andati

a fare delle...

esperienze diverse.

Ho vinto altri due campionati in Spagna,

a una società mondiale.

E lì ci voglio arrivare,

però, al netto di ciò che stai dicendo,

cioè, è una cosa che non capirò

mai...

del calcio, no?

C'è una società che comunque a questo punto

si può imputare una mala gestione

nel senso che se viene retrocessa

per delle cose che esulano

ciò che avviene all'interno del campo,

non ti può aspettare

che giocatori di livello,

cioè si prendano la scroce

invadano tutti in B. Quello lo possono fare i giocatori bandiera che hanno un certo tipo

di storia come del Piero, ma anche lì non è scontato.

No, ma è condiscorso economico secondo me.

Anche gli engage comunque non puoi pagarli a tutti allo stesso livello.

All'epoca c'era chi aveva più richieste, chi ne aveva meno, all'epoca la società

sapeva il budget che aveva a disposizione, ma io ecco con la Juve mi lascia i buoni rapporti

fatto sta che poi dopo io si sono tornato.

Questo dimostra, però in Italia è sempre, in Italia il tifoso è complicato, perché

qualsiasi cosa fai viene sempre strumentalizzata come vogliono far...

Certo.

Certo.

Il canto è difficile, ci vuole tempo per spiegare delle dinamiche complesse.

Ma io penso che il talciatore oggi giorno fa, è un professionista, cioè se viene,

ma come tutti i lavori, se viene uno che ti offre di più, perché uno deve essere chiamato

mercenario.

Ma la società lo prende, è normale che se uno invece fa confusione, fa casino negli

spoiatoi, da problemi allo giusto...

Non è un professionista.

Non è un professionista, ma oggi giorno se uno ha la possibilità di andare a giocare

su in un'alta squadra, mica perché non ci tiene, ma perché è un'esperienza di vita.

La carriera del calciatore è breve.

In quegli anni lì uno deve cercare di sfruttarlo al massimo.

Poi è normale, ci sono dei posti dove tu stai meglio, alti che stai peggio e...

Ma come tutti i lavori alla fine, no?

Cioè magari c'è un'offerta importante da un'azienda, ma è lì...

L'importante secondo me, io questo lo sempre fatto, rispetti sempre...

Le squadre in cui hai giocato.

...in cui giochi.

E per me questo era fondamentale, perché poi dopo che succede, quando cambi squadra,

devi ricominciare da zero.

Ti devi rimettere in discussione, devi cominciare a fare tutte le cose fatte super bene,

perché la società di prima ti conosceva, questa nuova ti devi far apprezzare.

Ma tu l'hai fatto anche in questa intervista, è nel senso che si vede che rispetti profondamente

tutte le persone che hanno lavorato con te nei vari club.

Ti hai parlato bene di tutte, ma si vede che sei sincero?

Ma non perché devo essere nasconde...

No, no, no, ma sì, si vede, sì, capisci.

...perché è un giocatore che ho litigato.

Però finisce lì, ma io il rispetto per le mie squadre lo avevo durante la settimana,

con gli allenamenti, e lo avevo durante le partite.

Poi dopo i rapporti si interrompono, però io della mia carriera, delle mie squadre in cui sono stato,

io non rinego niente, ho avuto una carriera dove ho giocato nella squadra del mio cuore,

sì, sono andato via presto, però ho comunque avuto la fortuna di giocare.

Ho giocato in un parma che mi ha permesso di crescere in un certo modo,

ho giocato nelle squadre in più portatili d'Italia, l'intera e la Juve,

e poi ho giocato nella squadra più importante al mondo, più famosa al mondo, in Real Madrid.

Certo.

Poi c'è dove fatto meglio, peggio, però...

Come tutte le esperienze.

E poi nazionale.

Esatto, no, c'è un aspetto che vorrei, da cui io sono affascinato,

che è quello psicologico sul quale, secondo me, non si pone mai abbastanza l'accento,

no, perché tu arrivi al mondiale del 2006, insieme a Del Piero e altri compagni della Juve,

del Piero Buffonte.

C'era Zambrotta.

Zambrotta, va beh, un po'...

C'era i Camorranesi.

Allora, arrivate con alle spalle, comunque, una cosa che è stata, un evento che è stato

traumatico.

La quinta, pure certo.

La quinta.

Cioè, come l'hai vissuta tu, l'approdo, cioè dover raffrontare un mondiale con alle

spalle, comunque, una cosa molto molto pesante al netto che non fosse responsabilità vostra,

ecco.

No, diciamo che la cosa brutta fu all'epoca, fu quando arrivò la notizia, perché noi

eravamo a Bari, facciamo l'ultima partita di campionato, quindi festeggiamo questo

campionato e già c'era un'area non di festa.

Andiamo in nazionale e ci fu comunque un po' di confusione con l'allenatore, con Buffon,

con me, un po' di critica.

Però il bello sai qual è che quando arriviamo in Germania si azerò a tutto, perché iniziamo

a pensare comunque al mondiale e iniziamo comunque ad essere concentrati su un qualcosa

che il mondiale è unico e lì fumo veramente bravi, perché ci isolammo da tutto quello

che veniva dall'Italia e in tanti pensano che per vincere in Italia deve succedere

uno scandalo, come è successo nell'82, come è successo nel 2006, ma quello che penso

invece che sia quello nell'82, che quello nel 2006 sono due squadre veramente forti

e non si è vinto per gli scandali, si è vinto perché avevamo i giocatori più forti

al mondo.

Sì, tra l'altro, tu credo la tua prestazione iconica all'interno del mondiale sia la partita

proprio contro la Germania, con Caressa che dice, cannavaro, cannavaro, cannavaro.

Io mi ricordo, sembrava una specie di alieno in quel momento, cioè era anche piccolino,

avevo la consapevolezza, vabbè tanto c'è cannavaro lì, come sempre, qualsiasi palla.

Sì, ti sentivi al sicuro, proprio costopetto fuori.

Sì, penso di essere arrivato nel top, proprio nel top della carriera, perché all'inizio

io quando iniziai a giocare all'inizio ero molto irruento, ero comunque, ci andavo sempre

di forza.

No, lì di classe, proprio.

Lì, ecco, lì la palla ci ragionavo, mi arrivava sempre al posto giusto, ero sempre al posto

giusto al momento giusto, ero arrivato al top, sicuramente quella partita lì, avvenivo

da una stagione già giocato con la Juve ad altissimo livello.

Però, sicuramente quella partita lì l'ho rivista forse una volta.

La semifinale, grazie mille.

La semifinale.

E indubbiamente prestazioni così da parte di un difensore è difficile vederle, difficile.

E non a caso, poi dopo quello penso che quella partita lì ha fatto la differenza anche per

il pallone d'oro.

Comunque, pallone d'oro, che arriva successivamente alla vittoria, già vincere la difensore è

difficilissimo, sono pochi difensori che l'hanno vinti.

Per le mie caratteristie.

Sei il terzo difensore della storia, dopo il Beck and Bauer e Sammer, il quinto e ultimo

giocatore italiano a vincere il...

Gli altri quattro dei ricordi?

Sì, ma dipende se conti Sivori, perché Sivori l'avevo riumnato.

Sì, ho riumnato.

Sì, ho messo dentro Sivori.

Sì, però è...

Ecco, sai, quella è un qualcosa che è stata inaspettata, perché è sempre stato questo

premio dato ai grandi attaccanti.

Sì, solitamente attaccanti.

E in passato comunque c'erano baresi, Paolo, Maldini, difensori straordinari.

Io sono capitato, forse nell'anno giusto, perché attaccanti come Enri Ronaldinho non

fecero una grande prestazione, l'unico era Zidane.

Infatti è arrivato secondo, però secondo me si è bruciato con la testata.

Si è bruciato con la testata.

E quello era l'anno giusto per poter vincere, o un difensore o il portiere.

Infatti...

Infatti ricordo che c'era questa cosa, lo vince Buffon, lo vince Cannavaro.

Sì, però il Pallonidore è qualcosa che quando ve ha l'estero fa la differenza.

Sì, ma poi, sai che faccio una domanda del cavolo, cioè tu ce l'hai a casa.

Sì, sì, quello te lo danno.

Ve lo tieni, right?

Che te lo sequestrano poi.

Sì, sì.

Per esempio la Coppa del Mondiale, no?

No, la Coppa del Mondiale la devi lasciare.

La Coppa del Mondiale, quando tu alzi con la squadra dentro allo stadio, fa il giro

dello stadio, festeggi, che vi giuro ragazzi, la Coppa del Mondiale non è che brilla, è

di più.

Cioè veramente è il trofeo più bello al mondo.

Che quando io entrai allo stadio prima della finale, io disse, vicino ai miei compagni,

disse due cose.

La prima cosa, non guardatela.

Non guardare chi sia a Zadar a toccarla, chi taglio le mani.

Azz.

Sì.

E poi dopo, e quindi quando io alzai, salivo le scalle, vedevo sta Coppa e mi giravo di

lì, guardavo la gente e poi dopo quando facemmo la mano ai francesi, io li avevo paura.

Sì, sì.

Sì, sì.

Sì, sì.

E poi dopo quando io alzai, salivo le scalle, vedevo sta Coppa e mi giravo di là e guardavo

la gente.

E poi dopo quando facemmo la mano ai francesi, io li avevo paura.

Io avevo già una finale con loro e a Rotterdam, avevo perso a Parigi sui rigori quando sbagliò

Gigi di Biaggio, quindi avevo paura, però è una Coppa che vi dico che brilla.

Ma infatti la cosa bella, sempre da non grande frutore di calcio, è che è una partita che

ha dei plot twist, cioè sembra un film che è difficile vedere una partita così pregna

di momenti che poi sono rimasti conici, i rigori, la testata di Zidana Materazzi.

Questo è bellissimo, secondo me si estende proprio a tutto il mondiale dell'Italia nel

2006, c'è pure Totti che segna quel rigore, poi si fa male, il gol di Fabio Grosso, cioè

molte cose strane, c'è ragione.

È stato, cioè rispetto magari sbaglio perché, sai, io ho vissuto quel mondiale in un'età

che sicuramente ti lascia un po' l'imprinting e ti lascia i ricordi nostalgici, però nella

mia testa rispetto all'europeo, non lo so, quel mondiale lì, ovviamente poi uno è

mondiale e uno è europeo, però c'è avuto una narrazione magica e io credo che chiunque

abbia vissuto quel mondiale si ricorda dovera in quel momento lì, adesso vi racconto dovero

io ragazzi.

Io ero in piazza del Duomo qua, ero in piazza del Duomo al Megascermo, mi dice a me che non

avevo niente di calcio, però ho preso, sono andato e mi ricordo che c'era un'anarchia

felice, un'anarchia felice, mi ricordo che sono finito sul tetto di un pulmán della

TM.

Se ci hanno lanciato.

E sul tetto del pulmán della TM c'è bella roba.

Di livello, sei qual è che io, sai, ero fuori a festeggiamenti, vedo che tutti quanti

vanno a ricevere la medaglia, mi viene il mio segretario della Nazionale, Mauro Voladovic,

mi viene vicino e mi fa, oh, mi raccomando, alza la costile.

E tu dici, come cazzo si è alza la costile, c'è un Mauro, vado lì, saluto, saluto, poi

mi viene, vedo il tavolino e mi venne in mente l'esultanza di Cafu, che il Cafu quando

vince il Brasile, lui salì su questo tavolino e c'era la sua immagine da solo con tutti

gli uomini.

Ci provo.

Com'era l'alzata?

Era di plastica, era di plastica, quel tavolino, quindi diste vicino, oh, ragazzi mantenete

perché se cado qui sa che fiori.

E poi devo esserti sincero che poi negli anni, quando vedo quella foto, la nostra foto, devo

essere sincera, è venuta, è venuta, non so se scostile, ma la nostra foto è la più

bella.

Tu vinci il pallone d'oro e vinci anche il FIFA World Player, esiste ancora?

Adesso l'hanno, l'hanno riproposto, perché prima c'erano due premi, il pallone d'oro

e il FIFA World Player, e andavi a France Football a prendere il premio e poi andavi

alla FIFA.

Adesso l'hanno reso, c'è sempre, l'hanno reso un po' più, diciamo, lo spettacolo con

la FIFA, e lì c'è i migliori undici, sia del calcio maschile che del calcio femmile,

però c'è ancora, e quello secondo me sicuramente a livello mediatico il pallone d'oro è quello

che è diverso.

Hanno lavorato meglio sul marketing.

Però sai, il FIFA World Player è dato dai capitani di tutte le nazionali al mondo,

a cui è tagliato il l'enato.

Ah, diciamo, il riconoscimento da Insider.

Un riconoscimento, sì, da il tuo ambiente.

Quindi, quello fu bello, ma perché all'epoca ci furono tante critiche, polemiche, ma come

diamo il premio?

Il pallone d'oro si porta sempre dietro, in più pensa a un difensore, che io poi non

era Rob Nebbeckenbauer e Ne Summer, che loro erano centrocampisti prestati alla difesa.

Io ero il classico difensore, al tono è 76, neanche nella media dei difensori dell'epoca,

adesso pensa a un 92-93 la meta.

Venivo comunque, sì, il capitano della nazionalità italiana, però le stavano un difensore.

Certo.

E quindi, allora, non andava giù il fatto che io avessi fatto un mondiale...

A loro chi?

In generale.

Di micchi.

A tutti.

Ma c'è stata una nazione, secondo te, che se l'è presa più di adre.

I spagnoli, perché loro, sai, i spagnoli, i argentini, ma tutti quanti, ho percepivo,

ma anche qui in Italia, dopo il mondiale, cannavalo di qua, cannavalo di là, dopo

quando manda il mondiale.

E il pallone d'oro?

Ma come è andato il pallone d'oro?

È solo perché ha fatto 6 partite con la nazionale.

Quasi un affronto da darla un difensore.

Sì, sì, ma poi perché la vinto lui e non l'hanno vinto gli altri, ma che ne so io.

Tra l'altro, secondo me, anche stupido, cioè se dai un premio ad un giocatore, non ad

un ruolo, dovresti in qualche modo, non dico quilibrare perché non deve essere un'equazione,

però...

Cioè, che problema c'è?

Io non so se ero da pallone d'oro nella stagione che feci con la Juve e con l'Italia.

Però io ti dico, le prestazioni che feci in quell'anno lì, furono statosferiche.

Sì, sì.

È stato comunque il tuo picco, personalmente, parlando.

Sì.

Quindi, divendentemente dai premi.

Anche le prestazioni, io anche quando giocavo a Parma, ma anche forse all'intera è stato...

Ecco, io all'intera mi faccio male subito, quindi mi ha condizionato talmente tanto che

non sono riuscito ad arrivare a dei livelli importanti.

Però tra Napoli, Parma e Juve dopo o Real Madrid, comunque, di prestazioni importanti

ne ho fatte.

Sicuramente la continuità.

Ti mi conto che il primo anno faccio partite su 38, tutto in nazionali, poi dopo arriva

il mondiale e salto solo una partita per squalifica, vado al mondiale facendo tutte le partite,

non saltando neanche in minuto, faccio 100 partite con la nazionale, la finale del mondiale

è bingo.

Cioè quindi...

Beh, come performance...

E' carità.

Io, i difensori forti nella mia vita, ne ho visti tanti, forse ecco, per me i più forti

che ho visto, uno è Paolo Maldini che avete avuto qui, Paolo è un giocatore che ci

invidiano ancora oggi in tutto il mondo, ma ti dirò di più, c'è Sergio Ramos che

se guardiamo quello che ha fatto, anche lui per la sua carriera, è un difensore che fa

più di 100 gols con Real Madrid, vince cinque coppe dei campioni mondiali, i due difensori

più forti che ho visto in vita mia, uno è Sergio Ramos e l'altro è Paolo Maldini,

che non ti posso dire che è più forte, ma sono due giocatori che, il Dio del calcio

è messo la mano in test, voi dovete essere perfetti.

Sono molto diversi, perché Sergio Ramos mi dà l'idea di essere...

Sì, perché come persona è più cattivo.

Sì, sì.

Eh, ma Paolo...

Il campo, intendo, eh.

No, Paolo io parlo di campo, eh.

Paolo in campo si faceva sentire.

Sì, eh.

È il capitano quando...

Che cazzo, perché sembra così buono, paccato.

Sì, sì, sì.

Io l'orda.

Aspetta, aspetta.

Forse il più buono di noi era Alessandro Nesta.

Più buono?

Sì, Ale non era...

Faccia fatica a darti qualche legnata.

E Paolo no, Paolo, Paolo io lo...

Quando entrava Paolo che era...

Poi sai, quando si alzava da terra Paolo e andava vicino all'albito, era Paolo Maldini,

quindi...

Eh, eh, eh.

A beh.

Off camera, tutti i giocatori che ho intervistato a questo tavolo mi hanno sempre dato una cosa

che non so perché non hanno mai voluto dire in camera, quindi la dirò adesso.

Quindi la diciamo adesso.

Sì, me ne sbatto.

Che il più stronzo, ma in termini calcistici, quello più cattivo che proprio ti rompe

le balle è Chiellini.

Ti torna, c'è anche psicologicamente.

Cattivo.

Ma io ho saltato un europeo per Giorgio.

Perché?

Perché durante l'elemento mi fece un'entrata e sì, sì, sì, sì.

Io, a Giorgio, io ho un bene, cioè, per me Giorgio è un ragazzo straordinario e pensa

che durante la finale del Mondiale 2006 lui venne a vedere la partita e aveva mia figlia

sulle spalle.

Quindi per farti capire il rapporto che c'è.

E durante l'allenamento arriva e mi fa un'entrata che lui non si rende neanche conto.

Io cado a terra, mi sento la caviglia che mi si gira, mi faccio, oh, mi sono rotto,

li fa no, io che fa, beh, me non sono neanche toccato.

Abbasso, io usavo sempre i calzellotti lunghi.

Abbasso i calzellotti e dico Giorgio, mi hai sfondato, non è che...

Ma lui non si rende neanche conto.

E' proprio l'ospiroso.

Mi sento appena sfiorato.

L'andava addosso, lui ti dava fastidio.

Quindi concordi, cioè che bene.

Prostante la narrazione, sia che i materazzi potrebbe sembrare il più cattivo.

Io ho vissuto il marco dell'inter, dell'entrata di Schewa, se vai su...

Sì, sì, dove lo prende con le campione.

L'entrata su Schewa, l'entrata su Pippo, che eravamo amici di compagni nazionali.

E io ricordo il rumore, il rumore...

Va nell'archivio dei tuoi suoni storici.

Sì, sì, il suono della testata di Materazzi, il suono dell'entrata di Materazzi.

I diffusi famosi.

Però è coloro, bella lotta, bella lotta.

Psicologicamente, il giocatore più forte, più temprato che hai conosciuto in vita tua,

quello che Cavoli nulla riusciva a scalfirlo.

Lilian Turan.

Lilian Turan, Lilian era...

A parte che quando ci parlati rendevi conto di una intelligenza superiore.

Ma poi lui poteva andare a sbattere davanti a un tram, un tir...

Non si smuoveva neanche.

Ma questo lo poteva andare a Ibra, lo poteva andare a Caribo West.

Caribo West arrivavamo qui a fare una partita con l'inter,

tutti quanti di i tifosi che cantavano Caribo West, Caribo West.

Andò a fare un contrasto con Lilian.

Oh, ribalzato, buttato fuori.

No, Lilian, andarci contro era un palo di ferro.

Porca miseria.

Porca miseria.

Senti, eh vabbè, Real Madrid, cosa vogliamo parlare del Real Madrid?

Dimmi un po' la formazione.

Formazione, già se ti dico Casillas.

Finchia.

Sì, ma il primo anno fu divertente,

perché era una formazione votata veramente all'attacco.

Chi c'era di mi, ricordamelo?

A sinistra, Roberto Carlos, a destra, Sergio Ramos,

e a fianco a me, Ivan del Guerra.

Ok.

Cioè, dei tre, nessuno difendeva.

Gli difendevi solo te, sì.

Avanti il Misse, fortunatamente, prese Puma e Emerson dalla...

Emerson?

Dalla Juve, poi avevamo David Beckham a destra,

a sinistra c'era Raul, davanti c'era Vanister Roy,

e poi giocava Guti o Iguain a volte...

Ok.

Tutti avanti.

Diciamo che lì io vi dì la vera bravura di Mr Capello,

perché noi eravamo a meno sette dal Barça,

e lui, e io dici, va, dimiste che,

la mente secondo me, se noi ci crediamo un po',

noi quest'anno non riusciamo a vincere il campionato.

E lui fa, no, tu non ti preoccupare,

tu pensa a fare il calciatore, mi fa.

Tu pensa a fare il calciatore.

Lui, Misse, fuori David, perché gli avevano detto

delle cose che poi non erano vere,

aveva messo lo fuori Ronni, non c'era...

Sì, aspetta, no, questa me lo devi dire.

Cos'è che aveva detto?

No, gli avevano detto delle cose che lui non era un professionista,

che lui non interessava nulla del calcio,

sai, poi il Misse era un po' particolare.

Lui, Misse, fuori comunque Cassano, Ronni...

Ah, tu giocavi con Cassano quell'anno?

No, è lui che giocava con me.

Il saluto alla Bobbo TV.

No, no, adesso...

E quindi dopo lui richiamo David.

E David di ricomincio a giocare.

E fu uno dei migliori.

E il Misse gli hanno vicino,

e si aveva detto di chiedere scusa,

perché mi avevano detto che comunque tu eri uno

che non si affregava niente, che non si allenava bene,

bla bla bla, quindi l'ho integrò.

Quell'anno lì noi praticamente iniziamo,

eravamo a meno sette,

e il Misse iniziò a martellarci

proprio veramente un osso pazzesco.

Noi arrivamo all'ultima partita,

che giocavamo a Madrid, contro il Mallorca.

Primo tempo, 0-2, perdevamo.

Abbiamo appare i punti con il Barcellona.

Dovevamo vincere per forza.

Il Misse cambia tre giocatori.

Entriamo al secondo tempo.

Quindi tre, prima dell'entrata.

Entriamo dentro al campo, facciamo tre a due.

Arrivinciamo la partita, arriviamo pari con il Barcellona.

Dato che vincemmo lo scontro diretto in casa,

praticamente vincemmo lì.

E fu un anno pazzesco.

Vincendo il Campionale del Misse,

fu mandato via, perché le cose che succedono in Spagna,

ogni tanto...

Se vinci, ti mandano via.

Perché non erano contenti del gioco.

Non erano contenti del gioco, quindi fu mandato via.

Però Real Madrid è un'esperienza fantastica,

perché ho capito la differenza

tra la cultura italiana,

che è quella comunque di concentrarsi

prima delle partite, i ritiri,

stare sempre sul pezzo,

a quella spagnola, che pur essendo molto competitiva,

però la vivono in modo un po' più rilassato.

Più easy.

E ecco, io...

Non eravamo abituati alla musica

nelle spogliatoe prima delle partite,

con un capello, arriva Shuster,

dice, ma che qua, un cimitero,

prende tempo di musica.

Ma che è qui, tutti i tristi?

Io, ti giuro, ero seduto,

dico, ma che è sta cosa?

Perché la musica prima...

mi viene Raul e mi fa,

fabbio, non ti preoccupi, poi dopo ti abitui.

E non spero, dico, ah beh,

mi sarà pure, ma è strano.

E infatti, l'anno dopo, che arrivarono

Pogliorlandesi, Robben, Snyder,

Van der Waart, arrivarono

un gruppo di, diciamo, praticamente

il campionato con 16, 17 punti di vantaggio,

facendo, con un ambiente

totalmente diverso da quello che ero abituato.

E riusciste ad integrarti

anche questa modalità di approccio?

Sì, sì.

E ti dico che poi alla fine,

me la porto dietro anche

come allenatore,

perché vedo il calcio in modo diverso

oggi giorno.

E mi aiuta a capire anche

molto di più i giocatori.

Perché

ci sarà un motivo che uno sente la musica,

un altro magari legge un libro, un altro si va

concentrare. Quindi questo

mi fa capire che non è che siamo tutti

uguali come quando eravamo noi giovani,

andavamo a giocare tutti quanti

in silenzio, non potevi ascoltare la musica,

dove vi mangia tutti quanti la stessa cosa.

Ognuno ha bisogno di stimoli diversi.

Oggi giorno, per la gestione di un gruppo,

mi ha aiutato di più

il fatto di essere stato fuori,

di avere un'apertura mentale diversa

e mi ha aiutato anche

nella crescita come persona.

Perché il fatto di viaggiare di più,

il fatto di conoscere culture diversi,

ho vissuto a Madrid,

ho vissuto a Dubai,

ho vissuto nei paesi

Arabia Saudita, ho vissuto in Cina.

E sicuramente ho una visione

un po' diversa che mi ha aiutato come

come personale.

Interessante, l'esperienza

dall'allenatore.

E anche l'approccio che hai

nella gestione dello staff.

Quindi, quello che dicevi, la personalizzazione

di programmi di allenamento,

di alimentazione, anche l'approccio mentale

mindset, se vogliamo chiamarla così.

Come lavori su questo?

Guarda, per quanto riguardo

lo staff ho lavorato tanto

e devo esserti sincero

in questo momento uno è mio fratello

che ho detto smetti, giocare a calcio

e fare l'allenatore.

Il bello è che io sto spingendo

per fare un po' di esperienza,

lui non vuole stare con me,

si diverte.

Poi ho altri collaboratori fidati

che mi danno una mano

nella gestione a 360 gradi.

Io non sono uno che dici ok,

faccio tutto, io non delego,

mi piace che comunque

ognuno fa quello che sa fare

e poi è normale e responsabile

quando ci sono cose da...

Perché come dicevamo a livello

di squadre

adesso bisogna

per forza integrare

i professionisti di vari settori.

Sì, per forza.

E poi soprattutto oggi giorno i calciatori.

I calciatori hanno

a disposizione 300.000 persone

e lì secondo me

un po' si sta esagerando.

Anche secondo me la gestione del profilo pubblico

di quel calciatore, no?

Sì, perché quello

c'è un po' prima.

Sicuramente adesso è più diretto perché

adesso c'è un professionista per tutto

per ogni cosa.

Ma immaginate magari

determinate digerazioni potrebbero

anche avere un effetto sul club

su tante cose.

Ma questo c'era anche prima,

oggi è più difficile da controllarlo.

Però

io non dico che

sbagliato quello di oggi

o quello che eravamo noi.

È una cosa che mi piace molto

allenare.

Non pensavo che mi piacesse così tanto.

Mi dedico veramente

tanto.

Sicuramente l'esperienza di Benevento

è un'esperienza che

è andata male

sia a me

ma anche a la squadra.

Questo mi dispiace.

È un'esperienza che

è un'esperienza che

è andata male

e questo mi dispiace.

Però non cambia nulla.

Ho voglia di allenare e continuo ad allenare.

Qual è il sogno adesso?

Il sogno sicuramente è quello

di allenare

è normale.

Io da calciatore ho vissuto

delle esperienze importanti

con squadre importanti.

Sicuramente il sogno è quello di

di avvicinarmi

di riviverle.

Vai allenare il Napoli.

Hai su.

Oh cazzo, adesso non c'è

nato via spelletti se preso un anno sabato.

Si è peccato perché il mister

mi sono visto l'altra sera venuta a casa mia

e

gli ho fatto firmare una bandiera che mi hanno regalato

degli amici mie di un gruppo di Napoli storici

e gli ho fatto

firmare al mister

ed è un peccato perché riuscito a fare

qualcosa di incredibile.

Ma magari. Ah mi state provvonendo.

Dai ragazzi su dai.

un messaggino di io che segui miei consigli e a senti ultime due domande qua mi

stanno facendo così ma solo due domande due domande vai leggere tipo in

extrabito no non devo neanche leggere ok una e ce l'hai un tatuaggio con la coppa

del mondo non fai vedere

questo maron amico che roba raga che roba no e l'ho messo dietro così la

vedo al gente dietro invece di parlarmale si rende conto è bello bello

ringraziamo fabbio carnavaro per essere stato con noi noi ci vediamo una

prossima puntata di muschio selvaggio ciao

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Fabio Cannavaro ci racconta la sua storia da calciatore ad
allenatore


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