Muschio Selvaggio: Ep. 117 - Super Mario con Balotelli

Muschio s.r.l. Muschio s.r.l. 4/27/23 - Episode Page - 53m - PDF Transcript

Ma donna...

Esultanza, qui eri incazzato quando eri esultato. Sembravi incazzato!

Tu c'è questa cosa secondo me che sembri sempre incazzato, per quello poi per la gente...

Per quello per la gente sembri scontroso, perché guarda che l'esultanza che hai fatto, guarda, sembra, guarda!

Non sembri mica felice, cioè adesso giutivamente non è che sembri proprio felicissimo!

Martín.

Amici benvenuti a una nuova puntata di Muschio Selvaggio, oggi un'intervista incredibile, imperdibile,

un personaggio che ha fatto parte del costume del nostro Paese, che credo non abbia quasi mai rilasciato interviste,

sicuramente non ad un podcast, ma io non ho cercato delle interviste tue, non ne ho trovate molte,

ospite con noi Mario Balotelli!

Dovete farla a plauso, se non mi sembrate lista, esatto.

Come stai?

Tutto bene, grazie.

Direttamente dalla Svizzera?

In ritardo.

In ritardo, non volevo dirlo io, lei, dato tu.

Dato, arrivo alle 8, solo le 9 e mezza, no, 9-20, 9-20.

Volevo partire da come ci siamo conosciuti di te.

Ti sei, incazzato, per delle cose che ho detto, che è un buon punto di partenza.

Allora, effettivamente ho detto delle cose durante l'intervista di Cassano, che non mi ricordo nemmeno,

tu te le ricordi?

No, va bello, ora lasciamo perdere, perché non mi ricordo cosa detto.

Non è che mi ricordo bene, però mi sembra che avevi, tipo, parlato per quello che determinati giornali o giornalisti dicevano.

Sì, ti avevo dipinto un po' come...

Ti avevo solamente detto, ora penso che bisogna conoscere le persone prima di dare un giudizio.

E devo dire, rispetto al messaggio che mi sarei aspettato da Mario Balotelli,

che rispetto a come vieni disegnato, vieni raccontato,

sei stato super gentile, cioè non è che mi hai imbruttito, poteva benissimo dire il mio pezzo di merda.

No, invece è super tranquillo, ma hai detto, guarda, hai detto delle cose che non rispecchiano la verità

e io ti ho detto, beh, parliamo, ne vediamo, c'è motivo per il quale anche per questo oggi siamo qui.

Ripercorriamo un po' la tua carriera.

Io mi ricordo di te come...

Se ormai siamo in mecchiano tutti e due, perché io mi ricordo di te quando dicevo, no, la promessa giovane Mario,

come vivi il rapporto del passare del tempo e dell'età rispetto a essere un'atleta?

Lo vivi male bene, te ne frego un cazzo?

No, lo vivo bene, abbastanza bene.

Ovviamente si invecchia, il tempo passa, però...

No, non ti dico la verità, lo vivo abbastanza bene, poi quando arrivi verso la fine,

adesso non so, avrò ancora quattro, cinque, sei anni,

però non lo vivo male, ti dico, però per quello che hai, cerchi di dare il massimo verso la fine, però...

No, ci sta bene, no?

Ok, ti dico, dal mio punto di vista, mi rodrebbe il culo.

Perché?

Perché, a differenza della musica, ne parlavo con Brech, mi sembra, nell'intervista,

la musica non ha età, cioè, o Rietta Berti ha fatto una canzone con me,

dopo cinquant'anni è ritrovata prima in classifica,

invece lo sport, inevitabilmente ti dà una data di scadenza,

ed è una roba, cioè, un po' ingiusta, non so come dire...

Sì, quello sì, sinceramente la carriera calcistica è molto breve,

però di cercare di dare quello che puoi...

Il massimo in breve tempo, quella è la media di ritiro di un cacciatore, 40 anni?

No, ci sono giocatori che hanno alzato la media, ma secondo me 6 sul 36...

36-37?

Beh, c'è ancora un po' di anni, scusa mia.

Poi dipende anche il fisico quanto ti permette di andare ancora.

Certo.

Tu sei del 90, un anno più piccolo di me.

Sì.

Hai iniziato con le giovanili dell'inter.

Sì.

Giovanili dell'inter è il vinto premio via reggio.

Vinto via reggio e vinto al campionato.

Mi ha visto che ho studiato, eh?

Senza legge le vaca.

Senza legge.

Sì, via reggio e campionato via vinto.

Quando hai iniziato a capire di essere un talento?

Non è che l'ho capito.

Da piccolino guardavo le videocassette di...

Non so, di Ronaldo, di Romario, di giocatori fenomenali.

Andavo giù in garage e provavo a fare quello che facevano, allora mi riusciva.

Quindi diciamo che lì ho capito che avevo qualità.

Però ero piccolo, quindi ho sempre pensato a giocare a calcio.

Non è che mi sono fatto mille idee e mille questioni,

nel senso che mia mamma mi mandava a scuola come normale che sia.

Il mio obiettivo era studiare tutto quanto,

non è che pensavo troppo al calcio.

Io volevo diventare calciatore, ma non è mai stato un obbligo.

Certo.

Cioè, io ho sempre giocato per divertirmi.

Poi mi hanno sempre cercato di frenare i miei genitori nel calcio quando ero bambino.

Invece trovi le situazioni opposte, ovvero le famiglie che spingono.

Sempre ho cercato di frenare.

Beh, che è lo scenario migliore.

Perché le famiglie...

Magari mi sarei perso qualità.

Magari ha 8, 9, 10, 12 anni, ti perdise...

Certo.

E perché ti frenavano? Perché avevano paura...

Mi sapevano che, ovviamente, una persona come me,

un ragazzo come me, a qualità, con i miei problemi,

il mio carattere, tutto quanto, mi sarei perso sicuramente.

Quindi io ho fatto mille sport, ho sempre studiato.

E devo dire grazie a loro, perché se non avessi fatto un percorso così da piccolo,

non sarei mai diventato calciatore, non credo almeno.

Quindi ti hanno aiutato molto.

Perché dici i problemi che avevo? Cioè, era un ragazzo problematico da piccolo?

Ho avuto un mio passato, con abbastanza problemi.

Sicuramente non ero un bambino semplice da gestire.

Vuoi raccontarmelo? Non ti va.

Non è... Allora, posso anche dirti...

Avevo tante situazioni dove sono nato, sono nato, sono stato due anni in ospedale,

per un problema all'intestino che avevo.

E poi ho avuto anche un periodo difficile, perché ho avuto l'affidamento,

cosa che poi oggi, d'adulto, poi io l'ho preso bene.

Sì, non deve essere facile. Certo.

Però da bambino non lo capivo.

Quindi tante cose che caratterialmente mi hanno un po' condizionati.

Certo, c'è magari la sindrome dell'abbandono, non spiegarti perché...

Ho avuto questo però poi ovviamente da grande, grazie a Dio,

ho avuto il coraggio di parlarne, di affrontarlo,

e ho capito che l'affidamento da parte della mia famiglia naturale è stato un...

è stato un aiutarmi, perché effettivamente in quel momento di non potevano aiutarmi.

La tua famiglia naturale, certo.

Però, sai, da bambino non è che puoi capire tanto,

rimane un po' così, quindi ho sofferto tanto questa cosa qua,

poi ovviamente crescendo lo capita.

Poi magari ne parliamo, c'è anche il suo fratello Enoch,

poi magari ne parliamo insieme, perché credo che una cosa che abbiamo vissuto insieme

è che non essere da solo in questa cosa, magari...

No, no, non c'è.

Cioè che ci fosse anche...

Lui è sempre stato presente, quindi...

Eh, quindi ti aiuta da un certo punto di vista.

Però sicuramente non è l'infanzia facile da metabolizzare, immagino, immagino.

E poi, però, vai avanti, vai avanti, sei nell'inter,

e a un certo punto ti ricordi il giorno che ti hanno portato in prima squadra,

che ti hanno detto, ehi, Mario, vai in prima squadra?

Il giorno esatto non mi ricordo, mi ricordo che ho cominciato ad allenarmi con la prima squadra.

Giocavo con la prima vera, ma mi allenavo con la prima squadra.

E poi la prima partita avevo fatto coppa Italia, mi sa, non mi ricordo che partita fosse,

però inizialmente ho cominciato ad allenarmi con la prima squadra.

Quindi allenamento.

Sì.

Ma che comporta anche vivere le dinamiche?

Quando sei uno della prima vera che gioca in prima squadra,

a livello di spogliatoio, subisci un po' il nonnismo degli altri?

Sì.

Sì.

Perché una cosa che...

Sì, io ho sempre avuto mio carattere.

Quindi era difficile mettermi più in testa, però, sì.

E più che nonnismo era rispetto.

Certo.

Poi, sai, vai con tutto rispetto, ma vai a giocare magari in un'eccellenza,

una serie D o una serie C, trovi quelli più vecchi, porti rispetto.

Però io sono nato all'inter, dove c'era Madera, Zibre, c'è...

Comunque, oltre al rispetto, c'erano grandi giocatori.

Certo, c'erano dei fenomeni.

In quel momento dovevi solo a prendere sta zitta.

E c'è qualcuno da quando si è approdato in prima squadra

che ti ha aiutato più di altri, magari, ad inserirti?

No, no, Maderazzi è uno che mi ha sempre aiutato.

Sempre.

Sempre.

Abbiamo avuto un po' la...

Ecco, però, Maderazzi ha anche raccontato che ti ha picchiato...

No, ho picchiato magari.

Eh, allora, io...

Per lui.

Ho letto... Ho letto una cosa di...

Mardo te sfido quando vuoi.

Ho il tigio, perché prima ha fatto la...

Si, sì, no.

...di cerchere di dice...

Dopo Barcellona.

Barcellona inter dice che ti ha picchiato.

No, no, mi ha rincorso, questo è vero.

Beh, perché cos'è?

E ti racconta di cosa è successo?

Poi si è avvicinato in spogliatoia e...

Cos'era successo?

Allora, è successo che in sta partita qua il semifinale importantissima,

un semifinale...

Un quartet di finale, non lo ricordo più.

Semifinale.

Entro a partita in corso e entro anche bene in partita.

Poi sbaglio una, due palle e San Siro comincia a fischiarmi

e non l'ho preso veramente bene.

Eh, mi dice no.

Non l'ho preso veramente male, ma poi ti parlo che gli già ho 18 anni.

Certo.

Sicuramente è errore mio la mia reazione finale, però cavolo.

Tiro del culo, dice.

Io amavo l'intercunso di cuore e ci sono rimasto troppo male quel giorno lì.

Troppo male.

Veramente, ci sono reati a casa che piangevo.

Ti dico a verità.

E...

Comunque mi hanno fischiato e ho avuto una reazione dove,

a fine partita, ho buttato la baglia per terra,

ma non era una reazione per dire che schifo,

era una reazione proprio non voglio essere...

Certo, rigida.

Cioè, era contro proprio loro, in quel momento lì,

perché non capivi il senso.

Beh, effettivamente c'era un senso fondato rispetto al fatto che ti fischiava, no?

Cioè, c'erano due o tre palle sbagliate.

Può starci qualche fischio, lo accetto, però è stato proprio esagerato con la partita.

Forse era lo stress, la voglia di arrivare in finale,

perché l'interno non dava in finale da mille anni, non so da quanto,

forse tutto quanto ha comportato a fischiarmi così tanto.

Certo.

Secondo me è stata una reazione esagerata da parte loro.

Sì, anche perché...

È stata una reazione esagerata.

E poi quella partita fu persa o vinta?

La avete vinta.

La avete pure vinta? Che cazzo ti hanno fischiato a fare?

Ti hanno pure fischiato? Cioè, non ha molto senso, no?

Eh, nel calcio succede.

Se mi succedesse oggi la prenderei con il sorriso.

Certo, però è ovvio...

C'è una cosa da dire, da non esperto di calcio,

tu hai sempre avuto un riflettore diverso rispetto agli altri.

Secondo te, per quale cazzo di motivo hai sempre avuto questo riflettore addosso?

Forse è sempre interessata la vita privata

o il fatto di essere magari il primo africano che gioca in Italia.

E secondo me quello è inciso tanto.

Quindi quello è stata una sorta di interesse mondiale per tutti,

vedere un giocatore nero che gioca per l'Italia.

Infatti poi avevo fatto anche il time, magazine e tutto quanto.

Nel particolare non so il perché di tutto questo interesse vero.

Cioè, nel senso del proprio negli cavolati.

È perché è un fenomeno.

Perché avevi carattere, do delle risposte mie

e perché eri il primo giocatore di colore che investiva la maglia.

Cioè, il primo italiano di colore ha un fenomeno calcistico.

Si, si può stare.

Che ha un fondo anche magari non troppo bello, nel senso,

perché poi tu hai ricevuto un sacco di insulti razzisti,

sia da parte dei tifosi, sia da giocatori stessi.

E lì ho letto, prima di che tu venissi qui,

mi sono letto di un evento in cui un giocatore ti ha letto

e fa quella parola che ho detto prima.

Come fai a trattenerti da uno che ti diceva?

E no, però lì non gli sei, è andato addosso.

Io credo tu sappia di chi sta parlando.

Oh, aspetta, te lo dico.

La cattagna?

Si.

No, non mi sono trattenuto, ma ho affermato.

E ti ho affermato?

Eh, però...

No, beh, parlavano di Materazzi.

Lui mi ha detto questo.

No, no, paravano di Materazzi, che non è finito di raccontare...

No, no, non è finito di raccontarevi Materazzi.

Ti insegui in spogliatoio?

Segui in spogliatoio, abbiamo litigato, ma non ha le mani.

Aviamo litigato verbalmente, però lui era la persona che,

qualora c'era una cosa positiva o negativa, ha venito da me.

Quindi io ho capito la sua reazione.

È stata proprio una reazione da fratello grande.

Certo.

Da dire che cazzo stai facendo.

Certo.

Ma ha le mani, no?

Mai, non è vero.

Quindi Materazzi ha detto una bugia.

Sì, assolutamente.

Anche sarebbe stato un bel match, comunque.

Quante alto lui?

Se Marco mi vuole picchiare, sto fermo, perché li voglio troppare.

Ok, bene, bene, giusto, giusto.

E quanti anni hai fatto all'intera?

Ah, con le giovanili, penso 5 anni, 4 o 5 anni.

Possiamo dire che la squadra al quale sei più legato,

a livello d'amore, di cuore?

Da un po' io all'inter devo tantissimo.

L'ho amata e la amo tutt'ora, ti dico la verità.

Poi è normale nel cuore, sono milanista.

Ah, nel cuore tu sei milanista?

Sempre stato milanista.

Però io devo praticamente quasi tutta la mia carriera all'inter.

Perché è quella che mi ha lanciato, è quella che ha creduto in me.

Quindi io devo, poi amorati, io devo tutto quanto, quindi sì.

L'allenatore, l'allenatore con cui ti sei trovato meglio nell'inter, quale è stato?

Beh, io ho avuto due allenatori, Mancini e Murinho.

Eh, come ti sei dove?

Cominciavamo con le bombe adesso.

No, no, no, no.

Perché allora, ho visto l'intervista di Murinho che fa molto ridere

quando parla di te, che dice, ho detto la volta, ho detto.

Eh, non so, è uscita un'intervista di Murinho che dice che io non sono andato in riunione con lui

perché sono atto al gran premio.

Che è una gran cazzata, non so chi cavolo l'ha detto, se l'ha detto a lui non so perché l'abbiano.

No, io ne ho vista un'altra dove lui dice...

L'espulsione.

L'espulsione.

Ah, lascia stare, guarda.

Non è vero?

No, è vero.

Quella è vera.

Quella è vera.

Quella è vera.

Come è Murinho?

Ah, Murinho è simpaticissimo.

Io ho avuto un rapporto un po' particolare nel senso che è un rapporto,

ma a volte ci parliamo ancora anche adesso.

Ah, sì?

Ma ho avuto un bel rapporto con lui, però lui ha un carattere che a volte è difficile da gestire

e anche io ho un carattere che a volte è difficile.

Quindi a volte si andava un po' allo scontro.

Certo.

Ma erano scontro veramente paterno e da figlio e padre.

Non erano scontro di mancanza di rispetto.

Certo.

Scontro di idee.

Era uno scontro di idee.

Posso raccontare una cosa che la gente non sa.

Vai.

Partiamo da Piano Gentile.

Sì.

Per andare a giocare a Catania.

Sì.

Quindi doveva andare in aeroporto, ma appena uscite da Piano Gentile,

io non mi ricordo il motivo, ma ho un diverbio con Murinho.

In Pumma, né?

Non mi ricordo cosa, perché, per come?

Non mi ricordo.

E mi ricordo solamente che sono sceso dal Pumma.

Ho preso la macchia sotto casa.

Non si è andato a Catania?

No.

Che la partita che poi l'intera aveva perso due a uno,

sì, aveva perso due a uno con la partita.

Ed è un casino.

E lì poi ti trovi a doverti giustificarci, a doverti dire...

Ma poi, ora, una cosa mia è che le cagate le ho fatte.

Non tante, però le ho fatte sinceramente.

Però mi sono sempre preso la responsabilità delle cagate che faccio.

Certo.

Ho sempre messo la faccia, non mi sono mai nascosto.

No, su quello sì.

Penso sia innegabile questo.

Non so se ti è mai capitato di fare lo stesso ragionamento,

perché succede anche a me, nel senso...

Viviamo due realtà diverse, però anche io mi sento spesso

nell'occhio del ciclone, mediaticamente.

No, so, lo so.

Vedi una volta.

E a volte vedo quello che magari fanno altri miei colleghi,

fanno magari cose dieci volte peggio e mi domando.

Ma se quella cosa l'avessi fatta io?

Come?

Come avrebbero reagito?

Ti capita mai di fare questo pensiero?

Assolutamente.

Alla fine sono arrivato alla conclusione che...

Sto bene?

La mia famiglia sta bene?

I miei figli stanno bene?

Betzit?

Sono d'accordo.

Però ti fanno un po' lo dico.

Da solo?

Da solo?

Da solo, il tiro d'ecculo.

No, no, anche a me.

C'è la mia famiglia.

Quindi non dico che un po' ti capisco perché sono due cose completamente diverse.

Però sotto la punto di vista della narrazione mediatica distorta

e di come del doppio pesismo che viene fatto rispetto ad altri colleghi

mi ci rivedo molto in questa cosa qua.

Che sempre nell'occhio del ciclone?

Sì.

Credo sia capito anche a te.

E anche io come te ho fatto tante cagate, hai capito?

E anche io come te ho sempre messo la faccia, quindi...

No, tante cagate?

No.

Qualcuno.

Qualcuno?

E tante delle qualcuna, colpa di quel ragazzo l'altro.

E colpa di tuo fratello.

No, non mi dico.

Non mi dico.

Mi dico.

No, non mi dico.

No, non mi dico.

No, non mi dico.

Non mi dico.

No, non mi dico.

Non mi dico.

Non mi dico.

No, non mi dico.

No, non mi dico.

Non si può.

Voglio quelle vere, non si sa.

Non si può.

Ti volevo chiedere invece di una cosa di cui ha parlato la

controparte, ma tu non hai mai detto la tua versione.

perché? Ma secondo me non era allora c'era stato forse una partita prima negli anni prima dove io

avevo detto i tifosi della Roma Z, era stata un po' antipatica questa cosa, ma lui non ce l'aveva

come secondo me con la partita, lui non ce l'aveva con il mister che non aveva fatto giocare, era nervoso.

Sembra il calcio l'ha dato a te. Si però lui è entrato e ha fatto interventi brutti anche sui

miei compagni prima di dare il calcio a me, di lui era nervoso. Era proprio nervoso di suo.

Poi avevamo parlato anche... Però vedi quello è il classico esempio.

Io lo rispetto tantissimo. Sì sì sì no lo so ma è fatto...

Ha bagliato sicuramente però non è che io posso succedere, ha fatto tutto gest ma io li voglio bene,

io ho scritto anche e ho detto ma è il calcio perché me l'hai dato non sai come mi ha risposto

ma ha detto manco tu ho preso bene. Però quello è il classico caso che se tu avessi fatto mai

nella tua carriera, non giocavi più a calcio. Però è anche vero che Totti ha fatto la storia

del calcio italiano. Sì ha avuto una condotta certo. Certo ma io non era per dire Totti è sotto

una campana di vetro semplicemente che se però tu avessi fatto una roba del genere sarebbe stato...

E non più giorno ancora. Sì sì sì, probabilmente sarebbe partito veramente un caso mediatico

incredibile, incredibile. Allora Inter, tu il triplete seri? Sì. Hai giocato tanto triplete?

Ti facevo giocare in morigno? Sì, giocavo sì. Cioè quella roba lì io dano un seguitore di calcio.

Ah c'è la Champions Top. Cioè quella roba lì secondo me è un pezzo di storia della nostra città.

Non si vede. Quella cosa lì è un pezzo di storia della nostra città del calcio italiano che ricordiai di un avvenimento

che è storico. Abbiamo vinto il campionato, cosa che sapevamo di poter vincere. Poi abbiamo vinto la Coppa Italia.

La Champions League, io non ci pensavo neanche, non ci credevo tantissimo, ma non è che ci credevo più di tanto.

Nel senso che era una cosa troppo grande per me per essere vera a vincere tutto quell'anno lì invece.

Io l'ho visto come un sogno veramente. E qual è stata la forza secondo te il gruppo, l'allenatore che ha fatto la differenza?

Il gruppo. Il gruppo, il mister. Cioè c'era un'atmosfera...

Il riigno ti carica. Cioè ti tira fuori il meglio, a volte anche il peggio, ma ti tira fuori il meglio di te.

E tu non lo sai neanche se è inconsapevole. Cioè lui magari ti fa arrabbiare e tu per mandarlo a quel paese spacchi tutto il campo,

fai bene ed è quello che voleva. Cioè è stato veramente bravo con tutti, veramente bravo.

De raccontami un po', come si festeggia dopo che vinci un triplete?

Alcol.

Sì, sì, ok, ma avete festeggiato in maniera particolare?

No, abbiamo fatto la festa a San Siro, siamo tornati a San Siro che dopo Madrid stiamo tornati a San Siro.

No, ma non mi ricordo.

Non mi ricordo, troppo altro.

No, no, no, non mi ricordo.

Faire delle feste pazzesche.

No, no, no, no.

Normal.

Ok, normale, normale.

No, normale, normale.

Dopo l'Inter dove vai?

Dopo l'Inter sono tu al City.

Sbai al City, squadrona, blasonatissima, altro campionato, altra mentalità.

Esatto.

Mentalità totalmente diversa, però in quel caso, dimmi se sbaglio, sei diventato un po' l'idolo dei tifosi.

Ma mancia se è stato bene, sì. Mi hanno voluto bene, ho voluto tanto bene ai tifosi, li voglio ancora bene.

Non c'era quel rapporto controverso che c'era con i tifosi interisti?

Ma con l'Inter ho avuto sempre un bel rapporto, anche con i tifosi bellissimo, però sei un po' rovinato in quello che ho preso lì.

Chiaro. Quella è stata un po'...

Ancestra, invece, mi hanno voluto veramente bene, mi vogliono bene tutto oggi.

Come ti sei trovato, che ti raccontami un po' della tua esperienza?

Inizialmente è stato difficile, perché comunque ho vado 19 anni, andare in un altro paese, in Glieterra, c'è tutto diverso.

Mangi male, tempo orribile.

Guidi al contrario?

Mi svegliavo con la depressione.

Però poi, piano a piano, ho conosciuto persone, amici, ho avuto ancora amici adesso da Glieterra.

Ho cominciato a uscire, a conoscere persone, gente.

E alla fine mi sono ambientato. Poi mi mancava tanto l'Italia.

Però mi sono ambientato bene.

Quando lavori bene, puoi essere nel posto più brutto del mondo, ma quando il lavoro fesce bene...

Certo, ovvio, certo.

Hai un bel ricordo. Il rapporto con l'allenatore come era?

Era mancini.

Si narra che non avessi un buon rapporto.

Avevo un super rapporto.

Super rapporto, mancini.

Poi, sì, normale, qualche volta, vai a cagare tu, vai a cagare tu, però quello succede nel calcio.

Non succede solo con me, succede con tutti gli attori, con tutti gli allenatori.

Quindi non è vero che vi siete picchiati?

No. C'è stato quell'opisodio dove io avevo fatto, avevo perso palla in allenamento, mi giro per prendere la palla a mio compagno,

io gli do un calcio, un fallo brutto, ma non è che gli rompe una gamba o un fallo,

e lui si è rabbiato con me, mi ha messo tutto, mi ha detto che cosa fai così,

mi ha detto che mi ha fatto apposto, volevo prendere la palla e basta, finita lì.

E' anche creato un'arroba.

Un caso incredibile?

Anche ha creato un'arroba dove sembrava che ci sia un po' di appugno.

Cavoli, quanto...

Io mi sono reso conto, essendo amico anche di altri calciatori, quanto la componente psicologica sia fondamentale.

Cioè, se non hai il mindset per sopportare anche un certo tipo di dinamiche fuori dal campo,

diventa impossibile riuscire a giocare bene.

No, ma penso che il livello mentale delle persone in qualsiasi lavoro è fondamentale.

Se non sei pronto psicologicamente, penso che non puoi fare quasi niente.

Però credi che questa sovra attenzione nei tuoi confronti, faccio un'ipotesi.

Se tu fossi stato un giocatore che creava meno clamore, meno scalpore, meno gossip e cose di questo,

è scandali giornalistici.

Non sarei qua.

No, non saresti qua.

Questi ha avuto una carriera diversa?

Cioè, se fossi stato più leggero psicologicamente parlando.

Cioè, tu dici se non avessi avuto il carattere che ho io?

Non il carattere, perché io credo che sia una parte di carattere che hai,

ma anche una parte un po' inmeritata, magari è un'opinione mia.

Cioè, anche un certo tipo di giornalismo che ha un po' cannibalizzato la tua immagine,

perché facilmente ti prestavi.

Mi ha aggiugato e mi ha anche penalizzato, sono sincero.

Mi ha aggiugato tanto nel campo, ma ne ha anche penalizzato il mio carattere, tanto.

Chiaro, però mi racconti di una serie di cose che comunque poi venivano fuori e non erano neanche vere.

No, poi erano ingigantite.

Ecco, se non ci fosse stato questo ingigantimento e quindi una pressione psicologica maggiore,

pensi che la tua carriera sarebbe andata in maniera diversa?

È una bella domanda questa, ma non me l'ha mai fatta nessuno.

Cioè, se fosse stato più libero mentalmente, se fosse stato più libero mentalmente,

se avessi avuto l'attenzione mediatica che aveva un tuo compagno di squadra.

Ma appadassi che magari carriera completamente diversa, no?

Ma decisioni diverse, circostanza diverse, sì, quello sì.

Cioè, situazioni che sono successe che magari potevano, poteva evitare o...

Sì, ha qualcosina di diverse sarebbe stato sicuramente, sì.

Ti faccio una domanda a bruciapelo, magari una domanda un po' stronza.

La percezione che tu sia per tutti un talento sprecato, tenere in di conto di questo?

Ma il sprecato ho finanziato il punto, perché ho vinto tutto.

Quindi non so cosa è sprecato.

Non ho vinto l'europeano, non ho vinto il mondiale, però parla a livello di posto.

Il sprecato nel senso che per tutti potevi essere molto di più di quello che hai fatto?

Sinceramente, io sono una persona che, quello che pensano gli altri, sta là.

Se guardo me stesso, sì.

Quella è una cosa che ho sempre pensato.

Sì.

E hai quel...

Il piace, perché potevo dare molto di più.

Hai qualche rimorso?

Sicuramente potevo far di più.

Ho fatto bene.

Cioè, se io guardo la mia carriera il giorno che lascio il calcio, penso di non aver fatto così male come...

Però sicuramente potevo far di più, sì.

Ed è un rimorso su questo.

Nonostante ciò, abbia fatto tantissimo.

Non era nulla da togliere rispetto a ciò che hai fatto, ma rispetto a quello che c'è le aspettative,

anche, magari, troppo alte che c'erano.

Il mio procuratore, che non c'è più, purtroppo, diceva sempre che...

Ronaldo e Messi hanno...

Avevano...

Mi diceva, ora che loro hanno così tanti palloni d'oro, perché tu giochi al 20% delle tue possibilità.

Perché se giugassi al 100, ce l'avresti tu.

E sembra una frase troppo grande.

Ma, conoscendomi e sapendo le mie qualità, è vero?

E quello, sì.

Un po' mi fa star male, perché se potessi tornare indietro quello lo cambierei subito.

Certo.

Però, del periodo Vincester City, io ho questa immagine, perché mi piace guardare i video dei calciatori che fanno gol.

O che litigano e fanno le risse.

E c'è...

No, c'è una amichevole in America.

Amichevole in America.

Dove tu fai questo colpo di tacco e Mancini si incazza e ti tira fuori.

Hai anedo ti rispetto a quell'evento.

La verità è che c'era uno col fischietto, in tribuna, che ha fischiato.

Perché se tu senti il video bene, senti il fischio, ti giuro.

Tu senti il video bene?

Pensavo che fosse fuori gioco, quindi ho fatto una cazzata.

Ma se tu guardi i miei video davanti alla porta, sono sempre serio davanti alla porta.

Cerco sempre di far gol.

Ma veramente pensavo che fosse gioco fermo.

Ma guarda, se tu guardi...

Ho scomettiamo soldi.

Guarda il video e senti il fischio.

Veramente, lo senti proprio nel video, il fischio.

Pensavo fosse per quello che cercavo di spiegare a Mancini, ma era rabbiato e capisco.

Però quello che non dicono è che prima ho fatto gol.

Non mando mai a Fanculones.

E invece tu hai i tre migliori gol della tua carriera.

Più belli.

Intento li metto, io ricerco.

Allora, secondo me, Milan Bologna.

Porca, Troia.

Che golasso.

Chiso gli occhi.

Che golasso.

Quando ti rida così in lontano, ci credi o ti ritanto per tirare?

Ci credi.

Ci credi.

Io tirerei così tanto per tirare.

Poi, dimmi il secondo.

Italia-Germania, al secondo gol con la Germania.

Italia-Germania, dai, godiamocelo.

Contra l'altro, la famosa esultanza che poi è diventata un super meme, che ti facevano te, Super Saiyan.

Bene, ma dà pure un mifartello.

Madonna.

Esultanza. Qui eri incazzato quando hai esultato.

Sembravi incazzato.

Tu c'è questa cosa, secondo me, che sembri sempre incazzato.

Per quello, per la gente sembri scontroso.

Perché, guarda, che l'esultanza che hai fatto.

Guarda, non sembri mica felice.

Cioè, adesso giutivamente, non è che sembri proprio felicissimo.

Sembravi incazzato.

Sembrava.

Prendo qualcola palla al balzo di questo gol per chiederti, qual'è il tuo rapporto con la Nazionale Italiana?

Quante presenze hai fatto in Nazionale?

Non lo so.

Non ho idea.

No, non lo so.

Un po' però lo ho fatto.

Un po'.

Ti senti ancora un calciatore da Nazionale?

Sicuramente sì.

Penso che il rapporto che ha un giocatore quando entra in Nazionale è troppo forte.

Se tu senti Nazionale come la sento io, è troppo importante.

Troppo importante.

Non conta tanto quello che la gente dice, quello che si parla.

Nazionale, Nazionale, non si tocca.

Quindi è un'emozione troppo forte giocare in Nazionale.

Poi sei andato al Milan?

Al Milan come ti sei trovato?

Il Milan, benissimo.

Poi ho un rapporto con Berlusconi, con Gagliani, che è sempre stato bello.

Già da prima di andare al Milan.

Il Milan e la famiglia si sta troppo bene al Milan, veramente.

Cioè, c'è mai stato nelle squadre in cui sei stato un giocatore della tua squadra che proprio ti stava in culo?

Cioè, uno che mi stava antipatico?

Sì.

Io sono molto scherzoso, scherzo con tutti.

Tu, nello spogliatoio, cioè, te la vivi bene?

Sì, io sono quello che è scherzo, sono quello che rida.

Perché non deve essere facile mantenere un rapporto nello spogliatoio?

Cioè, ci sono calciatori che non hanno...

Cioè, come nel tutti i lavori alla fine,

è un figio, cioè, magari quello che ti sta meno simpatico, quello che ti sta più simpatico,

però devi sapere che tra virgolette va in guerra con quelle persone.

Quindi alla fine devi fartela amica.

Cioè, ad esempio, io adesso, a Sion, sono capitano,

invito i miei compagni a casa a mangiare, tutto quanto.

Quando si crea un bel regame di squadra, hai più possibilità, veramente, di intenderti, di capirti.

E di vincere.

Guardi la partita insieme.

Certo.

Ma perché hai fatto così? Cioè, hai più possibilità di vincere la verità.

Sì, sì, sì, vero.

E, per esempio, tu mi hai detto, cosa pensi del gruppo del tripleta?

Eravamo un bel gruppo, veramente un bel gruppo.

E il gruppo fa la forza veramente.

La forza della coesione.

E il fallo più brutto che ti hanno fatto nella tua carriera?

Mi ricordo.

Cioè, non c'è mai stato uno che ti ha fatto proprio male,

che proprio ti ricordi che ti hanno fatto male?

Ti dico la verità? Sì, ti viene in mente qualcosa da...

Non ho presi così tanti di falli che non mi ricordo neanche.

Non ti hai mai capitato che uno ti faccesse il fallo di infortunasse?

No.

Mai?

Sono duro, sono duro.

Cioè, è difficile spaccarti, eh, cazzo.

Però, quello di Totti è brutto.

Eh?

Però, di Totti sembra brutto.

Ma non fa male?

No, quello di Totti, no, perché non la...

Mi dà un calcio col collo.

Non può mai farti male, un calcio che c'è.

Fa male, ma non ti spaccano.

Mi dà un calcio col collo, non può mai farti male, un calcio che c'è.

Fa male, ma non ti spaccano.

Mi dà un calcio col collo, non può mai farti male, un calcio che c'è.

Però, fisicamente, non fa così mai.

Il giocatore più antipatico contro cui hai giocato.

Cioè, c'è un dif...

Ecco, no, no, hai difensore.

Tu sei attaccante, quindi te la vedi con i difensori.

C'è un difensore con cui...

contro cui hai giocato, che utilizzava anche la componente psicologica.

Cioè, tipo, che ti insulta oltre a...

Tutti.

Tutti fanno così?

Tutti fanno.

Chi ha il migliore insultatore secondo te, a livello di difesa,

che riesce a mandarti ai pazzi?

Secondo me, il migliore in questo è Materazzi.

Però, io non ho avuto un squadro, grazie a Dio, quindi...

Materazzi è il migliore a livello psicologico.

Marco, se ti prende di mira, è difficile che tu esco dalla partita tranquillo.

Sì, eh.

È difficile.

Ebbene, abbiamo visto con Zidane...

È molto difficile.

E lui ti prende di mira, pare che poi è un fenomeno,

perché difensivamente è un fenomeno.

E in più, psicologicamente, è anche forte.

Cioè, ti entra in testa.

Però, io l'ho visto con gli altri.

Grazie a Dio, non ce l'ho mai avuto contro.

E il difensore è piuttosto contro cui giocato?

Piuttosto...

Cioè, che quando c'era la partita e vedevi quello,

dicevi, porca puttana, dove giocare contro questo?

Forse Tiago Silva.

Tiago Silva?

Forse Tiago Silva.

Uno dei più forti che ho visto.

Cioè, che proprio ti dava filo da torcere?

Forza.

Forza.

Mi farai entrare il fratello di Mario Balotelli,

Enoch.

Mi aiutate con il microfono.

Clauto, perché dovo applaudire.

Quanti anni hai, tu sei più giovane?

30.

Sei del 93.

Ok, non mi fai sentire particolarmente vecchio.

Quindi la cosa...

Ti sposi?

Ti sposi?

A giunio.

A giunio? Ah, congratulazioni.

Non è sicuro ancora.

Ah, non sei sicuro.

Allora, voi nascete dove?

Esattamente.

Io a Brescia.

A Palermo.

Tu a Palermo? Ok.

E...

Faccio una domanda, perché non lo so.

Eravate già fratelli prima, no?

Sì.

No.

È legittima la domanda.

Che domanda.

No, ha senso quello che ho chiesto.

Siamo fratelli, fratelli.

Sangue.

Eh, ok.

Quindi venite dalla stessa famiglia di sangue.

Eh, voi che cazzo ridete?

In che senso fratelli prima?

Che magari lui veniva dall'altra famiglia, lui dall'altra,

e poi vi siete trovati...

Stessa mamma e stessa papà.

Stessa mamma e stessa papà.

Andate nella stessa famiglia, a Brescia.

E come avete vissuto questa cosa dell'adduzione insieme?

Cioè, vi siete...

Ma io ho stato buttato.

Lui no.

Io ho vissuto con i miei genitori.

Un casino in una nostra stella.

Oh, mio Dio, aspetta.

Un casino.

Cioè, c'è l'accento a Brescia, l'ho anche lui.

Eh, perché lui è nato a Brescia, è cresciuto a Brescia.

Io sono nato a Palermo, ma cresciuto a Brescia.

Poi ci sono due sorelle.

Scusatevi, scusatevi.

Avete la stessa mamma, giusto?

Naturale.

Sì.

Che ha partorito lui a Palermo.

Sì.

E poi ha andato a partorire te a Brescia.

Esatto.

Ok, giusto.

Sì.

E lui è andato in un'altra famiglia.

Dopo.

A quattro anni.

A quattro anni.

E tu sei rimasto con la mamma naturale.

Hai soltanto un affidamento.

L'affidamento funziona, tipo, durante la settimana.

Stai con la famiglia fidataria.

Il weekend lo passo con la famiglia fidataria.

Ah, con la mamma.

Quindi, quindi, comunque io e lui, da piccolini,

si han sampiato insieme.

Ah, ok.

Quindi, ok.

Scusatemi, ragazzi.

Vi chiedo, perdono.

L'avevate mai raccontata questa cosa?

No.

Ecco, perché non la sapevo.

Però, cioè, quindi, nonostante tu vivevi in un'altra famiglia

e nel periodo dell'affidamento congiunto,

vi vedevate, vi vedevate.

Sì.

La famiglia Balotelli, tante volte, il weekend.

O tornavo io a casa.

Comunque, stavamo spesso insieme.

Quindi, avevate un attimo rapporto con entrambe le due famiglie.

Cioè, sia la tua che la sua.

Cioè, le vostre famiglie.

Sì, sì, sì.

Bene, e come l'avete vissuta psicologicamente questa cosa?

Cioè, lui mi sembra l'abbia,

cioè, l'abbia patita in qualche modo

e tu, tu li sei stato d'aiuto.

Ma, diciamo, che lo sofferto un po' in chi.

Inizialmente, non avere mio fratello,

vedere il mio fratello,

lontano da casa,

all'inizio lo sofferta.

Ecco, poi, dopo io,

sono stato un anno in gana,

perché, in inginito, rifacciarono fatica comunque

a tenermi, erano da soli, loro.

Quindi, ho fatto un anno in gana.

E sono ritornato e riusciamo a rivederci,

però soffrivo la...

La lontananza, la distanza.

Però, col tempo, poi, dopo,

siamo stati bravi, dai.

Cioè, comunque, c'è un rapporto forte,

nonostante, comunque, il tempo per vedervi

non era, non era tanto, no?

Quindi, era un legame forte.

Cosa, cosa secondo voi, vi ha unito così tanto?

Ma, beh, secondo me, il sangue,

quando quello si sentiva.

Avviamo, anche quando stavamo insieme

quel poco tempo, io quando andavo a casa

piangevo sempre, stavo male,

non mettevo nel letto, quindi

non vedevo sempre l'ora di diventare grande

per stare come fratello.

Certo, sempre.

È una figata, ragazzi.

Abbiamo vissuto insieme, infatti.

Ah, il Manchester City?

Lui viva con me, viviamo insieme.

E tu che cazzo facevi, il Manchester?

Niente.

Niente, ti guademi la vita.

Ecco, anche qui, però,

anche tu intraprendi la carriera calcistica.

Dove, come, quando?

Quest'anno c'è 19 gols, diciamo 6.

19 gols?

È la Madonna, ma dove giochi?

Ospitaletto.

Ospitaletto, serie?

Eccellenza.

Eccellenza, ok.

Io ho iniziato a Carpenedolo,

una squadra che faceva militava in CRC,

e mi sono sempre divertito io.

Diciamo che le nostre storie erano uguali,

i miei genitori con il calcio non volevano saperne.

Proprio, mi ho fatto fare anche anni senza calcio.

E volevano solo che andasse a scuola.

E poi comunque ho fatto Carpenedolo,

poi mi sono fermato, ho fatto quell'anno buio o fermo,

e sono stato a Manchester con Mario.

Da lì Mario ha voluto farmi ricominciare,

e mi ha detto, no, vado a giocare, non puoi stare fermo,

non sono stato a giocare,

allora mi sono allenato con loro a Manchester City.

Andavi da loro, i squadri?

Ma non è legale, non credo sia legale.

Si, si, alla fine dipende alla società, se ti lascia andare.

Io ho detto, ragazzi, fatemi allenarmi un fratello con noi.

Cioè, se io volessi venire ad allenarmi da te in Svizzera,

posso venire, ok, è top, lo prenderò in considerazione.

Io faccio cagare, faccio veramente...

Ma io non ho mai seguito il calcio in vita mia,

proprio una cosa che non mi piace.

La nazionale...

Ma cosa non ti piace del calcio?

Non mi piace l'ambiente.

Non mi piace l'ambiente del stadio, intendi?

L'ambiente del stadio è terribile secondo me.

Ma non lo stagio, dai.

Io pensare che della gente si deve pestare o addirittura ammazzarsi

per delle partite e però...

Quello non è calcio, quello non è calcio.

Però l'ambiente è quello, cioè, io mi ha capitato,

ho fatto un esempio in qualche puntata,

di beccare degli ultradi una famosa squadra di calcio milanese

che ancora si mettono a fare il saluto romano

durante l'inno nazionale.

Cioè, però capisci quelli che gestiscono le tribune,

sostanzialmente, cioè, non è proprio un ambiente

che non mi...

Troppo macho per i miei gusti,

cioè, a me fare il macho per forse,

sei uomo, sei uomo,

non è che devi dimostrarlo facendo il saluto romano

o facendo il grosso allo stadio.

Non so, è l'ambiente che non mi piace.

Vabbè, tornando a voi,

lui inizia a fare calcio prima di te.

Sì.

E tu segui suoi passi per spirito d'emulazione

per il fratello grande?

Sì, è sempre stato,

perché mio papà è sempre giocato a calcio.

Quindi...

Poi ho incominciato lui,

e vedevo già nei giornali che uscivo al suo nome,

e io mi vantavo già da piccolo...

Alla frutta, lo so.

Sì, all'Umezzana.

Lo sopevo.

Mi vantavo, il frattere lo giocò all'Umezzana,

allora anche io dovevo diventare...

come lui dovevo diventare.

E ti rode il culo che lui abbia avuto

una carriera migliore della tua,

posso dirlo?

No, mi ha aiutato.

All'inizio volevo, come ti dicevo...

Emularlo.

Emularlo.

Poi, invece, no, perché grazie a lui

siamo usciti da tante cose, capito.

Quindi...

mi ha solo dato una forza in più.

Ho partito di più, forse,

quando ci paragonavano, ecco.

C'è una cosa lì, sì, però...

anzi, quello grazie a Dio...

è stata una cosa che...

Tu mi hai giocato in Serie A?

No, Serie A.

Hai mai arrivato vicino

ad arrivare...

Serie A, no, mai.

No, Massimo è stato...

Serie B.

Serie B, che comunque...

L'hanno scorso in Turquia.

L'hanno scorso in Turquia.

Ah, quindi doveva lui? Vai tu, praticamente.

C'è lui giocando in Serie A in Turquia

e tu giocami in Serie B in Turquia.

Come era Serie B Turca?

Buon livello.

Buon livello.

Com'è il calcio turco?

Ma mi è piaciuto.

Mi è piaciuto.

Difficile, ci sono giocatori forti,

però...

sono organizzati...

un bel campionato.

Sì, sì.

Non sapevo, non conoscevo.

E...

Poi c'è Gata Saray, Besiktas...

Ah, sì, sì, Gata Saray conosco, sì, sì, sì.

Ah, domanda, lì Cassano.

Cassano, sei amico di Cassano?

Sì, sì.

Cosa pensi?

Allora, tu sei uno di quelli che ha provato

il fatto che lui spari a zero in questo momento

nel Bobo TV?

Ma, guarda, sinceramente, lui è sempre stato così.

Nel senso che non è che sta facendo

la parte o altro.

Lui è sempre stato così.

È molto diretto, dice le cose che pensa.

A volte ho imparato pure io

che bisogna mettere i paletti, ecco.

Però lui è il personaggio così.

Fa il suo.

Fa il suo, fa il suo.

Bene, non sei amico di tutti,

non c'è nessuno che ti sta sul cazzo.

Ma dai.

Ma guarda che non sono come la gente parla.

No, infatti mi fa piacere, mi fa piacere.

E' normale, qualche volta, qualche disbil,

se l'ho avuto, però da dire

quello mi sta antipartico, non assolutamente no.

Ah, vedi?

E tu come hai vissuto

la carriera di tuo fratello rispetto

a tutta l'attenzione mediatica

che c'era nei suoi confronti,

cioè hai cercato di aiutarlo.

Ti sei stato da aiuto,

sei stato più un compagno di merende in questo caso.

Potevo

essere da aiuto

diciamo

ero più giovano anch'io.

Mi siete divertiti, questa sensazione.

Quello sì, quello sì.

19 anni.

16.

Insieme in Inghilterra.

Certo, non poteva essere lui l'angelo

Pustode tuvo.

Sera io il suo, ma io lo ero però

vi siete divertiti un botto.

Lui di più però, sì.

Poi era dura con lui, non era facile.

Questa leggenda metropolitana

delle macchine spaccate vera

o è falsa?

Ho fatto due o tre incidenti in vita mia, sì.

Però incidenti

niente di speciale, mi ricordo una volta

contro un'altra macchina che ha frenato di botto.

Cioè non ho mai fatto roba.

Vedi, però passa, nell'immaginare collettivo

c'è questa cosa di ballotelli che spacca le macchine.

Ne parlavamo prima.

Una in Inghilterra che mi hanno anche risarcito

perché era colpa dell'alma di tutta la macchina.

Cioè però ovviamente riuscito che io fatte le incidente.

Credo di aver avuto più o meno

quasi le stesse macchine che hai avuto tu,

di Lamborghini, Ferrari

e non sono mai andato oltre

i 130 kmh.

Davvero?

Mi cago sotto, mi sudano le mani.

GTR Nismo a 1400 CV.

Cos'è un?

GTR Nismo a Nisan.

La macchina che valiva veramente veloce.

Ho perso un po' la passione nelle macchine.

Infatti ho venduto a Ferrari,

ho venduto a Lamborghini, ho venduto tutto.

Adesso una RS Q8 Audi.

Una 500 Abarth

e ho la GTR che non guida.

Ma la 500 Abarth è veramente data marro, posso dire.

È la Riva però, dai cariva.

Adesso la sto vendendo però.

Dai, è proprio brutta.

Un po' in guidare perché io ho fatto gli scarichi

e fa papapapapa.

E basta, no?

Cosa volevo dirvi?

Vi siete sostenuti a vicenda?

Vi siete divertiti?

E oggi?

Oggi che cosa?

Cosa vi aspettate dal vostro futuro?

Il progetto.

No, la domanda non mi rispondere.

Prima tu poi...

Siete un duochomico fantastico comunque.

No, il progetto.

Il programma io lui, facciamo i milioni veramente.

No, progetti di sposarmi

e di far famiglia.

Non è un progetto di sposarti

perché ti sposivino.

Progetti dopo il matrimonio.

Dopo il futuro, fare dei bambini.

Se tu che di famiglia domande scuomo.

Non è un progetto di sposarti, ormai ti sposi.

Non è il progetto che viene dopo.

No, bene.

Progetto dopo, far famiglia.

Far famiglia. Tu?

Io sono single.

Tu sei single?

Si è appena lasciato quindi ti diverti.

No.

Adesso non lo dici.

Non lo so.

Non lo so.

Mi sono lasciato.

Quanti figli hai tu?

Due.

Da due compagni diverse.

Ti faccio una domanda così di mia curiosità.

Quanto è difficile

stare vicino al proprio figlio

quando ti lasci con la tua compagna?

Guarda, io sinceramente non ho mai

creato

una famiglia

nel senso di stare con una donna,

amarla e dire

facciamo una famiglia.

Non ho mai avuto questo nella mia vita.

Certo, non l'hai cercato.

La cosa difficile è non averli

sempre con me, quello sì.

Quello a volte mi

regga tristezza.

Diciamo che mi sono abituato.

Certo, certo.

Quanti anni hanno?

Mia figlia a 10.

5 anni.

Tu hai?

Due bambini.

Una bambina di due e un bambino di 5

ma sembra che ce n'è a 10

perché mi arriva qua.

40, 41, 42 di piede.

Orcatroia.

Una cosa che ho notato comunque

è che

hai fatto dei gol

sia recentemente Svizzera

che anche in Turchia

che sono finiti subito in tendenze su Twitter

e non diventati super virali.

Te ne sei reso conto?

Io sono un disastro di società.

A volte metto le storie e questa

mi scrivo, ma stai facendo?

Perché mi piacciono gli animali

metto i leoni.

Ma basta metterli leoni.

Secondo voi,

faccio la domanda, quel è il giocatore

più forte attualmente?

Oggi?

Io ce l'ho uno mio.

Da non intenditore. Ancora messi?

Ancora lui?

Mbappé.

Io vi sparo.

Ti posso dire Alan Mbappé.

Io dico Alan Mbappé, sono forse

i due che se hanno la testa giusta

per 10 anni saranno i prossimi messi

Ronaldo secondo me.

Ma

finché messi in campo non puoi

dire un altro giocatore.

Cristiano Ronaldo ha fatto tantissimo

fenomeno anche lui,

ma messi è una cosa.

È proprio un alieno.

C'ho giocato contro tutti e due,

ho giocato contro tanti fenomeni

ma messi in una roba

personale.

Pazzesca.

Oggi è normale diverso, però

finché giocano non posso dire un altro.

Mbappé e Alan possono essere i nuovi messi

e Ronaldo.

Mi piace tanto così.

Per me questi quattro

possono fare la storia del calcio.

Se resti mendato a giocare alla Juve?

No, no.

Dovevo andare alla Juve?

Dovevo andare alla Juve?

Perché dopo il

Manchester City

ho avuto un appuntamento a Torino

con

Chichera Marotta

Nedved

Conte.

Abbiamo avuto un appuntamento, abbiamo parlato

con Conte come gioca la squadra così

Mino ha parlato con

la dirigente

e ha avuto quanto

e c'era l'offerta, quindi in teoria doveva

andare alla Juve.

A da ritorno da Torino

Mino chiama Galliani e dice

che lo stavo andando alla Juve.

No, no, no, no, assolutamente.

Mila.

Ci sta.

No, non ci sarei mai andato.

Se sei tifoso del

Milan.

Calcisticamente parlando, sono sempre

giocato nell'Inter.

La Juve è proprio

l'antagonista, certo, certo, certo.

Ma poi ovviamente la Juve, sicuramente

se fosse stato la Juve, avrei fatto

anche una gran carriera lo stesso.

Certo.

Va bene, va bene, io

ti ringrazio, non volevo aprire una parentesi

se possiamo aprirela sul tuo procuratore.

Cioè, che è venuto a mancare

da un anno

che tipo di rapporto avevi con lui?

Ah, il padre e figlio.

Sì.

Diretto.

Tirava le orecchie.

Ma mi ha aiutato tanto.

Anche lui godeva di una fama

diciamo come

amato e odiato

dalle squadre di calcio

perché secondo te?

Ah, perché lui non...

lui guardava l'interesse dei giocatori

e guarda il tuo interesse e basta, non guarda

l'interesse della società. Certo.

Quindi come ti porto, li porto avvia.

Era bravo in quello che faceva.

Era veramente unico in quello che faceva.

Aveva...

parlava 7 lingue, 8 lingue.

Sapeva

la comunicazione che aveva Mina

secondo me persone così non esistono.

Perché era un fenomeno.

Ti giuro e non fai un fenomeno.

Cioè, ti faceva credere che se salti giudo al balcone andava bene.

Era un fenomeno.

Bene, bene.

Io ti ringrazio, vi ringrazio

per essere stati con noi. Ringraziamo Mario Bellotelli

Enoch per essere stati ospiti a Muschia

e ci vediamo ad una prossima puntata.

Ciao amici.

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Oltre al calcio con Balotelli

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