ONE MORE TIME di Luca Casadei: Emis Killa, dal muretto ai grandi palchi

www.repubblica.it www.repubblica.it 6/22/23 - Episode Page - 1h 27m - PDF Transcript

Io forse in realtà con la gente di strada conquisto tuttora più che l'ammirazione c'è proprio

un senso di familiarità, cioè con il fatto che io stesso sono cresciuto comunque in piazza sulle

panchieni strada, ammirando quelli più grandi. Io non so in quel contesto di case popolari di piazza,

mi sento a casa, sai come quando una persona non so, ti faccio un esempio, la mia fidanzata è

di origine campana, quindi quando sente qualcuno che parla in dialetto no, simile a napoletano si

sente a casa. Per me la stessa cosa è quando io ho a che fare con una persona che ha quelle

movenze, quel modo di parlare una un po' da zanza e mi sento a casa mia perché è come sono

cresciuto con la gente fatta in quel modo.

Purtroppo non esiste una scuola che ti insegna a gestire il successo e per questo ho deciso

di realizzare questo podcast che parla di rinascita, facendo un viaggio nella vita di

personaggi noti che mettono a disposizione la loro storia per aiutarci a cadere meglio.

Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con Emiliano Giambelli, in arte mischilla,

un ragazzo che ha respirato la vita dell'artista attraverso il padre,

germogliata poi attraverso le battle di freestyle, per arrivare ad affermarsi come uno dei punti

di riferimento della scena. Per non perderli episodi della stagione, clicca al tasto segui e

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Io sono Luca e questo è One More Time.

Eccoci qua, finalmente. Finalmente perché vuoi voglia?

Ah, me anche io. Sai che riccipro che è la cosa?

Quindi partiamo dall'inizio, come tu ben sai. Perfetto.

Voglio sapere come ti devo chiamare. Se emi, emi, segliano.

Emi. Emi. Come gli amici.

Bello. Grazie, è un onore. Allora, partiamo appunto dall'inizio. Dove nasci? In che anno?

In che famiglia? Se nasci da figlio unico, raccontami il contesto.

Ok, questa è che sembra una domanda banale, in realtà non è per niente, anche perché

giustamente quando uno nasce riesce a mettere insieme in pezzi un po' in base a quello

anche che ti hanno raccontato, perché sei molto piccolo.

Comunque, allora nasco il 14 novembre del 1989, a vi mercate,

figlio unico da parte di mamma, non da parte di papà, nel senso che mio padre aveva già

avuto mio fratello. Che abitava con voi?

No, non abitava con la mamma. E in un contesto più che umile, direi, nel senso che mio papà

era un pianista di musica classica, artista pieno, diciamo, con tutti i pro e i contro,

diciamo dell'estero un artista. E mia madre, sai che non so neanche se lavorassi, ti dico

la verità. Questo quando sei nato?

Quando sono nato, esatto. Stavamo appunto in questa piccola casa, vi mercate, però

ovviamente poi i primi ricordi che raffiorano sono quelli, credo, dai tre anni in poi, quindi

quando i miei si erano già separati, insomma, poi lì ho iniziato, diciamo, a capire un

po' la realtà e appunto a vedere mia madre che andava a lavorare, insomma i primi problemi

di mio papà e tutto quello che poi verrà a fare durante questo intervisto.

Io mi soffermerei un po' sui tuoi genitori, poi sono molto sensibile all'argomento,

nel senso che la prima domanda che faccio è come è rimesso a coccole, quindi te la

faccio e poi proseguo. Come è rimesso a coccole con entrambi?

Allora, faccio fatica a risponderti in maniera cronologica, nel senso che come ti dicevo

non ricordo molto, ho pochi ricordi di quella casa, pochissimi.

Però il bilancio del rapporto con loro, ovviamente so che tua madre faceva più l'uomo,

intendo che era la severa e tuo padre ha più permissivo.

Esatto, esatto, sicuramente nel corso della mia vita quello che mi ha coccolato è stato

mio padre, mia madre, no, non molto.

Coccolare, vogliere che ti capiva o vogliere che ti abbracciava?

Tutti e due, tutti e due, sì, sì, mio padre mi ha dato pieno supporto, comprensione, era

appunto anche il coccolone, nel senso fisico, cioè era uno comunque da baci e abbracci.

Mia madre non che fosse annaffettiva, però sicuramente come tu stesso hai detto ha avuto

un ruolo un po' più pratico nel crescermi e sicuramente non è mai stata la madre come

ricordi, quella della famiglia del mulino bianco, sempre è stato uno che si è fatto al mazzo,

che ha lavorato e che quando ha dovuto è qual è che ha fatto gli schiaffi, mia madre.

Raccontami il percorso, quindi dai 3-4 anni adesso comincia a avere più o meno dei ricordi,

raccontami fino alla scuola, parlami di tutto in parallelo, poi ti approvio delle parentesi.

Ok, ci provo.

La prima volta tra l'altro che neanche l'apsicologa mi ha mai fatto una domanda, allora bisogna

partire dal principio, mio padre come in realtà poi molti sanno perché hanno l'ho mai nascosto

aveva un disturbo bipolari della personalità e questo dovuto al fatto che era sicuramente

predisposto da una parte, dall'altra ha avuto dei problemi con la droga, quindi questo ha

enfatizzato il problema e anche la vita che conduceva non lo aiutava, perché come dicevo

prima era un'artista, quando dico un'artista pieno è in realtà un complimento, però l'artista

pieno spesso si auto infligge delle sofferenze anche involontariamente, però per intenderci

era uno di quelli che quando si preparava magari per fare un concerto cominciava a non

dormire più a Strasby e tutta la notte a suonare, quindi anche lì lo stress, unito

la tua predisposizione alla droga in questo caso ti rende una bomba o un'loggeria e ogni

tanto scoppiava.

Quindi io diciamo sono avvenuto a contatto con questo problema di mio papà già da molto

piccolo, quindi la casa in cui ti dico che non ho molti ricordi ne racchiude qualcuno

inerente a questo problema di mio padre, l'episodio più famoso anche tra i miei fan affezionati

è quello del fuoco d'artificio, c'è una notte di mio padre scoppio a un fuoco d'artificio

dentro casa, dentro la camera da retto mentre dormivo amo, fuoco vero, ci tengo sempre

precisarlo perché la gente pensa ai boti, invece no, proprio una cosa pyrotechnica.

E poi insomma qualche ricordo e qual'è lì, tra lui e mia madre, insomma le classiche

robe poi con sé piccolo, forse ti ricordi più le voci, insomma i rumori più che ciò

che vedevi.

Quindi niente, si sono separati, credo che io avesse i tre anni circa, però ovviamente

non riuscivo a accogliere pienamente quale fosse la motivazione, sapevo soltanto che

i miei non andavano più d'accordo, quindi mia madre andammo a vivere dei miei nonni

per un periodo e mio padre da chi mi ricordo in quel periodo era ricoverato in ospedale

perché lui o ogni tot aveva un crollo e quindi quando, diciamo, smetteva di prendere

le medicine e iniziava a prendere altre robe un po' troppo e come ripetono a fissarsi

anche devo fare un concerto.

La roba del concerto era sempre il campanello all'allarme, quando si aveva faccio un concerto

a maggio e sapevo che a maggio non ci arrivava mai, prima o lo arrestavano perché aveva

fatto qualche cazzata o comunque si costituiva talvolta, però insomma finiva in ospedale

e psichiatrico.

Quindi i primi ricordi a casa dei nonni sono un po' quelli, mi ricordo che mi chiamava

dall'ospedale e era sempre sedato per esempio perché li davano le medicine, quindi sentivo

la voce in passata, faccio anche fatica a capire che cosa mi dice a seltirefono, però

poi per un motivo o per un altro, era molto di parola, cioè comunque era lucido nel suo

essere, quindi quando mi diceva settimana prossima vengo a casa, che io poi con gli anni non

ci credevo quasi più anche se lo faceva sempre, però quando cresci prendi con sapolezza

il problema di una persona è la senti così, ti viene difficile credere che lui stesso

sia cosciente di quello che ti sei dicendo, invece effettivamente da lì in poi vedevo

che nei giorni seguenti, in quella settimana, le chiamate erano sempre più, lo sentivo

sempre più lucido, la voce era sempre meno sbiascicora e usciva e tornava ad essere il

papà super, non ho anche avuto.

Sì, non sono quelle sofferenze che diventano sofferenze nel momento in cui teleimpongono

quando tu sei già abituato a una vita diversa, per me quella era una normalità, quindi io

sapevo che quando i nonni o la mamma mi dicevano, papà non sta bene, sapevo che mio papà

non stava bene, quindi era in ospedale a curarsi, fine non mi facevo troppe domande.

A proposito di cure, so che tu a quattro anni hai subito un intervente al cuore, giusto?

Proprio in quel periodo sì, mentre abitavamo dai nonni, mi ricordo che eravamo sul letto,

noi dormivamo in camera, c'era la casa di miei nonni, c'era la cameretta che un tempo

era la cameretta di mia mamma e delle sue due sorelle, quindi dormivamo lì, mi ricordo

che una sera sul letto mia madre mi disse che dovevo fare questo intervento e appunto

che avevo un difetto interventricolare, infatti è un buco tra due sezioni del cuore.

Con genito, nel senso anche i tuoi genitori hanno questo tipo di problemi?

No, no, no, no, e niente che saremo dovuti andare a Massa Carrara, c'era un chirurgo

molto bravo quanto pare quei tempi a fare questa operazione e lo dovetti fare, in senso

che poi andai in ospedale e quello fu abbastanza un brutto periodo, nel senso che anche lì

non è che abbia dei bellissimi ricordi, cioè da una parte ti dico, mi ricordo la sera

che sono arrivato per esempio, ero inconsapevole, quindi oggi avrei paura magari, invece non

avevo paura perché sei un bambino, quindi già il fatto che ti mettono sul letto, ti portano

tutto da mangiare, no, poi comunque c'era mia mamma che in quel frangente invece era

molto affettuosa, era molto vicino a me, non è che la madre rigida alla fatta quando

divino iniziato anche a essere un bel cagacazzo.

E' sempre stata vicina a te, solo che hai dovuto fare il furer in determinati momenti

per darti la retta via?

Esatto, esattamente, quindi in realtà poi le sono grati, poi ci arriveremo, però sono

questi anche...

Da maturici e più lucidi?

Assolutamente, però la cosa brutta poi diventando genitori, intanto ci penso questa cosa mi fa

star male, no, cioè mi ricordo veramente di bambini che magari dovevano affrontare altri

interventi più gravi, perché il mio tutto sommato non era un intervento così serio,

cioè questo ho detto comunque, cioè non era una stranzata, perché comunque sempre

un intervento al cuore...

Ha un bambino in quattro anni.

...quattro anni, poi una volta ti aprivano come un pollo, non è come ora che ti entrano

con la sondina, però dicevo altri bambini magari vanno problemi più seri, quindi magari

i bambini che giocavano con me, il giorno dopo non le avevo più, perché non a tutti andava

bene.

Oppure ricordo invece, per esempio, c'erano questi due genitori, erano due tedeschi, mi

ricordo la felicità, i loro occhi, proprio quando l'intervento andò bene per il loro

bambino.

C'era un'altra bambina che aveva 8 anni e era già piena di cicatrici, era veramente

un cumulo di tagli sul petto, mi ricordo che mi chiesi, ma io avevo un giochino di quelli,

ti ricordi quelli con i anellini, l'acqua, credo, e me lo presti, ma io bambino, quindi bambino

anche un po' stronzo, no?

Non te lo presto, mi amma, dai, mi amma che capi, dici, dai, prestare il giochino, no?

E quindi insomma questo è, e poi niente, poi mi operarono e poi sono stato lì in quella

sala diciamo d'osservazione, la polla operazione, ricordo che mia madre veniva a trovarmi, però

non poteva entrare, quindi la vedevo attraverso un vetro e mi faceva i cenni, no?

Mi diceva, ci finanno mani, ci finanno, io non sapevo cosa volesse dire questo gesto,

ma l'ho dovuto dire lei quando poi finalmente mi hanno fatto uscire da lì, no?

Lì anche se ero piccolo capivo che mia madre era preoccupata, cioè vedevo che avevo un'espressione

insolita.

E poi andò bene?

Poi andò bene, venne anche mio padre, mio padre era ricoverato in quel periodo, non ho capito

se scappò dall'ospedale tipo per venire a trovarmi, però era in uno stato diciamo

parecchio alterato, forse arrivo senza le scarpe addirittura e quindi lo invitarono gentilmente

a tornare a casa, però a me fa piacere sapere che mio padre…

C'era.

Sì, è vaso per venire a trovarmi.

Non gli hai riuniti un pochettino il problema del loro bambino, del loro unico figlio insieme,

giusto?

Sì, giusto, no.

I miei sono sempre stati, io ho sempre avuto l'impressione che forse quasi si siano amati

per tutta la vita, però consapevoli l'uno dei propri limiti non abbiano mai deciso

di tornare insieme.

Di fatto loro non hanno mai divorziato, sono sempre stati separati, ma…

Quando i tuoi si sono messi insieme, era già così tuo papà, così come me l'hai descritto

o lui è diventato poi?

Allora, mia madre dice che la prima d'accorgersene fu mia nonna, che quando li lo presentò

disse non mi piace agli occhi da folle, fa ridere perché poi in realtà andavano da

muore d'accorsi, amavano mia nonna e mio padre, però la prima cosa che disse a mia

madre fu quella.

E mia mamma dice che i primi segni di decidimento furono in un viaggio che facciamo in Corsica.

In Corsica ci sono andato anche io da piccolo, non mi ricordo se fu proprio in quell'occasione

o mia madre forse era in cinta di me, e mio padre ti può sparir per qualche giorno e venne

arrestato perché li tigò con le ragioni tipo dentro un bar.

Poi mia madre mi diceva che mentre viaggevano, mio padre diceva che senti una condizione

forte con la cortica e col posto, diceva qua secondo me ha ciò… robe tipo di vita passata,

no?

Praticamente mentre stavano camminando non so dove trovarono una via, se non sbaglio,

col nome… addirittimo forti viaggi ambelli tipo.

Quindi mia mamma dice poi capire, tuo padre già aveva sti fisse e vede questa cosa, si

commiste totalmente, quindi mia mamma dice, ecco questo, dice, quando sparì per qualche

giorno cominciava a farmi delle domande e da lì poi probabilmente fu un degenero.

Quindi quattro anni tuo papà dà una parte dove ha dei momenti, però i momenti che mi

racconti di tuo padre non mi racconti mai con una condanna o come un giudizio, ma quasi

come la follia dell'artista con la sua eccezione positiva, perché ho letto, non so se fai com'è

no, che lui con te era molto dolce.

Moltissimo, sì sì, infatti non potrei mai avercela con lui, cioè mio padre anche nel

momento in cui diventava un demonio, a me non ha mai dato un ciffone mai… una volta

guarda, mi ricordo di rispositalmente male che mentre stavo salendo riscale per andare

da mia nonna ha dato tipo un calcio nel culo, l'unica volta veramente in vent'anni, quindi

ho soltanto ricordi di quanto fosse buono, è la classica situazione in cui un po' ti

approfitti dei genitori buoni, ovviamente approfittarsi in maniera benigna perché li uoi bene, però

quando avevo un problema andavo sempre da mio padre.

Ok, parami della scuola, quindi partiamo dalle elementarie.

Allora, la scuola a me si dico già che non è mai piaciuta, non mi è piaciuta le elementarie,

non mi è piaciuta le medie, non mi è piaciuta l'iciotanto che non lo fa tanto.

C'è l'elementario non era un gioco, non era easy, non era un modo di ritrovare gli

amici?

No, mi ricordo che per esempio andavo già da uno psicologo, questo ovviamente non per

scelta a me, però mi ricordo intanto che veniva una…

Dopo la separazione dei tuoi genitori?

Sì, sì, mi venivano a prendere durante le elezioni, mi portavano a parlare da questa

psicologa, che però secondo me non serviva niente, infatti un giorno proprio a mi ricordare

il macchino e mi dico ma perché mi fa parlare con questa cretina, guarda che vado lì mi

fa giocare, cioè non faccio niente, tanto vale che sto a scuola, e quindi smisi di

andarci.

Cioè ci andavo a periodi di alterni, era un demonietto, mia madre mi dice sempre che

io ero incazzato con lei quando ero piccolo, io questa cosa non me la ricordo, però dice

quando mi sono separato da tuo padre tu ce l'avevi con me, cioè mia madre dice che non

so, magari a volte la vi calci, la insultavo…

Come se tu la incolpasi?

La incolpasi, sì, parole pesanti, mi ricordo delle parole veramente pesanti, che in bocca

a un bambino fanno paura, però io mi ricordo che dicevo queste cose all'intanto mia madre.

E no, però di un demonietto mi sento che sai quando hai l'impressione di essere in qualche

modo diverso dagli altri, nel senso che io magari stavo in classe e mi rendevo conto

che in certe cose ero veramente… cioè io ero l'unico che per esempio prendeva le

note.

Però ti senti diverso normalmente quando senti che non ti viene dato una cosa che gli

altri anni?

Sicuramente allora dal punto di vista economico ero probabilmente il più povero della classe,

perché gli altri vedevo che avevano le scarpe belle, le scarpe che avevano i miei compagni

e me le sono potete permettere dopo che ho svoltato con la musica, è diventata una cosa…

Non so, le Nike TN, cioè ancora nella metà sono quello, sono le scarpe che avevo al mio

compagno di classe e non mi potevo permettere, quindi per quello che oggi ne ho a 200 mila,

forse è una sorte di…

Sì, poi esageri perché quando te lo puoi permettere a paghi quella mancanza che hai

avuto da ragazzino e quindi quello che aveva meno, materialmente parlando…

Sì, nelle pagiale c'è scritto che era un leader, cioè quindi che avevo molto consenso

da parte degli altri, però allo stesso tempo ti dico, mi sentivo un po' non è marginato,

ma allo stesso tempo come se mettessi di esaggio gli altri bambini, perché avevo comunque

un indole che a volte veniva fuori e cioè per quello probabilmente che mi portava dall'oppsicologo,

perché ero un po' violento, avevo dei problemi di rabbia, già all'asilo mi ricordo una volta

avevo picchiato dei bambini, cioè relativamente forte per quanto puoi fare all'asilo, però

avevo degli scatti di rappesanti e infatti ti dicevo vero l'unico che prendeva le note,

perché alzavo le mani agli altri, c'era questo mio amico mi ricordo, era davvero un amico,

ci dava un appuntamento per gioco, diciamo dopo mangiato andiamo e ci picchiamo per un'ora,

e ci picchiamo per un'ora e piava la nota, io e in quel caso gli anche lui.

Ma tu credi che sia una mancanza di attenzione nella parte di tua mamma,

dell'amore, delle coccole di cui parlavamo prima, quindi avevi bisogno di essere appunto

al centro e quindi attiravi l'attenzione facendo cazzate perché in quel caso lasciavi il segno,

cioè non hai mai analizzato questo percorso? Pienso che sicuramente qualcosa di inconscio,

però proprio un impulso che in realtà poi io ancora, adesso lo tengo,

è il demogno che tengo sempre, non dico sì non devo bere, non devo perché viene fuori

quella cosa. Cioè viene fuori quella cosa di tuo papà che perde il controllo?

Sì, però io lo perdo anche da lucido tra virgolette, cioè mio papà perdeva il controllo solo nei

momenti in cui era alternato per altri motivi. Sì, sennò non l'ho mai visto tranquillo.

Mentre tu se uno ti provoca, cioè ti tocca delle leve,

si vada ancora dalla terapita per questa cosa in realtà.

Però sai se dare questa cosa? Abbastanza, ci sto ancora lavorando.

Te lo chiedo perché ti capisco molto bene, nel senso benvenuto nel club,

capisco molto bene questa cosa. Questo demogno che io ho dentro,

non nel senso quando ero ragazzino, ho avuto un'infanzia molto diversa dalla tua,

sono stato fortunato, amato, coccolato in una famiglia benestante, però poi mi sono mancate

anche tante altre cose, però io ero molto attrato delle persone di strada,

perché per me i leader stavano lì e loro, se non lo facessero nel mondo negativo,

sarebbero dei grandi amministratori delegati di aziende perché uno che...

Giusto. Capito.

Sessa visione, io forse in realtà con la gente di strada con cui sto tuttora,

più che l'ammirazione, c'è proprio un senso di familiarità,

cioè col fatto che io stesso sono cresciuto comunque in piazza sulle panchini strada,

ammirando quelli più grandi che dici tu, io non so,

in quel contesto di case popolari di piazza, mi sento a casa,

sai come quando una persona non so, ti faccio un esempio,

la mia fidanzata per esempio è di origine campana,

quindi quando sente qualcuno che parla di aletto, no, simile a Napoletano, si sente a casa.

Per me la stessa cosa, quando io ho a che fare con una persona

che ha quelle movenze, quel modo di parlare, una un po' d'azzanza,

mi sento a casa mia perché è come sono cresciuto con la gente fatta in quel modo,

che arriva dopo però, cioè ti volevo rispondere alla domanda che mi hai fatto prima,

mi dici quando è che hai iniziato a comportarti variegati un po' storto,

ti dico quando ci trasferimmo, io e mia madre,

perché è successo questo praticamente per un periodo, come ti dicevo, abbiamo visto tutti dei nonni.

Poi siamo tornati nella nostra casa, quello dove abitavo anche con mio papà,

e mio papà nel frattempo si trasferì con sua mamma, quindi con mia nonna,

abitavamo tutti lì tra l'altro, tutti in un aereo tipo di 500 metri,

e poi finalmente, dietro la casa popolare a mia madre, quindi ci trasferimmo in centro di mercati.

Lì inizia l'Emiliano che riga storto, perché lì comincia a uscire veramente tanto di casa.

La parentesi che ti stavo facendo prima quando ti raccontavo di me,

ma perché volevo sapere come reagivi, quando senti che una persona ti fa toccare quella leva,

dove dici faccio tanto fatica, tu come fai a gestire quel momento in cui il fuoco

potrebbe rovinare tutto.

Allora, dipende, se questo fuoco sta per venire fuori nei confronti di una persona per cui provo affetto,

glielo dico.

Cerco di essere calmo, probabilmente si vede poi comunque nel mio tono della voce,

una dei migliori, che c'è sempre comunque quel fuoco, però è come se dessi un preavviso,

anche per sentirmi a posto come stesso, per poi eventualmente sentirmi giustificato.

Perché ti succede con persone che ami a cui vuoi bene?

Ovviamente in maniera diversa, nel senso che non è che imprendo alzo le mani a un amico,

tanto meno non lo farei mai con una banda prescindere, però con la mia fidanzata, con mia madre,

però scuramente dal punto di vista verbale diventò...

O li sono queste leve che ti fanno scattare questa roba?

Ci sono tanti motivi, no? Ti posso dire, io posso perdere la testa per una lita in discoteca,

perché mi guardano la donna, o perché la mia fidanzata appunto magari vuole parlare di una cosa

che per lei magari è una priorità quando per me può essere una stupidata.

Però dico, ciò che lega tutto, cioè tutte queste cose così diverse tra loro, è l'interruzione della mia quieta.

Cioè io, come dico sempre, sono una persona che è tutto sommato,

nonostante i demoni interni, le mia angosce, però vivo alla vita in maniera abbastanza lineare.

Cioè io mi svedio la mattina e so che se nessuno mi viene a comprare le scatole,

quasi sicuramente vado a letto nella stessa maniera. Cioè tutto sommato sono un positivo.

Quando la mia positività viene interrotta e ci sono queste interferenze,

che sia per un motivo o per un altro, perdo la testa, perché mi sento privato della mia libertà.

Questa è la mia autoanalisi.

Ok, quando una persona intacca la tua libertà in quel momento che ha di la testa,

vuoi proteggere ciò che ti appartiene?

Che può essere semplicemente, magari non ho voglia di parlare in quel momento,

o non so, voglio farmi una serata senza erumpi scatole che non so che ti provocano,

o che talvolta possono rompere le scatole della tua donna,

o magari voglio stare tranquillo.

Cioè nella mia testa ci ho pensieri positivi perché devo venire a rompermi le scatole?

Cioè che sia per una cosa seria o no, ma mi lasci fare quello che sto facendo tranquillamente.

Quando questa cosa diventa che sembra che non sia più una mia decisione,

perché la tua volontà di rompermi i coglioni va oltre,

allora io lì comincio a sentire che mi stai pestando i piedi.

E allora lì subentra quella cosa che arriva dalla piazza, no?

Non riesce a girarti a altra parte?

No, bravo! Della predominanza, no? Non mi faccio mettere sotto.

E non credi che girarsi a altra parte forse potrebbe essere una buona soluzione

per non buttarti poi in una gara d'orgoglio e di tirare troppo fuori il petto,

ma magari più l'intervento.

Credo che lo sia, ma non riesco a...

Fai fatica ancora a mettermi in atto.

Molto. Poi qualche volta lo faccio, fortunatamente.

Ritorniamo all'Emiliano, che sta cominciando a conoscere i suoi demoni.

Sì.

Quindi me lo stavi raccontando, eravamo più o meno al mondo delle medie.

Prima, sì, dovevo andare in prima media.

Avevo finito le elementari.

Io, diciamo, contatti con bambini peggiori di me.

Mi piace definirli così, perché era già un titolo di tutto, no?

Ne avevo conustuno, che era un ragazzino del mio quartiere,

uno di quelli con una storia difficile, che viveva con i nonni,

la madre che non si sapeva che fino avesse fatto,

che però era amica di mia madre, tipo che andavano a scuola insieme.

Lui andava al collegio.

Lui è l'unico bambino che avevo conustoppiggio di me.

Cerca 8 anni, mi ricordo, il citofono,

mia mamma mi diceva, guarda, che quel bambino era un po' più grande di me.

Non mi piace molto, perché è un po' un disperato, no?

Infatti, mi ricordo, andavamo in cortile,

da coi limoziconi, ho 8 anni a fumarmi le sigarette.

E da lì mi ricordo che poi iniziamo a fumare.

Lì, per esempio, mi ricordo bene.

Un senso di colpa nei confronti di mia madre.

Per cui li lo disse.

Forse l'unica volta che mi confessa è con mia madre.

Perché ero piccolo, perché si era sparsa la voce a scuola,

alle elementari che io fumavo.

Quindi prima che le ho veniste a dire una profa, una maestra...

Si mi è venuto il panico, esatto.

Quindi mi sono costituito.

Sono andato da mia mamma, li ho detto, mamma, guarda, che ho fatto questa cosa.

E mia mamma mi vietò di vedere questo ragazzo,

che poi dura poco, perché poi ci siamo rincontrati molti anni dopo,

e quando scoprirai come dirai, pazzesco.

Però dicevo, praticamente io abitavamo in questo cortile.

C'era un muro che si parava due cortili.

Dall'altra parte c'era questa amica di mia madre.

Mi ricordo, mia madre non è che avesse tanti amiche.

Però andavamo sempre da questa signora e io giocavo con i figli.

Ci era un figlio della mia età e un figlio più grande,

il fratello più grande.

Un giorno mentre stavamo andando da loro a trovarli, non so far cosa.

C'erano altri bambini in cortile che mi mostrarono subito amicizia.

E per me era una cosa strana, perché al di là della scuola

non avevo rapporti con altri.

Non è che dici, ero come quei bambini che abitano, che ne so,

in un cortile, pieno di appartamenti e quindi si trovano tutti a giocare.

Cioè io non avevo amici, fondamentalmente,

i miei amici erano quelli della scuola.

Quindi questa cosa mi fece molto piacere.

C'è proprio, ciao Emi!

Io non sapevo neanche perché sapessero come mi chiamassi,

però mi invitarono a giocare con loro.

Sentirti accolto, ti ha fatto bene.

Subito, proprio mi ha descarono tra virgolette.

E quella diventò immediatamente la mia compagnia.

Cioè io avevo 10-11 anni e lì cominciò tutto.

Cioè tra l'altro era la stessa compagnia di questo ragazzo

che dicevo il figlio della amica di mia madre.

E quindi dicevo niente, poi da lì iniziamo a uscire tutti insieme

e cominciarono i primi inciuci con le ragazzine del cortile,

perché nel loro cortile c'erano delle ragazze.

Nel mio cortile no.

E tornò, mi ricordo, il primo sgarro, diciamo, 11 anni,

questa cosa delle sigarette.

Cioè un giorno, bene questo mio amico,

mi fa troppo ridere ancora a pensarci.

Neanche con le sigarette aveva rubato delle schedine.

No, ti so se ti ricordi una volta a fare dei tabaccai,

lasciavano le schedine vuote.

Questo le rubava, le ha rotolato la veste e le fumava.

Ok.

Andavamo al parco a fumarci le schedine.

Allora un giorno dico, cazzo,

compriamo ce li sigarette a questo punto.

Eh, ma chi vava, ce le danno?

Ma sì, dai, tanto io le compro sempre per mia madre, no?

Cosa fuma, le idiana rosse?

Andiamo a fumarle idiane.

E cominciamo a fumare, da lì l'ho mai smesso, tutt'ora.

Fumo.

Poi arrivarono i ragazzi più grandi,

perché eravamo due compagnia,

c'era la compagnia dei piccoli e la compagnia dei grandi.

Ci passavamo 5-6 anni,

con loro erano quelli già che avevano i motorini,

però erano molto più avanti di noi con le esperienze,

erano veramente dei draghi.

E, sempre a un 10 anni,

ci fecero iniziare a fumare i cannoli.

A ci insegnare una d'aspirare,

perché noi fumavamo proprio come i moccioli,

ci insegnare una d'aspirare,

e cominciarono a farci fumare le canne.

E, adesso detta così, la gettirava, che è un cattivo esempio,

però giuro che sono stati degli anni bellissimi,

perché quando d'estate ci trovavamo

fuori dal parco, che ci mettavamo lì,

noi piccoli e quelli grandi,

eravamo una batteria di,

c'erano 50 motorini,

e succedeva veramente qualsiasi cosa.

Rispetto alle droghe,

quello che mi hai raccontato i tuoi papà prima,

non ti ha mai fatto paura su di te,

non hai mai pensato che la droga ti potesse portare

a delle vicissitudini

che tu mi hai raccontato che vivevi da piccolo,

quindi dei momenti incontrollabili,

o alla morte,

io, quando ero piccolo,

ero convinto che drogarsi voleva dire morire.

Allora, diciamo che ho sempre avuto abbastanza

il senso dell'autocontrollo,

non ho mai avuto delle dipendenze

da quel punto di vista.

Forse inconsciamente c'entra mio padre,

però non...

Non lo so, sempre ho provato un senso di disagio,

anche quando, magari,

tiro un po' troppo l'acceleratore la sera prima,

ai tempi, quanto meno,

oggi sono clean,

nel senso che parte bere, fumare le sigarette,

non faccio più niente.

In passato, magari, qualche volta mi sono divertito,

soprattutto quando avevo 15, 16 anni,

però senza farla diventerne un'abitudine.

No, esatto,

lì, per esempio, ci sfasciavamo con le droghe chimiche,

ecstasi cose,

però, di fatto,

sì, non ho mai avuto quella scimmia di dire

o andiamo a comprarla.

Non ho mai fregato un cazzo, te dico la verità.

Mi stavi raccontando, quindi,

parchetto i pischelli,

quelli più grandi di 5-6 anni,

quando arriva il petting con la musica?

Dopo parecchio dopo,

cioè c'è molto in mezzo in realtà,

nel senso che ci facciamo questi anni di piazza,

a me piace definire la piazza e le giostre,

le giostre erano il massimo per noi,

dove mi formo caratterialmente.

Cioè, lì, oltre all'amicizia,

all'aggregazione,

subentrano anche un po'

i primi cenni di tentativo, quanto meno, di bullismo,

da parte di quelli più grandi o dagli altri bambini.

Mi ricordo che noi, anche se eravamo una compagnia,

ci volevamo bene, te lo giuro,

cioè un giorno spicchiamo anche tra di noi.

Cioè, per una cazzata,

una partiva da una stranzata,

lo sputo addosso, lo schiaffo,

cioè, a volte, veramente, quei sienici,

torniamo a casa bozzati,

che i nostri genitori cevono...

Scusa, ho litigato con bambino del cortile di fianco,

cioè, ma, scusate,

siete in semi, cioè, siete in giro tutti i giorni insieme.

Però, lì, diciamo, ci formiamo caratterialmente.

Poi, cosa succede?

Praticamente, quando avevo...

me lo ricordo ancora, era la notte di Halloween.

Adesso non mi ricordo l'anno,

però io avevo 14 anni.

Dovo compierne 15, tipo, il mese dopo,

perché sono di novembre.

Mi ricordo che eravamo alle torri bianche,

le torri bianche, so se riconosce,

però lo dico perché non sa cosa sia,

è un centro commerciale,

ai tempi di realtà era il cinema e la sala giochi, no?

Non uscivamo lì il sabato sera.

Avevamo fumato un po' di cannoni,

quindi entro al McDonald, infame chimica,

mi compro qualcosa da mangiare.

Faccio la fila con una fame della Madonna,

nel momento in cui si suota la fila,

quindi arrivo davanti alla cassiera e mi dice,

prego, a me mi viene un attacco di panico incredibile.

Non so che cosa mi sia successo,

mi viene un senso di ansia incredibile.

Perché hai fumato troppo?

Non lo so, e scappo fuori.

Cioè, scappo fuori non riesco,

mi viene un senso di una cosa...

insomma, mi sento male, no?

Nel momento in cui esco mi passa,

mi faccio la mia serata tranquillamente,

vado a dormire da mio padre,

perché poi ogni tanto crescendo,

andava a dormire da mio padre,

andava a trovarlo,

faceva un microchiverba insieme,

mi faceva leggere i suoi libri,

mi insegnava le cose al piano,

non so, mi divertivo.

Mi ricordo, faccio una nottata al renda,

non riuscivo a dormire,

non continuavo a girarmi nel letto,

a girarmi nel letto,

e alla mattina dopo non riusciva

ad alzarmi dal letto.

Cioè, continuavo a guardare l'orologio,

dormi, dormi, dormi,

finché alle due e mezza,

stremato da questa cotoletta notturna

di cui avevo mi alzo,

io ti giù,

non te lo so neanche spiegare,

ho avuto una sensazione

che poi è quello che mi ha cambiato veramente,

è stato come essersi svegliato

nel corpo di un altro persona.

Non so se non è il senso che io non mi riconoscessi,

ovviamente racionalmente sapevo

che quella era la mia faccia,

che quella era mio padre,

però è come se avessi la sensazione

di essere svegliato in una vita

che fosse clone della mia,

non mi sentivo più aderente

alla realtà,

e questa cosa non mi è mai andata via,

neanche ora, neanche in questo momento.

Cioè da lì è come se io avessi cambiato la pelle

e mi fosse svegliato diverso,

è da lì stato malissimo.

Describimi quello prima di quella notte,

cioè chi ti sentivi di essere prima

e come ti senti adesso?

Prima è una volta un amico

che mi ha fatto una metafora molto bella, no?

Ha detto, hai fatto come il mille piedi,

che un giorno si ferma

e comincia a chiedersi,

ma come cazzo ha fatto a muovere mille piedi

tutti in una volta

e da quel momento lì comincia a impare?

È stata la stessa cosa,

cioè prima ero spensierato, inconsciente,

surfavo, diciamolo, sulla vita

senza farmi troppe domande, quindi

ero in tutto uno

con quelli che erano i miei impulsi, i miei istinti.

Dal giorno dopo, ho iniziato a

non essere più io

e la mia coscienza, una cosa sola,

ma a vivere dentro me stesso,

non so se mi spiego.

Cioè ho iniziato ad analizzare non soltanto la vita,

cioè anche me stesso,

di dentro verso il fuori.

E come ti dicevo, sono stato parecchio male.

Cioè, quindi oggi pesi di più il pericolo,

ci vengono delle ansie, prima ero spensierato e inconsciente,

ti sentivi di poter fare qualsiasi cosa, invece, adesso?

No, non in quel senso.

Nel senso che è come se

adesso ci fosse un vetro

tra me

e parecchi frangenti della realtà.

Tanti di questi sono emotivi,

le emozioni, mi rendo conto che sono distaccato

emotivamente dalla maggior parte delle cose.

La mia terapia, tu dici che quello è un meccanismo di difesa.

Dice, la tua testa per non farti

subire, forse, ulteriori sofferenze

sono in certo punto come se avessi fatto un passi indietro

e avessi messo un vetro antiproiettile

tra te e quello che c'è fuori.

È stato il periodo più difficile della mia vita,

anche se oggi sono sereno, perché

è come se furia di vivere dentro questo nuovo me stesso.

Hai intalato a conviverlo?

Possi diventato io stesso, adesso, no, quella persona,

però inizialmente

è stata dura, mi sono chiuso in casa,

non uscio più.

Stavo a casa tutto il giorno a piangere,

mi ricordo che venivano gli amici,

mi sono capati di dirmi, oh, ma esci,

e uscivo, ma stavo da cani,

cioè, ripeto, è come se ti trasferiscono

su un pianeta colone del tuo, però tu dici,

io non sono a casa.

Non mi chiedere perché non lo so.

E quindi niente, poi da lì la psicoterapia,

che poi in realtà non mi ha mai

aiutato grand chesso in sincero,

non perché io non reputi fondamentale

andare in terapia quando si sta male,

anzi, lo consiglio a tutti, tant'è che io ci vado

anche quando sto molto bene, perché penso che faccia bene.

Però forse non mi sapevo neanche esprimere

o non lo so, in qualche modo,

non è quello che mi ha aiutato.

È stata la musica, appunto,

tramite la musica, sono riuscito a

uscire da quel periodo, forse perché la musica

mi ha dato realmente un'identità nuova.

Quindi è come se fosse un costume

che mi calzasse perfettamente addosso

e come supererò, che si guarda lo specchio

quando finalmente beccano il costume,

dopo che hanno provato un po' e dici, questo sono io.

E quindi niente, da lì

inizia il mio percorso nella musica,

che comincia, grazie a quel bambino

tremendo, che mi faceva fumare

un sigaretto a 8 anni, che un giorno in crocio

in piazza di mercate aveva le cuffine,

l'orecchio dice, oh, guarda cosa sto ascoltando,

stava sentendo un pezzo di fabbri fibra e bassi

maestro che si chiama Succhiate e c'è ancora il cazzo,

questo era il titolo della canzone.

Io vado in fista, solamente, questa canzone

non tanto per il messaggio, ma per come suonava,

per le cose che dicevano. Cioè, figli,

cioè non è la musica che senti in radio,

cazzo è questa roba, no?

Rapp, sì, ma per me il rap, prima di questi,

era caparezza, giovannotti,

il articolo 31, che comunque,

sì, a modo loro fanno rap, però

era una scena diversa.

Di quando parliamo 2005?

2004, 2004-2005, sì.

E quindi vado in fista totalmente

con questa canzone, quindi

cominciò a rompere le palle a tutti i bambini

un po' più abbienti di me,

perché non avevo il computer, quindi

compravvici di vergini, in un negozio in fondo la via

e poi li portavo o dai amici,

o da un mio amico che aveva un bar che era un fan del rap

e dicevo, mettivi dentro il rap italiano

e finivano dentro tutti questi pezzi

e poi diventavano una reazione catena,

e vedevo, appunto, Fabri Fibra fitur in bassimestro,

che a settimana sentì il bassimestro,

a bassimestro ha collaborato con Mondo Mars,

sentiamo, e da lì cominciò a conoscerli tutti

e diventò proprio cultore di rap italiano,

cioè passo tutto il giorno,

tutti i giorni con le cuffine e le orecchie,

completamente rimampito,

fin quando mi capita un disco

contenenti delle battle of the freestyle,

e li balli e poi, anzi,

li poi poi l'amore è prima vittico,

mi capito subito io che stava inventando le rime,

dopo un po' che sentivo che si rispondevano,

dico, cazzo, ma qualsiasi le stanno inventando,

dico, non è possibile, non la fai mettere indietro,

mi che se le stanno inventando.

Voglio fare questa cosa, è troppo bella,

e comincio a rompere le palle, anche lì,

a tutti gli amici, per noi andavamo a ballare,

questo è il periodo che ti dicevo di sfascio di droghe chimiche,

però contemporaneamente riovo questa cosa del rap,

quindi io mischiavo le due cose,

dove li trovate i soldi per andare a ballare

e fare quelle cose?

Vendendo il fumo, praticamente facevo questo,

no, io organizzavamo le pulmate,

no, per andare ai tempi andavamo all'alterego a Verona,

eravamo 50 ragazzi,

quindi io dicevo, ragazzi, io fumo per tutti,

no, ma collavo questa cosa che arrivavo,

vendivo tutti in una sera,

mi ci pagavo la serata e qualcosa di più,

tra l'altro l'anello che mi fa sempre ridere,

un giorno praticamente c'era questo amico di famiglia,

diciamo che era un compagno di classe di mia madre,

che veniva a casa a farci lavori,

ci poi ci biancava la casa,

ci arrangiavamo, e fumava come un turco,

questa ammazzava di cannoni, e io lo sapevo,

quindi un giorno lo vecco e gli dico,

guarda che se devo fare da fumare,

vieni da me che mi fa un favore, va bene, no,

e comincia a vendere il fumo.

Un giorno questa è la casa nostra a farci lavori,

torno in casa e vedo lui,

io entro e vedo, c'era la porta della cucina,

io vedevo lui,

nella parte che non vedevo della cucina c'era mia mamma che stava lavando i piatti,

quindi lui mentre entro, senza parlare,

mi fa cenno con la mano,

vi dice qualcosa e niente al fumo,

io non capisco, no, perché non parlava,

c'era solo cenni,

e dico, forse mi stai dicendo che vuole il fumo,

no, ok, quindi

io poi lo lasciavo in un cassetto,

proprio in suo giorno così,

apro il cassetto dove doveva avere

insomma, delle panette, non c'erano,

e di capisco, mia mamma ha trovato il fumo,

quindi cazzo entro in cucina,

dico, mamma,

mamma, vabbè volevo tipo un film,

e chiudevo il brumino e ti fa, eh,

e dico, senti,

per caso hai trovato 500 grammi di fumo

tipo nel cassetto e così di, per caso,

per caso hai trovato,

e vabbè, mamma, mamma, mamma, mamma, mamma.

Ti hai riempito di sberle?

Sì, mi ha dato qualche sberlone,

e io come al solito andate a mio padre,

che mi fece un discorso

da genitore intelligente,

e mi disse,

sei un cretino prima di tutto,

perché non perché fumile canne,

perché nessuno è mai morto, perché fumo la canna,

però se ti metti a spacciarlo,

rischia di andare nei casini,

e poi perché ti devi accollare i rischi

sai, non ti ha mai nascosto niente,

se devi fumarti le canne, fumati le canne,

però hai vita a rivedere il fumo,

e mi diceva sempre non usare le droghe pesanti,

potremmo le diceva sempre questo,

se no, finisci come me,

la cocaine lascia perdere, le droghe chimiche lascia estare,

però in realtà poi non ascoltai nemmeno lui

nel stile scandale avanti ancora un po',

fin quando

le cose cominciavano a essere un po' troppo,

a me io sono uno di quelli che mi è sempre piaciuto

dormire con tutti i due gli occhi,

se non mi piace dormire con un occhio solo,

e andava a ballare,

facciamo queste belle serate,

dove ci sfasciavamo veramente

anche quelli sono stati anni molto divertenti,

questo perché, va detto,

perché io ero nel momento in cui comunque stavo

ancora molto male per quello che mi era successo,

per questa, non lo so, psicologia,

questo switch, e quindi

nella mia mentalità da 15 anni stupido

era, adesso mi drogo fino a rincoglionirmi,

perché io vedo che quelli che si drogano

sono tutti, cioè ridono tutti, capito, no?

Quindi ogni sabato sera, ogni venerdì

andava a ballare, e mi divertivo parecchio,

perché comunque era un mondo anche quello

molto aggregativo,

per esempio noi che eravamo la compagnia di quelli

di 15-16 anni, io mi trovava a limunare

con quelle della mia compagnia, magari di 21-22,

che durante la settimana non mi cagavano,

però in quel momento lì magari eravamo tutte fatte in scoteca,

capito, quindi poi questa cosa delle droghe chimiche,

le ecstasi, la media mia crearono

un forte senso di empatia verso tutti,

e quindi c'era un'interazione molto forte tra di noi,

però ti dicevo

nel mentre subentra questa cosa del hip hop italiano, del rap.

Però prima delle battole del hip hop italiano,

15-16 anni tu avevi smesso a andare a scuola?

Sì.

Tu hai smesso in terza media, non hai fatto l'anno di

scuola dell'oblivus. Ho fatto un anno,

ho fatto scusa un mese. Di quell'anno

successiva la terza media.

Sì, anche era una cosa illegale,

però mi mandarono silenziosamente via,

perché io non ero interessato a andare a scuola,

e loro sicuramente stavano più tranquili

senza avermi tra le scatole, perché comunque

era un bel cavallo in pazzi,

c'erano parecchio le palle.

Non lavoravi?

No, ho iniziato a lavorare

da lì a poco, andai a fare il muratore

con un amico di mio fratello

con Paolo, che lo saluto.

Lo saluto perché l'ultima volta ho detto

messo una foto con te su Facebook che dice che non ci credono

che lavoravi con me, che ti ho beccati strada,

allora adesso vado a vedere queste interviste, così lo sanno.

Lavoravo con lui e

io volevo fare in realtà il DJ,

non volevo fare il rapper, perché

mentre facevo il muratore

e contemporaneamente andavo nei locali, mi sfasciavo,

anche il PR in un locale.

Ok, ad Arcore.

E vedevi DJ come dai fighi che...

Era la figura, diciamo di riferimento

per la figa,

metteva la musica lui,

quindi io vedevo, per esempio, rinnamorato di questo cubista,

che era più grande di me

e percorso stava sempre in console con lui, quindi per me lui era

un mito.

E quindi dicevo che cosa fa questo?

Un giorno dico, ma con cosa suoni?

E lui mi diceva, con questi...

mi lo dice pure un po' con il pisca,

con questi paio, un arcidj.

E io ero

rimambolato, mi piacevano troppo,

poi ascoltavo tanto quella musica,

ancora non era pienamente affiorata a me

questa cosa del rapper.

Quindi mentre lavoravo, il mio piano era, adesso,

metto gli i soldi, tanto a differenza

degli altri non me ne fregava così tanto

di comprarmi le scarpe,

volevo fare il musicista,

quindi avevo idea abbastanza chiare.

E quindi, adesso, compri il cdj e poi cominciò a suonare,

ma l'Ieno, magari da PR,

ci metto una vola a porare col proprietario, che tanto

non è magari mi fa suonare un po',

mi l'ho già fatto tutto il piano, no?

E invece, no, poi di botto, così,

di traverso, eh, sta roba del rap italiano.

E dico, cazzo, però sta roba del rap italiano?

Mi piace.

Mi piace, no?

Allora cominciò a fare freestyle,

mi ricordo, andava a ballare,

nel weekend, mettavamo, non so,

in me due ole, radio, sui pezzi, te causa,

a casa dritta, io facevo freestyle.

Scarso, perché non ero capace,

però poi, vabbè, adesso ti salto tutta la gavetta,

se no, entriamo nel tecnicismo di cui parlavamo,

ti voglio due cose.

Hai un mentore, qualcuno che ti ha insegnato la tecnica,

o autodidatta, basta?

Allora, un po' tutti e due,

nel senso che sicuramente sono stati

fondamentali i ragazzi di Desio,

che è stato il primo switch

dall'essere un amatore

a fare le cose in maniera seria.

Ok.

Allora erano bravi.

Poi c'è stato il Muretto di Milano,

quindi Piuma, Truman,

tutti i ragazzi che facevano freestyle

con me fortissimi,

e poi mi vende a dire un po'

ad Onorem, anche se in realtà

ci siamo approcciati quando io ero praticamente

già un campione,

Enzi, che comunque è stato

il padre del freestyle in Italia,

assolutamente, quindi, loro.

Però si dicevo sul pulmà,

magari faccio freestyle,

una volta ho beccato uno,

mi ricordo di dice,

ti sfidino in freestyle,

per me non era come oggi che il rap,

una volta beccare uno che faceva freestyle,

era come trovare una pepita d'oro per terra.

Ah, tu fai freestyle, davvero,

vai, tutto il pulmà,

vai, vai, mi spaccalo, no.

Questo parte comincia a riciclare

tutte le rimedienze

che io conoscevo meglio di lui,

quindi fece una figura di merda,

in qual fa la prima battle, diciamo,

ufficiale, no?

Lo demolisco,

e poi niente,

proprio atto di questa cosa,

dico, ma sai che c'è che a me,

non me ne frega niente di fare il DJ,

io farei il rapper.

Quindi comincio a frequentare, appunto,

quei portici,

dai portici mi trasferisco al muretto,

e vivo di quello,

vivevo di freestyle e di graffiti.

Graffiti è stata un'altra componente

importante della mia vita a quei tempi.

All'inizio, addirittura, era un po'

indeciso su cosa volessi fare,

se volessi dedicarmi ai graffiti,

o al rap.

Poi il rap ha avuto la mia,

io anche perché,

cioè, mi unia comunque,

meglio fare freestyle.

Ma perché lo vedevi un lavoro,

fare il rap?

Nono.

Ok.

Tu dici come passione?

Sì.

Pensavo, va bene, andrò a lavorare,

intanto faccio il rap.

Oppure se mi andrà bene,

magari riesco a fare qualche serata

qui e là,

anche se tiro su,

in miei mille,

me lo dici in teorealmese,

sempre meglio che andare in fabbrica.

Pensavo questo.

Ok.

Non mi facevo troppe domande,

ti dico la verità.

Oggi sono pieno di paranoia, ovviamente.

Però ai tempi non hai responsabilità.

Mia madre mi diceva,

cerca tu il lavoro, va a lavorare,

va a lavorare,

e intanto comunque lavoravo,

perché facevo un po' il muretto,

un po' il PR,

poi ho fatto altri mili lavori in metro,

il cameriere,

il parrucchiere,

l'idraulico,

cioè cambiavo lavoro

nei due mesi, no?

Però mi rendevo conto che poi

non faceva per me,

io poi lo soffrivo,

stavo mai,

cioè faccio.

Quando capisci che sei bravo

nel mondo freestyle,

che succede?

Che mi scrivo al Tecniche Perfette,

che è la battle,

un po' la moto GP del freestyle,

e lo vinco.

Vinco prima la regionale Lombarde,

poi la finale italiana

con tutti i campioni,

a Reggio Emilia,

quindi...

Anno, due dishes.

2007.

2007.

E lì dico, ok,

basta freestyle,

cioè adesso posso dedicarmi a scrivere i dischi,

e quindi cominciò a...

Cioè quando vinci,

hai delle occasioni di opportunità,

c'è capisci che può succedere qualcosa o no?

No, semplicemente che non ti puoi riscrivere,

quando vinci il Tecniche Perfette,

da regolamento va in giuria l'anno dopo.

Ok.

Praticamente ti spiego,

una volta vinci il Tecniche Perfette,

la grande opportunità che avevi,

era che entravi come partecipanti

diretto al 2D Beat,

che era un'altra gara di freestyle,

che però a differenza del Tecniche Perfette,

non includeva solo freestyle ai professionisti,

ma includeva comunque tutti i rapper

affermati della scena.

Quindi io, Mr. Nessuno,

campione di freestyle, avevo l'opportunità

di andare da un rapper, magari,

con molti più fan di me,

famoso nella nostra nicchia,

spaccar il culo e farmi un nome.

Quindi quello era il piano.

Però sfiga vuole che proprio nell'anno

in cui io vincò il Tecniche Perfette,

il 2D Beat non si fa più.

Ok.

Quindi dico, il 2D Beat non si fa più.

Al Tecniche non mi posso più riscrivere,

che faccio?

Ok, lo so io, che faccio.

Mi c'è scrivermi a tutte le gare locali

della Lombardia, dove c'erano soldi in palio,

perché ormai io avevo da perdere,

fa un po' ridere detto oggi,

però comunque nel mio mondo

ero il campione dell'anno,

quindi perché dovevo andare nella gara

di paese, magari a perdere con uno

che in realtà non aveva vinto,

magari aveva tutto il pubblico

dalla sua parte.

Quindi mi scrivo solo dove ci sono i soldi,

le vinco tutte,

e con quei soldi,

mi ricordo era quell'estate lì del 2008,

mi compro le attrezzature per registrare.

Cioè compro una scheda audio, un microfono,

un computer, le metto in salotto,

per la gioia di mia madre poverina,

che io solo sa le volte che l'ho mandata

in camera da letto, perché dovevo registrare,

e comincio a registrare.

Capisco innanzitutto che le due cose

non vanno di pari passo,

è come giocare a tennis, a calcetto,

cioè più sei bravo a fare freestyle,

più ti verrà difficile scrivere i test.

La gente pensa che siano due cose simili,

in realtà vi garantisco che sono, anzi,

una cosa nuova c'è l'altra quasi.

Chi te l'ha insegnato?

Bighedo.

Bighedo era il fratello di Jack The Smoker,

che è un rapper molto forte, milanese.

Il fratellino più piccolo era mio amico,

tra l'altro era un altro talento,

pure lui abbiamo lavorato insieme di anni,

poi si è dedicato più o meno ad altro,

non fa sempre musica,

mi ha mollato questa cosa del rap,

però era molto lungimirante,

un po' per indole, un po' perché aveva il fratello

che era comunque un esponente della scena in casa,

e quindi capiva bene certe dinamiche.

E me l'ha spiegato,

tu basta fare freestyle.

Lui poi era un tipo, mi fa troppo,

diceva, ma sta spiegato,

ma non li vedi quelli che fanno freestyle?

Mi diceva, ma tu non sei così,

io sono zardo, tu sei di strada,

non devi fare freestyle, basta,

mi diceva, fai dischi, no?

Quindi timidamente comincio a scrivere,

a cambiare totalmente l'approccio

alla scrittura che prima i miei pezzi

erano dei freestyle registrati, come ti dicevo,

e comincio a tampinare

il CEO di Block Records,

di cui uno poi era Zanna,

tutto oggi è mio manager,

ai tempi erano lui e il Freddo,

avevano questo collettivo musicale,

e tramite un altro rapper milanese

che li conosceva,

mi diceva,

io mi chiamo Emis,

ho vinto le tecniche perfette,

adesso vorrei fare un disco,

mi piacerebbe lavorare con voi,

perché comunque,

ai tempi c'era il mai space, ti ricordi?

Che era comunque una cosa bellissima.

Loro erano fissimi,

perché a parte che erano un collettivo

di 10, 11 artisti già,

era bello che per esempio

nella loro top de France,

c'erano soltanto loro,

tutti con l'avata Rugal,

era quasi una setta, non lo so,

io ero attratto da questa cosa,

comunque era anche una roba profilata,

però di nicchia,

cioè non erano i club dog,

per intendo che erano già

comunque in realtà quasi mainstream,

oltre che quasi inavvicinabile,

sicuramente improponibile

dal punto di vista tecnico

per me allora.

Cioè i tempi non potevano andare a fottere

con due artisti come J.K. Guai,

perché avevo 18 anni,

stava ancora imparando, no?

Block Records era un rapper molto valido,

però come ti dicevo un po' più di nicchia,

quindi non so,

mi permetteva di fare anche il mio,

di avere un ruolo all'interno di quella cosa.

E quindi dopo svariate mail,

rotture di palle,

provvini mandati,

una sera mi vengono a sentire,

al blanco caffè,

gli facevo una serata lì,

vengono a parlarmi,

è stato molto,

cioè non è come si possa pensare,

allora vado a lavorare,

vabbè dai mandami i provvini,

mandi i provvini al cazzan,

il giorno dopo mi scrive,

cazzo spacca la roba,

ti mando una base,

io era in after,

mi ricordo con la mattina lì,

avevo ancora dormito,

la mezzogiorno lui era a lavorare in un ufficio,

ti mando un beat,

mi mando un beat bruttissimo,

perché di fatto non era un produttore,

io ero talmente infottato,

che gli faccio,

vado in posta a fare una cosa,

torno in after, registro,

gli mando una strofa subito.

Somma, da lì poi,

fa sentire le cose agli altri

rapper del collettivo,

quindi Giso,

che poi è stato anche

mio compagno di palco

per tanti anni dopo,

che era un po'

uno dei due, diciamo,

capistipi della nostra etichetta,

mi chiama sul suo disco.

Quindi per me,

già quello era una grande

dimostrazione di Stima.

Facciamo questo pezzo,

che si chiama Tracimento e Club.

E basta, da lì poi,

niente, una sera stavamo andando,

una serata mi danno

la Maya di Block Records,

quindi mi tirano ufficialmente

nel team,

e da lì comincio la mia carriera

musicale a tutti gli effetti,

già comincio a registrare,

registrare, registrare,

a fare i primi tape,

poi i dischi,

poi tutto quello che è venuto.

Quando è che avviene lo switch?

Quando è che succede

la prima cosa importante?

Dove dici,

il mio mestiere?

Cioè, veramente oggi vivo di questo.

Allora, nel 2009,

quindi un anno dopo,

esce il mio primo mixtape,

che è ta musica.

E dentro avevo già qualche

nomignolo un po' forte,

magari della scena milanese,

non proprio i top player,

però comunque c'erano già

dei rapp per affermati,

avevo già qualche base

presa qua e la carina,

alcune prese da internet,

era molto diverso rispetto a ora il rap.

La sera vado agli un cavallo,

perché una volta il rap

era solo di centri sociali.

Quindi,

io presento il tape

agli un cavallo,

un cavallo che già frequentavo

perché, per esempio,

il mercoledìsera facevano l'open mic.

C'era ESA,

rapper d'OTR,

che presentava questo format

in cui fondamentalmente chiamava

la gente dal pubblico,

e tu potevi salire,

ti davano il microfono in mano,

facevivo qualche battuta

e poi passava un altro.

Io una sera mi ricordo

vado agli un cavallo,

salgo,

loro si innamorano tutti,

è stato un momento bellissimo,

proprio,

sai la provazione,

pubblico che grida,

a tutto il microfono le lo toglievano

dopo 30 secondi,

a me ha lasciato 5 minuti a repare,

da solo, quindi già quello era, no?

Quindi buona, da lì diventa anche di un,

un punto fisso,

questa cosa di l'un cavallo,

i centri sociali.

Un anno dopo,

due anni dopo,

vado a presentare il mio tape

e sempre Zanna mi dice,

io ti faccio vedere una roba,

però,

non ti montare la testa,

mi fai vedere un messaggio di Guè,

che i tempi era già comunque un top player,

che li scrivevo,

ho scaricato il disco di mesquilla,

mi chiaspaccano.

E lì ho detto,

cazzo,

ma allora sono capace,

cioè,

se me lo dice uno bravo,

vuole dire che sono bravo veramente.

Infatti, poi,

dal disco dopo,

avevo dentro Guè,

tutti quelli che,

ai tempi e ora,

sono comunque,

no, i rapperi importanti.

Ciamo, sono stati,

sono sincero,

cioè,

senza falsa modesse,

è stata comunque una continua scesa,

cioè, poi,

sai, le persone live da dieci,

diventano cinquanta,

poi cento, trecento,

novelta Senigallia,

andiamo, c'era millecento,

mille, duecento persone,

nel 2010,

con un disco fatto in casa,

dico,

cazzo, no?

È un'emozione pazzesca.

Sì, non ci potevamo creare.

Cioè, per quella serata Senigallia,

me la ricordo ancora,

siamo stati,

siamo rimasti galvanizzati,

per una settimana,

non ci dormivamo la notte,

diciamo,

come è possibile che in centro Italia,

è venuta tutta questa gente

e conoscevano le canzoni?

Cioè, allora veramente,

sta arrivando a qualcuno.

E poi l'anno dopo,

arrivano le chiamate delle measures.

Quindi, a turno,

ci chiamano tutti.

Lo dice il plurale,

perché ti arriva più o meno

tutti in concomitanza,

quindi devi fare una scelta.

Sì.

E come scegli?

Allora,

eravamo stati avvicinati dalla Emi,

che adesso non c'è più,

se non sbaglio.

Non c'è più, non credo.

E dall'Universi...

Che anno parliamo?

2010, 2011.

Da Carosello,

un po' tutti, diciamo,

quelli che erano...

Carosello,

c'è l'amministratore delegato di Carosello,

perché m'avevo convinto

poi ad andare con loro,

perché a differenza degli altri

non m'avamo messo nessuna pressione.

Cioè, gli altri mi offrivano già di soldi.

Guarda, ti do 10.000 euro

da tempi di anticipire,

ma per me erano

un'infinità di soldi.

Certo.

Lui, invece,

è stato un po' più furbo,

perché poi io e Zanna avevamo comunque

quella mentalità...

Cioè, io ho fatto tante rinunce

durante la mia carriera

che mi hanno poi permesso

di essere mischile, basta, no?

Potevo prendere tante scorciatoie,

diciamo, ho fatto tante belle proposte

che comunque m'avrebbero fatto

accelerare i tempi,

però forse m'avrebbero tolto

qualcosa in termini di personalità.

Quindi, sempre per via di questo pensiero,

nonostante ci facevano gole,

un po' i soldi,

la Major...

In Major c'erano già punti di dogma,

arra, fabbrifibra,

però diciamo,

ma ne va la pena andare lì...

C'è, avevi paura di essere un numero?

Avevo paura di essere un numero,

avevo paura di...

C'era ancora un po' il mito

della casa discografica

che ti prende, ti rende un venduto,

ti fa fare musica di marda,

poi non era proprio così,

però noi, dell'ipop underground,

la vediamo così.

In un senso che ti cambiava

la tua personalità?

Sì.

Quindi, diciamo,

a tutti, fondamentalmente, diciamo,

guarda,

noi per il momento

non ti fanno ci interessa.

Cioè, avevamo un mixtape,

un mixtape,

e riendo, tra l'altro,

una roba di una crudità imbarazzante,

registra la casa mia

con Marra, che parla su tutti i pezzi,

guardate, guardate, ascoltate,

flocloca volume 1.

Quindi non hai che dice il disco della vita,

però eravamo talmente presi bene,

che avevamo detto no,

noi dobbiamo finire prima il tape, no?

Cioè...

Carosello, ti lasciava il tuo concetto

di libertà che per te...

Carosello, si dice,

vabbè, fate il tape,

anzi, vi do anche i due soldi,

se volete, così ve lo fate meglio.

E poi, se siete interessati,

tornate qua, facciamo il disco,

se no, tanti saluti.

E così, vabbè, dai, così...

Vi ha convinti?

Sì.

E li abbiamo iniziato a fare i dischi.

Mi fermo secondo,

perché un anno prima,

circa, muore tuo papà nel 2009.

Nel 2010, sì.

Nel 2010.

Quindi più o meno in concomitanza,

poco prima di questa opportunità.

Sì, diciamo, nel mio periodo bello,

quindi del secondo tape,

l'album che era Shampagne Spine, no?

Quindi 2010,

periodo in cui cominciava a raccogliere i frutti,

e le cose cominciavano a andare bene,

muore mio padre,

che tra l'altro è una casualità del destino.

Cioè, l'album si chiamava Shampagne Spine,

proprio perché il concetto era,

però ogni roba che va bene,

ce ne è un altro che va male.

Quello momento io rinasco,

no, comincio a diventare un'artista,

e vieno a mancare mio padre.

Dove sei in quel momento,

mentre te lo dicono?

A casa.

Praticamente mio padre,

in un periodo in cui non stava bene,

era in una delle sue crisi, no?

Però io ormai avevo 20 anni,

quindi sapevo benissimo tutto.

Sapevo che perché aveva pipato,

perché era invasato col piaccio,

era grande comunque, no?

Quindi mi citò a fona alle 5 del mattino,

in casa,

io ero al computer a parlare con un mio amico,

mi cospetta,

sicuro questo è mio padre, no?

Ma faccio, mi chiede le sigare...

tutti le sigarette,

mi chiede le sigarette,

non so che cazzo ci faceva le 5 del mattino,

mi incazzo,

perché poi mia madre si alzava poco dopo,

perché andava a lavorare,

quindi mi arrabbi,

scusa, ma vieni a citare le 5 del mattino,

ma vai a casa, che adesso la mamma si sveglia,

è la sveglita, è col citofono, no?

C'è una breve discussione dalla strada,

alla finestra,

perché lui in quel momento si sente tradito,

dice io vengo qua a chiederti un aiuto,

e tu non me lo dai, per lui era questa cosa, no?

Quindi io mi faccio intendere da questa cosa

escendo con le sigarette,

per il padre di copà,

per il padre mi ricordo,

come ti dicevo, non stava molto bene,

si è svegliato tipo per terra, no?

A fumare di copà,

guarda che non stai bene,

vai a casa,

vai a riguardarti,

per favore,

fa mista a cortesia, no?

Vai a casa,

in realtà poi io non sapevo che è andato in ospedale,

si è andato tipo a curare,

volontariamente.

Come ti faceva più volte,

sì, perché poi negli ultimi anni,

quando capiva che era a tappo, diciamo,

non andava a farsi vedere,

e io a cui tempo avevo di jurare improponibili,

cioè mi adoramentavo veramente alle 8 o 9 del mattino

e mi svegliavo le tre alle 4 del pomeriggio.

A mezzo giorno,

mi suona il citofono,

che era strano,

perché mio padre,

per anni,

tutti i giorni alle due citofonava,

puntualissimo,

però alle due puntuali

suonava il citofono ed era mio padre,

suona il citofono,

guardo mezzo giorno,

e penso,

o c'è qualcosa che non va,

oppure è papa che quando comunque

non stava bene,

intanto poi questa puntualità andava,

vediva meno,

svaniva,

magari non spariva per tre giorni,

non sapevi dove erano.

E invece mia nonna,

che all'armata dice,

guarda che tuo padre ha avuto un infarto, no?

Io sa che in quel momento lì

è strano dirlo,

ma ho avuto,

non mi ha colpito questa cosa,

ma non nel senso che non mi ha fatto rimanere male,

nel senso che me l'aspettavo.

Ok.

Cioè è come se la notizia che sapevo che prima o poi

sarebbe arrivata,

finalmente è arrivata,

dico che, lo sapevo che tanto

sarebbe finita così,

con tutti gli eccessi di mio padre,

e quindi niente,

lì inizia un bel periodo di merda,

perché mio padre praticamente ha avuto

un resto cardiaco,

in ospedale,

credo per via dei medicinali,

tra l'altro.

Anche lì aveva.

E poi è andato in coma.

È stato in coma,

ma sono ricordo,

per quanto credo,

in massima di una decina di giorni,

e dopo di che basta.

È andato.

Anche perché se si svegliava,

ma ha detto che si sarebbe svegliato

poco lucido,

mio padre non avrebbe assolutamente voluto.

Ho sempre chiesto,

anzi ha detto,

non fate mai che io rimanga

offeso,

ci rideva lui.

Cioè, vieni,

mi fanno bella bolladaria

e mi diceva a me e a mio fratello.

Alla fine si è andato così,

però penso che se mi sia andato tutto

sommato sereno.

Cioè, la sua vita comunque...

Lo pensi spesso?

Sì, certo.

Ma perché tanti mi dicono,

quelli che l'hanno conosciuto dicono,

cazzo sei uguale a tuo padre, no?

Tante volte mi esconde le robe,

che dico,

sono le stesse robe

per cui lo prendo e vengono.

E mi dici,

guarda che anche te,

quando avrai la mia tarra,

generai così,

ti piaceranno queste cose.

Diciamo, vanno,

da piccoli,

sei tu che sei vecchio.

Alla fine è vero.

Quando tu ti stavi buttando nella musica,

eri già nella musica,

ma non avevi ancora firmato con la measure,

però avevi già preso un po' il tuo percorso.

Era fiero di te, te lo diceva,

credeva che tu avessi potuto

avere un futuro in quel mondo?

Moltissimo,

moltissimo da subito lui.

Cioè, mi ricordo che veniva a casa,

li facevo sentire delle cose,

si divertiva molto.

Non ha visto il successo,

però ha visto che ce la stavo facendo.

Cioè, per esempio,

era già uscito un pezzo nel mixtape di DJ Nice,

che ai tempi era il DJ di Fabri Fibra,

e c'era questo pezzo che poi andò molto bene

con Fabri Fibra, che mi presentava all'inizio.

Quindi comunque erano già dicendi

di Fabri Fibra, quei tempi era

The Untouchable,

no, era un rapper italiano più famoso.

Quindi, sai,

tuo figlio comunque un pezzo

più o meno sulla stessa traccia

con quel rapper,

ti fa pensare che non è che stia buttando tempo.

E anche mia madre, in quel momento,

si ricredette molto,

cominciava a arrivare con i primi soldini,

li lasciavo sul tavolo la sera,

quindi ha cominciato a mettersi l'anima in pace

un po' pure lei.

Come hai fatto a prendere questa padronanza

dell'italiano?

Ti sei fermato in terza media,

però parli un buonissimo italiano,

nel senso che hai un linguaggio forbito,

mi piace un po' di cui con i Ui Berbi e tutto.

Ti rigrazio, non sei il primo che me lo dice.

No, però è bello, c'è sempre un piacere

sentire parlar bene l'italiano, no?

Leggi molto.

Qual è stato il tuo percorso?

Ti risponderò con una frase proprio da

faccia di merda,

ma talento.

Ok.

Perché non leggo tantissima.

Quindi sei una spugna,

ascolti gli altri e...

Sì.

Quando una parola mi colpisce,

magari vado a vedere...

o forse talentunito comunque

tante cose.

Cioè uno pensa che lo studio

sia l'unica via.

In realtà, già ascoltare tanta musica

mi ha istruito moltissimo.

Ok.

Soprattutto il rap italiano

che è pieno di parole.

Quindi quello,

mi piacevano comunque i temi d'italiano.

Mi è sempre piaciuto scrivere

quando ero...

Ecco, la scuola ti diceva

non mi piaceva,

però mi piaceva scrivere i temi,

educazione artistica,

educazione fisica

e astronomia,

che sono le stesse cose che mi porto

oggi dietro.

Sono le stesse cose che mi piacciono

tuttore.

Quindi il tuo papà viene a mancare,

poi un anno dopo,

circa, fai la scelta,

carosello,

quindi finisci il tuo mixtape,

dopo di che fai un percorso

che diventa sempre più importante,

senza entrare,

magari, a scandire

ogni singolo momento.

Però fai anche di più.

Nel senso che oltre la musica,

apro d'inti voce,

fai altre cose.

Sì.

Anzi, sembrava in un momento

talmente tanto lanciato,

inarrestabile,

che potesse andare quasi all'infinito, no?

Sì.

Che rapporto hai con i soldi?

Adesso, me lo dici poi,

se vuoi.

Ma quando guadagni i primi soldi,

gli spendi subito,

come gestici il tuo denaro?

L'hai detto prima,

cioè io volevo le tienne,

non le avevo,

poi me ne compro 200 paglia.

Oggi?

Esatto.

Quindi significa che

l'acceri tutto il denaro

che guadagni perché non le hai avuto.

Invece...

Parrei con il primo anticipo di carosello,

che i tempi fanno 8.000 euro.

Ok.

Un anticipo, non che te li danno.

Un anticipo, direi che poi li devi ridare.

C'era ristrutturato caso.

Perché dovete pagare la tasse di successione

per la casa di mio papà,

che rimanette a me.

Quindi andiamo a vivere l'Iliu

e la mia fidanzata di allora,

perché poi va detto comunque che io nel 2010

mi sono fidanzato

con quella che poi è la mamma di mia figlia.

Infatti ci sarebbe l'altro subito dopo.

Però mi ricordo,

stavamo a Milano,

ci arrangevamo un po',

lei lavoricchiava,

io facevo le serate,

però era sempre,

poi gli affitti a Milano erano già alti,

comunque nel 2010,

quindi un giorno dico, senti,

ma perché non ce le andiamo a casa di mio padre,

che comunque non è a Milano,

però almeno ce la sistemiamo,

non dobbiamo pagare più l'affitto.

E quindi così abbiamo fatto.

Ci siamo sbattuti parecchio.

8.000 euro non ristrutturi una casa, no?

Però mi ricordo,

abbiamo fatto tutto,

noi andavamo alle ruo a Marlena

a prendere le tolle di vernice,

abbiamo banchiato tutto,

ho preso tutti i mobili,

dei lichiagli,

ho montati tutti un casino,

poi avevo con tre cani,

voi due pituli,

il postore tedesco,

cioè era un degenero in quella casa.

E niente, poi siamo andati a vivere lì.

Con i primi soldi ho fatto quello.

Quando è stata la seconda mandata,

invece, molto più importante?

Da un annetto in poi,

dopo l'uscita del mio primo album.

L'arba cattiva è il mio album,

quello che mi ha consacrato.

Certo.

L'album mainstream.

Da lì in poi,

ecco, da lì in poi sono arrivati

i primi soldini.

E quando te arriva il primo grande bonifico,

come li spendi i tuoi soldi?

Che cosa fai?

Ho comprato una Porsche.

C'hai fatto lì,

hai speso tutto?

Senti, no, perché fai ridere.

Vado, allora, mi fisso con questa Porsche.

È sempre stato proprio il suo...

Il suo sogno?

Sì, quando ero piccolino,

dico, io la Porsche bianca,

con i cerchinieri mi fattano

proprio da rapinatore, bellissima.

Una mattina, che appunto

cominciamo a arrivare un po' di soldini,

mi avevo un po' sul conto,

sapevo che in sarebbero arrivati altri,

però comunque ne avevo un pochino lino.

Quindi dico,

guardiamo un po' si annunci delle macchine, vediamo.

Quindi usate, la prendi?

Sì, 2013.

Costavano pochissimo rispetto a oggi,

le macchine.

Quindi costava tanto,

era sempre una Porsche,

però me lo potevo permettere.

E vedo questa bellissima Porsche bianca

con i cerchinieri.

Cazzo, non la concessionare a Bergamo.

Ero con mio cugino, dico,

ma qua cazzo quasi qua,

direi, andiamo a vedere, andiamo a vedere.

Inconsciamente cercavo una voce

che mi diceva se non spendere i soldi, no?

Quindi mi ricordo, tipo,

becco, costa curta, no?

I tempi lavorava sky,

lo becco la mattina.

Dice, no, vabbè,

ma se la vuoi prendi,

è giusto che a queste tafai

colorò Albertino,

vorrei lui, no?

Ma guarda che poi ti passa la libidina

con le tafali,

allora che poi ti prendi.

Cioè, tutti mi dicevano,

fai sta cazzata, no?

Qui ero e vi dico,

vabbè, andiamo a vedere la macchina.

Bravo.

Vado a vedere la macchina,

questo mi viene a entrare,

mi tratta come un pezzente.

Cioè, ovviamente,

poi i tempi, come ti spiegavo,

ma come tutti sanno,

il nostro mondo era comunque

un molto conosciuto.

Quindi questo venditore d'auto

mi accoglie malevolmente.

Tant'è che è una certa...

Quando gli chiedo,

scusa, posso averle chiavi

della macchina?

Cioè, si è quasi intimorito.

Io non so, li chiedevo

le informazioni sull'auto.

Questo sembrava che c'era

solitare il PC, tipo,

ma scusi, ma...

All'impianto boso.

Sì, credo di sì.

E dico, ma scusa.

Cioè, stai vendendo una macchina, no?

Vabbè, ce ne andiamo.

A mio cuginio dico,

io la macchina da questo non la compro, no?

Cioè, proprio piuttosto che

daria soddisfazione alla compro.

Sento il mio commercialista

che a sua volta sente

un amico comune,

quindi un altro venditore d'auto.

Io sento questo venditore d'auto.

Il secondo dico,

scolta, c'è qua la macchina

lì in questa concessionaria

che tra l'altra è vicina alla tua.

Fai una bella cosa.

Vattela a comprare te,

che tanto a te te la porti a casa

al parazzo a cui in cui è fuori.

Io la pago 2.000 Euro in più a te

per la commissione

e la vengo a prendere.

No?

E così facciamo.

Cioè, pur di andare da quello,

pago 2.000 Euro in più l'auto.

Vado a ritirare la macchina,

al giorno dopo chiamiamo il cretino.

Dico, ciao, c'è ancora in vendita la Porsche.

Vedi, c'è no, l'abbiamo venduta,

faccelo, ho comprato a io coglione.

Dico, c'è problemi con quello che tu faccia.

E niente, non sa neanche che fin ha fatto questo,

perché poi mi ha detto che è stato cazziato,

pare che forse l'ha mandato via addirittura.

E quindi niente, spendi i primi soldi così.

E rispetto alla chiamata che hai fatto

al venditore del concessionario, no?

Quando hai cominciato ad avere grano,

quindi dopo quel momento, forse,

andava sempre meglio.

Cioè, come?

Non ti comportavi con la gente.

Cioè, nel senso, in quel caso,

l'hai voluto sbefeggiare

perché lui non ha creduto in te.

In quel momento...

Lui è stato proprio arrogante.

Lui mi ha trattato proprio male.

Sì, sì, sì, non ti ha trattato con rispetto.

No, per niente.

Ok.

Che rapporto avevi con le persone dopo?

Cioè, una volta che avevi soldi,

che tutto andava bene,

c'è eri, lemmi di sempre...

Sì, più brillante.

Più brillante, perché dopo...

Però i tuoi principi non sono cambiati.

No, anzi, tutt'ora mi mette a risaggio.

Non so, per esempio, tanti amici

che sono appassionati di neurologi.

Ok.

Io sono un appassionato di neurologi.

Quindi, a volte, c'ho dei pezzi al polso parecchio belli.

Io, a volte, so che se magari devo stare con loro,

non lo metto.

Perché non voglio metterli a risaggio.

Ok.

Non voglio...

Perché so cosa vuol dire,

che non vuol dire che poi invidi una persona,

però...

Non lo so, mi fa sentire in imbarazzo questa cosa.

Parare di soldi, di quanto ho pagato la macchina,

di...

Faccio sempre lumile,

più di quello che poi, in realtà,

non so come dire, no?

Cioè, magari...

Non dico che faccio quello che si piange addosso,

però...

Il contrario dello ostentazione, diciamo.

Non...

Cioè, preferisco mostrare un po' meno

di quello che ho piaciuto...

Era quella mia domanda, infatti.

Ho visto io in un discorso che hai fatto

in un carcere minorile,

credo che fosse.

Sì.

Ho visto il tuo abigliamento

e sei stato perfetto.

Cioè, molto semplice.

S'è stato con la maia...

Sì, della capa, tranquillo.

Un jeans normale.

Cioè, proprio easy,

proprio per non creare, come dire,

il distacco.

Mi è piaciuto?

Ma anche perché poi,

nella testa di un ragazzo,

scateni degli stinti negativi.

Cioè, noi eravamo dei...

noi derubavamo la gente.

In questa è un'altra cosa che,

magari, abbiamo messo nella fase

dei 13, di 14 anni, però...

Cioè, comunque, non avendo niente,

rubavamo.

Rubavamo...

Qualsiasi cosa ci capitava.

Cioè, talvolte è capitato proprio

di derubare la gente,

strada...

Altre volte, magari, di aprire

la strada del motorino

o portare via il motorino.

La macchina...

E' altra.

A volte, anche solo per il gusto

becero di divertirci.

Ti ricordo la verità.

Mi hai fatto vendire in me

una cosa quando parlavi di motorini.

Non so se è fake, l'ho letto,

che faceva a ti sottosella degli scooter

una volta in cui tuo padre

ti lascia in piazza,

ti dicevo, mi raccomando,

non far casini...

Piena coltellata.

Bravo.

A quelle vere.

E cos'era successo?

Avevi 14 anni?

Sì, avevo 14 anni.

13.

E tu avevi detto loro che eri caduto

su dei vetriotti di una macchina, forse?

Sì, perché a Dharma era stata

una persona che conoscevo

del mio paese,

più grande di me, tra l'altro.

Ok.

In un momento in cui non si è capito tanto

se l'ha fatto a posto,

no, però comunque me l'ha data, no?

Io ripetavo 13 anni questo,

forse ne va già,

23, 24.

Però non...

C'era già un po'

quella mentalità

che ti trasmettevano

quelli più grandi, no?

Di fatti cazzito,

a Enon...

E quindi così fu.

Cioè, all'ospedale,

disse che ero caduto,

mia mamma pure,

mia padre pure,

e fine da la faccendere.

È stata la faccendena più brutta

che ti è capitata nella vita?

Più pericolosa, se vuoi?

Non saprei, ti dico la verità.

Cioè, perché poi ci sono le vicende

pericolose strade

e poi ci sono vicende pericolose

a prescindere, no?

Come magari un incidente,

ho avuto parecchi incidenti

con i motorini,

dipendi da quale prospettiva

la guardiamo, no?

Ti ho fatto una domanda all'inizio.

Tu mi hai parlato di un fratello,

ti ho chiesto abitato con voi,

mi hai detto no.

Però un giorno hai fatto un pezzo.

Sì.

Quindi vuol dire che avete legato,

vuol dire che avete un rapporto.

Cioè, che rapporto hai

con tuo fratello, astro?

Allora, in questo periodo particolare

ci sentiamo veramente

quasi tutti i giorni,

che è una cosa che non capitava,

non è mai capitata, in realtà.

Mi schiamo?

Gabriele.

Ciao, Gabriele.

Sì, quella canzone la scrissi

in un periodo particolarmente simbolico,

se vogliamo, perché

fu poco dopo, forse è poco,

relativamente poco dopo

la mancanza di mio padre,

che fu comunque un avvenimento

che riavvicinò molto la famiglia.

Ok.

Me e i miei fratelli, i miei cugini.

Quindi, io e il mio fratello,

poi, come vi dico,

nel testo di quella canzone stessa,

ci siamo riavvicinati molto,

anzi, ci siamo avvicinati,

perché non eravamo molto vicini

quando io ero piccolo.

Comunque, ci passiamo 8 anni.

8 anni, quando tuoi 10 anni

sono...

Enormi.

Sono enormi, esatto.

Quindi non ci siamo mai cagati.

Quando ho iniziato a mettere

anche il muso fuori casa,

allora lì è stato sempre meglio,

e poi alla fine...

Abbiamo imparato proprio ad apprezzarci,

ad andare a cena,

magari ogni tanto,

al pranzo,

a trovarci in chiacchiere d'adulti.

Passiamo da un'amora all'altro.

La tua fidanzata,

ne hai fatto accenno prima,

e poi dopo nasce una creatura.

Raccontami un po' dove vi siete conosciuti.

Raccontami questa storia d'amore.

Come comincia?

Ma allora,

comincia...

Nel 2010.

Praticamente, tra l'altro,

fa ridere che,

io, anni prima,

ai tempi di mai spesso,

avevo mandato un messaggio a lei.

Ok.

Lei aveva un profilo di mai spesso,

lei faceva, tipo, la pin-up,

burlesque, no?

Ok.

Più grande di me.

Quindi io vedo questa ragazza,

non ne vengo attratto,

le mando un messaggio,

rischino, tipo, quando ci spusiamo,

una roba di agenda.

Lei non mi caga, ristrisce, ovviamente.

Anni dopo,

mi arrivavo a questa ricchiazza

di amicizia su Facebook,

da parte sua,

che poi lei disse che mi ha vasco

a metto per un altro amico che dopo.

Comunque, tramite amicizia comune,

alla fine, una sera ci conosciamo,

e da lì comincia la nostra frequentazione.

All'inizio un po' strasziki,

nel senso che è un po' un tire molla,

poi viene a mancare mio padre nel mezzo,

poco dopo c'è questo riavvicinamento

tra me e lei, e niente,

poi da lì siamo stati insieme 9 anni.

So che all'inizio c'è stato un aborto

spontaneo, no, nella vostra relazione.

Sì.

E so che questo ha

influito un po' nella vostra relazione,

nel senso, ha cambiato qualcosa in te?

No, in realtà no.

No, sicuramente è stato un brutto

anno quello dopo, perché,

sai, lì sono cominciate un po' di,

cominciano le paranoie, no?

Ah, ma quindi, perché ha mi successo?

Hai paura che risuccedano?

Quindi, insomma, un bello anno del cavolo.

E poi, invece, per fortuna è andato tutto a posto,

però no, invece è stato un anno, comunque,

da parte mia, di molta vicinanza,

ci ha messo un impegnato, comunque,

di starele accanto, di rassicurarla,

di andarli incontro in tutto.

E poi avete avuto una bambina?

Sì.

Era il tuo sogno avere dei figli?

È stata cercata?

Allora, la prima volta,

quindi quando ci fu questo aborto,

non ci pensavo tanto,

nezzo cominciavo a interessarmi un po' alla faccenda,

perché mi piaceva giocare con i bambini,

ma anche con i miei nipotini,

però non l'avevo mai presa seriamente in considerazione.

Mi spiazzò un po',

però poi, in realtà, subito, no,

poco dopo, mi cominciava a piacere questa idea.

Da po' di che, poi, no, è la nostra figlia,

però l'abbiamo proprio cercata,

più cercata di così, si muore.

Ha un nome bellissimo, due nomi.

Per la blu.

Gli è andato tu.

La mamma.

Super nome, bellissimo.

Eravamo con d'accordo con il blu, ci piaceva.

Il primo nome l'ha scelto,

come è giusto che sia visto che rispetto,

che ti porti per nove mesi

un creatore in griembro,

è giusto che il nome te lo scelche.

Io ti devo fare una domanda.

Per oggi non state più insieme.

Leggo un articolo su Vanity Fair,

dove tu annunci

meglio lasciarsi quando non c'è più

quella alchimia, quella chimica,

che forse si chiama amore, intesa,

piuttosto che stare tutta la vita con una persona

adesso non mi ricordo le parole che hai usate,

ma il tm...

Quando la passione, l'amore muta

in una maniera che non è, secondo me,

compatibile con la vita di coppia, bravo.

Lei non risponde

e ad un certo punto poi rilascia

la sua dichiarazione, dove lei in maniera posata,

anche lei dice la sua in maniera equilibrata,

come lei fa tu, dicendo che a un certo punto

avevate delle visioni diametralmente opposte.

Perché è finita questa storia d'amore?

Perché...

Allora, eravamo in un periodo comunque

stando 9 anni con una persona, secondo me,

inevitabile che ci siano degli alti e bassi.

Credo a quasi tutti i capiti.

Inoltre, se io che lei, siamo due caratteri belli,

gnocchi, no?

Una bella testazione, pur Tiffani,

la testa dura.

Quindi li digavamo molto,

però cominciavamo alti e bassi, periodi bellissimi,

periodi un po' meno belli.

Questa cosa, diciamo, della nascita di nostra figlia,

inizialmente ci unisce

nei mesi dopo,

va invece ad allontanarci.

Perché comunque un figlio

porta tanto stress in casa,

quindi se il rapporto già è

poco solido, comunque insomma,

ci sono delle crepe,

un figlio può essere rischioso, esatto.

Quindi passiamo questo periodo molto...

molto fatto di contrasti.

Insomma, in qualche modo comunque

ci allontaniamo un po'.

Si litiga veramente tanto, troppo.

Cioè, quando poi cominci che

hai l'ansia a stare in casa tua,

perché sei sempre comunque l'iteo,

in tensione con una persona, diventa malzano.

Quindi già eravamo in un periodo

in cui io fondamentalmente a voi

ho già deciso che da lì a poco,

se le cose non fosse andate a posto,

mi sarei separato da lei, diciamo.

Non avrei voluto continuare,

perché mi sembrava

una perdita di tempo per me e per lei pure.

Ti faccio una domanda.

Quando qualcosa non va, tu hai detto

quindi l'itigio è una reazione

delle dinamiche che non funzionano, no?

Le hai mai affrontate

le dinamiche fuori

dal litigio e dal giudizio, quindi dicendo

come ti sentivi tu?

Cosa non ti faceva stare bene

e forse è importante ascoltare

anche lei l'altra parte?

Sì, ma siamo andati anche da...

non so, dalla classica terapedusa di coppie

che in qualche modo fa da mediatrice.

Ma voi due da soli,

con amore, con rispetto,

le cose senza accusarvi, l'avete mai fatto?

Vete mai cercato realmente

di entrare alla radice di quello che poi

non funzionava più?

Sì, il problema è che poi ci sono gli impulsi

che talvolta sono

più forti della ragione.

Quindi

una cosa come, non so,

la mia impulsività, per esempio,

il fatto che io sia uno comunque fumentino

che alzi la voce, o la sua gelosia,

non è che colorazione d'Italia

metti a posto quelle cose.

E' un ripeto dopo 9 anni.

Non so, non può anche la passione

e va spesso a calare,

nel nostro caso comunque non c'era più

neanche quella roba fisica.

Come succede a tantissimi cristiani, no?

Quindi sì, ne abbiamo parlato

tante volte, però...

Cioè, eravamo già arrivati, diciamo...

Però avete fatto in maniera matura,

nel senso, non impatta sulla vostra bambina,

mi dicevi prima di cominciare che la vedi

vai a prendere la lasilo, cioè la vedi quando vuoi?

Sì, sì, è un affido congiunto, non ho i giorni...

Però lascia stare il mondo della magistratura.

Tra di voi, cioè

quando c'è la bambina di mezzo, va tutto bene.

Benissimo.

Avete un bel dialogo?

Sì, sì.

In realtà ti dico, guarda, è sempre stato così,

anche all'inizio.

Cioè, va detta questa cosa, no?

Io, come ti dicevo, ero già

a un punto parecchio di rottura

con Tiffani.

Cioè, senso che già non...

Era una decisione che forse avevo già preso, inconsciamente.

Ok.

Se non ci mettiamo a posto da qua a...

due mesi, basta, no?

Chiudo, perché io lo faccio l'oro, non lo faccio più.

Inoltre, mia figlia aveva meno di un anno

e io non volevo farla crescere

in quel contesto in cui sono cresciuto io.

O vero che comunque hai ricordi di tuoi,

ma sono brutti ricordi, che litigano...

Ho detto, voglio che se ci dovesse uno strattone,

ci sia ora che la bimba comunque ancora inconsapevole

e quindi non respiri direttamente tutto ciò.

Parliamo del rapporto con la tua creatura,

la tua bambina.

Come?

Bellissima.

Parte che è uguale a mia madre,

starò mai fa troppo ridere.

La coppia di mia madre.

È una bimba molto educata,

molto sirena,

che solo dicono tutti.

E questa cosa mi fa un sacco piacere, no?

C'è gioiosa, ride, giocosa.

Si, ma me lo dicono senza che lo chieda.

La pediatra, le maestre,

quando la vado a prendere a scuola,

poi le vanno a scuola inglese, no?

Non mi fanno parli, è super happy, mi dico.

Super happy, no?

È una bimba gioiosa, si.

Ripeto, educata.

Ci sono quei bambini che comunque

non sono molto simpatici, che sono arroganti,

che non pono le scatole.

È veramente un'amore, guarda.

Noi dico perché mia figlia è proprio

brava, obbediente, quanto meno con me.

Poi magari non obbediscia a tutti,

però a me o a sua madre

veramente è una soldatina.

Senza che ci sia mai stato

un atteggiamento autoritario, eh?

Chiaro.

Sempre è stato molto amorevole,

sei io che l'hai.

Ci dormi insieme, te la porti via in vacanza,

avete dei momenti solo voi due?

A parte le giornate dove la vai a prendere a scuola

e ci giochi e ci passi del tempo.

Sì, allora...

Weekend sta praticamente sempre da me.

Perché comunque

col fatto che ti dicevo, lei va l'asilo a Milano.

Quindi per me diventa un po' complicato

da dove abituo gli abbii mercati,

a venire la mattina qui perché c'è un casino,

quindi cerco di evitare di prenderla in settimana

oppure quando la prendo semplicemente

non va l'asilo e rimane da me tanto.

Fin quando diciamo non va le elementari,

l'asilo è un po' quello che è.

Non faccio un grande torto

dal punto di vista scolastico,

ma i figli sono intanto malati in settimana.

Però il weekend sta sempre da me.

Poi, sì, non so, gli ultimi due natali

li ha fatti da me, le vacanze,

magari si fa qualche giorno con me,

qualche giorno con la mamma.

D'estate, poi che non c'era asilo,

diventa proprio un...

poi io un po' te.

Ti senti un buon papà?

Assolutamente sì.

Ti piacerebbe avere altri figli?

Sì.

Perché ho capito che i figli sono...

un qualcosa di diverso dal resto della famiglia

e dal resto delle amici.

È una frase da Boomer, lo so,

però è proprio vero che capisci solo quando li hai.

Non so, adesso quando finisco qua

stasera Tiffani mi porta perla.

E io non vedo l'ora.

Cioè, per me è la cosa più vera del mondo.

Io non vedo l'ora di stare con mia figlia.

E tua figlia e tua figlia non so come dire.

Non è come una amicizia che può finire.

Cioè, se anche domani mia figlia

si sveglia impazzita e dice

io non ti parlo più.

Per me però è sempre mia figlia.

È un punto fisso che hai comunque.

È veramente la cosa più ferma

che puoi avere al mondo secondo me

è avere un figlio.

Ritorniamo sull'aspetto lavorativo

prima di arrivare alla fine.

Quindi abbiamo detto

fai tantissime cose.

Quindi prendi, diciamo,

dal tuo primo album importante

che ti porta un po'

nel mondo mainstream.

Fai tante cose.

Fai televisione.

Tu hai fatto un programma su Sky.

Hai fatto un po' di coi.

Hai fatto anche The Voice, giusto?

Sì.

E poi un certo punto

si è interrotto quel percorso televisivo.

Che esura dalla musica.

Sono due vite parallele per tua scelta.

Non ti piaceva.

Toglieva troppo tempo la musica

e mi normalizzava troppo la televisione.

Vi rendeva troppo famigliare

gli occhi della gente.

Perché quando vedo un...

Non so.

Se io vedo Jerry Scotti a ristorante

sempre che vedo il mio zio.

Non lo conosco io Jerry Scotti.

Ci siamo visti in qualche occasiono

e ciao ciao.

Però per dirti,

quando vedo un volto troppo spesso

in televisione

poi mi dà quasi l'idea che siano amico.

E poi è il motivo per cui

la gente spesso diventa maleducata

quando ti incontra per strada.

Io non volevo essere

questa gli occhi della gente.

Non che volessi fare il divo.

Però sono pure sempre un rapper.

Arrivo da un contesto che non è quello.

Quanto meno, questo è quello che pensavo

quando avevo 23-24 anni.

Non volevo nessuna distrazione

da quella che era la mia strada prioritaria.

Ad oggi ti dico

continuo a considerarmi un piano B.

Mi piace la televisione,

mi piace soprattutto se vado a fare

cose che mi divertono.

Ma è anche un grande stress.

Va anche letto quello.

Io lo dico sempre.

The Voice è stata un'esperienza

traumatica dal punto di vista

delle ore e dell'impegno.

Penso di non aver mai lavorato così tanto

neanche quando lavoravo in cantiere.

Fatti quando sento gente che dici

parli di lavoro,

ma sapessi cosa è il lavoro?

Ragazzi, lo so cosa è il lavoro.

Perché comunque fra l'ora e l'altro

ho fatto da un cantiere all'altro

quasi due anni.

Un po' il muratore, un po' l'idralico.

Quindi so cosa vuol dire

svegliarsi alla stessa del mattino

e andare a farsi il matzo al freddo,

al caldo.

Eppure giuro che una cosa pesante

come con l'esperienza televisiva

credo di non averla mai fatta.

Però è stata formativa, immagino,

come tutte le cose che hai fatto

nella tua vita.

T'hanno insegnato qualcosa,

quindi sei sempre migliore.

La propiezza ha portato comunque

tanti benefici.

Quindi sì, sicuramente.

Però, non lo so,

io sono troppo innamorato

di questa cosa del rap,

me ne rendo conto.

Mi chiude un sacco di porte.

Anche poco musicali, a volte dico,

ma c'è un pezzo che potrebbe

essere bello,

magari per la radionofancura.

Mi toglie credibilità,

non lo faccio uscire.

Quindi non disdegni l'ATV,

però vorresti scegliere cose

che non vandano, come dire,

a offuscare quello che

il punto principale che è la tua musica.

Sì.

Se potessi scrivere su un foio di carta

quello che diventerò,

allora sarà un'artista

che riempie l'estadio

e mi dovrà preoccupare

solo di quello.

A livello televisivo,

qual è il programma che tu dici?

Bassa, me lo proponessero

fare il subito

perché mi rispecchia perfettamente.

Allora,

poppo da dire,

ho la smania di farti uno,

però, per esempio,

mi piaceva X Factor.

Ok.

Molto.

Soprattutto i primi anni,

secondo me era veramente cool.

Poi non è che ora non lo sia più,

semplicemente che anch'io,

dopo 15 edizioni,

non so quanti sono,

ho diventato un'abitudine.

Bravo, però è ancora bello.

Mi ero anche proposto,

lo dico proprio per essere onesto,

io non ho fantasmi

nel...

non mi si fa antrescherete nell'armaglio.

Andai proprio a propormi un anno,

perché mi sarebbe piaciuto,

mi dici,

guarda che però

abbiamo già preso una figura

un rapper,

solo mi ricordo,

forse è che l'Elauro

ha fatto X Factor e è che l'Elauro,

mi ricordo.

O Sfera,

e poi c'è stato Manuelito?

Forse Sfera,

no, ho detto una cazzata allora.

Voi comunque avevamo già preso un rapper

e mi hanno anche detto

inoltre,

avendo già fatto The Voice,

solitamente cerchiamo di separare

le due cose,

di non prenderci un giudice

che riveda un altro talent

che poi è in competizione con il nostro.

Quindi ci sta.

Una domanda imprenditoriale

te la faccio.

Ho visto che tu hai fondato

un brand,

si chiama Icons Club,

una cosa così.

Sì,

ho due piccole società,

un è Icons e un è Hatefuls.

Ti avrei voluto chiedere

se investi il tuo denaro,

come lo investi,

cioè come oltre alla musica,

ti crei degli asset personali.

Havavo visto che quella cosa

è attinente appunto

a una tua passione che il calcio.

Cos'è nello specifico?

Allora, Icons Club in realtà

è un'agenzia,

una società,

chiamiamola de-management,

che si occupa de-management

per gli atleti

al di fuori,

tra virgolette del campo.

Che noi non è che facciamo

la procura ai calcatori,

perché quel è un terreno

che non ci compite.

È un altro mestiere.

Semplicemente magari trattiamo

i brand per conto di un atleta,

li gestiamo tutto il profilo online,

social,

gli shooting,

vestirlo se deve andare ad un evento.

C'è cose che hai già vessuto

su te stesso

e li puoi replicare sugli altri.

Esatto.

Mentre Eightful

è un'altra realtà che abbiamo

che però è inarente alla musica,

dopo semplicemente produciamo

di giovani

e li allora mettiamo a disposizione

ovviamente tutta la nostra esperienza,

tutta la nostra aiuto.

Nel mio caso anche un po' di endorsement

per promuovere la loro musica

col fine di farli diventare di grandi.

Però se ti dovessi dire che queste

sono due fonti di investimento

al momento

no,

mi piacciono molti orologi.

Quindi cerco sempre di

se posso portare a casa

un bello orologio all'estima,

ovviamente,

perché questo va detto noi.

Il risel

non conviene,

però cerco sempre

magari di costruire.

Che nell'ultimi anni è sempre più complicato.

Sì, diciamo che

alla peggio, come dico sempre,

è un modo per mettere i miei soldi

senza buttarli.

Perché poi io

un'altra cosa che dico

spero sempre di non dovermi

non mai rivendere l'orologio.

Non è che compro un orologio

e dico, ok, poi questo me lo vado a rivendere.

Sennò l'avrei già fatto.

Non ho mai venduto, credo,

un orologio di questi.

Me li tengo perché mi piacciono

e spero che rimangano lì

a mia figlia.

Però non si sta mai.

Dico, piuttosto che

spendere 200.000 euro

in una macchina,

magari più 3-4 orologi

i belli te li metti in banca

e comunque

non perdono valore,

anzi lo prendono.

Le case, non sono,

l'immobiliario,

un'altra cosa che mi piace molto.

C'è una casa,

c'è dentro due ragazzi in affitto,

mi pagano l'affitto.

Ok, quindi la metti a reddito.

Esatto.

Ritono sulle due aziende

che hai aperto,

ma tante delle persone

che ascoltano One More Time

attingono molto

degli esempi imprenditoriali

per farli propri, no?

Quando fai un business,

perché tu dici,

ho messo lì due chip,

però non è che

tra virgolette il risultato

mi sta cambiando la vita.

Però quando lo fai,

lo farai con l'intenzione

di far sì che possa funzionare.

Ti prendi dei soci

che siano verticali

in quel mondo.

C'è come strutturi un tuo business?

Allora, per esempio,

nel caso di Icons,

lavoro con Nicolò,

che è il mio socio,

50% in questa cosa.

Ok.

Icons senza di lui

con i piedi.

Perché lui

arriva da quel mondo?

Lui è proprio un feticista

dello sport.

Ok.

È proprio innamorato

dello sport,

delli sportivi,

ci mette passione,

tempo, tutto il tempo

che non ho io.

È chiaro che io

ho un ruolo marginale,

almeno in parte,

è chiaro che

nel mainstream

io sono il bolto di Icons,

magari.

Ok.

Però di fatto

poi chi fa lavorare

la macchina,

chi si sbatte,

chi ci perde la testa...

Chi contate clienti,

sviluppe progetti e lui,

ma chi porta

gli atleti in casa tu?

E io gli avvicino.

Ok.

Occhi letteralmente

funzionano così.

Spesso magari

poi sono giovani,

quindi sono fan

della mia musica.

È un po' più semplice

parlare con me.

Sai, si arriva a Pincopallino

e parla con il prokuratore,

con il genitore,

con...

Con me

magari si lascia

mandare un po' di più.

Poi Niko

è un PR nato,

quindi

diventa subito amico

lui, uno di questi atleti.

Che è una cosa per cui

io lo cazzo un po'.

Dico, guarda che comunque

sono sempre persone

che lavorano con te.

Però in realtà

è anche il suo bello.

E quindi cerchiamo sempre

di creare un rapporto

anche familiare,

appunto con le persone che...

Ma fai delle riunioni

costante per vedere

come va,

fatte dei progress

o la pleni un po' più isi?

Io, personalmente,

al momento la prendo un po' più isi

perché comunque

è una realtà nata da poco.

Non è che abbiamo

200 atleti

e quindi ci devo

perdere il sonno.

La cosa è abbastanza gestibile.

Mi piacerà

pensare che un domani

questa cosa però

si ingigantisca

e mi porti anche

qualche preoccupazione

in senso buono.

E anche perché

quando si fa una cosa

si cerca di puntare

quindi il tuo mondo della musica

tu dopo la pandemia

hai fatto

magazzini,

poi le hai replicati

un bel povre,

si può farne anche

molti di più,

voi ho sentito a dire.

E adesso fai il forum

che è in sold out.

Quasi?

Insomma,

sei a ottimo buco.

È ottimo buco.

Quindi sì,

probabilmente andrà

sold out prima

dell'uscita del disco.

Sono molto contento.

Infatti,

ti volevo chiedere

come stavi messo

adesso nella musica

se eri felice

se stavi facendo

quello che ti piaceva

perché l'ultimo album

l'hai fatto con Jay

un album ufficiale,

quello.

Poi ho fatto il mixtape,

ho fatto Chet Music 3

l'anno dopo,

nel 2021.

2022 speravo di uscire

in realtà,

ho fatto un po' tardi

perché sono stato molto

minuzioso quest'anno

nella scelta di Ibrani.

Ho tolto tanta roba

dal disco

perché la sentivo

poco in Sintonia

con il resto.

Ho fatto un lavoro

comunque di cui

sono molto soddisfatto.

Ti sei adeguato

al mercato attuale?

No.

No,

allora una minima

in tutta sincerità?

Sì,

perché è ovvio che

magari se devo fare un album

però se mi dici

hai fatto

l'album Drill

perché è solo la Drill.

No,

hai fatto la roba in...

No,

io faccio il mio

perché è mischilla,

sa fare mischilla.

Punto, basta.

I musici che cerco di emulare

qualcun altro non riuscirei.

Quindi ho fatto il mio

cercando di essere moderno

come provo a fare

ogni volta che faccio un disco.

Poi è il pubblico

alla fine

che ti dà ragione o meno.

Sei felice tu in questo momento?

Il bilancio della tua vita?

Sì.

Diciamo che mi alzo sereno,

vado a letto sereno

perché appunto

comunque l'album

è finito.

Poi non so quest'intervista

se uscirà primo o dopo

però insomma, diciamo che

l'album è finito.

Quando esce nello specifico?

L'album?

Esattamente.

Eh, non si sa,

diciamo prima delle stati.

Usciamo prima.

Ok, allora l'album

sta uscendo,

ragazzi, sta uscendo breve.

Appunto il forum è quasi soldout.

Ho un equilibrio

nella mia vita,

comunque,

sto come figlia,

come dicevo,

cerco di dedicarci del tempo,

posso dedicarmi

alla cura della mia forma fisica

perché mi piace allenarmi,

quindi mi sono messo a dieta

adesso,

per bene so che

arrivo d'estate che sono a puntino,

con la mia fidanzata va tutto benissimo.

Con la mia ex fidanzata,

comunque,

è sempre la mamma di mia figlia

quindi va tutto bene,

ed è importante anche quello

perché non è bello aver contrasti

quando c'è i figli di mezzo,

con lei va tutto bene,

con mia mamma va bene.

Insomma,

ho degli ottimi amici,

questa è un'altra cosa

di cui sono

molto grato,

ho degli amici veramente belli

che mi fanno stare bene

e mi fanno sentire protetto.

Il protetto, ovviamente,

non si intende,

come lo può pensare,

è sempre tutta una cosa brutta.

No, amato.

Amato, esatto.

Cos'è per te un amico?

Un amico,

come scrive Gibran,

nel profeta,

è quello che cerchi

nelle ore da vivere,

non nelle ore da ammazzare.

E avevo letto che avevi scritto,

se non sbaglio,

anche che era uno che comunque

faceva diventare anche un po'

i tuoi problemi suoi,

c'è una persona che

divide anche

nelle emozioni un po' tutto.

È giusto che sia così.

Quando una persona

saccolla un problema,

è facile,

è in quel momento di dire,

ma

non ci pensare

quando invece gli dico,

no, adesso la risolviamo

insieme a questa roba.

Qualsiasi cosa succede,

me la collo pure io.

Cazzo, Shapo,

siamo un fratello.

Finisco con l'ultima domanda

e poi concludiamo.

Ti voglio chiedere,

sei paura della morte?

Sì.

Allora, da una parte,

la parte più dark di me

mi fa pensare

che forse sia un grande sollievo.

Dico, finalmente,

mi tolgo il mantello,

tutte queste responsabilità,

queste angosce,

queste basta, no?

Perché comunque sono la persona inquieta.

All'altra,

però sono anche molto attaccato

alla vita.

Quindi mi terrorizza,

non saperche cosa succederà.

Mi terrorizza il buio, in realtà.

E se non ci fosse davvero niente,

io non credo assolutamente questo.

Però non posso dirlo con certezza.

Mi devo tenere il beneficio del dubbio,

quindi questo mi fa...

mi fa abbrividire.

Abbiamo finito.

Grazie.

Bella.

Ciao.

Buon appetito.

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Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con Emiliano Giambelli, in arte Emis Killa, un ragazzo che ha respirato la vita dell’artista attraverso il padre, germogliata poi attraverso le battle di freestyle, per arrivare ad affermarsi come uno dei punti di riferimento della scena. Il dream team di One More Time e’ composto da: Giovanni Zaccaria, Mauro Medaglia, Davide Tessari, Alice Gagliardi e Filippo Perbellini.

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