ONE MORE TIME di Luca Casadei: Emilio Fede, il direttore

www.repubblica.it www.repubblica.it 4/20/23 - Episode Page - 1h 11m - PDF Transcript

C'è area di guerra. Io ho sentore che non dobbiamo aspettare. Chiamo Caliani e dico a Caliani

questa è mia preoccupazione. Prepariamoci. Usiamo qualunque cosa, ma vado subito. Lui

alza il telefono e parla con Berlusconi. Se è presidente, qui Emilio dice così così

e lui l'ha detto fatta e come dice Emilio. Per cui ci siamo messi all'alerta

quella sera. Io non mi sentivo di andarmene. Sentivo che era vicino. Arriva la notizia con

Silvia Kravar che ho a un certo punto grida, ha attaccato, ha attaccato, vuh! ed è partito come

se avessi acceso alla rapadina. Tutto era pronto, le luci, i camera, tutti quanti.

E si avvastati i primi vivanto che l'Italia ha saputo da noi con 40 minuti di anticipo che

era scoppiata la guerra. Purtroppo non esiste una scuola che ti insegna

a gestire il successo e per questo ho deciso di realizzare questo podcast che parla di

rinascita facendo un viaggio nella vita di personaggi noti che mettono a disposizione la loro

storia per aiutarci a cadere meglio. Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con Emilio Fede,

un uomo di 91 anni che ripercore la sua lunga vita dedita al giornalismo, passando dal

domoro al servizio delle reti del presidente Silvio Berlusconi.

Allora ci guardiamo io e te abbiamo convenuto sul tu hai già visto qualcosa di one more time?

Sì e no, sì e no. Qualcosina? Vista distrattamente perchè contemporaneamente faccio altre cose,

guardo la televisione, attento di guardare la televisione, ti rispondo dal telefono,

ma ne sento parlare molto, sono una pre accettata.

Allora ti spiego il format in parole povere, come in una favola si comincia dall'inizio dove

nasci in che anno e mi racconti la tua vita fino ad oggi, la tua vita è lunga quindi ce n'avremo un

bel poco, a me interessa conoscere Emilio persona, che il professionista lo conosce

tutta Italia, però pochi sanno magari le materie prime dalla fase con i tuoi genitori e tutto quanto,

quindi vorrei conoscere un po' tutto questo, quindi quando nasci e dove?

Guarda, per quanto presottoso io sia, vi dedico massimo tre giorni per poter raccontare una sintesi

della mia vita. Accetto. E' sempre la vita inizia che sei ragazzino, che sei di una famiglia

modesta, io da Sampiero Patti che è un paesino delizioso in provincia di Messina, comincia sempre

così con i nonni, le nonne, gli amici, i carrettini, le ruberie nelle dolcerie per essere simpatico,

soprattutto alla figlia dell'unico calzolaio di Sampiero Patti. Sampiero Patti è un paesino

nel cuore del Messinese, famoso per tante ragioni, ma anche per essere la vicinanza del Tindari.

Il Tindari è una cittadina sul mare, diventata famosa, perché c'è la Madonna del Tindari,

negra, sum, sed, forvosa, il miracolo, un miracolo che ha richiamato molti visitatori,

molti credenti e molti curiosi, è la questa donna che si affaccia sotto c'è il mare,

sopra c'è la roccia, tiene fra le braccia il figlioretto, gli scivola, gli cade e cade

il mare, solo che in quel tratto il mare per un po' si è prosciugato, sabbia, e nasce il miracolo,

della, la chiamano, negra, sum, sed, forvosa, ed è diventato per le grigiori, perché dico

questo, non per una scelta di religione, ma perché Sampiero Patti è in alto nel cuore

della Sicilia e quando partivamo per le grandigite andavamo a vedere il miracolo della Madonna

nera, che ha richiamato anche un bellissimo messaggio scritto di quasi modo. Questo è l'inizio di

uno dei tanti ragazzini, a Sampiero Patti, poca gente, però era un po' ribelle e capitava il

momento in cui c'era il dibattito per la decisione, il voto, Repubblica o Referendum,

che ti fa Emilio Fede, prega la zia di farsi un pazzo letto bianco, rosso e verde e andare in

piazza, in piazza c'era la gente del Paese, diciamo la gente meno ricca, e il circolo degli

operai, di là c'era il circolo dei nobili e la possibilità però di fronteggiarsi ma non

frequentarsi, arriva la prima giornata straordinaria, tanto attesa, musica, fanfare, quella che si

poteva permettere il Paese e quindi l'arrivo degli oratori. Di qua c'erano gli oratori che

savono la vita a fare la propaganda della Repubblica, ma non era soltanto la nuova orarchia, io da

ragazzino ero perfettamente, però sono come dire, disgustato che di qua c'erano il circolo dei

nobili, di là il circolo dei poveri, e io negli altri non si salutavano, tardava l'oratore,

sono salito sul palco io con la gente che mi guardava quasi che rideva, avrà avuto,

credo, 10 anni, 11 anni e ho iniziato a parlare, ho iniziato a parlare scatenandomi come capitava

spesso, è un vizio che penso l'ho riportato anche poi per tanti anni della mia vita, soprattutto

del giornalismo, tant'è che ci fu una scazzottata tra bianchi e neri, tra quelli che poveri e

quelli non poveri, al punto che sono stati costretti i nobili del Paese di chiedere che io fossi

cacciato dal Paese, sono stato imbarcato su un camion e spedito dai invironi a Barcelona,

Barcelona pozzo dei gotti, Sicilia, Milazzo, Barcelona. Problema è che quella mia sfuriata,

mentre contemporaneamente in un locale di San Piero Patti, c'era anche il discorso, la presenza

dell'uomo qualunque, ha portato sì a una rivolta e per San Piero Patti, pensa a me, ha avuto,

al voto hanno vinto naturalmente i repubblicani, ma soprattutto hanno nominato il primo sindaco

comunista di San Piero Patti, se potrebbe dire della vallata. Di che anno parliamo, tu hai

91 anni, sei del 31, avevi dieci undici anni, quindi in pieno periodo di guerra? Sì, sì,

per il periodo di guerra, mio padre era in Africa, il padre era Brigadier e i caramieri,

la medaglia di bronzo, il valore militare, per aver salvato sull'ambalagi, l'ambalagi è una

grande montagna che io chiamo magica, che divide l'etopia dalle ritrea e lui ha salvato i suoi

14 carabini ed è stato decorato di medaglia di bronzo al valore militare. Ti faccio una domanda

su tuo papà e su tua mamma, tu sei figlio unico o avevi dei fratelli? No, no, io sono uno dei

tre figli. Siete tre fratelli? Siamo tre fratelli maschi? Maschi, ancora viventi. Tutti viventi?

Tranne io, che non lo so, ma viventi. Tu sei più grande a metà, sei più piccolo? A metà. Ok,

che rapporto hai con gli altri due? Ma ero molto disciplinato, ma anche polemide, c'era la fame,

all'epoca c'era la fame, c'era la guerra in Africa, c'era la fame. Pertanto io la notta andavo

nei giardini a rubare le verdure, i carciofi, le cose, poi il grande incarico che io avevo

avuto da mia madre era di andare a comprare il latte, uscivo al mattino per comprare il latte e lì

restavo a lungo, non si riusciva a capacitare perché tutto questo, l'hanno poi capito perché la

signora che versava il latte si inchinava ed era di bella presenza e io davanti a tutto quel bene ogni

mattina andavo a comprare il latte. Però non mi hai risposto il rapporto che hai con i tuoi

fratelli? La patto con i miei fratelli è un rapporto vero, generoso. Con entrambi? Sì, con entrambi,

non me lo chiedo, con entrambi sì perché poi da San Piero Patti in paesino, nella vita,

non povera ma modesta, ci ha portato per via, attraverse ad altre situazioni, io ho lasciato

San Piero Patti, sono andato a Barcelona per lungo periodo. Da solo o con loro? Con i tuoi

due fratelli? Con i miei due fratelli. Quindi siete sempre stati uniti nell'infanzia? Sì,

però quando ti parlo di loro ti fermi un secondo a pensare, come se qualcosa ci fosse una frequenza

fuori posto? Sì, mi sono fermato a pensare perché uno mi stava un po' sulle palle per personaggio.

Come si chiama quello che ti stava o che ti sta, non lo so? Antonio, Emilio e Puccio,

lo chiamavano al Puccio. Noi eravamo un po' famose a San Piero Patti perché il mio

nonno paterno era, lo chiamavano, don Antonio Ramazzo e il Ramazzo in Sicilia, anche in

altro zone, e quel Ramo che serve di più a far cadere le castagne e le noci. Quindi nonno,

paterno, don Antonio Ramazzo era alto quasi due metri ed era il personaggio che io amavo molto e

quando la mia vita si è sfostata, poi siamo andati a riparare a Marcellona in attesa che

mio padre fosse liberato, liberato mio padre, richiamato in guerra con i caramieri in Ethiopia,

che poi rimasta l'Ethiopia per entesi, il clu, il nodo del bene e del male che si chiude,

si dissiude di tutta la mia vita perché l'Ethiopia ha rappresentato tutto questo,

c'è un qualche cosa che mi attraeva e all'altro processo mi faceva paura. Cioè avrivasti lì

in diverso tempo abbiamo raggiunto mio padre alla Disabeba dove l'unico era stato richiamato,

ripeto, Brighere dei Carabieri, vicino alla Catedrale, la Caradia di Disabeba che ci sta

stupenda, parenti lo faccio perché pochi sanno che l'Africa ha il suo interno delle storie bellissime

di vita, cioè a Disabeba una città a 2400 metri quindi bellissima ma difficile nei tempi passati

da respirare, se non che i sovrani di allora hanno fatto trapiantare migliaia di calveri che si

chiamano eucaliptus, dai quali emana un friccicorio che ti aiuta a respirare e dunque a Disabeba 2004

è diventata quasi una città quasi da turismo. Io poi ho tornato da Disabeba, il primo viaggio che

con Aldo Moro quando è diventato ministro degli esteri lui ha scelto di avere un solo

giornalista, io voglio come inviato soltanto Emilio Fede. Conosci la parola invidia,

si è mai sentita, sentita un po' di corrente, perché lui non voleva altro persona, avevo fatto poi

arrivato a Roma i primi passi di giornalista disiamo così di Gavetta con Sergio Saviano che è stato il

più grande cronista, Sergio Saviano era un uomo straordinario, siamo davvero date amici ragazzi,

c'era parola pensare a come vivere, allora abitavamo in una pensione, pagavamo la pensione,

te e la tua famiglia, voi cinque? Tutti guarda la famiglia sì, tre fratelli, papà e mamma,

che poi parte si è divisa, io ho soldato a Roma e l'altro resto della famiglia è rimasto.

A che età si è andato a Roma tu? Guarda, avrò avuto 10, 11, 12 anni, 13, lo so.

E non tutti i fratelli sono venuti? No, la vita si è divisa fra quelli che poi dà lì sono

andati in Africa, io sono arrivato lì perché ho cominciato ad amare questa parola giornalista,

amavo. Già a quell'età, ma cosa ti aveva attratto al giornalismo a una tenereta di 10,

11 anni? Che cosa ti ha fatto sognare? La cosa più banale pare che scrivessi bene i temi e al

primo liceo di Ostia avevo fatto i primi passi verso quello che consideravo il giornalismo e l'ho

accompagnato dalla conoscenza con un cronista, cronista vero, del messaggero. Il capo cronista

del messaggero dell'epoca si chiamava Ceroni, Guglielmo Ceroni, grande giornalista. Sono

scritto ad essere simpatico, tutte le mattine gli portavo la brioche col caffè e piano piano lui

mi ha usato per la brioche per il caffè, savo che un giorno c'è stato il primo sciopero della

CGL con di Vittorio, con di Vittorio che veniva a parlare in una piazza del centro di Roma e i

cronisti vi sa come mai erano spariti. Quanti anni hai in quel momento più o meno? 15 anni. Quindi

il secondo liceo più o meno? Sì, il primo liceo l'ho fatto a Ostia, ho lasciato Ostia per dir la

verità perché era classe mista e il professore che si chiamava Aoluo Greco, mi chiamava sempre

alla lavagna e tutte le volte trovava da ridire, io che mi ero innamorato di una ragazza del posto,

alla fine mi sono stufato di essere chiamato continuamente trattato da Crittino, perché

un giorno ho detto io, professore, sai che ho preso il caravaggio e io l'ho volata in faccia,

espulso da tutte le scuole, non mi arrendo passo a Roma. Ma quando ti espellano i tuoi genitori che

cosa ti... tu abitavi con tua mamma Roma, giusto? tuo papà invece è in Africa e tu eri da solo con

un fratello a Roma? No, a Roma con altri parenti. Ma solo te e tua mamma del vostro nucleo familiare?

Il nucleo che guidava quel che restava, sì, era mia madre. E che ti dice tua madre quando ti hanno

espulso della scuola? Era severa tua mamma perché non ti ho chiesto una cosa e faccio un passo indietro,

che papà e mamma hai avuto da un punto di vista di coccole, affetto, perché in quegli anni magari

si era più pratici, più pragmatici, più freddi, ti dicevano che ti amavano, ti coccolavano,

come erano loro con te? Mi coccolavano e mi davano parecchi scappellotti, no?

Sì, e papà che mamma o solo uno dei due era severo? No, mamma era severa, mio padre era molto

tenero, era bello e tenero. A Roma questo incontro con Saviana è stato fortunato perché io ho

cominciato a frequentare questo giornalista che lavorava al quotidiano il momento e facevo il

servitore del cappuccino. Poi ho fatto il diceo, mi preparo per affrontare l'università tendevo

alla diritto della navigazione. Mi esamina un simpatico personaggio di quale mi fa molte domande,

ma con simpatia. Poi ho certo punto di algebra che, sì, senta, ma lei nella vita cosa vuole fare?

Presidente, il giornalista, già lo faccio, ha chiuso il libro. Lei, il giornalista, lo farà,

ma la davora non ci arriverà, vada a fare il giornalista. Ecco il mio rapporto poi con altri

giovani che amavano la cultura del giornalismo, dell'informazione. L'incontro al messaggero di

Roma, il capoclonista era Gugli al Bocelloni, quel giorno era lo sciopero della CGL con di Vittorio e

non c'era nessuna relazione tra lei che Gugli al Bocelloni mi chiama, mi fa, senti, sei capace?

Sì, sì, sono capace. Hai pratica di giornalista, allora devi andare subito in piazza Vittorio perché

parla un signore che è una persona politica importante, il capo della sinistra e del lavoratore.

La senti, annunciavolo il primo sciopero nazionato, vado di Vittorio simpaticissimo, piccolo così sale

su suo scabbello e io vi metto vicino a lui. Vi faccio larghi sorrisi, mi vanto di essere simpatico

alla gente perché sa perché non bello, non alto, forse un po' simpatico. Di Vittorio parlava,

si sono faglietti, parlava, parlava, parlava, poi intanto vi dava uno sguardo, un sorriso.

Finesce il comizio, di Vittorio ascende, bravo, fai un bel lavoro, verrai, verrai che

sarai bravo. Prende tutte le sue note, delle do, così fai di corsa, non per i tempi e già

già tutto pronto. Corro, salgo al messaggero, vado dal cirono e si mette alla macchina da scrivere

allora pronto da me, detta cosa, detta quello che ha detto di Vittorio. Io prendo un stifoglie e mi

accorco che le note c'erano degli appunti, degli appunti, il tempo passava e Guglielmo Ceroni si

avviserà detto una parolaccia. Deficente, mi ha accompagnato all'uscita del messaggero con una

spintarella per cui ho fatto dieci gradini in pochi secondi perché io non ve lo reso

colto che non c'era scritto, c'erano solo appunti e come leggi gli appunti, tu, appena

nato giornalista e lì finì iniziò la disoccupazione vera ma anche il maggior amore per il giornalismo.

Perché volevi lottare per dimostrare che ce la potevi fare? Ho dimostrato che ce la potevo fare.

E quanti anni hai in quel momento mentre succede questa cosa? Mentre succede che leggi

degli appunti che non sa interpretare e quindi da una benedizione per entrare e fare il giornalista

è una spada di Damocle. 14 anni, 15 anni. Qual è il passo dopo? Passo dopo è abbastanza ridicolo

perché andava in giro a cercare, faceva una robina che si chiamava arrivi e partenze e poi andava

nei giornali a venderli e fra questi dopo il messaggero siamo andati al quotidiano il

momento e diventiamo amici del capo Tipuogolfo. Quindi scendavamo a sentire i tic-tic-tic

dei lino-tip eccetera, diventiamo amici. Il giornalismo era il merlo attorno a noi che

15 o no. Io facevo la spola fra Ostia dove abitava Roma, arriva ad Ostia e divento sempre più

quella fissa del giornalismo di scrivere eccetera, faccio amicizia con l'edicolante,

l'unico edicolante di Ostia, del lino di Roma e lo convinco a fare l'editore e così nasce il

settimanale del lido direttore Emilio Fede. Ma a 15-16 anni? Sì. Fantastico. Editore fallito

nello spazio di pochi giorni direttore Emilio Fede. Concludo l'esperienza del direttore perché

chiedo al proprietario dell'albergo se ci presta la serata il locale carabellissimo per fare la

festa del settimanale del lido. Facciamo la festa ed era già una festa importante a Ostia. La

festa finisce militante, gli amici se levano, come dice la calzone, mi insegue il proprietario.

Cosa è meglio? Chi paga qui? Edicolante era fallito, non avevo le sapere niente. Chi c'è invitata

ad onore? Ginaldo l'obrigità, la quale, urlando generosamente, erano le due di notte,

mi insegue, mi fa ma chi ci riporta? Come andiamo adesso a Roma? C'era un camionista che

faceva questo servizio, portava dai mercati di Ostia, brutta e verdura ai mercati generali. Chiedo,

scusa, lo prego, si dava un passaggio a Ginaldo l'obrigità e lei un po' su di giri,

si era arrabbiata, è dovuta salire in mezzo a cavoli, a pomodori, fino a occhietti ed è arrivata

a Roma al mercato generale della frutta. Dico questo perché poi le coincidenze della vita

sono importanti, tutte anche le più piccole. Ginaldo l'obrigità era la figlia del tipografo.

S'è creato una sorta di affetto che è durata nel tempo ma tutte le volte che Ginaldo l'obrigità

ancora pochi anni fa, mi vede, mi fa tu, mi hai trattato come la donna di patata e dio a chiedere

scusa perché lei ha fatto il viaggio all'aperto sul cambio dietro di frutta e verdura fino a arrivare

ai mercati generali. Papà, attraverso lui, entro nel corpo del giornale. Il corpo del giornale

che mi dava già il valore di andare in giro, arrivi e partenze, io facevo il giro degli alberghi,

dei portieri, e vediamo che arriva l'unico partito e faceva la rubrica, sinché il direttore parte

per la vacanza, io frequentavo l'ufficio, il suo officio, visita e dimestichezza che mi è venuta

bene perché io, da come fosse il direttore, qualche volta frequentavo, non so come le chiamavate

voi, case di tolleranza, casino, che casino, ogni tanto andavo lì sul conto del direttore,

finché è una volta la, la metresse, dicesi, ti vuoi riportare a tutti questi fogli,

tutti il direttore, mi porto a zivogli, me li lascia qua e lì finisce il quasi rapporto,

se non che il tempo che passava creava un rapporto più vicino al giornalismo, al punto che poi una

volta si sono ricordati di me, quelli del messaggero, e io sono siciliano, e arrivava la premiazione di

vacanza romana, non so se ricordate il film, con Odreburn io vado a Tormina per assistere, nel frattempo

il vero cronista mondano si ha malato, io ho chiamato il giornale, gli ha detto chiero, che ero

pratico, perché non c'è il presentatore, detto posso farlo io, ma te la senti, sì, prendo un

prestito, una giacca da cameriere, mi presento dalla signora Odri Ebul, dico di essere l'inviato

del giornale, la signora, che era una ragazzina, da guarda robbera fa, diceva di due minuti e la

riceve, poi chiama, si accomodi, guardi in fondo al corridoio, la trovo, io apro, entro e trovo, davanti

allo specchio che si stava preparando, come un bambino, era in sotto veste, si stava preparando per

la serata, vi giuro, una bellezza straordinaria, devo sicuramente accorciare, perché di libri

ne ho scritti 16, ma comunque vedo su un capitolo, io dico sono l'inviato del giornale, vediamo la

premiazione, fa estra, per guarda al bergo di Tarnaumina e poi dico, ma tu quando riparti,

dice io domani dopo domani devo tornare a Roma, ah che bello, anche tu sì, anche io, allora andiamo

insieme, e chi dice che io non ho una macchina? Sì, io ho detto Adri, facciamo una cosa bella,

prendiamo il treno, così vediamo il paesaggio, è bellissimo, ha arrivato a Roma, la migizia diventa,

a me, molti hanno spettegolato, hanno spettegolato pensando che ci fosse dell'intimo? Sì, il direttore

allora ha dei sorrisi e canzoni, è dovuto intervenire per dire sì, è vero, tra loro due c'era

una storia, io la storia la vivevo, bello tranquillo nell'ufficio del direttore, mandando a Fiori,

pagando l'albergo, tutti sul conto del direttore. Quanti anni hai in quel momento? Perché piace

poi fare un po' la cronostoria di quello che stai raccontando, più o meno? Avrò avuto 20 anni,

non può diventare. Stavi studiando ancora l'università in quel periodo? Sì. Facceva entrambe le cose?

Facceva entrambe che poi il corso di laurea in giurisprudenza, io sono laureato, no, sono corso di

laurea in giurisprudenza, non completata, perché alla fine mi sono laureato in giuro, dico.

E l'amore per il giornalismo ti ha portato al tuo vecchiareissimo? Insomma io nell'ufficio del

direttore ho vissuto l'inizio della grande storia.

Ho sorriso quando l'hai raccontato, sai perché? Perché poi quando racconterà il prosiego della

carriera e alcuni pezzi tutta Italia li conosce, sei sempre stato un grande PR a trovare soluzioni,

a farti voler bene dagli altri, a farti amare dagli altri, a farti dare il giusto valore,

no? Quindi sono molto, come dire, interessato a questo escursus che stai raccontando perché

ce l'hai nel tuo DNA sin dalla nascita? Sì. Comunque è la storia di Odri, ho contato questa,

perché è un personaggio popolare. Ovviamente. La nostra amicizia, il nostro affetto e null'altro.

Sero anche il riedro, prima del tempo, del direttore dalle vacanze, fa sì che il

custodio, sai, vi dico, battene, battene, perché è tornato, è tornato, è tornato, chi direttore,

è entrato all'ufficio, urla, ti sta cercando, ha trovato conti di macchini, di tassi, di ristoranti,

di fiori. E com'è te la sei gestita? Dando un fuga. Ah, ok, non hai affrontato neanche l'argomento?

No, ho detto a lei che mi avevano chiamata all'essero per un... ok, la vita ci divide. Lei è Odri Eburne,

io faccio le miglior fede che cominciava già a razzolare nel giornalismo. Alla fine c'è stato

un direttore che mi ha raccolto. Odri Eburne era una storia di cui hanno parlato molto e passa

il tempo tanto, che lei diventa ambasciatrice dell'Unesco per la salute nel mondo e da morta di

tumore a Mogadishu, penso, dove io avevo avuto tanti anni, altri incontri, eccetera. Per dire come la

vita, non l'ho guidato io la vita, la vita abbia guidato del bene e del male. Quando poi la vita è andata

un po' in pensione, è arrivato bugga bugga e ti saluto alto, ti si apre un capitolo che poi...

Però aspetta, perché quando stai saltando i decenni velocemente, perché poi in mezzo ce la

rai, ci sono tanti passaggi, quindi da quel passaggio lì, nel lavoro, qual è il passaggio

successivo? Ti cerca il direttore per i tuoi conti astronomici? C'è quando mi trovo, io correvo per

le scale anche per... Non hai più lavorato per lui? No. E cosa hai fatto dopo? Sempre col laboratore di

giornale. Avendo una sede di casa ad Ostia, facevo il corpettete da Ostia. Bia portato a

tante situazioni, tante occasioni giornalistiche. Nel frattempo, parete, si aveva fondato

il TGA, la prima rete terrisiva al giornale di direttore, ero al Castello Sforzesco a Milano

con l'amico, con Adriano Galliani. In quel momento rientra dall'estero per losconi fra plausi,

e a plausi, plausi, tomburi, eccetera, perché il villa aveva vinto, per la prima volta, la coppa

intercontinentale. Lui, che mi aveva visto una volta a Roma, mi saluta da lontano e da lontano mi fa

guarda questo, non cambia mai da lontano, gli faccio sì, perché lei è il resto con Galliani.

Galliani mi invita a cena, ceniamo, parliamo del più e del meno. Che fa Galliani? Che fa adesso le

fede. Ma io, per adesso, faccio il giornalista un po' dappertutto, però diciamo che cerco un

direttore. Galliani vi dice e noi cerchiamo un direttore, terfrato al Berlusconi, invito a casa

privata di Berlusconi. Non è stato un incontro ufficiale dappertutto, a casa sua, con i figli

che razzalavano lì, vuol venire a lavorare con noi, dirige il giornale così sì, prende un pezzettino

di carta, ha notato così, totte di stipendio, totte di questo, totte di questo, totte di questo,

totte di questo, alza il telefono, chiama il direttore del personale, verrà da lei e miglio fede,

lo assumiamo, secondo quello che vuole. Esconda lì, mi chiama questo signore e mi fa...

Questo signore è il direttore del personale, intendi? Sì. E mi fa un contratto scritto su un

pezzettino di carta, totte di questo, totte di questo, i benefici, la macchina, la casa, la cosa

Fermati un attimo qua. Allora, tu entri in RAI nel 54, Berlusconi, quando ti fa questa proposta,

che anni quello te lo dovrai ricordare, perché si è stato un giorno indelebile nella tua vita, no?

No, che mi ricordo di Gliadina, mi ricordo, perché è stato... lo collego a quell'occasione lì.

A anni 80 però. Certo. Ma perché lui dice, al direttore del personale,

date lì quello che vuole? Perché in quel momento è molto importante in RAI,

era un volto del giornalismo che avrebbe fatto la differenza nelle sue retice,

come mai fa questa campagna qui su di te? Spiegami questo pezzo.

Perché lui mi seguiva con la TV privata che avevo fatto, che avevo inventato, avevo

assunto il video urbano come cronista, ho creato il TG indiretta. Guarda, vi ricordo esattamente che

era un momento in cui ancora non c'era l'autorizzazione alla diretta. Allora, non ti racconto, diciamo,

l'idea con la quale io ho evitato la multa e la chiuso l'altigia. Ma era l'era in cui il

presidente Berlusconi ancora non aveva lettivo nazionale, aveva ancora soltanto delle tv locali,

giusto? Certo. Ok, quindi tu hai una buona reference, sei un buon esempio, gli mostri

una cosa che può essere utile anche a lui, giusto? Sì, lui la voleva, la voleva. Quindi compravassi

è la tua figura che è la tua televisione? La mia persona è che io ho fatto questo

tentativo di telegiornale, TGA in primo, indiretta, raccogliendo un video urbano che

venia a fare il cronista e il pasticere che faccia. Raccattando persone a poco prezzo

che ti permettessero di fare il pronto? Fanno l'inchiesta, mandano un tecnico del ministero

delle finanze e quello che sia perché qualcuno ha denunciato che io avevo violato la diretta.

Quello è venuto lì? Dico no, io non vi ho un'olore. Se a lei si siede lì di fronte a me. Quando io

parlo si accoggerà che sia pure minimamente c'è un divario fra la parola e l'immagine. Era vero,

ma l'ho fatto talmente convinto che lui ha detto è vero, ha ragione, c'è un divario ed è passata così

la diretta. Perché era vietato andare in diretta solo l'Arai lo poteva fare, giusto? Certo, sì.

E tu lavoravi ancora? Parlarai in quel momento o avevi? No. Ok. Perché tu entri in fin investe

nell'89, 35 anni dopo il tuo ingresso in RAI. Quindi tu in RAI fai tantissimi anni, smetti,

fai il tuo TGA, Berlusconi, Gagliani vedono quella cosa, sono interessati a questo tuo

approccio molto al confine della diretta che per loro era estremamente interessante e si

comprano come dire il fautore e il volto di tutto questo e ti portano in casa. Ti faccio una

domanda. Il contratto scritto sul fogliettino, quali erano le condizioni nell'89? Come è

cominciato con lui? Che offerta ti ha fatto? L'offerta che ha fatto era poter essere il direttore di un

telegiornale come volevo farlo io. Di fare un salto di qualità? Non ha avuto mai valore per lui,

perché mi dava quel che volevo, macchina autistica, avevo tutto. Già nell'89 macchina autistica avevi

tutto, era in un RAI quando sei entrato lì, ti sentivi che avevi fatto l'upgrade, il salto,

il grande salto? Sì, sì, ma mai guardando i soldi. Era secondario? Non me ne fregava

assolutamente il soldi, anche perché... Tu gli avevi? Stavai bene finanziariamente? No, andavo però

sempre al casino. Mi sono mangiato delle cifre al casino, di fatti una regola che lui mi ha

posto, mi ha detto, per favore, basta al casino. E io l'ho lasciato, ho giocato al casino che

lui detesta il gioco. Ringo. Come faceva a sapere che giocavi? Gli ho dicevi tu o gli lo dicevano

gli altri. Tutti i figli di Puttana che vado al suo mettecolare, l'ho visto a Montecarlo,

l'ho visto a Montecarlo, l'ho visto a Montecarlo, l'ho visto a Montecarlo, l'ho visto a Montecarlo,

e una sera a Montecarlo, c'è ancora le rette di Dalema che mi fa direttore a Comprimenti,

è il titolo di prima pagina, Emilius Bank a Montecarlo, perché in società con un commerciante

di scarpe rumeno abbiamo vinto un miliardo, per cui prima pagina Fede Sbanka a Montecarlo,

no Sbanki con un miliardo, ma per dire solo questo, che alla vita come diceva una grande

regista è un minutino, pinchiamo un miliardo, lui poi mi cerca questo signore che è una

fabbricata di scarpe di Misoara, mi ricordo la città. In Romania? Da Maria. Dai Emilius,

Ademba festeggiare, lui era ricchio in Romania, facciamo una settimana lì. Prevaleva sempre

in me il giornalismo, l'episodio, la vita, tutto questo che mi ha consistito, ho potuto

vedere se ne puoi andare alla nottezione della guerra, di Bellini e Conciolore, sono stato

il primo in tutto, me lo dico perché è vero, non vado con lui a Tavisoara, e piuttosto

in quel momento ero in regia e volevo vedere una trasmissione che partiva da Verona, stavo

guardando e vede un aereo che rulla, era un aereo che andava a Tavisoara e io dico ai

miei, guardate, stavo partendo a Tavisoara. Dove vuoi essere su quell'aereo lì? Quell'aereo

lì ha fatto tre secondi ed è esploso, sono morti tutti e l'aereo è esploso.

89, fai l'incontro con Silvio Berlusconi a casa sua, te lo ricordi quel momento, le

parole che ha usato, il fascino che ha avuto su di te perché come un uomo estremamente

carismatico, no? Mi ricordo tutto, quel giorno ci siamo incontrati

per caso con Gagliano, mi invita a casa, mi ha ricevuto lì e l'incontro è stato,

si vede che c'erano i figli, che erano ragazzini che razzolavano di qua e di là e che vi

chiamano a giocare, eccetera, eccetera, e lui avrà parlato sette minuti, otto minuti,

ma neanche. Poi ha chiamato il direttore del personale che mi sfugge, no, ma la figlia

ora conduce il TG, ed è bellissimo, ma mi sfugge il nome, verrà da lei e mi lo vede,

viene come direttore, deve uscire contento. Ma lui nei sette otto minuti fa un discorso

per provare a convincerti o tu eri già convinto quando ti sei seduto davanti a lui, sapeva

già che ti aveva acquisito tra virgoletto? Da un giro brisci dei mezzo ai cavoli e i

finocchi a rimanere a persone che ti offrano un posto di lavoro, ma ci pensi due volte,

no, e poi io amavo la televisione, io la sapevo fare, io sapevo la televisione.

Quindi entri da lui, vai dal direttore del personale e accetta le tue condizioni e cominci,

cosa fai? Conducci il TG su, erano ancora reti locali in quel momento, non aveva ancora

le TV nazionali quando sei entrato? Non aveva ancora il TV nazionale ed è partita

con Caxi, che di Caxi diventava molto questa cosa, particolarmente è partita così come

è tutta la vita a parte, nel bene o nel male. E dicevi di Caxi? Caxi era molto contento

di avere una televisione che non fosse quella nazionale, no?

Ok. Dopo quanto tempo diventa TV nazionale? Dopo quanti anni da quel famoso 89 che entra

in fin investe, lui entra e ha le sue TV nazionali. Dopo poco?

Dopo poco c'era Caxi che premiava molto, che aveva poteri, a un certo punto è passata

al legge che ha, no? Poi il seguito è tutto un casino positivo e negativo fino alle tragedie.

Io frequettavo sempre fra Caxi e Berlusconi, li seguivo come cronista. Ok.

Ero molto dentro alla questione. E tra l'altro tu prima di andare a lavorare per

Berlusconi era il Juventino, vero? Sì. Ti ha traviato nei colori che io amo fuolemente

guarda, no? Io mi sono sposato di nascosto a Torino con mia moglie e quindi ero amico

degli Agnelli e quindi andava a vedere le partite. Quando da Roma mi chiamano e mi dicono

guarda verrà a Torino una signora mia moglie, Diana DeFeo, vi raccomando mettete

di vicino uno che sa di montagna e miglio fede. La deve scortare a Cervidia perché lei

lavorava per il Giornale d'Europa e faceva un servizio sulla Centenario dei Fratelli

Winper che hanno scarato il Cervino. La sera prima, se era la partita, foggia Juventus.

Dico signora, vediamo la partita e domani partiamo. Non potevo mancare la partita, ero

Juventino, ero Juventino e i soldini quando parlavo di simulare i soldi, io ho fondato

Hurra Juventus e mi davano pochi soldi, ma Hurra Juventus attuale è quella che ho fondato

io. Insomma, vediamo la partita. Al mattino partiamo, arriviamo a Cervidia. Lei scia,

sì, scia bene, sì. Da Roma mi raccomando perché il padre diventa presente la RAI, tratta

che era benissimo, non c'era bisogno, era bellissima. Diana era donna stupenda. Andiamo,

saliamo la partenza fuori via. Dicea, guarda, io vi metto G.C., lei mi segua, prendo, si

mette G.C. e parte. Io vi metto G.C. e non faccio neanche un passo, non l'avevo mai

visto G.C., anche se era un amico di Bonatti. Fatto sé che passava il tempo, via su uno

e mia moglie dice, scusi, ha per caso incontrato il mio marito? Sì, sì, signora, sta arrivando

col toboga. Io ho fatto la prima, poi al dole ha saltato il primo umbulo, l'ho fatta

anch'io, mi sono precipitato, mi sono fratturato la gamba, mi hanno avvenzo sul toboga e mi

hanno portato in albergo. Parentissina, parentisona, ci rivediamo a Napoli, ci chiamo

alla vita, ci sposiamo, non ci sposiamo, ci siamo sposati, dinascosto. Ti ricordi l'anno

di matrimonio? Lo dete in questi giorni, in 1964. Ok, apremo la parentesi famiglia,

un secondo, la tua famiglia, quello che tu menti al mondo, quindi tu con tua moglie

mettete al mondo delle creature? Certo. Quante? Due, Sveva e Sibola. Quanti anni

hanno adesso le tue figlie? Sveva ha compiuto 54 anni tre giorni fa. In gamba, ragazzi,

molto in gamba, c'è una parentesi che riguarda la morte di mia moglie, purtroppo che mi ha

distrutto la vita, vita, vita, vita. Quanto tempo fa? Un anno e mezzo fa, o un anno fa.

Distrutto il senso che nel suo lasci, c'è, io sono il primo erede e quindi ha lasciato

di molto. Perché lei era una donna di una famiglia importante? Sì. Di che famiglia

faceva parte? Beh, il padre era industriale, il padre era scrittore, il padre era una

persona importante, era quasi Presidente della RAI. Lei faceva la giornalista, ha stata

senatrice di Forza Italia. In questo periodo si apre un barco di tristezza, perché voglio

dire tutto quello che lei ha lasciato, sento io il primo erede ho dato in beneficenza.

Non hai lasciato le tue figlie? La parte che riguarda le mie figlie, certo, ma la parte

che riguarda me il primo erede, no, ho fatto una fondazione per l'assistenza alla personale

medico e parametico, perché io ho corso il rischio di morire per un malessere che non

si capiva, un veleno, che poi mi hanno salvato. Una ragazza mi ha curato in ospedale alla

Sarafaire di Milano e io, per ricordo di una moglie, ha fatto questo lasciato per rafforzare

il personale medico e parametico senza interventi esterni, soltanto con tutto quello che ho.

E l'altra tua figlia, una 54 compiuti recentemente, l'altra?

Allora Sveva ha sposato uno che è Barone, che è un ricco signore che vive in Toscana,

nella sua tenuta in Toscana. L'altra vive in Francia.

La vedi? No.

Non hai un buon rapporto? No.

Solo con una delle due è un buon rapporto?

Con Sveva, un grande rapporto d'amore, vero, vero, vero. Lo senti dall'altro ieri?

E con l'altra come mai non ti senti che cosa è successo, se posso chiedertelo?

Perché, ma non lo so perché, dire perché non saprei, non c'è mai stato un buon rapporto.

Non avete mai avuto un confronto sul perché, cioè, vi siete creati questa distanza?

Cioè lei ti accusa di qualcosa?

No, direi di no.

Lei ha sposato, ha fatto un matrimonio ricco, assolutamente, una persona diversa da noi.

Quando dici no, intende di te Sveva e tua moglie?

Sì, di fatto, nel testamento mi diceva, sai, Miglio, il problema è che,

perché lascio a Simone, se l'hai già venduto, appena li debiti.

No, debiti, perché fabbricava gioielli, subidagini.

Per gli affari, per il business.

Sì, aveva un compagno che si occupava di gioielleria, ad alto livello, ha fatto delle vostre anche qui a Milano.

Tua moglie arriva dall'Alta Borguesia, no?

E mi hai parato dei mariti, delle tue figlie, che sono persone altolocate, comunque un barone,

una persona nobile da una parte, una persona facoltuosa all'altra.

Mi veniva da farti questa domanda, che un tempo c'era l'approvazione dei genitori,

no, sui matrimoni dei figli, sulle persone che andavano a sposare.

E' successo anche nella vostra famiglia?

Un meso, c'era il mio diavolo.

Ok.

E' un puttaniere.

Della foto storia.

No, no, ci siamo sposati di nascosto.

Siamo sposati a Torino di nascosto.

E i testimoni erano Gigi Varsico e Piero Angela.

Siamo sposati all'Alba, in una chiesetta di Torino,

e lei ha dato a riparare a Parigi, a casa di Piero Angela,

che quel giorno andava a Parigi,

e quel giorno andava a Parigi, perché c'era la partita, l'aiquatus, eccetera, no?

Eddiana ha continuato il suo lavoro,

perché lei faceva la giornalista per il giornale d'Europa,

che era una trasmissione che coincideva diverse testate giornalistiche estere,

e faceva questo giornal d'Europa.

Alla una motingam, intelligente, colta, una donna straordinaria.

Non mi volevano.

Ritorniamo sull'era Berlusconi, che tu prima i nomi Ator Bunga Bunga,

cosa di cui non mi interessa minimamente parlare.

C'è nel senso che qua non parliamo né di gossip, né di nulla,

nel senso che a me piace parlare della persona,

ma visto che sono molto fan dell'imprenditore Silvio Berlusconi,

ti voglio chiedere delle cose.

Il Milan, l'acquisizione del Milan, quindi tu sei entrato nel 1989,

le reti nazionali sono accadute nel 90, quindi esattamente l'anno dopo.

Quando entri in media, se te diventa TV nazionale, qual è il tuo ruolo?

Qual è il primo ruolo che ti danno? Te lo ricordi?

Se la siete aperta, poi c'è stata la guerra del Golfo che abbia portato alle stelle.

Sono stato il primo a dare l'annuncio,

grazie ad una collega giornalista che era a New York,

che la va per il giornale, Fidli da Kramar,

che ci era stata una rivigione per Berlusconi e Galliani

di prepararsi.

Io ho detto, non ci dobbiamo preparare, dobbiamo da stanotte essere pronti,

perché vedrai che è capitata stanotte, è capitato la notte.

Parliamo del 91, quindi Saddam Hussein, in Iraq, Kuwait, guerra del Golfo,

e tu annunci la guerra.

Sì.

Sei il primo ad annunciarla uscialmente.

Sì, assolutamente.

Parli di Berlusconi perché come entrava lui nella notizia?

La notizia faceva delle Regioni di redazioni,

c'era molto per attivo all'interno del tessuto editoriale delle sue testate?

Sì.

Prima di scendere in campo in politica,

perché poi ovviamente il tempo lo portava via per altri motivi,

però fino al 94 lui era molto attivo tendenzialmente.

Cioè era un presidente presente.

Sì.

E quindi tu annunci la guerra e diventi lì molto noto in Italia.

Sì.

Li comincia la tua grande carriera.

Raccontamela un po'.

Beh, c'è la area di guerra.

Io ho sentore che non dobbiamo aspettare.

Io chiamo Gagliani, siamo a tavola, e dico a Gagliani questa è mia preoccupazione.

Prepariamoci, usiamo qualunque cosa,

ma vada subito, lui alza il telefono e parla con Berlusconi.

E si è presidente.

Qui Emilio dice così, così, così, e lui gli ha detto fate come dice Emilio.

Per cui ci siamo messi all'ERTA, quella sera,

dieci persone sparseli all'ERTA soltanto, no?

Io non mi sentivo di andarmene, sentivo che era vicino.

Tenevo poche luci accese, ma tutto pronto.

Quando arriva la notizia con Silvia Kramar.

La tua corrispondente?

Corrispondente non mia del giornale.

Silvia Kramar che ho certo punto grida,

hanno attaccato, hanno attaccato.

Vuh!

Ed è partito come se avessi acceso alla lappadina.

Tutto era pronto, le luci, i camera, me le tutti guardi.

E siamo stati i primi.

Mi vanto che l'Italia ha saputo da noi

con 40 minuti di anticipo che era scoppiata la guerra.

Un grande giornalista che non c'è più, un reggae di sinistra,

ha detto le novità dell'informazione all'agenda Mediaset

e si deve soltanto ai miliofede.

È l'unico che ha portato una novità nell'informazione televisiva.

Quindi fai comunque una grande carriera all'interno di Mediaset,

fai tantissime cose.

Che capo eri, che direttore eri,

perché io so che tu eri molto severo,

però so che eri anche molto formativo.

Quindi, che capo credi che le persone si ricordano di aver avuto?

Come eri tu con loro?

Molto generoso.

Profesionalmente rigoroso, ma molto generoso.

Li trattavo come giusto, fratelli.

Cosa vuoi dire fratelli?

Miei fratelli.

Una famiglia.

L'ho portati tutti alle stelle.

L'ho giati tutti.

E dal TG4 sono nati i primi,

i beri giornalisti del TG4.

Tutti.

Perché la mia vita,

col carrettino a San Piero Patti,

ci emettavamo le rotelline e facevamo le corse.

Cioè, vuoi dire, sono figlio di un bel rivelio dei carabinieri.

La mia vita è la vita di una famiglia,

non povera,

dignitosa,

ma una famiglia,

una famiglia di paese.

Ho capito qual è la sofferenza.

Una padre è un eroe vero.

Quindi i giornalisti lo sempre considerati.

Miei fratelli.

Le ho aiutate a crescere.

Uno dopo l'altro.

Se si tassi non finiamo più.

Tutti quelli che sono diventati l'ultimo,

ho visto che è diventato sotto segretario.

Perché il padre era quello di Parmalat,

il socio di Tansi.

Adesso lui è stato segretario.

La prima persona che è venuta a salutare,

il roggia fuori,

il roggia bunga bunga, puttagnieri,

tutto quello che si vuole,

è venuto a salutarmi.

Ti posso chiedere,

visto che ho molte ammirazioni

confronti appunto del presidente Berlusconi

per il Milan, per la genialità,

nell'avere acquistato quella squadra

e portare i clienti di pub l'Italia

a Milanello.

Portarli in un momento emotivo in cui,

voglio dire, vai a vederti l'allevamento,

pranzi vicino a Bresi, a Maldini, a Costa Courta.

È molto più semplice portarle a investire

nel tuo mondo, perché è un mondo fatato.

Io non ti favo calcio

quando abitavo in Francia, sono venuto in Italia,

e ho tifato il sogno

che Berlusconi ha costruito,

il dream team.

E questo è un po' in tutti i campi.

Mi racconti in maniera sintetica

la parte bella di quell'uomo,

la genialità, quello che tu hai vissuto

insieme a lui, cioè perché lui è

un uomo, un imprenditore d'astile.

Il generoso,

intelligente,

per me aveva un affetto, pensa,

tu devi pensare

che lui,

i suoi amici

aveva fatto fare una cascella,

un mausoleo

dove c'erano 6 posti.

Mi ricordo che una volta

malettemile passagevamo

e

diamo a vedere che a te le pare

del mausoleo finito

e andiamo giù,

dice questo, dice quello,

dice quello, dice sei tu,

dice tu, tu, tu.

Poi esce e lo vedo

di traverso, che c'è per dire

se c'è qualcosa che non va.

Cascella ha fatto un mal lavoro,

sì Emidio,

ma lì sotto fa freddo,

ma presidente saremo morti.

Non possiamo

sentire freddo.

Lui

è nato imprenditore,

era geniale,

lui,

a lui come ha cominciato

a fare il cantante, sembrava cantare,

però si guardava poco,

un giorno,

in un ristorante famoso,

dove c'era Knight,

un cantante famoso,

giamaicano, si ammala,

il prodotto del ristorante

preoccupato,

in cavolato, adesso che fa

per lo scone di Corsa,

si tinge tutto di nero

e fa il cantante giamaicano.

Quello

è il segno di una persona,

guarda,

nessuno potrà

raccontare veramente,

perché chi racconta per lo scone

si tinge di

fianeria.

Diferci una domanda, come mai non sei

mai sceso in politica?

Lui, non lo vedete miglior,

al solitario del giornale,

diventi senatore

e diventi il portavoce del senato.

E io,

ho detto no, mi piace fare questo,

al mi piace

fare questo,

e poi è seguito un casino

totale, che mi hanno lanciato addosso

l'invidia.

Mi hanno offerto di tutto,

macchina sempre,

autista sempre,

casa, tutto canto,

perché lasciassi la direzione

del TG4

e hanno tirato fuori

lo scandalo

delle foto truccate.

Si giocava,

non mi ricordo la partita quale era

Milan, eccetera.

E io dovevo raggiungerlo.

Lì scoppia

il casino,

e l'ultima sarebbe lungo, eccetera, eccetera,

squilla il telefono,

Marilella ti passa il presidente,

guarda il presidente Fulmondo,

sta cominciando la partita

e tu sei ancora qua.

E,

però passa.

Cosa parla?

Che c'è?

C'è di male? No.

Mi hanno licenziato.

Cosa?

Chi ti ha licenziato?

Cosa? Perché?

Nel frattempo,

hanno approfittato,

avevano questa cosa

che rodeva

dal TG4.

E mi hanno licenziato.

Lui non lo sapeva?

Lui è stato a comunicare.

In quell'istante mentre ti ha chiamato?

Da me.

Non voglio andare avanti.

Poi parliamo del 2011?

Non so.

È come se parlasse della mia data di nasce.

Però questo è importante.

Quindi il 2011, almeno

leggendo, è un po' la fine

della relazione lavorativa

tra Tele e Azeneberlo.

Stai parlando di quel momento?

Sì.

In questi ultimi 11 anni,

da quel momento della separazione,

come cambia la tua vita?

A livello emotivo, come stai?

Perché era la tua famiglia.

Erano fratelli i tuoi colleghi,

ma lui era sanguigno.

Nel senso lui faceva quasi parte

del tuo DNA, l'invidia di cui parli,

perché eravate sia mesi,

neanche gemelli.

C'eravate molto insembiosi su tante cose,

eravate quasi degli inseparabili,

molto insieme, no?

Calduta, rovinosa.

Una sera

a pochi passi da casa mia,

operato,

massacrato, carrozino.

Dopo mesi di cure, etc.

ero sul carrozino.

Notte di Natale

squilla il telefono.

Passo il Presidente.

Emilio, finalmente.

Dai, vieni, vieni, arriva,

arriva, arriva, arriva.

C'è la notte di Natale.

Quanto tempo fa?

A notte di Natale.

Ok, quindi 10 anni dopo

quella data di cui parliamo,

quindi nel Natale 2021,

perché adesso mentre ci parliamo siamo sotto Natale 2022.

E quindi ti invita e tu che fai?

Un urlo di gioia

e io...

ma che fai?

Sì, ma dove sei?

Prete, non lo so,

dove sono a Roma, Milano.

Ma cosa sei dicendo?

Non sai dove sei.

Guarda, Presidente, sono...

qui assegrate, cosa chiamo?

Però...

non ce la faccio, sono appena arrivato.

Sono sul carrozino.

Sono stato operato, etc.

Francamente,

venire lista a notte di festa

in questa condizione

non mi sento.

Ti metteva a disagio?

Per certo.

E vede arrivare uno col carrozino.

Dico due che mi porto sul carrozino,

due che mi spingo,

allora quando

stai bene,

quando ti senti meglio,

vieni subito.

C'è Andraico, sono a Natale, visto che stai molto meglio?

No.

Non vi siete più sentiti da quel momento?

No, ci siamo mandati messaggi.

Ci scriviamo.

Ma lui ti manca?

Sì.

C'erate con lui, c'è il momento

anche leggero a ridere, scherzare.

Tutto.

Tutto.

Oggi come passi le tue giornate?

Le mie giornate

passano

recentissimamente

con

il testamento.

Perché borta mia moglie

le mie giornate sono diventate

una tragedia.

Ma voi abitavate insieme, tu e tua moglie?

Certo. A Milano? Sì.

Perché lei stava anche a Roma, no?

Stava a Roma, a Roma, certo.

Un po' e un po'.

Loro sono proprietari villa, la Floridaana,

la casa reale, la Floridaana di mia moglie.

Lasciate in realtà la mia moglie.

Un altro parazzo

anche in centro

e poi in Anacapri

la mia villa

di Anacapri.

Hai detto, ho scritto tanti libri in questi 10 anni.

Prendo questo ultimo anno ti ho visto molto attivo

sui social.

Hai aperto il tuo account su Instagram, fai un po'

il tuo TG, i tuoi pensieri,

spieghi tanti spaccati e scorci

della tua vita anche.

A volte fai delle dirette molto lunghe

e vedendoti lì ho detto cavolo

80 voglia di sapere molto di più di Emilio

quindi vorrei che finisse raccontarmi la sua storia.

Ma in questo momento

ho raccomandato

che mi mettessero il cusciro

non storto, ma dritto

quando sto lì dentro.

Tante che ci penso

che a farlo

e a farlo

e a farlo

e a farlo

e a farlo

e a farlo

e a farlo

e a farlo

e a farlo

tante che ci penso che ha fatto

tutte le cose in regola

di tutto ciò che possego

che destino a chi sono io

regolarmente

e

la maggior parte

alla associazione

medico-parabetico

per rigraziarli

che durante la caduta

mi hanno curato, guarito

la gente

fa il resto

mi saluta, mi applaude

non avere

più

il rapporto con lui

io ti dico sinceramente

che il rapporto con lui oggi

signifierebbe

per alcune persone

la paranoia totale

io cugino

che è

caldedato

al Premonobel

per gli istituti che ha fatto sul cervello

il cervello

ha studiato il cervello

ed è benuto

un risultato

è che

quando la testa si

massacra di pensieri

si combina

e all'origine c'è

l'invidia

che provoca l'ictus

chiaro

io sono una persona

che

vive la realtà

ho corso

ho scalato il montre bianco

ho conosciuto i punti

io ho visto tutto

io ho visto tutto

visto tutto

ho assistito

a conlocchi tutto

la preoccupazione

dei ditanti

ma adesso non ti cerca

più

perché oramai la gente che si è ristretta

torna a lui

così come

sono comparse

casualmente

delle foto truccate

avrebbe

io sono stato interrogato

19 ore

a Palermo

da Di Matteo

magistrato

19 ore

fede

ma ci dica

la sera

era solo

nel salotto

e qualche volta

veniva uno solo

a salutarvi

sempre così

ma si ricorda

il nome

si ha fatto un nome, se lo ricorda

no

19 ore

alla fine

si arrende

me ne vado, passo un mese

mi convoco alla dia qui

tutto il vertice della

allora sta bene?

si è ricordato

il nome di quella persona che

no

si è messa a ridere

si è girato agli altri e ha detto

è inamovivibile

ti faccio un ultimo domande

e poi concludiamo

Berlusconi mi ha detto io vivo vicino a Berlusconi

è sempre il tuo punto

di riferimento su tanti tasselli

quando parli di te

e quindi si vede che li vuoi profondamente bene

forse adesso non hai

più l'occasione di avere i messaggi

ma sono più freddi, no?

come dire le conversazioni pistolari

ma non è più, magari, i momenti

appunto leggeri sereni che avevi prima

io ti chiedo

se tu oggi potessi e lui

potesse ascoltare quello che ci stiamo dicendo

che cosa vorresti che lui sapesse

che tu pensi di lui?

e ti voglio bene?

grazie mille, abbiamo finito

Stati Uniti, anni 50

Siamo in piena guerra fredda

Il governo americano è disposto a tutto

per dibattere il nemico

dagli esperimenti con il porridge radioattivo

alle iniezioni di plutonio sui soldati

fino ad arrivare ad un esperimento

che ha dell'incredibile

Operazione Midnight Climax

il bordello psichedelico della CIA

lo puoi ascoltare sull'app di OnePodcast

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Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con Emilio Fede, un uomo di 91 anni che ripercorre la sua lunga vita dedita al giornalismo, passando da Aldo Moro al servizio delle reti del presidente Silvio Berlusconi. Il dream team di One More Time e’ composto da: Giovanni Zaccaria, Mauro Medaglia, Davide Tessari, Alice Gagliardi e Filippo Perbellini.

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