Daily Five: Elly Schlein e l’arrosto. Le bugie di Meloni. L’intelligenza artificiale ci sterminerà?
CNC Media 5/30/23 - Episode Page - 21m - PDF Transcript
Ieri in diversi comuni italiani si è votato per i ballottaggi che, lo sapete, hanno chiuso,
eccezion fatta per la Sicilia, le elezioni amministrative di questa primavera 2023.
E se già al primo turno il centro-destra si era imposto sul centro-sinistra, vincendo
in quattro città capoluogo a due, ieri i ballottaggi hanno decretato il triomfo, senza
discussioni, della coalizione di Giorgia Meloni, a Imperia, Latina, Sondrio e Treviso vinte
due settimane fa, riassume il corriere, il centro-destra aggiunge Ancona, Pisa, Siena,
Massa e Brindisi. Tenendo da parte l'esito anomalo di Terni, dove ha vinto una lista
civica, il centro-sinistra aggiunge a Brescia e Teramo, soltanto Vicenza. E siamo nove a tre.
Ieri però si è tenuto anche il primo turno in importanti capoluoghi siciliani, oltre che
in molti comunisardi, quindi contando Catania e Ragusa che vanno a destra e Trapani a sinistra,
con Siracusa al ballottaggio, siamo insomma 11 a 4, 11 comuni, vinti, comuni capoluogo
chiaramente vinti dal centro-destra e solo 4 dal centro-sinistra. Insomma, qui riprendo
la parola, una vittoria senza appello per il centro-destra di Giorgia Meloni è una debacle
totale per quelli insieme di sigle diversamente uniti, che forse indebitamente accomuniamo
spesso sotto il nome di centro-sinistra e anche per il PD di Hellish Line. E guardate, parlo
di debacle, non di semplice sconfitta, non solo perché 11 a 4 è un risultato talmente netto
che non ammette diverse interpretazioni, ma anche perché in fondo le elezioni amministrative
per il centro-sinistra sono storicamente sempre state un punto di forza, una specie di garanzia,
perdere quindi in questo modo, in questo tipo di elezioni è una sconfitta che vale doppio.
E a questo punto è inevitabile la domanda tipica del day after tipica di questi casi,
cioè di chi è la colpa. In realtà va detto che le elezioni amministrative seguono logiche che
non sempre e non necessariamente ricalcano l'andamento della politica nazionale. Per
intenderci un cittadino può essere anche di destra ma apprezzare allo stesso tempo il lavoro che
un sindaco di sinistra ha fatto per la sua città, ma anche viceversa. Tuttavia, i comuni capoluogici
e quelli più grandi rappresentano sempre un banco di prova anche per i partiti nazionali,
i cui leader non a caso si spendono per vincerle e poi in caso di vittoria salutano quelle
vittorie come una propria vittoria e in caso di sconfitta dovrebbe valere la stessa regola.
Per questo motivo oggi tutti o quasi giornali e gli osservatori nazionali interpretano questa
sconfitta del centro-sinistra e del PD anche come conseguenza della fine del cosiddetto effetto
elishline, ovvero quella risalita nei sondaggi che ha fatto seguito all'elezione in attesa di
elishline alla guida del PD e che tanto entusiasmo aveva creato soprattutto nella base e nell'elettorato
del PD. L'errore probabilmente commesso da tanti in questi mesi è stato interpretare questo cosiddetto
effetto schlein come qualcosa di permanente, come frutto di sostanza e non di semplice apparenza,
come l'inizio di una risalita, di una rinascita del PD che sarebbe magicamente dovuta avvenire per
la sola elezione di una giovane donna, la prima donna tra l'altro, alla segreteria del partito,
però quello nella più classica delle metafore era il fumo, quel fumo che prima o poi svanisce per
lasciare il posto all'arrosto perché ciò che conta sul lungo periodo è l'arrosto e qui spiace
dirlo di arrosto, di sostanza, non se ne vede ancora l'ombra, sia chiaro tre mesi sono davvero
pochi per giudicare il lavoro di una segretaria e nessuno pretende che in tre mesi una nuova
leader possa imprimere una svolta decisiva, storica e reale a un partito arrugginito
incancrenito come il PD. Tuttavia tre mesi sono anche più che sufficienti per mostrare un po' di
sostanza, io non voglio fare la classica domanda retorica da bar quando si parla di politica,
ma in effetti in questi mesi nella sostanza e l'ishline cosa ha fatto, dove la rivoluzione
promessa, dove il cambiamento di linguaggio, di comunicazione, dove sono le idee forti,
identitarie di rottura, dove il cambio di rotta ad esempio sul fronte diciamo così del
marketing politico, probabilmente mi sarò perso qualche passaggio io, però non ho memoria in
questi mesi di segretaria schline di qualche sua scelta, di qualche sua dichiarazione, idea,
proposta, capace di fare ciò che una leader davvero di rottura dovrebbe fare, ovvero dettare
l'agenda del dibattito politico e invece, harmocromi a parte nulla, e l'ishline con la sua vittoria
alle primarie del PD ha rappresentato con il suo solo corpo, già con il solo corpo, con la sua
persona una rivoluzione, è stata una bella storia, una di quelle storie che lo abbiamo detto anche,
piacciono tanto al popolo del centro sinistra, la storia di un underdog diciamo di una perdente
in partenza che poi spiazza tutti e vince, è stata la storia della prima donna per giunta
giovane, per giunta omosessuale, che arriva laddove nessun'altra donna del PD o dei DS prima o del
PC prima ancora era mai arrivata, ma queste belle storie hanno senso e hanno effetto se rappresentano
l'inizio di un cambiamento, se poi svanito il fumo sotto questo fumo e viene fuori un bel
arrosso, viene fuori una bella sostanza che magari rispecchia quell'inizio, e l'ishline può ancora
rappresentare una grande opportunità per il centro sinistra italiano, ne ha tutto il tempo e bisogna
darle tempo, ma se l'ishline crede che basti vivere di rendita su ciò che la sua persona
rappresenta e ha rappresentato e che basti quello per cambiare le cose o per rappresentare un
cambiamento, allora probabilmente non le basterà tutto il tempo del mondo, se pensa che possa
permettersi il lusso di sparire per giorni o settimane, per poi ricomparire e dire qualche
banalità come il precariato e brutto, i fascisti sono cattivi, e poi rinabissarsi in un vuoto
comunicativo e propositivo totale, mentre ad esempio dall'altra parte Giorgia Meloni si
presenta con i piedi nel fango nelle zone alluvionate senza avvisare giornalisti e pubblica video
studiati nel dettaglio per raccontare la sua azione politica, allora quello che avrà davanti
e l'ishline sarà comunque tempo perso, così come per il PD sarà persa anche questa innesima grande
opportunità e il primo pesante avvertimento degli elettori è già arrivato, quindi meglio mettersi
in ascolto. Io sono Emilia Omola e questo è Daily Five, il podcast di CNC Media per comprendere
l'attualità e conoscere il mondo che ci circonda, una notizia alla volta.
Oggi è marte di 30 maggio e partiamo dal conflitto russo-craino perché meno di un mese dopo l'attacco
sul Kremlin, lo ricorderete quello che è avvenuto a inizio maggio, Mosca è stata di nuovo bersaglio
di un ride condotto con i droni. L'attacco avvenuto tra le 6 e le 7 del mattino nella periferia
sud-occidentale della capitale non ha causato, va detto particolari danni a parte qualche finestra
rotta, ma allora perché ne parliamo? Beh, ne parliamo e ne parla oggi tutto il mondo perché
questo attacco sulla capitale russa, sul Mosca, è appunto il secondo in meno di un mese ed è il
primo ad aver richiesto l'intervento della contraerea russa che infatti ha abattuto i droni
dai tempi della seconda guerra mondiale. La notizia di questa notizia insomma più che i danni che
appunto non ci sono stati è che un attacco come quello di un mese fa al Kremlin può anche essere,
poteva anche essere interpretato come un incidente di percorso, un'unica e rara falla,
qualcosa in insomma di unico e ripetibile, ma due attacchi in meno di un mese diventano invece
un'altra storia, diventano un segnale, diventano la prova di una vulnerabilità russa che probabilmente
nessuno immaginava e che porta con sé ben altre conseguenze e conclusioni. Quando 3 settimane fa
e circolarono i video dell'attacco di alcuni droni proprio sul Kremlin, cioè il centro,
il cuore di tutto il potere russo, sembra così assurdo che davvero dei semplici droni potessero
arrivare indisturbati a colpire la residenza istituzionali di Putin che si ipotizzò,
lo ricorderete, la pista della sceneggiata della Russia che in scena un attacco a sé stessa per poi
magari che ne so, giustificare reazioni ben peggiori e io stesso probabilmente ricorderete
anche questo, ho parlato di questa pista come forse la più probabile e credibile. Stavolta però
l'idea della sceneggiata dell'autosabotaggio, diciamo così, viene necessariamente meno e insomma
davvero improbabile che la Russia per dare forza a qualche sua narrazione insceni un attacco,
si attacchie da sola, manifestando però così davanti al mondo una fragilità quasi imbarazzante e
invece evidentemente alla base di questi attacchi con i droni che sta subendo alla Russia che sta
subendo alla capitale russa c'è davvero banalmente, esclusivamente, una vulnerabilità
imbarazzante e se vogliamo anche preoccupante per Putin e la Russia. Moska ha adossato subito la
responsabilità degli attacchi di questa notte all'Ukraine e l'Ukraine, così come fece un mese fa,
anche stavolta ha smentito, ma se davvero fosse stata l'Ukraine a sferrare questo attacco con
i droni la Russia ne uscirebbe ancora se possibile peggio perché significherebbe che deve livoli
fatti partire da una zona di guerra, da un altro paese, da un nemico con cui in corso un conflitto
hanno attraversato il paese indisturbati tanto da arrivare nella capitale russa ed
denneggiare quasi colpire, non un quartiere qualsiasi della capitale di Mosca, ma uno dei più
ricchi oltre che residenza di vertici militari e degli stessi Putin e Medvedev, insomma come dire
ecco la grande Russia, il grande gigante di Argilla che chiunque può colpire come e quando
vuole, messaggio tra l'altro completamente opposto ma sempre deleterio per Mosca rispetto a quello
dato sempre questa notte dall'Ukraine che, bersagliata sulla propria capitale da ben 31 droni
russi, gli ha abbattuti praticamente tutti, ovvero 29, mostrando in questo modo non solo la
volontà di Mosca di colpire i civili e gli innocenti ma anche la necessità da parte di Kiev
di ricevere costantemente armamente dall'Occidenta appunto per difendersi da questi continui assalti.
Sabato scorso, durante il suo comizio di chiusura della campagna elettorale in Sicilia,
Giorgia Meloni ha parlato di evasione fiscale e lo ha fatto, penserà qualcuno, visto che è la
Presidente del Consiglio, magari per invitare i cittadini a pagare le tasse perché se le pagano
tutti tutti le pagheremo meno o magari per criticare i siciliani di sonesti che vado nel fisco
rubando soldi siciliani onesti che invece le tasse le pagano e così via, invece no. In quel suo
intervento Giorgia Meloni ha detto che il problema principale dell'evasione fiscale sarebbe in Italia
l'evasione delle grandi aziende, quella delle big company, delle banche, delle frodi sull'iva e
non il piccolo commerciante al quale ha detto Giorgia Meloni, parole sue, vai a chiedere il
pizzo di stato. Insomma la Presidente del Consiglio ha detto che i cattivi della situazione sono lo
Stato che lei praticamente ha paragonato alla mafia, le tasse che lei ha paragonato al pizzo e non
allo strumento grazie al quale permettiamo ai cittadini di studiare, di curarsi, di essere protetti
eccetera e poi ovviamente le mancabili big company e le banche, mentre ha detto Giorgia Meloni in
sostanza i piccoli, quotidiani e vassori sono le povere vittime di tutto questo il cui impatto
sull'evasione totale è pure minimo. Ecco in un solo colpo in pochissime parole Giorgia Meloni
investe di Presidente del Consiglio e riuscita nell'impresa di insultare lo Stato che lei stessa
rappresenta, lanciare un messaggio chiaramente devastante, mortificare gli stupi di cittadini
che rispettano la legge, confortare invece i ladri che violano la legge e ciliegina sulla torta,
fondare tutta questa narrazione su una menzogna perché se è già grave dire agli evasori il vero
problema non siete voi ma le banche e le grandi aziende ancora più grave e dire il problema non
siete voi quando in realtà la gran parte del problema sono effettivamente loro perché Giorgia
Meloni dicendo che la gran parte dell'evasione in Italia è dovuta alle grandi aziende e non
magari al piccolo commerciante, al piccolo artigiano, al libero professionista, alla
piccola partita IVA, mentre visto che appunto i dati dicono tutt'altro, in sintesi come emerge
dal rapporto dell'evasione stilato proprio dal governo chi evade di più in Italia le tasse,
sono i lavoratori autonomi ossia i liberi professionisti e i piccoli commercianti attraverso
la mancata fatturazione e l'omissione dello scontrino fiscale, secondo gli ultimi dati
disponibili oggi in Italia, le vassioni fiscale ovvero quella data dal mancato pagamento ad
esempio di IRPEF, IVA, IRES, contributi eccetera e di circa 100 miliardi e di questi 100 miliardi
le grandi aziende che sono soggette all'IRES evadono circa 9 miliardi, non 50, 60, 70, 9. Nel bilancio
complessivo scrive oggi il post riassumendo il facchecking del foglio e di paggella politica,
sono altre le imposte che pesano di più sellevazione complessiva in Italia ovvero l'IRPEF che
l'imposta sul reddito delle persone fisiche e l'IVA che l'imposta sul valore aggiunto,
l'IRPEF è l'imposta più evasa in Italia soprattutto quella che dovrebbe essere pagata
proprio da lavoratori autonomi e dalle imprese, nel 2020 lo stato stima una perdita di gettito pari a
28,3 miliardi di euro, ossia quasi il 70% dell'IRPEF dovuta dagli autonomi e dalle imprese. Anche
l'IVA è molto evasa in Italia, nel 2020 sono mancati 25 miliardi di euro di IVA non pagata quindi
circa un quinto di tutta l'imposta dovuta allo stato è quasi un terzo di tutta l'IVA evasa
a livello europeo, un terzo di tutta l'IVA evasa a livello europeo solo in Italia. Secondo,
esperti e commentatori continuano il post, un'evazione dell'IRPEF e dell'IVA così alta è dovuta
anche alla cosiddetta evazione con consenso che sia quando fornitore e cliente decidono
insieme di evadere l'imposta, in caso di questo tipo l'azienda o il professionista non emette
fattura o scontrino evitando così di pagarci l'IRPEF e il cliente finale beneficia di uno sconto
pari proprio all'IVA che altrimenti avrebbe dovuto pagare. Questo fenomeno è il più difficile
da tracciare per le autorità fiscali soprattutto in caso di attività piccole o di liberi professionisti.
Le grandi aziende come le catene di distribuzione, le multinazionali e le banche sono invece per
loro natura meno propenze a evadere in questo modo perché l'emissione dello scontrino è utile
soprattutto a loro come meccanismo di contabilità e reporting interno per intenderci e più facile
non ricevere lo scontrino in un bar che al supermercato. Nelle discussioni sulle evasione
fiscali viene spesso usata l'argomentazione poi della necessità di evadere perché le imposte
sarebbero troppo alte o perché i ricavi sarebbero troppo bassi. Durante un'intervista al Festival
dell'Economia di Trento, il direttore dell'Agenzia dell'entrata Ernesto Maria Ruffini ha parlato
anche di questo citando un dato che secondo lui smentisce questa giustificazione. Più dell'80%
dell'evasione fiscale è per omesse dichiarazioni o infedeli, ha detto Ruffini, mentre la parte
restante è evasione da versamento, cioè di chi è trasparente presenta la dichiarazione ma poi
non ha le risorse per fare i versamenti a tempo debito. In questi mesi, soprattutto con l'esplosione
del fenomeno Jatt GPT, si è molto articolato il dibattito sulle opportunità e sui pericoli
della cosiddetta intelligenza artificiale, con il mondo diviso tra chi ritiene che sia una grande
occasione di crescita per l'umanità e chi invece ritiene che possa addirittura distruggere l'umanità.
Tra i cosiddetti catastrofisti dell'intelligenza artificiale, cioè coloro che vedono nel suo
sviluppo addirittura un pericolo apocalittico per il mondo intero, tipo Terminator, abbiamo avuto
in questi mesi i nomi anche di altissimo livello sul fronte tecnologico come Elon Musk. Bene,
oggi a questo elenco si aggiunge un nome magari meno conosciuto di quello di Musk che però forse
pesa se possibile di più di qualunque altro nome, ovvero Sam Altman. Chi è Sam Altman è il
sio proprio di OpenEye, cioè della società che ha creato Jatt GPT. Insieme all'amministratore
delegato di Google DeepMind e Dario Amodei di Anthropic, Altman si è trasformato, scrive oggi
il Corriere, in una sorta di Cassandra digitale. Mitigare il rischio di estinzione causato
dall'intelligenza artificiale dovrebbe essere una priorità globale insieme ad altri rischi
sociali su vasta scala come le pandemie e le guerre nucleari hanno scritto i tre in una
dichiarazione pubblica sulla pagina web del Center for AI Safety. Ma come è possibile che proprio
il sio di OpenEye, la società che ha creato Jatt GPT, adesso dica che l'intelligenza artificiale
potrebbe portare all'estinzione dell'umanità. Secondo Mary di Twittaker, che è esperta del
settore, raccontare che l'intelligenza artificiale ha i superpoteri, anche malvaggi, che possano
sterminarci tutti, significa sovrastimarne le potenzialità a beneficio proprio delle aziende
che le controllano. E forse proprio questo il punto scrive il Corriere, perché il tempismo
con cui arriva questo annuncio appare quanto meno curioso. Dal 12 al 15 giugno il Parlamento
europeo voterà infatti le AI Act, che sarebbe il primo regolamento al mondo sull'intelligenza
artificiale. Perché allora proprio nel momento in cui una grande istituzione sta per limitare
la sua libertà di azione, Altman si esprime contro la sua stessa tecnologia. Sarebbe come
se alle porte di una nuova regolamentazione sulle armi da fuoco un produttore di armi
sbandierasse il pericolo che queste comportano. Non ha senso all'apparenza almeno, soprattutto
se guardiamo al recente passato, proprio pochi giorni fa, Altman stesso aveva detto
che se non potremmo adeguarci al AI Act ce ne andremo dall'Europa. Allora perché
adesso fa Marche indietro? Allora la prima spiegazione è quella scrive il Corriere offerta
proprio da Whittaker, definire l'AI onnipotente e un'ottima pubblicità per il settore, un
settore che ormai è in piena corsa e limitarlo appare difficile sono impossibile, l'altra
invece più di natura economica. Come emerge dai dati la corsa all'intelligenza artificiale
vede impegnate soprattutto due nazioni, la Cina che conta investimenti privati per
13,4 miliardi di dollari e gli Stati Uniti d'America che sono a quota 47 miliardi di
dollari. La mossa di Altman potrebbe quindi tendere a limitare i pericolosi concorrenti
ad aggirarne la portata almeno in Europa e negli Stati Uniti e probabili infatti che
l'AI Act farà da precedente per la futura legislazione negli Stati Uniti e come già
dimostrato dal caso Huawei gli Stati Uniti sono in grado poi di mettere in ginocchio
un'azienda se questa non gli è gradita, tanto più se cinese. Insomma, dietro un'affermazione
catastrofica che a una prima lettura può apparire solo sensazionalista o autolesionista,
si celano sottili giochi di potere, nella prossima decada saranno 800 miliardi di dollari
investiti in intelligenza artificiale che produrranno circa 6 trillioni di valore,
una torta di cui ognuno vuole una fetta, possibilmente la più grande. E con questo
per oggi noi ci fermiamo qui, io vi ringrazio e vi saluto come sempre, vi do appuntamento
a domani alle 17 con Delli Five.
Delli Five è un podcast prodotto da CNC media, ascoltalo da lunedì al venerdì alle 17. Direzione
creativa e post-produzione like a be creative company.
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Il centrosinistra ha straperso le elezioni amministrative. Si parla di fine dell’effetto Elly Schlein. Ma quale effetto? Cosa resta di 3 mesi di segreteria?
Ancora droni su Mosca. La Russia si dimostra incredibilmente vulnerabile.
Fisco, per Giorgia Meloni la maggior parte dell’evasione è causata dalle grandi compagnie. Ma è falso.
“L’intelligenza artificiale può portarci all’estinzione”. E a dirlo è l’inventore di Chat Gpt. Ma perché?
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