ONE MORE TIME di Luca Casadei: Carlo Tumino e Christian De Florio, papa’ per scelta

www.repubblica.it www.repubblica.it 4/6/23 - Episode Page - 1h 59m - PDF Transcript

Io ho iniziato a capire anche l'importanza di questo progetto e ad essere anche ambizioso,

perché no. Quando ho visto questi ragazzi e ragazze che ci scrivono e ci dicono che non

si sentono soli, questi genitori, magari di figli, anche loro, di comunità LGBT, IQ+,

che anche loro iniziano a avere una rappresentazione che non c'è più solo un modello di homosexualità,

latente o finta, nascosta, macchietta, ma che iniziamo a normalizzare anche il fatto che

un homosexuale se lo vuole e desidera diventare genitore lo può fare, può essere un modello

familiare a cui ispirarsi, perché no, perché non c'è più, non so da non vergognarsi di essere

un homosexuale, ma può anche pretendere di essere un modello. Purtroppo non esiste una scuola che

ti insegna a gestire il successo e per questo ho deciso di realizzare questo podcast che parla

di Rinascita facendo un viaggio nella vita di personaggi noti che mettono a disposizione la

loro storia per aiutarci a cadere meglio. Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con

Carlo e Christian, una copia che ha deciso di sposarsi a avere figli a costo di andare in capo

al mondo per realizzare il loro sogno.

Ok, è la prima volta che è intervisto a due persone insieme quindi dovrò fare uno switch di

sguardo, esperimento, fin ad oggi non l'ho mai voluto fare perché volevo entrare in intimità

e normalmente è difficile entrare in intimità con due persone con comitanza, ma quando viano

fatto la preintervista mi hanno detto invece proprio il loro valore aggiunto. Quando guardo i

vostri video, le vostre interviste, ho visto quella di fanpage, piuttosto che altre, c'è

vi guardati in una maniera pazzesca, innamorata, appassionata e non è banale, mai, in nessun tipo

di coppie, mai, quindi è come se vi risceglieste ogni giorno, quindi un interesse 4 anni fa,

un interesse 3 anni fa è sempre quello. Vi vorrò fare una domanda ma perché poi per

deformazione professionale mi sono guardato un po' il vostro blog che ho visto che non ha

aggiornato da un po', ma chi è il coppio e chi scrive i testi?

Allora, prevalentemente è Carlo, però ogni tanto io ho delle debute giù dalle bozze

che poi dopo la bollellina. Però il guaggio è il suo?

Sì, io sono più quello dei libri, ecco. Ok, molto figo.

Cioè io in pratica faccio la prima stesura e poi ovviamente non posso andare online se

prima non ho l'approvazione di Christi. Che ovviamente io stavolgo tutto, come puoi

immaginare. Quindi ci mettiamo tipo due giorni per

pubblicare qualcosa. Allora, cerchiamo di fare ordine impossibile,

ma io direi di provare a fare così. Avete già visto One More Time?

Sì, sì, sì, sì. Quindi si parte dall'inizio, quindi

ognuno racconta dall'infanzia, dagli albori ad oggi, facciamo che entrambi raccontate

uno per uno dagli albori a voi e poi dopo andate in freestyle insieme.

Chi comincia? Ma mi hanno detto che io sono più anziano

e quindi probabilmente anche più cose da raccontare.

Ok, hai dieci anni di vita in più da raccontare.

Esatto, forse perché andrò via prima e quindi vogliono essere gentili con me, chissà.

Partiamo dal nome perché poi c'è chi ci ascolte in audio e chi in video, quindi in

audio così almeno sanno a chi corrisponde ogni singola voce.

Intanto voi siete noti al pubblico come Papa Percenta, che è un titolo molto bello,

vi si addice, cioè se chi vi segue capisce

piace veramente quanto un figlio non chiede di venire al mondo e voi avete scelto quella

vita lì. E quindi è proprio meraviglioso, c'è una

botta di umanità incredibile ma ci arriveremo dopo. E se siete voi neonati mentre mi raccontate, quindi parti tu.

C'è avuto del tempo perché io maturassi il desiderio di essere papà, ma che avessi anche contezza di che cosa significava essere genitore.

C'è una storia di sette anni meno di me e poi mio papà ha avuto una un terrore relazione da cui ha avuto altri due figli con i quali non ho ancora oggi un rapporto, diciamo,

abbastanza molto solido, ecco. Ma con tuo papà sì?

Mi papà è venuto a mancare, non da tantissimo e la storia con mio papà mi ha assegnato particolarmente perché, come dicevo prima, io non sapevo che cosa significasse essere famiglia, perché non avevo di fronte a me dei modelli a cui potermi inspirare.

Ero molto fragile e c'è stata una fase della mia vita dove ero particolarmente introverso e questo perché non avevo il supporto che i genitori dovrebbero dare ai propri figli.

E come mio papà ha avuto in particolare un rapporto di amore d'odio, posso dire, perché non era il papà che io ostimavo, era un papà assente, era un papà in una società fortemente patriarcare, come era quella degli anni 70 e 80,

90, un uomo che pensava che non era maschile preoccuparsi troppo dei figli o dare una carezza ai figli o passare del tempo con loro perché l'uomo era quello che lavorava tanto, che portava il pan in tavola e che se voleva poteva uscire senza rendere conto di quello che facesse fuoricato.

Ma l'uomo era quello che comandava. Sì, quindi io sono cresciuto un po sapendo già nella mia testa che io non condividevo quell'idea di masculinità e non solo perché fosse un sessuale, perché comunque l'ho capito in prima adolescenza,

ma anche perché nella mia testa già molto libera, un bambino molto curioso che leggeva tantissimo avevo già le idee chiare su come eventualmente una famiglia sarebbe dovuta funzionare,

guardando mi anche attorno perché ovviamente guardavo le famiglie, di molti miei amici non funzionavano così, quindi ho avuto un rapporto molto distaccato e ho scelto dopo la maturità di andare via,

di allontanarmi da mio papà ma anche da mia mamma perché comunque anche lei aveva le sue peculiarità, il suo carattere un po complesso e quindi di cercare la mia strada.

Faccio un passo indietro che siamo arrivati in un minuto alla maturità, quando tuo papà si rifà una nuova vita, quindi abbandona il nucleo familiare, che t'hai?

Allora io, papà, ho avuto diverse avventure, dunque io avevo ormai 17-18 anni quando lui conosce questa persona con cui dopo ho avuto...

E va via di casa definitivamente?

Sì sì, va via di casa definitivamente, era già nato via di casa, però decide di mettere sua famiglia ma anche lì ovviamente non era in realtà mio papà pronto a fare il padre.

Io scrivo, abbiamo scritto anche un romanzo, dicò sempre questa cosa ai papà, per noi i figli erano quelle medagliette che lui come un sergente si appuntava sulla sua giacca, perché era bello, era importante che un uomo esibisse di avere tanti figli.

Poi però tutta la parte di accudimento non c'era, non c'è mai stata, quindi anche questa relazione naufragata, dopo pochissimo tempo il secondo figlio non aveva neanche un anno quando lui ha lasciato questa sua compagna e si è trasferito definitivamente a Rimini per seguire insomma anche sul suo percorso, la sua carriera.

Quindi a Coccole hai già risposto tuo padre era assente, da un punto di vista.

Tu a madre come era?

Eh mamma, mamma un'eterna bambina, mamma mi ha avuto giovannissimo, io sono nato che lei aveva vent'anni e sono nato dopo che lei ha perso un bambino al sesto mese di gravidanza qualche mese prima, quindi io non sarei nato se lei non avesse perso quel bambino che peraltro avrebbe dovuto portare lo stesso nome che io, Cristian.

Fatti lei mi dice spesso, ma lo sai che tu hai due vite, sei così accelerato, fai tante cose perché secondo me c'è anche quell'altro piccolo Cristian che insieme a te, insomma, sta esplorando e sta conoscendo il mondo e questa cosa è una parte bellissima e dall'altra

e lì nasce un po' la mia sofferenza nel confronto di mia mamma, il fatto che lei mi abbia voluto sempre pronto, sin da piccolissimo, io avevo sei anni, mi ricordo, quando mi insegnò come si doveva fare la colazione perché lei non aveva tempo, quindi io dovevo imparare come si accendesse un fornello e si facesse il latte, il primo giorno d'elementari mi indicò quale era la strada, insomma, per arrivare a scuola, quale era il semafro da attraversare e poi disse ok, da domani sei pronto.

E così è stata ogni tappa della mia infanzia, cioè mamma sempre preteso che io fossi pronto autonome indipendente e più maturo, più adulto di lei e questo perché probabilmente lei mi ha avuto così tanto giovane e oggi la giustifico perché lo capisco, lei ha perso una fetta importante della sua doroscenza, quindi probabilmente l'essere stata non pronta anche lei a fare la mamma,

la portata a cercare di ritagliarsi degli spazi e fortunatamente io dico sempre era un predestinato, cioè io ero capace ovviamente di fare ciò che mia mamma mi chiedeva e quindi è andata a liscia, un altro bambino probabilmente avrebbe incendiato la casa in primo giorno.

Quando hai scoperto di essere attrato dal tuo stesso sesso?

Ma l'ho sempre saputo, l'ho sempre saputo, l'ho subito moltissimo una retta pre-adolescenziale.

Più o meno che è da 12-13?

No, io ho iniziato a capirlo già in quinta alimentare che comunque io fossi diverso da quelli che vedevo come miei compagnetti che oggi definisco attorno sessuali, ma all'epoca hanno...

Cosa vuol dire diverso? Beh, diverso nell'interesse, io non avevo necessità di omologarvi in tutto quello che facevano gli altri, cerca una mia identità, sfuggivo da ciò che le persone si aspettavano che io facessi.

E questo anche da punto di vista sessuale, maturando, io ho capito che le ragazze ci ho provato staggi, ma sinceramente non provavo... anzi, la vivivo quasi come una...

C'hai provato non perché riattratto, ma perché volevi assomigliare agli altri e non essere scluso?

L'ho provato perché all'epoca dichiararsi omosessuale, quando sulle insitute di casa si leggiva che era una patologia, era complesso.

Io la prima volta che ho sentito la parola gay era in quinta elementare... In modo dispreggiativo? Sì, perché mia mamma mi compro un paio di scarpe fiorucci, che erano leggeri, avevano queste cose carinissime,

io non ci vedevo niente di male, ma ragazzi mi stiamo andando a sé i gay che porti queste scarpe, e io ho vado a casa, ma cosa vuol dire essere... eh, sono gli uomini, infatti, dagli uomini, per l'altro, mia mamma, comunque aveva anche lei amici omosessuali.

Quindi non la viveva insomma come uno stigma, come una cosa negativa, però io andai a cercare su queste inciclopedia per capire cosa significasse e mi ricordo che all'epoca ancora si riportava al termino omosessualità come patologia, infatti io mi spaventai, perché inizia anche, come dire,

ascoltare con un recchio teso quello che si iniziava a sentire in televisione dove non c'era una rappresentazione, ma anche nei discorsi degli adulti,

e quando sentivo parlare di omosessualità era sempre in negativo, era sempre utilizzando dei termini che schernivano chi era omosessuale, quindi è normale che io non avendo strumenti, essendo molto piccolino, ho vissuto nel disagio sicuramente tutta la mia adolescenza.

Cioè ti sentivi solo? Mi sono sentito solo, sì, anche se più che solo sbagliato, e non auguro a nessuno di sentirsi sbagliato perché è una sensazione bruttissima, ognuno di noi merita di trovare il proprio posto nel mondo,

ognuno di noi deve rivedicare la possibilità di vivere la vita più serena, possibile e immaginabile, quindi per questo io oggi mi arrabbio dopo ormai tantissimi anni che è stata derubricata la mosessualità, insomma, come patologia dall'OMS, ancora oggi sia uno stigma non solo in paesi distanti da noi culturalmente,

ma ancora in occidente, in determinate situazioni, non è accettabile.

Più grande allenamento è accettarci noi prima di aspettare l'accettazione e gli altri, ma so che sembra facile raccontarlo e dirlo ed è più complicato metterlo in pratica. A chi lo confidi per la prima volta?

A Chieta? Ero all'Emedia, sono regoloso il primo e il secondo anno, perché si iniziava a capire, insomma, si capiva, una madre lo capisce

e io risposi, no, cosa stai dicendo, ma assolutamente no, negai, perché non ero ancora pronto, non ero pronto il mio camionato, però mi ama secondo me va già mangiato la folia, poi dopo c'è stato il primo grande amore,

quando un homo sessuale si innamora per la prima volta di un altro ragazzo, li finalmente smetti di vergognarti, li tu capisci, perché è l'amore che ti aiuta, comprendi che è quella cosa così bella, ma totalizzante, si, ti rende un po' credino, però è la cosa più bella del mondo, non può essere sbagliata.

A Chieta? Tardi, tardi perché probabilmente non ero pronto prima intorno ai 17...

Cioè quindi tu hai tenuto la bellezza del tuo essere nascosta da chiunque, non hai mai più parlato con nessuno, non hai colto la pala al balzo che tua mamma ti avesse dato l'apertura per poi tornare da lei e poterne riparlare,

ma hai tenuto dentro di te? L'ho tenuto dentro di me, poi dopo, però, quando è successo questo innamoramento, io ho dato un po' di matti, ho fatto un po' di sfuriate.

Cioè nel senso che volevi sentirti libero? Dissavo che l'itigavo per la qualsiasi cosa in casa e poi mia mamma l'esse, trovo agno di ario, avevo scritto delle cose insomma,

intime su il fatto che comunque mi fosse innamorato di questo ragazzo e quindi lì insomma... Riaffronta lei un nuovamente argomento?

Riaffronta a molt discorso e con tutta la serenità del mondo, mia mamma mi disse, guarda, ma non è un problema perché te lo stai facendo.

Che bello, che bello. Invece l'ato papà gli avevi detto? No, papà, sì, perché quando accadda quello che accadde, mia mamma ne parlò con il mio papà come...

In quel periodo lì? In quel periodo lì? 17, 18 anni. Esattamente.

No, il mio papà chiuse completamente il portone, la sua prima frase fu a ristorante perché eravamo noi quattro, io mi frattavo da niente più piccolo, mia mamma e mio papà,

perché mia mamma ci teneva anche se erano separati a discuterne insieme e mio papà, mi ricordo, mi ringhio con gli occhi gnettate di sangue, non esiste nessun deflorio sessuale in questa famiglia, tu non sarai il primo.

Io non lo so, non volevo anche perché ero in un momento in cui contestavo mio padre da qualsiasi, non volevo dargli nessun motivo per avere una discussione.

Quella frase ti ha limitato nelle tue scelte, ti ha fatto paura? No, mi ha caricato tantissimo.

Io, appunto, ripeto, non nutrivo stima per mio papà perché il papà era un uomo terribile, non nascondo. E faceva soffrire tua mamma? No, perché faceva soffrire chiunque, chiunque incontrasse sul suo cammino.

Era una persona distruttiva e autodistruttiva. Lei mai perdonato? Sì, l'ho dovuto perdonare perché la storia intima che io ho avuto con mio papà è cambiata radicalmente poi dopo negli anni successivi.

Mio papà ha avuto un incidente, faccio un pezzo e mezzo, io a un certo punto torno da Londra, decido di fare l'assistente di volo.

Cioè ti trasferisce

che potevi vivere la tua libertà e la mia libertà, esatto, volevo vivere la mia libertà e la volevo vivere lontano dalla mia famiglia, esatto, lontano

da zavorre motive. Poi rientro in Italia perché mi mancano tantissimo mia mamma e mio fratello e faccio questa domanda per diventare

che era il periodo di Natale e quando mia mamma apri la porta era scombolta, mio fratello pure, mi diisero di sedermi su una sedia, mi dovevamo direme qualcosa di importante e riguarda papà, io pensai fosse morto, invece mi diisero una guarda papà,

una guarda papà avuto un bruttissimo incidente stradale e infindivita e io mi ricordo non dormivo da venti ore presi immediatamente la macchina mia mamma e mio fratello e parti verso Udine dove era ricoverato.

Mi papà aveva avuto un incidente stradale e è rimasto gravemente offeso con una lesione del midollo spinale, livello di 11 di 12 quindi lui non lo sapevano, gli era stato detto perché era in coma farmacologico, dopo un mese e mezzo di coma farmacologico

perché potete immaginare il corpo come era ridotto, piano piano lo hanno svegliato e i medici gli spiegarono che la sua paraplegia era permanente e il mio papà si trova ad essere solo su una carrozzina dover fare delle terapie anche di rehabilitazione

ma avendo abbandonato prima una famiglia poi l'altra, poi gli amici sono scomparsi, insomma io provai un'infinità tenerezza nei suoi confronti quando lo vi di piangere per la prima volta perché si spoglio completamente di tutte le sovrastrutture

e io vedi un bambino in difeso davanti a me e lì dissi una possibilità lì la devo dare, lui non ha mai fatto un passo verso di me, forse è ora che un passo lo faccio io, e lì come se avessi piantato un seme, io non sapevo cosa fosse la famiglia prima, cosa significava essere papà

mi sono preso cura di lui per vent'anni da solo perché i miei fratelli erano tutti più piccoli e ovviamente abbiamo anche dei valanti, ecco non completamente solo però è stato faticoso e duro, ma il nostro rapporto è voluto, ha cambiato tantissimo

mi ha detto delle cose importanti quindi abbiamo fatto anche pace quindi io non solo l'ho perdonato ma ho ritrovato un papà ma anche un bambino perché ovviamente nella malattia papà era diventato un piccolo bimbo e quindi è stato anche bello prendersi cura di lui

e lì ho capito che prendersi cura degli altri, forse è molto più bello di sentirsi coccolati quindi forse mi ha mancato il sentirmi coccolato, ma prendermi cura di lui è stata la cosa più forte ma anche più importante della mia vita

perché lo vediamo già anche con i miei figli, la felicità riflessa negli occhi degli altri

facciamo una pausa, scusate, le viti un po' d'acqua, non si preoccupare, anzi è umano, lasciarsi andare io mentre se vuoi bere, ti racconto un pezzo della mia vita

io ho avuto un rapporto con mio padre molto burascoso e travagliato, lo stimavo ma non parlavamo, lui non mi spiegava le cose ma mi inveiva contro quindi aveva delle modalità molto brusche di educarmi

io ero un figlio comunque ribelle quindi avevo di sicuramente ridavo figlio da torcere, non ci parliamo per 5 anni e fondamentalmente lui ha avuto diverse malattie e lì mi dicono in ospedale l'avevano addirittura legato a letto perché era diventato molto violento e irascibile

quindi quando sono andato a trovarlo non ci parlavamo appunto da 5 anni, gli ho tenuto la mano, gli ho detto che avrei vegliato sulla mia famiglia e lui è morto versando una lacrima come per dire adesso posso andare in pace quindi è molto doloroso

e lui lì era dal suo volto avevo al volto più dolce che io avessi mai visto in lui in tutta la mia esistenza quindi capisco benissimo quello di cui tu parli e il bambino in difeso che vedevi in lui era esattamente tu quando eri di fronte a lui ed eri piccolo quindi forse ti ha fatto capire

all'ora di essere genitore io ho fatto un percorso nella vita che si chiama Hoffman, il metodo Hoffman e quando parlavi che tua madre a sei anni già ti insegnava insomma farti la colazione perché dovevi essere indipendente e io l'altro giorno ti vedevo che facevi la pizza per i tuoi figli e spesso l'Hoffman ti insegna che noi siamo delle spugni assorbiamo i modelli dei nostri genitori e abbiamo due modi di assorbire i modelli o essere esattamente su quel modello che può chiamarsi esattamente

io ho fatto anni di terapia quindi e quindi ti ha insegnato sicuramente tanto oggi quando ti vedo come papà quando vi vedo ma adesso sto parlando con te in questo momento con i vostri figli così c'è un amico, uno da parchetto che gioca con loro

beh non sempre e poi c'è il momento della disciplina però va bene nei momenti ludici, nei momenti di gioco, nei momenti di condivisione cavolo sei l'esatto posto di quello che hai vissuto da bambino e questa cosa va bellissima

quindi forse nella sofferenza hai imparato molto e hai messo in pratica l'esatto posto quindi l'hai messo a colori il modo di vivere la vita, il modo di potere manare amore, è molto interessante

quello che tu dici io l'ho capito anche dopo un periodo di terapia io ho iniziato a fare anche come dire pace con mio papà e con mia mamma proprio quando ho capito questo che noi siamo il risultato ai me dell'educazione in positivo e negativo dei nostri segnitori quindi come hai detto tu siamo da risposta che può essere totalmente contraria oppure assorbiamo

come spugno e replichiamo quello che il nostro cervello consideriamo positivo appunto perché vogliamo agire in una maniera proattiva, ognuno di noi vorrebbe essere meglio di quello che ha ricevuto

arriveremo all'incontro con tuo marito e poi dopo socceremo uno switch un attimo ovviamente ripartiamo dall'inizio con lui quindi poi che succede per vent'anni tu accudisci tuo papà che trasferiscono da Udine?

No, Udine era solo perché lui era durante quel momento l'incidente però lui aveva già sede base Rimini per motivi di lavoro ma Rimini non viveva nessuno della sua famiglia quindi io mi trasferisco Rimini e cambio totalmente al lavoro inizio a fare qualcosa di simile a quello che faceva lui

Bene a dire? Mi papà lavorò in una società di servizi che però quando lui è bell'incidente praticamente fa lì quindi io mi ritrova insomma anche a dover ricostruire un po' la fiducia con alcuni clienti decisi di provarci a fare l'imprenditore visto che comunque avevo un pacchetto clienti e mi lancia in questa nuova avventura e devo dire che andò molto bene per fortuna perché c'erano anche tante bocchela sfamane

nel senso che mio papà aveva quattro figli due compagni quindi poi capire che insomma ho fatto di quel momento di necessità virtù

E non te l'aveva mai insegnato nessuno? Cioè ti sei buttato a capofitto e te venuto bene?

Ho avuto la fortuna che mio papà aveva delle collaboratrici fedelissime anche bravissime delle impiegate che mi hanno allistradato poi io sono abbastanza sveglia quindi le cose non me le devi ripetere due volte

e questo mi ha aiutato tantissimo poi la mia curiosità mi ha portato anche a studiare da solo a relazionarmi meglio con le banche quant'altro insomma

Servizie che tipo? Allora lui all'epoca era una società di molti servizi quindi prevalentemente facciamo gestione in outsourcing di magazzini quindi attività di variate attività

perché poi si possono diversificare insomma in vari segmenti, un'azienda fa così e poi diversificato poi ancora? Ancora di più sì, poi quello è stato una parentesi della mia vita

perché poi oggi faccio il content creator 100% quindi

però poi questo è capitato? Anche lì da zero dovuto rimparlo tutto da capo

E come arrivi al fare il content creator lo fate insieme non lo facevi prima? No no arriviamo a fare insieme

Cioè arriviamo dopo allora lui tu quindi prendi il prosieguo fondamentalmente il testimone di quello che era il business tuo papà

lo diversifichi in modo più contemporaneo rispetto un po' per il che erano i tuoi intuizioni?

Poi dopo accade purtroppo che la condizione mio padre si aggrava ulteriormente perché se prima era solo una patologia diciamo fisica

poi dopo appunto il visione urologico papà inizia a avere dei problemi di demenza insomma particolarmente grave

quindi inizia alle rallucinazioni insomma visive e auditive quindi dopo un po' di anni diventa veramente pesante

averlo a casa e gestirlo perché fa anche cose pericolose mi ricordo insomma la goccia che ha fatto traboccare il vaso

una mattina me lo sono trovato completamente nudo per terra che aveva aperto la finestra del balcone

era praticamente quasi congelato dovuto chiamare 118 di corsa e non si rende la conta?

Non so neanche come era uscita prima quella parte cioè quella non davvero è una cosa

quindi inizia a capire che forse era meglio portare una struttura dedicata

perché ovviamente io con due valanti non potevamo gestire la situazione per come insomma era nell'ultimo periodo

e quindi è stato difficile perché quando porti una persona a vivere insomma qui vuoi bene in queste strutture

ma sai che ti dedicherai meno tempo e ti concentrerai più sulla tua vita personale

e vivi per niente con senso di colpa e quindi mi ha aiutato il fatto che quando l'andavo a trovare

iniziava davvero non riconoscimi o parlare più con le voci che sentivo che con me

quindi io ho capito insomma cioè mi aiutava perché egoisticamente parlando

dicevo beh però se hai altre cose a fare non ti puoi sentire in colpa perché papà purtroppo non sta più bene

finché poi dopo è venuto a mancare quindi nel pieno covid

quindi tu avevi 43?

Sì esatto quindi ti ho raccontato 23 anni della mia vita in un pochissimo tempo

infatti abbiamo magari sorbollato dei punti ma si credi che ce ne siano di importanti metti tu l'accento

perché poi quindi voi eravate già sposati quando tuo papà è venuto a mancare?

Quando papà è venuto a mancare noi eravamo già sposati

quando gli hai raccontato che ti hai rinamorato di una persona che avresti voluto figli

che ti saresti sposato ormai che avete creato questo legame così umano che cosa ti ha detto?

Allora quando ho conosciuto Carlo in realtà il papà stava già tanto male quindi non avrebbe capito

però nel periodo in cui stava bene a Monte Catone durante un periodo di riabilitazione

io andrei a trovarlo e mi ricordo che lui aveva un afflebo però riuscimo in qualche modo

a portarlo fuori con il letto sulla terrazzina, guardavamo stecolline oltramonto

era un'immagine bucolica e lui mi disse beh però quando mi vuoi presentare il tuo fidanzato

presenta me lo perché sarà anche ora no? Quindi quella fu una frase bella

detta da papà mi fece particolarmente piacere

quasi una benedizione? Sì, l'hai fatto?

E gli ho presentato i miei figli ma appunto perché non stava bene

e poi in realtà voglio talmente tanto bene a Carlo che proprio una forma di pudore mia

ma anche perché non volevo che lui vedesse come era purtroppo ridotto papà negli ultimi anni

non era neanche più presentabile, era una persona purtroppo non stava bene

e forse mi vergognavo, non lo so, però no, non c'ho fatta

Tuva madre e tuo fratello Daniele andavano a trovarlo?

Loro sì, loro sì con i loro tempi però c'andavano, sì sì assolutamente

Quindi anche loro l'hanno perdonato o hanno vissuto, tuo fratello Daniele ha vissuto un papà diverso?

Anche l'ho avuto un rapporto molto conflittuale però rispetto ad altre persone

non sto a dire qui in questo contesto sono state presenti, io credo che la malattia

quando arriva arriva, arriva purtroppo a me come la morte in tutte le famiglie anche nelle migliori

le famiglie sono famiglie e si riconoscono come tali se riescono a essere vicine anche in questi momenti

a prescindere da quello che è successo prima

poi questa non vuole essere una frase fatta perché ognuno vive la propria sensibilità come meglio crede

però io non sarei riuscito a piangere sua tomba di mio padre se non avessi fatto prima pace con lui

Passiamo a Carlo, quindi hai avuto un esempio quindi adesso entriamo nel tuo underground

Adesso è difficile

Quando nasci? In che anno? Dove? In che città?

Allora, Carlo nasce nel 1985, non così poi lontano, nella parli di Tenters a persona

Nella provincia più sud Italia, una scuola riusa, riusa Iblah, perché mi sono riusani

però vivo tutta l'infanzia, l'adolescenza e un'altra città bellissima che si riusa

Al contrario di tutta quella che è stata la vita di Christian, in realtà è stato bellissimo per me essere figlio

Ho avuto due genitori o due genitori straordinari a livello proprio di genitori, quindi rapporto, madre e figlio, padre e figlio

Forse il loro rapporto di coppia ne ha anche un po' risentito

Ma loro sono stati forse il primo esempio di genitori per scelta, perché quando ci sono sposati molto giovani

è considera che la prima volta che hanno deciso di voler passare, perché i tempi il resto della vita insieme, è considera che il mio padre è del 42, mamma è del 50

nel profondo sud, quindi i tempi era per sempre, nel momento in cui ci si fidanzava, mamma aveva 14 anni, quindi erano veramente piccolissimi

Sono sposati molto giovani, sono rimasti 13 anni senza figli, hanno provato, riprovato, riprovato, sono andati da tutti i migliori specialisti

è considera che al tempo non c'erano tutte le tecnologie che ci sono oggi

quando si sono rilassati, prima è nato il mio fratello e poi sono nato io

però loro sono probabilmente stati il primo esempio di che cosa significa essere genitori per scelta

di che cosa significa veramente voler qualcosa, far di tutto per completarsi come coppia

Poi non riuscendo ad avere con facilità dei figli, gli desideravano immagino sempre di più

assolutamente, infatti è cosa di cui abbiamo parato tante volte

il fatto che comunque sono riusciti comunque a mantenere in piedi un rapporto di coppia complesso

nel momento in cui non veniva fuori comunque qualcosa che entrambi volevano in maniera assolutamente ardente

io fratello più grande nasco in una famiglia assolutamente funzionale

in questo c'è anche la prima differenza nella mia vita rispetto a quella di Cristian

immigratori mi hanno dato tutto quello di cui avevo bisogno, viaggiavamo tantissimo

mi hanno fatto fare sport, erano sempre presenti, entrambi con un carattere totalmente diverso

mio papà è la persona più coccolona al mondo, io credo che non esista persona più buona al mondo

come mio padre, era lui per esempio quello che si svegliava la notte nel momento in cui io piangevo

considera che io sono nato con il setto nasale deviato, questa è una cosa che racconto molte volte

e il primo anno di vita non dormivo semplicemente perché mi mettevo il dito in bocca, non prendevo il ciuccio

e quindi nel momento in cui avevo il setto nasale deviato respiravo malissimo, mettevo il dito in bocca

e piangevo come un ispirato, mio padre era quello che il primo anno e mezzo di vita

si prendeva questo benedetto passigino, mi fascio a fare queste, fanno i rivieni in corridoio per farmi addormentare

il papà molto fisico, molto coccolone, mamma molto severa, mamma è insegnante, è stata 40 anni insegnante elementare

quindi comunque abbastanza anche abituata, diciamo perché fare con tanti bambini

in lei viveva comunque questa doppia anima, anima da professionista e anima personale

quindi cercava sempre di avere questa distanza anche giusta, corretta, ma poi era una di quelle che adorava la sua carriera

lei ha scelto di non allattare nemmeno il mio fratello perché per lei era importante dopo tre settimane rientrare a lavorare

quindi probabilmente ho vissuto, ho visto con i miei occhi la prima forma di femminismo

poi ti lascio immaginare comunque nel profondo sud erano tutte scelte prettamente impopolare

quindi comunque ho vissuto già diciamo da piccolo ovviamente crescendo

quando ho avuto poi consapevolezza delle scelte che aveva fatto un po' con il seme dell'impopolarità

però d'altro canto diciamo nella mia famiglia c'era questo grossissimo che io ho interpretato con il tempo di fetto

che era un po' l'incapacità comunque di mettere le emozioni sul piatto

del nucleo familiare o in generale?

diciamo un po' in generale perché le persone ti chettavano, ti additavano, ti giudicavano

esattamente noi, al contrario di quelle che sono moltissime famiglie del sud

comunque siamo sempre rimasti proprio nucleo familiare noi quattro

abbiamo passato tantissimi natali noi quattro

per varie motivazioni, per gelosie, soldi, solite cose purtroppo rovinano tante famiglie

dalla parte di mia madre, mia madre è la terza di altri due fratelli più grandi

quindi c'era diciamo nonna che a un certo punto aveva bisogno di necessità di cure

quindi una badante insomma che va da se a lei

e lì iniziano a entrare in conflitto i fratelli con mia madre

per come ci spartiamo la sua divisione di soldi che servono a non

per avere una o più badanti perché poi lei preganterà da quando ero piccolino

non era soltanto autosufficente

classico discorso che succede in tante famiglie?

classico discorso purtroppo non erano gli stessi fratelli

ma diciamo le donne che a uno scelto i miei zi che non comprendevano a pieno

il tipo di insomma rapporto che c'era tra mia madre e i fratelli e quindi

a un certo punto c'è proprio un distacco totale con quella che è la famiglia diciamo di mia madre

con la famiglia di mio padre le cose vanno un po' meglio

però c'è sempre questo un po' sfilacciamento

poi papà aveva tre sorelle, due più grandi che sono morte molto presto

e poi una più piccina che però vive in campagna lontano proprio totalmente da quella che era la nostra vita

quindi probabilmente anche un po' di capacità di comprensione rispetto a quella che era la vita di mio padre

che nel frattempo aveva fatto carriera, era diventato manager, era di un'azienda importante

e quindi anche questa forma di gelosia in vita che da noi si scida purtroppo

è spesso volentieri spiattellata in modo anche non velato

ha un po' corroso quelli che noi rapporti con le famiglie

quindi io dai 10 anni in poi i Natali abbiamo fatti io, mia madre, mio padre e mio fratello

e ci chiamavano anche i polentoni del sud

perché eravamo una famiglia molto silenziosa

il controllo di quello che si può immaginare no?

famiglie super mega numerose, piatti, urle ecc. eravamo molto silenziosi

io sempre ricordo del fatto che noi si cenava tutti e quattro insieme

perché mio padre voleva che si cenava tutti e quattro insieme però quella televisione è accesa

infatti questa è una cosa che mi sono portato oggi nella mia vita

Cristian lo sa per me la cena è sacra, la televisione c'è in cucina ma è sempre spenta

anzi non funziona proprio scollegata

perché per me è un momento che mi ha mancato di condivisione

proprio perché c'era questa difficoltà a dirci le cose come stavano

a mettere proprio le emozioni come merce di scambio

e quindi si preferiva sempre una parola in meno rispetto a una parola in più

e quindi un po' sono cresciuto con questa forma di pudore totale

che i miei genitori hanno sempre interpretato come estremo rispetto come estrema educazione

ricordati sempre una parola in meno rispetto a una parola in più

questo me lo stavo sempre portato avanti fatti quando la prima volta ho incontrato la famiglia di Cristian

che era una famiglia casinista

mi ricordo con uno dei primi appuntamenti

c'era sua cognata con la madre di Cristian che fecerò una di quelle litigate clamorose

in piazza, rimini, c'è io quasi tosconvolto

ma dopo un'ora e mezza di litigata, provavendo una scemenza

erano le che si abbracciavano e se la brindavano

al contrario di quello che sarebbe successo in casa mia

dove probabilmente si sarebbe fatto silenzio e si sarebbe sopra seduto magari a un litigio

evitando proprio di nascare la miccia

quindi ripeto, ho avuto dalle scienze dell'infanzia migliore che provavente un bambino

posso esiderare però mi mancava quel pezzettino che ho capito con il tempo che per me era importantissimo

inizio a provare attrazione nei confronti del mio sesso sesso per i ragazzi

però faccio finta di assolutamente niente

perché la paura del pregiudizio da noi era...

cioè respingevi quelle che erano le tue pulsioni?

assolutamente

parliamo di Cheta

13-14 anni ho avuto la mia prima infatuazione

con questo mio compagno di squadra, poi inizio a giocare a Palavolo

poi il squadra è molto più grande

ma non gli lo dici?

no assolutamente

inizio a capire che la sua presenza mi crea battiguore

inizio a capire che quando c'è lui

ci sono quelle farfalline allo stomaco che ti solleticano

in testino grasso, tenue e tutto il resto

la chimica

esatto, capisco che quando squilla dai tempi c'erano i cordless

quando c'è Stefano al telefono io vado in ansia e mi chiude in camera

quindi capisco che ci sono tutte queste cose

che non ho nei confronti di quella che i tempi era la mia prima fidanzatina

perché io faccio esattamente quello che si aspettano gli altri

vado molto bene a scuola

o la mia fidanzatina cerco di dare il massimo nello sport

perché capisco comprendo di essere diverso

cioè questa forma di diversità

che mi mette un'agitazione

e quindi cosa faccio?

cerco di eccellere in tutte le cose che faccio

con la speranza con domani, quando le persone scopriranno

che io sono una persona diversa per il mio orientamento sessuale

e in un modo o un altro mi perdoneranno

perché sono bravo in tutte le cose che faccio

ho molti eccellenti a scuola, ho tanti amici, non creo problemi a miei genitori

volevo essere proprio il tipico bravo ragazzo

per paura che poi questo vaso di Pandora venisse a scoprire

per avere dei crediti e compensare da un momento in cui un giorno

raccontavi veramente il tuo io

esattamente, quindi ho messo questa maschera

che era probabilmente bravissimo a mettere

questo mio lato personale

e quando mi concedevo

alle tipiche pulsioni adulti essenziali

ovviamente nella solitudine della mia cameretta

mi sentivo sporchissimo

mi sentivo proprio più che sbagliato sport

in quel caso

ma anche perché la cosa che ripeto ribadisco

è che nessuno mi aveva insegnato

che amare una persona del tuo stesso sesso

era qualcosa di assolutamente normale

da un momento in cui nessuno te l'insegna

e non hai accanto una rete di persone

che ti fanno capire comprendere che non c'è nulla di sbagliato

ovviamente

si innescono tutta una serie di mostri

e meccanismi mentali che ti fanno reprimere quella parte

perché non potrà mai venire fuori o meglio

meglio farla venire fuori più tardi possibile

quando delle armi a disposizione per potermi difendere

come se dovesse entrare in battaglia

ti nervosi per vedere dei tuoi amici che invece

potevano vivere liberamente la loro sessualità

i loro amori

senza doversi nascondere

e tu invece soffrivi contro te stesso

perché non potevi neanche goderti quei momenti

ti allontanavi dalle persone felici

in quel senso che vivevano la loro vita intima

o invece ti avvicinavi e gli faccio vedere domande

e c'è come reagivi?

mi avvicinavo perché cercavo di respirare un po' con l'attimo di felicità

mi avvicinavo un po' di forza anche tu?

esattamente quindi mi avvicinavo tantissimo

però limitavo anche

cercavo di comprendere i rapporti etrosessuali

che mi sembrava uno unici rapporti normali

che una persona poteva avere

cercavo anche proprio delle forme di imitazione

e fondamentalmente facevo dei gesti eclatanti

nei confronti delle mie due fidanzate

che ho avuto fino a 18 anni

e facevo...

ho avuto rapporti sessuali?

sì ho avuto rapporti sessuali

ma sai a quelle tai una libido talmente tanto in pennata

probabilmente che non ti rendi conto

io quando ho avuto il mio primo rapporto sessuale

durato veramente poco

ho pensato ma non è così figo come raccontano nei libri

non è così figo come dicono nei telefilmi in dosoncric

c'è... boh...

ma è tutto qua?

è tutto qua l'amore?

è tutto qua l'atto?

cioè rideluso?

sì, molto deluso

perché era ovviamente una forma di liberazione totale

perché comunque mi faceva stare bene

però tutte quelle cose che ho letto su Libra appunto

o tutte quelle cose che raccontavano nei telefilmi

non era assolutamente vera, ha tutta finzione

ok, finiva lì va bene

insomma, ok

e quindi facevo questi gesti catanti

perché volevo che le persone non pensassero minimamente

o avessero il minimo dubbio

sul mio orientamento sessuale

anche perché ci fu un episodio che ha

mi ha fatto veramente comprendere

che cosa mi potesse aspettare

ricordo che avevo 11 anni

andavo nella stessa scuola di mio fratello

e quel giorno mi serviva...

come si chiama tuo fratello?

Francesco

mi serviva come ricordo se erano soldi

insomma un euro, ho dimenticato qualcosa della sua borsa

non ricordo, comunque busso alla sua classe

lui è due anni più grande di me

chiedo, può uscire?

Francesco Tumino

probabilmente lo dico con una voce talmente tanto candida

che in quel momento mi dando conto che

tutta la classe di mio fratello scoppia a ridere

io non mi rendo sinceramente conto della motivazione

ho detto qualcosa di simpatico

semplicemente può uscire Francesco Tumino

da quel giorno in scuola iniziano a chiamarmi Solange

perché probabilmente l'ho detto

con quel tono di voce talmente tanto femminile

che iniziano a prendermi in giro

io sinceramente 11 anni non sapevo

chi fosse Solange, poi ho capito

chi cosa, ho capito che cosa rappresentava

rappresentava tutto quello che

probabilmente il maschio bianco

cisgender, odia, insomma

un po' di mosse femminili, insomma

la rappresentazione di ciò che potrebbe

dare fastidio a una persona

possiamo anche dirlo homofopa

e lì capisco e comprendo che

devo comportarmi in un certo modo

tra l'altro da lì partono anche

degli atti di pulismo nei miei confronti

in un certo modo vuol dire fingere

maschio, dovevo essere maschio

assolutamente fingere, quindi

in un certo tipo di impostazione

il modo di vestire

già la palla volo per me era borderline

perché comunque

era sempre considerato un po'

uno sport prettamente femmile però

fortunatamente lo faceva anche il mio fratello

comunque mio padre era anche dirigente

alla società, c'era tanta etrosessualità

nella palla volo quindi però anche

lì al limite proprio come sport

però lì capisco che

se voglio vivere in questa società

devo iniziare a comportarmi in un certo

modo, avere un certo tipo di comportamento

maschio. Scusa mie, ma quanti anni

vivi in questa tremenda finzione?

Tanti, fino ai 19 anni

fino ai 19 anni quando poi

mi trasferisco in un'altra città Perugia

con la famiglia. No no,

decido di andare a studiare fuori. Cioè dai la maturità?

Sì, della maturità. E dici

il mio tic di uscita adesso vado a studiare

e me ne vado. Esatto, con la scusa

che io volevo fare il giornalista

Perugia c'era una bella

cultura palla volistica, dico ai miei

societari, io comunque voglio andare

via là qui

Prima di quel momento

avevi affrontato l'argomento con i tuoi?

Assolutamente no, anzi

non l'ha affrontati neanche con te stesso?

Continuavia a respingere questo tuo essere

non volevi neanche a metterla a te stesso?

Io pensavo, ma anche, guarda

sentendo ne parlare o leggendo

delle cose su internet

molti parlavano di qualcosa di passeggero

o addirittura è normale

comunque per alcune persone è molto

curioso perché era un bambino, era un ragazzino

molto curioso voler sperimentare

e quindi andare in profondità

delle cose, magari porsi in delle situazioni

potenzialmente, diciamo,

diverse da quella che era la retta via

e tu considera che ancora nel

Siracusa non si parlava di

terapia di conversione, insomma

c'erano questi pratiche, quindi

l'humostra solita veramente era vista

come qualcosa, nonostante la mia famiglia

non ha mai avuto il seme dell'humofopia

però era qualcosa di

assolutamente respingente

ma proprio era una battaglia mia personale

non avevo nemmeno preso in considerazione

come possibilità di poterni

aprirne nei confronti dei miei genitori

vado a Perugia e lì

mi si apre un mondo

intanto non ti conosce nessuno, quindi sei libero

di viverla tua vita?

In realtà vado in una casa in cui c'erano

due persone di Siracusa, quindi

la casa si era accusa... Chi conoscevi già?

Sì, esattamente, che mi hanno detto

guarda, si libera una stanza, quindi vieni qui

a Stora Perugia, non ti preoccupare, qui c'è una stanza libera

Quindi i tuoi coitani che hanno fatto il tuo stesso percorso?

Esattamente, esattamente

e quindi mi ritrovo, insomma, in poi

in una stessa situazione, tra l'altro da

promettere che il primo anno a Perugia

sono dimagrito 14 chili

e sono sciosso a casa 9 volte, penso di aver fatto

il record di Guinness dei primati probabilmente

perché fondamentalmente

mi mancava a casa, mi mancava le radici

poi si considera che sono stato servito

reverito fino ai 18 anni

io non sapevo veramente nemmeno

cuocere un piatto di pasta

trovo il controllo di quello che è stata la vita

di Christian

e perdo tanti chili perché ovviamente

non sapevo cuocinare, mi arrabattavo con quello che c'era

ma perdo tanti chili perché

mi innamoro

ok

o meglio, prima di innamurarmi

ho il mio primo rapporto

sessuale con un ragazzo

è una cosa un po' particolare perché

anche lui nascosto

come me

quindi il tuo coinculino?

prima del mio coinculino, prima questo rapporto sessuale

con questo ragazzo di Terni

che

mi ha fatto totalmente sbarellare

lì hai capito la corrispondenza intima

che mi ha detto allora quello che ho vissuto prima

e perché non era il mio, invece

è bello farlamore

ma mi ha fatto sbarellare talmente tanto

che poi sono scappato e sono fuggito

e non l'ho mai più sentito

perché proprio sono entrato anche in quel caso

perché ti sei spaventato?

mi sono spaventato perché mi è piaciuto

ci avevi paura di perdere la testa?

nono, avevo paura che era arrivato il momento di dirlo agli altri

ero terrorizzato per quello

scopri il piacere, tene a lontani?

assolutamente

perché capisco che quella era la cosa che voglio

e ancora 19 anni comunque non ero pronto

probabilmente per affrontare

quel tipo di discorso

in quando, come ha detto Christian

scopro l'amore

era il mio coinquilino

ragusano tra l'altro come me

anche lui nascosto

non aveva mai detto nessuno?

no, lui era totalmente diverso

nel senso che ha sempre vissuto liberamente

l'ha sempre vissuta liberamente

ovviamente lui mi ha anche aiutato

a scoprire

e a farmi capire e comprendere che non c'erano di sbagliato

comunque nell'essere che era nell'essere homosexuali

però eravamo veramente molto amici

probabilmente è stata la prima persona

ma senza nemmeno dirlo che lui aveva

captato e capito ovviamente le mie pulsioni sexuali

nei confronti degli altri ragazzi

però anche lui molto per carineria

non me l'aveva mai chiesto espressamente

anche perché poi quando l'abbiamo parlato

lui mi ha detto guarda, ma saranno bene

ma ti cazzacci tuoi

nel momento in cui tuoi ripronto a dirmelo

che hai parlato, viceversa e mi sarei fatto i fatti miei

fu nesta, fu la festa

perché ci fu una festa che organizzarono

all'università e quella sera eravamo

tutti ubriachi, ci ritrovamo io e Peppe

nella stessa camera e allo sossoletto

e lì passiamo una bellissima notte

e capì che lui poteva essere

la persona che poteva fare al caso mio

quindi lì c'è una forma

di innamoramento boom, a 19 anni

figurati alla fine il primo anno di università

scendo a casa

poche settimane dopo

perché dovevo dirlo a mia madre

una delle cose che mi faceva

star male

ti ha aiutato lui a convincerti?

no no, ero pronto

ero pronto perché mi sentivo invincibile

quando scopri quel sentimento

lì che ti fa fare boom, boom, boom

l'amore che senti inipotente

esatto, mi sentivo pronto a dirlo

quando scendo giù in realtà

ero tutto ieie

poi

un attimo di pausa

e lo dico a mia madre

esattamente mezz'ora prima di

riprendere il Pullman

che da si racusa mi avrebbe riacompanato a Perugia

cioè non vedevi l'ora di farlo

dicevi lo faccio tra poco, tra poco, tra poco

poi lo dice l'ultimo? esattamente

ma tra l'altro la tocco pianissimo

perché io dico mamma sono gay

sto con Peppe che loro conoscevano

perché ovviamente era il mio conculino

e tra l'altro che Peppe già ha perghentato

a un deciso che sarebbe finito il contratto

e sarebbe andato a vivere insieme

quindi proprio la tocco piano

mi stavano svenimento

e mia madre

non mi aspettai la sua reazione

la prima reazione è stata

ne parliamo con un sessuologo

perché probabilmente

nemmeno lei aveva

gli strumenti

innanzitutto non solo aspettava esatto

forse non era pronta

non aveva proprio capito e compreso

e

la sua prima reazione

ma anche lei era una reazione assolutente grossolana

probabilmente di una persona che non sapeva

come registrere un qualcosa che non si aspettava

però non era un modo

di spreggiativo

però io vi sono nel suo sguardo un appoggio

assolutamente

ma mia madre scoppia da piangere

ma poi parlandone anche

diciamo negli anni

lei era preoccupata della vita

che mi attendeva

lei era terrorizzata dal fatto che io

aveva la stessa opportunità di un ragazzo etero

da un punto di vista di giudizio o burocratico

tutto

dal punto di vista che non avrei mai potuto sposarmi

non avrei mai potuto avere i bambini

che poi rialdate quello che ho fatto

esatto

che anche ha

un banalissimo colloco di lavoro

d'avrei dovuto sempre giustificare la mia sessualità

come se

io alle persone avrei sempre dovuto dire

ciao sono Carlo Tumino e sono gay

perché nella sua testa c'era questo

comunque l'estere gay era un'etichetta

che non ti potevi scollare di dosso

e con l'etichetta in base alla sensibilità

delle persone sarebbe potuto

essere comunque un

respingente o comunque un qualcosa

per cercare a fare senza alcun tipo di problema

quindi

vai a prendere il pulmán

mi dico che mezz'ora prima le dai queste 3 notizie

un infile all'altro

lei insomma la senti che ti ama

che vicina a te ti esterna questa cosa

è il suo suologo ma perché la senti che

non è preparata però non la senti

come dire, lontana quindi sei sereno

esatto, esatto

te ne torni a Perugia e torno a vivere

la mia vita con Peppe, andiamo a vivere insieme

nel frattempo tuo padre non lo sa

e lei non glielo dice

lei non glielo dice ma perché poi nei mesi successivi

diciamo che mia madre abbiamo un dialogo

molto a spizziche e bocconi

perché le probabilmente ha bisogno di tempo per

metabolizzare

metabolizzare questa cosa qui ma soprattutto ha bisogno di tempo

per capire e comprendere come

andare a intavolare

una discussione con me

tu considera che mia madre per tanti anni aveva

anche paura di dire la parola

gay perché per lei comunque

era a prescindere

un disagio personale come se fosse

stata una parolaccia per lei

quindi a casa non si è mai parato

dell'argomento in generale né in modo dispergiativo

né in modo colloquiale per parlarne

assolutamente, assolutamente

però io

anche con la rete di amici che mi ero creato

già quando poi l'abbiamo iniziato a dire

alle pari amiche amici

ho trovato

una forma di

rispetto pazzesco che sinceramente

per me è rinaspettato

ma non in meno rispetto

della serie e quindi

sono felice per voi se siete insieme

ma non c'è bisogno di mettere

i cartelloni o

per me poi ho cercato di far capire

che il coming out comunque un qualcosa di

fondamentale

per avere piena consapevolezza

dell'identità

per avere piena consapevolezza del modo in cui

gli altri vuoi che ti guardino

quindi è un atto che debbi fare

quando sei pronto a fare

però che è necessario

il coming out tu senti che lo fai

quando lo dicei i tuoi genitori

o a tutte le persone che ti circondono

quando è che senti di averlo detto

ma io faccio coming out tutti i giorni

in generale per una persona che ci può ascoltare

ci può vedere a cui puoi dare un console

ok lì ti senti libero

di vivere la tua vita

lì mi sento libero di vivere la mia vita

mi guardo allo specchio e finalmente mi riconosco

perché hai diciamo un senso di approvazione

o anche se non ce l'hai comunque tu dici

io ormai l'ho detto

l'ho detto alle mie radici

e io sono in pace con tutti

basta mi sono accettato

mi hanno accettato e anche se non mi hanno accettato

apposto così cioè vivo la mia vita

perché se non ti senti sempre come mi raccontavi prima

ti devi nasconde c'è

come se io faccio sempre questa metafora

cioè se senti i maioni

quelli infiltriti che metti

in asciucatrizio c'è no

mi sentivo veramente come se ogni giorno

io indossassi questo maione che era

4-5 taglie più piccole della mia

non riuscivo a muovermi come avrei voluto

come avrei desiderato

e una cosa che mi scocciava tanto era mentire

mentire o mettere

nel momento in cui io quel giorno lo disse a mia madre

nel mio modo probabilmente burusco

e

mi sentivo dirlo in quel modo lì

veramente ho avuto questa sensazione

e sono riuscito a guardarmi allo specchio

e per la prima volta ho detto

guarda, c'è Carlo davanti a te

è stato liberatorio

è necessario

fai la stessa cosa con tuo papà

a un certo punto o non ce n'è bisogno?

non ce n'è bisogno perché

mia madre in un modo o un altro io lo fa capire

ma mio padre lo comprende

lo capisce

per 5 anni a casa mia

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Oggi avremo il piacere di fare un viaggio con Carlo e Christian, una coppia che ha deciso di sposarsi e avere figli, a costo di andare in capo al mondo per realizzare il loro sogno.

Il dream team di One More Time è composto da: Giovanni Zaccaria, Mauro Medaglia, Davide Tessari, Alice Gagliardi e Filippo Perbelli

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