Daily Five: Antimafia, eletta la presidente delle polemiche. Due miliardi per l’alluvione. Russia, un’altra morte misteriosa
CNC Media 5/23/23 - Episode Page - 17m - PDF Transcript
La scorsa settimana qui su Daily Five vi ho riportato alcuni passaggi di una lettera
scritta dall'associazione in cui si riconoscono i familiari delle vittime del terrorismo in
Italia che si dicevano incredule sbigottite davanti all'ipotesi che la nuova commissione
parlamentare antimafia elegesse quale proprio presidente la meloniana di ferro Chiara Colosimo
perché questa incredulità per via dei rapporti di amicizia che la stessa Chiara Colosimo
avrebbe con un noto terrorista di estrema destra, ovvero Luigi Ciavardini, condannato definitivamente
per l'omicidio del Poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato. La commissione
antimafia, come abbiamo già spiegato in quella puntata, è una commissione che ha tra i suoi
vari delicatissimi compiti anche quello di indagare sulle connessioni, in realtà ormai
appurate da diverse procure, tra terrorismo di estrema destra e criminalità organizzata,
insomma mafia, da qui ovviamente l'incredulità hanno proprio fatto ricorsa a questo termine
dei familiari delle vittime del terrorismo che hanno chiesto, nei giorni scorsi, agli
stessi componenti della commissione di scegliere almeno una figura diversa. Bene, oggi, 23
maggio 2023, giorno tra l'altro anniversario della morte di Giovanni Falcone ucciso dalla
mafia, la maggioranza ha deciso di far cadere quell'appello nel vuoto e di votare comunque
chiara colosimo quale presidente della commissione antimafia lo hanno fatto senza il supporto
delle opposizioni che hanno per protesta abbandonato l'aula e lo hanno fatto per la delusione
delle associazioni di chi ha perso un familiare per il terrorismo anche di matrice nera, oltre
che delle stesse associazioni antimafia. Io sono Emilio Mola e questo è Daily Five,
il podcast di CNC Media per comprendere l'attualità e conoscere il mondo che ci circonda una
notizia alla volta. Oggi è marte di 23 maggio e questa mattina
il Consiglio dei Ministri presieduto dalla premia Giorgia Meloni affiancata per l'occasione
del Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha varato l'atteso decreto
per affrontare l'emergenza seguita il disastro dell'alluvione dei giorni scorsi. Complessivamente
il decreto stanzi a circa 2 miliardi di euro in aiuti ma appunto si tratta solo di un primo
consistente vaddetto passo visto che una prima stima dei danni chiaramente fatta molto a
spanne parla di almeno 6 miliardi quindi insomma all'appello mancherebbero ancora 4 miliardi
però ripeto è comunque un primo passo che lo stesso Presidente della Regione Emilia Romagna
Stefano Bonaccini pur essendo avversario politico del governo in carica non ha potuto
che riconoscere dicendosi più volte grato verso la premia Giorgia Meloni. Alcune delle misure
previste dal provvedimento che è stato approvato oggi in realtà li abbiamo anticipate nella puntata
di ieri però andiamo comunque a vedere ora nel dettaglio quali di queste sono state confermate e
quali aggiunte. Innanzitutto le goda repubblica il provvedimento più immediato sarà lo stop ai
pagamenti di tasse, contributi e contravenzioni fino al 31 agosto con la possibilità comunque di
garantire poi una ripresa rateizzata dei pagamenti per evitare chiaramente l'effetto
accumulo. L'elenco delle amministrazioni sulle quali si aprirà questo ombrello di aiuti è al
momento in via di definizione ma si parla di una ottantina di comuni coinvolti per un milione di
persone e imprese. Nello stop che sarà retroattivo dal 16 maggio ovvero dall'inizio dell'emergenza
vanno coinvolte anche le scadenze dei processi amministrativi e giudiziari. Nel provvedimento
entrano anche 580 milioni di euro per garantire la cassa integrazione in deroga a tutti dipendenti
per 90 giorni ai lavoratori autonomi costretti a interrompere la propria attività riservata invece
un'indennità, una Tantum da 3.000 euro con una copertura di circa 300 milioni di euro. Per le
aziende agricole sono previsti poi indennizi per 100 milioni di euro, il ministero degli affaresteri
ha previsto un contributo a fondo perduto per le imprese sportatrici danneggiate dall'alluvione,
a valere sul fondo simest con una copertura di ulteriori 300 milioni di euro. C'è poi la
creazione di una quota riservata di 400 milioni di euro che riguarda tassi agevolati a fondo
perduto. Si ripescano poi alcuni strumenti divenuti ben notico alla pandemia, ovvero l'ADAD è un
fondo straordinario per garantire la continuità didattica nelle scuole e lo smart working per
i lavoratori pubblici. Il provvedimento potrebbe andare incontro poi anche a chi ha perso la propria
auto mettendo a disposizione, secondo quanto previsto da una delle bozze del provvedimento
stesso, 5.000 euro di bonus per i cittadini delle Milia Romagna che acquisteranno anche in
locazione finanziaria entro il 31 dicembre 2024 un veicolo non inquinante con contestuale regita
sempre il decreto rottamazione di un veicolo della medesima categoria distrutto o gravemente
danneggiato in seguito agli eventi alluvionali.
Per una catastrofe che fortunatamente inizia a ricevere prime risposte almeno confortanti c'è
un'altra tragedia italiana alle cui risposte gettano invece nello sconforto più a troce.
Glieri Gianni Mion, storico braccio destro della famiglia Benetton,
ha ascoltato come testimone nel processo sul crollo del ponte Morandi a Genova che,
costato, lo ricorderete alla vita a 43 persone, ha detto che già nel 2010, cioè 8 anni prima
del crollo, si era a conoscenza del rischio che quel ponte, a causa di errori di progettazione,
potesse crollare e di non aver fatto nulla pur sapendo, semplicemente per paura di perdere
il posto di lavoro. Emerse ha detto Mion in aula davanti giudici che il ponte aveva un
difetto originario di progettazione e che era il rischio crollo, chiesi se ci fosse qualcuno che
certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose e ce l'auto certificiamo, non disse nulla
e mi preoccupai, era semplice o si chiudeva o te la certificava un esterno, non ho fatto nulla e
del mio più grande rammarico. Già nel marzo del 2021, in realtà erano emerze in alcune
intercettazioni le preoccupazioni di Mion che, in una conversazione dell'anno prima disse al
telefono, emerzo che noi, per molti anni, le manutenzioni non li abbiamo fatte in misura
costante, nonostante l'avetu sta aumentasse. Le perplessità, ricorda il corriere, erano
nati durante una riunione dei vertici del gruppo. Noi sapevamo che il Morandi aveva un problema
di progettazione, lo sapevamo, a quella riunione c'erano proprio tutti i consigliari di amministrazione
di Atrantia, gli amministratori delegati, il direttore generale, il management e allora hanno
spiegato che quel ponte aveva una peculiarità di progettazione che lo rendeva molto complicato,
un ponte molto originale ma problematico. Mion definiva poi una banda di gialtroni,
la SPEA, ovvero la società del gruppo che si occupava delle manutenzioni. Sono una banda
di gialtroni, diceva, e un'associazione a delinquere, diciamo che in autostrade, in SPEA,
in quel mondo la non si salva nessuno. Insomma, intercettazioni, dichiarazioni emerze in questi
anni da parte di Mion che già lasciavano trasparire tanto, ma che non sconvolgono,
non lasciano senza fiato come le parole pronunciate ieri davanti ai giudici, ovvero che si sapeva
che quel ponte poteva crollare, si sapeva da anni e non si è fatto nulla, non si è detto nulla
per paura di perdere addirittura il posto di lavoro. Dopo queste frasi l'avvocato Giorgio Perroni,
che difende l'ex direttore del primo tronco di autostrade Riccardo Rigacci, ha chiesto di
sospendere l'esame di Gianni Mion e d'indagarlo. L'esame di Mion è quindi andato avanti e i giudici
hanno detto che si riservano sulla richiesta avanzata da Perroni d'indagare proprio Giovanni Mion.
Cambiamo completamente argomento per andare su due notizie delle ultime ore relative al
conflitto russo-crayno che richiedono giusto forse un chiarimento. La prima è quella relativa,
ne abbiamo già parlato qui su Daily Five la scorsa settimana, alla decisione degli Stati Uniti di
non opporsi alla cessione a Kiev di aerei militari F-16. Ricapitolando, come abbiamo già spiegato
la scorsa settimana, l'Ukraine chiede da un anno, in realtà dall'inizio della guerra, di ricevere
dai paesi occidentali che li hanno questi aerei da combattimento per potersi difendere dalle
incursioni dei caccia russi. I paesi che hanno manifestato la volontà di cedere a Kiev questi
aerei come Norvegia, Paesi Bassi e Belgio non hanno potuto farlo fino a oggi perché occorreva
l'autorizzazione del Paese produttore degli F-16, ovvero gli Stati Uniti, che hanno sempre detto
di no, temendo che i piloti ucraini possano usarli per attaccare ad esempio i territori russi e
causare così la tanto temuta escalation. Alla fine, ricevute rassicurazioni sul fatto che questo
non accadrà, gli Stati Uniti hanno deciso di non opporsi più a questa cessione degli aerei e ora
i Paesi europei disposti a cedere i caccia a Kiev possono finalmente farlo, parliamo di almeno
125 jet. Bene, cosa significa questo? Che da domani l'Ukraine potrà contare su questo
fondamentale supporto nella sua difesa dall'aggressore russo? Beh, in realtà non proprio,
perché ci vorranno molti mesi prima che ci occada. Secondo un alto funzionario europeo sentito da
politico, i caccia non saranno dati a Kiev prima del prossimo autunno, quindi parliamo di almeno
4-5 mesi e occorreranno comunque mesi ai piloti ucraini per potersi addestrare all'utilizzo degli
F-16 che fino a questo momento non hanno mai utilizzato, finora i piloti ucraini hanno utilizzato
caccia aerei di costruzione sovietica. Insomma, questa notizia per quanto ovviamente importante
non avrà al momento alcun impatto sui combattimenti. Ne sembra, in realtà, in nescare come si temeva
un maggiore rischio di escalation, intervenendo infatti su questo, il portavoce di Putin ovvero
di Mitri Peskov, ha infatti detto che i caccia F-16 che l'Occidente dà a Kiev non cambieranno la
situazione sul campo. Cioè nessun cenno quindi ha una interpretazione di questa decisione che
possa portare la Russia verso un allargamento della guerra oltre i confini ucraini. E infine,
cosa farà l'Italia su questo fronte in tutta questa storia dei caccia F-16? Farà parte anche lei
della cosiddetta coalizione dei jet F-16? Beh sì, a quanto pare sì, ma solo, probabilmente non è nemmeno
certo, in fase di addestramento. A dirlo è stata la stessa Premier Giorgia Meloni, la valutazione
da fare insieme agli alleati ha detto la Premier è quella di un'eventuale addestramento dei piloti
ucraini, ma è una decisione anche questa che non abbiamo preso e che si sta discutendo con gli
alleati. L'altra notizia riguardante il conflitto russo-craino, che merita probabilmente un piccolo
chiarimento, è questa storia dell'attacco avvenuto stavolta proprio in Russia. Alcune milizie,
probabilmente lo avrete sentito, hanno fatto in un'incursione, hanno fatto in ruzione in diversi
villaggi della regione russa di Belgorod, a confine con l'Ucraina, con l'annunciato obiettivo di
liberare il territorio russo. Però bachiarito che queste milizie non sono ukraine, non è stata
un'invasione ukraine della Russia. Responsabili di questo attacco sono altri russi, sono russi che
fanno parte dell'opposizione russa a Putin e che da me si sarebbero, almeno secondo gli analisti,
dietro ad altri attacchi e attentati di matrice identica. Queste milizie di russi anti-Putin,
scrive il post, si chiamano corpi de volontari russi e legione russa libera. Secondo quanto
comunicato dalle milizie stesse, scrive sempre il post, sono composte da partigiani russi e da
ex soldati russi che hanno disertato per schierarsi con l'Ucraina e contro il regime di Putin.
Entrambe, negli scorsi mesi, avevano già compiuto alcuni attacchi in territorio russo,
ma quello di lunedì al confine con l'Ucraina è il più rilevante finora. Lunedì, uno dei due
gruppi, leggo sempre dal post, ha pubblicato su Telegram un video in cui annunciava di aver
completamente liberato il minuscolo paesino rurale di cozinka, praticamente mille abitanti,
al ridosso del confine ucraino e che si stava dirigendo verso il paese un po' più grande
e di Grey Vioron, in questo caso parliamo di un paesino sempre molto piccolo, però già di 6.000
abitanti. Un combattente del gruppo diceva nel video, siamo russi proprio come voi,
siamo persone proprio come voi, vogliamo che i nostri bambini crescano in pace e liberi e che
possano viaggiare, studiare ed essere felici in un paese libero. A giudicare da alcuni video
pubblicati online da questi gruppi, che tuttavia sono video che non possono essere confermati in
maniera indipendente, i combattenti antiputina sarebbero bene armati, avrebbero almeno un
carrerarmato e alcuni pezzi di artiglieria. Non si capisce filosofa, però quanti siano,
ed è piuttosto complicato al momento definire con certezza come stiano procedendo i combattimenti,
sia il governatore della regione di Belgorod sia il governo centrale russo hanno riconosciuto
l'attacco, Dimitri Peskov sempre il portavoce del crimilino ha detto che Vladimir Putin è stato
informato e martedì mattina ha fatto sapere che i sabbotatori sarebbero per essere respinti,
in realtà sono stati respinti secondo le ultime ore però chiaramente parliamo di notizie in attesa
di conferma. Anche l'intelligenza militare ucraina conclude il post ha fatto sapere che era a conoscenza
dell'attacco. Frestiamo infine ancora in Russia perché c'è un'altra misteriosa morte ai vertici
del gruppo di potere vicino a Vladimir Putin, il viceministro russo della scienza e dell'istruzione
piottre Kucerenko che aveva duramente condannato l'invasione russe in ucraina e morto in aereo
dopo essere tornato da un viaggio d'affari a Cuba. Non si conoscono le cause del decesso di
questo viceministro che aveva tra l'altro appena compiuto solo 46 anni ma di lui erano ben note le
posizioni contro la guerra di Putin ai danni dell'Ucraina, tanto che gli fu perfino confiscato il
passaporto. Questa di Kucerenko è solo l'ultima delle tante morti sospette che hanno riguardato
figure di alto profilo in Russia, tutte accomunate, spesso dalle sersidette critiche verso l'invasione
dell'Ucraina. A febbraio Marina Yanchina, una burocrate militare che criticava il cremlino
per le perdite russe in Ucraina, è morta San Pietroburgo dopo essere caduta per 16 piani. A
dicembre Pavel Antov, membro del partito russe-unita di Putin e riccomagnate delle salsicce, è stato
trovato morto anche lui in India. La sua morte è avvenuta poi due giorni dopo e che il suo amico
Vladimir Bdenov è stato trovato morto in una stanza dello stesso albergo. E questo per limitarci
agli ultimi mesi senza contare la dozzina di Ricchi oligarchi russi che tutti l'anno scorso dopo
l'invasione dell'Ucraina hanno deciso di precipitare da palazzi, impiccarsi in garage o di farsi trovare
morti assieme a tutta la famiglia. E con questo per oggi ci fermiamo qui, io vi ringrazio e vi saluto
come sempre e vi do appuntamento a domani, sempre alle 17, con Daily Five.
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Russia, i partigiani anti Putin attaccano due villaggi.
Morto misteriosamente il viceministro russo contrario alla guerra.
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