Daily Five: Addio musica su Meta. Il crollo di Credit Suisse, spiegato. La BCE alza ancora i tassi: e ora? Francia, la contestata riforma è legge

CNC Media CNC Media 3/16/23 - Episode Page - 16m - PDF Transcript

Probabilmente alcuni di voi o molti di voi stanno ascoltando questa puntata di Daily Five dopo aver trovato la solita storia che pubblico sul mio profilo Instagram per comunicarvi che, appunto, la nuova puntata è online, con tanto di scaletta degli argomenti trattati.

Fino oggi non ho mai accompagnato questa storia con un sottofondo musicale, un po' perché non saprei quale scegliere e un po' perché non mi è mai sembrato il caso, ma adesso arrivo al punto.

La notizia, anche abbastanza clamorosa se vogliamo di questo pomeriggio, è che se io domani decidessi di farlo, di aggiungere un brano musicale italiano a una mia storia, a un reel o a comunque altro contenuto di Instagram o Facebook, non potrò più farlo,

non almeno con le migliaia di canzoni registrate presso la CIA. Ne io, ne voi, potremmo più utilizzare queste tracce per i nostri contenuti sui social del gruppo Meta.

E se in passato vi è capitato di pubblicare storio rillo con musica italiana, sappiate che quei sottofondi musicali spariranno, addirittura insieme al contenuto, entro le prossime 48 ore.

Ma cosa è successo? Beh, è successo che Meta, la società proprietaria di Instagram e Facebook, e CIA, che è la principale società che gestisce

che gestisce

di autore delle opere musicali in Italia, non hanno trovato un'intese economica per rinnovare l'accordo di licenza che rascaduto il 1 gennaio

scorso. In pratica, se fin oggi potevamo utilizzare un'infinita quantità di brani musicali italiani per abellire musicalmente i nostri

rill o le nostre storie, e perché grazie a un precedente accordo la CIA, permetteva a Facebook e Instagram di utilizzarli, perché appunto esisteva un accordo.

non è ancora chiarissimo cosa sia successo, a quanto pare sia ai che controlla il 99% della musica italiana avrebbe in sostanza preteso da Meta un accordo

che non vuole rinnovare un centesimo di più risultato, niente accordo e niente più musica per noi.

In questo caso, su Facebook verranno proprio rimossi del tutto e su Instagram invece saranno silenziati, saranno muti.

Uno dei punti di forza del rivale più quotato tiktok, infatti la musica associata a meme, balletti e trend.

Il gol presidente onorario della CIA ha commentato così l'accaduto, queste piattaforme digitali guadagnano miliardi e sono resti a pagare qualcosa agli autoriche invece vivono di diritti, è una battaglia giusta, quella che facciamo a tutela degli artisti, è una battaglia sacra, e poi aggiunto il copyright è stato provato alla camera e al Senato ed è fermo da 7-8 mesi ai decreti attuativi, è tutto fermo e non riusciamo a capire perché se non si sblocca è una battaglia che abbiamo perso.

Insomma, da oggi, dopo anni di onorata carriera, diremo addio alla musica italiana su Facebook e Instagram. La decisione sembra definitiva, ma sarebbe anche così clamorosa e dannosa per entrambe le parti che, come recita l'epitaffio di un indimenticabile cantante italiano Franco Califano, le cui canzoni potrebbero sparire oggi dai social, non escludo il ritorno.

Io sono Emilio Mola e questo è Daily Five, il podcast di CNC Media per comprendere l'attualità e conoscere il mondo che ci circonda, una notizia alla volta.

Oggi è giovedì 16 marzo e ieri, il mondo finanziario dopo il crack della banca americana Silicon Valley Bank è stato scosso dal crollo in borza di un'altra storica banca, questa volta europea la zvizzera Credit Suisse, il cui titolo nel giro di poche ore ha perso fino al 30% del proprio valore.

Ma cosa è successo e perché? Soprattutto dobbiamo aspettarci una nuova crisi mondiale simile a quella del 2008, dopo i crolli di queste importantissime banche. In realtà, quanto ha caduto Mercoledì in borza, il titolo di Credit Suisse non è stato proprio una sorpresa.

La Banca Svizzera fondata ben 167 anni fa era in difficoltà da anni per una serie di scelte sbagliate, ma soprattutto di scandali che ne avevano e hanno minato la credibilità e di conseguenza la solidità.

Capite infatti che per un istituto di credito la credibilità è tutto e se perdi una rischi di perdere tutto il resto. Ma quali sarebbero questi errori e quali sarebbero questi scandali? Come è elencato dalle pagine Instagram di starting finance e il punto economico, nel 2018 Credit Suisse è stata accusata di non aver impedito il riciclaggio di denaro sporco.

Sempre nel 2018 ha pagato una multa di 47 milioni di dollari per corruzione, promettendo un lavoro ai familiari di diplomatici cinesi in cambio di favori.

Nel 2019 è stata accusata di spionaggio per aver assunto detective privati per pedinare alcuni propri dipendenti. Nel 2020 la Banca è stata accusata di aver permesso a un cartello della droga a Bulgaro di riciclare 146 milioni di dollari.

Nel 2021 ha registrato una perdita di 5,5 miliardi a causa di una rischiosa esposizione verso il Legg Found Americano Archegos poi fallito e sempre nel 2021 è stata multata per 351 milioni di sterline per aver accettato tangenti in Mozambico.

Insomma, queste scelte sbagliate e questi scandali hanno negli ultimi 5 anni eroso gradualmente la credibilità e il valore della Banca Svizzera. Pensate che nel 2018 un'azione della Credit Suisse valeva 15 franchi e prima dell'ulteriore crollo di ieri arrivava a malapena a 2 franchi, una perdita praticamente del 90% che preannunciava quel che sarebbe accaduto ieri mercoledì 15 marzo.

E cos'è che è accaduto ieri da causare questo ulteriore e preoccupante crollo? Poi è successo che l'azionista di maggioranza della Banca Svizzera, ovvero la Banca Nazionale della rabbia Saudita, che già autobre aveva fornito un aumento di capitale da 4 miliardi, ha dichiarato che non avrebbe fornito alla Credit Suisse ulteriori soldi.

Il motivo in realtà è tecnico e legale, cioè possedendo questa Banca Saudita già il 9,9% delle azioni della Banca Svizzera non può per la legge Svizzera arrivare al 10%, però tanto è bastato per terrorizzare gli investitori che hanno iniziato a sbarazzarsi proprio a sbendere i titoli di Credit Suisse, facendo così colare a picco il valore del titolo in borsa.

Questo crollo ha fatto temere un possibile fallimento della storica Banca, che avrebbe potuto trascinare poi sul fondo con sé anche altre banche di mezza Europa e pochissà.

In realtà già oggi il titolo ha avuto un rimbalzo addirittura del 40%, dopo che la Banca Centrale Svizzera ha annunciato un prestito da 54 miliardi di dollari in favore dell'Istituto di Credito.

E le borze che come quella di Milano avevano segnato un profondo rosso nella giornata di ieri sono tornate, come dicono quelli bravi, in terreno positivo.

Ma come vedremo dalla prossima notizia l'ottimismo è durato poche ore.

Questo pomeriggio la Banca Centrale Europea, la BCE come stava annunciando già da dicembre, ha alzato i tassi di interesse di altri 50 punti base, cioè dello 0,5% per la seconda volta consecutiva.

Cosa vuol dire perché ci riguarda e perché le borze hanno preso male questa notizia?

Il tasto di interesse di cui stiamo parlando è quello che la Banca Centrale applica alle banche commerciali quando presta loro del denaro.

Questo cosa significa che da oggi alle banche commerciali, cioè le banche a cui noi ci rivolgiamo quando ne abbiamo bisogno, prendere soldi in prestito dalla Banca Centrale costerà ancora di più.

E questo cosa significa? Significa che a noi clienti su cui poi si abbatte questo ulteriore costo costeranno ancora di più mutui e prestiti.

Ma perché la Banca Centrale ha preso questa decisione che ha l'apparenza solo ricaduta e negative?

Beh, il motivo, come abbiamo già spiegato in occasione di un altro precedente rialzo, sta nell'inflazione.

Come sappiamo da oltre un anno in Italia, in Europa e nel mondo, l'inflazione è arrivata a livelli molto elevati attorno al 10%, ma anche oltre.

E un'inflazione così alta, se lasciata a questi livelli, rischia nel giro di pochi anni di erodere profondamente i nostri stipendi, le nostre pensioni, i nostri risparmi, mettendo in ginocchio famiglie ed economie.

Cosa fa allora la Banca Centrale alza il costo del denaro affinché si riducano i prestiti, si raffreddi l'economia e quindi cali l'inflazione?

Insomma, è una scelta dura, soprattutto perché ha un mutuo, ad esempio, a tasso variabile, sul breve termine che ha però l'obiettivo di salvare l'economia, gli stipendi, le pensioni e risparmi delle famiglie sul lungo periodo.

Il problema qual è? È che chiaramente questi rialzi dei tassi stanno andando avanti di mezzo punto in mezzo punto d'armai troppi mesi e i risultati sull'inflazione si ci sono, ma non sono ancora particolarmente significativi.

E quindi l'economia che dimutui e prestiti ha bisogno sta soffrendo più del dovuto e questo chiaramente non è un buon segnale.

La speranza per i mercati è che quello di oggi sia l'ultimo marcato rialzo.

In questi mesi la Francia è stata scossa, lo saprete, da continue proteste, enorme manifestazioni e pesanti scioperi contro l'intenzione del Presidente Emmanuel Macron di introdurre nel paese una riforma del sistema pensionistico che comporta tra gli altri effetti l'innalzamento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni, un po' insomma quello che ha caduto in Italia con la riforma fornero.

Contro la riforma di Macron in questi mesi si sono mossi, sindacati, opposizioni e anche una grossa fetta dell'opinione pubblica, tutti fortemente contrari a questo aumento dell'età pensionabile.

Ma Macron non ha mai indietreggiato sulle sue posizioni e oggi, giornata cruciale perché il Parlamento avrebbe dovuto votare la proposta di legge, c'è stato quello che potremmo definire, un colpo di mano.

In pratica il governo che fa capo a Macron temendo di non avere la maggioranza ha deciso di approvare la legge da solo senza più aspettare il via libera del Parlamento.

Può farlo, sì, può farlo, è legittimo per quanto politicamente discutibile o probabilmente disastroso perché l'articolo 49, comma 3 della Costituzione Francese consente all'esecutivo, cioè al governo, di far approvare il testo di una legge senza il voto del Parlamento.

E un po' come i nostri decreti legge, come sapete in Italia le leggi le fa il Parlamento, ma in determinate occasioni anche il governo può varare una legge senza il voto della Camera e del Senato, appunto il cosiddetto decreto legge, che tuttavia ha una durata limitata, i suoi effetti durano 60 giorni,

dopo di che se Camera e Senato non lo votano, anche il decreto decade. Ecco quello che oggi ha fatto il governo Francese è qualcosa di simile e la tanto contestata riforma delle pensioni che in realtà era già stata approvata questa mattina dal Senato,

ma rischiava di non avere i numeri questa sera nell'Assemblea nazionale e diventata legge.

Ovviamente come potete immaginare tra le forti proteste delle opposizioni nel Parlamento e dei sindacati e di pezzi enormi della società fuori dal Parlamento.

All'ingresso della Premier Elizabeth Borne nell'Assemblea nazionale, scrivere pubblica, i debutati dell'opposizione si sono azati in piedi cantando per intero la marzilliese e inalberando cartelli bianchi con la scrittà no ai 64 anni.

E la seduta è stata sospesa per due minuti per consentire di riportare l'ordine in aula. La Premier ha poi annunciato il ricorso alla fiducia del governo sulla riforma delle pensioni,

ma è stata costretta a interrompersi più volte per le grida di missioni, di missioni, di missioni, i fischi e il canto interrotto dell'ino Francese.

Finisce

Finisce

Finisce

F

m

che

che non solo vede contrarie l'opposizione, ma divide la sua maggioranza, trova contrarie

anche i sindacati e grandissima parte dell'opinione pubblica.

Teniamo presente che in questi mesi di proteste ci sono state manifestazioni partecipate

da milioni di cittadini contrarie, per non parlare poi delle ondate di scioperi, anche

delle turbini che hanno riempito le strade di Parigi con 7.000 tonnellate di mondizia.

E con Macron però ha deciso di andare avanti ugualmente perché forte dei numeri, i numeri

di un sistema pensionistico che già devora il 13 per cento del pill e che senza modifiche

rischia in futuro di far saltare i conti del paese.

Come sappiamo, le pensioni agli anziani le pagano in Italia come in Francia, i giovani

che lavorano oggi e in un'Europa che invecchia, che ha sempre più anziani e sempre meno giovani,

c'è la matematica certezza che senza un aumento dell'età pensionabile in futuro ci

si ritroverà con un sistema non più in grado di finanziarsi e direggere e quando questo

accadrà sarà troppo tardi per tornare indietro.

E con questo per oggi ci fermiamo qui, io vi do appuntamento a domani sempre alle 17

con Deli Five.

Machine-generated transcript that may contain inaccuracies.

Non c’è accordo tra Meta e Siae: non potremo più fare stories e reel su Instagram e Facebook utilizzando musica italiana.

Crolla anche la banca Credit Suisse. Dobbiamo iniziare a preoccuparci?

La BCE alza ancora i tassi. E adesso cosa succede?

Francia, Macron approva (senza il Parlamento) la contestatissima riforma delle pensioni.

Per scriverci: dailyfive@cncmedia.it
Seguici su Instagram:
@emiliomola1
@cnc_media

Daily Five, ogni giorno dal lunedì al venerdì alle17:00 con Emilio Mola.
Una produzione CNC Media
Direzione creativa e post produzione Likeabee Creative Company
Musica Giovanni Ursoleo