Ma perché?: 98 | Ma perché negli USA si parla di vietare i social ai minori?

Radio Deejay Radio Deejay 5/22/23 - Episode Page - 9m - PDF Transcript

Parlare di social è uno degli sport preferiti da tutti noi, è un tema che prende sempre

piede quando si vacina con amici, in famiglia o anche al lavoro, pensateci, o hai visto

il post di X che vergogna il tweet di Y né avanti così per minuti e senonore.

Ora questo chiaramente è parlarne al bar e va benissimo, altra cosa è quando invece

quello dei social diventa il centro di una discussione politica seria, quando si prevedono

addirittura regole scritte a un mondo così vasto e difficile da governare.

Bene, negli Stati Uniti si sta parlando seriamente di social e soprattutto di come trovare un

modo per vietarli ai minori, ma perché?

Sucede spesso, non sempre, per carità ma spesso, che ciò che accade negli Stati Uniti

faccia partire poi un'onda che relativamente presto arriva anche qui da noi in Europa.

Ora, il nostro è un continente che da sempre si vanta di essere all'avanguardia su certi

temi, quindi per esempio sui diritti umani e sulla privacy, appunto temi, come dire,

centrali, ecco.

O meglio, questa cosa ci piace pensarla poi per carità, per certi versi e così, ma a

volte ci piace più dirlo che farlo, no?

Lui, a onor del vero, già nel 2015 aveva discusso la possibilità di vietare l'utilizzo

dei social e minori di 16 anni, ma la proposta poi non aveva trovato l'occhei di tutti i

paesi membri.

Il risultato, come spesso accade dalle nostre parti, è stato quello di lasciare libero ogni

paese e membro di decidere il proprio limite di età.

In Italia per esempio questo limite è fissato a 14 anni, chi non li ha può farlo, solo

grazie all'autorizzazione di un adulto e di base, non so la vostra impressione quale

siama a me sembra che questa autorizzazione venga data a parecchi.

Ecco, negli Stati Uniti a questo giro invece sembrano fare sul serio, si sta davvero discutendo

di imporre un limite all'utilizzo dei social da parte dei minori.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Francesco Giano, giornalista freelance e autore della

newsletter Digital Journalism, questa è la risposta che mi ha mandato.

Si sta parlando dell'uso dei social da parte dei minori perché a fine aprile dei senatori

USA, sia republicani che democratici, hanno introdotto il Protecting Kids on Social Media

Act e una proposta di legge che cosa dice, obbliga alle piattaforme social come TikTok,

Instagram, Facebook e introdurre dei paletti più rigidi e a bannare completamente gli

utenti sotto i 13 anni e a chiedere il consenso dei genitori per quegli utenti che vogliono

scriversi ai social che hanno i 13 e i 17 anni.

Ovviamente è solo una proposta di legge che però ha già aperto tanto il dibattuto negli

Stati Uniti.

Alla sua base ci sono fondamentamente 3 preoccupazioni.

La prima è l'esposizione da parte dei minori alle immagini pornografiche sui social.

Una delle senatori che ha proposto la legge, Loris Schlegel, ha detto che è stata espirata

dalle parole dette dalla cantante Billy Eilish, ospite di un podcast Billy Eilish ha detto

che guardare porn online quando era piccola ha distrutto il suo cervello.

E la senatori ha detto, abbiamo bisogno nel mondo digitale e delle stesse barriere che

abbiamo quotidianamente nel mondo fisico.

Per esempio, in America se vuoi comprare dell'alcool devi presentare un documento di identità

al bar.

Ecco, così dobbiamo fare e con la stessa efficacia anche nel mondo digitale.

Seconda preoccupazione, il bullismo a cui sono sottoposti gli adolescenti online.

Terza, più importante, l'impatto che l'uso dei social ha sulla salute mentale dei ragazzi.

In effetti, come dicono i senatori che hanno proposto la legge, tutti i rapporti finora

pubblicati mostrano una setta correlazione tra l'uso dei social da parte degli utenti

e problemi di depressione.

Uno dei rapporti più solidi e citato spesso in questi giorni è quello fatto dal Center

for Disease Control and Prevention study che è stato fatto a maggio del 2022.

Il sondaggio ha trovato che il 42% dei ragazzi ha vissuto fondamentalmente della tristezza

un senso di disperazione soltanto nell'ultimo anno, il 22% di loro aveva pensato seriamente

a commettere suicidio.

E a questo si aggiunge la dipendenza, più di un ragazzo su due interpellato detto che

avrebbe fatto enorme fatica ad abbandonare social.

Dal tonde c'è un altro rapporto del 2021, ben commissionato dallo stesso Zuckerberg a

una società interna perché lui stava pensando di creare un social per i minori.

Ecco, i risultati sono disastrosi, il rapporto tra le altre cose trovo che il 32% delle ragazze

adolescenti, quando si sentivano mare per il proprio corpo, affermavano che Instagram le

aveva fatte sentire peggio e individuava ancora una volta una stretta correlazione tra l'uso

del social e delle manifestazioni di uno stato depressivo.

Ora, il dibattito è partito, non mancano le apposizioni, le piattaforme dicono, noi

già stiamo facendo tantissimo per evitare l'uso del social da parte dei minori, TikTok

ricorda come ha già, solo nell'ultimo anno, rimosso 75 milioni di account che appartenevano

a minori di 13 anni.

I alcune piattaforme dicono, anticipiamo questi controlli già nel momento in cui l'utente

vuole scaricare la piattaforma sociale.

Un altro tipo di opposizione viene invece dalle associazioni più liberali, che ricordano

come questo tipo di provvedimento potrebbe violare il diritto dei minori ad accedere

a delle informazioni in cui invece secondo la Costituzione dovrebbero poter accedere.

Insomma, il dibattito è partito e io mi auguro che venga anche in Italia e che riguardi

non solo l'uso del social da parte dei minori, ma anche l'uso del social da parte dei genitori

che spongono i loro minori, perché troppo spesso vedo sui social genitori che sicuramente

in Monafede spongono i loro minori per creare contenuti di dubbio gusto personalmente o

anche per fare profitti tramite collaborazioni con i brand.

Mi auguro che iniziamo a discutere di come regolamentare questo uso da parte dei social.

Secondo me le parole più vere su questo provvedimento le ha detto sempre la rea senatrice Schlegel

che ha detto, questa proposta di legge è come mandare un messaggio alle potenti piattaforma

online.

Dovete essere più responsabile quando si tratta dei nostri bambini.

Grazie a Francesco Giano.

Io credo che come Francesco faceva notare poco fa, permettere ai minori di usare i social

peggio ancora a sfruttare la loro immagine per accordi commerciali con i brand non sia

proprio una bella idea.

Visto che siamo in bena di citare studi, ce n'è uno molto interessante prodotto da

Professor Brian O'Neill per la Commissione del Parlamento Europeo per la cultura e l'istruzione

che fa notare come i social non siano adatti ai minori per il seppice vado che non sono

stati ideati per loro, non sono adatti a loro e sottolinea poi i rischi connessi soprattutto

nell'età dello sviluppo alla salute mentale e alla sicurezza, rischi veri, tangibili di

cui forse non ci siamo ancora accorti ma perché i social d'altronde, se messi nel

contesto storico, sono nati pochi giorni fa.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento

a domani.

Ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maesano, riprese e montaggio Giulio Rondolotti,

musiche originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione

Dennis Stucchi, una produzione One Podcast.

Ad un esperimento che ha dell'incredibile.

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Quella attorno ai social è una discussione eterna: tra chi crede che siano senza alcun dubbio un futuro da abbracciare e chi invece muove dubbi, soprattutto sull'opportunità che questi siano usati dai più giovani. Negli Stati Uniti, proprio in queste settimane, si sta parlando se e come vietare i social proprio ai minorenni. Ma perché? Ne parlo con Francesco Oggiano.

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