Ma perché?: 95 | Ma perché gli USA rischiano il default?

Radio Deejay Radio Deejay 5/18/23 - Episode Page - 7m - PDF Transcript

Quanta paura fa la parola default?

Oh, ti fa pensare subito a un disastro.

Anche perché questa è una parola per chi non se ne intende di finanza senza un reale

significato, no?

Però sappiamo che se un paese va in default vuol dire, per sommi capi, che fallisce.

E quindi non è più in grado, per esempio, di pagare gli stipendi pubblici o finanziare

programmi di welfare o addirittura la sanità stessa, uno scenario, come dire, non proprio

felice.

E in Europa, se ricordate, più volte abbiamo parlato di rischio default, perfino l'Italia

tra il 2011 e il 2012 è stato considerato un paese con quel rischio, con il rischio di

fallimento e infatti proprio nel 2011 Giorgio Napolitano, l'ex presidente della Repubblica

chiamò Mario Monti a svolgere la funzione di presidente del Consiglio per ripianare

sostanzialmente la situazione in cui si trovava in quegli anni l'Italia.

Ecco, in questi giorni, anche se non è la prima volta, a correre il rischio di un default

sono gli Stati Uniti.

Ma perché?

Io sono Marco Maesano e ogni giorno, assia macchine sapi di me, provo a ripartire delle

basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.

Ma perché?

Lo so, fa impressione e stupore pensare che l'economia più solida al mondo, cioè quella

degli Stati Uniti, rischi seriamente il default.

Rischimbo una sostanza quella che in italiano si chiama insolvenza sovrana e cioè l'impossibilità

di un paese di pagare i propri creditori.

Come si abbiamo ogni economia, anche la più solida, quindi anche gli Stati Uniti, ha bisogno

di credito, di soldi e questi soldi se li fa prestare da noi cittadini e non solo.

Cosa è il mercato?

Siamo noi, noi che acquistiamo appunto il debito dei Paesi.

Questi Paesi ci promettono però un giorno di restituirci questi soldi con gli interessi.

Bene, se un Paese non è più in grado di restituire il denaro preso in prestito, va

in default.

E in questi giorni, a correre questo rischio estremo, sono proprio gli Stati Uniti.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi era Fael Ricciardi, giornalista di Repubblica della

redazione di economia.

Questa è la risposta che mi ha mandato.

Si parla di un possibile clamoroso default degli Stati Uniti, la prima economia al mondo,

perché la Casa Bianca, espressione democratica con Joe Biden e i Repubblicani che invece

controllano il Congresso non hanno ancora trovato un accordo sull'innalzamento al

tetto del debito.

Che cosa significa?

Come tanti Paesi gli Stati Uniti spendono più di quello che incassano, per cui per colmare

la differenza tra le spese e gli incassi fanno ricorso al mercato, ovvero si indebitano.

Chiedono soldi in prestito e si impegnano a restituirle a una determinata scadenza

e con il pagamento di interessi.

Ora gli Stati Uniti hanno la fortuna di avere la coda di investitori che vogliono

sottoscrivere il loro debito, per cui, pur essendo arrivati dopo la crisi del Covid,

soprattutto a un'incidenza intorno al 120% del PIL, una cifra molto importante per un'economia

avanzata, non hanno di fatto un problema a trovare investitori che continuino a dargli

soldi.

Il problema è soprattutto politico e tecnico.

Fino alla Prima Guerra Mondiale il Congresso doveva autorizzare ogni emissione di buoni

del tesoro.

Di volta che il tesoro aveva bisogno di chiedere soldi in prestito al mercato doveva ricevere

l'autorizzazione della politica.

Durante la Prima Guerra Mondiale c'è stata necessità di avere una risposta più efficace

e più immediata.

Allora il Congresso autorizzò il Presidente Wilson a indebitarsi entro un certo tetto

e non doverlo fare di volta in volta per ogni emissione.

Da quel momento in poi questo tetto è stato ovviamente alzato più volte.

Il precedente che si richiama maggiormente in questi giorni è quello del 2011, Presidenza

Obama, quindi democratica, Congresso, Repubblicano, anche quella volta ci fu un lunghissimo braccio

di ferro.

E come accade in questi giorni i Repubblicani chiedono fondamentalmente il taglio delle

spese mentre i democratici non vogliono arretrare soprattutto sui programmi di sostegno alle

persone più povere, sull'assistenza sanitaria, alla distribuzione per esempio dei voucher

pasto per alcune categorie fragili.

Ecco perché l'innalzamento al tetto del debito di questi giorni come allora è un problema

fondamentalmente più che di natura economica di carattere politico.

La battaglia si è infiammata, nessuno dei due per ora vuole retrocedere e il mercato

inizia anche ad andare in tensione.

Nel 2011 si arrivò così vicini al default tecnico che gli uffici federali dovrebbero

chiudere per alcuni giorni perché il governo non poteva più far fronte a pagare stipendi,

alcuni servizi, il cosiddetto shutdown.

La secretaria al tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha spiegato che c'è sufficiente

liquidità per andare avanti con l'ordinaria amministrazione fino ai primi di giugno,

ma entro quella data, va trovato assolutamente una soluzione, un accordo per poter di nuovo

innalzare il tetto al debito e per permettere al tesoro americano di tornare a fare ricorso

al mercato per finanziare i suoi programmi ma anche l'operatività corrente.

Grazie a Raffaele Ricciardi, in uno scambio di messaggi proprio con Raffaele, lui stesso

mi ricordava come addirittura nei 2011 ai tempi della presidenza di Obama, l'agenzia

di rating stada d'Empurz aveva abbassato di un gradino l'affidabilità a creditizia degli

Stati Uniti per la prima volta nella storia.

Ed era tra l'altro successo poco dopo l'accordo sul debito che, in quel caso e per fortuna

republicani e democratici avevano trovato per evitare appunto il default.

Insomma questo per dire che agli scossoni finanziari nessuno è davvero immune.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento

a domani, ciao!

Stati Uniti, anni 50, siamo in piena guerra fredda, il governo americano è disposto a

tutto per dibattere il nemico, dagli esperimenti con il porridge radioattivo, alle iniezioni

di plutonio sui soldati, fino ad arrivare ad un esperimento che ha dell'incredibile.

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Gli Stati Uniti sono ancora oggi l'economia più stabile al mondo. Anche loro però, come tutti, spendono più di quanto guadagnano e hanno bisogno di indebitarsi chiedendo ai cittadini e non solo soldi in prestito, con la promessa di restituirli un giorno con gli interessi. Se questo non succede si rischia il default e in questi giorni a rischiare l'insolvenza sono proprio gli Stati Uniti. Ma perché? Ne parlo con Raffaele Ricciardi.

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