Ma perché?: 93 | Ma perché Fazio lascia la Rai?

Radio Deejay Radio Deejay 5/16/23 - Episode Page - 7m - PDF Transcript

La RAI è da sempre mano alla politica e voi direte hai scoperto l'acqua calda, giustamente.

No, però, insomma, è giusto ripeterlo perché il fatto che la politica entri così tanto

nel merito della scelta, addirittura di conduttori e direttori di TG, non è una cosa così

tanto normale. Ora, parliamo di conduttori, c'è chi tra

questi al cambio di governo, sopravvive e chi no e a volte questi cambi sono più numerosi,

a volte lo sono di meno, ma insomma, un cambio ad ogni cambio di governo si nota sempre anche in RAI.

ITG, ad esempio, lo dicevo prima, diventano subito il luogo, no, in cui imporre i propri

nomi fidati, così da avere una direzione editoriale più in linea con le idee del governo. A

cambiare però, appunto, sono anche i conduttori. Fabio Fazio, dopo 40 anni passati alla TV

Pubblica dopo aver superato governi di sinistra, governi di destra e governi anche tecnici,

ha lasciato la RAI. Ma perché? Io sono Marco Maisano e ogni giorno,

assia macchine sapi di me, provo a ripartire dalle basi per rispondere alla domanda più semplice

del mondo. Ma perché?

Quante volte abbiamo sentito dire dalla politica, adesso via la politica dalla TV Pubblica,

centinaia di volte. Chi l'ha fatto? Nessuno, non è mai successo. Ora, come è anche normale che

sia, ai governi in carica possono nostare, diciamo così, simpatici alcuni programmi, però la genuinità

di una trasmissione dovrebbe essere l'unico vero metro di misura per decidere se un conduttore

deve essere rimosso o meno. E quindi, ad esempio, capire qual è la raccolta pubblicitaria di un

programma, dovrebbe essere la base da cui partire per una qualunque decisione. Ora, che tempo che fa

è un programma che può piacere o meno? Alcuni lo trovano noioso, altri lo trovano vecchio, altri

ancora perfino inutile, ma la raccolta pubblicitaria di quella trasmissione ha reso sempre sostenibile

gli stipendi di tutti quelli che lì ci hanno lavorato e che ci lavorano ancora. Ancora per poco.

Fabio Fazio, storico conduttore RAI di che tempo che fa, ha deciso di mollare la RAI. Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Pietro Salvatori, giornalista di Arfinton Post Italia.

Questa è la risposta che mi ha mandato. La partita della RAI è sempre la solita

vecchia partita. Cambia il governo e cambiano le gerarchie interne e le necessità della

politica di occupare in qualche modo i posti che contano. Fabio Fazio se ne va in realtà

anticipando quello che tanti esponenti del centro-destra avevano detto, lo stesso Salvini,

in campagna rettorale aveva fatto esplicicamente il suo nome, come quelli tra i, come poter dire,

sacrificabile affinché il servizio pubblico si confacesse più alle aspettative e desideri

di questo esecutivo. Se ne va prima fiotando l'aria e stringendo un accordo molto remunerativo

con Discovery, lo stesso Salvini che ci davamo prima si intesta in qualche modo la decisione,

vuole essere considerato le puratore con il post che ha diffuso sui social con la notizia appunto

dell'addio di Fazio della Lettizetto e il commento Belliciao, ovviamente con la connotazione politica

evidente. Questo è il primo grande smottamento della RAI di epoca Meloni. Meloni, sin dall'inizio,

ha provato a incidere da subito sul servizio pubblico. Pensiamo alla nomina di Rao, come

direttore del TG2, sponsorizzato dal ministro San Giuliano e quindi in quota Fratelli d'Italia, ha

lavorato affinché l'amministratore delegato ha scelto da Draghi, Fortes, se ne andasse di fatto,

così come è successo. Il consiglio di amministrazione nominerà Roberto Sergio,

il nuovo amministratore delegato, scelto da Meloni in persona, traghetterà la RAI fino all'anno

prossimo, quando il suo successore dovrebbe diventare Gian Paolo Rossi, l'uomo macchina,

l'uomo ombra che per Meloni ha sempre seguito i temi RAI. Da qui parte una grande riorganizzazione

che è sempre la solita riorganizzazione. Adesso con Draghi c'è stato qualche smottamento in meno

per la natura particolare di quel governo, per tanti equilibri da mantenere, ma sostanzialmente

Meloni vuole mettere le mani innanzitutto sui grandi telegiornali. Gianmarco Chioci,

il direttore della Radia Necronos, sembra destinato al TG1, ci sarà un problema sul TG2 che probabilmente

andrà a Forza Italia. Una voce in capitolo la vuole avere anche il movimento Cinque Stelle,

che sta trattando in particolare per la direzione di RAI News, e insomma il caro vecchio Suk

della politica che si appropria della televisione pubblica non cambia passando da un governo

all'altro e il centro-destra non fa eccezione. Fazio in questo è solamente la punta dell'iceberg

di quello che succederà nelle prossime settimane e i prossimi mesi. Grazie a Pietro Salvatori,

ripeto, non tutto deve piacere sempre e però devo dire un pochino triste vedere che un ministro

nello specifico Matteo Salvini festeggi con un post ironico il fatto che Fazio andrà a

discoveri e cioè andrà a lavorare per una tv privata. Edremo se chi prenderà il suo posto

riuscirà a raccogliere in gradimento di circa 3 milioni di telespettatori ogni settimana perché

sì questi erano i numeri di che tempo che fa. Auguri a chi verrà. Io vi ringrazio per essere

rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento a domani. Ciao!

Musiche originali Matteo Cassi. Supervisione tecnica Gabriele Rosi,

responsabile di produzione Denny Stucchi. Una produzione One Podcast.

della CIA. Lo puoi ascoltare sull'app di One Podcast e su tutte le principali piattaforme.

Una produzione Dream and Dream per One Podcast.

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La Rai è da sempre il luogo in cui la politica, e nello specifico, i nuovi governi, misurano la propria capacità di azione. Cambiare, ai cambi di governo, i direttori dei tg, talvolta dei quiz e talvolta ancora dei programmi serali è un fatto assolutamente normale in Italia, anche se normale non è. Fabio Fazio, storico conduttore di Che tempo che fa, "sopravvissuto" ai governi di centro destra, centro sinistra e pure a quelli tecnici, ha deciso di fare un passo indietro. Fabio Fazio ha deciso di lasciare la Rai. Ma perché? Ne parlo con Pietro Salvatori.

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