Ma perché?: 80 | Ma perché la Commissione europea vuole un nuovo patto di stabilità?

Radio Deejay Radio Deejay 5/1/23 - Episode Page - 9m - PDF Transcript

Patto di stabilità è una di quelle, diciamo così, parole che abbiamo sentito ripetere

veramente migliaia di volte e sono certo in poco in realtà abbiamo capito davvero

cos'è. Non prometto di farvelo capire io perché anche io ogni tanto mi perdo anzi

spesso. Serve però intanto a sapere che il Covid aveva temporaneamente sospeso il rispetto

rigoroso di questo patto e ora che la pandemia però è superata, quel patto l'Europa vuole

rintrodurlo. La Commissione europea ha presentato un nuovo patto di stabilità. Ma perché?

Io sono Marco Maesano e ogni giorno, assi a macchine sapi di me,

provo a ripartire dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo. Ma perché?

Dunque, cos'è la Commissione europea? La Commissione europea è l'organo esecutivo

dell'UE, assimilabile anche se non del tutto ad un governo, solo che appunto su scala europea.

La Commissione ha una sua presidente, che al momento è Urzula von der Leyen,

e la quale ha i suoi ministri, che però in questo caso si chiamano commissari.

Cos'è invece il patto di stabilità? È un accordo internazionale,

siglato nel 1997, che ha la funzione di dare regole comuni ai paesi membri dell'Unione

europea sulle rispettive politiche di bilancio. Cioè, il patto di stabilità non ti permette

sostanzialmente di spendere soldi come ti pare. L'ultima volta che le regole considerate

troppo stringenti dei paesi mediterrani e troppo lasche invece, le paesi del nord,

sono state riviste, è stato nel 2011. Anno, come sappiamo, durante il quale l'euro ha veramente

rischiato di implodere a causa della cosiddetta, ve la ricordate, immagino, di sì, crisi del debito

sovrano, che ha particolarmente colpito paesi come la Grecia, l'Irlande, il Portogallo,

la Spagna e ovviamente anche l'Italia. Ora, le regole del patto di stabilità considerate,

come dicevo prima, molto rigide dai paesi mediterrani, quindi anche dall'Italia sono

state frizzate, sono state congelate durante la pandemia per permettere ai paesi come il

nostro di spendere senza particolari limiti, così da aiutare appunto famiglie e imprese colpite

dai lockdown. Oggi però, a pandemia conclusa, la Commissione europea ha presentato un nuovo

patto di stabilità. Ma perché? A rispondere alla domanda di oggi era Faele Ricciardi,

giornalista di Repubblica della Redazione di Economia. Questa è la risposta che mi ha mandato.

La Commissione europea propone di rivedere il patto di stabilità, che è l'insieme di regole comunitarie

che disciplinano i bilanci dei paesi membri. Lo fa perché è entrato in vigore alla fine

degli anni 90, quando furono introdotti i parametri che sono diventati famosi per tutti,

rispettare il 3% del rapporto tra Deficit e Pil e del 60% tra Debito e Pil.

Fin da subito ci sono state molte critiche sull'applicazione del patto di stabilità.

Visto dai paesi del Nord, i frugali capitanati dalla Germania con l'Olanda non ha funzionato,

perché le sanzioni previste per chi sgarra rispetto al rispetto di questi limiti non sono

mai state applicate. Viste da Sud invece, dall'Italia, dalla Spagna, dalla Grecia,

queste regole sono state troppo rigide, sono state applicate nel nome dell'austerity e hanno

portato anche alla famosa crisi del Debito Sovrano del 2011 con tutta la vicenda del

salvataggio dolorosissimo della Grecia. Nel tempo sono state introdotti diversi correttivi,

è stato potenziato il braccio preventivo e correttivo, è stato dato un calendario

rigido della presentazione dei documenti economici da parte dei paesi membri a Bruxelles e sono state

anche introdotte delle sanzioni potenzialmente pesanti in caso di scostamenti illegittimi rispetto

ai dettami comunitari. Sanzioni che, come abbiamo detto, non sono mai di fatto scattate. Proprio

con la crisi del Debito Sovrano del 2011, quando l'euro è stato vicino alla rottura,

sono entrate diverse novità. Parole come SIX e Tupac, fiscal compact hanno caratterizzato la

discussione di quegli anni. Si è resa ancora più stringente la comunicazione tra Capitali e

Bruxelles sulla programmazione economica e si è introdotta anche il vinculo di ridurre il

debito in eccesso rispetto al 60% del pil che era il limite indicato per un ventesimo all'anno. Una

misura che per un paese altamente indebitato come l'Italia è altamente impraticabile, perché se

ne parla ora alla luce di queste critiche e considerando che durante la crisi del Covid le

regole sono state del tutto allentate, ebbene dal 2024 questa sospensione delle regole per

l'emergenza verrà meno, ma nessuno vuole che ci sia un ritorno to cure al passato. Ecco dunque

la presentazione delle proposte di modifica da parte della Commissione. Cosa si prevede? Si

prevede che dal 2024 ci siano dei piani pluriennali dei paesi, dovranno negoziare piani strutturali di

quattro massimo sette anni con gli obiettivi di bilancio, le misure per affrontare questi

squilibri macroeconomici che eventualmente ci fossero le riforme e gli investimenti. Si mantengono

i vincoli di un deficit annuale del 3% di un debito al 60% del pil e chi è al di sopra come l'Italia

per esempio sul debito deve concordare un percorso di rientro. C'è anche una correzione

automatica ovvero un obbligo di tagliare dello 0,5% le spese annuali dello Stato proprio per

assicurare i paesi come la Germania e l'Olanda che tutti andranno su un cammino di sostenibilità.

Non ci sarà però quello che l'Italia aveva richiesto ovvero una cosiddetta golden rule,

cioè escludere dal conteggio del deficit alcuni tipologie di investimenti come quelli

sulla transizione ecologica e sul digitale. Cosa significa tutto questo per l'Italia? Il DEF,

il documento di economia e finanza disegnato dal governo Meloni aveva già anticipato la mancanza

di risorse e di fatto messo l'Italia su un percorso di deficit e debito discendente. Quello che manca

è a questo punto assolutamente lo spazio per le promesse elettorali, quelle promesse che vanno

dalle pensioni, al taglio delle tasse, è chiaro che in questo quadro i soldi non possono essere più

chiesti in deficit, ma bisogna trovarli all'interno delle stesse pieghe del bilancio, fondamentalmente

tagliando da qualche altra parte. Grazie a Raffaele Ricciardi, è proprio questo il punto per

spendere e attuare i programmi o forse sarebbe meglio dire per mantenere le promesse elettorali

spesso campate in aria, la politica ha molte volte speso soldi che non c'erano indebitando

ulteriormente un paese tipo il nostro che di debiti ne aveva e ne ha già tanti. Da qui appunto

la richiesta di darsi delle regole che saranno anche rigide secondo alcuni forse non perfette ma

che però servono a dare una traccia da seguire per evitare di ritrovarsi ancora una volta con

il rischio che è sempre lì dietro l'angolo che ci guarda di saltare e gambe all'area,

ora scusate se ve la sto buttando male però è così che stanno le cose. Io vi ringrazio per essere

rimasti con me anche oggi, spero di avervi evitato a capire qualcosa in più e come sempre vi do

appuntamento a domani, ciao! Ma perché è un podcast scritto da me Marco Maesano, riprese e

montaggio Giulio Rondolotti, musici originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi,

responsabile di produzione Denny Stucchi, una produzione One Podcast.

Una produzione Dream and Dream per One Podcast.

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"Patto di stabilità" è una di quelle espressioni che abbiamo sentito ripetere veramente migliaia di volte. Bene, questo patto è stato temporaneamente sospeso nel 2020 per permettere ai paesi di spendere tutto il necessario, così da sostenere famiglie e imprese colpite della pandemia. Oggi però i lockdown non ci sono più e la Commissione europea ha presentato un nuovo patto di stabilità. Ma perché?

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