Ma perché?: 75 | Ma perché festeggiamo proprio oggi la liberazione?
Radio Deejay 4/25/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript
Oggi è il 25 aprile, anniversario della liberazione d'Italia dal nazifascismo, una festa che
dovrebbe essere di tutti, ma davvero di tutti, una festa repubblicana che sancisce appunto
la fine di un regime in inizio di una nuova storia per il nostro Paese, cominciata simbolicamente
appunto il 25 aprile del 1945. Oggi anche qui ama perché vorrei celebrare con voi questa data,
facendolo però a modo nostro. Da sempre celebriamo il 25 aprile come festa della liberazione. Ma perché?
Io sono Marco Maesano e ogni giorno, assia macchine sapi di me, provo a ripartire dalle
basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo, ma perché? Credo sia fondamentale e per
certi versi anche divertente, almeno per me scoprire come sono andate le cose per la storia,
perché per esempio abbiamo deciso di festeggiare alcuni eventi in un giorno preciso del calendario
e la liberazione dal nazifascismo non fa eccezione, anzi è uno degli eventi più esaltanti e incredibili
della nostra storia e in parte anche di quella occidentale. Esaltazione ed emozione che devono
aver vissuto in quei giorni i partigiani che insorzerono definitivamente contro gli invasori
nazifascisti. Allora rivediamo insieme quei momenti. L'Italia festeggia la liberazione
dal nazifascismo il 25 aprile, ma perché? A rispondere alla domanda di oggi è guido da Mini,
storico. Oilla Marco, qual buon vento? Vento di liberazione, mi dicono. In effetti, per una volta la
tua domanda non appare banale quanto possa sembrare. Le feste nazionali sono infatti sempre un affare
politico e identitario, se vuoi conoscere una persona osserva bene come festeggio al proprio
compleanno. Stessa cosa vale per le nazioni. Il compleanno dell'Italia, così come oggi la
conosciamo, è il 2 giugno, giorni in cui nel 1946, con un referendum, il popolo italiano è
esigliato per sempre in Savoia, i sovrani che gli avevano unificati a forza proclamando la
Repubblica. E non il 17 marzo, tu dirai il 17 marzo? Eh sì, giorni in cui nel 1861 Vittorio
Manuel II proclamò dopo secoli di disunione la nascita dello Stato italiano. Questo dovrebbe
già farti riflettere. Parlo solamente per moltissimi tuoi concittadini e i tuoi colleghi,
almeno quelli un po' coltivo, ma non troppo, il paese in cui vivono ha solo 76 anni e non
162. È uno Stato nato debotto dai fumi della Seconda Guerra Mondiale e riscoperto si dopo
un eroica lotta di vent'anni contro la ditatura fascista, in cui era sprofondato per magia nera,
una formidabile d'umanissima Repubblica parlamentare. La realtà, come ben può intuire,
è ben più complessa. E dopo questo il problema di quando si vuole decidere chi si è, istituendo
delle feste nazionali a unire i concittadini in un'unica grande memoria collettiva da raccontarsi
e raccontare i propri nipoti. Il che è una cosa sacrosanta, sia chiaro. Insomma, hai capito. Solo
attraverso un bel pipone storografico possiamo capire perché è stato deciso di rendere festa
nazionale anche il 25 aprile sera già il 2 giugno, il vero compleanno d'Italia. Quindi iniziamo.
Che che ne dicano i ben pensanti, i nostri nonni, statisticamente parlando, erano tutti o quasi
tutti fascisti. Sia chiaro, non fascisti della prima ora, semplicemente sopportavano, sopportavano
il regime finché questo stava in piedi. Quindi dal 1922 al 1943. Paradossalmente proprio il regime
più italico di sempre e quello fascista finico di diventare lo zermino della Germania, trattando
la prima come conbelligerante, poi alleata, infine padra una assoluta. Quando nel 1943, in seguito
lo sbarco degli alleati in Sicilia, i Savoia decisero di destituire Mussolini e cambiare
scheramento nella vana sperante di passare come i vecchi amici degli americani, l'Italia
sprofondo in un orribile guerra civile. A Nord stava la Repubblica sociale, l'autotofantoccio
tedesco retto da un Mussolini in re di vivo appena liberato dalle grinfie di carabinieri
da dei Paranazzisti. Una storia assurda che prima o poi ti racconterò. E a Sud, il Regno del Sud,
ovvero i Savoia occupati dagli studi unitensi. Naturalmente a Nord non tutti morivano di
gioie né farsi ammazzare per i corucchi. Così, un gruppo heterogeno di veri sovranisti chiamati
i partigiani decisero di animare una resistenza armata contro i tedeschi e gli italiani collaborazionisti,
detti Repubblicchini. Nell'attesa che gli alleati liberassero il resto del Paese.
Quando nel 1945 le cose per i tedeschi si misero veramente male e gli alleati stavano
ormai sfondando su tutti i fronti, il 25 aprile, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia,
il cui comando aveva sedia a Milano, era presenuto da Alfredo Pizzoni, Luigi Longo, Emilio Sereni,
Sandro Pertini, proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazi
fascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facendo di parte del
corpo volontario della libertà di attaccare i preciti fascisti e tedeschi, imponendo la resa,
giorni prima dell'arrivo delle truppe alleate. Attenzione, giorni prima, questo fattore è
importantissimo. I partigiani infatti cercavano di dimostrare al mondo che la liberazione nazionale
era voluta dal basso e non imposta dalla mazza usa. Tuttavia, il termine effettivo della guerra sul
territorio italiano con la resa definitiva delle forze nazi fasciste all'esercito alleato si ebbe
solo il 2 maggio durante la cosiddetta resa di Caserta, filmata il 29 aprile 1945. Questa data
segna la sconfitta definitiva del fascismo, ma ovviamente noi non festeggiamo mica al 29 aprile.
E qui torniamo a bomba. Per salvare l'onore di un paese sconfitto, su proposta del Presidente
del Consiglio Alcide de Gasperi, il re Umberto II, allora Principe Lugotenente del Regno d'Italia,
il 22 aprile 1956, Emanol Decreto Legislativo Lugotenenziale n. 185,
Disposizioni in materia ricorrenze festive, che nell'articolo 1 recita a celebrazione della totale
liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946, è dichiarato festa nazionale.
Quindi la sacrosenta decisione dopo il referendum di rompe i ponti con il
risorgimento sabaudo e rendere festa nazionale alla creazione della repubblica,
faceva sì che occorresse valorizzare la liberazione della nazione esaltando il
più possibile l'operato degli stessi italiani, e non di una potenza straniera.
Il 25 aprile cadde al pennello. Così il 27 maggio 1949, con l'articolo 2 della legge numero 260,
a disposizioni in materia di ricorrenze festive, il 25 aprile venne istituzionalizzato
stabilmente quale giorno festivo, insieme alla festa nazionale italiana del 2 giugno.
Grazie a Guido Damini, è sempre bello in un giorno come questo fare qualcosa di simbolico,
questa data come abbiamo appena sentito lo è, però i simboli sono molto importanti.
Dicevo fare qualcosa di simbolico è importante, io vi permetto di consigliarvene una che io
stesso cerco di fare ogni anno, c'è un libro che si intitola lettere di condannati a morte
della resistenza italiana a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, edito dai Naudi.
Io vi consiglio di leggere una di queste lettere perché credo che insomma sia importante ricordarsi
veramente quante persone sono morti, soprattutto quanti ragazzi, molte di queste lettere sono
firmate da ragazzini di 18 e 20 anni. Io vi auguro una buona festa della liberazione a tutti e a
tutte e come sempre vi do appuntamento a domani. Ciao! Ma perché è un podcast scritto da me Marco
Maisano? Riprese e montaggio Giulio Rondolotti, musici originali Matteo Cassi, supervisione
tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione Denny Stucchi, una produzione One Podcast.
Stati Uniti, anni 50, siamo in piena guerra fredda. Il governo americano è disposto a tutto
per dibattere il nemico, dagli esperimenti con il porridge radioattivo, alle iniezioni di plutonio
sui soldati, fino ad arrivare ad un esperimento che ha dell'incredibile. Operazione Midnight
Climax, il bordello psichedelico della CIA. Lo puoi ascoltare sull'app di One Podcast e su
tutte le principali piattaforme. Una produzione dream and dream per One Podcast.
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Oggi è il 25 aprile, anniversario della liberazione d'Italia dal nazifascismo. Una festa che dovrebbe essere di tutti, ma davvero di tutti. Oggi a “Ma perché?” vorrei ricordare con voi questa data, facendolo però a modo nostro. Da 77 anni celebriamo proprio il 25 aprile come anniversario della liberazione d'Italia. Ma perché? Ne parlo con Guido Damini.
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