Ma perché?: 69 | Ma perché Bakhmut è così importante?
Radio Deejay 4/18/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript
Ci sono libri che non riesci a smettere, altri che lasci e riprendi, non gliela vuoi dare
vinta.
E ci sono libri, come chiamami con il tuo nome di Asiman, i ragazzi elettriche della
Olderman, che saranno per sempre.
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Il nome Backmood, se facciamo una rapida ricerca, è quello più citato negli articoli
sulla guerra tra Ucraina e Russia, almeno gli articoli degli ultimi mesi.
Beno male, tutti, alla parola Backmood, pensano automaticamente al conflitto in corso.
Questa piccola città nel cuore dell'Ucraina è diventata suo malgrado il simbolo di questa
guerra.
Qui l'esercito di chi e i mercenari del gruppo Wagner da mesi si contendono appunto il controllo
della cittadina.
Più volte la Russia ha detto l'abbiamo presa e più volte l'Ucraina ha però smentito.
Oggi si sta discutendo se sia il caso che l'esercito ucraino esegua un ritiro controllato
delle proprie trumpe, ma le notizie dell'ultimo ora che arrivano dal fronte parlano ancora
di scontriduri tra le parti, una battaglia all'ultimo uomo, come si dice.
Backmood, a quanto pare, è troppo importante per essere persa.
Ma perché?
Io sono Marco Maisano e ogni giorno, assia macchine sapi di me, provo a ripartire dalle
basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo, ma perché?
L'Ucraina ha già da molte settimane dichiarato che la controffensiva del suo esercito è ormai
alle porte.
Non sappiamo e aggiungo io per fortuna esattamente da dove le truppe cominceranno ad attaccare
ma è un fatto che lo faranno.
Dicevo per fortuna perché i documenti segreti del pentagono finiti su internet esattamente
su discord non rivelano per fortuna il punto esatto da dove partirà questa controffensiva.
Ma prima che questo appunto parta, in tanti si aspettano che qualcosa succeda a Backmood.
Ora, prima lo dicevo, questa città, che in realtà è una cittadina di poche migliaia
di persone ormai completamente disabitata, è un po' diventata il simbolo seppur temporaneo
di questo conflitto, sia la Russia che l'Ucraina considerano il controllo su Backmood irrenunciabile.
Ma perché?
A rispondere alla domanda di oggi è Greta Cristini, analista geopolitica, collaboratrice
di Limes e reporter di guerra dall'Ucraina.
Questa è la risposta che mi ha mandato.
Backmood è una città crocevia nel Donbass, nel senso che è snodo di quattro tracciati
stradali e di tre linee ferroviarie che essenzialmente collegarono la porzione di Donetsk, che è controllata
dai separatisti filo-Russi a Kramatorsk-Kesloviansk, che invece lo sappiamo sono le due uniche
roccaforti Ukraini rimaste in Donbass.
Quindi geograficamente Backmood è una conquista inaggirabile per l'avanzata russa, però vale
molto meno per gli Ukraini, nel senso che la sua caduta non comprometterebbe nessun insieme
la resistenza Ukraina.
Backmood è comunque la cittadina di importanza secondaria, contiamo che prima della guerra
vi abitavano circa 60.000 persone.
Infatti nella sessertimana escurse è andato in scena un dissidio importante fra il capo
delle Forze Armate Ukraine, Zaluzny e il Presidente Ukraino Zelensky.
Zaluzny si era detto favorevole a ritiro delle truppe da Backmood per un loro riposizionamento
in altri segmenti della linea di contatto con i russi, invece Zelensky si è risposto
anche a livello internazionale, ad esempio a dicembre scorso, di fronte al Congresso
degli Stati Uniti, sostenendo proprio la difesa a oltranza della città.
Quindi ormai è chiaro che la decisione di resistere è più politica che tecnico militare,
anche se chi è cercato di, come dire, nascondere questi dissidi interni.
E recentemente in un'intervista Zelensky ha anche proprio affermato che se Backmood
cadesse in mani russe Putin potrebbe rivendere questa vittoria all'Occidente, al proprio fronte
interno, ma anche alla Cina, all'Iran, alla Corea del Nord proprio per creare una sorta
di coalizione internazionale che conglomere l'idea che le quali la deve scendere a patti.
Ed effettivamente i russi dobbiamo ricordarci che non portano a caso una vittoria da lunghissimo
tempo, Backmood è sotto asseglio da circa dieci mesi, è la più lunga e sanguinosa battaglia
del conflitto più di Mario Pollo, più di Severo Dolensky, quindi il successo mediatico
rivendicato dalla sua presa dal punto di vista russo o dalla sua tenuta dal punto di vista
ocraino sarebbe effettivamente soprattutto un messaggio simbolico per gli alleati e partner
di Russia o Ucraina rispettivamente. L'Ucraina inoltre ricordiamolo è già totalmente dipendente
dalle armi occidentali, quindi la speranza di Kiev è anche quella che rivendicano successi
sul campo di battaglia, ad esempio tenendo Backmood, i partner occidentali dovrebbero
convincersi di nuovo proprio che le loro spedizioni, proprio rifornimenti bellici, non sono a
vuoto, lo sappiamo in industria bellica occidentale e in difficoltà e che quindi in realtà questi
rifornimenti stanno effettivamente funzionando per fermare l'avanzata russa, questa è la speranza
di Kiev. Inoltre secondo alcuni effettivamente tenendo Backmood Kiev si sarebbe anche organizzando
proprio per la famosa e già annunciata controffensiva di primavera ed estate. Io posso accertarvi,
mi trovavo nelle retrovie di Backmood fino a 2 settimane fa, in particolar modo a CVR, posso
certificare che la stanchezza dei soldati, la cosiddetta Ukraine fatigue di quegli uomini che
combattono lì da mesi e mesi è più che palpabile. Però d'altra parte anche se adesso ad esempio è
meno del 20% della città che resta ancora in mano agli Ukraini, pochi giorni fa i russi hanno
preso la stazione ferroviaria, anche se può sembrare logico per alcuni, proprio per il numero
elevatissimo di uomini che sono caduti in battaglia, la sensazione che gli Ukraini continueranno a
non voler cedere nemmeno un centimetro di questa città. Grazie Agretta Cristini, Backmood come avete
sentito ha quindi un valore strategico, appunto da un punto di vista geografico, ma perderla non
comprometterebbe la controffensiva Ukraina di primavera-estate. La Russia questo lo sa. Dunque
questa città ha un valore più che altro simbolico, un valore simbolico in realtà enorme. Zelensky si
è speso davanti al Congresso americano dicendo che mai rinuncierebbe al suo controllo e Putin da
parte sua ha schierato le forze migliori, quelle del gruppo Wagner, gruppo che in queste settimane
tra l'altro è stato anche al centro di moltissime polemiche, magari ne parleremo in un'altra
puntata e quindi la Russia non può permettersi di rinunciare a questa città. Io spero di esservi
stato utile anche oggi, spero di avervi dato una mano a capire qualcosa in più e come sempre vi do
appuntamento a domani. Ciao! Ma perché è un podcast scritto da me Marco Maisano? Riprese e
montaggio Giulio Rondolotti, musici originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi,
responsabile di produzione Denny Stucchi, una produzione One Podcast. Ci sono libri che
non riesci a smettere, altri che lasci e riprendi non gliela vuoi dare vinta e ci sono libri come
chiamami con il tuo nome di Asiman, i ragazzi elettriche della Olderman che saranno per sempre.
Sono i futuri classici secondo Feltrinelli. Cento titoli contemporanei che un giorno saranno
classici. Scoprili nelle librerie Feltrinelli e sulla Feltrinelli.it
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Da mesi a Bakhmut, in Ucraina, si combatte una battaglia sanguinosa tra l'esercito di Kiev e i paramilitari del gruppo Wagner agli ordini di Mosca. Una piccola cittadina del Donbass è diventata di settimana in settimana il simbolo di questa guerra. E nessuna delle due parti può permettersi davvero di perderla. Ma perché? Ne parlo con Greta Cristini.
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