Ma perché?: 63 | Ma perché l'Italia ha un problema enorme con le spiagge?

Radio Deejay Radio Deejay 4/11/23 - Episode Page - 9m - PDF Transcript

Lì metto un grande gazebo, due o tre vasi di quelli da giardino e poi un bel barbechio.

Sì, però forse prima compriamola questa casa.

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L'Eruam Merlin

Ogni anno da molti moltissimi anni vado al mare nel solito posto e ogni anno a dirmi

bentornato Marco, è sempre Beppe, Beppe è un nome di fantasia.

Beppe di mestiere fa il balneare, vuol dire che lui con la sua famiglia gestisce

c'è quello che io chiamo bagno e quello che alcuni di voi chiameranno forse lido.

Il suo, tutti i lidi d'Italia, è giusto saperlo, sono beni demagnali, cioè dello Stato, cioè nostri, e i signori e le signori a cui pagiamo i lettini e gli ombrelloni sono dei gestori, i quali pagano molto poco la cosiddetta concessione, ovvero la possibilità di mettere in piedi un'attività su un terreno pubblico demagnale, ovvero in questo caso la spiaggia.

Questo sistema però sembra essersi in qualche modo inceppato, se ne accorto Beppe, che assieme sui colleghi ha cominciato a preoccuparsi, ma soprattutto se ne accorta per altri versi l'Unione Europea, il Consiglio di Stato e perfino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ho provo a ripartire dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo, ma perché?

Dicevo poco fa che i balneari pagano molto poco di canone di concessione demagnale per l'utilizzo delle spiagge, bisogna però dire per onesta che il 30 dicembre scorso il governo ha aumentato i costi del 25%. L'aumento è dovuto dalla variazione del costo dei servizi e dei beni in Italia, le cose costano di più per tutti a causa dell'inflazione dunque anche per i balneari.

Ora, il 25% è tanto, non c'è dubbio, ma sempre per onesta bisogna dire che il prezzo di partenza è basso, anzi molto basso. Il costo medio di una concessione infatti si aggira attorno ai 5.000 euro annuali, ma secondo molti la cifra sarebbe decisamente più bassa per la maggior parte dei concessionari.

La Corte dei Conti ha dichiarato che lo Stato, nel 2020, ha incassato 92 milioni di euro a fronte di 12.166 concessioni, molto poco insomma.

Perfino, briatore, in un'intervista firmata da Gianattone Ostella per il Corriere della Sera, ammette di pagare poco per la concessione a Marina di Pietrasanta dove sorge il suo tuiga. 17.619 euro sarebbe la cifra pagata annualmente dall'imprenditore ed è lui stesso a dichiarare che un canone equo si dovrebbe aggirare attorno ai 100.000 euro all'anno.

Dunque, qualcosa non va e il tema non è soltanto il canone basso. L'Italia ha un vero e proprio problema con le sue spiagge. Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Eduardo Buffoni, direttore delle news di Radio Capital. Questa era la risposta che mi ha mandato.

L'Italia ha un problema con la gestione dei 7.000 chilometri di coste balneabili, perché dopo il nuovo decreto mille proroghe, il Presidente della Repubblica Sergio Materella ha alzato un cartellino giallo. Sostanzialmente ha detto, caro governo meloni, caro Parlamento, questo decreto lo devi riscrivere perché le cose non vanno bene, non puoi prorogare di un altro anno la messa a gara delle concessioni balneari.

Questa storia inizia tanti anni fa. Nell'ontano 2006, quando la direttiva europea, la direttiva Balkenstein, impona a tutti i paesi dell'Unione di creare delle leggi per mettere a gara proprio le concessioni balneari, perché alla fine le coste sono del demagno pubblico e un bene pubblico e come tale devono esserci delle gare libere trasparenti, che vadono nella direzione della concorrenza.

Ma in Italia niente si fa di tutto questo, cioè i comuni e le regioni continuano ad assegnare le concessioni balneari di sei anni in sei anni senza fare alcuna gara, finché non si arriva al 2020, quando l'Unione europea si sveglia e inizia una procedura di infrazione con l'Italia.

In Italia si dice sostanzialmente Bruxelles a Roma, devi fare una legge perché non puoi andare avanti così, altrimenti saranno guai. E l'anno dopo, nel 2021, addirittura il massimo organo della giustizia amministrativa in Italia, il Consiglio di Stato emette una sentenza in cui dice Bruxelles ha ragione, Roma deve muoversi e fare questa veredetta legge.

All'estrette, il governo dell'estate scorsa, che era ancora il governo Draghi, fa un disegno di legge in cui dice ok, si procederà con le gare per l'assegnazione delle concessioni e lo si farà con una tabella di marcia abbastanza tranquilla, cioè nel 2023 vengono fatte le regole per queste gare d'appalto, nel 2024 vengono assegnate, di modo che all'inizio del 2025 si può sapere il nuovo regime.

Ebbene, il decreto mille proroghe del governo Meloni ha sostanzialmente rinviato di un altro anno tutta questa procedura, e c'è anche da dire che però il governo Draghi era andato parecchio incontro ai concessionari, perché aveva sostanzialmente detto ai balneari se avete un'azienda familiare, nessuno ve la toglierà.

Se avete fatto investimenti, questa cosa verrà riconosciuta, sostanzialmente scrivendo norme fatte apposta per avere una conferma delle concessioni, ma questa cosa evidentemente ai balneari non è bastata, tanto che hanno fatto pressioni.

E questo fa bene, anche perché qui rischiamo che l'Europa si arrabbi sul serio e magari non erochi una nuova tranche da meno dieciannove miliardi del PNR e sarebbe un guayo per tutti, diciamo gli italiani non avere questi fondi.

E poi di fondo c'è anche un settore che forse non funziona bene così, se si pensa che il settore dei balneari frutta ai imprenditori oltre due miliardi di euro all'anno, sappiate che a fronte di questo bel business c'è un incasso per lo stato di appena 100 milioni per le concessioni balneari.

Forse è un po' troppo poco e quindi al di là del decreto mille proro che si è vero che l'Italia ha ancora un problema con la gestione delle spiagge.

Grazie ad Eduardo Buffoni.

Dunque il problema appunto non riguarda soltanto quindi i canoni bassi, qui il tema è proprio la concorrenza.

Beppe, l'amico mio, il gestore che vedo ogni anno, ha avuto fino ad oggi la garanzia di poter sfruttare un bene di maniale, direi, per troppo tempo.

Intendiamoci poi non ci sarebbe nessun problema se Beppe avesse vinto una gara.

Se avesse dimostrato che la sua gestione è migliore di quella degli altri e quindi ha diritto a stare sulla spiagge anche un secolo.

Però non è così, perché se ci fosse stata un po' di sana concorrenza nessuno avrebbe nulla da dire.

Io spero come sempre di essere stato chiaro, di avervi aiutato a capire meglio il tema di oggi.

Vi ringrazio e vi do appuntamento come sempre a domani. Ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maisano? Riprese e montaggio Giulio Rondolotti, musiche originali Matteo Cassi,

supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione Denny Stucchi. Una produzione One Podcast.

Lì metto un grande gazebo, due o tre vasi di quelli da giardino e poi un bel barbecchio.

Sì, però forse prima compriamola questa casa.

Il tuo domani inizia quando inizia a pensarlo. Dall'Eruam Merlin c'è la grande promozione progetti di primavera,

con tante offerte fino al 2 maggio per rinnovare il tuo giardino e la tua casa.

E in più, hai la consegna gratuita su oltre 90.000 prodotti per il giardino e gli spazi esterni.

Offerta soggetta all'imitazione e dettagli negozi online.

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Ogni anno torniamo al nostro bagno in spiaggia di fiducia e ogni anno ci accorgiamo che a gestirlo è sempre la stessa persona. L'Europa ci chiede di intervenire già da molto tempo, inserendo nel sistema di concessioni ai balneari un principio di concorrenza. Il governo ad oggi non è intervenuto, se non rimandando di un altro anno la questione. L'Italia ha ufficialmente un problema enorme con le proprie spiagge. Ma perché? Ne parlo con Edoardo Buffoni.

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