Ma perché?: 61 | Ma perché non parliamo liberamente di soldi?

Radio Deejay Radio Deejay 4/8/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript

Un utente su LinkedIn che si chiama Francesco Costantino Ciampa ha scritto questa breve

storia che vi leggo.

Tempo a dietro ho risposto ad un annuncio di lavoro.

Una nota azienda emiliana cercava un responsabile della comunicazione con manzioni varie ma

molto circostanziate.

Ho risposto inviando il mio curriculum e sono stato convocato per un primo colloquio.

L'utente qui poi prosegue il racconto dicendo che l'azienda in questione lo ha richiamato

per altri due colloqui e in un'occasione gli ha fatto presente che avrebbe dovuto

addirittura trasferirsi in Emilia Romagna.

Tutto dice l'utente senza mai parlare di soldi, continuo a leggere il suo racconto.

Passato il secondo colloquio vengo contattato dalla seconda esaminatrice che mi organizza

una giornata a fianco del proprietario, il quale mi dice che alla stretta finale siamo

rimasti in due.

Non parla di soldi, ovvio.

Torno in Emilia per la terza volta e passo un'intera giornata con il proprietario

sedendo anche al suo fianco.

Parliamo di tutto, ma non di soldi, al termine dell'esperienza descritta mi viene addirittura

chiesto un progetto che mi descriva e che li convinca a scegliere me piuttosto che il

mio avversario.

Saluto e torno in veneto.

Il progetto mi porta via due giornate di lavoro, lo spedisco e mi danno un cenno di avvenuta

ricezione.

Rimango in attesa e a quel punto realizzo una cosa.

Sto partecipando a una selezione per una posizione di cui non si conoscono gli emolumenti

previsti.

Lo ammetto, mi sono vergognato.

Ecco, io oggi vi ho letto questa storia perché credo che sia un tipo di racconto che avete

già sentito o forse addirittura vissuto.

Il tema della puntata di oggi è proprio questo.

In Italia non si parla di soldi, non ne parliamo noi e non ne parlano soprattutto le aziende.

Ma perché?

Io sono Marco Maisano e ogni giorno, assieme a chi ne sa più di me, provo a ripartire

dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.

Ma perché?

Dunque, il protagonista della storia di poco fa non è stato poi alla fine preso e non

ha mai saputo poi il salario che gli avrebbero offerto.

Pochi mesi dopo però racconta sempre, lui si accorto che la posizione era ancora libera

o meglio se era di nuovo liberata, forse quindi il salario dice non era commisurato all'impegno

richiesto.

Ora, se ci pensiamo su, questa è veramente una cosa strana, eppure l'abbiamo vissuta

tutti.

Di soldi si parla poco volentieri e credo che i motivi siano tanti, molti però credo

che siano di carattere culturale, il nostro è un paese in cui ancora i soldi e soprattutto

averli sono vissuti con uno strano senso di colpa, magari il remoto impercettibile ma

comunque presente, però per le aziende non dovrebbe essere così, le aziende non dovrebbero

avere questo senso di colpa, eppure loro sono quelle che di soldi provano a parlare solo

all'ultimo.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Carmelo Lamanna, avvocato e fondatore di EconoMia

in 10 secondi, questa è la risposta che mi ha mandato.

Parlare di soldi durante un colloquio di lavoro è un argomento tabù, lo so, sempre un paradosso,

perché lo stipende il principale per non dire unico motivo per cui si fanno i colloqui,

eppure è così.

Il candidato dal suo lato preferisce

evitare la spinosa domanda almeno inizialmente per non sembrare più interessato al compenso

rispetto che al lavoro, mentre capire le ragioni delle aziende di non inserire la ralla che sta

di poco, ma c'è bisogno di lavoratori preparati e competenti.

In questo caso, se l'offerta fosse troppo bassa, il lavoratore non la prenderebbe minimamente

a pochi Państwo couldificato.

come importanza del brand, opportunità di carriera e solidità dell'azienda.

Gli aziendi potranno così assumere i lavoratori più talentuosi, pagandoli a prezzi più bassi

possibili. E per questo che solo alla fine di una lunga trafila di colloqui, 4, 5, 6, 10,

quando il candidato sarà quasi obbligato ad accettare, per una questione anche di

coerenza, sarà offerto uno stipendio, quasi sicuramente al di sotto delle aspettative.

D'altrondo lo scopo dell'azienda è non dare lavoro, ma massimizzare i profitti.

Grazie a Carmelo Lamanna, credo che essere più incisive ad un colloco di lavoro e chiedere

subito quanto si vago ad agnare non toglie nulla, insomma non intacca la decisione finale di un

azienda o meglio non dovrebbe. La questione quindi sembra davvero culturale e sembra anche nostra,

insomma ci sentiamo quasi in colpa a parlare di soldi e soprattutto a chiederli, anche se,

come dice Lamanna e come tutti noi sappiamo, i soldi sono di fatto quasi l'unico motivo per cui

lavoriamo. Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento alla

prossima, ciao! Ma perché è un podcast scritto da me Marco Maisano, riprese e montaggio Giulio

Rondolotti, musici originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile

di produzione Denny Stucchi, una produzione One Podcast.

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In Italia ancora oggi parlare di soldi è un po' un tabù. Non è facile farlo tra amici, quindi in privato, e lo è ancora meno al lavoro. Quasi mai gli annunci di una nuova posizione lavorativa includono la RAL, ovvero l'offerta economica, e raramente ad un colloquio di lavoro troviamo subito il coraggio di chiedere quale sarà la somma che ci verrà corrisposta. Ma perché? Ne parlo con Carmelo La Manna.

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