Ma perché?: 52 | Ma perché Israele è in rivolta?

Radio Deejay Radio Deejay 3/29/23 - Episode Page - 9m - PDF Transcript

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Al tramonto del 27 marzo, quindi due giorni fa, il primo ministro di Israele, Bibi Netaniao, ha annunciato l'interruzione del liter legislativo per la riforma della giustizia.

Vi leggo le sue parole. Qui a Jerusalem vennero due donne, sostenendo di essere la vera madre di un bambino davanti al re Salomone. Il re Salomone chiese una spada e ordinò di dividerlo in due. Cosa vuol dire?

Il bambino a cui fa riferimento Netaniao è senza altro Israele e le due madri rappresentano quasi sicuramente le due anime del paese, da una parte i favorevoli e dall'altra i contrari alla riforma della giustizia.

Se vi state chiedendo che fino a fatto invece il bambino non temete e non è stato poi alla fine diviso in due. Salomone lo diede ad una delle due madri e a quella diciamo disposta a scedere il bambino all'altra pur di non vederlo morire.

In quel caso la contesa quindi termino lì. In questo forze non sarà così. Una parte degli israeliani protesta da mesi e probabilmente continuerà a farlo. Ma perché?

Io sono Marco Maisano e ogni giorno, assia macchine sapi di me, provo a ripartire dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo. Ma perché?

Dunque io non mi considero un esperto di Medio Oriente, non lo sono per davvero, però credo di aver sviluppato come dire un certo metodo per provare a capirlo. Studiare prima che la storia degli uomini credo sia fondamentale studiare quella, diciamo così, degli Dei.

Corano e Bibbia sono i testi fondamentali per capire qualcosa del Medio Oriente. Pezzare di arrivare a Gerusalemme o a Riad e di capire o addirittura giudicare il come, il perché accadono certe cose, io credo sia totalmente inutile, se non sia ben chiaro in testa su cosa si fondano i rispettivi credi religiosi e non solo storico religiosi, perché sì, la religione qui è storia.

Questa considerazione noiosa, lo so, è però fondamentale per capire ciò di cui parliamo oggi, ma anche per eventuali prossime puntate.

In Israele, in questi mesi, quelli che consideriamo a volte anche erroneamente i religiosi, cioè gli ebrei osservanti, si stanno duramente scontrando contro gli ebrei laici. Su cosa, l'attuale governo, guidato da Netanyahu, ha al suo interno una forte componente religiosa, guidata dal discusso ministro della sicurezza nazionale, Bengvir.

Bengvir non è un uomo qualunque diciamolo, è leader di una formazione politica che si chiama Osma Yeudit, potere ebraico, sostenuto molto dai cosiddetti coloni, ovvero i cittadini israeliani che vivono nei territori palestinesi, ma in generale possiamo dire che è molto sostenuto dai nazionali religiosi.

Ecco, come vedete, la componente religiosa è subito molto presente in tutta quanta la discussione. Netanyahu ha vinto le ultime elezioni con un sistema elettorale, proporzionale puro, quindi ha bisogno di Bengvir e dei suoi numeri alla Knesset, dei suoi voti alla Knesset, ovvero al Parlamento israeliano.

Ma i religiosi in Israele, non tutti chiaramente ma molti di loro, da sempre non vedono di buon occhio la Corte Suprema, promotrice a loro giudizio e i principi troppo laici che si scontrerebbero con quelli religiosi e quindi con quelli fondanti, diciamo così, dell'ebraismo stesso.

Ora, tutta questa permessa, vedrete, vi servirà, vi basti però adesso sapere che Netanyahu ha deciso di seguire questa linea, diciamo, il transista, perché appunto dentro al governo lui ha Bengvir e ha bisogno dei suoi numeri, ma inaspettatamente forse ha un certo punto centinaia di migliaia di persone in un paese che ne conta poco più di 9 milioni sono scese in piazza, bloccando di fatto il paese.

Ma perché? A rispondere alla domanda di oggi è Giuseppe Dentice, responsabile del desk Medio Oriente e Nord Africa del Centro Studi Internazionali, CESI. Questa è la risposta che mi ha mandato.

Perché si protesta? Il perché è dovuto al fatto che una delle riforme principali del programma di governo del nuovo esecutivo riguarda una revisione del sistema giudiziario. Perché è importante? È importante perché questo tipo di riforma sostanzialmente prevederebbe un controllo diretto della politica e quindi anche delle attività del Parlamento stesso sulla terzietà e quindi sull'indipendenza della magistratura,

che in questo modo verrebbe sotto controllo, quindi sotto un diretto e interessato interesse delle fazioni politiche. In più c'è un diretto interesse del premio israeliano che è a maggior ragione coinvolto in questo tipo di attività.

Perché da ormai 2020 grosso modo è coinvolto in tre casi di corruzione e i processi che lo riguardano vivono una fase di stanco, comunque viene grosso modo cercata di essere interrotta nel tentativo di guadagnare tempo e impedire che in questo modo Netaniao venga direttamente colpito dalle azioni giudiziari.

Proporre una riforma di questo tipo quindi permetterebbe anche secondo i malpensanti Netaniao di guadagnarci un controllo diretto sulle attività ispettive e sui processi che lo riguardano direttamente.

Altresì è evidente che un tipo di riforma del genere potrebbe sempre più israele in una situazione di difficoltà anche rispetto a quelle che sono le radici democratiche del processo stesso e anche sul fatto che questo tipo di riforma metterebbe di fatto un potere come quello della magistratura indipendente,

terzo e quindi capace di intervenire contro le sorture dei sistemi politici in una situazione di stretto controllo della politica.

Una situazione del genere quindi da questo punto di vista farebbe indietreggiare quello che il concetto stesso di democrazia e farebbe anche in questo senso venire meno quella certezza della pena o quella sicurezza che deve garantire il sistema giudiziario

e che è al centro appunto delle proteste stesse dei manifestanti in tutte le città di israele.

Allo stesso tempo questo tipo di riforma coinvolge più questioni che hanno che fare con la politica, con la sicurezza, con la società e con l'economia stessa dello stato di israele.

Quindi è una riforma che ha impatti enormi e che potrebbe in questo senso produrre delle sorture all'interno dello stesso sistema israeliano.

Grazie a Giuseppe Dentice.

Dunque Netanyahu ha per adesso ceduto appunto ad andare avanti con questa riforma.

Le pressioni effettivamente erano tante, direi troppe.

Il consulisraeliano di New York aveva assegnato le dimissioni e addirittura dal presidente del paese Isa Kerzo che erano arrivate appunto pressioni.

L'unico che per il momento non intende mollare è Benghvir e la sua ossessione per la Corte Suprema.

Netanyahu, come dicevo prima, ha bisogno dei seu voti e per adesso è riuscito, diciamo così, a tenerlo calmo, promettendogli l'istituzione di una guardia nazionale e di affidarne a lui il controllo.

Insomma, come dire, Bibli Netanyahu, a differenza di Resa Lomone, sembra sul punto di voler affettare in due quel bambino.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e, come sempre, vi do appuntamento a domani. Ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maisano? Riprese e montaggio Giulio Rondolotti, musiche originali Matteo Cassi,

supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione Denny Stucchi. Una produzione One Podcast.

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Negli ultimi giorni le proteste cominciate già mesi fa in Israele, hanno raggiunto un picco inaspettato. Centinaia di migliaia di persone, in un paese che ne conta poco più di nove milioni, sono scese in piazza per protestare contro il governo guidato da Bibi Netanyahu e non sembrano voler smettere. Ma perché? Ne parlo con Giuseppe Dentice.

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