Ma perché?: 201 | Ma perché i paesi arabi stanno a guardare (per ora)?

Radio Deejay Radio Deejay 10/17/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript

In tanti si sono chiesti ma perché Hamas ha attaccato Israele il 7 ottobre scorso?

La risposta più plausibile arriva dalla rabbia saudita o meglio dai rapporti di normalizzazione

in corso o meglio che erano in corso tra rabbia saudita e Israele.

Noi sappiamo che Riad rappresenta un faro per miliardi di musulmani subniti nel mondo

e sappiamo che da parte della dinastia dei Saud c'è sempre stata una grande vicinanza

rispetto alla causa palestinese.

È probabile dunque che Hamas abbia attaccato Israele proprio per interrompere questo processo

di normalizzazione tra i due paesi.

Come a dire, se Hamas attacca è ovvio che Israele deve rispondere e moriranno tanti

cibili e dunque a quel punto la rabbia saudita non potrà più continuare un percorso di

riavvicinamento appunto con il paese ebraico e invece ad oggi i paesi arabi e anche la

rabbia saudita sono rimasti piuttosto in silenzio.

Ma perché?

Negli scorsi giorni in Palestina sono morte migliaia di persone a seguito dei ride

di Israele lungo la striscia di Gaza.

Le manifestazioni sono state appunto tantissime, in Europa e negli Stati Uniti abbiamo visto

migliaia di persone scendere in piazza per dire basta, ma anche in Israele per chiedere

una soluzione da parte del governo per la liberazione degli ostaggi, ma anche per chiedere

un momento di riflessione.

È davvero il caso di invadere oggi Gaza, alcuni sostengono di sì, il governo israeliano

pensa che questa sia l'unica soluzione per distruggere completamente Hamas, altri invece

credono che andare a Gaza potrebbe essere una trappola.

Una di queste trappole appunto potrebbe rivelarsi l'allontanamento, se non il raffreddamento

dei rapporti tra la rabbia saudita e Israele.

Israele stava vivendo infatti prima di questo attacco un momento come dire positivo perché

mano a mano che gli accordi aumentavano con i paesi arabi e i rapporti si stavano normalizzando

Adesso stava per arrivare appunto come dire la ciliegina sulla torta, insomma la rabbia

saudita che accetta di normalizzare proprio i rapporti con lo stato ebraico era davvero

qualcosa di inimmaginabile fino a pochi anni fa ed è il motivo per cui secondo tanti Hamas

abbia attaccato Israele proprio in questo momento tutti si aspettavano una reazione

dai paesi arabi soprattutto dalla rabbia saudita, reazione invece che ad oggi non è arrivata

come ci si aspettava, ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Giuseppe Dentice, responsabile del desk MENA del Centro

Studi Internazionale CESI, questa è la risposta che mi ha mandato.

La posizione dei paesi arabi è una posizione di attesa ai limiti dell'ambiguità perché

è dettata da più varianti, quella di non volersi far coinvolgere quello che sembrerebbe

essere un conflitto dalla portata regionale, dalla volontà dei singoli stati che hanno

diversi problemi sul piano interno.

Pensiamo all'Egitto che ha una crisi economica importante o a paesi come la Giordania, altro

paese che ha firmato la pace con Israele nel 1994, che vive a una condizione di difficoltà

e di critica al suo interno per non parlare dei paesi del Golfo che hanno firmato alcuni

come gli Emirati Arabi Uniti o il Bahrain accordi di normalizzazione delle relazioni bilaterali

e su questo campo l'Arabia Saudita si portava molto vicino ma ha dovuto interrompre proprio

per timore che questa situazione potesse pregiudicare la sua opinione pubblica e qui

entriamo nel terzo punto, ossia le opinioni pubbliche arabe che a differenza delle loro

leadership sono fortemente vicine alla causa palestinese, anzi solidarizzano fortemente

con questa e criticano i loro governi per le posizioni molto vicine o comunque più

blande nei confronti delle loro leadership, quindi i paesi arabi in questo senso devono

tener conto di tutte queste situazioni e per evitare che questa condizione li possa

condurre a uno sforzo non indifferente devono gestire soprattutto dal punto di vista diplomatico

questa condizione e lo fanno cercando l'appoggio e l'aiuto anche degli attori internazionali

stati Uniti imprimis ma non meno anche Cine e Russia che per motivi differenti possono

giocare un ruolo e un'importanza nell'azione a supporto dei paesi arabi però è pur vero

che il nodo principale rimane sempre lo stesso sia cosa succede se l'azione terrestre

d'Israele a Gaza posterà o comunque contribuirà ad aumentare il numero dei rifugiati palestinesi

e questo è un problema che tutti si pongono e che soprattutto i paesi arabi non vogliono

affrontare perché rischia poi di avere delle ripercussioni anche dal punto di vista demografico

nei territori quindi è davvero una situazione molto incombrante una situazione difficile

da gestire e questa prudenza come ho già detto ai limiti dell'ambiguità è giustificata

dalla necessità di tenere insieme più parti di uno stesso discorso che vede di fatto

gli attori arabi vivere una condizione di difficoltà che potrebbe essere acquita proprio

dal conflitto tra Israele a Mass.

Grazie a Giuseppe Dentice beh vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni la situazione

è molto fluida ad oggi Israele non è ancora entrata nella striscia di Gaza vedremo se

lo farà nelle prossime ore vedremo quali saranno a quel punto le vere reazioni da

parte dei paesi arabi di sicuro qualcosa dovranno dire perché purtroppo quando un

invasione c'è i morti poi aumentano e di sicuro un paese come l'Arabia Saudita non

può continuare a stare in silenzio.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento

a domani ciao.

Ma perché è un podcast scritto da me Marco Maisano riprese e montaggio Giulio Rondolotti

musici originali Matteo Cassi supervisione tecnica Gabriele Rosi responsabile di produzione

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Sono molti gli analisti che considerano l'attacco del 7 ottobre a Israele da parte di Hamas un modo da parte di quest'ultimo per rallentare il processo di normalizzazione tra Tel Aviv e l'Arabia Saudita. Come dire, se Israele risponde duramente all'attacco, senz'altro Riyad sarà costretta a prendere le distanze. E invece... Da quando la guerra è cominciata i paesi solitamente vicini alla causa palestinese, hanno preferito tenere un profilo basso. Poche, pochissime le parole di supporto ai palestinesi. Ma perché? Ne paro con Giuseppe Dentice.

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