Ma perché?: 196 | Ma perché questa guerra in Israele non è come le altre?

Radio Deejay Radio Deejay 10/11/23 - Episode Page - 10m - PDF Transcript

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Prima di tutto le parole, Hamas, cosa vuol dire?

È l'acronimo di Harakat al Mokkawamal Islamia, un movimento islamico di resistenza ed è il

movimento che ha il governo della streccia di Gaza.

È un'organizzazione composta da un'ala politica, diciamo così più tradizionale,

e da un'ala militare.

Quali sono i suoi riferimenti politici?

Il fondamentalismo islamico sul Nita.

Se volessimo occidentalizzare appunto a parole il concetto, diremmo che Hamas è un partito

militare di estrema destra.

Bisogna poi aggiungere che Stati Uniti, un'Europa, Canada, Giappone e molti altri paesi tra cui

anche alcuni Arabi considerano Hamas un'organizzazione terroristica.

Ora veniamo ai fatti.

Sabato scorso, il 7 ottobre, gli uomini di Hamas hanno lanciato un'attacca sorpresa

via terra, aria e mare a Israele.

Hanno fatto in ruzione nei villaggi intorno alla striscia di Gaza, ucciso centinaia di

civili, e la stessa cosa è accaduta ai ragazzi alle ragazze che stavano partecipando a un

rave vicino al confine con la striscia.

Si contano poi almeno 100 staggi.

I morti israeliani ad oggi sarebbero oltre 900, e diverse centinaia sarebbero poi le

vittime palestinesi, asseguito appunto dei rai da erei di Tel Aviv, sopra appunto la

striscia.

Sono numeri enormi.

Da decenni, dal 1973 almeno, Israele non subiva un attacco di queste proporzioni.

Questa abetta di tutti gli analisti non è una guerra come le altre.

Ma perché?

Io sono Marco Maisano, e ogni giorno, asse macchine sapi di me, provo a ripartire dalle

basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.

Ma perché?

Riferimenti temporali.

1973.

Cittavo poco fa questa data.

Cosa è accaduto quell'anno?

Israele subisce monte un attacco a sorpresa da parte dell'Egitto e della Siria.

Nel giorno della festività ebraica più importante, lo Yom Kippur, motivo per cui appunto quel conflitto

viene ricordato come la guerra de lo Yom Kippur.

Israele resiste e in meno di un mese respinge oltre i propri confini gli arabi.

Oggi questa guerra viene molto ricordata intanto per un motivo molto semplice, il periodo.

Oggi come allora era ottobre e poi per le dimensioni dell'attacco e per il numero di perdite.

Erano decenni però che Israele non subiva appunto un attacco di quelle proporzioni.

Cosa c'è di diverso dall'ora?

Tutto, anche Israele stesso è un paese diverso.

Basti solo pensare che veniva fuori da un altro grave conflitto, quello del 67, la guerra dei 6 giorni.

E che da poco in realtà aveva proclamato la propria indipendenza.

25 anni prima, nel 1948, quindi quello del 73 era veramente un paese appena nato.

Oggi tutto è cambiato, anche i conflitti sono cambiati.

E anche quelli con Amas che non hanno mai portato neanche lontanamente a questo numero di vittime.

Insomma, la guerra da decenni non è più in casa e lo shock in queste ore si sta facendo sentire.

Anche perché ogni giorno che passa ci si rende conto che questa guerra è davvero diversa da tutte le altre.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Sharon Nizza, giornalista, freelance e producer.

Questa è la risposta che mi ha mandato.

Israele sta senza dubbio affrontando il momento più tragico dalla sua fondazione 75 anni fa.

L'attacco a sorpresa che ha venuto sabato mattina all'alba, la parte di Hamas, sia misilistico sia con incursione via terra ha delle proporzioni che attualmente è persino ancora difficile valutare.

C'è chi parla dell'11 settembre israeliano, ma in realtà se consideriamo la popolazione di 9,5 milioni di Israele la proporzione è chiaramente molto superiore.

È senza dubbio l'ora più buia che sta vivendo questo paese e non solo per questi numeri indicibili e la ferocia dell'assalto alla popolazione civile,

ma anche perché e soprattutto perché rappresenta un fallimento disastroso e senza precedenti nelle capacità di intelligente dell'apparato di sicurezza israeliano.

Questo era già avvenuto nel 1973 durante la guerra del Qipur di cui peraltro si segnavano i 50 anni esattamente il giorno prima di questa strage, cioè venerdì.

Ma è chiaro che a questo punto quello che sta accadendo in queste ore è supera di gran lunga quel già tragico bilancio e a differenza di allora quando l'esercito colpito a sorpresa dal legitto della Siria riusciamo a militarsi subito di ad avere poi la meglio,

questa volta il dramma non è solo nella falla dell'intelligenza, ma è soprattutto nella capacità operative dell'apparato militare che colto di sorpresa non ha saputo questa volta reagire in maniera tempestiva.

Questa mattina il portavoce militare ha annunciato che sono stati rivenuti i corpi di 1500 miliziani di Hamas all'interno del territorio israeliano.

Siamo parlando quindi di un numero così alto ed è così impensabile riuscire a capire come siano riusciti a infiltrarsi in pochissimo tempo quel sabato mattina in territorio israeliano in contemporaneo sotto gli occhi delle vedette,

che poi in realtà adesso stiamo capendo dall'analisi della dinamica che con dei droni sono state abbattute prima che i miliziani superassero il confine.

Comunque, diciamo che la maggior parte del paese in questo momento, anzi direi quasi tutto e compresa anche gli analisti, si concentrano nell'azione, nella reazione e in momento diciamo dei conti dell'evalutazione del fallimento arriverà più tardi.

Attualmente oltre 300 mila di servizi sono stati richiamati, la popolazione civile è tutta unita nell'aiutare gli evacuati a fornire aiuti, sosteni e soldati alle famiglie delle vittime.

Nel frattempo la reazione israeliana attualmente si concentra solo su bombardamenti estensivi sulla striscia,

ma è evidente che non potrà essere limitata a questo scenario che è già avvenuto in passato quando l'aminaccia era limitata ai soli attacchi mistilistici.

Israeli deve ripristinarla sua deterrenza e secondo i scenari che si sviluppano questo potrebbe accadere solo con un'entrata via terra delle truppe e una possibile rieoccupazione militare della striscia.

Inoltre l'aminaccia dell'apertura in contemporaneo anche di un fronte al nord è estremamente concreta,

con la milizia filoreanniana che sbellà che da Libano ha già lanciato alcuni colpi di mortaio e io mi trovate la viva e appunto la situazione è surreale.

Tutti i negozi sono chiusi, c'è ancora qualche bar aperto per poche ore, non c'è possibilità comunque di trovarsi pubblicamente in numeri troppo estesi.

Anche tutte l'operazione di assistenza e di aiuto veramente incredibili come l'appolazione civile si stia mobilitando per questo.

Si svolgono in luoghi sicuri, diciamo che gli scenari sono del tutto tutto ancora aperti, il drama purtroppo potrebbe avere dimensioni ancora più mostrose.

Grazie a Sharon Nizza, vedremo cosa accadrà nelle prossime ore.

Tutti si chiedono cosa ne sarà dei neonati rapporti tra Israele e molti paesi arabi, soprattutto quelli degli accordi di Abramo del 2020, no?

Israele aveva normalizzato con questi paesi appunto i propri rapporti, Miratti Arabi, Bahrain, Marocco e poi l'Arabia Saudita, il paese Cardine, diciamo così, del mondo Sunnita, no?

E attorno a questo paese che si muovono veramente gli equilibri nel Medio Oriente e l'Arabia Saudita aveva cominciato tutto quanto un processo di normalizzazione dei rapporti con Israele e tutto faceva per sperare appunto a un qualcosa di nuovo in Medio Oriente, grazie appunto a questi rapporti.

Per adesso l'Arabia Saudita non ha rilasciato dichiarazioni che vanno in contrasto rispetto a questo processo di normalizzazione, ma chiaro, bisognerà vedere cosa accadrà nelle prossime ore.

Gaza è sotto assedio ed è, come dire, plausibile che ci saranno moltissime vittime palestinesi nelle prossime ore e bisognerà appunto vedere di fronte a quelle vittime cosa dirà davvero l'Arabia Saudita.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento domani, ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maesano? Riprese e montaggio Giulio Rondolotti, musiche originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione Denny Stucchi, una produzione One Podcast.

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Il 7 ottobre i miliziani di Hamas hanno attaccato a sorpresa Israele via terra, via aria e via mare. Un'operazione impensabile fino a qualche giorno fa. I morti civili sono oltre 900, quasi tutti concentrati nelle aree attorno alla Striscia di Gaza: in quei luoghi i miliziani hanno ucciso famiglie casa per casa e perpetrato un massacro ad un rave party che si stava svolgendo lì vicino. Oggi, secondo molti analisti, Israele sta vivendo la sua ora più buia. Una cosa è certa, questa guerra non è come le altre. Ma perché? Ne parlo con Sharon Nizza.

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