Ma perché?: 191 | Ma perché parliamo di Brics?
Radio Deejay 10/5/23 - Episode Page - 9m - PDF Transcript
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La guerra in Ucraina ha diviso in due il mondo, o meglio ha rimarcato le distanze che già
esistevano, no?
Quelle tra il blocco occidentale, diciamo così, tra il G7 a guida americana, la Russia,
un tempo per altro membro del G8, divenuto G7 proprio dopo la sua esclusione, la Cina
e tutti quei paesi che credono in un modello di sviluppo diverso da quello occidentale.
La guerra in Ucraina, dicevo, questa appunto ha diviso il mondo.
Una parte consistente del mondo occidentale ha deciso di aiutare Kiev anche militarmente
e di condannare senza se e senza ma l'azione di Putin, no?
L'altra parte, invece, ha scelto o di schierarsi apertamente al fianco della Russia o quanto
meno di sorvolare su certi termini.
Invasione, ad esempio, è una parola che si sceglie di non pronunciare.
Bene, in questo contesto di divisione, che in certi momenti ha raggiunto dei picchi di
tensione appunto molto alti, si ha cominciato a parlare di BRICS.
Ma perché?
Io sono Marco Maisano e ogni giorno, assia macchine sapi di me, provo a ripartire delle
basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.
Ma perché?
Dunque, BRICS, cosa vuol dire, è un acronimo, sta per Brasile, Russia, India, Cina, Sud
Africa.
E dunque, BRICS, altro non è che è un gruppo di paesi fondato nel 2009, a rianizzo tra
l'altro il Sud Africa non era presente e il gruppo si chiamava BRICS.
Ad oggi il nome rimane BRICS, ma i paesi che si sono uniti sono molti di più, soltanto
quest'anno appunto si sono uniti Argentina, Iran, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi
Uniti ed Etiopia.
E dal 2009 ad oggi appunto di tempo ne è passato e il gruppo probabilmente continuerà ancora
a crescere.
Sono molti i paesi che infatti stanno a guardare alla finestra, paesi asiatici, africani
e sudamericani.
Però, ecco, per molti anni di BRICS se ne è parlato relativamente poco, oggi però le
cose non sembrano più stare così.
Ma perché?
A rispondere alla domanda di oggi è Mattia Dilletti, professore di scienza politica all'Università
alla Sapienza di Roma.
Questa è la risposta che mi ha mandato.
Si parla tanto di BRICS per due motivi, uno di caratteri contingente e uno di caratteri
strutturale.
Stiamo in un momento di forte tensione fra Cina e Russia e Stati Uniti, non solo la
guerra in Ucraina ma anche altri dossier della politica e dell'economia mondiale e quindi
si guarda quello che accade in queste riunioni di questa organizzazione intergovernativa
per capire anche un po' la Cina che in dirizzo sta prendendo perché si tratta per sempre
di un luogo dove può influenzare i partiti dei membri di questa organizzazione in cui
lancia dei messaggi al mondo.
E poi c'è una questione di carattere più strutturale che riguarda sostanzialmente
il futuro del mondo e BRICS sono un po' una sorta di anticipazione di un mondo sempre
meno occidentale, più deoccidentalizzato.
La stessa sigla nasce una ventina di anni fa per descrivere i paesi, Brasile, Russia,
India, Cina e poi si ha aggiunto il Sud Africa, che nel 2050 dovrebbero avere, rappresentare
la maggior parte del prodotto interno l'oldo globale, quindi sostanzialmente rappresentare
il nuovo mondo.
I BRICS erano il nuovo Kavansor ma sono invece la nuova realtà dell'economia mondiale.
Stiamo parlando di paesi che rappresentano il 46% della popolazione globale e oltre
il 30% del piglio globale.
Il G7 per fare un raffronto rappresenta il 10% della popolazione globale e il 30% del
piglio globale.
Stiamo parlando di paesi che sono già affermati, questi paesi ovviamente cosa vogliono, vogliono
che le istituzioni globale, l'ordine politico e l'ordine economico del mondo siano attrazione
sempre meno americana, che in qualche modo incorporino anche le loro esigenze di creare
forme di investimento, di relazioni finanziarie, economiche e monetari tra paesi che li vedano
meno svantaggiati rispetto ad alcune istituzioni internazionali che vengono viste come il
Fondo Monetario Internazionale per esempio, vengono viste come un domini americano.
Quindi ho fatto eminentemente politico, ho fatto politico che si sono arrivati sei
nuovi paesi che entreranno a fare parte dei BRICS a partire il 2024.
Appunto si descriva un nuovo mondo in cui le Europe e gli Stati Uniti devono pensare
a come riorganizzarsi e lo stanno facendo in chiave abbastanza antagonistica rispetto
a questo potenziale e nuove ordine globale.
La verità è che adesso noi abbiamo un prospetto perché questi paesi poi hanno un rapporto
molto diverso con l'Occidente da paese a paese e hanno agende diverse, insomma questo futuro
è difficile che avanzi in maniera lineare e semplice come a volte se non raccontarci
gli stessi membri dei BRICS.
Grazie a Professor Mattia Dilletti, vedremo appunto cosa accadrà con i BRICS, vedremo
se questi veramente come dicono entro il 2050, come si sente, riusciranno a superare
il blocco occidentale in termini economici e non solo, la cosa è evidentemente possibile
almeno per alcuni di loro, questo dicono anche i dati che forniscono i paesi occidentali
stessi, non solo perché le nostre economie vivono dei momenti di difficoltà, se pensiamo
per esempio all'inflazione che sta colpendo tutto quanto il blocco occidentale, ma anche
perché viviamo un vero e proprio inverno democrafico in Italia, soprattutto ma non solo,
facciamo sempre meno figli e dunque ci sarà in futuro sempre meno forza lavoro e quindi
è evidente che faremo più difficoltà rispetto a chi invece questo problema non ce l'ha.
Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento
a domani, ciao!
Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maesano, riprese e montaggio Giulio Rondolotti,
musiche originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione
Dennis Stucchi, una produzione One Podcast.
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La guerra in Ucraina ha diviso in due il mondo. O meglio, ha rimarcato le distanze che già esistevano: quelle tra il blocco occidentale e quindi tra il G7 a guida americana, e la Russia, la Cina e tutti quei paesi che credono in un modello di sviluppo diverso. Una parte consistente del mondo occidentale ha deciso di aiutare Kiev militarmente e di condannare senza se e senza ma l’azione di Putin, l’altra parte appunto ha invece scelto o di schierarsi apertamente con la Russia o quanto meno di sorvolare su certi termini: invasione ad esempio è una parola che si sceglie di non pronunciare. Bene. In questo contesto di divisione, che in certi momenti ha raggiunto momenti di tensione molto alti, si è cominciato a parlare molto di BRICS. Ma perché? Ne parlo con Mattia Diletti.
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