Ma perché?: 166 | Ma perché la strage di Ustica rimane un mistero?

Radio Deejay Radio Deejay 9/6/23 - Episode Page - 9m - PDF Transcript

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Era scattato un piano per colpire l'aereo sul quale volava Gaddafi, ma il leader libico

sfuggia la trappola perché ha avvertito da Craxi, adesso l'Eliseo può lavare lontà che pesa su Parigi.

Chissà, parli, avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la storia.

A pronunciare queste parole, pesanti e come macigni, riferite peraltro alla strage di Ustica,

è stato l'ex presidente del Consiglio ed ex giudice, poi presidente della Corte Costituzionale,

Giuliano Amato, nel corso di un'intervista rilasciata a Repubblica.

Amato, in poche frasi, ha sostanzialmente rimarcato il fatto che no.

Quello della strage di Ustica non è un caso ancora chiuso.

Ma perché?

Io sono Marco Maisano e ogni giorno, assia macchine sapi di me,

provo a ripartire dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.

Ma perché?

Dunque, come sempre, un po' di informazioni essenziali per entrare nel merito del perché di oggi.

Il 27 giugno del 1980 alle 20 e 59, un aereo 19 della compagnia Itavia,

in bolo da Bologna a Palermo, con 81 persone a bordo, precipita in mare vicino,

appunto all'isola di Ustica, nord di Palermo.

Quello di Ustica è uno dei misteri più eclatanti dello scorso secolo.

Le inchieste giornalistiche sono state tantissime.

Tre filoni di inchiesta e relativi processi e forze centinaia le ricostruzioni.

Alcune, surreali, altre più verosimili.

Ancora oggi, però, di quella strage non sappiamo davvero tutto.

Ancora oggi, la strage di Ustica rimane un mistero.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Mario De Prospo, storico e docente dell'Università di Bologna

e autore del libro, protagonisti contro voglia,

governi e militari durante le indagini sulla strage di Ustica.

Questa è la risposta che mi ha mandato.

A 43 anni di distanza, la strage di Ustica è ancora un mistero irrisolto.

Sappiamo quello che è successo la sera del 27 giugno 1980,

quando un aereo di linea, un 19 della compagnia privata Itavia,

decolla da Bologna diretto a Palermo, con 81 passeggeri a bordo.

L'aereo non arriverà mai a destinazione.

Esplode in cili del terreno, tra le isole di Ponsa e Ustica, inabissandosi in mare.

Non sappiamo chi ha fatto esplodere questo aereo in cili del terreno.

Per decenni si sono susseguiti dei pistaggi, mezzoverità, bugie,

che hanno reso molto più difficile le indagini.

Con il tempo, però, si è riusciti, grazie al lavoro di giornalisti, giudici,

parlamentari e più recentemente anche di storici, ad avere un quadro di senso condiviso,

plausibile, che getta luce sugli eventi di quella sera di fine giugno di 43 anni fa.

Un episodio di guerra aria sui cedi del terreno.

Un episodio di guerra aria che vide coinvolto l'aereo Itavia per puro caso.

Lo scontro, infatti, riguardò degli aerei della NATO, dell'alleanza atlantica,

contrapposti a degli aeri della loro notica militare libica.

Molto probabilmente l'obiettivo era abbattere l'aereo con a bordo il dittatore libico Gheddafi.

La missione di una responsabilità per questo sciagurato episodio

significerebbe fare emergere delle verità molto scomode.

La prima era che nei cili del terreno era in corso una guerra, una guerra non dichiarata.

Una guerra di cui molto probabilmente i vertici politici ignoravano l'esistenza.

La missione di un simile episodio avrebbe poi messo molto in cattiva luce l'Italia

nei confronti degli altri alleati occidentali.

Significava mettere che l'autorità italiane permettevano il sol volo

agli aerei libici del proprio spazio aereo.

La Libia, ricordiamolo, era un paese ostile all'alleanza atlantica,

ma allo stesso tempo e qui l'ambiguità.

Uno stretto partner commerciale dell'Italia in quegli anni.

L'istituzione che in Italia più di tutte si opposta a questa ipotesi di guerra aerea

è stata nel tempo l'istituzione militare, in particolar modo i vertici dell'aeronautica militare italiana.

I militari hanno negato in tutte le sedi questa ipotesi e lo scenario di guerra aerea,

ma soprattutto lo hanno negato col governo con i decisori politici italiani.

Questo comportamento ha portato ad un'accusa per i vertici dell'aeronautica

e a un processo penale per alto tradimento e depistaggio che è stato al lungo

il principale filone di inchiesta relativo alla strage di Ustica.

Una simile vicenda ha messo in dubbio la credibilità e la fedeltà

dei vertici militari nei confronti dei vertici politici e del governo italiano.

Va detto che in sede penale nessuno dei generali accusati di alto tradimento e depistaggio

è stato condannato in via definitiva per mancanza di prove.

Un esito diverso hanno avuto però i processi avvenuti in sede civile.

In questa sede i ministeri di trasporti e della difesa sono stati condannati

a un ingente risarcimento danni, confermando lo scenario di guerra aerea,

l'abbattimento del volo Italia con un misile

e le bugie dei militari nei confronti del governo italiano.

Arriviamo al presente e alle recentissime dichiarazioni di Giuliano Amata

che hanno rilanciato l'ipotesi che ad abbattere l'aereo Italia

sia stato un misile lanciato da un belivolo militare francese.

La Francia nel 1980 vive un momento di forte tensione con la Libia di Keddafi.

La Libia infatti aveva messo seriamente in discussione

il ruolo fondamentale dei francesi nella regione dell'Africa subsariana.

Le forze armate francesi inoltre avevano tutti i mezzi tecnici e le capacità

per abbattere con un misile un aereo come il volo Italia.

Un ipotesi dunque credibile.

Negli anni le richieste di collaborazione formulate dalle autorità italiane

però non hanno portato risultati concreti.

I francesi hanno infatti risposto correticenza e una scarsa volontà politica

di collaborare concretamente nel risolvere il caso e apurare le proprie responsabilità.

Seppure domani il governo di Parigi decidesse di collaborare

a più di 40 anni dalla tragedia.

E lecito chiedersi quanta documentazione utile sia sopravvissuta

alla distruzione e al timore di verificare, carti alla mano,

la verificità di una ipotesi plausibile ma troppo scomoda.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi

e come sempre vi do appuntamento a domani.

Ciao!

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Il 27 giugno del 1980 alle20:59 un aereo DC-9 della compagnia ITAVIA in volo da Bologna a Palermo con 81 persone a bordo precipita in mare vicino all’isola di Ustica, a nord di Palermo. Ma cosa è successo? Quello di Ustica, è uno dei misteri italiani più eclatanti dello scorso secolo. Le inchieste giornalistiche sono state tantissime, tre i filoni di inchiesta e i relativi processi, e forse centinaia le ricostruzioni. Alcune surreali altre più verosimili. Ancora oggi, quello della strage di Ustica, rimane un mistero. Ma perché? Ne parlo con Mario De Prospo.

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