Ma perché?: 164 | Ma perché Trump è stato arrestato?

Radio Deejay Radio Deejay 9/4/23 - Episode Page - 10m - PDF Transcript

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Rieccocci, oggi, 4 settembre 2023, torna, ma perché?

Sono, devo dire, molto felice di riprendere, in queste settimane sono accadute molte cose

e ad alcune di queste vedrete, dediceremo anche delle puntate.

Anzi, oggi già la prima, sì, perché una delle immagini che più mi ha colpito durante questa pausa

e che mi ha, come dire, in un qualche modo distratto dalle ferie,

è quella che ritrae Donald Trump che guarda dritto dentro all'obiettivo,

non ce l'avete presente, ha uno sguardo di sfida e non sembra essere proprio felice,

anche se c'è che è pronto a scommettere il contrario, dopo lo vedremo.

Quella foto però non è una delle tante foto che sono state scattate a Trump in questi anni,

quella è nient'altro che la sua foto segnaletica.

Già perché mentre eravamo in ferie, diciamo così, il 45esimo presidente degli Stati Uniti d'America

è stato arrestato e condotto nel carcere degli Atlanta in custodia cautelare.

Ma perché?

Io sono Marco Maisano e ogni giorno, a sé macchine sa più di me,

provo a ripartire dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.

Ma perché?

Ora, per fortuna non succede, no, tutti i giorni che un presidente americano venga portato in carcere.

Anzi, a dirla tutta, Donald Trump è il primo.

Ma Trump non è nuovo, no, ai primati e agli eccessi.

Qui, ma perché in una delle ultime puntate prima della pausa estiva avevamo parlato, no,

proprio del fatto che ancora oggi l'ex presidente americano è il candidato favorito

dei repubblicani per le prossime elezioni del 2024.

Il che è abbastanza impressionante perché Trump è uno degli uomini più divisivi d'America,

questo si può dire, aperzo contro Biden.

Peraltro è una cosa molto rara, perché i presidenti americani non rieletti al secondo mandato

sono davvero molto pochi, ma nonostante tutte le cose fatte, appunto,

continua ad essere amato da milioni di americani.

E anche se a noi, appunto, da qui non ci sembra, no, che abbia fatto proprio un ottimo lavoro.

La gestione della pandemia, no, è stata quanto meno controversa,

poi ci sono i suoi rapporti con i leader più autoritari del mondo,

il muro con il Messico e tante altre cose.

Una nuova notizia che lo riguarda, però, sembra aver veramente portato l'ex presidente ad un nuovo, no,

livello di notorietà.

La foto segnaletica scattata di nell'ufficio dello serifo della Contea di Falton in Georgia

ha fatto il giro del mondo e ha fatto guadagnare, pensate, a Trump in pochi giorni diversi milioni di euro

grazie appunto ai gadget che hanno utilizzato proprio quella foto.

Ma non solo, i benefici di cui potrebbe godere il tycoon da questo arresto, come vedremo tra poco, sono anche altri.

Prima però, come sempre, un passo indietro.

Donald Trump è stato prima arrestato e poi rilasciato.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Francesco Semprini,

corrispondente per la stampa da New York e reporter di guerra.

Questa è la risposta che mi ha mandato.

La foto segnaletica scattata a Donald Trump il giorno in cui l'ex presidente americano si è costituito presso il supercarcere della Contea di Falton

dopo l'incriminazione a suo carico per aver tentato di ribaltare l'esito del voto in Georgia e scippare a Joe Biden

la vittoria alle presidenziali del 2020, segna, ancora una volta, una pagina senza precedenti nella storia degli Stati Uniti.

Non solo perché Trump è il primo ex inquilino della Casa Bianca a finire la sbarra.

Sono quattro, si nadora le incriminazioni da lui collezionate.

Ma perché, la prima volta in assoluto, che al Taikun, travolto da un intreccio di vicende giudiziarie,

non viene risparmiato nulla di ciò a cui vengono sottoposti cittadini comuni raggiunti da un capo di imputazione,

compresa la foto segnaletica, appunto, contanto di numero di matricola.

Il passaggio di Trump al carcere di Fulton è però durato molto poco, vista la cauzione da 200 mila dollari,

patteggiata preventivamente dai suoi legali per garantirli di poter fare subito ritorno a casa.

Non prima però di inveire ai microfoni decronisti e davanti ai sostenitori radunati lì per l'occasione,

dicendo di aver vissuto un'esperienza che lo ha letteralmente traumatizzato

e ribadendo di essere vittima di una caccia alle streghe, da parte di una magistratura politicizzata a sinistra

che applica procedure e metodi da paesi del terzo mondo.

Il processo in Georgia di competenza statale, il quarto, appunto, dopo quelli di New York, Miami e Washington,

è tuttavia quello più pericoloso per il Tycoon, perché la procura sarebbe in possesso delle cosiddette smoking gun,

le pistole fumanti, ovvero quelle prove provate come SMS e intercettazioni telefoniche

che dimostrerebbero inequivocabilmente gli intenti sovversivi e criminali dell'ex presidente e dei suoi 18 coimputati,

tra cui spica il nome dell'ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, già avvocato del Tycoon,

il quale, tuttavia, continua a volare nei sondaggi con una raccolta a fondi e un rafforzamento dei sostegni

che crescono in maniera direttamente proporzionale al crescere dei suoi guai giudiziari.

E questo non solo perché il tono del confronto politico negli Stati Uniti è ormai ostaggio di una sempre maggiore polarizzazione,

o perché gli altri candidati del Partito Repubblicano, compreso il quotatissimo governatore della Florida,

Ron DeSantis appaiono a sei fiacchi, come ha dimostrato il primo dibattito del 23 agosto in vista delle primari del Grand All Party,

ma anche perché Trump è sempre più a ridosso di Joe Biden, la cui ricandidatura inizia a preoccupare anche l'elettorato democratico.

Ed ora quella foto segnaletica scattata nel supercarcere della Georgia rischia di diventare il manifesto politico

della nuova galoppata elettorale di Trump verso la Casa Bianca.

Grazie a Francesco Semprini.

Devo dire, è molto interessante vedere come Trump sostanzialmente dice esattamente le cose che diceva qui in Italia,

l'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Vi ricordate, no, le accuse mosse nei confronti della magistratura da parte di Berlusconi,

quale appunto sosteneva che quest'ultima fosse collusa, no, con una certa sinistra, fosse politicizzata e che lui fosse appunto un perseguitato.

Trump sostanzialmente dice la stessa cosa.

Vedremo se poi in America le cose andranno diversamente, se si arriverà poi appunto ad una condanna nei confronti di Trump stesso,

ad oggi da quello che risulta quella foto segnaletica non ha fatto altro che renderlo ancora più celebre

e forse ancora più amato da una certa parte dell'elettorato americano.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento a domani.

Ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maisano?

Riprese e montaggio Giulio Rondolotti, musiche originali Matteo Cassi,

supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione Denny Stucchi.

Una produzione One Podcast.

Conto sul pronta consegna.

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La foto segnaletica con tanto di matricola dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto il giro del mondo. Lo sguardo del tycoon è di sfida e a dirla tutta non sembra essere proprio felice del momento, anche se sono in diversi a sostenere esattamente il contrario. Sono infatti in molti a credere che Trump otterrà maggiori consensi a seguito di quanto accaduto il mese scorso. Ma cosa è successo esattamente? L'ex presidente degli Stati Uniti è stato arrestato (e rilasciato poco dopo). Ma perché? Ne parlo con Francesco Semprini.

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