Ma perché?: 162 | Ma perché in Italia si va avanti a condoni?

Radio Deejay Radio Deejay 8/4/23 - Episode Page - 9m - PDF Transcript

Ad un certo punto della nostra esistenza abbiamo cominciato a chiamarla pace fiscale.

Perché sì, pazio è una bella parola che, peraltro, poi associata a fiscale restituisci

un senso di leggerezza, ma soprattutto di legittimità.

Why a chiamarla condono?

Ora, per carità, le parole in politica sono fondamentali, ma io veramente mi chiedo esattamente

in questo caso a cosa serve inventarsi una formula così quando la lingua italiana offre

già una parola che descriva il meglio il concetto condono.

Sarei curioso di chiedere a chi non paga le tasse?

Se ha letto poi la sera, dirà, grazie governo per questa pace fiscale.

O se invece sarà più onesto con se stesso e dirà, e anche stavolta è arrivato il condono.

Perché non prendiamoci in giro, le cose stanno esattamente così.

L'Italia è da più di un secolo che va avanti a condoni.

Ma perché?

Io sono Marco Maesano e ogni giorno, assieme a chi ne sa più di me,

provo a ripartire delle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.

Ma perché?

Non voglio essere pocrita.

Io ho sempre percepito il pagare le tasse come un dovere,

e non so voi, ma i doveri tendenzialmente mi stanno più stretti dei piaceri.

L'ex ministro dell'Economia del Governo Prodi era il 2006 e il ministro era tombaso pado a schioppa,

disse in un'occasione che le tasse sono bellissime.

Ecco, il mio senso civico si ferma un attimo prima,

ecco, definirle bellissime forse è troppo.

Le tasse sono necessarie ed è un nostro dovere pagarle.

Spesso diamo per scontate alcune cose di cui ci serviamo.

In cima alla longalista di servizi, possiamo metterci che ne so, scuola e salute.

Lo so che lo sapete, però secondo me merita comunque dirlo ancora.

Se noi ci ammaliamo di cancro, abbiamo l'assoluta certezza

che qualcuno, questo qualcuno è lo stato, si prenderà cura di noi,

pagando spese che in alcuni casi ammontano a centinaia di migliaia di euro.

Negli Stati Uniti, e lo so che lo sapete,

le persone senza assicurazione sanitaria nel 2021 erano oltre 27 milioni,

secondo lo United States Census Bureau.

Può dire che quelle persone non hanno affatto la certezza di potersi curare dal cancro.

Ve l'immaginate voi un'esistenza in cui sei costretto a pensare

cosa faccio se mi ammalo?

Ecco, le tasse servono a liberarci in parte di questi pensieri, scusate se è poco.

In Italia però, si passa dal dire che le tasse sono bellissime

al viverle come un furto da cui scappare e proteggersi.

È più di un secolo che nel nostro paese ogni tot anni salta fuori un condono

con l'unico fine di perdonare chi le tasse sceglie di non pagarle.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Giuseppe Colombo,

giornalista economico di Repubblica.

Questa è la risposta che mi ha mandato.

L'Italia va avanti a condoni per ragione di consenso politico,

perché è facile raccogliere consenso quando al contribuente infedele, cittadino e impresa così,

si offre una grande possibilità.

E c'è quella non solo di non pagare più sanzioni interessi e agi,

che sono maturati nel corso degli anni sulle imposte che non sono state versate al fisco,

ma c'è anche la grande possibilità di non pagare più una parte o addirittura tutto il valore dell'imposta.

Un vantaggio che negli anni è stato sfruttato da milioni di cittadini

e per questo molti governi, soprattutto quelli di destra,

hanno considerato un atto di necessità.

Giorgia Meloni, che guida l'ottuale governo, lo definisce tape fisco amico,

ma in realtà il confine tra i contribuenti onesti che pagano le tasse e quelli che invece evadono

è stato ampiamente superato anche questa volta.

La grande giustificazione che tutti i governi da destra a sinistra hanno dato per il condono

è quello di cancellare somme che il fisco non riesce a recuperare.

E questo è in discorso che è solo in parte vero,

perché nel grande magazzino fiscale dell'Agenzia delle Entrate ci sono sì oltre mille miliardi di crediti non riscossi,

tasse non pagate, molte e tutti quei contributi, versamenti, insomma,

soldi che i contribuenti dovevano al fisco e che poi sono diventate cartelle sattoriali

e che però l'Agenzia delle Entrate, per diverse ragioni, non è riuscito a recuperare.

Inoltre il condono fiscale veicolo un messaggio psicologico molto pericoloso,

perché il contribuente è indotto a pensare che la può fare sempre Franca, che ha una seconda possibilità,

ma non per pagare quello che doveva avversare allo Stato, ma addirittura per non pagare nulla.

E questo effetto psicologico che è stato anche studiato dagli esperti del fisco è, diciamo,

una dinamica che può contribuire in negativo ad accrescere un fenomeno strettamente collegato al condono,

che è quello dell'evasione fiscale.

L'Agenzia delle Entrate l'anno scorso, nel 2022, è riuscita a recuperare la cifra record di 20 miliardi,

ma il tax gap, cioè la differenza tra le somme dovute e quelle effettivamente incassate,

in Italia sfiora i 100 miliardi all'anno.

Nel magazzino ci sono cartelle che fanno riferimento addirittura a persone che sono decedute,

è difficile se non impossibile quindi recuperare queste somme,

ma ci sono altrettante cartelle che invece potrebbero continuare il loro percorso

e quindi permettere al fisco di recuperare le somme che contribuenti dovevano allo Stato.

Il condono interviene come una accetta proprio qui, ed è quindi l'importo che di volta in volta viene fissato

dalle piccole cartelle a quelle più grandi a determinare il perimetro del grande favore

nei confronti dei contribuenti in fedeli.

Eppure queste somme che vengono abbonate attraverso i vari condoni servirebbero come alle casse pubbliche dello Stato,

perché le tasse rappresentano una delle principali fonte di finanziamento del bilancio pubblico.

Insomma, sono soldi che entrono dalla collettività e che vengono poi riversati in uscita sulla stessa collettività,

soldi che vengono dati ai cittadini e le imprese sotto forma di servizi,

sono le pensioni, gli ospedali e tutto il mondo del welfare che appunto viene finanziato attraverso le tasse.

Grazie a Giuseppe Colombo, quindi insomma è chiaro che la motivazione per cui noi tendenzialmente in Italia

ci aspettiamo costantemente un condono è di natura elettorale, o meglio, è anche di natura elettorale,

perché i partiti che decidono di procedere in quel senso sanno perfettamente che milioni di italiani li botteranno,

solo che questo meccanismo ha innescato ormai il pregiudizio, e non è neppure più un pregiudizio,

da parte di chi le tasse non le paga, che comunque pur non pagandole a un certo punto salterà fuori un condono.

È come dargli torto, perché tendenzialmente quello che succede io non pago le tasse oggi,

ma so che fondamentalmente, male che vada, tra quattro, cinque, sei, sette anni arriva un condono

e io quelle tasse che devo pagare non le pagherò mai, o le pagherò con un grande sconto,

che di fatto non mi meriterei, quindi si passa dalle sanzioni agli sconti.

Va, mi sembra veramente il mondo alla rovescia.

Va beh, io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi, e come sempre vi do appuntamento a domani, ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maesano?

Riprese e montaggio Giulio Rondolotti, musiche originali Matteo Cassi,

supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione Denny Stucchi.

Una produzione One Podcast.

Stati Uniti, anni 50. Siamo in piena guerra fredda.

Il governo americano è disposto a tutto per dibattere il nemico,

dagli esperimenti con il porridge radioattivo, alle ignizioni di plutonio sui soldati,

fino ad arrivare ad un esperimento che ha dell'incredibile.

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Ad un certo punto della nostra esistenza abbiamo cominciato a chiamarla “Pace fiscale”. Perché si, "pace" è una bella parola che se associata a “fiscale” restituisce un senso di legittimità. Guai a chiamarla “condono”. Ora, le parole in politica sono fondamentali, ma a cosa serve inventarsi una formula così quando la lingua italiana offre già una parola che descrive al meglio il concetto? Condono. Ecco, l'Italia è il paese che da più di un secolo che va avanti a condoni. Ma perché? Ne parlo con Giuseppe Colombo.

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