Ma perché?: 147 | Ma perché si parla di riaprire le miniere in Italia?

Radio Deejay Radio Deejay 7/18/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript

Quando sento parlare di miniere, faccio un salto con la mente indietro nel tempo.

Miniere, minatori, bloghi e persone spariti che ormai ci capita di vedere solo nei film

e mi sento di dire meno male.

La maggior parte delle miniere in Italia sono state chiuse nel corso del 900, quelle di

ferro in valle da Osta, quelle di carbone nel Sulcis in Sardegna, tutte chiuse per più

di un motivo.

I costi elevati e la scarzità della materia prima è presente nel sito.

Noi però da privilegiati quali siamo in realtà, non ciponiamo il problema di come e dove

il nostro paese e l'Europa si procurano le materie prime per costruire le cose che

utilizziamo tutti i giorni.

Intendo dire che sì, ok le miniere sono chiuse, ma il ferro lo tocchiamo di continuo e quindi

lo compriamo dall'estero, il che va bene, anzi, benissimo, almeno, andava benissimo,

perché l'Europa e il governo stanno ragionando se e come riaprire le miniere anche in Italia.

Ma perché?

Io sono Marco Maesano e ogni giorno, a sé macchine sapi di me, provo a ripartire dalle

basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo, ma perché?

Secondo l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in Italia ci sarebbero

circa 3.000 siti da cui potrebbe essere ancora oggi possibile strarre materie prime critiche,

ovvero quelle materie prime fondamentali per i cicli industriali e per la transizione

ecologica.

La produzione di energia olica, per esempio, ma anche quella solare, ha moltissimo bisogno

di queste materie prime e si stima che tale necessità continuerà a crescere negli anni.

Io devo dire, sono stato una volta in una miniera di carbone in Ucraina, era il 2020, ed è stata

un'esperienza allucinante che non dimenticherò facilmente.

La location, come potrete immaginare, appunto era quella di un film, a scensori enormi che

portano sottoterra, buio pesto, se non appunto una piccola luce messa sul casco, l'aria

irrespirabile e poi soprattutto loro, i minatori, venuti veramente fuori da un film.

Il volto coperto di polvere nera, poche protezioni e tanta tantissima fatica.

Ecco, di miniere come quelle in Italia ci ne sono state.

Il carbone in Sardegna, lo dicevo prima, il ferro in valle da Osta e perfino loro sempre

in valle da Osta, dove si trovava un giacimento primario del metallo prezioso.

Tutto questo, appunto, non è più attivo, l'Italia si riferisce di ciò che le serve

altrove, in questi giorni però qualcosa è cambiato.

Il ministro delle imprese del Made in Italy Adolfo Urso, riferendosi alla possibile riapertura

delle miniere nel nostro Paese, ha detto che, sull'estrazione e la lavorazione, le

norme saranno pronte entro la fine dell'anno.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è il professore Roberto Bruno, ingegnere minerario e professore

associato all'Università di Bologna.

Questa è la risposta che mi ha mandato.

Il governo vuole riaprire le miniere.

Innanzitutto perché le miniere sono state chiuse negli ultimi 50 anni e ne sopravvivono

poche unità, ma attenzione stiamo parlando di quelle miniere che suscitano l'immaginario,

quelle che straggono i minerali che da noi si chiamano di prima categoria, perché in

realtà l'Italia è il terzo produttore europeo per l'intensità di estrazione di minerali,

ma sono i minerali di seconda categoria, quindi i poveri, che non danno troppo nell'occhio,

soprattutto le cave quando vanno in sotterrare.

Occorre allora a ricepire con cautela affermazioni che hanno il sapore di slogan promozionali,

ma che sono distanti dalla real pie creano disinformazione.

Per riaprire le miniere occorre una progettualità a lungo termine.

In realtà il governo sta ricependo una strategia sulle materie prime critiche, messe appunto

dalla UE, i cui dati in questi giorni sono ripresi continuamente dalla stampa.

Questa strategia, tra le varie azioni, richiede paesi membri di aggiornare le informazioni

sulle proprie risorse di minerali critici in vista di una maggiore autonomia del provisionamento.

Lo sta facendo a ISPR, il servizio geologico italiano, ma per definire le risorse a minerali

occorre una stima delle loro quantità e qualità, cosa che richiede nuove campionature, perché

i dati esistenti sono obsoleti, incompleti, imprecisi e scarsi.

Occorre c'è un'attività di prospezione, che non c'entra nulla con la riapertura delle

miniere.

In qualche caso si sta facendo, tanto per avere un'idea dei tempi necessari a mettere

in produzione una miniera.

Dal momento in cui inizia una prospezione si rifinscono le riserve, si fanno i progetti,

si decide per l'investimento, partono le preparazioni, e bene passano oltre 5 anni.

Eccetto alcuni casi sporadici, oggi non stiamo decidendo di aprire alcuna miniera, siamo nella

fase in cui vogliamo conoscere meglio le risorse di cui disponiamo, per poi un domani

verificare se esistono le condizioni tecniche economiche e socioambientali favorevoli per

l'apertura, riapertura di specifiche strazioni di minerali critici.

Tra l'altro, per aprire un'attività extrattivo, coronatori competenti, oggi principalmente

stranieri, personale formato come periti e ingegneri minerali, ma la formazione nel

campo dell'ingegneria e mineraria sta recancellata 30 anni fa e il risultato è che oggi pochi

sono competenti.

La U.S. è sempre nel suo atto sulle materie prime critiche indicato fra lezioni urgenti

in recupero della cultura mineraria andata persa, ma di questo non se ne parla.

Tornando alla domanda, perché il governo vuole riaprire le miniere, ricordiamoci perché

queste materie si chiamano prime, perché senza di loro corollano le fondamenti della

civiltà umana, cominciata con l'età della Pietra, del Bronze, del Ferro, eccetera,

sino ad arrivare oggi alla microera dell'Itio, delle terre rare determinanti per la politica

dell'elettrico, per l'industria informatica.

C'è una sigla che evidenzia i nostri hypocrisi a Nimb, not in my backyard, non nel mio giardino,

le terre rare non le coltivo da me, perché inquidano, ma le compro da qualcun altro che

magari inquina anche lui ma a casa sua, poi scopriamo di essere nelle mani di questi

produttori, che se chiudono i rubinetto ci mettono in ginocchio, peggio che nel caso

di petrol e gas, se la Cina interrompesse la fornitura di terre rare o il Brasile e

del Niobio, tanti saluti alla nostra industria e avremmo bisogno di anni prima di poter

mettere in produzione i nostri depositi sempre che li abbiamo individuati.

Da questa consapevolezza è nata la strategia europea per le materie prime critiche di cui

si sta facendo portavocio il governo, ma come salge impropri facendo intendere che oggi si

decide e domani si apre.

Grazie a Professor Roberto Bruno, che dire, da un lato sicuramente se vogliamo anche

l'ipocrisia nostra, perché appunto queste materie prime poi noi ce le ritroviamo in

mano tutti i giorni, le utilizziamo, ma chi se ne frega se poi stiamo inquinando un posto

che è lontano da casa nostra, ecco.

Dall'altra però c'è anche un problema di comunicazione perché il governo sta in

questi giorni parlando di questa possibile riapertura come se potesse avvenire domani

ma come abbiamo appena sentito non è affatto così, ci vorrà molto tempo e forse chissà

decideremo a un certo punto che non servirà nemmeno più.

Io intanto vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e vi do appuntamento a

domani.

Ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maisano, riprese e montaggio Giulio Rondolotti,

musiche originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione

Denny Stucchi, una produzione One Podcast.

Dream in Dream per One Podcast.

Machine-generated transcript that may contain inaccuracies.

Le miniere sono tra i luoghi meno ospitali del mondo e i minatori svolgono in alcune aree uno dei lavori più usuranti e pericolosi di sempre. In Italia in passato c'erano molte miniere attive: in Sardegna, per il carbone, in Valle d'Aosta per il ferro e l'oro e molte altre. Nel corso del Novecento però sono state quasi tutte dismesse e oggi preferiamo acquistare le materie prime dall'estero, soprattutto dalla Cina. Negli ultimi giorni però il governo ha parlato della possibilità che in Italia vengano riaperte. Ma perché? Ne parlo con Roberto Bruno.

See omnystudio.com/listener for privacy information.