Ma perché?: 145 | Ma perché esiste l'omofobia?

Radio Deejay Radio Deejay 7/15/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript

Un'indagine instat ha rivelato che il 41,4% degli omosessuali nel nostro Paese si sente

discriminato sul posto di lavoro.

Secondo invece la rainbow map tracciata da ILGA, l'organizzazione internazionale che

si occupa di promuovere maggiori diritti per la comunità LGBT, il nostro Paese si colloca

al 22esimo posto in Europa in materia di diritti.

E secondo i dati raccolti da homofobia.org, tra l'aprile del 2022 e il marzo del 2023

sarebbero 165 le persone nel nostro Paese vittime di omolesbo transfobia, non proprio

una bella cartolina.

Il peggio però accade fuori dai confini europei.

Ad oggi l'omosessualità è illegale in ben 71 paesi, paesi in cui il proprio orientamento

sessuale viene appunto punito con il carcere e addirittura in 5 paesi con la pena di morte.

Assurdo, ma è così.

Il mondo per fortuna ha fatto molti passi in avanti, soprattutto in Europa e in Nord

America, ma molto, moltissimo rimane ancora da fare.

In questo podcast però, come sempre, facciamo un passo indietro e partiamo quindi oggi dalla

storia.

L'omofobia, apparentemente, sembra esistere da sempre, ma è così e soprattutto, ma perché?

Io sono Marco Maisano e ogni giorno, a sé macchine sa più di me, provo a ripartire

dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.

Ma perché?

L'omofobia è una forma di razzismo, una delle tante sfaccettature del razzismo appunto.

Oggi lo sappiamo, sappiamo che le discriminazioni non sono collocate una separata dall'altra.

Se parli con un omofobo scopri che in realtà ce l'ha anche con le persone nere, con quelle

migrate, con le donne, chi non concepisce l'idea che all'interno di una società esistono diversi

colori e che questi non sono escludenti del singolo, ma al contrario ne garantiscono

l'esistenza, non esprima un'opinione.

Su questo punto spesso c'è un frantendimento.

Essere omofobo e non garantire non accettare la libertà del prossimo non è un'opinione.

È razzismo e discriminazione, punto e a volte.

Una stessa persona può subire una doppia discriminazione, perché gay e magari perché donna.

Oggi abbiamo tutti gli strumenti possibili per comprendere la società e la richiesta

di maggiori diritti da parte del singolo.

Eppure, nonostante tutto, gli omofobi sono ancora tanti.

A volte sembra inspiegabile, l'omofobia sembra esistere da sempre.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Daniele Coluzzi, docente di storia, letteratura e scrittore.

Questa è la risposta che mi ha mandato.

Ma perché esiste l'omofobia?

Ciao, sono Daniele Coluzzi e proverò a rispondere a questa domanda che è una domanda complessa,

però ci proviamo lo stesso.

Allora, i problemi di omofobia sono in gran parte contemporanei, cioè popolazioni, civiltà passate,

come per esempio quella greco-romana, non vivevano l'homo sessualità come un vizio, un peccato.

Avevano invece molta più facilità a vivere e a parlare di relazioni tra persone dello stesso sesso.

Nella letteratura latina, per esempio, di cui mi occupo, ci sono tanti autoriche

con una grande trasparenza raccontano i loro innamoramenti maschili.

Mi viene in mente Catullo, che tutti ricordiamo per Lesbia, la donna che ama,

però non ricordiamo quasi mai i suoi componenti dedicati a un ragazzo,

giovenzio, che tra l'altro sono di una bellezza incredibile.

E se andiamo agli albori della nostra civiltà, quindi ancora più indietro,

troviamo addirittura una coppia omosessuale alla base della nostra letteratura,

negli liede a chi le patroclo sono legati dall'amore,

e no, non sono amici o cugini, come diciamo spesso nei contemporanei,

io sono un docente e vi assicuro che su tanti libri di testo si trova ancora questo,

perché è faticoso spiegare il rapporto tra questi due grandi eroi,

che appunto non subivano nessuna forma di homofobia,

ma anzi erano uniti da un rapporto particolare sotto gli occhi di tutti.

E diciamo che nell'antichità si viveva in un mondo prettamente bisessuale, come lo chiameremo oggi,

quindi un mondo in cui si accettava, pur sempre dentro delle regole ben stabilite,

la relazione tra persone dello stesso sesso.

L'homofobia quindi non è un tratto riconducibile al mondo classico,

ma sembra a quello successivo, quello cristiano.

La società, cioè Cambia, i secoli passano,

e il cristianesimo di fatto nega la possibilità agli homosessuali di assistere.

Nonostante questo, gli homosessuali sono sempre esistiti.

Spesso, molte volte, si sono raccontati, si sono dichiarati.

Mi vengono in mente, ad esempio, le bellissime cosi e lettere d'amore che Michelangelo,

proprio lui, proprio l'artista dei papi, scrive a Tommaso dei Cavalieri l'amore della sua vita.

Però, paradossalmente, poi, più andiamo avanti, più la cosa si complica, più l'homofobia cresce.

Tra i secoli, più homofobbi della storia, ci sono il 600,

in cui agisce fortemente nel nostro Paese la controriforma della Chiesa,

e poi l'800.

Noi paghiamo ancora l'homofobia dell'800,

cioè in quel periodo l'homosessualità da peccato diventa addirittura malattia.

E ci abbiamo messo, ci stiamo mettendo due secoli per liberarci da questa visione.

Quindi se l'homofobia esiste esiste perché ha radici profonde, storiche,

che vengono poi, paradossalmente, dal nostro passato più recente.

Io ho fatto una rapida carrelata storica,

perché se l'homofobia esiste è proprio perché non abbiamo ancora imparato

a collocare anche l'amore omosessuale nella storia dell'uomo.

Cioè, se non conosciamo la storia, poi diciamo cosa homofobbe,

come per esempio che l'homosessualità è una cosa nuova,

una moda, sentiamo dire tante volte,

oppure un segno di degenerazione dei nostri tempi, no?

Oggi, ognuno fa come gli pare.

Questa cosa si combatte con il sapere e con l'istruzione.

Altrimenti poi siamo costretti a chiederci appunto

perché esiste ancora l'homofobia.

Grazie a Daniele Coluzzi.

Devo dire, è molto molto interessante scoprire come in epoche storiche passate,

epoche in cui noi siamo abituati a immaginarci l'uomo

alla stregua di un cavernicolo, per così dire, no?

Ma in realtà scoprire che non era così

e che per carità in alcuni settori della società

probabilmente le condizioni di vita dei cittadini saranno state anche peggiori,

ma per esempio nel caso dell'homofobia

questa era meno presente nella società rispetto a quanto non lo sia oggi, no?

E pensare che appunto secoli invece non troppo lontani,

come il 1800, vengono descritti da chi studia la storia

come tre secoli più homofobbi di sempre.

Ecco, oggi per fortuna non viviamo nel 1800,

ma purtroppo a volte rimaniamo veramente male di fronte a frasi,

non del vicino di casa, ma addirittura di persone delle istituzioni

che dovrebbero invece garantire la libertà del singolo,

tutelarne l'orientamento sessuale, invece scoprire che esiste ancora dentro

ognuno di noi forse chissà un pizzico di homofobia

e tante volte purtroppo non è neanche un pizzico.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi,

vi auguro un buon weekend e noi ci sentiamo lunedì prossimo.

Ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maisano?

Riprese e montaggio Giulio Rondolotti, musici originali Matteo Cassi,

supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione Denny Stucchi.

Una produzione One Podcast.

Operazione Midnight Climax, il bordello psichedelico della CIA.

Lo puoi ascoltare sull'app di One Podcast e su tutte le principali piattaforme.

Una produzione Dream and Dream per One Podcast.

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Un’indagine Istat ha rivelato che il 41,4% degli omosessuali nel nostro paese si sente discriminato sul posto di lavoro. Secondo invece la Rainbow Map tracciata da Ilga, l’organizzazione internazionale che si occupa di promuovere maggiori diritti per la comunità lgbt, il nostro paese si colloca al 22esimo posto in Europa in materia appunto di diritti. E secondo i dati raccolti da omofobia.org tra l’aprile del 22 e il marzo del 23, sarebbero 165 le persone nel nostro paese vittime di omolesbotransfobia. Non proprio una bella cartolina. L'impressione, a volte, è che l'omofobia esista da sempre. Ma è così? E soprattutto: ma perché? Ne parlo con Daniele Coluzzi.

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