Ma perché?: 132 | Ma perché non ci sono (quasi) più spiagge libere?

Radio Deejay Radio Deejay 6/30/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript

Andare al mare nel nostro paese e andarci senza dover pagare non è più scontato.

Il tema è serio perché ha a che fare con un bene, ovvero le spiagge, che non sono

di proprietà di chi le sfrutta e quindi, per esempio, dei titolari di così detti lidi

o bagni in base a come li chiamate voi.

Le spiagge, lo avevamo anche detto in una vecchia puntata di ma perché, sono dei beni

demagnali, appartengono quindi allo Stato e dunque a noi.

In un paese in cui si dà valore a ciò che è pubblico dunque, la maggior parte dei nostri

litorali dovrebbero essere liberi, ovvero dovrebbero darci l'accesso all'acqua senza

pagare.

Questo purtroppo però non avviene in Italia, dove al contrario la maggior parte delle spiagge

sono a pagamento.

Ma perché?

Io sono Marco Maesano e ogni giorno, a sé macchine sa più di me, provo a ripartire

dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.

Ma perché?

Secondo un report di lega ambiente, ci sono regioni che toccano punte del 70% di spiagge

date in concessione ai privati.

Come funziona?

Un bene demagnale può essere dato appunto in concessione e il proprietario del concessione

paga un canone, il risorio nella maggior parte dei casi e in cambio il proprietario si

fa pagare dei clienti che vogliono starsene sulla spiaggia.

Il nostro paese è stato più volte ripreso dall'Unione Europea proprio per il meccanismo

di assegnazione delle spiagge.

Queste infatti da decenni ormai si rinnovano automaticamente, cioè senza che ci sia una

regolare gara d'appalto e che dunque permetta potenzialmente ad altri cittadini desiderosi

di fare i gestori debagni di partecipare con un proprio progetto.

Questo lo sappiamo, il paese delle corporazioni è senza dubbio quello dei proprietari dei

lidi e una di queste.

Ora, il tema per oggi non è tanto quello delle mancate gare, ma quello della possibilità

dei cittadini che non intendono pagare per farsi un bagno in mare e che quella possibilità

oggi ce l'hanno sempre di meno.

Nel nostro paese le spiagge libere stanno letteralmente sparendo.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è il presidente di lega ambiente Stefano Ciafani.

Questa è la risposta che mi ha mandato.

In Italia è sempre più difficile trovare una spiaggia libera dove prendere il sole.

A pesare un mix di fattori.

La crescita in questi anni delle concessioni balneari che ormai toccano quota 12.000 unità.

L'aumento dell'erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose con tratti

dritorale soggetti ad erosioni triplicati dal 1970 e il problema dell'inquinamento delle

acque che riguarda il 7,2% della costa sabbiosa interdetta alla balneazione per problemi

di inquinamento.

Rimangono alcuni nodi da risolvere subito, come quello della scarsa trasparenza sulle

concessioni balneari, i canoni per buona parte ancora irrisori, l'assenza di un regolare

affidabile censimento delle concessioni balneari.

In alcune regioni troviamo dei veri e propri record a livello europeo, come Liguria, Emilia

Romagna e Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari.

Secondo la corte dei conti per il 2020, le previsioni definitive sull'ammentare dei

canoni parlano di 105 milioni di euro in totale in Italia versati nelle casse dello

Stato.

Confrontando questi numeri con il giro d'affari del settore turistico balneare sembra quasi

che allo Stato non interessino i canoni delle spiagge.

Parlare di spiagge significa anche parlare di sostenibilità ambientale, occorre accelerare

nella direzione della qualità e sostenibilità, replicando quelle esperienze virtuose e

green messa in campo già da molti lidi e apprezzate sempre di più dei cittadini che cercano

qualità, innovazione, rispetto dell'ambiente e accessibilità.

Servo in legge nazionale per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge

e allo stesso tempo un quadro di regole certe che premino sostenibilità ambientale e innovazione

e qualità.

La direzione non esiste una norma che va in questa direzione, si tratta di un'anomalia

tutta italiana a cui occorre porre il medio.

L'errore della discussione politica in questi anni sta nel fatto che si è concentrata

tutta l'attenzione intorno alla direttiva Wolkenstein, finendo per coprire tutte le

questioni senza distinguere tra bravi imprenditori a non e senza guardare a come innovare e

riqualificare il settore turistico balneare.

Occorre infatti da seguito alle innumerevoli sentenze nazionali ed europee, altrimenti

si arriverà presto a molte per il nostro paese per violazione delle direttive comunitarie.

Per le gambiente sono cinque i pilasti su cui si dovrà concentrare il lavoro normativo,

garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, premiare la qualità

dell'offerta nelle spiagge in concessione, ristabilire alle legalità e fermare il cemento

sulle spiagge, definire una strategia nazionale contro erosione e inquinamento, e infine approvare

una strategia per l'adattamento dei litorali al cambiamento climatico, perché saranno

proprio i litorali uno dei luoghi più esposti all'emergenza climatica e ai danni che causerà.

Grazie al presidente Stefano Ciafani.

È veramente incredibile come no, da un lato si dica no ma le gare d'appalto non

vanno fatte perché altrimenti arrivano le aziende, le società straniere a occupare le

nostre spiagge e dall'altra invece non ci si sta accorgendo che questa cosa sta

venendo lo stesso, sì non ci saranno quelli delle società straniere ma ci sono gli italiani

che stanno letteralmente occupando i nostri litorali, a me è proprio la classica situazione

in cui indichi la luna e tutti ostini a guardare il dito.

È assurdo anche perché l'acqua, voglio dire l'acqua è un bene pubblico, è di tutti

ed è assurdo che in Italia oggi per fare un bagno tu sia quasi sempre costretto a pagare,

senza parlare poi dei proprietari delle concessioni dei lidi in Italia che a volte ti montano

polemiche anche solo se vuoi passare da quello stabilimento per andare sul bagno asciuga,

incredibile.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento

domani.

Ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maisano, riprese e montaggio Giulio Rondolotti,

musiche originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione

Denny Stucchi, una produzione One Podcast.

È un belico della CIA, lo puoi ascoltare sull'app di One Podcast e su tutte le principali

piattaforme.

Una produzione dream and dream per One Podcast.

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Ogni anno è sempre peggio. Andare al mare costa sempre di più. I motivi sono tanti: i trasporti, il costo degli hotel, quello dei ristoranti e...la mancanza di spiagge libere. I nostri litorali sono sempre di più pieni di stabilimenti balneari a pagamento e trovare un pezzo di sabbia gratis è diventata una vera e propria sfida. Ma perché? Ne parlo con Stefano Ciafani.

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