Ma perché?: 128 | Ma perché Prigozhin ha fermato il golpe?
Radio Deejay 6/26/23 - Episode Page - 10m - PDF Transcript
Venerdiscorso Yevgeny Prigodzin, lo chef di Putin e capo del gruppo paramilitare russo
Wagner, aveva dichiarato inesistenti presupposti per l'occupazione russa in Ucraina. Aveva
detto che la popolazione russofona del Donbass non era a rischio e che i Ucraini non stavano
affatto bombardando sulla popolazione e soprattutto che Kiev non era in procinto di unirsi alla
nato. Sostanzialmente, Prigodzin aveva messo in discussione tutta quanta la propaganda che
aveva dato forza all'aggressione russa, ma soprattutto ha poi accusato i comandi militari
russi di aver attaccato i suoi uomini e riferendosi al ministro della difesa Shoigu e al capo di
stato maggiore Gerasimov ha detto il male generato dai comandi militari di questo Paese deve essere
fermato. Detto fatto. Pochi ore dopo queste dichiarazioni i suoi uomini, circa 25.000 secondo
quanto dichiarato da lui stesso, tra la notte del venerdì e la mattina del sabato, si sono
messi in marcia verso il territorio russo. In poco tempo occupano la città strategica di
Rostov-Suldon, un milione di abitanti circa, e da lì una colonna di mezzi inizia a dirigersi
verso Mosca. Sonore drammatiche. Tutti, giustamente, pensano ad un golpe. Putin, rivolgendosi alla
nazione, parla di una pugnalata alla schiena e promette punizioni severe per i ribelli.
Ma la marcia non si ferma. Circula la notizia non confermata che il presidente russo sia
scappato a San Pietroburgo. I militari, pochi e i civili scavono in frette furi a trincei
in mezzo alla strada per impedire vagneriani di passare. E poi, quando ormai questi sono
alle porte della capitale, colpo di scena. Un altro. Prigogin, in una serie di messaggi,
dice che no. Non è il caso di versare sangue russo e che si torna a casa. Ritirata. Ma
perché?
Io sono Marco Maesano e ogni giorno, assieme a chi ne sa più di me, provo a ripartire
dalle basi, per rispondere alla domanda più semplice del mondo. Ma perché?
Ammetto, la giornata di sabato è stata incredibile. Twitter era in fiamme, la tv accesa, Telegram.
Le notizie confermate erano poche, ma nell'aria la sensazione era che stava davvero accadendo
qualcosa di incredibile. Un colpo di stato in Russia. Prima di passare al perché di
oggi però un paio di riflessioni. La prima. Le truppe vagneriane hanno passato il confine
russo, occupato Rostov-Suldon e sono arrivati a 200 km de Mosca senza particolari difficoltà.
I soldati dell'esercito regolare non hanno cercato lo scontro, anzi, in più foto si
vedono con le armi abbassate.
Seconda riflessione. Prigogin ha interrotto la sua marcia grazie all'intervento di un
leader straniero, il presidente bielorussio Lukashenko. Una grave anche seri solutrice
e interferenza. Uno smacco alla capacità di Putin di tenere in sicurezza il territorio.
Cosa che peraltro è stata anche ammessa dai propagandisti russi come il giornalista Vladimir
Soloviev.
E da qui la terza e ultima riflessione. Cosa ha offerto Lukashenko a Prigogin? Quest'ultimo
come sappiamo se ne starà in Bielorussia per un po'. Questo prevede parte dell'accordo.
I suoi uomini sarebbero stati graziati, ma come saranno visti dall'esercito regolare
russo? Dei traditori o dei liberatori? Anche perché, fino a poche ore fa, erano quelli
che avevano pugnalato alle spalle Putin.
Tutte domande a cui troveremo una risposta credo nei prossimi giorni, anche in base agli
sviluppi della controffensiva ucraina che, nel frattempo, sta andando avanti.
Oggi però partiamo dalla notizia più clamorosa. Prigogin, dopo aver sconvolto la Russia e
tenuto con il fiato sospeso tutto il mondo, proprio quando sembrava fatta, quando i suoi
uomini erano 200 chilometri da Mosca, ha fermato tutto. Ma perché?
A rispondere alla domanda di oggi è Greta Cristini, collaboratrice di Limes e reporter
di guerra dall'Ucraina. Questa è la risposta che mi ha mandato.
Questa è la domanda delle domande. I termini dell'accordo raggiunto fra Prigogin e Putin
grazie alla mediazione di Lukashenko e il presidente Bielorussio restano ancora oscuri.
Ovviamente si sa cosa ha ottenuto Putin, ma non si sa di preciso cosa abbia ottenuto
Prigogin, però possiamo immaginare, possiamo fare qualche ipotesi chiedendocin, anzitutto,
perché Prigogin è penetrato in Russia. Allora, dal 1 luglio tutte le milizie schierate a
supporto della causa russa, a partire dalla Wagner, che non erano inquadrate dentro l'esercito
regolare russo e che quindi sono da considerarsi forze irregolari secondo la legge russa,
avrebbero dovuto firmare un contratto con la difesa russa, proprio per sottoporsi agli
ordini del ministero della difesa russo capeggiato da Shoigu.
Prigogin quindi avrebbe considerato questa scadenza, fissata dal ministero della difesa,
appunto, come un amminaccio esistenziale alla sopravvivenza sua e della sua milizia e quindi
avrebbe considerato di avere una finestra di opportunità piuttosto ristretta da sfruttare
e che la sua unica possibilità di mantenere gruppo Wagner come una forza indipendente fosse
quella di marciare su Mosca, probabilmente anche con il desiderio di ottenere delle difezioni
nell'esercito regolare russo. Quindi di nuovo siamo di fronte a un regolamento
di conti interno con i vertici del Kremlin, Shoigu, il ministero della difesa e il capo
di stato maggiore gerasimo di cui Prigogin lo sappiamo che è della testa da molti mesi.
Dal punto di vista comunicativo poi, Prigogin ha voluto dire al popolo russo di essere
lui, l'unico vero difensore della madre patria russia, dell'ordine pubblico a differenza
appunto dei notabili di Mosca, perché però ha fatto dietro fronte. Allora è probabile che
abbia sopravvalutato le capacità dei suoi 25 mila uomini, anche la capacità di arrivare
illesi a Mosca, che abbia avvertito il rischio di non farcele, magari di non avere gli appoggi
sufficienti e giusti tanto internamente a Mosca, magari nella Duma nel Parlamento Russo, quanto
esternamente in Occidente. Dopo il discorso del Presidente Russo di sabato mattine e in
oltre, quando Putin ha parlato di tradimento, di pugnalata alla schiena e non ha mai nominato
il nome di Prigogin, è stato chiaro al capo della Wagner che il Kremlin aveva fatto una
scelta, aveva manifestamente preso le parti di Shoigu e Gerasimov, non poteva essere altrimenti,
e che quindi ufficialmente non poteva dare dignità alle richiesse di Prigogin. Arrivando
poi una soluzione negoziale immediata dall'esterno, tra l'altro, pare che Prigogin potrebbe
aver ricevuto effettivamente delle rassicurazioni almeno de facto, innanzitutto la garanzia
che la Wagner rimarrà una compagnia indipendente e sotto i propri ordini, e che magari anche
la gestione della linea di comando che da Shoigu e Gerasimov arriva fino alla Wagner,
che combatte in Ucraina, verrà poi ammorbidita per rispondere di più alle esigenze di Prigogin.
Chissà poi davvero se Shoigu e Gerasimov verranno sollevate dal loro incarico o semplicemente
declassati de facto. Insomma, commessiano davvero le cose ancora difficile e troppo
presto per dirlo. Però quello che sappiamo è che il balletto andato in scena sabato
fa gioco sicuramente a Kiev e all'Occidente, perché da un lato mostrò leader Putin che
non è più inscalfibile, non è più intoccabile, perché anche i russi si sono risvegliati
sabato mattina con la sensazione durata almeno un paio d'ore di trovarsi dentro una guerra
civile, e sicuramente questo senso di smarrimento domestico, reale, proietta all'esterno
un'immagine di un paese facilmente penetrabile, sorprendentemente debole nella difesa dei
propri confini, insomma una russia in grande difficoltà in cui la piramide del potere trema,
proprio perché non è più titolare del monopolio dell'use della forza, insomma una russia in
crisi con si stessa.
Grazie a Greta Cristini. Devo dire sono veramente state 24 ore incredibili. Putin ha gli occhi
del mondo, ma probabilmente anche dei russi oggi è più debole rispetto a ieri, perché
sì, non è stato in grado di tenere sotto controllo il suo territorio, se pensiamo che
appunto i Wagneriani prima lo dicevo sono passati, hanno passato il confine senza particolari
difficoltà.
Ma dovremmo capire poi dove andranno questi Wagneriani, adesso dove sono, perché Prigodzin
sta andando in Bielorussia o è già in Bielorussia, non lo sappiamo, ma che fine faranno i suoi
uomini e soprattutto, che fine faranno Shoigu e Gerasimov, non sappiamo ancora se questi
si dimetteranno o verranno semplicemente allontanati.
L'Ukraine saprà davvero tra il reventaggio da questa situazione.
Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento
a domani.
Ciao!
Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maesano. Riprese e montaggio Giulio Rondolotti,
musici originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione
Danny Stucchi, una produzione One Podcast.
Lo puoi ascoltare sull'app di One Podcast e su tutte le principali piattaforme.
Una produzione dream and dream per One Podcast.
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Venerdì scorso Prigozhin, capo del gruppo russo Wagner, aveva dichiarato che i comandi militari al servizio di Mosca avevano attaccato i suoi uomini. A questa dichiarazione ne è seguita un'altra di attacco frontale al Ministro della Difesa Shoigu e al Capo di Stato Maggiore Gerasimov: "Il male generato dai comandi militari di questo paese deve essere fermato”. Detto fatto. Poche ore dopo i suoi uomini, tra la notte del venerdì e la mattina del sabato, occupano Rostov sul Don, città russa di un milione di abitanti, e da qui parte una colonna di mezzi in direzione della capitale Mosca. Il mondo nel frattempo si sveglia e capisce: è un colpo di stato. Sono ore drammatiche, Putin parla di una "pugnalata alle spalle" e una notizia non confermata racconta di una sua fuga a San Pietroburgo. Ma proprio quando gli uomini della Wagner sono a 200km da Mosca, Prigozhin, a sorpresa, ordinata la ritirata. Ma perché?
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