Ma perché?: 125 | Ma perché la Cina non cresce più?

Radio Deejay Radio Deejay 6/22/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript

L'economia cinese si è impantanata, nonostante la Revoca sorpresa la fine dell'anno scorso

di tutte le restrizioni qualcosa continua a non andare.

Tra la popolazione c'è Sfiducia, gli studenti pubblicano foto online in cui buttano nel

bidone della spazzatura la propria laurea e le famiglie non sembrano più così tanto,

desiderose come un tempo di acquistare una nuova casa.

La produzione industriale era allentata e la disoccupazione Giovanni nel frattempo è schizzata

al 20,8%, un record.

La banca centrale cinese è l'unica al mondo che invece di alzare i tassi di interesse

come accade qui da noi, li abbassa per cercare di stimolare il credito e quindi l'economia.

Perfino il Partito comunista e cinese ammette le difficoltà, quella che tutti siamo abituati

a vedere come l'inarrestabile fabbrica del mondo ha smesso di crescere.

Ma perché?

Io sono Marco Maesano e ogni giorno, assi a macchine sapi di me, provo a ripartire dalle

basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo, ma perché?

Dunque, non è una cosa comune sentire direttamente dalla voce delle più alte cariche dello stato

cinese che qualcosa non va, non funziona.

Liqiang, il primo ministro della Repubblica popolare cinese, ha ammesso il rallentamento

dell'economia del suo paese.

Gli economisti parlano di una mancanza di fiducia dei cittadini, lo dicevamo prima,

perché, se vogliamo, è anche comprensibile, i lockdown cinesi sono stati severissimi.

Ci ricordiamo tutti, le immagini delle persone letteralmente imprigionate nei propri appartamenti

e addiritture cancelli, costruiti fuori in frette furia, di fronte all'entrata dei

palazzi per impedire alle persone di uscire o forse di scappare.

Quello che oggi sta attraversando la popolazione cinese, a tratti sembra essere un vero e

proprio trauma post-covid.

A quanto si apprende il Governo Centrale sta studiando le prossime mosse per favorire

una ripresa, ingenti sussidi alle famiglie e maxi emissioni di titoli di Stato per finanziare

nuove infrastrutture.

Basterà ad oggi le previsioni sono al ribasso, la Cina sembra davvero essersi impantanata.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è tornato Filippo Santelli, capore d'attore dell'economia

di Repubblica.

Questa è la risposta che mi ha mandato.

Insomma, in una generazione da Cina ha compiuto un balzo che in Occidente ha richiesto oltre

un secolo e che la resa alla superpotenza che oggi conosciamo è un po' anche temiamo.

Ma non poteva continuare per sempre, questo le autorità comuniste lo sapevano.

Perché il miracolo cinese si basava su una serie di ingredienti tipici di un paese emergente,

una popolazione giovane in crescita, un esercito di lavoratori a basso costo, massici investimenti

pubblici in infrastrutture e industria pesante.

È il modello fabbrica del mondo che ha creato effetti collaterali insostenibili, devastato

l'ambiente, costruito cattedrali nel deserto, gonfiato enorme bolle di debito e immobiliari.

Storicamente questo modello riesce a portare i paesi fino a un certo punto del percorso

di crescita, un livello di reddito medio ma non oltre, perché a un certo punto la

produttività di quegli investimenti inizia a calare progressivamente e inesolabilmente.

Quando si gimpiene salito al potere dieci anni fa aveva ben chiaro che la traiettoria

di crescita si stava appiattendo, anche per la frenata demografica che nei prossimi anni

priverà la Cina di decine di milioni di lavoratori.

Così si ha subito indicato come uno dei suoi grandi obiettivi quello di traghettare

la Cina verso un nuovo modello di sviluppo, trainato da innovazione, consumi interdi,

di alta qualità.

Se negli ultimi mesi la Cina è cresciuta meno del previsto e anche per una stretta

sul settore immobiliare ha arrivato a valere un terzo dell'economia nazionale che è stato

lo stesso sì a volere.

L'effetto collaterale di una medicina necessaria si potrebbe dire, necessaria a spostare risorse

verso settori più produttivi.

Quello che non è chiaro però ed è il vero problema è se questa medicina e il partito

comunista si è disposto a berla fino in fondo e a farla bere alla Cina.

Per cambiare modello di sviluppo infatti servono riforme profonde che tolgano risorse ai settori

che fino a oggi hanno prosperato come le grandi e inefficenti industrie di Stato e le trasferiscano

agli imprenditori privati e alle famiglie, per esempio creando un vero sistema di welfare.

Sono riforme che nel breve periodo potrebbero anche provocare una recessione e che scontenterebbero

i tanti gruppi di potere fuori e dentro al partito nati e arricchitisi negli anni attorno

al precedente modello economico, una parte fondamentale del patto politico che regge il

Paese.

Così oggi la Cina sembra sempre di più prigioniera di questo dilemma, da un lato la necessità

di cambiare il motore di sviluppo perché quello vecchio perde colpi, dall'altro la

paura o forse la certezza che questo cambio in corsa generi effetti imprevedibili sulla

stabilità del sistema, lo spauracchio più grande per il partito.

Grazie a Filippo Santelli, come avete sentito quindi sì l'economia cinese si è impantanata

e non c'è dubbio ma ricordiamoci stiamo sempre parlando di un impero, nel senso che

i dati sono sicuramente al ribasso ma comunque superiori rispetto a quelli che noi siamo abituati

a vedere quando parliamo di recessione a casa nostra, questo non toglie che però questo

l'allentamento ci sia.

Peraltro dobbiamo sperare tutti in realtà che la Cina si riprenda, abbiamo visto durante

il Covid, durante le chiusure appunto di Pekino come le cose sono cambiate anche qui da noi

per cui come dire c'è da sperare che a un certo punto il governo si inventi veramente

una via d'uscita e permetta alla propria economia quella cinese di tornare a crescere.

Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento

a domani, ciao!

Un nemico dagli esperimenti con il porridge radioattivo ha le iniezioni di plutonio sui

soldati fino ad arrivare ad un esperimento che ha dell'incredibile.

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La fine, a sorpresa, delle restrizioni dovute dalla pandemia da Covid-19 in Cina, non hanno dato l'esito sperato. Tra la popolazione serpeggia una forte sfiducia: gli studenti pubblicano video in cui gettano la laurea nei cassonetti e la disoccupazione giovanile è schizzata alla 20,8%. Stando alle dichiarazioni del primo ministro Li Qiang, il Partito Comunista è preoccupato. Perché a quanto pare la Cina si è impantanata e all'improvviso ha smesso di crescere. Ma perché? Ne parlo con Filippo Santelli.

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