Ma perché?: 123 | Ma perché oggi è la giornata mondiale del rifugiato?

Radio Deejay Radio Deejay 6/20/23 - Episode Page - 7m - PDF Transcript

La Commissaria europea per gli affari interni, Ilva Johansson, riferendosi al nauffragio

avvenuto all'alba del 14 giugno a largo di Pilos, nel Peloponneso, in Grecia, ha dichiarato

«non abbiamo ancora tutte le informazioni su ciò che è successo, ma sembra essere la

tragedia più grande nel Mediterraneo». Immigranti a bordo dell'imbarcazione erano

circa 750, i superstiti accertati sarebbero 104. Potrebbero essere morte quindi circa 600

persone, una tragedia inaudita. Il barcone era partito dalla città di Tobruk, in Libia,

pieno, stracolmo di persone, perfino nelle stive, le quali, secondo le prime ricostruzioni,

erano piene di donne e bambini. I superstiti sono tutti uomini per lo più siriani. Oggi è la

giornata internazionale del rifugiato e oggi, più che mai, merita chiedersi «ma perché?».

Io sono Marco Maesano e ogni giorno, a sé macchine sapi di me,

provo a ripartire delle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo. Ma perché?

Dunque, come sempre, un po' di contesto. Per rifugiato si intende generalmente una

persona che si trova al di fuori del proprio paese di origine e nel quale non può evidentemente

tornare per tutta una serie di motivi, persecuzioni politiche, religiose, raziali di nazionalità

o a causa di mille altre situazioni che possono accadere. Questa è la definizione dello status

di rifugiato, che esiste ed è previsto da una convenzione delle Nazioni Unite del 1951,

la convenzione di Ginevra. Eppure, trovando applicazioni in ogni singolo stato, ha sempre,

come dire, mantenuto una dimensione sovranazionale, quindi sopra le nazioni.

Nel nostro paese è stato spesso motivo di dibattito il tema del rifugiato, perché ci si

chiestima ogni persona migrante che arriva in Europa è un rifugiato chi sono allora

migranti economici. Spesso questa distinzione però bisogna dire è pretesuosa, utilizzata per

combattere delle battaglie politiche e soprattutto è una distinzione tagliata volte con l'accetta e

quindi da una parte i rifugiati che meritano l'accoglienza e che meritano l'asilo e dall'altra

invece migranti economici che non meritano assolutamente niente. Spesso invece queste due

categorie si sovrappongono e i motivi per cui una persona decide di raggiungere un continente più

ricco come il nostro dipende da più fattori, ultimo tra i quali in questi anni che tendiamo a

dimenticare quello climatico. Oggi è la giornata internazionale del rifugiato e oggi più che

mai merita chiedersi ma perché? A rispondere alla domanda di oggi è Valentina Vidotto,

partnership's officer di Sistec. Questa è la risposta che mi ha mandato. Il 20 giugno si

celebra la giornata mondiale del rifugiato perché nel 2001 a 50 anni dalla firma della

convenzione in Ginevra l'Assembria Generale delle Nazioni Unite ha sancito una giornata per

celebrare la forza e il coraggio dei migranti forzati. Questo tratato internazionale del 1951

è importantissimo e ancora attualissimo. Importante perché il primo a definire chi è

rifugiato, specificarne i diritti e soprattutto il primo a stabilire gli obblighi legali per

gli stati a proteggere le persone con questo status. Attuale perché da un lato il suo principio

principale di non respingimento o sei di non poter respingere nessun rifugiato verso un paese

in cui la propria vita potrebbe essere minacciata è ancora la base per ogni decisione politica

in merito alla mobilità internazionale forzata. Dall'altro perché il numero di persone rifugiati

cresce di anno in anno. Secondi dati UNHCR oggi sono quasi 110 milioni, le persone costrette

la fuga da guerre ed emergenze climatiche, ve la dire l'1% della popolazione globale.

Questa giornata oltre che è occasione di sensibilizzazione su un'emergenza invisibile è

anche una festa. Un riconoscimento all'animo audace di chi ha lasciato tutto, ha affrontato

pericoli e avversità con la speranza di vivere una vita vera, con tutte le sfide che ne conseguono.

Noi in Sistec abbiamo compreso queste sfide e cerchiamo di aiutare donne rifugiate a superarle,

occupandoci di inclusione lavorativa nelle industrie del tech e del digitale. Con noi hanno l'opportunità

di imparare un nuovo lavoro. Seguono programmi specializzanti in competenze tecniche, digitali,

manca soft steel. Noi le supportiamo con computer, servizie psicologici, corsi in lingua italiana,

babysitter per le madri, visite in azienda ed addementi di networking. Cerchiamo di sfidare

l'enrazione dicendo che le donne rifugiate non mancano né di motivazione, né di capacità.

L'obiettivo è quello di offrire una piattaforma dove possano essere visibili all'azienda e costruire

le relazioni, ma soprattutto favorire l'empowerment e l'inclusione dei rifugiati, due degli obiettivi

da tenere a mente in una giornata così importante. Buona giornata mondiale del rifugiato.

Grazie a Valentina Vidotto. Io, come dire, continuo a insistere sul fatto che non esista

una reale distinzione tra rifugiato e migranti economico, o che comunque non esista in un modo

così netto, perché, come abbiamo sentito, come dicevo inizio puntata spesso queste due

categorie, chiamiamole così, si sovrappongono, non lo stiamo parlando di due scatole chiuse

separate che non si incrociano mai, per cui dire ai primi, cioè rifugiati sì ai secondi,

ai migranti economici, no, mi sembra assolutamente non giusto, non corretto, nei confronti poi

di chi in realtà sta soltanto cercando una vita migliore. Io vi ringrazio per essere

rimasti con me anche oggi e, come sempre, vi do appuntamento domani. Ciao!

Ma perché è un podcast scritto da me, Marco Maesano? Riprese e montaggio Giulio Rondolotti,

musiche originali Matteo Cassi, supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione

Denny Stucchi, una produzione One Podcast.

Dream in Dream, per One Podcast.

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La commissaria UE per gli affari interni Ylva Johansson, riferendosi al naufragio avvenuto all’alba del 14 giugno al largo di Pylos nel Peloponneso, in Grecia, ha dichiarato: "Non abbiamo ancora tutte le informazioni di quello che è successo, ma sembra essere la tragedia più grande nel Mediterraneo".

Il barcone era partito dalla città di Tobruk in Libia, pieno di persone perfino nelle stive, le quali, secondo le prime ricostruzioni, erano soprattutto donne e bambini. I superstiti invece sono tutti uomini per lo più siriani.

Oggi è la giornata internazionale del rifugiato, e oggi più che mai dobbiamo chiederci: ma perché?

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