Ma perché?: 120 | Ma perché Meloni è tornata in Tunisia?
Radio Deejay 6/16/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata il 12 giugno in Tunisia. Tornata
perché c'era stata non molto tempo fa per incontrare il Presidente del Paese, Caïs
Syed, del quale tra l'altro avevamo parlato anche qui ama perché. Il Presidente Tunisino,
che secondo gli analisti sta mettendo, come dire, a repentaglio le conquiste democratiche
del Paese a seguito della rivoluzione del 2011, si ritrova a dover gestire una profonda
crisi economica. Anche il lavoro e l'inflazione sta rendendo la vita impossibile a milioni
di persone. In questo contesto la Tunisia è diventata quest'anno il Paese da cui partono
la maggior parte dei migranti che arrivano sulle coste italiane. Una patata bollente
per il nostro governo, che proprio su questo tema quello dell'immigrazione ha costruito,
possiamo dirlo la propria identità. Bene, Giorgia Meloni, come dicevo poco fa, è quindi
tornata a Tunisi. Questa volta però non era da sola. Con lei c'erano la Presidente della
Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro olandese Mark Rutte. Ma
perché? Io sono Marco Maisano e ogni giorno, a sé macchine sapi di me, provo a ripartire
dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo. Ma perché?
Dunque un po' di contesto come sempre. La Tunisia è l'unico Paese Arabo ad essere riuscito
faticosamente dopo la rivoluzione del 2011 a fare dei passi in avanti verso una forma
di stato più democratica. Prima lo dicevo questi passi in avanti sono a rischio perché
il Presidente Caissa Yed si è dimostrato non proprio un simpatizzante delle libere
elezioni e del confronto tra le parti. Conservatore islamico, in carica dal 2019, ha inserito
pensate nella Costituzione addirittura in rispetto della sciaria, ovvero la legge islamica,
che evidentemente con un Paese laico non ha molto a che fare. E in più occasioni ha
dimostrato il suo disprezzo per l'Occidente, disprezzo che tra l'altro condivide con alcuni
suoi sostenitori, spesso e volentieri provenienti tra l'altro da gruppi di estrema sinistra.
Il Fondo Monetario Internazionale ha proposto a Saïed un pacchetto di aiuti da 1,9 miliardi
di dollari, ne avevamo parlato qui, ma perché aiuti che dovrebbero servire il Paese a
risolvere o ad affrontare la propria crisi economica, in cambio però di una serie di
riforme impopolari che andrebbero ad intaccare parte degli aiuti di stato alle fasce più
idebole della società, ma K.I.S. finora ha risposto picche. Quelle riforme non intende
farle ed era proprio per questo che Meloni era volata a Tunisi la prima volta per tentare
di convincerlo così da stabilizzare il suo Paese sperando poi che quest'ultimo controlli
meglio i propri confini. Quella visita era però stata vana e il 12 giugno, quindi qualche
giorno fa, Meloni ha deciso di riprovarci. Questa volta però non è da sola, con lei
c'erano il primo ministro l'andese Marc Crutte e la Presidente della Commissione Europea
Ursula von der Leyen. Ma perché? A rispondere alla domanda di oggi è Fabio Salamida, giornalista.
Questa è la risposta che mi ha mandato.
E' uno smacco non da poco per chi per anni dai comodi scranni dell'opposizione aveva
promesso di difendere i confini definendo invasori, migliaia di uomini, donne e bambini
che fugono dalla guerra e dalla fame, arrivando a proporre in campagna elettorale un improbabile
blocco navale. Giorgia Meloni e Matteo Salvini sulla campagna anti migranti e sulle sasperazioni
di un problema di gestione dei flussi che è reale, ma non rappresenta certo un'emergenza
nazionale per uno stato come l'Italia, hanno costruito una larga fetta del loro consenso.
E ora si trovano a dover gestire quei loro elettori che iniziano a mugugniare, in fronte
a numeri che su quel fronte segnano un totale fallimento. E non c'è più una povera lamorgese
a cui chiedere le dimissioni 24 su 24 anzi, i capi della destra di sbarchi non parlano
praticamente più, tutto molto surreale insomma. Le famigerate norme anti-o-ng come prevedibile
non hanno portato i risultati sperati perché come si sapeva, le organizzazioni umanitarie
salvano solo una minima parte dei migranti. Tutti gli altri arrivano a destinazione autonomamente
su barconi e barchini. Nel 2023 la Tunisia è diventato il principale
paese da cui partono i migranti, che sbarcano sulle coste italiane.
Giorgia Meloni, insieme alla Presidente della Commissione europea Ursula van der Leyen e
al Primo Ministro dei Paesi Bassi Marc Rutt, è dunque volata dal Presidente Tunisino Caissa
Jed, che non è certo un campione di democrazia, e a lui avrebbero proposto una sorta di baratto,
di cosa si tratta. La Tunisia sta attraversando una grave crisi economica e sociale, facendo
su questo, i tre litri avrebbero proposto al pese nord africano un ulteriore aiuto
finanziario di circa un miliardo di euro, che si andrebbe ad aggiungere un pestito di
due miliardi di euro già chiesto dalla stessa Tunisia al fondo monetario internazionale.
In cambio di tutti questi soldi vengono chiesto una serie di riforme in campo economico,
riforme in popolari come la rimozione dei sussidi su farine carburante, ma soprattutto
un impegno per bloccare le partenze dei migranti. Un impegno su cui l'Unione europea sarebbe
risposto ad avversare altri 100 milioni di euro destinati direttamente al controllo e al blocco
forzato delle partenze da parte dell'autorità tunisine. Nifatto si ripropone quello stesso
schema fa alimentare già testato con Turchia e Libia. Al momento la missione di tre leader
europei si è croncusa però con un nulla di fatto. Sai Ed, che deve gestire anche il suo consenso
interno, non ha alcuna intenzione di cedere su riforme economiche che genererebbero un forte
malcontento. E soprattutto ha dichiarato che non vuole assolutamente che la Tunisia diventi la
guardia di frontiera dei paesi europei. Insomma, in parole povere alle richieste di Giorgia Miloni
e dei suoi colleghi, il presidente della Tunisia risposto. Prima i tunisini. Capita.
Grazie a Fabio Salamida. Dunque, Sai Ed sembra essere, come dire, un osso duro,
non uno che si fa convincere a quanto pare, almeno per adesso da chi gli dice guarda,
ti diamo dei soldi e tu prova a risolverci questo problema dei migranti, che peraltro è la formula
che abbiamo sempre utilizzato in passato con Gheddafi, l'abbiamo fatto anche con Erdogan.
Nel caso della Libia sapevamo tutti cosa cadeva poi, appunto in Libia i migranti sapevamo tutti
dove andavano a finire i migranti e cioè in dei veri e propri lager. Però abbiamo fatto finta di
non vedere perché nel frattempo noi qui stavamo freschi senza i migranti che arrivavano dal nord
africa. Quindi come dire, una formula vecchia che in questo caso funzionerà ancora meno perché
ad oggi, caissa i Gheddafi a quei soldi non cede. Io vi ringrazio per essere rimasti con me anche
oggi e come sempre vi do appuntamento a domani. Ciao! Ma perché è un podcast scritto da me,
Marco Maisano. Riprese e montaggio Giulio Rondolotti, musici originali Matteo Cassi,
supervisione tecnica Gabriele Rosi, responsabile di produzione Denny Stucchi. Una produzione One
Podcast. Stati uniti, anni 50, siamo in piena guerra fredda. Il governo americano è disposto a
tutto per dibattere il nemico, dagli esperimenti con il porridge radioattivo, alle iniezioni di
plutonio sui soldati fino ad arrivare ad un esperimento che ha dell'incredibile. Operazione
Midnight Climax, il bordello psichedelico della CIA. Lo puoi ascoltare sull'app di One Podcast e su
tutte le principali piattaforme. Una produzione Dream and Dream, per One Podcast.
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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata il 12 giugno in Tunisia. Tornata perché ci era stata non molto tempo fa per incontrare il presidente del Paese: Kaïs Saïed del quale avevamo parlato anche qui a Ma perché?. Quest'ultima volta però non era da sola. Meloni è volata a Tunisi assieme al primo ministro olandese Mark Rutte e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Ma perché? Ne parlo con Fabio Salamida.
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