Ma perché?: 107 | Ma perché Meta è stata multata dall'UE?

Radio Deejay Radio Deejay 6/1/23 - Episode Page - 9m - PDF Transcript

La società di Zuckerberg, fondatore di Facebook, che in questi ultimi periodi non sembra veramente

a zeccarne una, avrebbe violato l'articolo 46 del regolamento europeo sulla protezione

dei dati.

Per dati intendiamo ovviamente i nostri dati, cioè tutte quelle informazioni personali

che Meta ha raccolto in questi anni, di cui noi sostenzialmente abbiamo perso le tracce.

La multa è la più ingente mai emessa per la violazione delle leggi europee sulla protezione

dei dati.

Amazon nel 2021 ne aveva ricevuta una da soli 746 milioni.

Insomma, l'Europa ha detto basta e ha condannato Meta a pagare una multa stellare.

Ma perché?

Io sono Marco Maesano e ogni giorno, a sé macchine sa più di me, provo a ripartire

dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo.

Ma perché?

Queste sono, devo dire, le puntate che preferisco, quelle in cui il perché è davvero al centro

del discorso.

Dire che Zuckerberg dovrà sborzare e poi vedremo se effettivamente lo farà una cifra

surreale come 1,2 miliardi, non rattrista, immagino nessuno, ma non basta per capire

a fondo la notizia, si rimane in superficie, invece qui è il caso proprio di andare fino

in fondo.

I dati sono secondo gli esperti il petrolio del futuro, lo dicevo prima, sono tutte le

nostre informazioni personali e anzi direi personalissime, quindi come dire nostre, perché

è proprio questo quello che ci sfugge, a volte che questi dati sono i nostri, nessuno

ci dice dove vanno a finire e cosa ci fanno esattamente.

L'Europa ha deciso di porre un primo stop e la data Protection Commission ha multato per

1,2 miliardi meta.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Gianluigi Ballarani, professore di Digital Marketing

e Crypto Strategies all'Università di Pavia, questa è la risposta che mi ha mandato.

Ciao a tutti, io sono Gianluigi Ballarani e oggi vi racconto quello che sta succedendo

nel mondo dei dati con un piccolo aggiornamento rispetto a questa mega multa che si è beccata

meta, a i tempi Facebook, ma insomma meglio conosciuta anche come Instagram, Whatsapp,

eccetera.

Perché?

Perché si è presa questa multa cosa?

Ha combinato questa volta meta, non ha parcheggiato male l'auto digitale, ma ha a che fare con

i dati.

Infatti, se hai mai fatto caso, suppongo di sé, a quegli annunci pubblicitari mentre

scrolli la feed su Facebook o su Instagram, che sembra quasi che ci perseguitino, che

sembra che sanno ciò che noi bismigliamo ai nostri amici, conosco le nostre preferenze,

ecco, tutto questo è possibile perché la pubblicità è personalizzata grazie a tutti

i dati che vengono raccolti su di noi e qui nasce il problema, il problema è proprio

che se siamo degli utenti europei, questi dati, anche se vengono raccolti in Europa, poi

vengono inviati e processati negli Stati Uniti.

E mentre una volta tutto questo era permesso, grazie a un accordo chiamato privacy shield,

dopo le rivelazioni scioccanti di Snowden nel 2013, se avete visto il film, ho letto

il libro, sicuramente sapete di cosa parliamo, si è scoperto che non era poi così sicuro

trasmettere questi dati.

Per chi si fosse perso la vicenda Snowden, praticamente ci sono agenzie di sicurezza governativa

americane che facevano un po' quello che chiamare con i nostri dati addirittura.

C'era chi entrava nel, cioè si poteva con pochi clic entrare e controllare addirittura

le telecamere di computer in tutto il mondo, cose abbastanza scandaloose.

In realtà questa questione non nasce da poco, anzi ce la portiamo avanti da Ben 10 anni,

quindi ha delle radici abbastanza profonde da quando un attivista austriaco di nome Shrems

ha dato il via a una causa legale proprio per proteggere i nostri dati personali dalla

sorveglianza degli Stati Uniti d'America.

E nel 2020, quindi parliamo comunque di qualche anno fa, un tribunale ha detto basta, il

prevesi Shield non va bene e quindi è stato interrotto questo accordo da parte dell'Europa.

Ma meta ha comunque fattori, Chiena Verkante ha continuato a trasferire i nostri dati oltre

Oceano e così l'Unione Europea finalmente potrebbe aggiungere a detto ok, questo è il conto,

ora paghi.

Tant'è che questa cifra da caporgi giro di 1,2 miliardi ha superato il record precedente

che era stato accollato ad Amazon di circa 700 milioni.

Chiaramente meta non è contenta di questa decisione, ha detto che presenterà ricorso dicendo proprio

che intanto la multa esagerata e che ci sono delle discrepanze tra le leggi degli Stati

Uniti e quelle europee, quindi non è un problema loro ma dovrebbero risolverle i politici

diciamo queste cose, non loro.

Ma sicuramente mentre meta e l'Unione Europea si lanciano frecciatine digitali, un po' più

di frecciatine richieste di miliardi di dollari, noi aspettiamo di vedere quello che succederà.

Ma sicuramente meta spere un nuovo accordo che le permetterà di continuare a trasferire

i dati in America anche se al momento è tutto bloccato, pare che verso l'estate dovrebbe

arrivare pure questo tipo di accordo.

La cosa che è certa è la morale un po' di questa storia è che i nostri dati valgono

un sacco di soldi e che bisogna fare molto attenzione a chi li gestisce specia anche perché

in questo momento sono gestiti tutti quanti d'aziende centralizzate sui server ma stanno

rascendo anche in grazie nell'ambiente del web 3 in cui cambia la prospettiva del medioevo

digitale in cui questi grandi aziende detengono tutti i nostri dati come se fossero dei landlord

a un mondo in cui siamo noi e non solo i proprietari ma anche i gestori dei nostri dati abbiamo la massima

trasparenza e anche perfino una parte della remunerazione quindi una parte del valore economico che si generano

perché di fatto sono un asset quindi questo è un piccolo giornamento nel mondo dei dati che

ricordiamo è veramente molto importante perché di fatto sono nostri sono un nostro asset e sono

la benzina vengono chiamati proprio il nuovo petrolio della nostra economia digitale e dell'intelligenza

artificiale grazie a gialluigi ballarani dietro questa scelta della data protection commission lo

sentiamo poco fa c'è proprio tutto quanto come dire tutto il necessario per prendere consapevolezza

davvero del valore dei dati dei nostri dati io lo so l'ho già detto ma lo ripeto questa cosa è

veramente fondamentale questi dati che noi diamo a meta quando navighiamo sui social o quando ci

scriviamo su whatsapp con i nostri amici sono dati nostri il punto infatti qui non è la cifra che

meta dovrà pagare ma il senso che sta dietro questa multa l'Europa in altra parole sta dicendo a meta

guarda che tu non puoi trasferire questi dati di proprietà dei cittadini europei negli Stati Uniti

e farci ciò che vuoi e cioè i soldi devi in un qualche modo porre un limite a questo

smerciolo sostanzialmente dei dati e poi come diceva ballarani avrebbe forse un giorno senso che

questi dati qualcuno ci li pagasse proprio perché sono i nostri io vi ringrazio per essere rimasti

con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento a domani ciao ma perché è un podcast scritto da

me Marco Maisano riprese e montaggio Giulio Rondolotti musiche originali Matteo Cassi

supervisione tecnica Gabriele Rosi responsabile di produzione Denny Stucchi una produzione one

podcast Stati Uniti anni 50 siamo in piena guerra fredda il governo americano è disposto a tutto

per dibattere il nemico dagli esperimenti con il porridge radioattivo alle iniezioni di plutonio sui

soldati fino ad arrivare ad un esperimento che ha dell'incredibile operazione midnight climax il

bordello psichedelico della CIA lo puoi ascoltare sull'app di one podcast e su tutte le principali

piattaforme una produzione dream and dream per one podcast

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Meta, la società di Zuckerberg che controlla le principali app social (Facebook, Instagram, Whatsapp...) sembra non passare proprio un periodo felice. Dopo il "fallimento" - per ora - del Metaverso, è stata multata dall'UE. La cifra che dovrà pagare è di quelle stellari: 1,2 miliardi di euro. Ma perché?

Ne parlo con Gianluigi Ballarani.

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