Ma perché?: 106 | Ma perché c'è bisogno di regolamentare l'intelligenza artificiale?

Radio Deejay Radio Deejay 5/31/23 - Episode Page - 8m - PDF Transcript

L'intelligenza artificiale ha avuto un'enorme spinta negli ultimi anni e in questi mesi

l'AI è entrata in un qualche modo a far parte della nostra vita.

Siamo solo all'inizio, lo sappiamo, ma già tutti o quasi sanno per esempio cos'è banalmente

chat GPT.

La chat appunto è in grado di rispondere ad una serie infinita, devo dire, di domande

e non solo perché c'è GPT anche in grado di elaborare testi con un senso compiuto

e non solo.

Sono già in tanti ad esempio a utilizzarla anche nello svolgimento delle proprie manzioni

al lavoro.

L'intelligenza artificiale però vuol dire anche altro.

Qualche giorno fa è stata pubblicata un'immagine raffigurante il pentagono in fiamme ed è

successo il pandemonio, le borze sono crollate, ci sono stati attimi di panni, ma poi ci

si resi conto che quell'immagine era stata elaborata dall'intelligenza artificiale.

Insomma dobbiamo tutti cominciare a ragionare in maniera diversa perché questa tecnologia

cambierà che ci piacciono le nostre vite.

Infatti all'interno dell'UE è in corso un dibattito all'interno del quale, al di

l'altro alcune diverse visioni, sono tutti d'accordo a dire che sì, serve regolamentare

l'intelligenza artificiale, ma perché?

Io sono Marco Maesano e ogni giorno, a sé macchine sa più di me, provo a ripartire

dalle basi per rispondere alla domanda più semplice del mondo, ma perché?

Il Parlamento europeo, prima lo anticipavo, ha già raggiunto, diciamo così, un primo

accordo provvisorio sul primo regolamento al mondo sull'intelligenza artificiale,

noto come AI Act.

All'interno di questo pacchetto di regole vengono toccati diversi punti, ad esempio

leggo, saranno vietate alcune applicazioni di intelligenza artificiale che sono considerate

un rischio inacceptabile, come gli strumenti di AI per il monitoraggio generale delle comunicazioni

interpersonali oppure viene sottolineata la necessità anzi, aggiungo io forse l'esigenza

di una supervisione umana.

E poi c'è tutto il grande tema fondamentale per esempio delle non-discriminazioni, l'AI

è progettata dall'uomo, ma sappiamo quanto questo sia tuttora pieno intriso nella mente

di pregiudizi nei confronti di altri esseri umani, il rischio quindi è che anche l'intelligenza

artificiale si comporti allo stesso modo, addirittura chissà magari peggiorando le

cose e rinforzando certi stereotipi di cui facciamo veramente fatica a liberarci.

Insomma, le cose da fare sono diverse, l'importante è intanto essersene resiconto, lui infatti

intende regolamentare le AI.

Ma perché?

A rispondere alla domanda di oggi è Gianluca Dotti, giornalista scientifico e collaboratore

di Wire d'Italia, questa è la risposta che mi ha mandato.

Il motivo principale per cui l'Unione Europea vuole regolamentare l'intelligenza artificiale

è di cercare di limitare al minimo possibile il gap tra lo stato dell'arte della tecnologia

e il quadro normativo di riferimento, ovviamente l'accelerazione che l'intelligenza artificiale

ha avuto negli ultimi anni da una parte sta dando dimostrazione di grandi potenzialità,

di applicazioni fino a qualche tempo fa inimmaginabili e di nuove possibilità tecnologiche

che si applicano ai più disparati settori.

Ovviamente, come sempre accade quando viene sviluppata una nuova tecnologia, ci sarà

un rovescio della medaglia o perlomeno un potenziale, rovescio della medaglia collegato a temi di

carattere etico, di responsabilità, di eventuali utilizzi inapropriati della tecnologia stessa.

Questo ovviamente non può portare a demonizzare o a eliminare l'intelligenza artificiale anche

perché bene o male continuerà ad accompagnarci al nostro futuro, ma richiede senz'altro

un intervento del legislatore che ci permetta di individuare eventuali elementi di criticità

in modo precoce e di intervenire in modo da assicurarci come collettività che gli usi

dell'intelligenza artificiale siano per tutti il più positivi, proattivi e benefici possibile.

Ci si potrebbe chiedere forse perché la regolamentazione dell'intelligenza artificiale

debba essere proprio sulla scala dell'Unione Europea e non su scala più locale o anzi

più ampia.

La risposta è ovviamente che visto che i dati e le aziende che operano con l'intelligenza

artificiale sono spesso travalicanti i confini regionali, nazionali e continentali, sarebbe

forse più utile di tutto avere una normativa uniforme a livello globale, dato che questo

attualmente è un progetto di fatto irrealizzabile, forse il territorio dell'Unione Europea è

il più ampio possibile in cui si possa pensare di creare una normativa omogenea che anziché

generare una frammentazione da stato a stato che complicherebbe normalmente il quadro ci

permetta perlomeno nel nostro continente di avere un trattamento analogo, un trattamento

identico nei diversi paesi.

Un'altra possibile chiave interpretativa del motivo per cui l'Europa sta lavorando

così al accremento e alla definizione di un high act, quindi di una regolamentazione

sull'intelligenza artificiale, può anche essere di carattere geopolitico.

Cosa voglio dire?

Che con il GDPR l'Unione Europea si è distinta a livello internazionale e mondiale come

un ente in grado di precorrere i tempi e di creare quadri normativi che diventano poi

di riferimento anche per altre realtà, di altri continenti.

Questo porta l'Europa in una posizione di vantaggio e quindi anche le aziende che sono

al suo interno hanno una regolamentazione che poi probabilmente verrà riconosciuto in

maniera molto simile anche in altre parti del mondo, ecco che forse l'Unione Europea

ambisceNSHA a mantenere questa posizione di primo piano, di vantaggio, se non altro in

termini cronologici, anche per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, cercando quindi

di arrivare a definire un quadro condiviso tra visioni anche diverse della importanza

e della necessità di confinare in modo opportuno l'intelligenza artificiale in modo tale poi

dà avere un quadro che possa permetterci di affrontare gli anni a venire.

Grazie a Gianluca Dotti che dire penso che sì sia fondamentale onestamente come avete

sentito lui l'ha spiegato meglio di me questo non è di certo uno dei temi che maneggio

meglio ed è per questo che in questo in questo podcast si chiamano persone che ne sanno

più di me però mi sembra evidente che ci sia necessità di mettere mano all'intelligenza

artificiale non tanto per la tecnologia in sé che sicuramente aiuterà l'uomo ma

dando delle regole affinché questa non si non divente addirittura pericolosa appunto

per l'essere umano perché i pericoli ci sono e li vediamo io vi ringrazio di essere

rimasti con me anche oggi e come sempre vi do appuntamento a domani ciao ma perché è

un podcast scritto da me Marco Maesano riprese e montaggio Giulio Rondolotti musici originali

Matteo Cassi supervisione tecnica Gabriele Rosi responsabile di produzione Denny Stucchi

una produzione one podcast Stati uniti anni 50 siamo in piena guerra fredda il governo

americano è disposto a tutto per dibattere il nemico dagli esperimenti con il porridge

radioattivo alle iniezioni di plutonio sui soldati fino ad arrivare ad un esperimento

che ha dell'incredibile operazione midnight climax il bordello psichedelico della CIA

lo puoi ascoltare sull'app di one podcast e su tutte le principali piattaforme una produzione

dream and dream per one podcast

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ChatGPT è stato il prodotto che ha esteso l'uso dell'intelligenza artificiale. Concetto, questo, che fino a qualche mese fa non era chiaro ai più. Eppure l'AI non nasce ieri, anzi. Sono anni che gli sviluppatori e gli esperti del settore lavorano a nuovi modelli che possano essere utilizzati dai cittadini comuni. Ma è proprio per questo che il dibattito si è aperto. A quanto pare c'è bisogno di regolamentare l'intelligenza artificiale. Ma perché?

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